#partito personale
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gregor-samsung · 1 year ago
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" Avevamo visto insieme i risultati delle elezioni; eravamo in una casa con un salone molto grande, mangiavamo e bevevamo, eravamo chiassosi, e poi all'improvviso era calato un silenzio molto serio, preoccupatissimo, complicato. Scuotevamo la testa, ma non avevamo il coraggio di dire nulla. E vero che i sondaggi avevano suggerito di stare all'erta, ma ciò che stava accadendo sembrava impossibile a noi che eravamo l'Italia civile e moderna. Ogni tanto, se appariva uno di quelli che avevamo votato, qualcuno urlava un insulto - qualcosa di generico contro la sinistra; era un urlo stonato, in mezzo al silenzio, e veniva accolto con altro silenzio. E allora questa ragazza, che era seduta per terra davanti alla tv, si voltò solo un attimo per afferrare il suo bicchiere di vino rosso, poi disse: «Va bene, che sarà mai, Berlusconi ha vinto le elezioni e governerà, cosa può succedere?»
Quella frase ruppe il tappo del silenzio. Le si scagliarono tutti contro, dicendo che forse non si rendeva conto, elencando cosa aveva fatto Berlusconi fino a quel momento, come si era procurato i soldi, in quali rapporti era stato con Craxi. Il baratro che ci aspettava. E molti dicevano soltanto questa frase, come un mantra: dobbiamo andare via dall'Italia. Cosa ci sarebbe capitato, da quel giorno in poi, non si poteva nemmeno immaginare. Dovevamo andare a vivere in un altro Paese, più civile, più vicino a noi, perché l'Italia era caduta nelle mani di esseri umani che non sapevamo nemmeno che esistessero. Io non dicevo nulla, però continuavo a guardare quella ragazza che ascoltava tutti, diceva si lo so però dai, che sarà mai, e continuava piuttosto serenamente a sorseggiare il suo vino. L'unica impressione che dava era che quel vino le piacesse. Non so perché, e non importa, ma mi si piantarono dentro due sensazioni precise: una maggiore tranquillità verso quello che era appena accaduto, e un innamoramento diverso da tutti quelli che avevo avuto finora; non chiassoso, solido. "
Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi (collana Super ET), 2017 [1ª ed.ne 2013]; pp. 163-164.
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pier-carlo-universe · 6 months ago
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Il treno dei bambini di Viola Ardone: Un viaggio di speranza e crescita nella Napoli del dopoguerra. Recensione di Alessandria today
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone, pubblicato da Einaudi nel 2019, racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che lascia la sua Napoli nel 1946 per affrontare un lungo viaggio verso il Nord Italia. Insieme a migliaia di altri bambini del Sud, Amerigo partecipa a un’iniziativa del Partito…
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primepaginequotidiani · 6 months ago
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PRIMA PAGINA Secolo Italia di Oggi mercoledì, 06 novembre 2024
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isolaideale · 11 months ago
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abr · 3 months ago
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1) L'OMS non serve A NULLA. Aveva un senso nel 1948 quando le informazioni sulle epidemie arrivavano con il telegrafo. Ora siamo in infodemia. Durante il covid l'OMS non ha fornito una singola informazione utile. Se non serve a quello evidentemente la sua reale funzione ora è un'altra.
2) L'OMS per pagare le sue ENORMI spese è in modo sostanziale finanziata da privati. Tra essi i principali contributori sono la Bill Gates Foundation, case farmaceutiche e associazioni pro diffusione vaccini, a loro volta pagate dai medesimi, come GAVI Alliance.
3) A Maggio l'OMS cercherà di forzare tutti gli stati membri a firmare il cosiddetto "Trattato pandemico", una specie di MES DELLA MALATTIA, che garantirà ampi poteri all'organizzazione.
4) Se non riuscirà a compiere la forzatura del trattato pandemico, l'OMS tenterà di introdurre le stesse cessioni di sovranità via cambiamenti del "Regolamento Sanitario Internazionale", introdotto anni fa e già in vigore.
5) Un terzo del bilancio dell'OMS, oltre un miliardo di dollari, va negli stipendi del personale OMS sparso in sedi faraoniche in tutto il mondo. Lo stipendio MEDIO di chi lavora all'OMS, compresi i fattorini, è 120mila euro COMPLETAMENTE ESENTASSE.
6) Un altro terzo abbondante del bilancio OMS va in consulenze, strumento del tutto opaco per pagare a discrezione persone e organizzazioni in tutto il mondo.
7) La spesa in viaggi in giro per il mondo a carico dell'OMS è 160 milioni. I benefit futuri del personale sono un valore non desumibile dal bilancio, però la semplice oscillazione attuariale indica una cifra enorme.
8) La spesa TOTALE OMS per medicine e apparecchiature mediche in Africa è di soli 45 milioni. Tutta questa organizzazione enorme per una cifra minore del bilancio del comune di Urbino? Meno dei semplici costi di viaggio allocati a OMS Africa (53 milioni).
9) Il direttore OMS, l'Etiope di un partito comunista nazionalista, Tedros Ghebreyesus, mentre era ministro della sanità in Etiopia ha intessuto relazioni con la fondazione Bill Gates venendo nominato nel board di GAVI, the vaccine alliance, finanziatori complessivamente dell'OMS per quasi un miliardo.
10) L'Italia contribuisce in modo diretto e indiretto allo stipendificio OMS per circa 100 milioni l'anno.
Le fonti di quanto sopra nel post: https://x.com/borghi_claudio/status/1756740629432860843
Nulla di specifico contro l'OMS. Quanto sopra vale per praticamente tutte le Organizzazioni Pubbliche Sovranazionali, a partire da Onu e a proseguire con EU. Sono STIPENDIFICI ESENTASSE.
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raccontidialiantis · 5 months ago
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Agadir
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"Te le vorrei scrivere addosso, sulla schiena, sul culo, intorno ai seni, lungo i fianchi, tutte quelle parole che non riesco a dirti quando mi stai davanti."  (Luigi Mancini)
www.malikahajer.tumblr.com
Dopo aver passato un brutto periodo con parte del personale in cassa integrazione e altri di noi invece in alternativa obbligati a fare lavoro part-time, grazie a un notevole sforzo collettivo comune, a scelte sagge e lungimiranti dell’Amministratore Delegato e della Direzione Generale, la nostra piccola azienda, formata da circa trecento unità in tutto, negli ultimi anni ha ripreso decisamente quota.
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La primavera di quattro anni fa, a revisione dei conti e del bilancio avvenuta, s’è visto che eravamo passati finalmente in attivo e anche di molto. Quindi sarebbe presto partito un piano di espansione. Hanno comunicato che avrebbero assunto altro personale, aperto delle filiali all’estero e ci sarebbero state comunque nuove prospettive per tutti. Personalmente io ho la fortuna di lavorare da sempre con Carlo: uno dei dirigenti più quotati e professionalmente proattivi e produttivi.
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Mi ha assunta lui quindici anni fa e mi ha fatta crescere molto, professionalmente e umanamente. Per dare un’ulteriore motivazione al personale, con l’estate a seguire a tutti noi fu corrisposta una corposa gratifica: un premio di produzione variabile tra tremila e seimila euro, a seconda dell’inquadramento nella scala organizzativa. Inoltre, una piccola rappresentanza aziendale di due o tre unità, tra manager e collaboratori per ogni ramo aziendale, diciotto persone in totale, fu spedita ad Agadir, Marocco.
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Motivazione: workshop d'aggiornamento su nuovi prodotti e tecniche di vendita innovative. Il luogo fu scelto scelto apposta dalla DG per spronare, motivare e ovviamente premiare. Al mio capo, incluso anche lui nel gruppetto, fu chiesto di selezionare una persona di sua fiducia e lui scelse me. Non stavo nella pelle. Due settimane di corso, con impegno limitato al solo mattino e dopo pranzo mare, sole e riposo. Incredibile! E poi con Carlo: il mio mentore, una pasta d’uomo!
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Ne avevo proprio bisogno. Anche perché mio marito Raimondo e i suoi colleghi, nel loro posto di lavoro in pericolo da anni, nel tempo hanno dovuto subire dapprima tagli dolorosi e alla fine una cassa integrazione a termine, conclusasi con la perdita definitiva del posto. Era quindi di fatto confinato in casa da diversi mesi. Sempre di umore nero e nervosissimo. Spediva curriculum a destra e a manca, ma senza risultato. C’era sempre tensione, grazie ai soldi che scarseggiavano.
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Suoi lavoretti qui e là, ogni tanto lo facevano tornare orgoglioso e sorridente. Per qualche ora. Logicamente facevamo economia su tutto: si spaccava il centesimo. Più nessuna tenerezza tra coniugi. Sesso praticamente azzerato. Fine di ogni suo tentativo di seduzione nei miei confronti. I suoi approcci erano infatti conditi solo di sarcasmo e si finiva sempre col discutere. Masticavo amaro. La sua cattiveria, la frustrazione quotidiana veniva a sera regolarmente sfogata su di me. La mia femminilità era sempre e regolarmente mortificata.
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Comunque, almeno in ufficio raccattavo ancora qualche sorriso o complimento e quando succedeva era acqua fresca versata su un cuore femminile inaridito e assetato di apprezzamento. Però a settembre dello stesso anno…  il corso d'aggiornamento in Marocco! Che bello: viaggio in aereo, sistemazione mia e di Carlo in camere attigue e finalmente uno stacco totale dall’atmosfera familiare più cupa mai sperimentata in oltre dieci anni di matrimonio.
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A mio figlio e alla casa per quindici giorni avrebbe pensato Raimondo. Tutta la prima settimana fu un vero sogno, persino troppo bello per essere vero. Con il mio capo, al mattino si seguiva con scrupolo il corso, si prendevano appunti. Poi pranzavamo e al pomeriggio correvamo immediatamente a rosolarci al sole rovente del Marocco. In spiaggia si scherzava, si nuotava, si andava al largo in barca. Immersioni in un mare blu e pieno di pesci multicolore. Un vero sogno. Finalmente da Carlo era uscito fuori il suo lato più umano, allegro e gentile. Lo stimavo e lo apprezzavo, sebbene avesse circa vent’anni più di me. E poi era un bel fusto, oggettivamente.
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In segreto avrei desiderato mille volte di più avere lui come marito, invece di quel musone che mi stava ormai esasperando l’esistenza. Ma la realtà è quella che è. Intanto mi godevo lo stacco. Al venerdì sera della prima settimana, dopo cena, esausta me ne tornai in camera. Verso le dieci già dormivo, ma Carlo bussò. Insolito: non s’era mai permesso. Pensai: “avrà bisogno di un’Aspirina o di ago e filo” ma come entrò già mi sentii inquieta. Infatti indossava l'accappatoio. Era anche un po’ brillo. Si sedette sul bordo del letto e mi confessò che s’era separato dalla moglie da circa cinque mesi.
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Non l’aveva mai detto a nessuno e non voleva si sapesse in giro. Ma che comunque lui aveva le sue esigenze di uomo, che si facevano ogni giorno più pressanti. Il cuore mi batteva forte: ero terrorizzata e non sapevo cosa fare. Non volevo ferirlo, chiedendogli di uscire fuori, magari fraintendendo ciò che stava cercando di dirmi. Ascoltavo lo sviluppo del suo discorso. La mia bocca era asciutta. Continuò dicendomi che sapevo bene quanto m’avesse aiutata negli anni, che lui era a conoscenza delle difficoltà sia economiche che coniugali che stavo affrontando e che quindi potevamo forse aiutarci a vicenda con reciproco vantaggio. Stava arrivando al nocciolo…
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Mi confessò che dal primo pomeriggio di lunedì, giorno in cui mi aveva vista in bikini al mare, era rimasto fortemente colpito dalla mia bellezza folgorante, dal profumo della mia pelle, e poi la mia bocca ormai lo ossessionava. Disse che se fossi stata generosa e aperta con lui mi avrebbe fatto salire entro l’anno di un livello categoriale, cosa che avrebbe comportato un aumento salariale in busta paga di oltre trecento euro lorde e l’anno dopo, se fosse stato contento della mia “fedeltà” m’avrebbe premiata con un corposo assegno mensile di “maggiori prestazioni.” Si trattava a suo dire di circa novecento euro lorde in totale!
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Come finì di parlare s’alzò e aprì l’accappatoio. Mi venne vicino completamente nudo, mostrandomi la sua erezione totale. Era inequivocabile: mi voleva. Si sedette nuovamente sul bordo del letto e mi fece cenno di venire tra le sue cosce allargate e inginocchiarmi. Aggiunse che se mi fossi rifiutata ne avrei avuto tutto il diritto, per carità. Che lui non obbligava nessuno… ma che probabilmente, parlando molto chiaro, questo avrebbe segnato la fine della mia carriera e l’inclusione sicura in una lista nera di “sfaccendati” da liquidare alla prima occasione…
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Non ebbi il coraggio di parlare e in silenzio obbedii. Ero incazzata nera, ma allo stesso tempo anche lusingata e onestamente confesso che un po' anche io lo desideravo. Mi inginocchiai, aprii la bocca e la feci riposare sul suo glande per circa trenta secondi, in cui cercai di trovare da qualche parte della saliva residua, per lavorarlo come si deve. Poi iniziai a succhiare e a farmelo entrare. Succhiavo sempre più forte. Lui inziò a gemere: “ooooh… femmina benedetta… finalmente… sapevo che avresti capito… brava, brava….” Erano secoli che mio marito non mi toccava. Anche se sotto ricatto, avevo proprio il bisogno fisico di succhiare un bel cazzo.
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Mi ricordavo i “basics” e tra le lacrime, fra la gratitudine e la rabbia, rassegnata pian piano lo feci accomodare meglio che potevo nel mio cavo orofaringeo. Svolsi la pratica con competente e diligente freddezza, sebbene dentro bruciassi di rabbia e umiliazione. Venne in maniera esagerata: pretese che ingoiassi tutto. Fortunatamente era di sapore gradevole, al mio palato. Alla fine devo dire che… si: la sua sborra mi piaceva proprio! Saranno stati tutti i dolci che mangiavamo ogni giorno. Era molto che non stava con una donna, mi disse. Mi stese per terra a pancia in giù con un cuscino sotto il bacino, mi allargò le cosce e con fare deciso, senza delicatezze, mi penetrò la vulva. Serrai le mascelle mentre schiumavo rabbia. Ma pensavo all'aumento di stipendio. Entrò facendomi molto male, perché comunque non ero certo lubrificata e piena di libidine per lui.
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Pian piano, purché finisse presto, mi adattai ai suoi movimenti e iniziai inevitabilmente a collaborare, ad agevolare la sua penetrazione. Involontariamente iniziai a godere di quel notevole uccello nella fica che pretendeva amore e prepotente accettazione. Venni da pazzi e mentre venivo gli accarezzai i testicoli dolcemente, inarcando la schiena per raggiungerli. Gli chiesi con voce flautata e dolce di spingere di più. A sentirmi ammansita e domata, Carlo intensificò le sue spinte e alla fine uscì dalla mia fica, inondandomi di sborra la schiena. Avevo goduto come una porca, con lui nudo sulla schiena e dentro di me! Incredibile! Ero incazzata nera ma anche sessualmente soddisfatta. Poi, con ovvio imbarazzo lui si alzò e indossò nuovamente l’accappatoio. A occhi bassi, senza guardarmi in viso, mi lasciò come una cosa buttata lì sul tappeto della stanza e se ne andò.
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Piansi a dirotto: ero incazzata con me stessa e mi sentivo in colpa. Soprattutto perché non avevo saputo oppormi e poi perché m'era proprio piaciuto: sia nel prenderlo in bocca che mentre mi rompeva la fica: coi minuti che passavano, in entrambe le situazioni avevo provato puro godimento. Moltissimo. Mi ero sentita nuovamente desiderata, apprezzata come femmina fonte di piacere sessuale per un uomo e non sapevo più cosa fare, cosa pensare. Denunciare la cosa avrebbe fatto scoppiare uno scandalo, che di sicuro si sarebbe ripercosso negativamente su tutta l’azienda. Mi avrebbero odiata: per tutti sarei stata di sicuro io la puttana provocatrice. Avrebbe significato certamente perdere il mio lavoro a breve termine.
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Tacere e adattarmi invece avrebbe comportato una mia totale sottomissione a Carlo, ma per la mia famiglia alla fine solo dei vantaggi. E del mio lavoro avevamo assoluto bisogno. Tra la rabbia e i dubbi, alla fine mi addormentai. Sognai che Carlo mi prendeva, ma nel sogno non ero imbarazzata, anzi: lo desideravo. Mi sorpresi nel mio dormiveglia tormentato a provocarlo con vestiti sexy e un atteggiamento civettuolo e malizioso, a volerlo dentro. E incredibilmente, pur standomene rilassata a letto, con la fica che mi bruciava ancora, sentivo fisicamente il mio ano contrarsi e desiderare il suo cazzo, in modo inequivocabile.
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Verso l’una mi alzai, andai in bagno e pensando a lui mi infilai il manico della spazzola nel culo, mentre mi davo piacere da sola sgrillettandomi la fica. Mi accorsi mio malgrado che non pensavo ad altro che a Carlo! Ma finalmente mi placai e potetti dormire. Lo pensavo intensamente e lo desideravo, soprattutto in culo. Il mattino dopo era sabato; a colazione lui non scese. Me ne andai in spiaggia: neanche lì si fece vedere. Passai la mattinata cercando di essere il più normale possibile, ciarlando con i colleghi: spettegolai come al solito e presi il sole. A pranzo mangiai un’insalata e bevvi un’aranciata. Scambiai solo due chiacchiere rapide con i commensali e subito me ne tornai in camera.
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Non riuscendo a riposare, per il nervosismo e l’eccitazione della novità, né a leggere qualcosa, mi risolsi verso le due ad andare a trovarlo in camera. Bussai e lui mi aprì, ancora in pigiama leggero di raso. Sempre restando a occhi bassi, iniziò dicendomi che si scusava tantissimo. Che l’alcool la sera prima gli aveva completamente offuscato la ragione e mi pregava di dimenticare tutto, se potevo. Si vergognava da morire e mi si inginocchiò davanti, abbracciandomi le gambe a occhi chiusi e inalando il profumo della mia pelle cosparsa di crema profumata. Mi stava adorando e si stava umiliando! Carlo: l’uomo più orgoglioso ma generoso, combattivo e a suo modo dolce e pieno di sé che abbia mai conosciuto, adesso era psicologicamente ai miei piedi! Finalmente!
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Francamente, ero entrata per dirgliene comunque quattro e poi ero sicura che sarei andata avanti a braccio, a strillare che non poteva trattarmi così, che ero una persona piena di dignità, che avevo una famiglia e i miei diritti di donna. Però, lì per lì mi venne solo da accarezzargli la testa. Ero bellissima e fiera, in costume e pareo. Dopo le sue scuse quindi, mi venne spontaneo solo di girarmi e andarmene. Stava soffrendo ed era vero. Lo conoscevo bene, ormai. Però sul letto in camera mia mi sentivo inquieta: la mamma che era in me provava un assoluto e urgente bisogno di perdonarlo.
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La femmina a digiuno da tempo di attenzioni invece era lusingata dal suo desiderio per il mio corpo e continuava a chiedere il suo sesso. Con insistenza. Non resistetti. Era ufficiale: lo volevo da impazzire. Tornai da lui. Mi guardò come se aspettasse una sentenza, ma io invece mi girai di schiena e mi tolsi il costume. Restando completamente nuda, mi inginocchiai spalle a terra e culo altissimo, cosce ben aperte. Gli dissi solo:
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-sfondami il culo, Carlo. Sarò tua quando mi vorrai, d’ora in poi, se proprio mi desideri così tanto. Ma in segreto e con tutte le cautele del caso. E non dovrà mai saperlo nessuno. Chiaro?
Sorrideva e piangeva, mi disse solo:
-grazie, grazie, mio dolcissimo tesoro: vedrai, sarò un amante discreto e focoso. Ti piacerà e ne avrai solo grandi vantaggi…  sai, ti desidero molto e…
ma io:
-basta chiacchiere: t’ho già perdonato e ti imploro solo di sfondarmi, dai che ti voglio…
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Mi prese dolcemente. Fu un vero signore, stavolta. Si inginocchiò e mi ammirò a lungo. Sentivo che mi mangiava con gli occhi, nuda davanti a lui e desiderosa. Quindi iniziò. Dapprima mi inumidì, leccandomi per un po’ prima la fica e dopo molto a lungo il buco del culo. Era abbastanza chiaro cosa volesse provare, del mio corpo. Ero impaziente e glielo facevo capire, contraendo e rilassando l’ano di seguito. Non ne potevo più: lo volevo da morire. Gemevo.
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Quando mi entrò in culo, esclamai un: “oooooh… finalmente, amore mio…” capii finalmente che lo avevo sempre segretamente amato e che ormai sarei stata la sua puttana felice da quel momento in poi. Mi cavalcò e mi sfondò per un sacco di tempo. Era contento come un bambino. Mi baciava la schiena, il collo, le spalle e continuava a ringraziarmi, a dirmi che ero una femmina bellissima, che il suo cazzo mi reclamava in segreto da sempre. Moltissimo.
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Mi stuzzicava i capezzoli, tenendo le mani a coppa sul seno, intanto che mi cavalcava. Mentre lui si dava da fare, venni due volte di culo: non m’era mai successo prima. Poi con fermezza mi girò. Mi baciò con intensità. Era innamorato pazzo. Mi prese e portò sul letto, mi sdraiò sulla schiena. Mi scopò con amore e gioia reciproca. Aveva un ottimo arnese. Ed era inesauribile: aveva un uccello grosso e per giunta duro come il marmo, per essere un quasi sessantenne. Non sapendo se prendevo precauzioni, al momento opportuno lo tirò ancora una volta fuori e mi sborrò sul ventre e sulle tette una notevole quantità di seme.
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Scoprii che anche questo suo gesto mi piaceva! Poi col glande prese a titillarmi i capezzoli. Con notevole e reciproca soddisfazione. Giocammo, scherzammo come dei ragazzini, ridemmo e parlammo. Gli dissi comunque che avevo la spirale e che quindi poteva venirmi dentro liscio. Anzi, lo avrei gradito molto perché sarebbe stato un suo segno di gran desiderio di intimità con me. Gli confessai che ero stata molto colpita dal fatto che tra le tante belle ragazze sulla spiaggia lui comunque fosse stato interessato soltanto alle mie tette e al mio culo! M’ero accorta infatti che guardava solo me! Mi baciò appassionatamente e riprendemmo a scopare.
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Ci baciavamo come due innamorati. Al momento opportuno mi accorsi che stava nuovamente venendo e gli dissi: “sai, ho cambiato idea. Quando vieni, ricoprimi nuovamente di sborra il ventre e il seno. Mi piace, quando mi oltraggi così. Trattami come la tua troia da quattro soldi, mancami di rispetto. Poi stasera dopocena ordinami nuovamente di succhiarti il cazzo e ingoiare. Vedrai che sarà tutt’un altro godere. La mia lingua è capace di veri miracoli, se mi ci metto. Ti farò felice. Per tutto il weekend e la settimana restante, voglio passare la notte sempre nel tuo letto: a succhiarti il cazzo, masturbarti, leccarti le palle e l’ano e a farmi sfondare come e quanto tu vorrai.”
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Così, piena di vergogna interiore, passai comunque forse la settimana più peccaminosa ma più bella della mia vita. Carlo fu di parola: dopo tre mesi ebbi un livello categoriale e l’anno dopo un aumento per “maggiori prestazioni”. Con grande scorno delle colleghe, che mi guardano tuttora con occhi taglienti. Soprattutto di quelle che si erano dichiaratamente offerte a lui senza che però Carlo neppure le prendesse in considerazione. So che tra loro mi chiamano “la troia del Capo” ma non mi interessa minimamente. Scopiamo regolarmente e io lo ingoio sempre di gusto: spesso a pranzo ci chiudiamo in ufficio e lo spompino rapidamente. Eravamo e siamo comunque molto discreti. Non lasciamo mai tracce evidenti.
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Mio marito da circa due anni ha iniziato un lavoro in proprio come rappresentante di infissi ed è spesso fuori casa per alcuni giorni. Non mi manca, però. Quando ha voglia, lo faccio scopare ovviamente, mi faccio inculare e mi fingo innamoratissima. Sono un’attrice nata. Tutte noi donne lo siamo! Lo accarezzo, me lo bacio, lo confondo col profumo e il gusto della mia fica sulla sua bocca. Me la faccio leccare a lungo, da lui. Ma la felicità per me ormai è solo il cazzo del mio capo Carlo: quando mi riempie o mi copre di sborra, io godo veramente come una troia professionista. Tra due amanti consenzienti, nulla è peccato e tutto è assolutamente benedetto in cielo dalla passione.
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RDA
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thecornercat · 17 days ago
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Hands off
(Italian version under the cut)
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"Hands Off", the slogan leading the largest protest against Donald Trump and Elon Musk's policies. On Saturday, April 5, millions of people took to the streets of the 50 US states in more than 1,200 demonstrations, as well as outside the country.
Relevant is the presence of veterans, who feel betrayed by the plan of the Department of Veterans Affairs (VA), (which provides health care and other services) to reduce staff.
The White House responds saying Trump will always protect Social Security, Medicare and Medicaid, accusing Democrats of wanting to extend benefits to illegal immigrants, bankrupting the system.
Tom Homan, Trump’s immigration adviser, told Fox News that protests and rallies mean nothing, that citizens can continue to exercise their First Amendment rights, but it won’t change the facts.
Saturday's protests are a sign of the anger that is sweeping across a politically diverse group of Americans, spilling over into the political world and into the Republican Party itself, where Texas Senator Ted Cruz, close ally of the president, warns of a potential "bloodbath" for his party in the midterm elections if the tariffs send the economy into recession, and Treasury Secretary Scott Bessent threatens to resign to defend his credibility.
Giù le mani
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"Hands Off", lo slogan che guida la più grande protesta contro la politica di Donald Trump ed Elon Musk. Sabato 5 aprile milioni di persone si sono riversate nelle strade dei 50 stati Usa in più di 1.200 manifestazioni.
Rilevante la presenza dei veterani, che si sentono traditi dal piano del Dipartimento per gli Affari dei Veterani (VA), (che fornisce assistenza sanitaria e altri servizi) di ridurre il personale.
La Casa Bianca reagisce affermando che Trump proteggerà sempre la previdenza sociale, Medicare e Medicaid, accusando i democratici di voler estendere quei benefici agli immigrati clandestini, portando alla bancarotta del sistema.
Tom Homan, consigliere di Trump per l’immigrazione, ha dichiarato a Fox News che proteste e raduni non significano nulla, che i cittadini possono continuare ad esercitare i loro diritti del primo emendamento, ma ciò non cambierà i fatti.
Le proteste di sabato non sono altro che il segno del sentimento di rabbia che interessa un gruppo politicamente eterogeneo di americani, che raggiunge il mondo politico e si insinua nello stesso Partito Repubblicano, dove Ted Cruz, senatore del Texas e stretto alleato del presidente, mette in guardia contro un potenziale "bagno di sangue" per il suo partito nelle elezioni di Midterm se i dazi mandassero l'economia in recessione, e il Segretario al Tesoro Scott Bessent minaccia le dimissioni per difendere la propria credibilità.
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hopefulwizardcupcake · 23 days ago
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Con una dichiarazione sconcertante (ma non certo sorprendente) poco fa anche Giorgia Meloni ha espresso il suo personale sostegno a Marine Le Pen e attaccato in modo neanche troppo velato i giudici e l’Europa.
«Non conosco il merito delle contestazioni, né le ragioni di una decisione così forte, ma nessuno che abbia a cuore la democrazia può gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito e toglie rappresentanza a milioni di cittadini.”
Bum!
Tanto per cominciare: se non conosci il merito della sentenza, informati. Oppure, più prudentemente, taci.
Due: non è affatto una “decisione forte”, ma la semplice applicazione della legge, per chi si appropria illecitamente di soldi pubblici.
E il minimo sindacale per la Presidente del Consiglio di un Paese membro dell’Unione europea è rispettarla e stare dalla parte della giustizia. E del “popolo” truffato dalle “élite” (quelle vere).
Niente.
Neanche davanti a una sentenza di tribunale e a una condanna gravissima, Meloni riesce a togliersi la casacca della sua squadra e schierarsi dalla parte della giustizia, del diritto, delle istituzioni.
Queste non sono le parole di una premier europea.
Queste sono le parole di un’ultrà.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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10 MOTIVI PER CUI L'OMS VA FERMATA
1) L'OMS non serve A NULLA. Aveva un senso nel 1948 quando le informazioni sulle epidemie arrivavano con il telegrafo. Ora siamo in infodemia. Durante il covid l'OMS non ha fornito una singola informazione utile. Se non serve a quello evidentemente la sua reale funzione ora è un'altra.
2) L'OMS per pagare le sue ENORMI spese è in modo sostanziale pagata da privati. Tra essi i principali contributori sono la Bill Gates foundation, case farmaceutiche e associazioni pro diffusione vaccini, a loro volta pagate dai medesimi, come GAVI alliance.
3) A Maggio l'OMS cercherà di forzare tutti gli stati membri a firmare il cosiddetto "Trattato pandemico", una specie di MES DELLA MALATTIA, che garantirà ampi poteri all'organizzazione.
4) Se non riuscirà a compiere la forzatura del trattato pandemico, l'OMS tenterà di introdurre le stesse cessioni di sovranità via cambiamenti del "Regolamento Sanitario Internazionale", introdotto anni fa e già in vigore.
5) Un terzo del bilancio dell'OMS, oltre un miliardo di dollari, va negli stipendi del personale OMS sparso in sedi faraoniche in tutto il mondo. Lo stipendio MEDIO di chi lavora all'OMS, compresi i fattorini, è 120mila euro COMPLETAMENTE ESENTASSE.
6) Un altro terzo abbondante del bilancio OMS va in consulenze, strumento del tutto opaco per pagare a discrezione persone e organizzazioni in tutto il mondo.
7) La spesa in viaggi in giro per il mondo a carico dell'OMS è 160 milioni. I benefit futuri del personale sono un valore non desumibile dal bilancio, però la semplice oscillazione attuariale indica una cifra enorme.
8) La spesa TOTALE OMS per medicine e apparecchiature mediche in Africa è di soli 45 milioni. Tutta questa organizzazione enorme per una cifra minore del bilancio del comune di Urbino? Meno dei semplici costi di viaggio allocati a OMS Africa (53 milioni).
9) Il direttore OMS, l'Etiope di un partito comunista nazionalista, Tedros Ghebreyesus, mentre era ministro della sanità in Etiopia ha intessuto relazioni con la fondazione Bill Gates venendo nominato nel board di GAVI, the vaccine alliance, finanziatori complessivamente dell'OMS per quasi un miliardo.
10) L'Italia contribuisce in modo diretto e indiretto allo stipendificio OMS per circa 100 milioni l'anno.
Sarebbe il caso di smettere di pagare questi signori, magari allocando la cifra al nostro sistema sanitario nazionale. E' poco ma servirà sicuramente di più rispetto a quanto serve buttarli nella fornace OMS. Nel frattempo si deve ASSOLUTAMENTE non firmare il trattato pandemico e rifiutare ogni cambiamento al regolamento sanitario internazionale. Ho già provveduto insieme ad altri amici di maggioranza ad allertare il Governo per evitare il rischio di arrivare impreparati alla scadenza.
Fonti: Bilancio OMS:
https://who.int/publications/i/item/A76-17… Bozza testo trattato pandemico
https://apps.who.int/gb/inb/pdf_files/inb4/A_INB4_3-en.pdf… Alcune delle modifiche proposte al Regolamento Sanitario Internazionale
https://apps.who.int/gb/wgihr/pdf_files/wgihr1/WGIHR_Compilation-en.pdf… Un articolo ben scritto sui finanziatori OMS
https://ilbolive.unipd.it/it/news/chi-finanzia-lorganizzazione-mondiale-sanita… Un'intervista su OMS del celebre chirurgo Roy de Vita. Primario dell'Istituto dei tumori "Regina Elena" di Roma.
https://ilgiornale.it/news/politica/giusto-tagliare-i-finanziamenti-alloms-pi-utile-sostenere-i-2275818.html… Un'inchiesta di "Politico" sull'influenza di Bill Gates su OMS e risposta internazionale al covid.
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diceriadelluntore · 9 months ago
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Storia di Musica #335 - The Clash, Sandinista!, 1980
Il punto esclamativo finale di questa piccola carrellata tra i dischi che lo hanno nel titolo arriva ad uno dei più famosi dischi degli anni ’80. Protagonista una band che nasce dal calderone del punk britannico della seconda metà degli anni ’70, ma che grazie ad un percorso per molti versi unico e virtuoso, è arrivata ad essere, giustamente, considerata come una delle più importanti rock band d tutti i tempi. Joe Strummer è figlio di un alto funzionario del Ministero degli Esteri Britannico, tanto che nasce in Turchia nel 1952. Quando ha 20 anni, fonda un gruppo, i 101’ers con Clive Tiperlee e Richard Dudanski. Suonano con discreto successo nei pub londinesi e registrano persino qualche canzone. Nel loro giro c’era un altro gruppo, I London SS, che erano noti poiché non suonavano quasi mai con la stessa formazione, in una sorta di gruppo aperto: tra coloro che più spesso ne facevano parte c’erano Mick Jones, Paul Simonon, Tory Crimes e Nicky “Topper” Headon. I primi tre si uniscono a Strummer e per qualche mese al chitarrista Keith Levine (che suonerà pochi anno dopo nei PIL di Johnny Rotten) e fondano un proprio gruppo, che prima si chiama Heartdrops, e poi The Clash. La prima, storica, esibizione è allo Screen On The Green di Islington, il 26 Agosto 1976. Inizia qui la loro storia: agli esordi sono una delle punte di diamante del punk di quegli anni, espressione più matura e politicamente sensibile del periodo storico economico di quei tempi. Ne è esempio il primo grande successo, White Riot, uscito nel Marzo 1977, ispirato agli scontri tra polizia e giovani neri al carnevale di Notting Hill nel 1976. Sono il punto di incontro della visione politica più matura e curiosa, lontano dall’anarchismo furbetto dei Sex Pistols o dall’apatia politica disinteressata dei Damned. Il loro esordio discografico è fragoroso: The Clash esce nell’anno Uno del Punk Britannico, il 1977, e piazza canzoni mito come I Fought The Law e (White Man) In Hammersmith Palais, unendo i ruvidi stilemi del punk a ritmi giamaicani del dub e del reggae. Il successo li carica, e il successo lavoro è leggenda: London Calling (1979) è il primo disco in studio cui Topper Headon prende posto dietro i piatti della batteria (dopo aver suonato già nel tour post primo disco), ma soprattutto è il racconto del rapporto odio-amore con gli Stati Uniti, fonte delle musiche vitali per loro stessi ma anche dell’ipocrisia, dei complotti. È un doppio disco che mostra la personale e infinita voglia di contaminare la musica di suoni e colori differenti: album pietra miliare per le musiche (l’incandescente title track), i temi (la violenza urbana di Guns Of Brixton, il terrorismo basco di Spanish Bombs), la copertina (che riprende la grafica dei primi dischi di Elvis con la foto di Simenon che distrugge il basso sul palco).
L’idea successiva, dopo un tour che li portò in mezzo mondo a suonare e una ormai consolidata fama di band impegnata, era piuttosto bizzarra: dopo aver imposto alla CBS il prezzo politico per London Calling di disco singolo pur essendo doppio, la band progettò la pubblicazione di 12 singolo uno per mese. Negata l’idea, ottenne di poter registrare per una settimana i mitici Electric Ladyland Studios di New York. Registrano di tutto, e tornano con una montagna di materiale a Londra. Inclusi vari remix dub di idee e canzoni. Mettono un po’ a posto tutto, e decidono di pubblicare tutto quello che avevano registrato, 36 canzoni, un triplo disco. La CBS non vorrebbe pubblicarlo, poi si accorda con la band: se volete anche stavolta il prezzo “politico imposto” dovete rinunciare ai diritti per le prime 200 mila copie. La band accettò.
Sandinista! è un omaggio al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, un movimento rivoluzionario e partito politico nicaraguense protagonista nel 1979 del crollo del regime dittatoriale di Anastasio Somoza Debayle: deve il suo nome all’ispirarsi alle teorie di Augusto César Sandino, rivoluzionario nicaraguense, nonché uno dei conduttori della resistenza rivoluzionaria alla presenza militare statunitense in Nicaragua tra il 1927 e il 1933. Tra l’altro leggenda vuole che Margareth Thatcher odiasse profondamente il termine e avesse avuto l’idea di proibirlo in Gran Bretagna. Il disco allarga a dismisura l’osservazione del mondo, proprio perché, e le interviste dopo la pubblicazione lo confermeranno, i concerti li avevano portati dove non erano mai stati, potendo così vedere quello che non avevano mai visto. La musica non è mai stata così piena di influenze, di idee, tanto che i fan della prima ora lo criticarono aspramente, accusandolo di aver perso tutta la spontanea violenza del punk. Ma a ben vedere, i nostri non hanno affatto perso lo sguardo critico e potente sulle cose, lo hanno solo voluto esprimere in modi diversi. Bastano i 6 monumentali, e storici, minuti di The Magnificent Seven per spiegare tutto: primo brano di rap bianco, Mick Jones a New York rimase ipnotizzato dai primi lavori della Sugarhill Gang e dei Grandmaster Flash & The Furious Five, è il viaggio nella testa di un operaio che si alza alle sette di mattina per andare al lavoro, che lavora per comprare regali alla sua fidanzata, ma che è anche un grande affondo alla realta del consumismo contemporaneo. Hitsville Uk è un brano che sa di gospel e di soul (il titolo è un omaggio alla Motown). C’è il Blues di Junco Partner e la sua versione dub in Version Pardner. Ivan Meets G.I. Joe è la cronaca surreale dell'incontro-scontro a ritmo di disco music tra un soldato americano e uno sovietico su una pista da ballo, in un tripudio di suoni da videogioco. The Call Up si apre con i cori dei Marines statunitensi, perché la chiamata del titolo è proprio un riferimento al servizio militare, dato che nel 1980 il Congresso ripristinò l'obbligo per gli uomini di età compresa tra 18 e 25 anni di registrarsi al Selective Service System. C’è persino un valzer, Rebel Waltz, Charlie Don't Surf è tratto da una celebre battuta del film Apocalypse Now, Police On My Back, divenuta famosissima, è una cover di un vecchio brano di Eddy Grant contro il regime dell'apartheid in Sudafrica. Il tutto con remix, versioni dub, riferimenti alle rivoluzioni in America Latina, perfino la voce di una bimba, Maria, figlia di Mick Gallagher che dà una bella mano a suonare nel disco, che canta in modo stentato alcune strofe di Guns of Brixton accompagnata al pianoforte dal padre.
Ridondante, eccessivo, imperfetto, eppure spargerà fertilità ovunque e per decenni. Ricordo un ultima curiosità: non si sa se per caso o perché i Clash lo imposero, ma il numero di catalogo del triplo era 'FSLN1', stesso acronimo di Frente Sandinista de Liberación Nacional. Un ultimo riferimento magico ad un disco leggendario.
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tergestin · 2 months ago
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L’idea che le foibe siano state una “reazione” al fascismo ovvero che non siano state una pulizia etnica è un’ipotesi tanto radicata in certi ambienti politici quanto erronea. La verità è che gli invasori jugoslavi si accanirono contro chiunque potesse ostacolare la loro volontà d’annessione della Venezia Giulia, colpendo indistintamente gli italiani, fossero fascisti, anti-fascisti, (persino comunisti), politici impegnati e funzionari o militari ecc. Non è stata una persecuzione su base ideologica od una vendetta per atti di guerra, ma l’esecuzione di un piano di pulizia etnica contro gli italiani.
Molte sono le prove di questo, come la lunga durata della guerra slava agli italiani iniziata già nella metà del secolo XIX e proseguita ininterrottamente sino alla prima guerra mondiale, alla cacciata di moltissimi italiani dalla Dalmazia nel periodo fra le due guerre ed al terrorismo slavo in Venezia Giulia, conclusasi infine con le foibe. Altra prova è il fatto che i fascisti furono soltanto una piccola minoranza fra coloro che vennero assassinati dagli invasori e che molte fra le vittime erano anzi apertamente antifasciste.
Un intellettuale antifascista di Grado, Biagio Marin, rappresentante del Partito Liberale nel C.L.N., affermò quanto segue sul comportamento degli invasori slavi:
«I fascisti più noti non vennero molestati e se arrestati furono rilasciati mentre invece tutti i possibili poli di aggregazione antifascista ma di sentimenti italiani o autonomisti (come a Fiume) furono decapitati in modo così rapido e capillare da escludere ogni possibile casualità»
Il professor Elio Apih, nella sua opera “Trieste. La storia politica e sociale’’, riporta un brano proveniente dal documento FO 371/48953, r. 1085. Si tratta di un documento ufficiale inglese, che fu raccolto dal Servizio Segreto inglese nell’immediato dopoguerra, e poi trasmesso al Ministero degli Esteri. Questo documento fu coperto da segreto di Stato per oltre 40 anni, prima di essere reso pubblico. Fra le altre informazioni, esso recita quanto segue:
«È stato stabilito, al di là ogni dubbio, che durante l’occupazione jugoslava di Trieste e del territorio, molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali. A Trieste tutti i membri della Questura, della Pubblica Sicurezza, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, della Guardia Civica e combattenti patrioti del CLN che sono stati presi dagli jugoslavi, sono stati arrestati e gettati nelle foibe.»
Questi massacri di cui furono vittime i membri del CLN triestino, oltre al personale di militari italiani, sono oltretutto confermati da altri documenti ufficiali, questa volta provenienti dall’Archivio di Stato della Slovenia.
Oltre che a Trieste, uccisioni di numerosi militari italiani, Carabinieri e Guardie di Finanza, avvennero anche in altre località invase dagli slavi.
I titini talora colpirono con maggior determinazione gli antifascisti italiani, piuttosto che noti esponenti fascisti, poiché questi slavi intendevano spacciare l’idea del carattere “fascista” di tutti gli italiani, per precise finalità politiche legate alle conferenze di pace: gli antifascisti della Venezia Giulia andavano quindi fisicamente distrutti.
Le avanguardie jugoslave, giunte a Trieste dopo che i tedeschi erano già stato costretti a chiudersi in pochi capisaldi, ed in cui rimasero sino all’arrivo dei neozelandesi, si preoccuparono non di “combattere i nazi-fascisti”, bensì di disarmare i membri del CLN italiano, ed anzi di arrestarne un buon numero. Furono arrestate migliaia di persone dai membri della “Difesa popolare” o “Guardia del popolo”, attraverso liste di proscrizione preparate in precedenza. Altre ancora furono arrestate perché avevano affermato l’italianità di Trieste e della Venezia Giulia, laddove i titini ne sostenevano quella slava (“Trst je nas”, come dicono ancora oggi i nazionalisti sloveni).
Gli arresti compiuti dagli jugoslavi, ed i massacri, colpirono infatti tutti coloro che erano ritenuti potersi opporre in qualche modo alla pretese annessionistiche dei titini, sovente anti-fascisti, essendo i fascisti, se non morti, comunque ormai del tutto privi di potere. Già nel settembre del 1944 la Federazione triestina del Partito Comunista Italiano era stata falcidiata da una purga interna, con l’eliminazione (la “scomparsa”), fra gli altri, di Luigi Frausin e Vincenzo Gigante, che avevano sempre sostenuto la loro totale opposizione alle pretese jugoslave di annessione della regione. Tale purga interna al PCI stesso si inquadra nell’ostilità delle sezioni del PCI della Venezia Giulia all’idea di incorporazione della regione alla Jugoslavia, di cui si è scritto in precedenza, e fu decisa, in modo diretto od indiretto, dal PCJ, al fine di eliminare chi si opponeva ai suoi progetti.
Gli arresti e le uccisioni di membri del CLN di Trieste e del PCI triestino stesso, che si affiancano alla strage di Porzus dei partigiani bianchi della “Osoppo”, dimostrano a sufficienza come i presunti “liberatori” jugoslavi agissero nei confronti degli anti-fascisti stessi, persino quando comunisti, se ritenuti possibili ostacoli alla slavizzazione della Venezia Giulia.
Fra gli infoibati vi fu anche Angelo Adam, che era un ebreo antifascista. Italiano di Fiume, essendo di religione ebraica era stato deportato a Dachau il 2 dicembre 1943. Il suo numero di matricola era il 59001. Alla fine della guerra era ritornato alla città natale, trovandola però occupata dai partigiani di Tito e con la comunità ebraica praticamente scomparsa. Adam aveva tentato di mettersi in contatto con il CLN dell’Alta Italia e con i partigiani locali, senza ottenere nulla. I titini lo sequestrarono assieme alla moglie, Ernesta Stefancich: sparirono per sempre. Quando la figlia Zulema, minorenne, cercò di avere notizie sulla sorte dei genitori, fu fatta sparire anche lei.
Il carattere ideologico e falsificante della teoria di una “liberazione” della Venezia Giulia dai “nazi-fascisti”, mostrando come in realtà gli jugoslavo:
1) fossero invisi alla grande maggioranza della popolazione, inclusa una parte quella slava, e persino ad alcuni comunisti della Venezia Giulia
2) oltre ai notori massacri delle foibe ed alla cacciata di centinaia di migliaia di italiani, i titini si erano dedicati con particolare accanimento ad uccidere gli stessi anti-fascisti italiani del CLN, e persino a praticare purghe contro i comunisti del PCI
L’ostilità dei titini nei confronti degli stessi anti-fascisti locali era parte del loro programma di conquista della regione, volto a presentare all’estero un’immagine artefatta della popolazione italiana, costituita interamente da “fascisti” e quindi immeritevole di considerazione nelle sue richieste.
Successivamente la falsa ipotesi della “ritorsione antifascista” è stata sostenuta e propagandata proprio per negare il carattere evidente di pulizia etnica genocida delle foibe e dell’esodo ed al tempo stesso per tentare di darvi una qualche giustificazione, sebbene di natura ideologica.
In realtà l'obiettivo di cancellare le comunità italiane nell'Adriatico orientale era stato pubblicamente enunciato sin dalla metà del secolo XIX da parte dei nazionalisti slavi.
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ginogirolimoni · 1 month ago
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Jacopo Tintoretto, Ritratto del doge Sebastiano Venier.
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Sebastiano Venier, condottiero, politico, militare e doge veneziano, era un uomo abile ma di indole violenta e impulsiva, inoltre non accettava di buon grado ordini e consigli, non tollerava persone a lui superiori e, tendeva a fare l’opposto di ciò che gli si diceva di fare, tanto che passò alla storia come Bastian contrario”.
Durante la battaglia di Lepanto (1571) Bastiano dal ponte della sua Capitana comandava le forze di Venezia ed era sottoposto agli ordini diretti di don Giovanni d’Austria e a quelli ancora maggiori di Andrea Doria.
Il Doria comandava tutte le navi della Lega Santa contro i turchi, e aveva fatto sapere ai suoi capitani che non avrebbe tollerato colpi di testa né iniziative personali da parte di nessuno; ciascuno doveva solo eseguire i suoi ordini e andare all’attacco solo dopo il suo ordine, in modo che la manovra fosse coordinata ed efficace.
Sebastiano Venier quando si trovò di fronte le navi nemiche molto vicine alle sue, si lanciò in un attacco personale sconsiderato, solo il suo valore in battaglia e forse l’effetto sorpresa, fecero si che i turchi non lo accerchiassero e imprigionassero, catturando anche tutto il contingente veneziano, ma anche la prontezza dell’itera flotta cristiana, che si trovò così ad abbandonare ogni strategia, fecero in modo che Venezia quel giorno non perdesse la sua flotta, il suo comandante non venisse ucciso o catturato, e la flotta cristiana ne riportasse una sconfitta, invece della vittoria.
Al ritorno in patria don Giovanni d’Austria fece pressioni affinché Bastiano fosse destituito da comandante della flotta, ma poiché era stato acclamato come vittorioso, divenne doge di Venezia.
Bastiano potrebbe essere considerato il pioniere della sinistra attuale, la cui caratteristica precipua è il “bastiancontrarismo”, cioè l’essere contro qualunque cosa, soprattutto contro il partito, quelli che un tempo venivano chiamati “compagni”, contro ogni alleato in una coalizione e persino contro se stessi: c’è gente che appena giunge a formulare un pensiero completo, formato, formulato, subito dopo gli sorge il mente il suo contrario, così che alla fine non sa mai che fare.
Ma come fa il PD a votare al ReArm Europa in ordine sparso, come un branco di pecore e non come un partito compatto e unito, che ha ponderato bene questa cruciale decisione tutti insieme.
dei 21 parlamentari europei Dem dieci hanno votato a favore e undici si sono astenuti ( questi ultimi secondo le indicazioni della Schlein).
Lucia Annunziata inizialmente aveva votato a favore, ma non era quella la sua intenzione, si è corretta astenendosi, ancora peggio è andata la votazione sul punto 68 della risoluzione, in tredici hanno votato contro, gli altri a favore. Anche tre dei quattro parlamentari dei Verdi europei hanno votato a favore del punto 68, nonostante fossero contrari al ReArm: il motivo è semplice, si sono sbagliati! Analfabetismo funzionale, non sanno proprio leggere? 
È pur vero che la destra è andata in ordine sparso: ma Forza Italia ha votato compatta a favore, la Lega ha votato compatta a sfavore e FdI si è astenuto: almeno c’è una coerenza esterna all’interno di ciascun partito, ma chi volesse votare oggi per il PD cosa capirebbe? Da che parte stanno i parlamentari PD eletti in Europa, e che figura andare gli uni contro gli altri spaccandosi a metà e allontanandosi pure dai Conservatori e Riformisti Europei (ECR), il loro gruppo di riferimento in Europa, i quali hanno votato tutti a favore.
Il minimo che si può dire è che il PD non è in grado di governare seppure vincesse le elezioni, poi che non è neppure un partito, quindi che fare il segretario del PD è come essere Giulio Cesare che si approssima alle idi di marzo, che serve un chiarimento serio dove o Bonaccini o la Schlein diano le proprie dimissioni, perché o ha sbagliato lui o ha sbagliato lei.
Sull’errore di Bonaccini non ci sono dubbi, non puoi votare contro le indicazioni del segretario, perché altrimenti il segretario non vale nulla (ed è questo purtroppo il caso del PD) , ma non valgono nulla nemmeno gli altri: chi voterebbe per gente così inaffidabile?
La Schlein avrebbe dovuto mettere ai voti la mozione in precedenza con l’intero partito, spiegare le sue motivazioni per l’astensione (che oltre ad essere una mossa assurda e poco comprensibile  e coincidere con la cauta posizione della Meloni, disorienta l’elettorato in prevalenza pacifista, ma che avrebbe potuto comprendere le motivazioni di un’adesione, purché i motivi siano fondati e tu sai spiegarli bene).
Non mi sorprende nemmeno che alla manifestazione europea che si terrà a Roma il 15 marzo, vadano compatte molte persone, mentre altre fanno sapere che non condividono e che non ci saranno, qualcuno irride persino l’iniziativa.
Dal momento che non si tratta di una manifestazione a favore o contro Ursula Von-der-Leyen, a favore o contro le armi o la guerra, a favore o contro Putin o Trump, ma ti si chiede semplicemente se sei a favore dell’Europa, e tutti i partiti di sinistra di ieri e di oggi sono europeisti convinti, non capisco perché queste persone sono contro, a che cosa sono contro? Visto che nessuno ti vieta di scrivere un cartello Europa SI, armi NO, o viceversa, perché non esserci?
forse la sinistra non riuscirà mai a superare questo bastiancontrarismo che la sta uccidendo nemmeno se si sottopone a lobotomia o a elettroshock; non so nemmeno se si tratta di un disturbo dell’identità, di un disturbo oppositivo, di smania di protagonismo o di semplice imbecillità, ma trovo necessario che ciascuno di noi di sinistra smetta di criticare gli altri, di spostare sempre al di fuori di sé l’asse della critica, e inizi una seria autocritica, prima di scomparire nella dissolvenza
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Dopo i controlli dei NAS nelle strutture sanitarie piemontesi, Rossi e Valle (PD) chiedono una commissione d’indagine su liste d’attesa e visite intramoenia. Scopri di più su Alessandria today.
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pettirosso1959 · 4 months ago
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Una volta tanto sono parzialmente d'accordo con Grillo.
Il Movimento 5 Neuroni è già morto. Solo che, a differenza sua, ritengo che sia NATO MORTO. Il M5S nasce sull'onda dell'antipolitica sobillata anche dal libro più nefasto della storia dopo "Il Capitale" di Marx : "La Casta" , scritto da quei due emeriti COGLIONI di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che ha dipinto la classe politica come un cancro. Tra i suoi scopi fondativi c'era infatti l' abolizione dei cosiddetti "privilegi" della "Ca$ta" (lo scrivevano così , agli albori), tra cui il finanziamento pubblico ai partiti. Bersaglio principale di quel ributtante tomo. Un'onda (quella dell'antipolitica, scaturita in origine dalla NEFASTA "Mani Pulite" e ancora prima dal CONCETTO FASCISTA della "questione morale" enunciato da Berlinguer) che il Movimento ha cavalcato con successo diventando uno dei principali partiti italiani per più di un decennio. Che risultati ha raggiunto il Movimento sulla base di quei successi elettorali?
I principali : -Scandalo dei Banchini a rotelle durante il COVID -Introduzione incentivi ai monopattini elettrici -Reddito di cittadinanza -Introduzione del SuperBonus 110 % Piccolo particolare: il finanziamento pubblico ai partiti e i cosiddetti vitalizi agli Ex Parlamentari NON SONO STATI ABOLITI DA GOVERNI CON DENTRO IL M5S! Il Finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito dal Governo Letta nel 2013, secondo una pessima tradizione seguita dal PD volta a togliere l' "acqua del consenso" al mulino degli avversari. Nel 2000 la applicarono contro la Lega varando le SCIAGURATISSIME norme costituzionali sulle Autonomie regionali (il PEGGIOR danno fatto alla Costituzione dal 1948 ad oggi) , nel 2013 la applicarono contro il M5S con l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. (Atti che, a mio avviso, fanno del PD il partito più nefasto della storia repubblicana, immediatamente prima del suo antenato PCI) Quindi, l'abolizione dei cosiddetti "privilegi della Ca$ta" non possono nemmeno essere annoverati tra i "successi" del M5S. Tra i danni causati, d'altra parte, spiccano il Reddito di cittadinanza, costato 35 miliardi di euro in 5 anni e, ancor di più, il Superbonus costato (insieme ai bonus fratelli Ecobonus e Sismabonus) la cifra MONSTRE di 170 miliardi di euro in 3 anni e mezzo. Combinati, i due provvedimenti bandiera del M5S hanno prodotto il PEGGIOR DANNO MAI REGISTRATO alla finanza pubblica: un buco da oltre 200 miliardi di euro che ha avuto insignificanti effetti sulla produzione di Ricchezza del paese. Immaginatevi cosa avremmo potuto fare con tutti quei soldi. Altro che PNRR (che è DEBITO, quindi MALE). IMMAGINATE! Quanti ospedali, scuole, equipaggiamenti per FFOO e FFAA, quante strade, quante centrali elettriche SERIE (Nucleari), quanto decoro urbano avremmo potuto realizzare con quei soldi? A titolo di raffronto, il finanziamento pubblico ai partiti non è mai andato oltre ai 500-600 milioni di euro l'anno. Se contiamo 600 milioni di euro come spesa media dal 1976 (anno di istituzione) al 2012 (ultimo anno di erogazione), abbiamo una cifra di circa 20-22 miliardi di euro in TRENTASEI ANNI. Ossia : Anche volendo attribuire al M5S la spinta ideale per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti , occorreranno 342 ANNI per ammortizzare il danno da essi fatto con Superbonus e Reddito di cittadinanza.
Ossia altri 330 anni.
Con un'altra piccola nota negativa: l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha fatto PRECIPITARE la qualità media del personale politico (allineandola alla pessima qualità media proprio del M5S, composto da illustri signori Nessuno diventati politici con qualche click raccattato sulla piattaforma online del Movimento). È un meccanismo facile da capire: se io dirigente di partito dispongo di un Budget, dato che quel budget garantisce lustro e importanza alla figura di partito che poi lo impiegherà, avrò diversi pretendenti a quella carica e potrò operare una SELEZIONE AL MEGLIO per competenze. Se invece posso offrire a chi deve ricoprire cariche di partito solo sacrifici, zero budget (il che significa che CHIEDERÒ a quelle cariche di spendere del LORO) e un' importanza solo di simbolo, mi troverò a dover cercare di CONVINCERE gente ad accettare quella carica , sorvolando DEL TUTTO su competenze, abilità, inclinazione, capacità. Di più: se posso garantire un budget , ho anche poteri EFFETTIVI di controllo "qualità" dell' operato della persona in carica, e posso rimuoverla senza troppi problemi (avendo altri pretendenti al ruolo). Se non posso farlo, pur di non avere vuoti organici sarò costretto a sopportare e ignorare qualsiasi scemenza la carica commetta.
È ESATTAMENTE PER QUESTO che (ormai anche in ruoli apicali nazionali) vedete alcuni personaggi del tutto IMBARAZZANTI e TOTALMENTE INADATTI alle cariche politiche che ricoprono. I Bonafede, i Toninelli, le Azzolina, i Sangiuliano, le Moretti, le Fedeli li avete avuti ESATTAMENTE per questo motivo. Concludendo, il M5S non è morto perché " ha perso la sua natura " come sottintende Grillo.
No!
È morto per il motivo diametralmente opposto : perché ha RISPETTATO LA SUA NATURA! Perché è di SINISTRA. Perché è stato, e lo certificano i NUMERI (che rappresentano quattrini di debito pubblico che dovremo pagare tutti noi), una cura PEGGIORE del male contro cui era nato . Una caratteristica INTRINSECA di quasi ogni tipologia di sinistra esistente : sono una proposta di risposta (sbagliata) a un problema di cui sono contemporaneamente LA CAUSA. Perché non sono il rimedio, MAI. Sono IL PROBLEMA, IL GUAIO. Un guaio che ci riguarda, purtroppo, tutti. Per questo dico, con estremo livore: Sei morto M5S ? EVVIVA! E VA ALL'INFERNO, di tutto cuore. Non ti rimpiangeremo MAI. Confidando che tu sia presto raggiunto dai tuoi simili nel cimitero virtuale della politica .
Con astio.
Davide Galeotti.
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Doveroso aggiungere che sono stati l'anti-scienza per eccellenza, lo stesso per le opere pubbliche strategiche (cancellare la costruzione di opere pubbliche, ovvero investimenti, quindi salari, tasse, PIL che alimenta uno Stato) per finanziare la contraddizione del reddito di cittadinanza. Anziché sbloccare i concorsi ove fondamentale, come nei comparti della Sanità, della Pubblica Istruzione, della Sicurezza. Sarebbero stati stipendi, quindi persone che producevano e pagavano le tasse, che avrebbero alimentato le loro spese con redditi sicuri e contribuito al benessere di tutti. Vorrei ricordare che la famosa "borsa della spesa che cammina" derisa da grillo a più riprese, fu invece osannata quando resa popolare da obama (il minuscolo è voluto per entrambi...). Il Movimento a 5 Decrescite è venuto al mondo per fare danni e danni ci ha lasciato.
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dilebe06 · 2 years ago
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One Piece [Live Action]
"L'inizio di una grande avventura"
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Non mentirò:
Alla notizia di un live action di One Piece di produzione occidentale mi era partito un brivido per tutto il corpo. Lampi di Dragon Ball Evolution e del Dio Kira biondo ossigenato mi sono passati davanti agli occhi ed ho alzato lo sguardo al cielo perplessa e spaventata, domandandomi se c'era davvero bisogno di una serie sull'opera del Maestro Oda.
La paura infatti era sempre la stessa: vedere una serie fatta solo per racimolare i soldi di un nome famoso, di successo, senza metterci anima e passione ma per mero interesse economico.
One Piece poi è una pietra miliare. Una mia personale pietra miliare. Piangerò quando finirà. Rappresenta la mia infanzia e adolescenza e tutt'ora mi accompagna come un carissimo amico da più di vent'anni. Seguo la sua storia dai tempi di Alabasta, leggo il manga, mi vedo l'anime e compro action figure a tema One Piece almenouna volta all'anno. Per cui credo che la mia paura fosse giustificabile, viste le premesse disastrose quando si parla di live action di produzione occidentale.
A differenza di molti però, a me il trailer non era dispiaciuto. Avevo letto in giro molti commenti negativi ma dalle prime immagini avevo percepito un tentativo di voler rispettare l'opera, con scene e personaggi che seppur visti brevemente, rispecchiavano lo stile dell'opera di Oda.
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Per questo alla sua uscita ho deciso di vederlo - anche con discreto entusiasmo - e per meglio avere un commento più obbiettivo possibile ho coinvolto pure @veronica-nardi, novizia di One Piece e perciò "cavia perfetta", capace di non farsi influenzare come me da facili sentimentalismi e nostalgie e che ringrazio per avermi fatto compagnia in questa avventura. è proprio il caso di dirlo
Per me, il problema più grosso quando si tratta di One Piece - e il lettore del manga lo sa bene - è immaginarsi il mondo inventato da Oda in versione abbastanza realistica da essere credibile per una serie tv senza perdere la fantasiosità dell'opera originaria. Tra personaggi esteticamente bizzarri, luoghi fuori di testa, costumi improbabili, poteri assurdi e chi più ne ha più ne metta, One Piece è un ode alla fantasia, dove tutto più succedere e quello che pensavi impossibile in realtà non lo è.
Ed è possibile traslare ciò in un live action?
Diciamo che questa serie tv fa il meglio che può . E lo fa bene. Certo, non è esente da difetti - e di quello parlerò - ma nel complesso a me è piaciuta e credo che riesca a centrare diversi punti essenziali della storia portandosi a casa la mia approvazione da fan dell'opera.
pur con delle riserve
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Per una volta iniziamo dalle cose belle:
IL CAST
Credo che l'incentivo più grande al successo del live action sia stata la scelta del cast, sia dei principali che dei comprimari.
Inaki, Emily, Jacob e gli altri mettono passione nella loro recitazione dandomi quell'impressione che per loro, interpretare Zoro, Nami o Luffy sia un enorme onore. Essendo loro stessi fan dell'opera di Oda - Emily faceva il cosplay di Nami ad esempio - riescono a trasmettere convinzione ai loro personaggi con movenze, sguardi o atteggiamenti che tanto ricordano le loro controparti cartacee.
Sicuramente poi, il cast ha un ottima chimica. Sono amici dentro e fuori dal set e ciò si vede quando recitano assieme.
Tanto più che non sono attori famosi abituati a recitare in grandi produzioni e nonostante questo, tutto mi sono sembrati, meno che novellini. La produzione poteva affidarsi ad attori già conosciuti al pubblico, anche per incentivare i non conoscitori della storia alla visione, ma invece questa scelta coraggiosa è stata ben ripagata.
Oppure poteva prendere attori " più adulti" e fargli interpretare dei ragazzi - come fanno spesso nelle serie soprattutto scolastiche - ma invece così facendo, si nota la differenza d'età con i veri attori adulti e sembra davvero " il nuovo che avanza".
PS: Mackenyu è l'unico che conoscevo avendolo visto in altre serie. E già lì era stato bravissimo. Mi da ancora gli incubi dalla serie Fugitive Boys.
Stesso discorso lo vorrei fare per gli attori secondari: la scena della cena di Garp e Zeff è una meraviglia di recitazione. Convincenti, credibili... anche quando sono vestiti in modo assurdo o senza arti.
IL RISPETTO PER I TEMI TRATTATI
Chi segue One Piece sa che la sua storia non gira unicamente attorno all'avventura di Luffy e Company. Oltre alla macro storia - e non farò spoiler qui - Oda inserisce tematiche importanti come il razzismo, la libertà, il raggiungimento di un sogno, la concezione della giustizia...
Mi ha fatto quindi enormemente piacere notare come anche nel live action tali temi siano stati affrontati - la citazione a Jimbe è un tocco di classe - e resi centrali per alcuni personaggi come Koby o Arlong.
Avrebbero potuto solo accennarli o soprassedere su alcuni di loro. Ed invece... si vede insomma, che l'influenza di Oda nella realizzazione della serie è stata sempre presente.
L'AMORE PER I FAN
La produzione sapeva bene di avere tra le mani o un inestimabile tesoro o una bomba devastante. L'opera di Oda è famosissima ed i suoi fan - me compresa - super protettivi. Bastava poco per farci salire a tutti sulle barricate armati di machete urlando al sacrilegio.
Motivo per il quale mi hanno letteralmente comprato, inserendo più riferimenti possibili al manga. Tavole, oggetti di scena, vestiti... persino una Jaya e un Nolan buttato qua e là. E' stato quindi super divertente per me, giocare a "trova le similitudini" e vedere con quanta attenzione cercavano di rispettare l'opera il più possibile inserendo tutte queste cose che magari sono dettagli per altri ma che scaldano il cuoricino dei fan.
Questo è anche uno dei motivi per cui voglio fare i complimenti alla produzione: fare una serie che andasse bene sia per chi non ha mai aperto manco un volume di One Piece e chi ne è un fan sfegatato non è cosa facile. Anche l'uso appunto di questi riferimenti al manga ha sicuramente aiutato a convincere i fan.
I CAMBIAMENTI
Nessuno pretende - men che meno io - di vedere una copia carbone di One Piece. Prima di tutto perché sarebbe impossibile. Ma poi i lettori già conoscono a menadito tutta la storia, battute comprese.
Ecco allora che la serie presenta delle modifiche che - tranne una - ho apprezzato: Koby e Garp ad esempio. Se nel manga incontriamo il nonno di Luffy molto più in là e scopriamo che Koby ne è diventato l'allievo, averli invece inseriti subito e seguire le loro vicende è sicuramente più interessante. Si viene così a creare un percorso parallelo tra Koby e Luffy incentivando ancora di più il legame del rispettivo viaggio tra i due. E si costruisce il rapporto tra Garp, Koby ed Hermeppo.
O ancora Garp e la sua ricerca del nipote perduto. Per tutte le puntate mi sono chiesta perché avessero caratterizzato il vice ammiraglio così cagacazzi e determinato nel fermare il nipote. Nel manga sappiamo bene quanto cazzone sia Garp! Perché questa ossessione?
E poi con l'ultima puntata si ritorna sui giusti binari ed ho quindi apprezzato questa modifica che ha reso più "frizzantella" questa prima stagione.
NOTA: l'unico cambiamento che mi ha fatto storcere il naso è Garp che chiama Occhi di Falco per dare la caccia al nipote. Prima di tutto Garp ci sarebbe andato da solo, sia che facesse per finta sia che fosse sincero. Ma poi che Occhi di Falco obbedisca agli ordini del nonno di Luffy è utopia. Forse è quello dei Sette che se ne sbatterebbe di più. Ma prenderò per buono che abbia obbedito perché incuriosito da Luffy piuttosto che per ordini dall'alto.
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Bellissime anche tutte le scenografie - ho amato il Baratie - o la claustrofobica casa di Kaya, così come ho apprezzato gran parte dei combattimenti anche se su questo per me ci si potrebbe lavorare un po' sopra.
Villain migliore per cattiveria rimane Arlong mentre Baggy ha una presenza di scena che meriterebbe uno spinoff tutto suo. <3
Ed ora, passiamo ai meh, ossia alle cose che mi sono piaciute un po' meno e che alcune di loro spero vengano "aggiustate " nella seconda stagione.
Coerenza narrativa
Con la "scusa" degli otto episodi la serie corre come un treno. Condensare 70 e passa capitoli e 100 episodi di un anime in sole 8 ore è un impresa degna di nota che però certe volte cade nella frettolosità e nella mancanza di coerenza narrativa.
Da Luffy che prende la testa di Baggy dagli uomini pesce non si sa come, ai personaggi che entrano a far parte della ciurma del nostro in quattro secondi netti. Dovrei rileggermi la saga del Baratie ma sono sicura che Luffy ci abbia messo un bel po' a convincere Sanji ad unirsi a lui, insistendo non poco.
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Nella serie invece, per mancanza di tempo presumo, Usopp e lo chef dei nostri cuori, salgono a bordo appena Luffy glielo chiede o insiste due secondi.
C'è Usopp che dice che gli piacerebbe andare per mare ma non può per via di Kaya - in una frase praticamente - e che poi nel finale di puntata sale a bordo con gli altri come se fosse una cosa naturale.
Per arrivare a Zoro che commenta la galanteria di Sanji durante il combattimento contro gli uomini pesce come se lo conoscesse da una vita e non che si sia unito a loro due giorni prima. Tanto più che Zoro, nelle scene con Sanji al Baratie, era pure svenuto. E' giusta la reazione dello spadaccino perché davanti a Sanji non insulti una donna... ma questo Zoro non lo può sapere.
Ora, probabilmente questa fretta era dovuta al non sapere se la serie avrebbe avuto successo meritandosi un sequel e quindi gli autori non abbiano voluto osare perché non sapevano se il gioco valesse la candela. Visto però il successo della serie e la probabile seconda stagione, si spera che si prendano del tempo per "dare tempo" e costruire le varie vicessitudini e relazioni.
La CGI, le parrucche e le inquadrature
Sarò strana io ma difficilmente ho visto così tanti primi piani. Seriamente, primi piani ovunque. E se all'inizio non ci facevo manco caso, intorno al 6 episodio ho incominciato a rendermene conto e a chiedermi perché non allargavano un po' più il campo?
Discorso dubbioso anche per la CGI che non mi ha fatto impazzire onestamente. Certe scene dei combattimenti di Luffy presentavano a parer mio una realizzazione un po' troppo finta, segno che ci si può lavorare ancora sopra.
La cosa peggiore comunque risultavano certe parrucche - come quella della sorella di Nami - così finte che te le avrebbero tirate dietro anche al Lucca Comics. Ok, One Piece presenta gente strana e bizzarra, con capelli di tutte le forme e tutti i colori. Ma sono piuttosto sicura che si potrebbero trovare parrucche colorate meno scrause...no?
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La risata
Nel manga di Oda si ride spesso. Persino nelle battaglie più epiche e dense di tensione c'è sempre il momento gag che ti fa spisciare sotto dalle risate: penso ai combattimenti di Luffy contro Crocodile o Ener ad esempio.
Nel live action invece la risata da farti mancare il fiato non c'è e al limite si sorride divertiti, come nella scena di Sanji che flirta con Nami al Baratie cpn le prese in giro degli altri.
Ora, su questo ci sarebbe da riflettere. Perché se è vero che la risata è un concetto cardine dell'opera di Oda è anche vero che nella serie si è cercato di essere più realistici possibile per rendere credibile la storia, eliminando certe gag che forse avrebbero aggiunto troppo cringe. Ci sono battute e piccole gag ma siamo ben lontani dalla follia ridanciana tipica del manga.
E' una cosa giusta? La serie dovrebbe far più ridere? e se fosse poi troppo cringe appunto?
Su questo punto voglio aspettare la seconda stagione per avere le idee più chiare.
Detto tutto questo, io promuovo la serie.
E' riuscita a piacere a chi One Piece non l'ha mai visto ed a convincere i fan - che più chi meno - rispettando il cuore dell'opera e le volontà del suo autore, grazie anche ad uno splendido cast che ha trasmesso la loro passione ai personaggi, rendondoli convincenti e credibili.
Certo, ci sono a mio parere ancora dei miglioramenti da fare ma come primo step non è andata affatto male.
VOTO: 8.1
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curiositasmundi · 1 year ago
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Il sistema familarista instaurato da Giorgia Meloni rappresenta il punto cardine del suo progetto politico, una vera e propria trasposizione della famiglia all’interno del partito “Fratelli d’Italia” e cosa ancor più grave all’interno della compagine governativa. L’Italia democratica e caciottara, concepita dalla famiglia Meloniana, viene a fondarsi su una vera parentopoli allargata, dove cognato, sorella, madre, ex cognato, amici personali e fidatissimi si intrecciano con gli interessi politici del Paese. Il “tengo famiglia” del grande Totò De Curtis la dice lunga sul modo di rapportarsi della Premier con questa, e il suo trovare sostegno e forza proprio nei vincoli di parentela. Fratelli d’Italia, il partito personale della Premier, non rappresenta altro che la sua identità fascio caciottara, la sua anima politica in cui si ritrovano interessi familiari, amicali, parentali.generazionali di un mondo nostalgico che sopravvive e si nutre ancora oggi dell’ideologia del ventennio. Del resto mai scelta del nome, Fratelli d’Italia, fu più azzeccata per il partito di cui “Giorgia” è fondatrice e madre. Un coacervo di “valori” propagandistici ingialliti dal tempo, Dio, Patria, e Famiglia, e il ricordo nostalgico del “bastone e della carota” in un Paese come l’Italia fragile e di memoria corta sono ritornati alla ribalta. [...] Solo un rigurgito del ventennio, un uso privatistico della politica, un cumulo di menzogne e di arrogante ipocrisia fanno da proscenio all’azione di questo governo, il peggiore dell’epopea conservatrice. Qualsiasi circostanza anche riservata, qualsiasi manifestazione e azione comportamentale della Premier viene celebrata e veicolata dai media con l’apoteosi degna del vecchio Istituto Luce. L’immagine di questi giorni di una serafica Meloni, donna , madre, e cristiana davanti il presepe di casa, il suo apprezzamento verso quello che rappresenta il fulcro della nostra cultura cristiana, il pensiero alla figlia Ginevra, e le critiche rivolte a coloro che la pensano in maniera diversa, danno la dimensione della sua innata ipocrisia. [...]
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