#senso di colpa
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ross-nekochan · 3 months ago
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Io ho un problema grave: mi sento in colpa a spendere soldi, per qualsiasi cosa.
Come si fa a guarire da sta cosa?
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soloansia · 3 months ago
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A volte vorrei solo mi lasciassi andare, ma senza te vedo solo paura.
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frammenti--di--cuore · 1 year ago
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e tu che ti nascondi sempre dietro le colpe degli altri per evitare di incrociare le tue.
zoe
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foreverblondie23 · 6 months ago
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dvalism · 1 year ago
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-Paola Felice
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entropiceye · 7 months ago
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A volte proprio non ce la faccio ad essere gentile con me stessa. Ultimamente, in particolar modo. Mi sento come bloccata. Vorrei rimettermi in carreggiata e invece non faccio che evitare le cose che avrei bisogno di fare. Mi sento tanto angosciata ed arrabbiata e queste emozioni sono spesso trigger pericolosi per me. Innescano tutta una serie di meccanismi malsani che non fanno altro che attentare ulteriormente alla mia salute mentale. Mi sento come se fossi stata risucchiata in una sorta di mulinello. Un gorgo al quale è impossibile sfuggire. Vortico senza sosta, assalita dall'ansia, dalla nausea, mentre esausta cerco di nuotare contro corrente per non andare a fondo. La subdola tentazione di lasciarmi trascinare giù si fa sempre più insistente: sussurra al mio orecchio promesse rassicuranti. Bugie che spesso ci raccontiamo, alle quali crediamo, nei momenti di stanchezza e disperazione. Spero che questa piccola pausa imminente riporti un po' di serenità e la calma necessaria a ripartire. Lo spero davvero, o almeno, lo spera una parte di me. L'altra mi accusa di cercare altri alibi mentali per procrastinare ancora. Mi dice che sono un fallimento, che non ce la farò mai... Ed io prego di ritrovare presto le forze per poterle dare finalmente torto.
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illsadboy · 5 months ago
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Disturbi mentali… schizzofrenia e disturbo borderline… una di quelle nottate… 3:00 AM
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ariablu-96 · 9 months ago
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apolid33 · 1 year ago
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atroci ricordi soverchiano sul mio fragile animo
rimembro la beata ebbrezza
di quei momenti
in cui tacevo la mia
gran guerra, e’l mio
profondo dolore
et l’abisso rimpianto
di non poterti amare;
e tutte le tue farse
e tutte le illusioni sulla quale
mi son cullato come un bimbo
oh quanto le ho desiderate,
e quanto ho desiderato
la tua buia luce,
che come un föco potesse
dar vita a l’immenso abisso
del mio profondo animo
con la speranza amica
di riuscire a trovare
qualche antico relitto;
rimembro i falsi divertimenti
in quel parco degli orrori
presenze sataniche
generate da te
mi facean disperare;
l’ardente speranza di un bacio
e della nostra etterna unione
in un abbraccio.
- Simone Criscuolo
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Io avrei fatto qualsiasi cosa pur di non dare dispiaceri al mio medico analista, e questa era una delle molte faccende che abitualmente mandavano in bestia mia moglie, la quale affermava che avevo più riguardi per un tizio che mi mangiava un sacco di soldi facendo quattro chiacchiere, che non per lei, circostanza che non era affatto vera in senso assoluto, ma tant’è, mia moglie, oltre che incompetente in fatto di psicoanalisi, era molto innamorata di me, o così sembrava, e in realtà era possessiva, egocentrica e abbandonica, come ben mi spiegava il medico, e le dava fastidio qualsiasi persona, e perfino cosa o attività che mi sottraesse a lei sia pure temporaneamente, e nella questione della psicoanalisi lei intuiva che, per via del transfert, io mi ero alfine procurato un padre come si conveniva, che potevo amare incondizionatamente dal momento che non mi rompeva di continuo le scatole come il padre mio vero ancorché morto, al contrario era uno che volentieri mi perdonava ogni peccato, anche perché, oltre a tutto, pareva che i peccati non esistessero, i miei perlomeno, ossia sembrava che nelle mie male azioni io fossi stato sempre condizionato, il che voleva dire che nelle date circostanze non avrei potuto agire meglio di come avevo agito, così affermava il medico analista, e io scommetto che lo avrebbe affermato anche nel caso che io avessi, tanto per dire, stuprato tutte e quante le mie cinque sorelle, e questo a differenza del padre mio vero, e anche a differenza di mia moglie si capisce, ma qui in questa storia il personaggio che interessa è più mio padre che non mia moglie, ed egli, specie nella prima fase della nostra lotta, era sempre propenso a scoprire, nelle diverse cose che non funzionavano intorno a noi, una qualche mia colpa, per quanto parecchie di queste cose, in particolare quelle riguardanti la convivenza familiare e l’andamento degli affari, funzionassero male anche senza che io c’entrassi per niente. Chissà poi mai cosa lui pensava di se stesso, se cioè mi si associava almeno parzialmente nelle numerose colpe che mi attribuiva, o se addirittura attribuirmi colpe gratuite era per lui una manovra evasiva allo scopo di scaricarsi sia pure fittiziamente la coscienza troppo gravata da sentimenti di responsabilità, a dire il vero per molto tempo e anche dopo la sua morte io ho pensato che lui si reputasse uomo giusto e saggio per eccellenza, e quindi esente da colpe come un padreterno, ma in seguito non fui più tanto sicuro di ciò, anzi non ne fui sicuro per niente, e questo non tanto perché avessi scoperto documenti prima ignorati o fossero emersi nuovi fattori di giudizio, quanto perché, sebbene in seguito alle vicissitudini della malattia, mi capitò di capovolgere direi da cima a fondo il mio punto di vista, un po’ eccessivamente perfino, giacché se attraverso tutto un lavorìo di confronti risultava che io somigliavo a mio padre, ne derivava senz’ombra di dubbio che mio padre vivo doveva somigliare a me, anche nell’esorbitante senso di colpa dunque, per quanto io sia consapevole che in questa questione della somiglianza giochi molto il processo di identificazione tuttora in atto, e so anche di correre il rischio di andare ad identificarmi con un padre assolutamente immaginario, o fors’anche con una proiezione di me stesso idealizzato, benché poi a sorreggermi nella mia fede e fatica ci sia un’indubitabile e paurosa somiglianza d’aspetto, oggettiva, a proposito della quale potrei tirar fuori, tanto per fare un esempio, la faccenda delle fotografie. “
Giuseppe Berto, Il male oscuro, Rizzoli, 1969; pp. 12-14.
[1ª Edizione: 1964]
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thegretchenimages · 1 year ago
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Vivo un senso di colpa alla volta che nemmeno scaturisce dalla mia persona ma mi viene iniettato in testa da familiari e gente esterna.
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nottipienediricordi · 2 years ago
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Per sconfiggere i mostri che abitano dentro di noi,
bisogna portarli alla luce del sole e dialogare con loro,
ascoltare cos'hanno da dirci, e,
anche se ciò costa tempo, fatica e dolore...
ne sarà valsa la pena.
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soloansia · 5 months ago
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Deficit dell'attenzione o solo ansia?
Mi sono presa una giornata per studiare per il prossimo esame della sessione. Una giornata, dalle 10 alle 19.
Quanto ho studiato? Zero
Quanto tempo ho passato sopra i libri? 8 ore
Ora è mezzanotte e mezza quasi, sensi di colpa a mille e, se fossi sola, mi metterei a studiare fino al collasso.
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scogito · 2 years ago
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Concordo. Oltretutto la "non risposta" è una delle risposte più chiare e oneste che si possa avere.
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Secondo, non mollare. Alcuni lettori nevrotici non sanno liberarsi da questo comandamento, e se lasciano un libro a metà sono divorati dai sensi di colpa. Verso l’autore, verso sé stessi, ma soprattutto verso il grande feticcio. Salman Rushdie racconta che da ragazzo aveva preso l’abitudine di baciare ogni libro che abbandonava, per scusarsi della mancanza di rispetto.
[...]
Al piú ignobile dei manoscritti arrivato presso la sua casa editrice Annie François riservava l’onore di una lettura completa, e anche in casa propria, con le letture di piacere, le cose non andavano meglio: «Se capitava che una noia mortale mi assalisse fin dalla prima riga, andavo comunque fino in fondo. Anche qui mi sono fatta piú audace. Se un libro non riesce ad avvincermi dopo trenta pagine, lo mollo». E quando lo molla si sorprende a constatare che l’universo, incredibilmente, non crolla a pezzi. Anzi, confida, «vengo pervasa da una sorta di immenso giubilo. Un senso di liberazione ben superiore alla pienezza che si prova chiudendo certi libri magnifici».
[...]
Altri, in uno sforzo di razionalizzazione piú sottile, cercano di mettere la loro nevrosi sul conto di Plinio il Vecchio, per via dello sciagurato principio che insegnò al nipote Plinio il Giovane, e che questi passò all’amico Bebio Macro e, per suo tramite, alla posterità: Nullus est liber tam malus, ut non aliqua parte prosit, nessun libro è cosí cattivo che in qualche sua parte non possa giovare
Cit. "Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
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romyy999 · 2 years ago
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Non sentirti in colpa per colpe che non hai.
- romyy999
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