#educazione studenti
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pier-carlo-universe · 24 days ago
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Controlli Antidroga dei Carabinieri nelle Scuole del Tortonese: Prevenzione e Sensibilizzazione tra i Giovani
I Carabinieri e l’unità cinofila in azione per contrastare il consumo di droghe tra gli studenti e promuovere la legalità nelle scuole del tortonese. Nel tortonese, i Carabinieri hanno intensificato i controlli antidroga presso le scuole e gli istituti di formazione, in collaborazione con i dirigenti scolastici. Questa iniziativa, parte di un progetto sulla legalità, mira a ridurre la diffusione…
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daimonclub · 10 months ago
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Ambiguità tra Italiano e Inglese
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False friends Italiano Inglese Ambiguità tra Italiano e Inglese, un libro di Giancarlo Livraghi che analizza ambiguità, distorsioni, malintesi e false friends tra le due lingue. Questo lavoro era nato un po’ per caso – quasi per scherzo – quando, nel 2002, stavo ragionando con alcuni amici su quanti errori si trovano nelle traduzioni e su come possono creare tanti malintesi, ambiguità, distorsioni di comprensione e di interpretazione. Ma ci eravamo accorti, fin dall’inizio, che questo problema non è solo ridicolo, è anche preoccupante. L’uso frequente – e spesso ripetuto – di termini poco chiari e mal capiti provoca un’insidiosa confusione di idee e di concetti. È nata così una prima raccolta di esempi che ho messo online – e che un po’ per volta, nel corso degli anni, è continuamente cresciuta fino ad assumere le dimensioni di questo libro. Spero che sia un testo divertente. Un po’ di ironia, in queste cose, non guasta mai. Gli errori possono farci sorridere, ma c’è un dubbio serio: quante cose si capiscono male o non sono quelle che sembrano? Naturalmente nessuno può avere la goffa pretesa di “mettersi in cattedra”. Capita a tutti di sbagliare, in un modo o nell’altro. Solo gli stupidi credono di essere “infallibili”. Ma errare humanum non è una buona scusa. Senza inutili pedanterie (se una cosa è chiara non è indispensabile che sia lessicalmente “esatta”) ci sono molti casi in cui conviene ricordare il classico dubbio socratico. Ti estì? Cioè… siamo sicuri di sapere di che cosa stiamo parlando? Questo problema c’è spesso, anche indipendentemente dalle differenze fra le lingue. Un’ovvia domanda: perché l’Inglese? È chiaro che ci possono essere insidiosi errori anche dall’Italiano all’Italiano – e nelle traduzioni da o in altre lingue. Ma una raccolta di tutte le possibili ambiguità riempirebbe un’enorme (e noiosa) enciclopedia. Il fatto è che l’inglese non è solo “un’altra lingua”. È la lingua internazionale. Continua a crescere (spesso inutilmente) il numero di parole inglesi che diventano “di uso comune” in italiano. Alcune chiare e ben comprensibili. Altre no – con risultati comici, ma anche imbarazzanti. Trecentottanta esempi bastano per elencare tutti gli errori, o almeno i più comuni? Ovviamente no. Ma sono, appunto, esempi. Possono aiutare a “stare in guardia” – e così cogliere anche quei casi di ambiguità che non sono compresi in questa piccola antologia.
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Giancarlo Livraghi Chi ha scritto questo libro? Non io. Come succede (almeno nella mia esperienza) con tutti i libri, si è scritto da solo. Una volta impostata l’idea iniziale, un libro si evolve, cresce come una pianta, mette radici, rami e foglie, diventa una cosa diversa da quella che sembrava quando era appena spuntato dal seme. A chi lo scrive non resta che seguirlo, capirlo, accompagnarlo nella sua crescita, cercando di spiegare ogni concetto nel modo più chiaro possibile. Ma questo, in particolare, è un caso diverso. La parte centrale del libro, dalla pagina 9 alla pagina 117, è opera di diversi autori. I tanti che hanno sbagliato qualcosa in qualche posto dove mi è stato possibile notare l’errore. E i lettori delle cose pubblicate online che mi hanno segnalato “casi” interessanti diversi da quelli che conoscevo. Così a me è rimasto il compito dello scrivano, che prende nota e cerca di raccogliere in modo, per quanto possibile, chiaro e ordinato – oltre ad aggiungere qualche commento dove opportuno. Che libro è? Dipende da come si legge. Non è un vocabolario. È in ordine alfabetico perché ogni altro modo di raggruppare gli esempi sarebbe arbitrario – e perché può servire anche come “testo di consultazione”. Ma può essere utile leggerlo come se fosse un racconto, perché la serie dei “casi” rivela, un po’ per volta, come nascono e si moltiplicano le ambiguità. Il circolo vizioso dell’incomprensione Poiché l’inglese è la lingua internazionale, notizie e opinioni da tutto il mondo, che hanno origine in tante lingue diverse, ci arrivano spesso in inglese. È facile che un’informazione sia deformata perché qualcuno non ha saputo capire o tradurre un’espressione inglese. O anche perché all’origine qualcuno ha tradotto male dalla sua lingua all’inglese – e una ulteriore deformazione si aggiunge nella successiva traduzione in italiano. Un “circolo vizioso” in cui gli errori si moltiplicano – con risultati talvolta comici, ma anche pericolosamente devianti. Quello che non c’è Esistono “lingue” particolari, come il legalese, il tecnichese, il politichese, il burocratese, il modaiolo, lo stupidese eccetera, con differenze spesso problematiche fra l’inglese e l’italiano. Non sono comprese in questo elenco, se non in alcuni casi che influiscono sull’uso generale. Non sono citati gli errori di pronuncia – sempre più frequenti, specialmente in televisione – perché con quelli l’elenco diventerebbe interminabile. Né gli errori di ortografia, che in inglese non sono sempre identificabili, per le molteplici differenze del modo in cui la lingua è parlata e scritta in paesi diversi. Né (se non per qualche esempio particolarmente rilevante) l’enorme proliferazione di neologismi, che spesso sono confusi ancora prima di essere diffusi. Giancarlo Livraghi
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English Vocabulary Ability. Non vuol dire “abilità”, ma “capacità” o “possibilità”. To be able to… significa “essere in grado di” fare una certa cosa. (“Abilità” si dice skill). Absorbing. Non vuol dire “assorbente”, ma “interessante” o “impegnativo”. Abstract. Come aggettivo può voler dire “astratto”, ma come sostantivo significa “estratto” di un testo – o, più spesso, “riassunto”. Abuse. Può avere significati simili all’italiano “abuso” o “abusare”, ma vuol dire anche cose diverse, come “insulto” o “maltrattamento”. Accessory. Vuol dire anche “accessorio”, ma è usato spesso nel senso di “complice” o “coinvolto” in un’attività criminale o riprovevole. Accident. Vuol dire “incidente”, non “accidente”. According to… Non vuol dire “in accordo con…”, ma “secondo…”. (Si può riferire a una fonte o a un’opinione). Accurate. Non vuol dire “accurato”, ma “esatto” o “preciso”. Act. Vuol dire “atto” o “agire”, ma ha anche altri significati che vengono da acting (“recitare”). Per “fingere” o “fare come se” si può dire anche play. In altri contesti act può avere un senso diverso. Per esempio in termini politico-giuridici un act è una decisione del parlamento, cioè una legge. Actual. Non vuol dire “attuale”, ma “vero” o “reale”. Actually. significa “davvero” o “in realtà”, non “attualmente”. Adjourn. Vuol dire “rinviare” o “spostare”, non “aggiornare”. Administration. Non vuol dire “contabilità” (accounting) né “amministrazione finanziaria”. Significa “gestione” o “organizzazione”. Per esempio sysadmin è la persona che gestisce un sistema di rete, non un contabile né un amministratore. (Anche in italiano, tuttavia, il termine “amministrazione” è talvolta usato in senso non solo finanziario, per esempio in definizioni come “amministratore delegato” o “consiglio di amministrazione”). Advocate. Non vuol dire “avvocato” (lawyer) ma energico e dichiarato sostenitore di un’opinione o di un impegno sociale, culturale o politico. Affair. Significa relazione sentimentale o sessuale, non “affare”. Se il signor X e la signora Y are having an affair non vuol dire che hanno un rapporto di business, ma che vanno a letto insieme (in modo più o meno clandestino). La parola affair viene usata anche per definire non un rapporto sessuale o comunque personale, ma una situazione in qualche modo torbida, oscura o losca (anche in italiano si usano espressioni come “l’affare Dreyfus”). Agenda. In Inglese non vuol dire “agenda”, ma “ordine del giorno” o “programma”di un incontro o di una riunione. (“Agenda” nel senso di libro-calendario si dice diary, come “diario”). L’espressione order of the day esiste in Inglese, ma con un significato un po’ diverso – un fatto rilevante di cui è importante occuparsi. Aggravate Nel linguaggio più diffuso (anche se disapprovato dai puristi della lingua inglese) non vuol dire “aggravare”, ma “irritare” o “infastidire”. Agony. Vuol dire “angoscia” o “grave sofferenza”, ma non “agonia”. Alien. Non vuol dire solo “alieno”, nel senso di “non umano”, ma anche “straniero”. (Vedi stranger). Alienate. To alienate non vuol dire “alienare”, ma “contrariare” e “rendere ostile”. Annoyed. Non vuol dire “annoiato”, ma “seccato” o “infastidito”. To annoy. vuol dire “disturbare”, “irritare”, “dare fastidio” – non “annoiare” (to bore). Anticipate. Benché i puristi della lingua inglese lo considerino sbagliato, è usato abitualmente nel senso di “prevedere” o “aspettarsi che” (non “anticipare”). Apology. Non vuol dire “apologia”. To apologize significa “chiedere scusa”, apology è l’atto di scusarsi. Appraise. To appraise non significa “apprezzare”, ma “valutare”, cioè farsi un’opinione bene informata su qualcosa. Appraisal. è una valutazione o una verifica, non un “apprezzamento”. C’è una parola simile in inglese che ha un significato diverso: to apprise vuol dire informare dettagliatamente. Per esempio qualcuno può apprise altri del suo appraisal di una situazione. “Apprezzare” si dice to appreciate (ma c’è un’ambiguità nel caso del gergo finanziario: se qualcosa, per esempio un titolo in borsa, appreciates vuol dire che il prezzo sale).
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Ambiguità tra Inglese e Italiano Argument. Non vuol dire “argomento” (vedi subject) ma “discussione” o “litigio”. To argue. significa “litigare”. (Vedi discussion). Ass. In questo caso l’ambiguità è all’interno della lingua Inglese perché ci sono due parole uguali di significato diverso. Ass vuol dire “asino” (e, come in italiano, ha il senso traslato di “ignorante”). Ass vuol dire anche “fondoschiena” (ma senza il traslato “fortuna” che ha in italiano). Asshole è un modo “volgare” e insultante di dire “stupido”. Assessor. Non vuol dire “assessore”. Significa “perito” – o, più in generale, persona incaricata di stimare (assess) un valore. Assumption. Non vuol dire “assunzione”, ma “ipotesi” o “supposizione”. To assume. vuol dire “supporre” o “presumere”, non “assumere” (vedi anche presume). Attempt. Vuol dire “tentativo”, non “attentato”. Attend. Non vuol dire “attendere” o “aspettare” (wait) ma “assistere” o “essere presenti” (a un avvenimento, riunione eccetera). Attic. Vuol dire “soffitta”, non “attico” nel senso in cui la parola è più spesso usata in italiano (specialmente nel commercio immobiliare) con un significato simile all’inglese penthouse. Attitude. Non “attitudine” (aptitude o ability) ma “atteggiamento”, “opinione” o “comportamento”. Avert. Vuol dire “distogliere”, “distrarre” o “evitare”. Non “avvertire”. Bank holiday. Non è una “vacanza delle banche”, ma una “festa comandata”, cioè un giorno in cui, oltre alle banche, sono chiusi anche gli altri uffici. Bankruptcy. Non vuol dire “bancarotta”, né “fallimento”. Ha un significato più simile ad “amministrazione controllata”. Barbed wire. Non è una telefonata barbosa o un telegramma noioso. Barbed wire vuol dire “filo spinato”. (In inglese non esiste l’espressione “barba” nel senso di “noia”). Barracks. Vuol dire “caserma”, non “baracca”. Basement. Sembra incredibile, ma ci sono casi in cui basement è tradotto “basamento” quando è ovvio dal contesto che si tratta di “sotterraneo” o “seminterrato”. Billion. Vuol dire “miliardo”. Non ha senso che qualcuno lo traduca “bilione”. Ma anche in Inglese il significato della parola non è sempre chiaro. Mentre è generalmente inteso che voglia dire mille milioni, pare che alcuni usino billion per indicare un milione di milioni, cioè mille miliardi (vedi trillion). Bimbo. Non vuol dire “bambino”. È una forma gergale per “persona stupida e frivola”. Si può dire di un uomo, ma è usato più spesso per le donne (specialmente nel mondo dello spettacolo). Binary. Vuol dire “binario” nel senso matematico (vedi digital) ma non nelle ferrovie (e relativi traslati). I binari dei treni si chiamano tracks. Bird. Vuol dire “uccello”, ma non nel senso “traslato” che ha in italiano. Nel vecchio gergo inglese bird è una ragazza. (Oggi talvolta chiamata chick, “pulcino”). Bitch. È la femmina del cane (non del maiale). Detto di una donna, non significa sempre “puttana”. Si dice anche di una donna antipatica, cattiva o intrigante. Ma son of a bitch (anche riassunto in SOB) ha lo stesso significato di “figlio di …” in italiano. Blank. Non vuol dire “bianco” (white) ma “spazio vuoto”. Può essere una “pagina bianca” (o qualsiasi “supporto” in cui non sono stati inseriti contenuti) o anche un “vuoto di memoria” o altri “traslati” di significato analogo. Blonde. Significa “bionda”. Ma (specialmente in America) è diventata un’espressione gergale e ironica per “donna stupida, banale e ignorante”. Blunt. Quando si tratta di un oggetto vuol dire “ottuso”, nel senso di non affilato o non appuntito. Nel caso di persone, affermazioni o atteggiamenti significa duro, sincero, rude, diretto – non necessariamente rozzo o villano, ma senza sottigliezza. Body. Vuol dire “corpo”, ma ha alcuni significati “traslati” in inglese che non ha in italiano (e viceversa). In alcuni casi si usa body nel senso di “persona” (somebody vuol dire “qualcuno”). Quel “capo di abbigliamento” femminile che in italiano si usa chiamare “body” in inglese non si chiama così. In un testo scritto si chiama body copy ciò che non è headline, cioè titolo (vedi copy). In italiano si chiama “corpo” la grandezza di un carattere, mentre in inglese si dice semplicemente size (il carattere si chiama typeface o abbreviato face – oppure font). Chi ha pratica del linguaggio HTML sa come sono usati in quel contesto codici come head, body, font, face e size. Border. Non vuol dire “bordo”. Può significare “cornice” come contorno grafico (la cornice di un quadro è frame) ma più spesso vuol dire “confine”.
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Il potere della lingua Brave. Significa coraggioso, non “bravo”. La parola bravo esiste in inglese, ma con un significato particolare (come in francese – accento sulla “o”). È un’esclamazione, un applauso (e si usa anche al femminile e al plurale, cioè si grida braavoo anche se la persona applaudita è una donna o se si tratta di una squadra o gruppo anziché di una sola persona). Briefing. Brief significa “breve”, ma ha vari traslati (fra cui briefs – mutande). To brief significa dare informazioni o istruzioni. Perciò briefing è un documento (o un incontro) in cui si definiscono le linee di un progetto o di un piano d’azione (e, al contrario, debriefing quando si raccolgono informazioni da qualcuno che conosce i fatti). Un’altra derivazione è briefcase come cartella o valigetta in cui si tengono carte e documenti. Brigade. Vuol dire “brigata” militare (e anche nel caso di fire brigade, “pompieri o “vigili del fuoco”) ma non nel senso più ampio che ha in italiano. Brigadier Con i gradi militari ci possono essere variazioni di significato, ma brigadier in inglese vuol dire “generale di brigata”, non “brigadiere”. Broad. Vuol dire “largo” o “ampio”. Ma nel gergo americano è un modo un po’ volgare e insultante di dire “donna”. Bug. Guasto, inconveniente, errore tecnico. L’etimologia di bug non deriva dagli insetti, ma si usa questa parola per indicare parassiti fastidiosi (in particolare gli scarafaggi). È un po’ improprio tradurre bug con “baco” anche se il concetto rimane comprensibile. Ci sono usi “traslati” come per esempio «this bugs me» («questa cosa mi preoccupa»). Bullish. Viene da bull (toro) ma non ha necessariamente un significato aggressivo o arrogante. Può voler dire che qualcuno è molto ottimista su qualcosa. Ne deriva bull nel gergo del mercato azionario per indicare una fase in crescita (il contrario è bear e l’etimologia è incerta – qualcuno pensa che possa derivare dal proverbiale “vendere la pelle dell’orso”). Invece bull ha un significato negativo come abbreviazione di bullshit – cioè stupidaggine, bugia, esagerazione o vanteria. Buy. To buy vuol dire “comprare”. Ma anche “approvare” o “condividere” (vedi sell). Si può buy un’idea o una proposta. «I don’t buy it» può voler dire «non sono d’accordo» oppure «non ci credo». By the way. Non vuol dire “per la strada”, ma “a proposito” o “fra parentesi” o “per inciso”. Nel gergo dell’internet è spesso abbreviato in BTW. Cabin. Vuol dire “cabina” (in una nave) ma ha anche altri significati, come “capanna” o “rustico” o “piccola casa”, di solito di legno, generalmente in campagna e in particolare in un bosco. Può definire anche una stanza separata dal resto di una casa o di un albergo. Nel caso di un aeroplano, si riferisce alla cabina dei passeggeri, non a quella dei piloti (cockpit). Cabinet. Vuol dire “gabinetto” nel senso di organizzazione ministeriale, ma in una casa o in un ufficio significa “ripostiglio” o anche un locale o mobile in cui si tengono carte e oggetti – comunque non una stanza da bagno o un impianto igienico. Cable. Vuol dire “cavo”, ma anche “telegramma”. Callous. In dermatologia può voler dire “calloso”, ma in generale definisce una persona insensibile, rozza, cattiva, crudele – anche, ma non solo, nel senso di “criminale incallito”. Camel. Nell’uso corrente la lingua inglese non distingue fra il cammello e il dromedario (come dimostra l’immagine sul pacchetto di una nota marca di sigarette). Ma la parola dromedary esiste ed era abitualmente usata in passato (per esempio in un articolo di Samuel Johnson del 1759 – vedi http://gandalf.it/m/johnson.htm). Cameo. Vuol dire “cammeo”. Ma (cosa nota a chi si occupa di cinema) si usa anche nel senso di piccolo “inciso”, o corta definizione di un personaggio, in un testo narrativo – o di breve apparizione di un attore in un film (può essere il regista, come faceva abitualmente Alfred Hitchcock). Cancel. Non significa “cancellare”, ma “annullare” o “eliminare”. “Cancella” si dice delete o erase. Candid. Non vuol dire “candido”, ma “sincero”. Canteen. Non vuol dire “cantina”, ma “mensa” o “borraccia”. Carbon. Vuol dire “carbonio”, non “carbone” (coal). Ma ha un significato diverso in alcuni casi, come per esempio nell’espressione carbon copy che si continua a usare (per indicare qualcosa “copiato letteralmente”) benché la “carta carbone” sia caduta in disuso. Carton. Non vuol dire “cartone” ( Read the full article
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istruireilfuturo · 10 months ago
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A proposito di integrazione, quando il made in Italy è indigesto
Ecco che Galli Della Loggia risale in cattedra, quella con la predella, per dichiarare che è ora di abbattere gli idoli e i loro miti come l’inclusione di tutti nella scuola di tutti. È giunto il momento di riporre in soffitta la scuola inclusiva e sottrarre alle ragnatele dell’abbandono, spolverata e lustrata, la scuola meritocratica e competitiva.  Sa di parlare all’orecchio di un governo…
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italiatoday · 1 year ago
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🌍 La Festa dell'Ambiente a Benevento ha celebrato le eccellenze nel settore ambientale! 🌱
Sanav emerge come protagonista, premiata per il suo impegno e le sue iniziative sostenibili.
Dal dono di mille borracce ecosostenibili agli #studenti, alla sua mission centrata sulla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema italiano, Sanav dimostra come #innovazione e #responsabilità possano andare di pari passo.
Scopri di più sull'importante ruolo di Sanav nella promozione di un'economia sostenibile e sulla sua filosofia incentrata sull'ambientalismo. 🌿🏆
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Promuovere la cultura della legalità, a Corciano un incontro tra i Carabinieri e gli studenti locali
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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Si apprende che Pfizer Italia da metà ottobre terrà lezioni su “misinformazione” e “fake news” nelle scuole superiori e nelle università italiane per “alfabetizzare” (sic) studenti e professori. Il ministro dell’istruzione è al corrente di questa profanazione degli istituti italiani da parte del colosso farmaceutico americano? Il progetto prevede anche corsi di giornalismo e di scienze della comunicazione per ‘formare’ nuovi giornalisti.
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-Maddalena Loy
cancellato il pensiero critico nelle persone, sarà possibile tutto: che il Papa riscriva il Vangelo, che una drag queen si occupi di educazione, che la farmaceutica salga in cattedra per "formare" nuovi giornalisti ecc...
quello che vediamo tutti i giorni. Amen.
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rideretremando · 2 months ago
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"Gli studenti hanno mostrato oggettivamente di fare un uso molto pervasivo dei dispositivi, soprattutto dello smartphone, ma anche di essere coscienti in prima persona degli aspetti negativi che questo comporta per la loro vita scolastica e personale. Le ragazze si sono rivelate più sofferenti dei ragazzi da questo punto di vista. I risultati mostrano che un arrivo molto precoce è associato a una serie di conseguenze negative a livello di risultati scolastici, competenza digitale, e anche benessere soggettivo. Un percorso strutturato di educazione all’uso dei media nell’era degli strumenti mobili ci può davvero far stare meglio."
Marco Gui
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wolfman75 · 7 months ago
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Il termine enjo kōsai (traducibile come "appuntamento sovvenzionato" o "incontrarsi per un aiuto") indica un fenomeno sociale del Giappone contemporaneo, riguardante le studentesse tra i 12 e i 17 anni, ma anche le casalinghe, che in cambio di denaro o di regali sono disposte a frequentare di nascosto uomini adulti.
In pratica le ragazze/donne che praticano l'enjo kōsai sono da considerarsi delle escort a tutti gli effetti.
Il fenomeno apparve agli inizi degli anni novanta, quando i mass media nipponici iniziarono a interessarsi della giovane età delle ragazze e a domandarsi il perché di questo fatto.
Queste ragazze infatti provengono perlopiù da famiglie perbene e dispongono di una buona educazione, a differenza delle sukeban, le ragazze teppiste degli anni settanta.
Si può parlare, dunque, di prostituzione? A volte, purtroppo sì.
Infatti alcune ragazze si limitano ad accompagnare gli uomini ai locali di karaoke o al ristorante, altre si spingono oltre, arrivando ad avere rapporti sessuali.
Gli incontri avvengono tramite il computer, il telefono cellulare o i telekura. Gli uomini che frequentano le ragazze sono soprattutto professori, avvocati e i cosiddetti salaryman, ovvero uomini d'affari.
Talvolta il giro dell'enjo kōsai viene gestito da vere e proprie organizzazioni, le stesse che mettono in contatto i clienti con le ragazze fornendo loro numeri di cellulare, fotografie e quant'altro.
Non è un caso trovare attaccati alle cabine telefoniche dei quartieri 'a luci rosse' i biglietti da visita che ritraggono, spesso anche solo con un disegno in stile manga, le giovani prostitute, descrivendone il servizio offerto.
Biglietti che possono essere staccati da chiunque, per essere immediatamente rimpiazzati da personale apposito.
Gente che agisce per lo più nella clandestinità, ma al contempo sotto gli occhi di tutti.
Le ragazze spendono i soldi ricevuti principalmente in vestiti o borse firmate. Ma a parte questo, che cosa spinga un'adolescente a vendere il proprio tempo ed eventualmente il proprio corpo, è un mistero ancora da chiarire.
Abbiamo infatti appurato che queste ragazze non provengono da famiglie con problemi finanziari e non hanno problemi d'integrazione sociale, tutt'altro, ma il fenomeno è comunque in preoccupante espansione.
La polizia giapponese ha affermato che nel 1995 più di 5.000 ragazze tra i 14 e i 19 anni sono state fermate per problemi riguardanti la prostituzione, mentre nel 1996 nella sola città di Tokyo sono state fermate più di 1.000 studentesse.
Una ricerca del governo metropolitano di Tokyo ha appurato che il 3,5% delle studentesse delle scuole medie e il 4,4% delle studentesse delle scuole superiori ha praticato almeno una volta l'enjo kōsai.
Le cause di questo fenomeno potrebbero essere da ricercare anche in famiglia e nelle scuole.
Parlando di società giapponese, infatti, ci riferiamo a un ambito in cui una famiglia può difficilmente permettersi più di un figlio. Un tempo, il cosidetto 'nucleo familiare allargato' garantiva la sicurezza della solidarietà tra parenti, consigli e la trasmissione di valori che si stanno perdendo.
Come le famiglie europee, quelle giapponesi hanno sempre meno tempo da dedicare ai figli, prese come sono dal lavoro e dall'obiettivo del raggiungimento di una elevata posizione sociale. Nello stesso modo, e forse di conseguenza, anche il sistema educativo appare in crisi: le scuole giapponesi pretendono sempre di più, e qualsiasi errore viene mal tollerato: l'obiettivo è quello di ottenere sempre ottimi risultati, di frequentare le scuole migliori, superare gli esami per le università più prestigiose, trovare un lavoro che sia stabile, redditizio... e diventare ricchi.
Tutto questo sottopone gli studenti a un grado di stress che li porta e sfogare sui più deboli l'aggressività accumulata. Una tensione che sfocia in maltrattamenti verbali e, nei peggiori dei casi, fisici, e a isolare chi viene distinto come 'diverso': perchè non si comporta in un determinato modo o non possiede determinati beni che ne attesterebbero l'appartenenza a un gruppo piuttosto che alla massa anonima e standardizzata.
Da qui, probabilmente, il bisogno di chiudersi in casa, di non frequentare più la scuola, per rendersi invisibili; oppure, al contrario, la necessità di procurarsi, indipendentemente da come, quello che hanno gli altri. Per essere come loro.
L'enjo kōsai, dunque, forse è solo uno dei tanto modi in cui si manifesta una sofferenza che spesso dà risultati se possibile ancora più tragici: pestaggi a scopo di rapina o per divertimento, effettuati da bande di bambini, ai danni di anziani o barboni; delitti, suicidi. Esperienze che segnano non solo chi subisce violenza, ma anche chi le commette: guai con la legge che si ripercuotono su tutta una vita; problemi di coscienza per via di leggerezze che si sarebbero potute evitare. Le stesse giovani che si lasciano coinvolgere nel giro dell'enjo kosai non ne sono immuni, perchè quando si pentono d'essersi buttate via per motivi futili, per poter soddisfare un capriccio, calpestando la propria dignità per privilegiare il materialismo o entrare a far parte di un gruppo incapace di apprezzarle per ciò che sono... è già troppo tardi.
All'enjo kōsai ricorrono spesso le kogal, per ottenere i soldi necessari per i loro divertimenti.
Fonti: GiapponeOnline, Wikipedia, Gals Style
Personalmente penso che questo sia il risultato del voler "apparire" piuttosto che "essere", e che sia un fenomeno a cui la società ti COSTRINGE con forza, soprattutto se sei così giovane, cercando di farti credere che se non hai determinate cose, oggetti, stile, giri di amicizie, non appartieni alla società stessa.
Questo fenomeno di "coercizione" è presente anche in Italia, non solo in paesi così lontani come il Giappone.
Autrice del forum: @adaralbion
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un-intruso-nel-mondo · 11 months ago
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Ehi ciao! Posso chiederti che argomento hai scelto per la tesi?
Il ruolo della motivazione controllata nell'autostima degli studenti adolescenti nelle lezioni di educazione fisica.
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mezzopieno-news · 1 year ago
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SCUOLE, ARRIVA L’ORA DI EDUCAZIONE ALLE RELAZIONI
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Arriva nelle scuole italiane l’ora di ‘educazione alle relazioni’. Un percorso per gli studenti delle primarie e secondarie di primo e secondo grado che introduce la creazione di gruppi di approfondimento, discussione e confronto in classe, guidati da un docente e con il coinvolgimento dell’Ordine degli psicologi e degli esperti dei centri anti violenza.
Questo progetto vuole essere un invito a far entrare la cultura del rispetto e dell’educazione alle relazioni tra gli insegnamenti e coinvolgere gli studenti in prima persona per accompagnarli a prendere consapevolezza nel modificare atteggiamenti e rappresentazioni nelle interazioni con gli altri. Nell’iniziativa sono coinvolte anche le famiglie e le associazioni tramite il Fonags (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) che raccorderanno le modalità di attuazione dei percorsi progettuali concernenti l’educazione alle relazioni con le esigenze e le osservazioni delle rappresentanze dei genitori.
Il percorso di 30 ore sarà svolto in orario extracurricolare, per tre mesi l’anno e l’adesione degli istituti potrà essere inizialmente facoltativa. Nel progetto è previsto il supporto occasionale di avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani come influencer, cantanti e attori. «Confrontarsi, far emergere i problemi e cercare di superarli. La scuola si occupa del fenomeno culturale e di combattere quel maschilismo ancora imperante nella nostra società che si manifesta a scuola, sul lavoro, per strada», ha affermato Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, promotore dell’iniziativa.
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Fonte: Ministero dell’Istruzione e del Merito; foto di Olia Danilevich
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Carabinieri e studenti insieme per la legalità: Educazione e prevenzione a Serravalle Scrivia
Un incontro tra i Carabinieri e gli studenti dell'Istituto CNOS-FAP per discutere di stupefacenti, Codice della Strada e truffe contro le fasce deboli
Un incontro tra i Carabinieri e gli studenti dell’Istituto CNOS-FAP per discutere di stupefacenti, Codice della Strada e truffe contro le fasce deboli. A Serravalle Scrivia, l’educazione alla legalità è stata protagonista di un incontro che ha visto coinvolti i Carabinieri e gli studenti dell’Istituto CNOS-FAP. L’evento è stato un’opportunità per sensibilizzare i giovani su temi cruciali come il…
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vaerjs · 1 year ago
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Nel caldo abbraccio della conoscenza, come le pesche maturano al sole, così l’educazione arricchisce la nostra mente e il nostro spirito. 🍑📚 Ogni pagina è un passo verso la scoperta, ogni lezione un boccone di saggezza.
Oggi celebriamo il potere dell’educazione e dell’apprendimento. Che siate insegnanti o studenti, ricordate che il vostro impegno e la vostra sete di sapere portano frutti dolci per tutta la vita.
Continuiamo a coltivare la nostra mente e a condividere la conoscenza con passione. L’educazione è la chiave per un futuro luminoso. ✨📖 #Educazione #Apprendimento #Saggezza
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istruireilfuturo · 1 year ago
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Merito e relazione l’ossimoro scolastico
Non si chiamano materie, neppure discipline, tanto meno aree disciplinari, anche se a volte rivendicano una non ben precisata interdisciplinarità o transdisciplinarità. Sono le “Educazioni”. Educazione civica, educazione stradale, educazione alimentare, educazione ambientale, educazione alla salute e potremmo proseguire. Non hanno vita facile, neppure hanno l’imprimatur dei Programmi o delle…
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arcobalengo · 1 year ago
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🗓️📌 Milano, mercoledì 21 giugno, via privata Antonio Meucci 3, ore 21:
"📖 Il libro nero della Scuola"
Non solo il rapporto fra giovani, educazione, tecnologia e le sue conseguenze, ma Identità Digitale, sorveglianza e profilazione.
👉 Prendiamo in esame il caso del registro elettronico:
"In quella che Zuboff chiama l'era del capitalismo della sorveglianza, l'introduzione del registro elettronico nelle scuole, voluta in Italia da Mario Monti, sembra un ulteriore regalo ai Grandi della sorveglianza e del controllo [...] «Se i dati sono il nuovo petrolio, allora le scuole pubbliche sono il nuovo Texas» "
"La non obbligatorietà del registro elettronico è stata ribadita dalla sentenza n. 47241 del 21 novembre 2019 [...] Eppure, se un insegnante si rifiuta di utilizzarlo per salvaguardare la privacy dei propri studenti viene sanzionato."
"In altre parole, i dati delle migliaia di alunni che quotidianamente sono inseriti nei registri elettronici vengono trattati da Amazon, in Irlanda, per conto di un'azienda privata italiana, in assenza di una legge, di un Piano di dematerializzazione e di una approvazione da parte dell'Autorità Garante della privacy"
" «Il rischio forte di mettere a disposizione [...] dati importanti di bambini e di ragazzi raccolti in maniera sistematica, perché ricordiamo che non si tratta di un dato, ma della storia di un bambino o ragazzo che si forma, quello che gli accade, i suoi interessi...» "
Parliamone! Appuntamento mercoledì sera con l'autore del libro, Giorgio Matteucci. Non mancate 💥
⏰ Ore 19.30 Aperitivo / Ore 21.00 presentazione del libro e dibattito!
https://t.me/canalemiracolomilano
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sporadictalemilkshake · 2 years ago
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Come va intesa e vissuta una religione.
La religione non è verità, non è Cultura, ma superstizione; è un aspetto privato delle persone, non pubblico; credere in qualcosa, fare parte d'una istituzione religiosa NON è obbligatorio e tanto meno indispensabile. 
Non sussiste alcuna predisposizione genetica che porti alcuno a credere in 'dio'; esiste, invece, una dispotica imposizione politica che organizza lo Stato italiano in modo che l'indottrinamento religioso avvenga in un momento in cui non è possibile sottrarsi ad esso, cioè da bambini. Dopo un percorso educativo corretto, Etico, Razionale, è infatti molto difficile che un soggetto adulto possa dare credito a dogmi, a fantasie, a mitologie: a ciò che è totalmente privo di prova, di evidenza e che lo porti ad odiare qualcuno per la sua diversità.
Le scuole pubbliche non sono luoghi di culto, non sono templi, non sono proprietà o sede secondaria di alcuna istituzione religiosa: è pertanto necessario togliere ogni tipo di simbolo religioso appeso e che nelle scuole pubbliche si offrano agli studenti tutti gli strumenti necessari per comprendere la Realtà, affrontarla con Razionalità, con Maturità e Dimestichezza, senza credere in alcun dogma. 
La religione non è Cultura, ma mera superstizione (Ignoranza), da cui tenersi alla larga; per comportarci in modo Civile non abbiamo bisogno di alcuna religione, ma di una Coscienza - che si può costruire solo attraverso Scienza e Cultura. Quanto detto vale, allo stesso modo, anche per gli ospedali pubblici, gli uffici pubblici, i tribunali, che devono riflettere un approccio Etico verso ogni cittadino, al di sopra d'ogni tipo di superstizione, d'ogni forma di Ignoranza.
I politici italiani sono FUNZIONARI DELLO STATO ITALIANO NON DEL VATICANO: se desiderano fare proselitismo religioso, possono chiedere di farsi assumere in Vaticano o diventare sacerdoti. Lo Stato Italiano NON è una teocrazia.
Un papa non è altro che uno sciamano: l'opinione di qualsiasi religioso, in un Paese Laico, non conta. Nei Paesi cattolici, causa indottrinamento religioso, si verificano non solo aggressioni nei confronti di chi non è eterosessuale, ma per la visione misogina della donna tipica del cattolicesimo, anche violenze contro le donne e femminicidi.
L'educazione e l'ambiente in cui si cresce influiscono sul nostro essere sensibili, empatici e attenti alle altrui esigenze; affinché diventino sensibili, empatici e attenti alle altrui esigenze (cioè persone mentalmente equilibrate) è bene tenere i bambini, i ragazzi, il più lontano possibile da qualsiasi realtà, 'opinione', 'educazione', indottrinamento, politica, superstizione, apologia, propaganda omofobi, misogini, maschilisti, xenofobi, razzisti, schiavisti. 
Crescere in un ambiente in cui si impara ad ascoltare gli altri e si riceve corretta, opportuna attenzione e interesse, aiuta a maturare la capacità di comprendere i punti di vista altrui e a sviluppare un'idea di società felice, libera, senza alcun tipo di oppressivo condizionamento morale.
Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria 'fede', anche come martire di una iniqua sofferenza, ma non di imporre a terzi il suo 'credo'. 
Chi ha 'fede' può vivere serenamente secondo i suoi principi, fare ciò che vuole del suo corpo, della sua vita, ma non può costringere altri (bambini compresi) a fare scelte non indispensabili, non condivisibili, di cui non hanno piena Coscienza e per cui non è possibile esprimere un Consenso. 
La nostra esistenza è effimera, peritura: nasciamo, viviamo, moriamo, senza specifica ragione; tale condizione è un motivo sufficiente per rendere un Diritto Inalienabile la ricerca individuale del Piacere - indispensabile per raggiungere la Felicità.
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aitan · 1 year ago
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Finalmente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito si rendono conto dell’esistenza dei diplomifici, un sistema truffaldino per erogare titoli a persone non disposte a impegnarsi nello studio; un segreto di Pulcinella con sede specialmente in Campania e pseudo-studenti sparsi in tutta la penisola. Insomma, qui nel napoletano si prepara la minestra riscaldata e adulterata, ma a mangiarla vengono da ogni dove, pagandola, tutto sommato, a buon mercato (e poi magari sono proprio questi consumatori provenienti da fuori porta i primi a sputare nel piatto dove hanno mangiato e ad accusare i malaffari della malavita meridionale).
Con l’aggravante dei contributi statali erogati alle paritarie nel Paese che nell’articolo 33 della Costituzione stabilisce che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, SENZA ONERI PER LO STATO” [...]
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Ulteriori riflessioni sull'argomento, nel mio blog.
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