Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
1 note
·
View note
Text
This is how the day of 20 December began for residents of the Ukrainian capital. Mine also began with me getting out of bed to the sound of Russian missiles and calming frightened animals.
I don't like to talk about it, but there is still a war going on in Ukraine. It may seem that it is over, but it is not. Kyiv and the Kyiv region are under threat, so don't forget who Russia is, and there are drones flying overhead every night. Some people are used to sleeping under explosions, while others run to bomb shelters or the subway every night to hide from Russian drones.
Today my city came under rocket fire again. Three districts of Kyiv were attacked. In one of the districts there is a beautiful Gothic church of St Nicholas, which was damaged, as well as several historic buildings. In addition, six consulates and embassies were damaged. So do not forget who Russia is and its crimes against Ukraine, Georgia, Syria, etc.
200 notes
·
View notes
Text
In effetti i nazisti hanno già "salvato" la Germania una volta...
13 notes
·
View notes
Text
2 notes
·
View notes
Text
Nuovo Codice della Strada, da oggi tutte le telecamere di sorveglianza diventano autovelox: contestazioni più difficili - Brocardi.it
1 note
·
View note
Text
3 notes
·
View notes
Text
19 notes
·
View notes
Text
0 notes
Text
0 notes
Text
Quando non avete idea di come si manifesti un analfabeta funzionale che soffre di imbecillità acuta vi basta trovare uno dei tanti che scrivono sui social: "Ma chi glielo fa fare di imbarcarsi su quelle bagnarole sapendo che rischiano la vita, quando gli basterebbe comprarsi un biglietto aereo?"
5 notes
·
View notes
Text
Ecco quindi che si può uscire dal circolo vizioso tracciato dal Paradosso di Popper: l’intolleranza verso gli intolleranti non ci rende eguali a loro, anzi, è proprio per mantenere questa differenza che occorre liberarsi a volte degli idealismi astratti per fare un bagno nel buon senso, scegliendo anche di sporcarsi le mani pur di preservare il nostro sistema di valori: che non sarà il meglio concepibile come disse Churchill, ma che di certo è quanto di meglio finora concepito.
Per questo occorre passare dalla Democrazia resiliente alla Democrazia combattente: perché si può combattere per dei dogmi ma non si può combattere con i dogmi a meno di non volere fare la fine dei teologi di Bisanzio, ostinati a discettare del sesso degli angeli con i turchi accampati alle mura della città.
In questa fase storica siamo davanti ad una scelta: quella tra la Democrazia, che è una forma imperfetta di libertà ed il totalitarismo che è una forma perfetta di oppressione.
Non dovrebbe essere una scelta difficile, a rigor di buon senso, ma occorre accettare di sospendere gli idealismi del tempo di pace per il realismo del tempo di guerra.
La Democrazia è un bene prezioso. Talmente prezioso che a volte tocca difenderla anche da sé stessa.
2 notes
·
View notes
Text
2 notes
·
View notes
Text
Ma a lasciar perplessi è la motivazione adoperata dal tribunale di Brescia a supporto della propria scelta di far scampare il gabbio ai responsabili di quel repulisti probatorio contro i diritti degli indagati. Argomenta la sentenza, infatti, che la sospensione condizionale della pena sarebbe opportuna «essendovi ragionevolmente da aspettarsi per il futuro da parte degli imputati la cessazione di condotte illecite a fronte della negativa esperienza processuale subita» e perché, inoltre, «la notorietà delle vicende oggetto del presente processo renderà, di fatto, non riproducibile in altre sedi la riproposizione di moduli comportamentali non improntati al rispetto delle regole del giusto processo».
Una prospettazione forse condivisibile in termini generali (forse, perché allora dovrebbe valere per qualunque condannato in un processo risonante), ma un po’ inaderente, ci pare, nel caso di specie. Un caso, cioè, in cui gli imputati, quanto meno nelle difese iniziali, si esercitavano in argomentazioni che non negavano in nessun modo il fatto (e cioè l’occultamento al giudicante di quegli elementi di prova favorevoli agli imputati), e semmai si rivolgevano a sostenere che si trattava di elementi irrilevanti e che, in ogni caso, «l’esercizio della discrezionalità della Pubblica Accusa circa la pertinenza e la rilevanza delle produzioni non è sindacabile» (tradotto in greco antico: io so’ io e, da magistrato, ho il diritto di imboscare le prove; tu sei tu e, da colpevole che vuole farla franca, ti stai muto).
0 notes
Text
Anni di persecuzione (letterale) e di ansia e di cinico sputtanamento senza prove, anni di messa al bando dalla politica piena senza un indizio che avesse peso. Così vanno le cose in Italia, mentre si spera inutilmente da trent’anni che quest’oscenità venga riconosciuta e messa al bando da un paese minimamente civile. Motivo per cui Matteo Renzi fa benissimo a denunciare lo stato delle cose. Una cosa santa. Senza però dimenticare come le sorelle Meloni, da lui indicate come burattinaie dell’origine e della perduranza dei suoi guai, senza l’aiuto generoso delle signorine Milella, dei signorini Travaglio e Lerner, del signor Bersani con relative mucche al seguito, prima, quindi della signorina Schlein, alla testa dell’identica mandria (trattasi qui della medesima signorina con cui Renzi pare stia per maritarsi), ecco: senza dimenticare, si diceva, come le terribili sorelle Meloni, tutte sole col loro piemme, avrebbero al massimo sferruzzato la maglia.
0 notes
Text
5 notes
·
View notes
Text
Un professore di Lettere e Filosofia del liceo Tasso, Giancarlo Burghi, ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Valditara che è un autentico manifesto PARTIGIANO di difesa altissima della cultura e della Costituzione.
È lunga, ma merita davvero di essere letta tutta, condivisa, applicata. Fino in fondo.
“Egregio ministro,
Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica. L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”.
Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet). Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale". Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti. Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)».
Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. (…) Mi consenta di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche».
I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione. Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!» Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo».
Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «Il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti. Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria. Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. È immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”.
Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”. Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli. Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.”
P. S. Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
Con cordialità, prof. Giancarlo Burghi.
10 notes
·
View notes