#Polo delle Libertà
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" Avevamo visto insieme i risultati delle elezioni; eravamo in una casa con un salone molto grande, mangiavamo e bevevamo, eravamo chiassosi, e poi all'improvviso era calato un silenzio molto serio, preoccupatissimo, complicato. Scuotevamo la testa, ma non avevamo il coraggio di dire nulla. E vero che i sondaggi avevano suggerito di stare all'erta, ma ciò che stava accadendo sembrava impossibile a noi che eravamo l'Italia civile e moderna. Ogni tanto, se appariva uno di quelli che avevamo votato, qualcuno urlava un insulto - qualcosa di generico contro la sinistra; era un urlo stonato, in mezzo al silenzio, e veniva accolto con altro silenzio. E allora questa ragazza, che era seduta per terra davanti alla tv, si voltò solo un attimo per afferrare il suo bicchiere di vino rosso, poi disse: «Va bene, che sarà mai, Berlusconi ha vinto le elezioni e governerà, cosa può succedere?»
Quella frase ruppe il tappo del silenzio. Le si scagliarono tutti contro, dicendo che forse non si rendeva conto, elencando cosa aveva fatto Berlusconi fino a quel momento, come si era procurato i soldi, in quali rapporti era stato con Craxi. Il baratro che ci aspettava. E molti dicevano soltanto questa frase, come un mantra: dobbiamo andare via dall'Italia. Cosa ci sarebbe capitato, da quel giorno in poi, non si poteva nemmeno immaginare. Dovevamo andare a vivere in un altro Paese, più civile, più vicino a noi, perché l'Italia era caduta nelle mani di esseri umani che non sapevamo nemmeno che esistessero. Io non dicevo nulla, però continuavo a guardare quella ragazza che ascoltava tutti, diceva si lo so però dai, che sarà mai, e continuava piuttosto serenamente a sorseggiare il suo vino. L'unica impressione che dava era che quel vino le piacesse. Non so perché, e non importa, ma mi si piantarono dentro due sensazioni precise: una maggiore tranquillità verso quello che era appena accaduto, e un innamoramento diverso da tutti quelli che avevo avuto finora; non chiassoso, solido. "
Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi (collana Super ET), 2017 [1ª ed.ne 2013]; pp. 163-164.
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Da Sette, Corriere della Sera n. 44/45, 1995
Il Polo delle Libertà, Corriere della Sera, 29 ottobre 1995 - Pietro Pesce
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C’è uno sketch di Corrado Guzzanti del 2001, realizzato per il programma L’ottavo nano, in cui viene associato il centrodestra al menefreghismo e al desiderio di infrangere tutte le regole. La casa delle libertà di Guzzanti prende il nome dalla coalizione guidata da Silvio Berlusconi in quegli anni e raccoglie sketch esilaranti in cui la gente piscia su un divano o rutta durante una cena, per poi concludersi con una musica gioiosa e la frase “Facciamo un po’ come cazzo ci pare”. Credo che questa sia la principale eredità del berlusconismo assimilata dal governo Meloni, e leggendo il ddl Nordio per la riforma della Giustizia sembra che la parodia guzzantiana sia ancora tremendamente attuale.
Apricena, in provincia di Foggia, è il primo comune italiano a intitolare una via a Silvio Berlusconi. Per svariate ragioni può sembrare grottesco, ma mai come il fatto che il governo gli abbia dedicato addirittura la riforma della Giustizia, che non a caso sembra scritta dall’ex leader di Forza Italia. Se fosse ancora vivo, lui ci taccerebbe di essere dei poveri comunisti, e già a destra – ma anche dalle parti del Terzo Polo – c’è chi sta tentando di ridurre tutto a un’improbabile faida tra garantisti e giustizialisti. In realtà il ddl Nordio non rientra nella sfera del garantismo, ma in quella delle proposte tragicomiche. Per capirlo c’è soltanto una cosa da fare: leggerlo.
LA LEGGE NORDIO SERVIRÀ ANCHE A SNELLIRE LA BUROCRAZIA, MA SEMBRA PIÙ UNO SCUDO PER MOLTI REATI
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Coccodrillo di Caimano
di Marco Travaglio
Non entrerò mai in politica. Scendo in campo. Il Paese che amo. Un nuovo miracolo italiano. L'Italia come il Milan. Basta ladri di Stato. L'amico Craxi. L'amico Gelli. L'amico Dell'Utri. L'amico Mangano. L'amico Previti. L'amico Squillante. L'amico Metta. Il lodo Mondadori. La rivoluzione liberale. L'uomo del fare. La villa fregata all'orfana. Da giovane ero anch'io donnino di casa. Mamma Rosa. Il mausoleo di Arcore. Il Polo delle Libertà. Voglio Di Pietro ministro degli Interni. Il decreto Biondi. Giuro sulla testa dei miei figli. Mai pagato tangenti. Milano negli anni 70 era un calvario, dovevi far passare la pratica da un ufficio all'altro con l'assegno in bocca. Vendo le mie tv. Lasciatemi lavorare. Sono l'unto del Signore. Mai detto che sono l'Unto del Signore. Cribbio. Mi consenta. Il ribaltone. Dini e Scalfaro comunisti. Prodi utile idiota dei comunisti. D'Alema comunista. L'amico Massimo. La Bicamerale. La Costituzione comunista. Le toghe rosse. La Casa delle Libertà. Chi vota a sinistra è coglione. Le mie tv hanno una linea editoriale autonoma all'85%. I miei giornalisti sono tutti di sinistra. Fede è un eroe. Putin è un amico fraterno, un dono del Signore, ha sentimenti delicati, un vero democratico. L'amico George W.. Ai consìder sdesdov Iunade Steiz nos onli a fleg ov e cantri…
Gheddafi è un leader di libertà. Le tangenti alla Guardia di Finanza, nel sentire della gente, non sono considerate reato. Dell'Utri è persona di così profonda moralità e religiosità da non poter essere connivente, non ha attaccamento al denaro, molte volte gli dico: non fare come Giorgio Washington che curava gli interessi dello Stato e mandava in malora la famiglia. Non farò condoni. Concordato e scudo fiscale. Condono fiscale ed edilizio. All Iberian mai sentita. Mills mai conosciuto. Signor Schulz, la suggerirò per il ruolo di kapò. Siete turisti della democrazia. Romolo e Remolo. L'Islam civiltà inferiore. Tutta colpa dell'euro. Le corna. Il cucù alla Merkel. La mafia, poche centinaia di persone. Gli ellepì con Apicella. L'elisir di Scapagnini. Rasmussen è meglio di Cacciari, gli presenterò mia moglie. Mangano è un eroe, non ha parlato: si comportava bene, faceva la comunione nella cappella di Arcore. Il Contratto con gli italiani. Un milione di posti di lavoro. Meno tasse per tutti. Le grandi opere. Il Ponte sullo Stretto. Sono stato frainteso. Biagi, Santoro e come si chiama l'altro… Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pagata coi soldi di tutti. Montanelli e Biagi erano invidiosi di me. La Piovra rovina l'Italia all'estero. Il falso in bilancio. La Cirami. Il lodo Maccanico. Il lodo Schifani. La Cirielli. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma io sono un po' più uguale degli altri.
Ciampi comunista. La legge Gasparri. Il salva-Rete4. L'Economist comunista. Signora, che ne direbbe di una ciulatina? Bertolaso uomo della Provvidenza. Mussolini non ha mai ucciso nessuno, anzi mandava la gente in vacanza al confino. Sarò felicissimo di conoscere il papà dei fratelli Cervi, a cui va tutta la mia ammirazione. Caro Blair, sono laburista anch'io. La giustizia a orologeria. I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Telekom Serbia è tutta una tangente. La Mitrokhin. I brogli di Prodi. I comunisti cinesi bollivano i bambini per farne concime. Farò sparire la spazzatura da Napoli in tre giorni. Ho 109 processi con mille giudici. Sono sempre stato assolto. Chi scrive di mafia lo strangolerei con le mie mani. Il Popolo della Libertà. La bandana e il trapianto pilifero. Obama è bello e abbronzato. Il miracolo dell'Aquila. Evadere è un diritto naturale nel cuore degli uomini. Le mani nelle tasche degli italiani. La magistratura è un cancro da estirpare, peggio delle Br, come la banda della Uno bianca. Ai giudici noi insidiamo le mogli, siamo tombeur de femmes.
Agostino, la Antonella: sta diventando pericolosa, s'è messa a dire cose pazzesche in giro. Il lodo Alfano. La prescrizione breve. Il proceso breve. I legittimo impedimento. La Consulta comunista. Il Partito dell'Amore e la sinistra dell'odio. Mai frequentato minorenni. Il padre di Noemi Letizia era l'autista di Craxi. La signora Lario mente. Patrizia, tu devi toccarti. La statuetta ad altezza Duomo. Dottor Fede, cioè volevo dire Vespa. Gli amici Gianpi, Lavitola, De Gregorio e Lele. Nicole Minetti è un'igienista dentale. Ruby è la nipote di Mubarak. Il Bunga bunga. Ho una fidanzatina. Solo cene eleganti. Siamo tutti intercettati. Pagavo Ruby perché non si prostituisse. Pagavo le ragazze perché i pm le hanno rovinate. Santità, siamo i difensori della civiltà cristiana e della famiglia tradizionale. Ho otto zie suore di Maria Consolatrice. Il Family Day. Ragazze, mi toccate il culo? La culona inchiavabile. La mia condanna è un golpe. L'uveite. La pompetta. Mister Obamaaaaa! La sapete quella della mela? E quella degli ebrei e i campi di sterminio? Sono il miglior premier degli ultimi 150 anni. Non mi dimetterò mai. Mi dimetto. I grillini li mandiamo a pulire i cessi di Mediaset. Le finte nozze. Il mio Covid aveva la carica virale più alta del mondo. La signora Meloni è supponente, prepotente, arrogante, offensiva, ridicola. Putin voleva solo sostituire il signor Zelensky con persone perbene. Bisogna convincere Zagrebelsky a trattare. Vi mando un pullman di troie. Ho fatto finire la guerra fredda e ottenuto in Europa i miliardi del Pnrr. Ricordo le mie riforme del 208. Tik Tok Taaaaak. Vi tulipano tutti. Me ne vado da questo Paese di merda.
#volevo postarlo il mese scorso all'anniversario ma non trovavo la copia del fatto comprata religiosamente il giorno che è uscito#io lo dico sto testo verrà studiato tra duemila anni come oggi studiam le catilinarie#l'armonia compositiva la meticolosità#marco travaglio#il fatto quotidiano#italian stuff
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Flora Monti
Portavo messaggi alle brigate, nascondendoli nelle scarpe o fra le trecce dei capelli. Se avevo paura? Certo, i boschi pullulavano di tedeschi, ma sentivo di doverlo fare.
Flora Monti è stata la più giovane staffetta partigiana della Resistenza Italiana. Aveva solo dodici anni e si era fermata alla seconda elementare, quando ha scelto di schierarsi contro il nazifascismo, consegnando segretamente messaggi alle varie cellule sparse nella zona dell’Appennino Tosco Emiliano.
Nata a Monterenzio, Bologna, il 15 novembre 1931, in una famiglia antifascista, figlia di Olindo e Maria, entrambi contadini, è cresciuta coi racconti del nonno Achille, picchiato e torturato perché si rifiutava di prendere la tessera fascista.
Pochi giorni dopo l’Armistizio suo padre si era ritrovato nell’aia una ventina di ragazzi fuggiti dal distretto militare di Bologna che indossavano ancora la divisa. Dopo averli accolti e rivestiti, si sono dispersi nella montagna e hanno formato la 66ma Brigata Garibaldi Jacchia, la prima della zona.
La famiglia aveva anche ospitato e salvato due soldati inglesi e un americano, tanto da ricevere, a guerra finita, i ringraziamenti epistolari di Winston Churchill in persona.
Aveva dodici anni quando ha deciso di contribuire alla lotta. Camminava per ore nei boschi, nascondendo i bigliettini nelle trecce e nelle scarpe, accostando l’orecchio al suolo, per sentire se stavano arrivando camionette. Più volte è riuscita a scampare alle perquisizioni.
Nel 1944, con l’intervento degli alleati americani, la sua famiglia venne fatta sfollare con un viaggio terribile su treni merci e stipati come sardine, in quello che era il campo profughi più grande d’Italia, Cinecittà, dove sono rimasti per sette mesi.
Quando rientrarono la loro casa era distrutta, ma tutte e tutti erano di nuovo insieme, compresi i fratelli arruolati.
Dopo il matrimonio si è trasferita a Bologna dove ha lavorato nella bottega del marito, sfrecciando a bordo di una lambretta per fare le consegne.
Sempre in prima linea nella lotta dei diritti di donne e lavoratori, si è trovata spesso a essere picchiata durante le manifestazioni.
Nonostante la sua bella età, continua a partecipare alla vita dell’Anpi, non si perde un comizio e porta la sua testimonianza nelle scuole e in altre istituzioni per raccontare alle nuove generazioni l’importanza della resistenza.
Fiera delle medaglie ricevute, è una delle ultime testimoni di quella lotta per la libertà in nome della quale, con coraggio, ha scelto di fare la sua parte.
Sulla sua vicenda sono stati tratti spettacoli, mostre e il documentario Flora, della regista Martina De Polo.
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LIBERTÀ LA TARTARUGA CARETTA CARETTA: UN'EMOZIONANTE LEZIONE DI VITA
La tartaruga Caretta Caretta grazie all’ amore e alla cura del Centro Recupero delle Tartarughe Marina di Calimera, è ora libera. Le alunne e gli alunni con i rispettivi insegnanti delle classi seconde del plesso di Via Pilanuova e delle classi terze del plesso di Via Crispi- I.C. Polo 2 di Nardò, hanno vissuto un momento di grande emozione. Continue reading LIBERTÀ LA TARTARUGA CARETTA…
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La Polo: Un Pilastro dell’Abbigliamento Sportivo e del Casual Elegante
Le Origini della Maglia Polo
Le radici della maglia polo affondano nella cultura sportiva dell’India coloniale, dove gli ufficiali inglesi scoprirono e adottarono il gioco del polo. Questo sport, già praticato in Persia, Tibet e Cina, fu introdotto in India dai conquistatori musulmani nel XIII secolo. Gli ufficiali britannici, affascinati da questa attività, iniziarono a praticarla con passione, fondando nel 1859 il primo Polo Club, seguito da quello di Calcutta nei primi anni Sessanta dell’Ottocento. Durante le partite, indossavano maglie leggere, perfette per le esigenze del gioco e ideali per le condizioni climatiche indiane.
Il diffondersi delle attività sportive tra nobiltà e borghesia europea alla fine del XIX secolo stimolò la creazione di capi di abbigliamento sportivo adeguati. La maglia polo si inserì perfettamente in questo contesto, diventando un capo essenziale non solo per il polo, ma anche per altre discipline che richiedevano un abbigliamento pratico e comodo. La sua leggerezza e la capacità di assorbire il sudore la resero particolarmente adatta a sport come il tennis e il golf.
L’Introduzione della Polo nel Tennis
Il tennis, uno sport che all’inizio del XX secolo veniva giocato con abiti molto formali, subì una rivoluzione stilistica grazie al tennista francese René Lacoste. Nel 1926, Lacoste disegnò una nuova maglietta, chiamata “jersey petit piqué”, ispirata proprio alla maglia utilizzata dai giocatori di polo. Questo capo, con il suo colletto e i suoi bottoni, era un’innovazione rispetto agli abiti ingombranti e scomodi indossati fino ad allora sui campi da tennis.
Lacoste introdusse una maglia che non solo migliorava la libertà di movimento, ma che si affermò rapidamente come standard per l’abbigliamento sportivo. L’idea di Lacoste di applicare un piccolo coccodrillo sulla maglietta – un simbolo che oggi è sinonimo di eleganza sportiva – rese la polo ancora più riconoscibile e desiderabile. Con la fondazione dell’azienda Chemise Lacoste nel 1933, la maglia polo divenne un fenomeno globale, conquistando sia il mondo dello sport che quello della moda.
L’Evoluzione della Polo: Dallo Sport all’Uso Informale
Il termine “polo” originariamente significava “palla” (dal tibetano “pula”), ma presto venne associato all’indumento indossato dai giocatori di questo sport. A fine Ottocento, i giocatori di polo cominciarono a preferire maglie con colletto e bottoni, per evitare che i colletti si sollevassero durante il gioco. Questa innovazione stilistica fu notata da John Brooks, che la introdusse nella produzione delle camicie “button-down”, ancora oggi un classico nell’abbigliamento sportivo e casual.
Negli anni Cinquanta, il termine polo si estese a tutte le magliette utilizzate nel tennis, consolidandosi come un capo di riferimento. Nel 1972, Ralph Lauren lanciò la sua linea di moda chiamata “Polo”, consacrando definitivamente la maglia polo come un’icona di stile, sia sui campi da gioco che nelle occasioni informali.
L’azienda argentina La Martina, fondata nel 1985, ha contribuito ulteriormente alla diffusione della maglia polo, producendo non solo selle e stivali, ma anche magliette per le squadre di polo. Le maglie Replica, fedeli riproduzioni delle maglie indossate dai giocatori, sono oggi molto popolari per il loro design accattivante e i dettagli curati, inclusi loghi e numeri ricamati.
La Polo Oggi: Un Capo Versatile e di Tendenza
Oggi, la maglia polo è un elemento chiave dell’abbigliamento sportivo e casual in tutto il mondo. Grazie alla sua capacità di combinare stile e praticità, la polo è ampiamente utilizzata in contesti dove non è richiesto un abbigliamento formale, ma dove un look completamente casual potrebbe risultare inappropriato. La versatilità della polo, disponibile in versioni a manica corta o lunga, la rende una scelta ideale per chi cerca un compromesso tra eleganza e comfort.
La polo continua a essere un capo fondamentale nell’abbigliamento sportivo, apprezzata non solo per la sua storia e tradizione, ma anche per la sua capacità di adattarsi alle esigenze moderne. Che sia indossata sul campo da golf, durante una partita di tennis, o semplicemente per un’uscita informale, la maglia polo rimane una scelta di stile senza tempo, capace di attraversare decenni senza mai passare di moda.
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Eh beh.
Ieri non so perché il tubo mi ha proposto alcuni video che parlano dell'Estonia, uno il classico riassuntone di 5 minuti di un pagina che propone il racconto veloce e storico dei paesi del mondo e va bè ci sta, l'altro era un tizio penso indiano che vive da 8 anni in loco e che elogia in modo esagerato gli estoni. Non voglio entrare nel merito delle esperienze delle altre persone, per carità ognuno vive la vita come gli viene meglio e di sicuro il tizio abita a Tallinn che è la capitale, la città più popolosa e il centro di tutto. Prima avevo visto un video dove Rovelli spiega con un disegnino che la narrazione di un piccolo gruppetto di paesi sta iniziando a diventare noiosa per il resto del mondo, cosa del tutto vera, anche io nel mio piccolo mi sono stufato di sentire dire che gli USA sono il paese della libertà, dell'uguaglianza e della democrazia quando in realtà non è vero e di conseguenza il loro racconto della realtà distorta che tende a glorificarli, senza contare che, come ho detto più di una volta, mi piacerebbe vedere l'Europa rinascere come polo culturale e di pensiero, come era una volta, mandando proprio gli USA a casa. Quindi c'è una visione di questo paese molto superficiale, si ok è il paese più tecnologico in Europa, che ha il 99% della burocrazia online e che ha abbattuto tempi e consumi, di carta soprattutto, aveva un mercato florido pieno di investitori stranieri questo più che altro per il costo da schiavismo delle paghe, 5.30€ lordi all'ora è il salario minimo, il costo della vita negli ultimi 5 anni è salito esponenzialmente e ora ha l'impennato che hanno tutti dovuta alla guerra. Il governo protegge la natura, ottimo, i servizi funzionano e altre cose che molte persone cercano o vorrebbero nei loro paesi. Purtroppo il tizio, che è di colore, forse non si rende conto che in questo paese sono razzisti, sicuramente nella capitale non ci fai molto caso come in una piccola città di minatori, non c'è nessuna miniera, è solo un modo di dire per far capire che dove vivo io sono tutti casa e lavoro, manovalanza a basso costo, di sicuro il tizio non ha subito angherie gratuite come è capitato a me solo perché non sono autoctono, ma di sicuro il tizio elogia la popolazione senza esaminarla a fondo. Non ho visto tutto il video, perché avevo l'istinto irrefrenabile di scrivergli il pippone sul razzismo e ho preferito chiudere tutto, ma per quel poco che ho visto
Il tizio diceva che non ha visto obesi e che tutti, questo mi ha fatto scattare la bestia, fanno sport, infatti lo sport nazionale è l'alcolismo. Poi elogiava il fatto che gli estoni si vestono bene in ogni occasione, qua ho capito che il tizio è solo un pattinatore di superficie e ho chiuso. Se non ti accorgi, e me l'ha detto anche il giappo-portoghese che mi ha venduto il pickup l'altro giorno, che le persone attorno a te sono tutte immagine e niente sostanza non hai capito un cazzo della vita, qua mangiano le scatole e buttano via le caramelle (cit.). Negli anni però devo dire che l'Estonia è cambiata, ricordo che nel '99 quando venni per la prima volta, matrimonio della sorella della mia compagna, vidi un paese e un popolo schietto, di estrazione operaia e fiero di esserlo, adesso il paese è una succursale degli USA dove se non ti adegui al perbenismo becero da puritano ti emarginano, se la pensi diversamente sei escluso. Il tizio non vede oltre il suo naso, certo io magari sarò un pò esagerato, ma questo è, e loro lo mascherano molto bene perché sanno che l'UE non tollera razzismi di nessun genere, ma loro non solo lo sono in un modo particolare, cioè non gli piacciono gli stranieri in terra loro, esempio : io suono, ma vivo qua, se venissi solo per suonare mi aprirebbero le porte e stenderebbero il tappeto rosso, ma siccome vivo qua non gli piace che gli rubo la scena, questo perché non essendoci molti artisti loro tendono sempre a "prima gli estoni" (vi ricorda qualcosa?). Senza parlare del lavoro giusto o ti accontenti della paga minima o non lavori, fine esempio. Ultima cosa, non vogliono che tu ti integri, non hanno politiche sociali per cui chi è straniero può accedere a corsi gratuiti della loro lingua afona e difficilissima, perché spesso è la loro scusa per non assumerti, farebbero prima a dirti "prendiamo solo persone locali anche se non sanno fare un cazzo", perché l'estone medio, ci sono alcuni che superano ampiamente il margine ma sono pochissimi, non hanno fantasia, non hanno logica nelle cose che fanno, ecc ecc; in parole povere socialmente sono ancora agli anni 50, la loro mentalità è databile al periodo post bellico italiano, non lo dico io per astio ma l'ho sentito più di una volta da altre persone. Quindi se vieni in vacanza bene, se hai una pila di soldi e puoi investire (non è detto che lo devi fare, i soldi sono i tuoi) bene, se invece vuoi semplicemente trasferirti qua e cercare lavoro, come è quasi naturale se non vuoi vivere nel tuo paese, non va bene, perché loro lo sanno di valere poco e chiunque arriva qua con un bagaglio di esperienza e conoscenza viene ridotto, mi volete dire che dopo 40 anni di musica io non so suonare, oppure dopo più di 20 anni nella ristorazione io non so servire o non so cucinare?
Ieri ho contattato, cambio discorso, il fisioterapista consigliatomi da Andres, come detto qualcuno sopra questa massa c'è, per via della tendinite che è tornata :( va bè oggi non mi fa male ma ieri e l'altro ieri è stato un bel problema. Domani vediamo cosa mi dice sto qua, sperando che non faccia come la ragazzetta di fine novembre che in 20 minuti mi ha liquidato senza neanche visitarmi o farmi fare dei test. Spesso qua c'è una superficialità nelle cose che è imbarazzante, parliamo della salute, un tizio (io) ha un problema, tu non lo risolvi perché non ti frega niente della mia salute ma solo dei miei soldi (25€ per 20 minuti e non mi hai risolto, dammi i soldi indietro, ma non sono come loro e vado avanti), questo è il popolo estone, non gli frega niente di nulla, cultura, arte, se mi porta dobloni bene se no non interessa. Infatti sto pensando che quando sono pronto, e qua non so quando, andrò a suonare altrove se non mi fanno suonare qua, non ci siete solo voi nel mondo, e qua si torna al discorso che è una filiale USA. Chiudo e vado a fare altro che tanto è solo fiato sprecato, per questo l'ho scritto qua e non sotto il video del tizio, che tanto mi avrebbe solo detto che è un mio punto di vista, come il suo d'altronde.
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Elezioni regionali Lombardia e Lazio, considerazioni in libertà
Elezioni regionali Lombardia e Lazio, facciamo qualche considerazione insieme in totale libertà dopo il risultato che ha portato alla riconferma di Attilio Fontana della Lega alla Presidenza della Regione Lombardia e Francesco Rocca di Fratelli d'Italia alla presidenza della Regione Lazio realizzando l'ennesima vittoria delle destre dopo l'arrivo di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio. Vittorie nette in entrambi i casi con i candidati dei sinistra e terzo polo sbaragliati in lungo ed in largo ad ogni latitudine. Vittorie con percentuali abbondantemente al di sopra del fatidico 50% più uno necessario per legge per sconfiggere i rivali, visto l'assenza della possibilità di ballottaggio nelle leggi elettorali. ANSA"Il dato più clamoroso che emerge da queste consultazioni è l'astensionismo perché vota appena il 40% degli elettori" Si, alla fine il dato che, però, salta maggiormente all'occhio è quello dell'astensionismo che sale vertiginosamente "assumendo la maggioranza assoluta". Solo quattro elettori aventi diritto su dieci si sono decisi ad andare ad esprimere il proprio voto nella cabina elettorale. Quattro su dieci, cioè siamo arrivati ad una percentuale di astensionismo che sfiora il 60%. Sono numeri che non solo devono far riflettere ma devono proprio dare la sensazione netta della paura che la nostra democrazia stia diventando sempre più qualcos'altro: una sorta di governo di pochi per pochi. La rappresentatività che possono avere i politici eletti così è tutta da definire. Questo che diciamo non inganni non vogliamo minimamente sminuire il risultato conseguito da chi ha vinto e, anzi, magari la nostra è una richiesta di mea culpa (e non solo un atto spurio ma con conseguenze palesi) da parte di chi è stato capace di perdere anche questa tornata elettorale e lasciare il passo agli avversari. La sinistra dov'è? Non pervenuta, direbbero gli amici delle previsioni del tempo. Read the full article
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Quando andavamo in campagna zio ci portava con la Mehari, uno scatolo in acrilonitrile stirene ondulato dalla forma di un pacchetto di Nazionali, con la cappottina in vinile e le famose sospensioni psichedeliche della 2 Cv (con la quale condivideva anche i cerchioni) su pianale della Dyane. Io mi sistemavo dietro tra gli attrezzi di lavoro e cercavo di afferrarmi a qualcosa per non volare via dal sedile, non credo fosse legale. Però che bella sensazione di libertà, quando facevamo la salita e vedevo da un lato il mare, l'infecondo e immenso mare della tradizione greca, e dall'altro la montagna selvaggia ed arsa, e il profumo delle piante, il frinìo delle cicale, mi ripagava anche della cronica mancanza d'acqua (avevamo l'autoclave). Quando passò alla Polo ci rimasi male.
Citroën Mehari, circa 1985
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Josè Saramago - La Cosa Berlusconi
Non trovo altro nome con cui chiamarlo.
Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia.
Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un profondo rigurgito non dovesse strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene distruggendo il cuore di una delle più ricche culture europee.
I valori fondanti dell’umana convivenza vengono calpestati ogni giorno dalle viscide zampe della cosa Berlusconi che, tra i suoi vari talenti, possiede anche la funambolica abilità di abusare delle parole, stravolgendone l’intenzione e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, nome del partito attraverso cui ha raggiunto il potere.
L’ho chiamato delinquente e di questo non mi pento.
Per ragioni di carattere semantico e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente in Italia possiede una carica più negativa che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa.
È stato per rendere in modo chiaro ed efficace quello che penso della cosa Berlusconi che ho utilizzato il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli ha attribuito nel corso del tempo, nonostante mi sembri molto improbabile che Dante l’abbia mai utilizzato.
Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica quotidiana della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o a dettami morali”.
La definizione calza senza fare una piega alla cosa Berlusconi, a tal punto che sembra essere più la sua seconda pelle che qualcosa che si indossa per l’occasione.
È da tanti anni che la cosa Berlusconi commette crimini di variabile ma sempre dimostrata gravità.
Al di là di questo, non solo ha disobbedito alle leggi ma, peggio ancora, se ne è costruite altre su misura per salvaguardare i suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, per quanto riguarda i dettami morali invece, non vale neanche la pena parlarne, tutti sanno in Italia e nel mondo che la cosa Berlusconi è oramai da molto tempo caduto nella più assoluta abiezione.
Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché gli potesse servire da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui stanno trascinando i valori di libertà e dignità di cui erano pregne la musica di Verdi e le gesta di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale per l’Europa e gli europei.
È questo che la cosa Berlusconi vuole buttare nel sacco dell’immondizia della Storia.
Glielo permetteranno gli italiani?
Josè Saramago, O Caderno, Ed. Caminho - El cuaderno - Alfaguara - 2009
(Trad. di Milton Fernández)
Poi, se il testo di Saramago non vi ha fatto ancora incazzare abbastanza, potete leggere pure quello che ho scritto io due o tre mesi fa di questo pozzo senza fondo.
#Berlusconi#silvio#Saramago#josé saramago#silvio berlusconi#presidente#milton fernández#aitan#aitanblog
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Chiudete i centri di ritrovo dell'estrema Destra, non le palestre. Chiamate le cose con il loro nome. Fascisti violenti e mitomani, avrebbero potuto giocare pure a Polo e staremmo qui a disquisire di mazze e cavalli? Nessuno che dica la verità, che dia un nome alla cosa. Avete legittimato il Razzismo, la Violenza, lo Squadrismo, avete permesso che nascessero movimenti anticostituzionali e che si presentassero alle elezioni. Partiti fondati su "valori" che sono l'aberrazione di una società civile. Permettete in una democrazia libera e nata da una carta costituente antifascista, che esista tutto questo. In nome della libertà di pensiero e di parola? Gente che si puliva il culo con la bandiera italiana e che inneggiava all'esplosione dei Vulcani che adesso fa le campagne elettorali al Sud. Nipoti di dittatori che diventano personaggi dello spettacolo. Gente degli ambienti dell'eversione nera che campa da 30 anni di politica. Ma voi continuate a lamentarvi delle palestre, della società, delle periferie, della noia, dei social. Invece di condannare tutti, unanimamente, una Forma Mentis e un linguaggio malati, fondati sull'odio e la divisione. La trasposizione moderna e anacronistica di uno dei periodi più bui e drammatici della nostra storia moderna. Sentitevi tutti responsabili per la morte di Willy Monteiro Duarte. Gabriele Gaso Garofano
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Grease
Al tempo dell'immobilità da Covid-19, il popolo dei social trova una nuova polemica da animare rompendo i riflettori su “Grease”, il cult che rappresenta un'epoca di rinascita e allegria, che unisce più di una generazione. Tutti abbiamo intonato le canzoni, a prescindere dall'età e dall'inclinazione romantica per la storia tra Danny e Sandy.
Se il film fosse un'entità senziente probabilmente avrebbe pensato di offrire qualche ora di leggerezza ai telespettatori e mai avrebbe immaginato di finire sotto l'occhio del ciclone dopo tutti questi anni. Del resto nel 1978, anno d'uscita nelle sale cinematografiche – altro luogo che si inizia a dimenticare in favore del divano in salotto e di comfort domestici che sotterrano la socialità e la costruzione di una cultura – il film ebbe talmente tanto successo che ancora oggi ne viviamo l'eco.
Il mio papà racconta che rimase seduto sulla poltrona per poterlo rivedere più volte, nascondendosi per non dover ripagare il biglietto. Era un ragazzino affascinanto dalle giacche di pelle e la Brillantina (vedi il sottotitolo italiano) e come dargli torto! Il mondo patinato e perfetto di John Travolta e Olivia Newton-John aveva riscosso un successo planetario. Già negli anni 70 si guardava agli anni 50 con nostalgia e spensieratezza e faceva sognare. Oggi si continua a guardare a quegli anni con le medesime emozioni, nonostante la storia ci ricordi essere stati difficili per l'Europa del dopoguerra.
Chi non ha mai desiderato, nel silenzio della propria cameretta, di sentir pronunciare dalla persona amata, parole d'amore, di affetto ricambiato per cui Tell me more, tell me more suona con ambo le intonazioni, femminile a maschile. Non ci sono donne che vengono da Venere e uomini da Marte, citando qualcuno, quando si parla di emozioni. La sinfonia suona all'unisono, che sia paura, tristezza, gioia o dubbio e Danny Zuko quella insicurezza la canta in falsetto nei versi iniziali di You're the one that I want?
Nella reunion dell'agosto 2017, il clamore si è rinnovato sul web che li ha visti duettare, accennando i passi di danza del film. Entrambi, con la “misogena” giacca di pelle e qualche ruga in più, si sono mostrati al pubblico eccitato ed entusiasta, carichi della maggiore esperienza ma con lo stesso spirito vivace.
Criticare Grease, o Via Col Vento qualche mese fa, equivale a criticare un capitolo di storia, l'antropologia, le scienze che riportano i fatti e le abitudini che hanno rappresentato il costume sociale di decenni differenti e sempre più lontani nel tempo. Sappiamo che l'aspirazione massima della società femminile anni 50 era il matrimonio, oggi ci siamo evoluti anche grazie alle figlie di quelle donne che hanno manifestato il disagio di matrimoni prematuri, di una società limitante, di una libertà costretta al volere patriarcale.
Se proprio c'è da rinnovare una critica, si orienti verso quella società e si pongano delle differenze che possano lanciarci verso il miglioramento delle condizioni femminile e sociale.
La piaga dello stupro è un fenomeno imperituro, tanto nel decennio 50 quanto oggi, NON parlandone non si troverà certo una soluzione e in Grease vi è una denuncia, non un incitamento.
Grease incita a non abbandonare la scuola, a non abbandonare i propri sogni, ad avere coraggio e superare gli ostacoli. La dolce e innocente Sandy si trasforma in una bad girl dalla giacca di pelle cantando You're the one that i want per avvicinarsi a Danny, evidenziando la trasformazione fisica e psicologica che ogni adolescente vive, soprattutto con le prime cotte ed i primi amori. Ed il cambiamento non vede distinzione tra uomo e donna, difatti Danny sveste la pelle in favore di un cardigan scolastico, simbolo del bravo ragazzo, scegliendo l'amore consapevole del giudizio del branco (di amici).
Non c'è alcun diritto oggi nel giudicare Grease che ha raccontato un mondo al quale non si appartiene: è un'eredità, non si può e non si deve abbassare il sipario, chiudendo gli occhi al passato.
L'aspra critica è il mezzo più semplice sui social, facile cavalcare l'onda dei consensi popolari per catturare l'attenzione, ma sarebbe necessario amplificare e risaltare alla cronaca i fatti di rilievo, di intelligenza, di cultura, con un maggior senso di responsabilità da parte dei media verso la pubblica informazione e la sua influenza.
Le non notizie offuscano la serata di piacevole spensieratezza che la BBC ha tentato di offrire ai milioni di inglesi che hanno apprezzato la visione. Le musiche concitate, gli struggimenti affettivi, hanno forse genere? È forse un mistero che l'amore si è basato a lungo sullo stereotipo del principe azzurro in arrivo sul cavallo bianco?
Il popolo del web, avvezzo al virtuale, con pillole di vita su video interrotti e photoshop, sarebbe bello se intonasse un We go together , “insieme” per davvero contro le distanze a cui il momento storico ci costringe. Oltre l'hashtag da incrementare, la challenge a cui partecipare, i like da pompare ed i follower da far crescere allo scopo di diventare popolari nell'enorme e virtuale nicchia, si rischia di perdere il senso delle cose, ricordi condivisi e persone con cui rievocarli. Grease vive il reale: la condivisione a scuola, gli intrecci umani tra corridoi e parcheggi, in cui i ragazzi vivono e si reincontrano. La scuola è il polo di riferimento, sociale ed affettivo, per ognuno di loro e per ogni generazione.
Un giorno Grease, o qualsiasi cult che verrà, rappresenterà un portagioie ricco di bellezze ed emozioni, di eterni adolescenti a cui basta un play per ripartire. E mi auguro, con tutto il cuore, che nel frattempo questo popolo dei social abituato alla tecnologia e alle mode di oggi, comprenda il mondo di ieri, l'importanza delle emozioni e dei legami, di quanto incida la cultura rappresentata in un film “misogeno e omofobo” dai colori sgargianti anni 50, ampi sorrisi e tanta musica.
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Le città mai viste, arrivandoci, mi preoccupano anzi come vere e proprie persone che bisogna prima attentamente conoscere se non si vuol correre il rischio di legarvisi con un'amicizia inutile e precipitosa. [...] E ciò che di rado nel mio ambiente mi colpisce, ossia che la vita scorre ogni giorno e una volta per sempre, mi si rivela altrove irrimediabilmente vero. [...] Soltanto coloro che vivono a terra e sognano il mare ammirano le stelle, le aurore, i tramonti. Io ho sempre considerato questi elementi e questi spettacoli come arnesi di lavoro. I viaggi mi hanno incallito alla malinconia. Ma nell'Oceano Pacifico, a un mese di distanza dal primo porto, non ho inteso l'infinito prendermi alla gola, come nelle terme di S., guardando l'acqua della vasca centrale. E i miei viaggi in Cina sono davvero poca cosa se li confronto a quei passi a tentoni nel buio, dal letto alla cucina, in cerca di un bicchier d'acqua. [...] Le colonne d'Ercole erano il pudore dell'antica geografia. Poi, violate quelle, rimase l'Ultima Tule; più tardi, i Poli. Infine, più nulla. L'uomo partiva una volta alla ricerca di un limite ora introvabile. Non gli restano che i viaggi autour de sa chambre, dai quali però raramente si torna. [I. Del viaggiare] ____________________ Privi di risorse, gli abitanti vivono nella più gaia miseria possibile, confortati da una tenace fede nel dopodomani. [...] Sono oltremodo viziosi, hanno il vizio della loro condizione. [...] La loro condizione li allevia di molte responsabilità: il clima, la natura e l'ironia fanno il resto. [...] Quando cambia di posto i suoi quattro mobili, il Povero è convinto di fare la rivoluzione. [...] Le donne hanno una curiosa particolarità: si sviluppano secondo i desideri dei maschi. Nella capitale, che è la città più adatta per certi studi, si vedono per le vie donne composte del solo deretano o del solo petto. Altre donne sono tutte gambe o tutto sesso. [II. Nel pese dei Poveri] _____________________ "Anche la nostra durezza di comprendonio è stata prevista nel disegno universale, contro le idee troppo allettanti, ovvero facili a diffondersi". [...] "Eppure" mi confidò una volta il Re "non sono questi i tempi per affezionarsi al proprio paese. Bisognerebbe avere una sola valigia". Perciò, la sua lettura preferita era l'Orario delle Ferrovie. [III. L'Imperatore cinico] _____________________ Nella capitale, e più ancora nelle città del Sud, i miracoli sono le uniche manifestazioni regolari. [...] Ne consegue un'estrema fiducia del popolo per il soprannaturale e una diffidenza invincibile per tutto ciò che è opera dell'uomo. [...] Il fedele, dunque, può fare affidamento su tali interventi e ne approfitta per risparmiarsi. Prima di accettare un lavoro, ci pensa due volte sperando in Dio. [IV. Dei miracoli] _____________________ "I secoli hanno lavorato per produrre questo individuo di stanche ambizioni, furbo e volubile, moralista e buon conoscitore del codice, amante dell'ordine e indisciplinato, gendarme e ladro secondo i casi. Nazionalista convinto, vi dice come si doveva vincere l'ultima guerra e a chi si potrebbe dichiarare la prossima. Evade il fisco ma nei cortei patriottici è quello che fiancheggia la bandiera e intima ai passanti: giù il cappello". Q. è davvero un uomo qualsiasi: purtroppo egli è convinto di essere qualcuno. [...] Non si stima molto abile, ma ha fiducia nel suo buon gusto: senza questo suo buon gusto il cattivo gusto non avrebbe tanto dilagato nel suo paese. [...] Ha un animo senza dubbi, un cervello lucido: non si pone problemi che non abbia già risolti in anticipo. Potevo coglierlo a contraddirsi tre volte nella stessa frase, potevo metterlo alle strette con le sue stesse affermazioni. Allora, da uomo che rinuncia alla lotta per generosità, concludeva che - dopotutto - non gliene importava nulla. [...] Gli ultimi avvenimenti hanno insinuato nel suo animo questa verità: che la morale si modella sull'economia. [...] Un confuso scetticismo lo invita a conquistarsi un benessere personale ad ogni costo. Sospirando ammette che "siamo in un paese di ladri": si difenderà col furto. [...] Dice anche di non avere idee politiche perché gli sembra inutile averne in un'epoca in cui le armi permettono ad una idea armata di sopraffarne mille altre disarmate. [...] Quanto alla libertà, che la trascorsa dittatura gli negava, ha imparato a farne a meno. Neanche oggi se ne preoccupa: preferisce l'ordine, da quel bravo disordinato che è. Se gli ricordate che già una volta ha rinunziato alla libertà per i treni in orario, vi risponderà che i treni in ritardo sopraffacevano egualmente la sua libertà, perché quel ritardo scaturiva da un'intransigenza politica, non dalla cattiva qualità del carbone. [...] I proverbi gli hanno insegnato che l'audacia è superflua, quando non è esclusivamente retorica. [...] "Non crede ai conterranei che non gli somigliano e che non la pensano come lui. Odia e disprezza anche un poco gli stranieri, benché li ammiri per i motivi più futili. Crede realmente solo a se stesso, si sente migliore di coloro che lo circondano per strada, al caffè, ovunque. Si rammarica sovente di essere costretto a vivere tra imbecilli. La notte s'addormenta sorridendo di pietà al ricordo degli imbecilli che ha dovuto salutare, intrattenere, pesino lodare. Frequentandolo, mi sono convinto che le sue colpe sono immense, ma ereditarie: egli ha potuto soltanto aggravarle con una certa ben curata ignoranza. [V. L'amico Qualsiasi] ______________________ Luoghi che sarebbero deliziosi se gli abitanti avessero coscienza del Tempo. Non ne hanno affatto e ciò li abitua ad essere felici, ma di una particolare felicità ch'essi non gustano appieno, partecipando essa più dell'incoscienza che del pacato discernimento delle cause e degli effetti. Li vedi perciò di solito tristi e immusoniti, non sapranno mai d'essere felici. [VI. Il soggiorno nelle isole] ______________________ Ci si meraviglia nella capitale non di quanto gli antichi abitanti hanno potuto costruire ma di quanto i loro indegni eredi hanno saputo distruggere. Le antiche rovine sbigottiscono per la loro imponenza, eppure voi sentirete i cittadini parlare spesso di ricostruzione. La capitale mostre i segni dell'antica sua storia soprattutto nei suoi abitanti: è una città di liberti, di clienti e di senatori decaduti che trascinano carrette o guidano taxi conservando della tramontata potenza un rispettabile naso. [...] Credi di avere un amico, ti accorgi dopo dieci anni di avere soltanto un compagno di tavola e di conversazione. E questi limiti, alla fin fine ti piaceranno, ti corazzerai in un egoismo forse inutile ma confortante per il tuo orgoglio. [...] Il ciclo della vita settimanale: forse è questo il segreto della sua saggezza. Nessuno fa programmi oltre la domenica, giorno in cui tutti si danno bel tempo, come se il mondo dovesse finire l'indomani. Oltre la domenica c'è il Nulla, il tempo perde ogni significato. Questo costume si deve allo spavento che qui provarono nell'anno Mille, quando la fine del mondo fu data per certa dai profeti. D'allora il cittadino si tiene pronto: e se la fine del mondo avverrà di lunedì, morirà soddisfatto e senza riprendersi. [...] Il guaio è questo: un bel giorno metti su famiglia, lavori, frequenti un ambiente, guadagni tanto di che vivere: sei diventato anche tu della capitale. Se te ne accorgi proverai due sentimenti opposti: il primo di insofferenza, l'altro di estrema soddisfazione. Il resto del mondo ti apparirà inutile. Se però lasci la capitale, tornando devi ricominciare daccapo. Non troverai traccia di ciò che hai fatto. So di persone che, allontanatesi per sempre, ci tornarono pentite, dopo anni, e trovarono gli amici al caffè che non s'erano accorti di niente. Ad un tale, ch'era stato dieci anni in Cina, dissero: "Hai cambiato caffè?". [...] È difficile peraltro non diventare antiquari perché la grandezza qui è dappertutto. È una grandezza bonaria, in pantofole, ma schiaccia. [...] Si vive in questa città troppo bella, amandola, maledicendola, proponendosi ogni giorno di lasciarla e restandoci. L'indifferenza delle sue fontane, delle sue donne, delle sua mura fa perdere allo straniero ogni fede in se stesso. O mia capitale! [VIII. O mia capitale!]
Ennio Flaiano, Supplemento ai viaggi di Marco Polo [Diario notturno]
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Nel 1997, quando premier è Romano Prodi e ministro della Difesa Beniamino Andreatta, il problema non si chiama Libia, ma Albania. Una nazione in preda alla guerra civile e dalla quale partono migliaia di disperati che tentano di raggiungere l’Italia sui barconi. Il 28 marzo di quell’anno, al largo di Brindisi, l’imbarcazione albanese «Kater I Rades» viene speronata e affondata dalla corvetta «Sibilla» della nostra Marina militare che stava tentando di bloccarne il passaggio. Muoiono 81 immigrati, 27 i dispersi. È in quel momento che si scatenano le polemiche sul blocco navale e i respingimenti adottati, in modo camuffato e con molti distinguo tecnici, dalla sinistra italiana. Ma se i vertici di quel governo negano e parlano di «pattugliamento», pochi giorni prima di quel disastro le navi della Marina militare ricevono l’ordine di spingersi fino ai limiti delle acque territoriali albanesi per intercettare le imbarcazioni di profughi. Non solo. L’Unhcr, Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, analizzando le scelte messe in atto dall’Italia nell’Adriatico, aveva anche posto sotto accusa proprio il blocco navale deciso dal nostro Paese. Dopo l’affondamento della «Kater I Rades», il governo Prodi e i suoi ministri vengono assaliti. La sinistra radicale chiede la rimozione del blocco navale e accusa l’Esecutivo di seguire le idee di due esponenti del centrodestra, Maurizio Gasparri e Irene Pivetti. Luigi Manconi, all’epoca portavoce dei Verdi, fa notare a Prodi e Andreatta che «quel pattugliamento rappresenta di per sé un blocco navale deciso senza l'accordo del governo albanese». Il leader dei Radicali, Marco Pannella, definisce la scelta del governo Prodi «imbecille», mentre per Falco Accame, ex presidente della commissione Difesa della Camera, la tragedia è proprio colpa dell’«illegale blocco navale camuffato, all'italiana, sotto il termine di “pattugliamento concordato”, non previsto da alcuna norma di diritto internazionale». Silvio Berlusconi, all’epoca leader del Polo delle Libertà, smentisce le voci secondo le quali era stato informato da Prodi sull’adozione del blocco, che invece definisce «indegno di un paese civile», e Valdo Spini, presidente della commissione Difesa della Camera, afferma: «È illusorio pensare che l'esodo possa essere risolto dal blocco navale». E mentre il governo continua a negare, Massimo D’Alema gioca ancora al camuffamento spiegando che «non è giusto presentare il pattugliamento come un blocco che non c’è stato». Pochi mesi dopo, l’Osservatorio permanente Italia-Albania chiede l’incriminazione del governo per l’affondamento dell’imbarcazione albanese e monsignor Luigi Di Liegro, direttore della Caritas di Roma, afferma che «il blocco, scelta razzista, va condannato insieme a chi l’ha autorizzato». Giusto o sbagliato che fosse, che la sinistra in quell’occasione mise in atto un blocco navale, appare dimostrato anche dalla risposta che Andreatta diede a chi gli chiedeva una replica a Berlusconi che proponeva la fine di quella tecnica: «Se si confermasse questa posizione – rispose l’allora ministro della Difesa - verrebbe meno la statura dell'uomo politico» e sarebbe dimostrato che «Berlusconi corre dietro alle posizioni più radicali della sinistra estrema».
https://www.iltempo.it/politica/2015/04/23/gallery/quando-prodi-mando-la-marina-a-fermare-lesodo-degli-albanesi-974568/
Ci si deciderà prima o poi di perseguire una chiara politica immigratoria che abbia limiti e confini giusti e chiari...Questo solito ed italianissimo comportamento ipocrita fa vomitare da sempre.
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Vivere nella paura
Tutte le tue paure sono un prodotto dell’identificazione.
Ami una donna e ... nello stesso pacchetto dell’amore ... arriva la paura: potrebbe lasciarti – ha già lasciato qualcun altro per venire con te.
C’è un precedente;
magari farà lo stesso con te.
Hai paura ... ti si annoda lo stomaco.
Sei troppo attaccato.
Non comprendi un semplice fatto:
sei venuto al mondo da solo;
ieri eri qui da solo ...
senza questa donna ...
e andava tutto bene ...
non avevi lo stomaco annodato.
E domani ... se questa donna se ne va… a che ti serviranno i nodi allo stomaco? Sai come vivere senza di lei ...
e potrai esistere anche senza di lei.
La paura che le cose possano cambiare domani…
Qualcuno potrebbe morire ...
potresti andare in fallimento ...
ti potrebbero togliere il lavoro.
Ci sono mille cose che potrebbero cambiare.
Sei oberato da un numero sempre più grande di paure ...
e nessuna di queste è valida ...
perché ieri eri colmo delle stesse paure ... e senza ragione.
Le cose possono essere cambiate ...
ma tu sei ancora vivo.
E l’uomo ha un’immensa capacità di adattarsi a qualsiasi situazione.
Si dice che solo l’uomo e gli scarafaggi siano dotati di questa straordinaria capacità d'adattamento.
Ecco perché quando c’è l’uomo ...
ci sono anche gli scarafaggi ...
e quando ci sono gli scarafaggi trovi l’uomo.
Vanno di pari passo ...
perché hanno qualcosa in comune. Persino in posti distanti come il Polo Nord o il Polo Sud…
Quando l’uomo è arrivato in quei posti ... ha scoperto subito di aver portato con sé gli scarafaggi – in perfetta salute ...
in grado di vivere e di riprodursi.
Se osservi in giro per il pianeta puoi vederlo:
l’uomo vive in migliaia di climi diversi ... situazioni politiche ... geografiche ... sociologiche e religiose diverse ...
ma riesce comunque a sopravvivere.
E ha vissuto per secoli…
le cose continuano a cambiare ...
e l’uomo continua ad adattarsi.
Non c’è nulla di cui aver paura.
E se il mondo finisse?
Allora finirai anche tu con esso.
Pensi di poter rimanere su di un isola deserta ... mentre il mondo finisce ... lasciandoti tutto solo?
Non preoccuparti.
Avrai almeno con te qualche scarafaggio!
Se arriva la fine del mondo ...
qual è il problema?
Questa domanda mi è stata fatta molte volte.
Ma che problema c’è?
Se il mondo finisce ... finisce.
Non crea alcun problema ...
perché noi non ci saremo;
finiremo con esso ...
e non ci sarà niente di cui preoccuparsi. Sarà veramente la più grande libertà dalla paura.
Se il mondo finisce ...
tutti i problemi finiscono ...
tutti i nodi allo stomaco finiscono.
Non vedo il problema.
So però che tutti sono pieni di paura.
Ma la questione è sempre quella:
la paura è parte della mente.
La mente è vigliacca;
dev’esserlo ...
perché non ha alcuna sostanza.
È vuota ... cava ...e ha paura di tutto.
Di base ha paura che un giorno tu possa diventare consapevole.
Quella sarà veramente la fine del mondo! Non la fine di questo mondo ...
ma il tuo diventare consapevole ...
il tuo arrivare a uno stato di meditazione in cui la mente scompare.
Questa è la sua paura fondamentale.
A causa di questa paura ...
la mente tiene la gente lontana dalla meditazione ...
la rende nemica di persone come me che cercano di diffondere qualcosa della meditazione ...
un modo di essere consapevoli e di osservare.
Queste persone diventano miei oppositori ...
e non senza una buona ragione –
la loro paura è ben fondata.
Possono anche non esserne coscienti ... ma la loro mente ha veramente paura di qualsiasi cosa che possa creare una maggiore consapevolezza.
Quello sarà l’inizio della fine per la mente.
Sarà la sua morte.
Ma ... per quanto riguarda te ...
non c’è da avere alcuna paura.
La morte della mente sarà la tua rinascita ...
l’inizio del tuo essere realmente vivo. Dovresti essere felice ...
dovresti celebrare la morte della mente ... perché nulla può creare una libertà più grande.
Non c’è nient’altro che possa darti le ali per volare nel cielo;
nulla che possa far diventare tuo il firmamento intero.
La mente è una prigione.
La consapevolezza vuol dire uscire dalla prigione – o comprendere che non eri mai stato in prigione;
pensavi solo di esserci.
Tutte le paure scompaiono.
Anch’io vivo nel mondo in cui vivi tu ...
ma non ho mai provato ...
nemmeno per un momento ...
alcuna paura ...
perché non c’è nulla che possa essermi tolto.
Possono uccidermi ...
ma io potrò osservarlo mentre accade; quindi ciò che viene ucciso non sono io ... non è la mia consapevolezza.
La scoperta più importante della vita ...
il tesoro più prezioso ...
è la consapevolezza.
Senza di essa rimarrai necessariamente nell’oscurità ... pieno di paure.
E continuerai a crearne di nuove –
senza fine.
Vivrai nella paura ...
morirai nella paura ...
e non sarai mai capace di provare il gusto della libertà.
La libertà è il tuo potenziale da sempre; avresti potuto rivendicarla in qualsiasi momento ... ma non l’hai mai fatto.
La responsabilità è tua.
Osho
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