#liste d’attesa
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Turni notturni e liste d’attesa: medici penalizzati, incentivi bloccati dalle Regioni
Le difficoltà nell’applicazione del decreto sulle liste d’attesa e il mancato riconoscimento degli incentivi ai medici in servizio notturno.
Le difficoltà nell’applicazione del decreto sulle liste d’attesa e il mancato riconoscimento degli incentivi ai medici in servizio notturno. Le liste d’attesa e il ruolo dei medici nei turni notturni sono un tema centrale nella gestione della sanità pubblica italiana. Il decreto sulle liste d’attesa, approvato con l’obiettivo di ridurre i tempi per visite e interventi, puntava anche a…
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Ma come fate? È una domanda sincera, che a voi elettori di destra faccio davvero come se io fossi un passante, un osservatore di nessun partito. Come fate a mandare giù, a tollerare, a ignorare il fatto che questa persona a cinque giorni dal voto (ripeto: cinque) vi butti fuori un decreto fuffa dove riesce a fare un capolavoro: illudervi di aver tagliato le liste d’attesa e regalare (altri) soldi ai milionari, ossia ai proprietari di cliniche e ospedali privati, che suppliranno alle carenze del pubblico a spese nostre. A cinque giorni dal voto. Poteva farlo l’anno scorso, sei mesi fa. No, l’ha fatto adesso. A cinque giorni dal voto prende soldi vostri e nostri e li dà alla sanità privata, dove verranno mangiati e spariranno, perché la regolina d’oro del buon amministratore è che tra spesa e investimento c’è una bella differenza: la prima si esaurisce nell’atto, il secondo rimane. Dunque anche nell’ottica di fare una marchetta a ridosso delle elezioni, la Presidente poteva investire sulla sanità per assumere medici, aumentare gli stipendi di quelli che lavorano nei pronto soccorso e molto altro. E invece no: ha voluto regalare soldi ai privati. Perché così ha preso due piccioni con una fava: illudere gli elettori e dare da mangiare agli amici ricchi, ai grandi benestanti. Ripeto: un capolavoro. Pensateci, rifletteteci, fatevela anche voi questa domanda. E datevi una risposta semplice.
Leonardo Cecchi
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Infortuni sul lavoro? In aumento.
I salari? In calo.
La pensione? Sempre più lontana.
Gli evasori fiscali? Premiati.
Le liste d’attesa? Lunghe chilometri.
I trasporti? In mano a Salvini.
Amici, parenti e camerati? Tutti a posto.
Quindi che fai davanti al nulla del tuo Governo?
Ti inventi un bel complotto e speri che gli italiani siano tutti scemi.
Peccato che non sia così.
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La Sanità italiana NON funziona più. Perché le liste d’attesa sono un pr...
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e quindi?
Un testo sull’ ADHD: contesto; fatti; metafora.
contesto. Sono una persona che sta arrivando ai trenta attraverso gli alti e i bassi della vita, dapprima affrontati in autonomia e poi anche no. Per curiosità qualche mese fa ho prenotato un appuntamento allo sportello per la diagnosi dell’ADHD nell’adulto del mio comune. Non è una cosa che si fa su due piedi come andare a fare due passi, lo riconosco, ma mi interessava avere un verdetto. Ho presentato i fatti onestamente, ho portato esempi pro e contro, ho compilato i questionari facendo attenzione a non essere in stati alterati di sorta (anche se la curiosità di come risponderei a prefrontale disattivata è sempre molto forte). Dopo alcuni incontri tra cui un colloquio con i familiari per l’anamnesi remota, la psichiatra ha sottoscritto la sua opinione professionale: secondo gli attuali criteri diagnostici ho (more on this phrasing later, or never) l’ADHD. Se sembra di no è perché ho praticato masking e altre tecniche di compensazione inconsciamente sin dall’infanzia. La diagnosi non mi ha cambiato la vita, arrivare fino a qui non si può fare senza conoscere il contenuto del tuo barattolo; ma avere un’etichetta standard ha comunque delle conseguenze. Ad esempio, la mia università ha acquisito il certificato, permettendomi di richiedere certe accommodations, e ho potuto fare il punto della mia carriera accademica considerando i miei talloni d’Achille e i miei punti di forza. Per la terapia farmacologica bisogna aspettare le liste d’attesa della diagnostica per immagini; speravo fosse prima solo per spuntarla dalla lista delle cose da provare. Negli anni, il mio disagio (i non-abbastanza-sintomi che erano di disagio agli altri) era prima passato sotto ai radar (erano altri tempi) e poi considerato una conseguenza di certe vicissitudini — invece pare fosse vero il contrario: la mia condizione mi ha permesso di attraversare quelle vicissitudini relativamente incolume. Insomma, “è intelligente ma non si applica” avrebbe dovuto essere “sta processando e digerendo cose senza nemmeno rendersene conto, sarebbe giusto che ci mettesse perfino di più a imparare a leggere l’ora” e via discorrendo. La diagnosi non mi ha stravolto la vita come altre diagnosi cliniche invece potrebbero fare, ma insomma in realtà un poco me l’ha cambiata. Mi ha aperto diverse possibilità positive e negative; ne ho parlato con chi so che mi vuole bene; non ne faccio una malattia, anzi ne parlo tranquillamente, e mi osservo sotto nuove prospettive. fatti. Nel pomeriggio di oggi ci siamo trovati per un aperitivo, tra conoscenze ed amici. I rapporti tra di noi si sono tesi e rilassati per varie ragioni nei mesi scorsi; ora non c'erano, che io sappia, screzi attivi. Siamo in questo bar, tre coppie (etero) e io. La discussione parte e va e fa i soliti giri, tra mandare in vacca argomenti seri e prendere seriamente le vaccate - sempre mantenendo toni civili, mai mettendola davvero sul personale tranne che per esempi contingenti, eccetera. I chihuahua, i film della Dreamworks, il concetto di product target nel consumismo, le video reaction su youtube, very controversial opinion tipo "sono innaturali in modo diverso, ma l'omosessualità è più innaturale della pedofilia" (concetto che non condivido e su cui ho strabuzzato gli occhi abbastanza da far cadere il silenzio, argomento che ho affrontato sul momento e che non voglio affrontare qui), innato egoismo umano, egoismo funzionale e comunità e i miei strali contro l'assurda e falsa equivalenza "il tempo è danaro" — giusto per dare un'idea del botta e risposta tra me e due ragazzi. Il terzo e la sua fidanzata erano in disparte, provati dalla giornata; un'altra ragazza non partecipava attivamente alla conversazione ma ascoltava e reagiva; la terza, mia amica più dell'altra, interagiva a random - o mandando in vacca, o rimanendo nei binari, o ricordandomi che sono io che ragiono in modo strano. I due esausti ci hanno lasciati; la conversazione si è tranquillizzata mentre ci spostavamo in un altro locale; ad un certo punto, aspettando le ordinazioni, o dopo che erano arrivate, o non lo so [beshtia la memoria alla mercé delle emozioni] per qualche motivo logico che c'entrava con la conversazione, ho tirato fuori l'ADHD. E arriviamo al punto. Uno dei due ragazzi rimasti, non quello fidanzato con la mia amica, mi chiede: "E quindi? Cioè - cos'è che io posso fare e tu no?" Ho riposto "ma no ma niente, non è il cosa ma il come", la mia amica ha portato l'esempio di quando l'anno scorso a 10 minuti da una deadline e col documento pronto invece di inviarlo stavo mettendomi a fare le pulizie, l'altra, che penso ne studi, ha parlato delle attività neuronali atipiche, e poi ho continuato il discorso con lei sul mio masking precoce e sulle mie fortune al riguardo. Eppure ora, a ripensarci, sto fremendo. Ultimamente mi succede spesso: somatizzo con tremori agli intercostali. "Cos'è che io posso fare e tu no?" Non ho il dono della telepatia. Non posso sapere le sue intenzioni dietro alla domanda e ho imparato a non proiettare. Ma poi ho anche imparato che se ho delle sensazioni sulle situazioni, è perché effettivamente contesto e comunicazione non verbale mi hanno trasmesso certe cose. Quindi, consapevole di non poter sapere come è stata pensata, posso però dire che per come l'ho ricevuta io si poteva parafrasare così: "Voglio che tu mi dia un esempio concreto della tua condizione. Non ci sono cose che io posso fare e tu no, quindi la tua etichetta è insulsa." E questa cosa mi sta dando tantissimo fastidio. Ripeto: non è quello che ha detto. Ripeto: la conversazione è proseguita pacificamente. Tuttavia, ripeto: è stato un metaforico pugno nello stomaco che mi si è conficcato nel cervello. Anche perché poco dopo un altro commento è stato: "La gente non dovrebbe sapere se ha una malattia, se no poi si giustifica e basta." Sì, non ha specificato malattia mentale. Sì, perplessità a pacchi. Però non tanto quanto il fastidio che mi ha dato la prima domanda. Quindi ho cercato di capire. Non mi interessa capire perché lui l'abbia detta, perché in quel modo, perché non qualcos'altro. Ho cercato di capire come mai quella frase abbia dato fastidio a me. E credo di averlo capito: la metafora. nasci con una particolare combinazione di geni per cui i tuoi muscoli a parità di zuccheri consumati e acido lattico prodotto, sviluppano meno forza. per compensare bruciano più zuccheri e fanno più acido lattico — in soldoni, lo stesso movimento rende più affaticati durante e più indolenziti poi. per trent'anni vivi nel tuo corpo; sai che deve fare più attenzione al riscaldamento e allo stretching, devi per forza portarti dietro del cibo se vuoi fare una corsetta per scaricare lo stress, sei estremamente consapevole dei tuoi limiti e hai imparato delle modalità per aggirarli. per curiosità vai da un luminare dei muscoli, che dopo le dovute analisi e procedure diagnostiche ti dice che in effetti si tratta di una forma di X: l'esercizio fisico aiuta, e certi integratori, e si può valutare di passare col servizio sanitario nazionale un aiuto alla deambulazione, per evitare affaticamenti non necessari, e... fino ad ora è andato tutto bene, ora è meglio tenere d'occhio la situazione. E mentre corri per strada ma col pulsiossimetro sapendo che poi ti aspetta quel defaticamento lì perché oggi hai mangiato più questo che quello — tutta roba che facevi anche prima ma a sentimento, ora con più consapevolezza — mentre corri incontri un tizio che conosci. lo saluti, gli dici che ora non sgarri con i minuti eheh, avendo X le cose vanno fatte con criterio e lui ti dice "Ma tanto un oro nella corsa alle paralimpiadi lo puoi prendere esattamente come io posso prendere un oro nella corsa alle olimpiadi, no? e poi se non lo sapevi che era X magari salivi sul podio alle olimpiadi! forse era meglio non saperlo"
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Liste d’attesa lunghe: l'Asp di Agrigento attiva numero riservato ai pazienti oncologici Come annunciato dal direttore generale Giuseppe Capodieci, l’Azienda sanitaria provinciale di... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Liste d'attesa, Schifani chiede ispezione urgente su Asp Agrigento
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha chiesto all’assessore alla Salute, Giovanna Volo, di intervenire urgentemente sulla Asp di Agrigento con una ispezione che accerti la gestione delle liste d’attesa. La decisione è arrivata dopo che la stampa ha riportato il caso di un paziente oncologico a cui, per una colonscopia di controllo, sono stati prospettati mesi prima di poter…
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Marcello Gemmato: il sottosegretario che deve ridurre le liste d’attesa e le quote nella clinica privata
Ha la delega alle farmacie e ne possiede una con i fratelli in Puglia Marcello Gemmato è sottosegretario alla Salute nel governo Meloni. Proviene dal Msi e adesso è in Fratelli d’Italia. Ma è anche socio al 10% di Therapia SRL, che gestisce tre poliambulatori a Bitonto in provincia di Bari. Che offrono in tempi ragionevoli visite, esami diagnostici, fisioterapia. E lo fanno «senza i lunghi tempi…
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Bartolazzi: «Occorre rilanciare il ruolo del medico di medicina generale»
Cagliari. «Le liste d’attesa non possono essere abbattute ma vanno governate a partire dal territorio. Sul ruolo dei medici di medicina generale e sulla loro capacità di intercettare i nuovi bisogni fra ambito territoriale ed ospedaliero si gioca la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale». Lo ha detto l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi, intervenendo ai lavori d’apertura…
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Costa di più stanziare risorse per far funzionare i pronto soccorso assumendo medici e infermieri, ridurre le liste d’attesa, per presidiarli con la forza pubblica, per sensibilizzare i cittadini al rispetto del personale sanitario, che intervenire sul Codice Penale per un reato già esistente. Vi risulta che prima dell’arrivo della Meloni al governo, qualcuno potesse entrare in ospedale e picchiare un medico e se denunciato restare impunito?
E poco importa poi se chi pensa al carcere come panacea di tutti i mali proponga l’impunità per una donna che subisce uno scippo e passa e ripassa con la sua automobile sul corpo dello scippatore fino alla sua morte. In questo caso fa più audience spendere un paio di post a favore di chi procura un omicidio, se poi il ladro è pure un immigrato, ancora di più.
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Il potenziale del digitale per aumentare produttività e efficienza nella prenotazione e erogazione delle prestazioni sanitarie
(Adnkronos) – Il policy paper “Il ruolo del digitale nella gestione delle liste d’attesa” di Anitec-Assinform sottolinea il contributo fondamentale che il digitale potrebbe avere nel migliorare l’accesso alla sanità e la gestione delle liste d’attesa, per un mercato che toccherà i 3.220 miliardi di euro nel 2027 Read More (Adnkronos) – Il policy paper “Il ruolo del digitale nella gestione…
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Nuovi LEA e Nomenclatore: il Collegio dei Reumatologi Italiani esprime preoccupazione per le prestazioni omesse
Il 30 dicembre 2024 entreranno in vigore i nuovi tariffari per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica, aggiornando i LEA dopo sette anni.
Il CReI denuncia l’assenza di prestazioni fondamentali per la reumatologia nel nuovo Nomenclatore dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), temendo un peggioramento delle liste d’attesa e un impoverimento della specialità. Un aggiornamento atteso da tempo, ma non privo di criticità Il 30 dicembre 2024 entreranno in vigore i nuovi tariffari per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e…
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Decreto liste d'attesa, via libera della Camera: è legge
Decreto liste d'attesa, via libera della Camera: è legge. È arrivato il via libera della Camera al decreto liste d'attesa. Il testo, in seconda lettura a Montecitorio, è stato approvato con 171 sì e 122 no, e ora è ufficialmente legge. Il provvedimento prevede, tra l'altro, l'istituzione presso l'Agenas di una piattaforma nazionale per le liste d’attesa.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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Le liste d’attesa costituiscono oggi uno dei problemi più gravi del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). All’ospedale Mauriziano di Torino è riuscito a ridurle, garantendo efficacia, efficienza, sicurezza e soprattutto qualità ai propri pazienti. Quello del capoluogo piemontese è il primo ospedale pubblico d’Italia ad adottare un percorso clinico che utilizza tecniche innovative in sala operatoria. Ciò permette di operare, dimettere entro cinque giorni e in condizioni di autonomia i pazienti sottoposti a intervento di protesi di ginocchio o di anca. Il Mauriziano vede crescere, dunque, del 25% il numero di interventi eseguiti con conseguente riduzione delle liste d’attesa. Grazie soprattutto a team “dedicati” di Anestesia e di Chirurgia e a un percorso di assistenza che coinvolge tutte le figure dell’ospedale. Ma anche al pre-ricovero rapido e all’abbattimento dei tempi “non a valore”. Rapid Recovery Unit, il nuovo reparto di Ortopedia Il Rapid Recovery Unit è il nuovo reparto dell’ospedale Mauriziano di Torino. Qui i sanitari utilizzano tecniche innovative che consentono di affrontare le patologie ortopediche più importanti. Il paziente della Rapid Recovery Unit del Mauriziano, sottoposto ad intervento di protesi di ginocchio, entra in reparto tra domenica e lunedì. Si compiono, così, gli ultimi accertamenti prima dell’intervento chirurgico programmato per il lunedì mattina. Dopo l’anestesia loco-regionale (che agisce solo sulla zona interessata dall’intervento) è il momento della sala operatoria. I sanitari adottano tecnologie dedicate al singolo paziente ed ogni caso è studiato con pianificazione pre-operatoria e con protesi personalizzate. A supporto dell’équipe chirurgica possono, inoltre, intervenire tecnologie, quali navigazione, robotica o 3D. Il paziente rientra nel reparto di Rapid Recovery Unit nella stessa giornata dell’intervento chirurgico. Inizia, dunque, il percorso di riabilitazione con mobilitazione a letto e iniziale deambulazione con l’ausilio delle stampelle. Il percorso di riabilitazione per il paziente Nei giorni successivi, prosegue il percorso di riabilitazione per il paziente, che viene dimesso entro il venerdì in condizioni di autonomia ed indipendenza. Vale a dire, con la capacità di salire e scendere le scale e di alzarsi dal letto o dalla sedia. Il percorso di riabilitazione prosegue nei giorni successivi, a domicilio o in ospedale. Per gli interventi meno complessi che possono riguardare la traumatologia sportiva del ginocchio o della spalla le dimissioni possono arrivare il giorno stesso dell’intervento. O nella seconda giornata di ricovero. «Si tratta di un percorso assistenziale che coinvolge il paziente e i suoi familiari in ogni sua fase». Così Elga Ghironi, responsabile assistenziale del Dipartimento area chirurgica del Mauriziano. «Già nella fase pre-operatoria, il paziente viene informato su tutto ciò che accadrà e preso in carico da tutte le figure assistenziali. Ovvero ortopedico, anestesista, fisiatra, fisioterapista, infermieri, personale di supporto, amministrativo ed anche volontario». Negli ultimi anni in aumento le patologie ortopediche Negli ultimi anni, patologie ortopediche come quella dell’artrosi o come quelle traumatiche del mondo sportivo risultano in costante crescita. «Con esse aumenta la necessità di interventi chirurgici che vadano incontro alle esigenze del singolo paziente». Lo afferma Roberto Rossi, direttore dell’Ortopedia dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. «È per questo motivo che il nostro ospedale, con il supporto dell’Università, ha creato il reparto di Rapid Recovery Unit. È una realtà nata per ottimizzare il risultato destinato al paziente in virtù di un team anestesiologico dedicato. Questo applica terapie e protocolli antalgici innovativi, in grado di offrire un elevato risultato in termini di diminuzione del dolore. Realtà di questo tipo esistono già negli Stati Uniti, in Europa e Italia, ma sono tutte private. Quella del Mauriziano è la prima realtà italiana ad essere nata all’interno del Servizio Sanitario Nazionale». Navigazione articoli Fonte
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“Liste d’attesa a Salerno compromettono diritto salute, interrogazione a Schillaci” | www.lavocedelpatriota.it
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Salute, società scientifiche ospedaliere: in 2 anni persi 32.500 posti letto e 11mila medici
Liste d’attesa, mancanza di medici, di ospedali, e di posti letto, concorsi deserti, specializzazioni senza iscritti, progressivo definanziamento mettono a rischio il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e dei principi fondanti del nostro modello di cura. In appena due anni, durante l’emergenza Covid, addirittura il numero dei posti letto è diminuito, e ne sono stati tagliati 32.508: nel…
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