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Il treno dei bambini di Viola Ardone: Un viaggio di speranza e crescita nella Napoli del dopoguerra. Recensione di Alessandria today
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone, pubblicato da Einaudi nel 2019, racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che lascia la sua Napoli nel 1946 per affrontare un lungo viaggio verso il Nord Italia. Insieme a migliaia di altri bambini del Sud, Amerigo partecipa a un’iniziativa del Partito…
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Written in my own heart’s blood
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Spoiler Season 7/b episode 15
I start the episode thinking: I already know what happens, I’ve read and re-read the novel, I know what happens, it can’t affect me! Or can it?
The episode begins with a series of flashbacks from past battles, wars won and lost. There’s a bit of rhetoric in this, but the flashbacks are beautiful, and then there’s Jamie and Claire. Even here, the rhetoric isn’t lacking, but we know that in the later books, Jamie becomes more reflective, giving voice to his inner struggles, to the pain that only leaves him when he’s in Claire’s arms. We also know their love is infinite and transcends the boundaries of time and the universe. Ellen’s memory and her child are deeply moving. What’s missing in these scenes, though, is a bit of the passion we know never faded between Jamie and Claire.
Then the battle erupts, bringing us face to face with the inevitable, with what we knew was coming, and… nothing! There’s a striking difference between reading a scene and seeing it: you don’t just feel the characters’ pain—you can see it, and it’s heart-wrenching. I have to say that everything in these moments was done masterfully. I appreciated that, overall, the adaptation stayed true to DG’s writing—from the shooting to Jamie’s resignation (a detail I had been eagerly waiting to see because it struck me so much in the novel)—and then the despair, the whispered prayers, and Danny’s providential intervention. The performances were outstanding, with Sam delivering an incredibly intense portrayal. ♥️
As I eagerly wait to see how everything unfolds in the next episode, I remain puzzled by the development of the story between Will and Jane. While I appreciated the scene where Will is freed from the Hessians, Ian’s intelligence in not letting religion cloud his judgment (war is war—you either don’t fight or, if you do, you fight to the end), and Lord John’s touching sermon to his son, I’m left wondering how this storyline will evolve. Who will help William? I couldn’t accept anything different from what was written. This moment is a key redemption arc for Jamie in Will’s eyes—they can’t have changed it!
The moments with Roger and Buck were also wonderful, and I don’t know if you noticed, but when they arrive at Lallybroch, Brian, wearing a kilt and white shirt, is doing exactly what young Jamie was doing when the redcoats arrive at the very beginning. A beautiful parallel that I really appreciated.
The disappearance of Bree and the children was spectacular. Mandy is an unstoppable force.
An episode I ended up loving much more than I thought I would at the start—truly remarkable, brilliantly acted, and well-directed.
Inizio l’episodio e penso: so già cosa succede, ho letto e riletto il romanzo, lo so cosa succede, non può colpirmi! O no?!
Si parte con una serie di flashback sulle battaglie passate, sulle guerre vinte e quelle perdute, c’è un po’ di retorica in questo ma i flashback sono belli e poi ci sono loro Jamie e Claire. Anche qui non manca la retorica ma noi sappiamo che negli ultimi libri Jamie si fa riflessivo e da voce alle sue guerre interiori al dolore che lo abbandona solo tra le braccia di Claire e sappiamo anche che il loro amore è infinito e vive anche oltre i confini del tempo e dell’universo. Commovente il ricordo di Ellen e del suo bambino. Quello che manca in queste scene è un po’ di passione che sappiamo non essersi mai spenta tra Jamie e Claire. Poi la battaglia esplode e ci porta di fronte all’ inevitabile, ciò che sapevamo sarebbe accaduto e niente! C’è una bella differenza tra una scena letta e una scena vista non senti solo il dolore dei protagonisti lo puoi anche vedere ed è straziante. Devo dire che tutto in questi momenti è stato fatto magistralmente, ho apprezzato che in linea generale si siano attenuti a quanto scritto da DG, dalla sparatoria alle dimissioni di Jamie (particolare che aspettavo di vedere perché mi aveva molto colpito nel romanzo) e poi la disperazione, le preghiere sussurrate, l’intervento provvidenziale di Danny. Grande interpretazione di tutti e davvero intenso Sam. ♥️
In attesa di vedere come tutto proseguirà nel prossimo episodio sono rimasta perplessa dal l’evoluzione della storia tra Will e Jane. Pur avendo apprezzato la scena della liberazione di Will dagli Assiani, l’intelligenza di Ian nel non lasciarsi fuorviare dalla religione nei suoi giudizi (la guerra è guerra o non la combatti o se lo fai lo devi fare fino in fondo) e la bella predica di Lord John al figlio mi rimane il dubbio su come si evolverà la questione. Chi aiuterà William? Non potrei accettare qualcosa di diverso rispetto a ciò che è stato scritto. Questo passaggio è un po’ il riscatto di Jamie agli occhi di Will, non possono averlo cambiato!
Belli anche i momenti di Roger con Buck e non so se avete notato che quando arrivano a Lallybroch, Brian, in kilt e camicia bianca , sta facendo esattamente quello che faceva il giovane Jamie quando arrivano le giubbe rosse, all’inizio di tutto. Bella analogia che ho molto apprezzato.
Spettacolare la sparizione di Bree e dei bambini. Mandy è una forza della natura.
Un episodio che mi è piaciuto molto più di quanto avrei pensato all’inizio, davvero molto bello, bravissimi gli attori, e ben girato.
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L'intento dell'utopia è quello di cambiare ciò che è, o almeno di elaborare un progetto finalizzato a questo cambiamento. Non è un'idea irragionevole, ed è lo scopo a cui si dedicano, nei modi più disparati, sia gli uomini che fondano le civiltà, sia quelli che le sognano migliori e affidano i loro sogni alla carta. L'intento, scandaloso, dell'ucronia è invece quello di cambiare ciò che è stato. ______________ Per cominciare, la componente affettiva: cresciuto nel culto dell'imperatore, Geoffroy [Louis-Napoleon Geoffroy-Chateau, autore di Napoleone apocrifo. Storia della conquista del mondo e della monarchia universale. 1812-1832] non può rassegnarsi all'idea della sua caduta, che lo tocca così da vicino. In secondo luogo, la certezza che la storia che racconta sia quella giusta e che avrebbe portato l'armonia tra gli uomini. Infine, la sensazione, inscindibile da tale certezza, che l'altra storia, quella che conosciamo, sia sbagliata, che sia necessario esorcizzarla, tacerla, estirparla alla radice con ogni mezzo possibile. E soprattutto questo altro aspetto, commovente: dal momento che non si può fare in modo che la storia sbagliata non abbia avuto luogo, e neppure che gli uomini la ignorino, bisogna prodigarsi, soli contro tutti, per screditarla. [...] È l'ultimo tentativo disperato dell'ucronista di insinuare nella nostra mente e in quelle dei nostri lontani discendenti, per i quali l'epopea napoleonica e la sua disfatta forse un giorno appariranno oscure quanto la preistoria, il sospetto che il suo racconto possa essere vero e la versione ufficiale - ammesso che esista ancora - pura menzogna, dovuta a ignoranza o a malafede. È una scommessa sui posteri di cui non conosce la scadenza, una bomba a scoppio ritardato, che a lungo andare potrebbe cambiare la storia. Cambiare quello che si ritiene sia accaduto, quindi quello che è accaduto (questo quindi è discutibile, ma ci torneremo). Geoffroy conta sul fatto che un giorno qualcuno leggerà il suo Napoleone apocrifo e ne sarà turbato: e se fosse vero? [...]
Pensate alle vostre lacune storiche, chiedetevi che cosa sapete, per esempio, dell'usurpazione di Avidio Cassio, ai tempi di Marco Aurelio, e se davvero non sarebbe possibile darvene a bere una versione apocrifa. Certo, ci sono le biblioteche, le enciclopedie, ma potrebbero essere distrutte da un cataclisma. E, anche se dovessero resistere al tempo, è ragionevole riporre in loro una fede cieca? E, specularmente, è irragionevole puntare sull'ignoranza o piuttosto sulla legittima diffidenza dei lettori? È qui che la storia segreta, da cui avevo voluto distinguere l'ucronia, per un puntiglioso scrupolo d'ordine, potrebbe venirle in soccorso, se solo quest'ultima acconsentisse a barare. Non riporterò il florilegio delle sue denunce. In linea di massima ci fornisce delle interpretazioni della storia inoppugnabili, univoche, di una coerenza spaventosa. [...] Cospirazioni, poteri occulti: roba da romanzo d'appendice, nel migliore dei casi, e in generale greve e spiacevole. Ma si può anche supporre che la natura infida delle apparenze, l'interpretazione erronea delle fonti o la loro deliberata falsificazione abbiano ingannato gli storici e che i fatti si siano svolti in modo ben diverso da come li raccontano loro. [...] La generalizzazione di simili sospetti suscita strani interrogativi. Chi ci assicura che la storia universale, dagli uomini delle caverne alle ultime elezioni amministrative, non sia una specie di gigantesco trompe-l'œil, frutto di una cospirazione millenaria ordita da generazioni e generazioni di intellettuali che si sarebbero passati ininterrottamente il testimone, con lo scopo perverso di contraffare la realtà nel suo dipanarsi? Che tutta la storia non sia segreta, completamente diversa, e non nell'interpretazione - tesi che può essere sostenuta senza destare scandalo - ma proprio nei fatti? [...] Perché non basta dire che la storia è un cumulo di menzogne, una massa di corbellerie sotto la quale si nasconde una realtà misera o splendida ma comunque diversa. Se si imbocca questa strada, la storia cessa molto semplicemente di esistere. [...] Ecco perché, prima di spingersi fino a questi eccessi che gli appaiono insopportabili quanto a chiunque altro, l'ucronista fa marcia indietro. Anziché concludere che la storia non esiste, preferisce, se è ragionevole (ma di fatto non lo è, poiché è un perverso), convincersi che sia falsificata e ingannevole, e che sia possibile convincere gli altri di questo inganno, rimpiazzandolo con il suo. Non è una pretesa insensata. Solo che richiede mezzi di cui il singolo non dispone, ma lo Stato sì. _______________
La storia, soprattutto nei regimi totalitari, ha talora adottato il modello ucronico e dato prova di un'audacia ben maggiore di quella necessaria ai timidi tentativi di 'disinformazione' denunciati al giorno d'oggi da certi polemisti liberal. [...] È forse meno noto che quando Berija fu arrestato, nel luglio del 1953, nella Grande enciclopedia sovietica di cui i membri del Partito ricevevano ogni mese nuovi fascicoli si leggeva ancora una voce lunga e lusinghiera su questo fervente amico del proletariato; nel mese che seguì alla sua caduta in disgrazia gli abbonati ricevettero, insieme alla nuova dispensa, una circolare che li invitava a ritagliare con una lametta la voce su Berija e a rimpiazzarla con un'altra, inclusa nella busta, riguardante lo Stretto di Bering. [...] «Uno storico inglese e uno storico tedesco possono avere punti di vista diversi su parecchie cose, e perfino su questioni fondamentali, ma ciò non toglie che, su una certa massa di fatti per così dire neutri, non contestino mai in modo significativo la posizione dell'altro. È proprio questa base comune di accordo, con l'implicazione che gli esseri umani formano una stessa e unica specie, che viene distrutta dal totalitarismo. La teoria nazista nega specificamente l'esistenza del concetto di 'verità'. Per esempio, non esiste la 'scienza' nel puro senso del termine, ma solo una 'scienza tedesca', una 'scienza ebraica', ecc. L'obiettivo che una simile linea di pensiero implica è un mondo da incubo in cui il Capo o la cricca al potere controllano non solo il futuro, ma anche il passato. Se il Capo dichiara, a proposito del tale o del talaltro avvenimento, che non si è mai verificato, be', non si è mai verificato» ([George Orwell] Ricordi della guerra di Spagna, 1943). [...] ...l'ucronia, a volte, è uno strumento di potere; molto spesso, in alternativa, è una forma di discorso politico. L'argomentazione «se mi avessero dato ascolto, se avessero votato per me, non saremmo a questo punto: ma si può ancora rimediare», ebbene, questa argomentazione ispira tanto la più squallida demagogia quanto certe rappresentazioni più radicali. _______________
L'ucronista sa bene che il suo solo campo di battaglia è la memoria (ma l'oblio, l'inganno, il perdono non possono servire a niente), che la sua unica possibilità è il feticcio, la sua sola arma il libro, di cui riterremo la macchina di Hervey una metafora. La sua chimera è efficace solo se deriva dalla constatazione di un'impotenza irrimediabile e se lui è spinto a sognarla da quello che i giuristi chiamano un sufficiente «interesse ad agire» - ma qui non si tratta di agire. L'ucronia non è che un gioco. Ingiocabile per natura, perché non è possibile revocare l'irrevocabile, eppure serio. E sempre triste. _______________ Quel che è fatto è fatto, non può essere disfatto, e la revocabilità non è che un sogno - anzi, neanche un sogno, è solo un soggetto da racconto fantastico. «Tutto è possibile, prima della scelta,» scrive Jankélévitch «ma, con il passaggio all'atto, la potenza diventa impotenza davanti all'impossibilità di non aver scelto ciò che ha scelto». D'accordo, ma è davvero tutto possibile prima della scelta? Una volta ammesso che l'avvenimento accaduto non può più essere revocato, la domanda è: poteva non accadere? In altri termini, il virtuale esiste o è soltanto il reale che non si è ancora trasformato in? Vediamo qui ergersi dinanzi a noi il pons asinorum del determinismo e del libero arbitrio, che - temo - la riflessione sull'ucronia non può fare a meno di attraversare. _______________
«Leggetela, figli miei,» dice il nipote «con la convinzione che l'uomo non è comunque determinato dalla necessità, ma che molte cose avrebbero potuto non succedere, e il mondo essere migliore». Ma ormai è troppo tardi. Il fatto che questo filosofo un po' dimenticato, apparentemente sereno, abbia lottato contro la storia con un'energia così disperata, che il più speculativo degli autori di cui si parla in questo libro sia anche, forse, il più impegnato, conferma che l'ucronia, divertente gioco di società, non potrebbe esistere senza un profondo dolore. [a proposito di Ucronia di Charles Renouvier] _______________
Sì, perché il concetto di determinismo, che ha un senso in epistemologia scientifica, non ne ha molto in ambito storico, o si riduce a un'ovvietà, dal momento che si applica solo a posteriori, identificandosi semplicemente con la genesi degli avvenimenti (e il racconto di questa genesi si chiama storia). Si può invece definire determinismo, o più esattamente predeterminazione, la convinzione teologica non solo che ogni causa produca un effetto (quale non si sa, né si capisce che tipo di 'determinismo storico' sarebbe in grado di dirlo), ma soprattutto che questa catena di cause ed effetti sia stata forgiata da Dio e si svolga secondo il suo disegno. Determinismo significa allora volontà preliminare e compimento inevitabile, e di conseguenza possibilità di previsione per l'intelligenza superiore che gli scienziati, a partire da Laplace, sognano di eguagliare. In questa ipotesi, alla domanda «sarebbe potuta andare diversamente?», rispondere di sì è insieme una bestemmia e una stupidaggine. [...] Perché esattamente di quello si tratta, di conciliare due enunciati incompatibili, ovvero che Dio ha predisposto ogni cosa in anticipo e che tuttavia l'uomo agisce in piena libertà. [...] Non si può fare a meno del servo arbitrio per dare il via alla sequela delle cause e degli effetti - e quindi anche per opporvisi, dal momento che è questo il presupposto del gioco. Non si può fare a meno del libero arbitrio per poter immaginare di contestare una causa e, insieme, il determinismo. Servono entrambi e si escludono a vicenda, non c'è via d'uscita. _______________
In queste costruzioni mentali non manca però la malinconia. Viviamo - in base a queste costruzioni - nel mondo della storia, nel mondo giudaico-cristiano, nel mondo del destino che è, secondo la magnifica formula hegeliana, «la coscienza di sé stessi, ma come di un nemico». _______________
Non si può, è chiaro, far sì che non sia stato ciò che è stato. In compenso si può, senza destare scandalo e senza bisogno di prove, sostenere che ciò che è stato sarebbe potuto andare diversamente, che prima di tradursi in atto l'avvenimento esisteva in un numero quasi infinito di forme virtuali e che ognuna di quelle forme avrebbe potuto benissimo avere la meglio. [...] La prima tappa del ragionamento ucronico corrisponde all'alterazione, la seconda alle conseguenze. [...] Solo che, come ho cercato di mostrare, è raro che l'ucronista lavori senza secondi fini. L'ucronia è una storia governata dal desiderio, il che significa che sa dove è diretta e che in realtà è mossa, più o meno consapevolmente, dagli auspici del suo autore, ovvero dalle conseguenze che quest'ultimo si augura di poter trarre. L'alterazione quindi non è né gratuita né innocente, è al servizio di un obiettivo, e la scelta della causa è solo l'effetto di un desiderio. [...] Giustificazioni a posteriori che avrebbero potuto essere addotte in maniera altrettanto convincente per dar conto di un diverso avvenimento. [...] Il motivo è semplice: in storia non esistono leggi che possano spiegare le rivoluzioni come si spiega l'ebollizione dell'acqua portata a una certa temperatura, e di conseguenza non esistono cause sufficienti, a meno che non si decida di dare a questo termine, come suggerisce Paul Veyne, il senso di antecedente, e di considerare l'atto III di una tragedia la causa dell'atto IV. Altra cosa: dal momento che la storia non ha, a differenza della tragedia, un inizio e una fine, una causa, qualunque senso si dia al termine, è sempre l'effetto di un'altra causa. Inserita in questa concatenazione verticale in virtù della quale ogni avvenimento deriva da un altro, all'infinito, lo è anche in una rete orizzontale in cui esercita la sua azione congiuntamente ad altre, sicché sull'avvenimento in gestazione pesa e influisce una massa compatta di antecedenti, il che rende piuttosto difficile isolare tra questi una causa determinante e in base a ciò prevedere quello che accadrà. _______________
Infatti, una volta eliminata dalla nostra concezione della storia, in nome di una sana razionalità nonché del piacere, la visione meccanicistica torna in auge in Ucronia. Ciò che risulterebbe troppo riduttivo come metodo di spiegazione storica può diventare uno degli elementi di un gioco letterario, e in questi testi, che in fondo altro non sono, il problema della causalità acquisisce un senso. A seconda dell'idea che ci si è fatti, della legge che si è stabilita, si adotterà una determinata scelta narrativa. [...] Personalmente non ne conosco, ma si potrebbero immaginare ucronie marxiste, piene di rapporti di produzione, di plusvalore e di ideologia, o ucronie della scuola delle Annales, in cui l'allontanamento dalla storia avverrebbe per una modifica catastale o per un cambiamento nella rotazione dei maggesi. Questo spostamento, questo ampliamento a conti fatti si limita a riflettere il moto generale della storia, che non rivela nessuna legge ma in compenso non smette di estendere il proprio campo d'azione. [...] Inoltre le ampie correnti sotterranee che si ritiene governino il corso della storia non escludono l'accidente decisivo, lo scoglio affiorante che è l'appiglio più comodo per l'ucronista. [...] La fortuna, la forza di volontà, l'ispirazione di un istante traducono o meno in atto l'avvenimento preparato dal concorso degli antecedenti. Per quanto riguarda la fortuna, parliamo della sua incarnazione più clamorosa, quel fenomeno mai del tutto spiegato che va sotto il nome di grand'uomo. [...] Avrete riconosciuto, dietro le parole di autori laici, la concezione di un teorico marxista come Plechanov (La funzione della personalità nella storia, 1898), secondo cui i grandi uomini sono solo uno strumento, al tempo stesso necessario e intercambiabile. Se Napoleone non avesse vestito i panni del dittatore militare che imponevano le logoranti guerre della Repubblica, lo avrebbe fatto qualcun altro. [...] Ma poi? L'ambizione del sostituto sarebbe stata la stessa, sufficiente perché, una volta assunto il ruolo dettato dalle circostanze, quel giovane potesse ampliarlo e rafforzarlo al punto da farsi incoronare di lì a poco imperatore dei francesi e tenere in sacco l'Europa intera? [...] Sembra quindi improprio, in storia come in Ucronia, ritenere che un'ineludibile polveriera di cause produrrà in ogni caso il suo effetto, anche nel caso in cui venisse a mancare il fattore scatenante. Eliminate Napoleone, forse avrete lo stesso il colpo di Stato del 18 brumaio, ma certamente non l'Impero. _______________
Ma c'è un elemento più interessante. Scegliere come snodo temporale la nascita di Cristo o la conversione di Costantino significherebbe farla troppo facile. Scegliere invece un avvenimento non solo poco noto, ma soprattutto secondario, significa comportarsi da storico lungimirante e prevenire alcune delle obiezioni che poco fa ho cercato di confutare: Renouvier fa appello a cause al tempo stesso più profonde (nel senso che nel libro i grandi uomini e i fatti clamorosi hanno meno spazio degli ampi mutamenti ai quali si interessano di preferenza gli storici moderni) e più numerose (il che in fondo è la stessa cosa, perché la sovrabbondanza è la sola profondità accessibile alla narrazione storica). Renouvier racconta una serie di avvenimenti, nessuno dei quali in realtà è determinante, ma il cui susseguirsi, combinarsi in modo accidentale, sommarsi a mutamenti più generali finisce per piegare il corso della storia. Il caso di Avidio Cassio non è davvero una causa, ma, proprio come in Geoffroy, solo il segnale della biforcazione, il momento contingente in cui Renouvier sceglie di allontanarsi dalla storia nota. E, se vogliamo comunque chiamarlo causa, allora è perfetto per illustrare l'idea diffusa, ma stranamente poco frequente in Ucronia, secondo cui una piccola causa può provocare grandi effetti. [...] Ma, anche ammettendo in astratto che l'alterazione di un singolo fatto alteri di riflesso la storia universale e che nessun Jeeves o Soames possa farci niente, è innegabile che gli ucronisti prediligano i nasi o le malattie dei grandi della terra e non gli importi più di tanto di quelli della plebe. Per loro, come per qualsiasi storico e per il senso comune, la battaglia combattuta da un grande condottiero conta più dell'acquisto di un vaso di gerani da parte di un contabile, che magari abbia, per giunta, dimenticato i guanti a casa dell'amante. È per scrupolo di realismo? Per scimmiottare la storia vera imponendosi gli stessi limiti? Una simile prudenza, tuttavia, va incontro alle stesse identiche critiche suscitate dallo schema radicale che ho appena abbozzato. E trovo strano che, in una materia che è innanzitutto, ed esclusivamente, un gioco mentale, nessuno abbia concepito il progetto di far funzionare in tutto e per tutto la causalità perfetta, che in fondo è la premessa dell'esperimento stesso. _______________
Procedendo in senso inverso, vediamo ora cosa succede quando, dopo aver scelto una causa determinante, l'ucronista ipotizza il risultato dell'alterazione che ha introdotto. A partire da quel momento si lascia forse andare liberamente, senza sapere dov'è diretto? No, visto che per l'appunto sa dov'è diretto: verso un presente che desidera o che teme, ma che in ogni caso immagina, dato che proprio nell'intento di dar corpo a questa immaginazione si è spremuto le meningi - o no - per individuarne la causa. [...] Perché la traiettoria dell'ucronista non può essere una linea che arriva quanto più rapidamente al traguardo. Si tratta in realtà di una successione di innumerevoli punti, a partire da ognuno dei quali si irradia liberamente una moltitudine di possibili. [...] «La presunta sostituzione con un fatto che sarebbe potuto accadere di uno possibile anch'esso ma che ha in più il privilegio unico di essere accaduto introduce subito la scabrosa questione di sapere se la direzione immaginaria è proprio quella che verosimilmente sarebbe scaturita come risultante comune del fatto modificato, dei fatti correlativi che di conseguenza sarebbero necessariamente cambiati e infine di quelli che sarebbero rimasti immutati in quanto circostanze e condizioni date». La contaminazione ucronica spaventa Renouvier più ancora dell'arbitrarietà delle sue scelte, perché costringe a mettere alla prova una sorta di teoria del domino applicata alla storia. Il rigore vieta di trarre da un cambiamento soltanto la serie isolata dei cambiamenti necessari per arrivare allo scopo che ci si propone. Bisogna immaginare l'infinità dei cambiamenti concomitanti che, a poco a poco, possono dar luogo a un universo radicalmente altro. La premessa logica «fermo restando tutto il resto» denuncia in Ucronia una cautela esecrabile, perché, via via che ci si inoltra in un'altra storia universale, il margine di ciò che «resta fermo», non contaminato, dei fatti che sono «rimasti immutati in quanto circostanze e condizioni date» è sempre più ridotto. _______________
Tutte le ucronie sono scritte al passato remoto o al presente storico, come qualsiasi narrazione storica o romanzesca. [...] E, per tornare all'aspetto grammaticale, si potrebbe ipotizzare di cambiare le cose un po' alla volta nel corso del romanzo. Di usare il passato all'inizio, per il tempo del tronco comune, poi, una volta che l'altra storia ha preso avvio, di alternare passato e condizionale, mentre l'ucronia contamina progressivamente il mondo, si irradia capillarmente lungo le catene di cause ed effetti che innervano il divenire, e gli elementi comuni si riducono sempre di più, finché anche le ultime tracce del vecchio ordine diventano desuete, o si trasformano - perfino i dati fisici, perché no? -, e che il libro si concluda quindi interamente al condizionale o che addirittura l'evoluzione si allontani così radicalmente dalla nostra da rendere le ultime pagine incomprensibili per noi, come se fossero scritte in una lingua e in un alfabeto stranieri. _______________
Parlando di procedimento, vorrei sottolineare anche la finezza che consiste nell'introdurre delle alterazioni non nel mondo ucronico - che esse fondano - ma nel quadro del mondo reale con il quale molti degli autori qui esaminati completano e approfondiscono la propria finzione. L'ucronista non resiste alla tentazione della mise en abîme. [...] Che la neghino o la deplorino, tutti con un qualche stratagemma raccontano la storia considerata vera... [...] Nel mondo della Svastica sul sole, in cui le potenze dell'Asse hanno vinto la guerra e in cui l'America vive sotto il protettorato nipponico, la gente si passa sottobanco un'opera di finzione intitolata La cavalletta non si alzerà [...] Questa Cavalletta, in ogni caso, è un'ucronia in cui ci aspettiamo di ritrovare la descrizione precisa del nostro mondo, un mondo che qualsiasi ucronia trasforma automaticamente in ucronia a sua volta. E invece no, non esattamente: la Germania e il Giappone hanno sì perso la guerra, ma questa si è conclusa nel 1947. Churchill, nel 1960, è ancora alla guida dell'Inghilterra, ecc. Si tratta quindi di un'ulteriore ucronia, uno dei possibili irrealizzati che brulicano attorno a quello che ha avuto la fortuna di attuarsi. Dick si spinge ancora oltre nelle ultime pagine del libro, quando l'eroina incontra finalmente l'ucronista, autore della Cavalletta. A quel punto tutto si ribalta, è come se il mondo del libro fosse quello vero, come se l'America giapponese fosse diventata a sua volta ucronica. Il libro degli oracoli conferma quello che è ben più di un ritorno alla realtà o di un escamotage finale: un'immersione senza ritorno nel caos dei possibili, in cui tutte le virtualità coesistono, si compenetrano, si sostengono o si smentiscono a vicenda. La realtà svanisce a vantaggio dell'illusione - onnipresente nell'opera successiva di Dick -, di una serie di simulacri contenuti l'uno dentro l'altro come matrioske, che aboliscono il mondo reale, o meglio sono il mondo reale, l'unico mondo reale. L'ucronia infatti è solo uno dei tanti possibili, una traiettoria singola, immaginata da un individuo a partire da scelte arbitrarie. E l'universo in cui viviamo non vale molto di più. Questa intuizione nasce dall'indifferenza. Scrivere un'ucronia di solito significa dal corpo alla storia che si desidera. [...] Quando invece, come i personaggi di Dick, come Dick stesso, non si ha un interesse ad agire né un rimpianto da scongiurare, perché si sa che tutto è vanità, che la storia può prendere qualsiasi piega senza che questo apporti il minimo cambiamento a un'unica cosa, del resto immutabile: che l'uomo soffre, ama invano e alla fine muore, ebbene, probabilmente in quel caso si è più sensibili alla pluralità dei possibili. Dal momento che si equivalgono tutti, esistono tutti. Questa sensazione può essere tragica, come in Dick, o esaltante: liberati dal desiderio, si svolazza da un ramo all'altro dell'albero dei possibili, senza posarsi su nessuno. Può nascere da un'amarezza universale o da un'ironia divertita.
Proprio in quest'ultimo registro si è distinto André Maurois [...] il suo Se Luigi XVI... è un'ucronia. [...] ...questo racconto narra dell'ascesa in Paradiso di un vecchio storico appena morto. Visto che «il paradiso degli eruditi … è la possibilità di portare avanti le loro ricerche per l'eternità, in un mondo dove tutti i documenti sono autentici, tutte le fonti affidabili, tutte le testimonianze accessibili», il protagonista visita, guidato da un arcangelo, gli «Archivi delle possibilità non realizzate», immensa biblioteca in cui tutti i titoli cominciano con la parola «se». [...] In realtà questi inesauribili archivi hanno un nome fuorviante. Infatti quelle che contengono sono possibilità non realizzate - tranne una - solo per i defunti ammessi alla visita, dal momento che ognuno di loro viene da un universo specifico. Sono però tutte realizzate agli occhi del bibliotecario celeste, che non fa tra loro alcuna differenza. Secondo questa felice teoria l'ucronia, lungi dall'essere un inganno, offre un modesto scorcio su una realtà infinita, un'occhiata furtiva e anticipatoria agli scaffali di questa biblioteca, a cui gli uomini, chiusi nel proprio universo, hanno accesso solo dopo essersi spogliati della loro misera esistenza storica. Perdere una battaglia significa vincerla in un altro libro. Lo storico, meravigliato, vorrebbe conoscere il futuro. «Ah,» gli risponde l'arcangelo «tutti i nostri libri si interrompono al momento presente. A ogni essere vivente Dio lascia il potere, e la responsabilità, di dare forma ai momenti successivi». È una soluzione elegante al problema del libero arbitrio. Se tutto può succedere, allora tutto succede. L'uomo sceglie tutte le opzioni, non c'è da un lato la storia (vera) e dall'altro l'ucronia (falsa), ma un'infinità di universi paralleli creati dall'esercizio selvaggio del libero arbitrio e retti ognuno dal determinismo. Naturalmente gli uomini percepiscono il determinismo e lo sentono come una costrizione, ma per l'archivista il loro libero arbitrio e le innumerevoli ramificazioni che ne conseguono sono l'unica realtà. Nel tunnel delle nostre vite in ogni momento appaiono degli svincoli, che conducono ad altri tunnel, e noi li imbocchiamo tutti, senza eccezione. Farcene vedere qualcuno, quando sono ormai superati, e assicurarci che abbiamo preso anche quelli, è ciò che permette il passaggio dall'ucronia al concetto di universi paralleli. L'una è puro rimpianto, l'altro una magra consolazione. Sì, perché, anche se figuriamo in un'infinità di libri, ne leggiamo uno solo e, dal nostro punto di vista - del punto di vista celeste ci importa poco -, è sempre la storia ad averla vinta. _______________
...il prefisso privativo è l'unico tratto che accomuna l'ucronia e l'utopia. E quest'ultima è molto meno povera di sostanza; da sempre si è fatta carico dei sogni che animano allo stesso modo le varie civiltà. Le città, le istituzioni, gli uomini che immagina fanno luce sulle città, sulle istituzioni, sugli uomini che la immaginano. Inoltre, lungi dal limitarsi a fornire una testimonianza, l'utopia esercita un'influenza, prende corpo a sua volta nella storia da cui trae origine. [...] La storia, insomma, riversa i suoi sogni nell'utopia, la quale a sua volta si riversa nella storia. Che l'ucronia - eccezion fatta per le falsificazioni imposte retrospettivamente da un regime tirannico - non possa influenzare la storia è fin troppo evidente, e anzi questa impotenza è proprio ciò che la definisce. Ma nemmeno si può dire che l'ucronia rispecchi la storia. [...] Allo stesso modo si potrebbe supporre che l'ucronia sia per gli storici, se non un oggetto di studio - è un oggetto troppo singolare per essere preso in considerazione -, almeno uno strumento, un metodo di analisi, una sorta di grimaldello epistemologico. Mostrando perché le cose avrebbero potuto andare diversamente, si può sperare di mostrare perché non è successo, perché la storia si è svolta così come la conosciamo. [...] Ma, mettendosi su questa strada, alla fine si rischia di apparire più deterministi dei più deterministi tra gli storici, perché dall'intuizione che le cose avrebbero potuto andare diversamente si ricaverebbe la prova trionfale che di fatto non sarebbe potuto accadere, causa vinta in partenza e che non ha bisogno di avvocati. Causa sbagliata, per di più. «La storia come giustificazione di ciò che è stato: ecco il maggior pericolo che minaccia lo storico» scrive Theodor Schieder; e Paul Veyne, che lo cita: «Non si è storici se non si avverte, attorno alla storia che si è realmente verificata, una moltitudine indefinita di storie compossibili, di cose che avrebbero potuto andare altrimenti». _______________
Il vero romanzo, a ben guardare, si legge tra le righe dell'ucronia. Che significa vivere come se? In un passato apocrifo, ma soprattutto in un presente che quel passato inficia? Alla fin fine poco ci importa dell'esito di una certa battaglia: l'immaginazione dell'ucronista non ha niente di meglio da offrirci della storia reale. Ci affascinano di più il romanzo della sua mente, i suoi inciampi lungo il percorso, i suoi dubbi o la sua determinazione. Lui del resto lo sa benissimo, e il suo ricorso costante alla mise en abîme equivale a piazzarsi davanti a uno specchio, a perdersi nella contemplazione del proprio delirio, a sottoporlo alla nostra ammirazione perplessa. L'ucronista all'opera non può che sprofondare in questo abisso, mentre si guarda agire, in preda a una vertigine che Geoffroy, nella sua Presunta storia, ha saputo rendere così bene. [...] Se l'ucronia propriamente detta fornisce solo la materia di qualche paragrafo arguto, è superfluo, credo, sottolineare in che modo una finzione così raffinata ravvivi una materia seriosa come la nostra. La tentazione ucronica non è appannaggio esclusivo di chi è stato fregato dalla storia o di chi vuole coscienziosamente studiarne le molle. Risale alla noia provata sui banchi di scuola, alle prime delusioni della vita, alle nostalgie personali. [...] Forse è anche per questo che l'ucronia, nell'accezione ristretta che le davo un centinaio di pagine fa, non ha mai veramente attirato né appassionato la gente. Perché intesse ininterrottamente la trama dei nostri sogni, perché nell'affrontare la storia può solo perdere il suo incanto privato, inutile e insostituibile, senza ricevere niente in cambio. Perché la storia in realtà non ha la minima importanza. ______________ Che bisognerebbe allontanarsi dall'ucronia, dagli universi paralleli, dal rimpianto di cui sono pervasi, e avventurarsi nel territorio della realtà.
[Emmanuel Carrère, Utopia]
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Join the Matta Spring 2025 Italian Book Club Join a Private One-on-One Book Club to Read This Book ANY TIME! The selection for the Matta Spring 2025 Book Club “Il treno dei Bambini” by Viola Ardone Sali a bordo di Il Treno dei Bambini e viaggia nell’Italia del dopoguerra con il giovane Amerigo—una storia indimenticabile che conquisterà il tuo cuore e affinerà le tue abilità in italiano. Unisciti al Matta Book Club questa primavera per discussioni coinvolgenti e un'immersione più profonda nella lingua e nella cultura!Step aboard Il Treno dei Bambini and journey through post-war Italy with young Amerigo—an unforgettable story that will captivate your heart and sharpen your Italian skills. Join the Matta Book Club this spring for engaging discussions and a deeper dive into language and culture! Lettura perfetta per il nostro gruppoThe Perfect Read for our group Il Treno dei Bambini di Viola Ardone è un avvincente romanzo storico ispirato a fatti reali nell'Italia del dopoguerra. Seguendo il viaggio del giovane Amerigo, non solo sarai rapito dalla sua storia, ma migliorerai anche le tue abilità di lettura e conversazione in italiano. Che tu sia un principiante avanzato o a livello intermedio, questo libro offre il perfetto equilibrio tra narrazione coinvolgente e crescita linguistica. Unisciti al Matta Book Club per discussioni animate e un'immersione più profonda nella cultura e nella storia italiana!Il Treno dei Bambini by Viola Ardone is a gripping historical novel based on true events in post-war Italy. As you follow young Amerigo’s journey, you'll not only be captivated by his story but also enhance your Italian reading and conversation skills. Whether you're an advanced beginner or an intermediate learner, this book strikes the perfect balance between compelling storytelling and language growth. Join the Matta Book Club for lively discussions and a deeper dive into Italian culture and history! “A Sneak Peek into the Plot of “Il treno dei bambini” In Il Treno dei Bambini, Viola Ardone ci trasporta nell’Italia del dopoguerra attraverso gli occhi di Amerigo Speranza, un bambino di sette anni vivace e curioso, nato e cresciuto tra le difficoltà delle strade di Napoli. Tra fame e privazioni, Amerigo è uno dei tanti bambini del sud inviati al nord su un treno, nell’ambito di un’iniziativa reale volta a offrire loro una vita migliore presso famiglie più benestanti. Lasciando alle spalle sua madre e tutto ciò che gli è familiare, si ritrova in un mondo nuovo, fatto di calore, istruzione e inaspettata gentilezza.In Il Treno dei Bambini, Viola Ardone transports us to post-war Italy through the eyes of Amerigo Speranza, a sharp and inquisitive seven-year-old boy from Naples. Struggling with hunger and hardship in the impoverished streets of his hometown, Amerigo is one of thousands of children sent north on a train as part of a real-life initiative to give them a chance at a better life with wealthier families. Leaving behind his mother and everything familiar, he finds himself in a world of warmth, learning, and unexpected kindness.Eppure, mentre Amerigo si adatta alla sua nuova realtà, il divario tra il passato e il presente si fa sempre più evidente. Il nord gli offre stabilità, cultura e nuove opportunità, ma lo costringe anche a interrogarsi sulla propria identità, sul senso di appartenenza e sulla lealtà verso le sue origini. Crescendo, Amerigo dovrà fare i conti con il bambino che è stato e l’uomo che sta diventando, affrontando un commovente percorso di crescita in cui amore, famiglia e scelte determinanti si intrecciano. Attraverso la sua voce innocente ma penetrante, Il Treno dei Bambini racconta il dolceamaro viaggio verso l’età adulta e ci mostra come anche le decisioni più piccole possano lasciare un segno indelebile nel nostro cuore.Yet, as Amerigo adapts to his new reality, the contrast between his past and present grows sharper. While the north offers him education, stability, and opportunity, it also forces him to grapple with questions of identity, loyalty, and belonging. As he matures, Amerigo must reconcile the boy he once was with the man he is becoming, leading to a poignant and deeply personal reckoning with love, family, and the choices that shape us. Through his innocent yet perceptive voice, Il Treno dei Bambini captures the bittersweet journey of growing up, showing how even the smallest decisions can leave lasting echoes in our hearts. Unisciti a noi! Join the Matta Italian Book Club! Join the group book club for five weeks of lively discussions, where you can connect with fellow Italian language lovers from around the world. Our Zoom meetings, held in small groups of 2-3 readers, provide an intimate setting for personalized learning, ensuring that everyone gets a chance to participate and improve their language abilities.If you have a group of friends or study buddies ready to dive into this literary adventure, I’m delighted to organize a private book club just for you. You can choose this season’s selection or any of our previous reads, with me guiding your journey through exclusive summaries, discussion topics, and insights to boost your Italian skills.For an even more personalized experience, you can opt for a one-on-one book club with me. In this tailored format, you’ll take center stage in focused discussions, diving deeper into the book while honing your Italian language skills. If you want an experience that’s all about your progress, this is the perfect choice! Join me, Amerigo and mamma Antonietta this spring 2025 for the next Matta Book Italian Group Club! Join me anytime to read “Il treno dei Bambini" for a one-on-one private bookclub experience! Matta Club di libri italiani Matta Italian Language Book Club Level up Your Italian: Read, Chat, Learn! Read the full article
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[Patri nun ti scantare][Vincenzo Chielli]
In un'epoca di silenzi, un giovane scopre la sua vera identità e sfida le convenzioni. Un romanzo commovente sulla forza dell'amore e il coraggio di essere se stessi.
Amore, identità e libertà: la storia di Rosario che sfida le convenzioni Titolo: Patri nun ti scantareScritto da: Vincenzo ChielliEdito da: Kubera EdizioniAnno: 2024Pagine: 112ISBN: 9791280865915 La trama di Patri nun ti scantare di Vincenzo Chielli In questo secondo romanzo Vincenzo Chielli narra di un caso di coming out primordiale ed antesignano, in una realtà storica…
#2024#Coming out#fiction#gay#Italia#Kubera Edizioni#LGBT#LGBTQ#LGBTQIA+#libri gay#Messina#Narrativa#narrativa italiana#Patri nun ti scantare#Sicilia#Vincenzo Chielli
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Torna a casa, Lassie!, diretto da Fred McLeod Wilcox, 1943
Torna a casa, Lassie! è un film del 1943 diretto da Fred McLeod Wilcox e prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer. Basato sul romanzo di Eric Knight, il film racconta la storia commovente di un ragazzo inglese, Joe, e del suo fedele cane, Lassie, una femmina di pastore scozzese. Trama Ambientato nello Yorkshire durante la Grande Depressione, il film narra le difficoltà della famiglia Carraclough,…
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Anna Vassallo presenta "Amare tra le onde": un racconto di rinascita e speranza
Il debutto letterario di Anna Vassallo offre una profonda esplorazione delle emozioni umane e delle seconde possibilità celebrando la capacità di rinascere attraverso una narrazione avvincente e intensa

Anna Vassallo, scrittrice emergente e appassionata di storie a lieto fine, esordisce con "Amare tra le onde", un romanzo che promette di toccare le corde più intime dei lettori. Il libro racconta la storia di Lisa, una donna che, ancora affranta dalla perdita del marito, viene trascinata dalla sorella Sofia in una crociera. Inizialmente reticente e sopraffatta dal dolore, Lisa si trova immersa in un ambiente nuovo che sfida la sua percezione della felicità e della speranza.
In questo viaggio sul mare, Lisa incontra Spencer, un attore affascinante ma enigmatico, che porta con sé il peso di un passato non risolto. La loro interazione, fatta di scontri e momenti di tenerezza, diventa il catalizzatore per un processo di guarigione e crescita personale. La crociera, da semplice sfondo, si trasforma in un simbolo di viaggio interiore, dove l'acqua che li circonda rappresenta la fluidità delle emozioni e la possibilità di ricominciare.
"Amare tra le onde" è più di una semplice storia d'amore; è un inno alla resilienza umana e alla capacità di trovare luce dopo l'oscurità. Attraverso una prosa evocativa e personaggi ben delineati, Anna Vassallo esplora temi universali come il dolore, la speranza e la forza necessaria per aprirsi a nuove possibilità. Il romanzo invita i lettori a riflettere sul significato della felicità e sul coraggio di lasciare andare il passato per abbracciare un futuro incerto ma promettente.
Nonostante sia alla sua prima pubblicazione, la scrittrice dimostra una notevole abilità narrativa, costruendo un intreccio ricco di emozioni e profondità. La sua capacità di intrecciare storie personali con temi universali rende "Amare tra le onde" un'opera che risuona profondamente con chiunque abbia affrontato la perdita e la ricerca di una nuova direzione.
Acquista il libro
Anna Vassallo, 45 anni, divide la sua vita tra la famiglia, la lettura e varie espressioni artistiche. La scrittura è stata per lei un rifugio fin dalla giovane età, e la pubblicazione di questo libro segna l'inizio di un nuovo capitolo nel suo percorso creativo. La storia dietro la realizzazione di "Amare tra le onde" è essa stessa commovente: un gesto d'amore da parte dei suoi figli, che hanno deciso di pubblicare uno dei suoi racconti giovanili, ha riacceso in Anna la passione per la scrittura, spingendola a condividere il suo talento con il mondo.
Con "Amare tra le onde", Anna Vassallo invita i lettori a credere nel potere trasformativo delle seconde possibilità e nella bellezza che si cela dietro ogni rinascita, proprio come le onde del mare che, incessanti, continuano a infrangersi sulla riva, portando con sé nuove storie e speranze.
Instagram: https://www.instagram.com/anna_vassallo_writer/
Facebook: https://www.facebook.com/anna.vassallo.92
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Le novità di fine settembre del Gruppo Editoriale Fanucci
Romance, Thriller, Mistery, Fantasy, Space Opera e Romanzo storico dal 27 settembre 2024 in libreria Jill Mansell, MAYBE THIS TIME – FORSE QUESTA VOLTAGenere: RomanceTraduzione dall’inglese di Francesca ClementeLeggereditore Gruppo editoriale Fanucci Il nuovo romanzo di Jill Mansell, commovente, romantico e divertente, farà la gioia dei suoi fan: nel verde cuore delle Cotswolds Mimi scopre che…
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Un viaggio attraverso la guerra, il dolore e la ricerca della verità. "Il cacciatore di aquiloni" è un romanzo potente e commovente che ti lascerà un segno indelebile.
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SEGNALAZIONI LIBRARIE INTERESSANTI PER QUESTA ESTATE 2024
Oggi un breve post ricco di piccole curiosità e suggerimenti per le vostre lettture estive.
Partiamo da ciò che per me è un classico di ogni estate: i gialli inglesi, possibilmente cozy. Cioè ambientati in piccoli paesini dove una signora normale si ritrova a dover risolvere dei misteriosi delitti in una comunità all'apparenza carina e socevole, stile Jessica Fltcher e Signora in giallo per intenderci.
Quest'anno all'interno di questo genere vi suggerisco di acquistare, se ne avete occasione, perchè li ho visti in offerta in diverse librerie i primi due libri della serie Martha Miller di Catherine Coles:
Un misterioso omicidio e molti segreti di Catherine
Link: https://amzn.to/4foctIG
Trama: 1947. Westleham, cittadina tranquilla poco distante da Londra, è in fermento: la guerra è finita e tutti si stanno dando da fare per organizzare una fiera indimenticabile. L’unica a non mostrarsi troppo entusiasta durante i preparativi è Martha Miller. Da quando suo marito Stan è scomparso senza lasciare traccia, ha dovuto fare i conti con i pettegolezzi dei vicini, che hanno cominciato a trattarla con freddezza e sospetto. Questa potrebbe essere l’occasione che Martha aspetta da tempo per conquistare l’amicizia della gente del posto, grazie al delizioso gin alle prugne che ha preparato con le sue mani. Ma qualcosa di tragico sta per accadere. Alice Warren, in qualità di presidente del comitato di Westleham, inaugura la fiera con un brindisi al gin e… si accascia a terra, morta. Tutto lascia supporre che sia stata avvelenata. Prima che Martha possa rendersene conto, viene trascinata di nuovo al centro dei sospetti. Questa volta, però, è determinata a dimostrare la sua innocenza. Con l’aiuto del nuovo pastore, l’affascinante Luke Walker, troverà il vero colpevole. E, soprattutto, difenderà l’onore del suo squisito gin fatto in casa.
Delitto all'ora del tè di Catherine Coles
Link: https://amzn.to/46wBm0W
Trama: 1947. Come ringraziamento per la brillante risoluzione del caso precedente, Martha Miller è l’ospite d’onore alla fiera di Winteringham. Stavolta, i suoi unici compiti saranno giudicare i cani più belli in gara al concorso e godersi un buon tè in compagnia dell’affascinante pastore della chiesa locale Luke Walker, lontano dai pettegolezzi e da sguardi indiscreti. O almeno, questo è ciò che credeva... Nel bel mezzo della fiera, infatti, la setterina irlandese di Martha, Lizzie, scopre proprio dietro il tendone allestito per il tè il corpo senza vita di una giovane donna. Ma chi può aver ucciso una ragazza così giovane, e perché? A quanto pare, qualcuno nel villaggio ha dei segreti da nascondere... e sembra che Martha e Luke abbiano un altro caso da risolvere. Che le indagini abbiano inizio!
Un libri che invece vi suggerisco di comprare o almeno di cercare e vedere se vi può interessare è un romanzo che purtroppo non sta avendo il successo e la fama che mreita qui in Italia probabilmente perchè uscito nelmomento sbagliato e si tratta di:
Margo ha problemi di soldi, di Rufi Thorpe
Link: https://amzn.to/46A0WlE
Trama: Una ventenne studentessa californiana, scopre di aspettare un bambino da Mark, suo professore all’università, sposato e con due figli. Margo decide di tenere il bimbo, nonostante tutti le ricordino che l’aspetta una vita difficile, soprattutto perché non ha un soldo. E infatti, com’è prevedibile, quando Bodhi nasce la situazione si le coinquiline con cui divide l’appartamento si lamentano per le urla del piccolo, Margo non riesce a trovargli un posto all’asilo nido e il ristorante in cui lavora la licenzia. Del tutto al verde, Margo decide di sbarcare su OnlyFans ma la situazione finisce solo per intricarsi ulteriormente…
La sinossi sopra non gli da giustizia, a me ricorda molto il film ed il libro Qui dove batte il cuore. E' veramente un bel libro scritto bene, divertente ma anche commovente, sembra di leggere una sitcom americana ma di quelle scritte bene. Non lasciatevi ingannare dall'argomento scabroso di Only fans, qui al centro c'è la famiglia, ok un po' sui generis, ma la famiglia. Non c'è nulla di scabroso.
Un libro che invece sta ricevendo molto attenzione online è un fantasy YA:
Where the dark stand still. La foresta dell'amore eterno, di A. B. Poranek
Link: https://amzn.to/3Wyly9e
Trama: Liska sa che la magia è mostruosa e che chi la pratica è malvagio. Ha fatto di tutto per sopprimere il potere che le sboccia nel petto, con conseguenze disastrose. Così, per liberarsene, fugge dal suo villaggio e si inoltra nella Driada, il pericoloso bosco-vivo, per rubare il mitico fiore di felce, che le permetterà di esprimere il desiderio di una vita senza magia. Oltre al fiore, però, nella foresta Liska trova il Leszy, il demone guardiano del bosco, che invece di ucciderla le offre un patto: un anno di servitù in cambio del desiderio del fiore di felce. Costretta ad accettare per non morire, la ragazza viene portata dal mostro nel suo fatiscente maniero divorato dal bosco, e qui comincia a intravedere il groviglio di segreti e fantasmi che avviluppano il suo ospite. Eppure, intrecciati al dubbio, iniziano a germogliare in lei sentimenti nuovi. Ma qualcosa si sta svegliando nella Driada, qualcosa di letale e senza pietà. Qualcosa che spaventa persino il Leszy. Qualcosa che non può essere sconfitto, se Liska non abbraccia il mostro che ha sempre temuto di diventare…
Personalmente questo romanzo non mi attira molto, peimo, perchè è uno YA, e secondo, perchè la trama sa di già visto e già sentito, e mi ricorda davvero tanto quella del libro Uprooted di Naomi Novak, che qui da noi in Italia fu pubblicato con il titolo Cuore Oscuro. Però una mia amica mi ha detto che è molto bello ed ero prevenuta anche contro il libro della Novak che poi invece apprezzai molto durante la lettura. Quindi non so... se lo leggerò o meno...dipenderà dal mio mood e dal mio tempo immagino.
Per concludere qualche succosa curiosità libraria di cui forse non eravate a conoscenza. Sappiamo tutti che molti persoanggi famosi hanno scritto dei libri e persino dei romanzi. Diversi attori di hollywood sono anche autori di biografie, guide di vita, o libri per bambini. Vi ho già raccontato anni fa qui sul blog che ad esempio Hilary Duff ha scritto una trilogia paranormal romance il cui primo libro è stato pubblicato pure da noi in Italia, ma non i seguiti.
Ma forse non sapete che anche Keanu Reeves ha scritto un romanzo, e insieme al famosissimo scrittore China Mieville di cui è fan di lunga data.
The Book of Elsewhere, di Keanu Reeves e China Mieville
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Trama: Ci sono sempre stati dei sussurri. Leggende. Racconti di un guerriero che non può essere ucciso. Che ha visto mille civiltà sorgere e cadere, e che ha avuto molti nomi: Unuto, Figlio del Fulmine, Morte stessa. In questi giorni, è conosciuto semplicemente come "B." E vuole poter finalmente morire. Una divisione militare segreta dell'esercito degli Stati Uniti gli ha promesso che possono realizzare questo suo desiderio, ma in cambio lui deve combattere le loro le battaglie più impossibili. Come quella che riguarda un soldato fin troppo mortale tornato in vita, un evento impossibile che cela dietro di sè una forza ancora più misteriosa dello stesso B. Un nemico almeno altrettanto forte. E uno con un piano tutto suo.
questo romanzo si inserisce nella serie a fumetti di cui è sempre autore Keanu Reeves e che si intitola BRZRKR, da berseker, cioè dal guerriero protagonista.
E anche i vip nostrani italiani non si sono lesinati nel cercare di diventare anche scrittori. A partire da Clio Make up:
Sei bella come sei, di Clio Zammatteo
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Trama: Quando Clio atterra a New York ha in tasca tanti sogni e già dal primo giorno si accorge che la vita in America è un'avventura imprevedibile! Si trova catapultata in un nuovo mondo, ricco di piccole e grandi sfide: Giorgia, l'amica con cui ha sempre condiviso ogni cosa, è come sparita nel nulla con un ragazzo appena conosciuto, quando compare il nuovo vicino di casa, che tra uno scherzo e qualche risata riesce a colorare anche i momenti più bui. Clio, infatti, è cotta dell'inarrivabile di turno: ha occhi solo per Lui, che invece non la degna nemmeno di uno sguardo. E, come se non bastasse, c'è da conquistare quel posto da make-up artist alla New York Fashion Week! La Grande Mela si rivela soprattutto il luogo delle opportunità e degli imprevisti: la città perfetta per sentirsi liberi, per imparare a essere se stessi e seguire la propria passione. A migliaia di chilometri da casa - dove �� rimasta l'amatissima nonna, sempre pronta a darle un consiglio e un incoraggiamento via Skype - Clio inizierà a riconoscere cosa (e soprattutto chi) vuole al suo fianco per il futuro, riuscirà a fare pace con il passato e a innamorarsi delle parti di sé di cui finora ha sempre avuto paura. E se incontrare un ragazzo che ti ripeta "sei bella come sei" non è semplice, è ancora più difficile arrivare a crederci davvero. Perché i sogni si inseguono, ma per raggiungerli non bisogna arrendersi mai!
Fino a Luca Argentero:
Disdici tutti i miei impegni, di Luca Argentero
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Trama: La vita scintillante di Fabio Resti, imprenditore romano che traffica con successo nel business degli eventi aziendali, piomba nell'ombra più anonima quando riceve un'inattesa telefonata da parte della Guardia di Finanza: l'ufficiale Belfiore deve consegnargli una urgente comunicazione giudiziaria che lo riguarda. Causa il possibile inquinamento delle prove, Fabio è costretto a disdire tutti gli impegni e a iniziare l'estate agli arresti domiciliari, a casa dei suoi genitori, in via di Val Tellina, invece che a Formentera o in Salento. È un colpo durissimo, ma anche l'inizio di una piccola, personale rivoluzione. L'osservazione dell'amorevole ménage degli arzilli genitori, l'ambiguo fascino di una ragazza che abita nell'appartamento di fronte, il diradarsi dei rapporti con colleghi e amici trasformeranno la cameretta di Fabio da luogo di detenzione a trampolino verso un futuro diverso dal suo recente passato.
E la cantante Levante:
E questo cuore non mente, di Levante
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Trama: Anita: una donna come tante che somiglia solo a se stessa. Nel lavoro ha successo, è una giornalista affermata, ma in amore colleziona disastri. L'ultimo in ordine di tempo si chiama Marco, "nessun segno particolare, non un tatuaggio, non un piercing alle orecchie, al naso, niente. La faccia di uno che non attira l'attenzione. Piaceva a tutti, non se lo ricordava nessuno". Lei però se lo ricorda bene. Ricorda quando lui l'ha fatta ridere per la prima volta, sotto un cielo blu di Prussia, con un gin tonic in mano e la testa leggera leggera. Ricorda le caffettiere che preparava solo per lei, per non farle mancare la colazione. Ma ricorda anche i silenzi terribili, carichi di risentimento, con cui la chiudeva fuori dal suo mondo senza darle spiegazioni. Perché ogni storia d'amore è così: per comprenderla tutta, bisogna cominciare dalla fine. E adesso che anche con Marco è finita, dopo tante tempeste e uomini sbagliati, Anita desidera soltanto salvarsi il cuore, metterlo al sicuro. Per curare l'anima dalle ferite del passato e abbracciare, finalmente, la scatola nera delle sue emozioni.
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Gli anni novanta: un decennio di esplorazione letteraria in Italia
Gli anni Novanta rappresentano soprattutto un decennio di grande fermento nella letteratura italiana. In questo periodo, emersero nuove voci e si consolidarono quelle già affermate, dando vita a un panorama letterario ricco e variegato. I romanzi di questo periodo riflettono i profondi cambiamenti sociali, politici e culturali che l'Italia stava vivendo, offrendo al lettore uno spaccato autentico della società italiana di quel tempo. Anni novanta: i grandi romanzi italiani "Sostiene Pereira" (1994) di Antonio Tabucchi: Un thriller storico ambientato nel Portogallo fascista di Salazar. Pereira, un mite archivista, si ritrova invischiato in un intrigo politico che lo porterà a confrontarsi con la brutalità del regime e con la propria coscienza. "Oceano mare" (1993) di Alessandro Baricco: Un romanzo breve che narra la storia di un violinista e del suo violino Stradivari. Attraverso una scrittura evocativa e poetica, Baricco esplora il rapporto tra l'uomo e l'arte, la bellezza e la morte. "Io non ho paura" (1999) di Niccolò Ammaniti: Un romanzo di formazione che narra la storia di due amici dodicenni alle prese con un mistero inquietante. Ammaniti, con il suo stile narrativo coinvolgente e ricco di suspense, dipinge un ritratto vivido e commovente dell'infanzia. "Tutti giù per terra" (1990) di Giuseppe Culicchia: Un romanzo generazionale che racconta le vicende di un gruppo di giovani precari nella Roma degli anni Ottanta. Culicchia, con ironia e disillusione, descrive la disoccupazione, la mancanza di prospettive e il malessere di una generazione. I grandi classici della letteratura italiane "recente" Oltre a questi titoli, gli anni Novanta hanno visto la pubblicazione di numerosi altri romanzi di grande valore, tra cui "Il male oscuro" di Giuseppe Bufalino, "Le parole di Giovanni" di Andrea De Carlo e "Un amore" di Margherite Duras. La letteratura italiana degli anni Novanta si caratterizza soprattutto per la sua ricchezza di temi, stili e voci. Gli scrittori di questo periodo hanno saputo raccontare le trasformazioni della società italiana con sguardo acuto e sensibile, offrendo al lettore opere che continuano ad appassionare e commuovere a distanza di anni. Gli anni Novanta rappresentano anche un decennio di grande importanza per la letteratura italiana. In questo periodo, sono nati romanzi che hanno segnato la storia letteraria del nostro Paese e che continuano ad essere letti e apprezzati da lettori di tutto il mondo. Foto di Tom da Pixabay Read the full article
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Commedia di un’esistenza – Recensione del libro di Selvaggia Yuligot, di Alessandria today
“Commedia di un’esistenza” di Selvaggia Yuligot è un romanzo di grande impatto emotivo, che scava nei meandri dell’animo umano attraverso la storia di Gianna, una donna intrappolata in una vita che non ha scelto. Il suo percorso è segnato da un matrimonio imposto, la perdita della sua vera passione e una maternità che le viene negata. Ogni capitolo rappresenta un tassello di questa prigionia…
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"La danza dei lebbrosi" di Leonard Cohen, un lavoro commovente e profondamente umano
“La danza dei lebbrosi” di Leonard Cohen, un lavoro commovente e profondamente umano Giuseppe Iannozzi “La danza dei lebbrosi” di Leonard Cohen è un lavoro a dir poco straordinario. Leonard Cohen scrisse il romanzo che era poco più che un ragazzo. Aveva già pubblicato poesie, ottenendo il plauso da alcuni importanti critici, ma “La danza dei lebbrosi” non fu accettato dagli editori di allora, e…

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#a cura di Alexandra Pleshoyano#Bompiani#Giuseppe Iannozzi#La danza dei lebbrosi#Leonard Cohen#traduzione di Marco Rossar
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L'adolescente (bozza)

L’adolescente È il penultimo romanzo di Dostoevskij prima de I fratelli Karamazov. Dopo poco scrive La mite ma è un racconto.
Spunti
Il suicidio è stato un tema che ossessionava D. In ognuno dei romanzi maggiori di D. c’è un suicidio. C’è il tema politico nell’Adolescente e nei Demoni, c’è il tema filosofico con Ippolit ne L’idiota, c’è il suicidio per disperazione sia ne L’adolescente che nei Demoni. C’è anche il suicidio di Svidrigajlov in Delitto e castigo. Trovo sempre affascinante come D. tratti questo tema così triggerante.
L’adolescente e la giovinezza. Il protagonista è trattato da adolescente dagli altri; è ingenuo, istintivo, cambia idea e pensieri spesso, spesso dice la cosa sbagliata al momento sbagliato, non sapendo quando tenere la bocca chiusa. E’ una rappresentazione precisa e non macchiettistica di un certo tipo di giovani che, per forza di cose, hanno passioni e istinti più acerbi degli adulti e dei vecchi. Questo è reso molto bene dalle azioni e dalle decisioni di Arkadij.
Prime 100 pagine faticose, poi si delinea il carattere del protagonista e si dispiegano i personaggi di contorno. Proprio come per I demoni, l’inizio è difficile. Se ne I demoni l’inizio era difficile perché la storia non partiva (i protagonisti non erano i veri protagonisti del romanzo), ne L’adolescente la storia non parte nonostante i protagonisti siano chiari fin dal principio, semplicemente è una lunga e lenta digressione. Di per sé è anche interessante, però si percepisce che il romanzo non è partito e questo alla lunga stanca.
Traduzione antiquata. “Lagrime” e altre parole o frasi che fanno trasparire un linguaggio non più in uso. Questa traduzione ha reso il romanzo un po’ polveroso e lento. La differenza con la nuova traduzione dell’Idiota è enorme.
Continui riferimenti al disastro che succederà, al comportamento ingenuo del personaggio (tipo “se avessi saputo allora”). Tutto il romanzo è cosparso continuamente di riferimenti al dramma devastante che chiuderà il romanzo. Se all’inizio era anche divertente provare a carpire indizi ed elementi, alla 200esima volta che si fa riferimento a un disastro futuro senza che esserci ancora arrivati, inizia un po’ a stancare.
C’è il gioco; il personaggio gioca d’azzardo. La piaga devastante della dipendenza da gioco d’azzardo che ha colpito D. e che viene raccontata magistralmente ne Il giocatore, torna quasi 10 anni dopo anche qui. E anche ne L’adolescente ci sono descrizioni semplicemente perfette di come (non) funziona la mente umana alle prese con una dipendenza. L’introspezione e soprattutto la sincerità di D. in questo tipo di lavoro è commovente.
Per la prima volta ho fatto fatica a stare dietro ai personaggi: è effettivamente un po’ confuso. Per tutte le 550 pagine ho fatto fatica a capire i personaggi. Non mi era mai successo in modo così debilitante. A un certo punto mi sono arreso e sono stato dietro solo a quelli che mi ricordavo senza provare a risalire alle parentele e al passato. La scrittura è pulita e divertente con momenti di pura follia Dostoevskiana. Non è un romanzo che consiglierei a chi vuole conoscere D. perché è abbastanza complicato.
Fantastico. Ho notato per la prima volta in modo netto l’assurdità di alcune situazioni rappresentate da D., proprio come dice Bachtin nel suo saggio. Mi riferisco soprattutto a coincidenze ridicole (incontri casuali che cascano a fagiolo, ad esempio) e a giornate lunghissime e dense di avvenimenti. Questo tratto un po’ poco realistico c’è sempre stato nei romanzi di D., ma per la prima volta l’ho notato e me lo sono goduto. E’ proprio il D. che piace a me.
Finale deludente per la scelta di D. di chiudere con le parole di un altro.
C’è il tema del doppio (da Il sosia e Delitto e castigo), Versilov è doppio. Come ne Il sosia, ne I demoni e in Delitto e castigo (dove Raskolnikov vuol dire proprio diviso) c’è il tema del doppio, cioè una personalità che si divide controvoglia tra due tendenze e istinti. Versilov è buono, caritatevole e amoroso e allo stesso tempo folle, violento e cattivo. Credo sia uno dei modi che ha D. per caratterizzare la vastità (cit) e la complessità dell’animo umano.
Rivalità amorosa tra padre e figlio (fratelli Karamazov). Credo sia la prima volta che D. introduce il tema di una donna amata sia dal padre che dal figlio. Poi, forse, capita la potenza del tema, la usa di nuovo ne I fratelli Karamazov in modo magistrale.
Il protagonista ha molto in conto l’opinione altrui, tanto da forzare le proprie azioni con lo scopo di ottenere un (presupposto) giusto di sorta da chicchessia.
Il protagonista mi ricorda l’uomo del sottosuolo. È schifato dalla società, disgustato dai comportamenti umani. Si vuole “rifugiare nel suo cantuccio”.
Il protagonista è corresponsabile del suicidio di Olya? Tema molto presente in Dostoevskij, con l’esempio plastico dell’azione di Smerdjakov istigato da Ivan Karamazov. Ovvero: dove inizia la responsabilità personale e cosciente di un’azione riprovevole e dove inizia invece l’influenza dell’ambiente? Il protagonista è effettivamente responsabile del suicidio di Olya perché questa non l’avrebbe fatto se non fosse stato per l’incontro fortuito col protagonista? Era fuori dalla sua mente? Oppure c’era già? E a quel punto, se viene commesso un crimine, il “suggestionatore” è corresponsabile?
“Capii che ero contento”. Il protagonista spesso si ferma ad annotare il suo stato d’animo nelle situazioni.
Suicidio di Olya devastante.
Riferimenti a Delitto e castigo. Primo. P 380 “Un soldato, un contadino, era tornato a casa dal servizio militare; ma non gli piaceva piú vivere coi contadini i contadini non lo potevano soffrire. S'allontanò dalla retta via, cominciò a bere, a rubacchiare qua e là; non c'erano vere prove contro di lui, tuttavia l'arrestarono e gli fecero il processo. Al tribunale un avvocato già l'aveva scolpato, non essendovi prove certe, quando egli, dopo aver ascoltato a lungo, a un tratto si alzò interrompendo l'avvocato: «No, smetti tu di parlare »; e raccontò senz'altro tutto, fino all'ultima virgola; confessò tutto piangendo, pieno di pentimento. I giurati uscirono, si rinchiusero per giudicare, poi uscirono dichiarandolo ‘non colpevole’. Tutti gridavano di contentezza, ma il soldato non si mosse dal suo posto, come se si fosse cambiato in una colonna, e non capiva nulla; non capì nulla di quel che il presidente gli disse come ammonimento, rimettendolo in libertà. Liberato, non credeva a se stesso. Divenne sempre piú triste e preoccupato, non mangiò, né bevve, non volle parlar con nessuno e il quinto giorno s'impiccò. « Ecco che cosa vuol dire vivere con un peccato sulla coscienza! » concluse Makar Ivanovič.”
Secondo. “Non esistono degli ‘Schiller’ nello stato puro, li hanno inventati. Che importa un po’ di sozzura se la meta da raggiungere è splendida? Poi sarà tutto lavato, tutto si spianerà.”
Pezzi
P 6 “Come può essere che quanto viene espresso da un uomo intelligente sia assai più stupido di ciò che in lui rimane inespresso?”
P 17 “… Immediatamente rompo con loro, pianto tutto e me ne torno nel mio gusto. Proprio nel guscio!”
P 50 “Io ero alquanto preoccupato, poiché non ero per nulla abituato alla società, di qualsiasi genere fosse.”
P 57 “E perché mai dovrei amare il mio prossimo e la vostra umanità futura, che non vedrò mai, che non saprà nulla di me, e che a sua volta si muterà in cenere senza lasciar traccia o ricordo di sé, se la terra si cambierà in un sasso ghiacciato e girerà nello spazio senz’aria con una quantità infinita di simili sassi ghiacciati; non si può immaginare nulla di più sciocco.”
P 86 “L’essenziale è non rischiare, e questo è possibile soltanto quando si sia dotati di un carattere fermo. Poco tempo fa, a Pietroburgo, avevo con me un foglio di sottoscrizioni per azioni ferroviarie: i primi sottoscrittori guadagnarono molto. Per qualche tempo le azioni crebbero di valore. Supponiamo che a questo punto una persona, che non avesse avuto modo di sottoscrivere o fosse molto avida, vedendo nelle mie mani quella lista, m'avesse proposto di vendergliela per una determinata somma. Ebbene, io gliela avrei venduta immediatamente. Certo vi burlerete di me. «E non aspettare? - direte, - avreste ottenuto dieci volte di piú». E vero; ma il mio guadagno era sicuro, perché si trovava già nelle mie tasche, mentre il vostro era ancor di là da venire. Mi si obbietterà che cosí facendo non si potrà guadagnare molto; scusate, ma proprio in ciò sta il vostro errore, l'errore di tutti i nostri Kokorev, Poljakov, Gubonin. Volete sapere la verità? la continuità e la tenacia nell'accumulare portano a maggiori risultati che non i profitti momentanei, anche se diano un guadagno del cento per cento. Poco prima della rivoluzione francese apparve a Parigi un certo Law, il quale inventò un progetto, in teoria veramente geniale (messo in pratica poi fu un fiasco terribile). Tutta Parigi fu presa dall'agitazione; le azioni di Law andavano a ruba. Nella casa dov'era stata aperta la sottoscrizione, i denari arrivarono a palate da tutta Parigi, tanto che infine la casa non bastò piú; il pubblico si pigiava sulla strada; gente di tutte le professioni, di tutte le classi, di tutte le età; borghesi, nobili, i loro figli, contesse, marchesi, donne pubbliche; tutta questa folla sembrava una massa di pazzoidi, morsi da un cane rabbioso; titoli, pregiudizi di stirpe, orgoglio, per fino onore e buon nome - tutto era calpestato nello stesso fango; tutto veniva sacrificato (anche le donne) pur di ottenere alcune azioni. Si passò a fare la sottoscrizione anche sulla strada, ma non vi era dove scrivere, e si pregò allora un gobbo di prestare per qualche tempo la sua gobba a guisa di tavolo per sottoscrivervi le azioni. Il gobbo acconsentì, potete immaginarvi per quale prezzo! Dopo pochissimo tempo tutti fecero bancarotta, l'impresa fallì, l'idea geniale andò al diavolo e le azioni perdettero ogni valore. Chi fu dunque il solo che guadagnò qualcosa? Soltanto il gobbo, che non aveva comprato le azioni, ma s'era contentato di alcune monete d'oro, a pronta cassa.”
P 88 “Dal dodicesimo anno in poi, credo, cioè da quando incominciai ad aver chiara coscienza di me stesso, cominciai a non amare gli uomini.”
P 100 “È straordinario, in simili occasioni, la rapidità con la quale può mutare il mio stato d’animo: basta un granello di sabbia o un capello per scacciare il buon umore e sostituirlo con quello cattivo.”
P 196 “… C’è qualcosa per cui, quando mi si tocca in un punto sensibile, non amo lasciare trapelare all’esterno certi sentimenti, perché tutti li ammirino.
P 215 “Amico mio, amare gli uomini così come sono, è impossibile!”
“Chiunque non sia del tutto stupido, non può vivere senza disprezzarsi, sia egli onesto o disonesto, è la stessa cosa. Secondo me, l’uomo è stato creato con l’impossibilità fisica di amare il prossimo”.
P 245 “Vedi, ho fatto dei debiti come un imbecille e debbo aver la rivincinta per poter restituire; e vincerò; finora giuocavo senza far calcoli, così a casaccio, come uno stupido, ora invece tremerò per ogni rublo… Non posso non vincere! Non ho la passione per il giuoco; è soltanto una cosa passeggera, te lo giuro! Sono troppo forte, per non poter smettere quando voglio.”
P 261 “Noto una volta per sempre che la disinvoltura non mi giovò mai nella vita, mal adattandosi alla mia persona; e finì sempre col farmi cadere nella vergogna.”
P 263 “-Appunto per questo l’amore dei genitori è immorale, mamma, perché non è meritato. L’amore bisogna meritarselo. -Te lo meriterai un giorno; per ora qui ti si ama gratis.”
P 282 “… io non sia nato per frequentare la società. Entrando in un luogo pieno di gente, ho sempre la sensazione che tutti gli sguardi siano rivolti verso di me. Provo addirittura malessere fisico, persino in luoghi come il teatro, per non parlare delle case private.”
P 352 “Per me, quando un uomo ride, il più delle volte mi riesce ripugnante a guardarlo. Quasi sempre nel riso degli esseri umani si manifesta qualche cosa di volgare e degradante, di cui chi ride non si rende affatto conto dell’impressione che produce”.
P 380 “Un soldato, un contadino, era tornato a casa dal servizio militare; ma non gli piaceva piú vivere coi contadini i contadini non lo potevano soffrire. S'allontanò dalla retta via, cominciò a bere, a rubacchiare qua e là; non c'erano vere prove contro di lui, tuttavia l'arrestarono e gli fecero il processo. Al tribunale un avvocato già l'aveva scolpato, non essendovi prove certe, quando egli, dopo aver ascoltato a lungo, a un tratto si alzò interrompendo l'avvocato: «No, smetti tu di parlare »; e raccontò senz'altro tutto, fino all'ultima virgola; confessò tutto piangendo, pieno di pentimento. I giurati uscirono, si rinchiusero per giudicare, poi uscirono dichiarandolo ‘non colpevole’. Tutti gridavano di contentezza, ma il soldato non si mosse dal suo posto, come se si fosse cambiato in una colonna, e non capiva nulla; non capì nulla di quel che il presidente gli disse come ammonimento, rimettendolo in libertà. Liberato, non credeva a se stesso. Divenne sempre piú triste e preoccupato, non mangiò, né bevve, non volle parlar con nessuno e il quinto giorno s'impiccò. « Ecco che cosa vuol dire vivere con un peccato sulla coscienza! » concluse Makar Ivanovič.”
“Il suicidio è il peggiore dei peccati” P 381 “Io lo confutavo calorosamente, facendo risaltare l’egoismo di quanti abbandonano il mondo e rinunziano a dare aiuto all'umanità, con l’unico scopo egoistico di salvarsi l’anima.”
P 420 “Decisamente tutti, fino all’ultimo, mi credono un ragazzino senza volontà e carattere, di cui si può fare quel che di vuole, pensai con indignazione”.
P 445 “Non esistono degli ‘Schiller’ nello stato puro, li hanno inventati. Che importa un po’ di sozzura se la meta da raggiungere è splendida? Poi sarà tutto lavato, tutto si spianerà.”
P 471 “Ma perché questi uomini cerebrali e libreschi (se davvero esistono) si crucciano e si disperano effettivamente, giungendo alla tragedia?”
P 499 “Sapere, ho l’impressione di essermi sdoppiato. […] E’ come se accanto a voi ci fosse il vostro doppio: voi stesso siete intelligente e ragionevole e questo invece che vi sta accanto vuol commettere qualche sciocchezza o qualche scherzetto; e d’improvviso v’accorgete che siete voi stesso a volerlo fare.”
P 529 “Dunque sei venuto qui per conquistare i cuori, per dominare l’alta società. Hai voluto vendicarti sul signor Diavolo, perché sei un figlio illegittimo?”
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[Ritorno a Harlem][Claude McKay]
Ritorno a Harlem di Claude McKay: Un romanzo crudo e commovente che racconta la storia di un soldato nero che, dopo aver vissuto gli orrori della guerra e del razzismo, torna nella sua Harlem natale. Un ritratto vivido della Harlem Rinascimentale e della
Ritorno a Harlem: amore, violenza e il sogno americano infranto Titolo: Ritorno a HarlemScritto da: Claude McKayTitolo originale: Home to HarlemTradotto da: Francesca GalloEdito da: Edizioni TheoriaAnno: 2024Pagine: 208ISBN: 9788854984196 La trama di Ritorno a Harlem di Claude McKay Quando Jake Brown si arruola nell’esercito americano durante la Prima guerra mondiale, viene trattato più come…
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