#competenze lavoro e cultura
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divulgatoriseriali · 3 days ago
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Disparità di accesso all'università: ostacoli per gli studenti degli istituti professionali
La disparità di accesso all’università rappresenta uno degli ostacoli principali per gli studenti degli istituti professionali, spesso penalizzati da barriere burocratiche e limitazioni strutturali nel sistema educativo. Questi percorsi, pur eccellendo nella formazione pratica e tecnica, non sempre garantiscono le stesse opportunità di proseguire gli studi accademici rispetto agli altri…
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Formazione dei Dipendenti in Italia: Investimento Necessario o Sprecato?
Perché investire nella formazione del personale è fondamentale per la crescita delle imprese italiane e quali benefici comporta per lavoratori e aziende
Perché investire nella formazione del personale è fondamentale per la crescita delle imprese italiane e quali benefici comporta per lavoratori e aziende. La formazione dei dipendenti è spesso oggetto di discussione nel panorama delle imprese italiane: è un investimento essenziale o solo una perdita di tempo e denaro? Sebbene numerose ricerche dimostrino l’importanza della formazione per la…
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m2024a · 1 year ago
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Seguici sul:https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/01/la-lezione-di-dolce-e-gabbana-sulla.html La lezione di Dolce e Gabbana sulla Ferragni: "Influencer? Noi..." Non si placa la bufera che si è abbattuta su Chiara Ferragni, e anche gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono intervenuti sullo scandalo che ha investito l'ex Blonde Salad, dando un giudizio molto duro sul mondo degli influencer. Il tracollo della Ferragni – se alla fine si parlerà veramente di tracollo – potrebbe trasformarsi in un pericoloso effetto domino per il mondo patinato dei tanti personaggi social che in questi anni hanno fatto una vera e propria fortuna sul web. Senza mai fare il nome di Chiara Ferragni, Dolce e Gabbana hanno spiegato molto pacatamente che quella degli influencer è una fama effimera, destinata a non durare, in quanto non fondata su basi solide. Presenti oggi alla sfilata di Milano – evento che quest'anno si è aperto proprio senza la presenza della Ferragni – i due celebri stilisti hanno affermato che "gli influencer in automatico vanno a cadere". Come ricordato da entrambi, inervistati poco prima dello show di D&G, non è mai stata loro prerogativa affidarsi troppo a queste figure. "Siamo stati gli unici a non lavorare con gli influencer, li abbiamo fatti sfilare ma non abbiamo mai pagato nessuno. Si commentano da soli e da tanto, non è una novità ora che è uscita questa 'bomba'", è stato il loro commento, riportato da Ansa. "Da un anno e mezzo abbiamo cambiato registro, siamo tornati a lavorare con maestri come Meisel e Klein e alcune modelle, a noi piace la moda, e chi più di loro può esprimere questo concetto? Il fotografo, come il giornalista, fa un mestiere per cui ha studiato, ha una cultura, si può avere un dialogo alla pari", hanno aggiunto. In poche parole, la filosofia di Domenico Dolce e Stefano Gabbana è quella di scegliere la professionalità e l'esperienza, lavorando con persone del settore formate e preparate. Qualcosa che, con l'era degli influencer, era stato forse messo un po' da parte. "Un influencer di 20 anni non ha colpa, ma non ha quella cultura, e, con tutto il rispetto, il suo è un lavoro diverso, oggi bisogna tornare alla qualità, che è anche amore, perché la carezza di un padre non ha il valore di un like", hanno aggiunto i due stilisti. Una lezione molto seria, quella impartita da Dolce e Gabbana, che hanno invitato tutti a tornare a dare valore ai settori e alle competenze. "In questi anni ci siamo tutti ubriacati con la comunicazione globale, oggi tutti parliamo di tutto, dalla medicina alla moda, dalla scienza alla cultura, ma per farlo bisogna aver studiato, altrimenti cosa esisterebbero a fare le università? Dobbiamo dar voce in tutti i settori, a chi ha competenze, è arrivato il momento in cui siamo tutti stanchi, dobbiamo trovare una soluzione per migliorare. Dicono che la bellezza salverà il mondo e noi ci crediamo", hanno concluso.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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Roma, 25 mag — Quella sfilza infinita di bandiere arcobaleno che ogni giugno di ogni santo anno infestano i loghi delle aziende del mondo occidentale, quegli improbabili testimonial trans e non binari che spuntano nelle campagne pubblicitarie delle più grosse multinazionali globali non sono messi lì per «sostenere la causa Lgbt», «inclusione», «dare visibilità agli oppressi arcobaleno»: sono da interpretare come una sorta di «pizzo ideologico» da tributare a lobby politiche finanziate da «soliti noti» (ci ritorneremo) per tenere alto un punteggio di «credito sociale» fondamentale per la tenuta o la distruzione degli affari di un’impresa.
Che cosa è il Cei, il sistema di punteggio woke che valuta le aziende Usa
Il punteggio in questione è il Corporate Equality Index — o Cei —, che è supervisionato dalla Human rights campaign, il più grande gruppo di pressione politica Lgbt al mondo. Hrc, che ha ricevuto milioni dalla Open society foundation di George Soros tra gli altri, rende pubbliche pagelle «di virtù sociale» valutando le più grandi società usa tramite il Cei. Come? Assegnando o sottraendo punteggi a seconda di come le aziende aderiscono a ai «criteri di valutazione» emanati da Hrc.
Le aziende che raggiungono il punteggio massimo di 100 guadagnano l’ambito titolo di «Miglior ambiente lavorativo per l’uguaglianza Lgbtq». Quindici tra le prime 20 società classificate da Fortune hanno ricevuto valutazioni del 100% l’anno scorso, secondo i dati HRC. Stando all’ultimo rapporto, più di 840 aziende statunitensi hanno ottenuto punteggi Cei elevati. Il che significa che la stragrande maggioranza delle aziende americane vivono sotto il ricatto di questa lobby. L’Hrc, fondato nel 1980, ha avviato la procedura Cei nel 2002; dal 2022 è guidato da Kelley Robinson, tra gli organizzatori della campagna presidenziale del 2008 di Barack Obama.
I cinque punti di valutazione
Sono cinque i principali criteri di valutazione stilati dall’Hrc, ciascuno con i propri cavillosi  sottoinsiemi. Le categorie principali sono: Tutela della forza lavoro, Benefici inclusivi, Sostenere una cultura inclusiva, Responsabilità sociale d’impresa e cittadinanza responsabile. Un’azienda può facilmente perdere punti Cei se non soddisfa la richiesta di Hrc di «integrazione dell’intersezionalità nello sviluppo professionale, formazione basata sulle competenze o di altro tipo» o se non utilizza un «programma di diversità dei fornitori con uno sforzo dimostrato per includere fornitori Lgbtq certificati».
Ricatto a tinte arcobaleno
La pervasiva e tentacolare attività di HRC si esprime nell’invio, a scadenza annuale, di rappresentanti alle aziende ogni anno per illustrare il tipo di migliorie woke da attuare in azienda. Viene fornita alle varie società una lista di richieste che se non soddisfatte provocheranno l’abbassamento del punteggio Cei. Lo stesso meccanismo Cei, a sua volta, fa parte del fiorente movimento di «investimenti etici» ESG (Environmental, Social and Corporate Governance), spinto dalle tre principali società di investimento del Paese (BlackRock, Vanguard e State Street Bank). I fondi ESG investono in società che si oppongono ai combustibili fossili e spingono per le quote razziali e di genere rispetto al merito nelle assunzioni e nella selezione dei consigli di amministrazione. Le conseguenze sono facilmente intuibili: la maggior parte degli amministratori delegati Usa sono più preoccupati di compiacere gli azionisti che di irritare i conservatori.
Il caso Mulvaney
Prendiamo l’eclatante caso di Dylan Mulvaney: 26 anni, ha effettuato la transizione da uomo a donna» nel marzo 2021, guadagnando più di un milione di dollari  da sponsorizzazioni tra cui marchi di moda e bellezza come Ulta Beauty, Haus Labs e CeraVe, nonché Crest e InstaCart, più recentemente Bud Lite e Nike. 
“Possono renderti la vita difficile”
«I grandi gestori di fondi come BlackRock abbracciano questa ortodossia esercitando pressioni sui migliori team di gestione aziendale e sui consigli di amministrazione e determinano, in molti casi, la remunerazione e i bonus dei dirigenti e chi viene rieletto o riconfermato nei consigli di amministrazione», spiega l’imprenditore Vivek Ramaswamy, candidato alla presidenza come repubblicano e autore di Woke Inc.: Inside America’s Social Justice Scam. «Possono renderti le vita molto difficile se non rispetti i loro programmi».
La lettera-ricatto di BlackRock
Per capire meglio di cosa parla Ramaswamy occorre tornare al 2018 e alla lettera del CEO di BlackRock Larry Fink. Definito il «volto di ESG», scrisse una lettera — che per toni ricattatori è rimasta negli annali — a tutti i Ceo americani intitolata A Sense of Purpose promuovendo un «nuovo modello di governance» in in linea con i valori woke. «La società richiede che le aziende, sia pubbliche che private, abbiano uno scopo sociale», ha scritto Fink. «Per prosperare nel tempo, ogni azienda non deve solo fornire risultati finanziari, ma anche dimostrare di saper contribuire positivamente alla società» secondo la vulgata liberal progressista. Fink ha anche fatto sapere «che se un’azienda non si impegna con la comunità e non ha uno scopo» alla fine «perderà la possibilità di investire».
Le società che osano ribellarsi vengono immediatamente penalizzate dal punteggio Cei. A volte il contraccolpo avviene sulle piccole cose: se un’azienda non ottiene un punteggio di 100 Cei, non sarà ammessa a una fiera del lavoro in un’università, o si vedrà ridotte le possibilità di acquistare spazi pubblicitari. Gli atenei tagliano i rapporti con aziende che non hanno punteggio 100 dipingendole ai futuri laureati come luoghi in cui regna il bigottismo. Se non ritenuta conforme, una società potrebbe essere cancellata dai portfolio di fondi indicizzati e fondi pensione. L’intero sistema di aziende Usa è quindi tenuto prigioniero da una gigantesca ragnatela estorsiva a tinte woke. La mafia arcobaleno.
-Cristina Gauri
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pensierinattesa · 2 years ago
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Tempi morti. La #pandemia non c'entra, i miei tempi morti sono iniziati dopo la laurea. La tarantella tra l’invio dei #CV, i lavori stagionali e i buchi di nulla che si creavano in mezzo va avanti dal 2011. Il vedermi “mai ferma” è una sensazione. Lavorativamente parlando, “ferma” è lo stato in cui ho passato più tempo negli ultimi 12 anni. Facendo il possibile per non essere statica. Ho studiato, portato avanti progetti personali, viaggiato, cercato di godere il buono di quel “ferma”, disoccupata, senza reddito. Sotto la superficie “ferma”, l’invio di CV, le risposte agli annunci, il passaparola non si è fermato, e non si ferma mai. E consuma energie incalcolabili. Chiedermi “che stai facendo?” è spesso una domanda che mi mette in crisi. Non ho una risposta. E non ce l’ho nemmeno a “che vorresti fare?”. Vorrei solo essere autonoma, senza dovermi dannare dietro alla cultura del lavoro allucinante che ho incontrato. Perché è figo lavorare in teatro, ma arrivare a stupirsi perché ti pagano no. È bello lavorare col pubblico, al bar, in negozio, ma sentirsi in colpa perché chiedi che si rispettino i turni di riposo no. Adoro insegnare, ma inseguire per mesi chi non mi paga, o ingoiare la rabbia per chi mi dà meno dell’accordo iniziale, no. Il motivo dei miei tanti no e temporeggiamenti degli ultimi tempi è che sono stanca di “farmela andar bene, è pur sempre lavoro”. No. Il lavoro è dignità. E troppe poche volte mi sono sentita trattare dignitosamente. Sto scrivendo un podcast e un romanzo, rimettendo le mani sulla grafica, approfondendo la gestione dei Social Media e capendo come funziona un Ufficio Stampa. Ho progetti di formazione che aspettano qualcuno chi mi chiami a metterli in pratica. Sono giornalista e autrice di format. E se mi propongo come tale al di fuori della mia 2ª famiglia del @ilbullonefondazione non lo faccio gratis. È il mio lavoro. È dignità. A 35 anni, se pretendo che le mie competenze vengano trattate con dignità, non sono stron*a. Sono stanca. E caz*i vostri se non avete capito che è grazie ai Tempi Morti che me ne sono resa conto. Mi aveste fatto lavorare un po’ di più, magari stron*a non lo sarei diventata. (presso Sanremo) https://www.instagram.com/p/CpgGK1Lo0Ab/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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metissagesanguemisto · 5 months ago
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Ciao Métissagers e un augurio per un splendido Settembre a tutti voi!
Vi presento la copia zero di “Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni”, da oggi disponibile online.
L'emozione di vedere pubblicato un libro che racchiude la propria esperienza professionale è un misto di orgoglio, sollievo e speranza. Orgoglio per aver trasformato il proprio percorso e le proprie conoscenze in qualcosa di tangibile, condivisibile con un pubblico più ampio; sollievo per aver finalmente completato un progetto che ha richiesto impegno e dedizione; e speranza, perché il desiderio è che il libro possa raggiungere ovunque ci sia interesse, bisogno o curiosità di conoscere mondi diversi. È un invito a esplorare nuove prospettive, a entrare in contatto con storie lontane dalla propria esperienza quotidiana, e a trovare modi nuovi per interagire e crescere attraverso il dialogo con l'altro.
La guida, frutto di 14 anni di intense e profonde ricerche sul tema della pluriculturalità e del mondo dell’interculturalità, rappresenta un’opera complessa e ricca di significato. È stato realizzato attraverso un'analisi meticolosa di esperienze vissute, studi teorici, interviste e raccolte di testimonianze da persone di culture diverse. Il processo di ricerca ha incluso l'osservazione sul campo, la partecipazione a progetti interculturali e la collaborazione con esperti e comunità da tutto il mondo. Questi 14 anni di lavoro hanno permesso di esplorare come le identità culturali si intrecciano e si influenzano reciprocamente in contesti sociali, educativi e professionali.
Il libro non solo documenta queste dinamiche, ma le analizza per evidenziare l'importanza dell'interculturalità nella costruzione di società più inclusive e rispettose delle diversità. La sua incidenza sulla vita di moltissime persone "Mixed" — ovvero con un background culturale misto — è stata profonda. Ha offerto a queste persone uno specchio in cui riconoscere la propria identità complessa e ha fornito strumenti per navigare le sfide quotidiane di appartenenza e riconoscimento culturale. Inoltre, ha ispirato dialoghi, riflessioni e politiche volte a valorizzare le differenze culturali come una risorsa piuttosto che come un ostacolo.
Educare l’identità culturale significa aiutare le persone a riconoscere, comprendere e valorizzare le proprie radici culturali e quelle degli altri, promuovendo una consapevolezza critica e una capacità di dialogo interculturale.
Significa fornire strumenti per esplorare e comprendere come le culture — intese come un insieme di valori, credenze, comportamenti, tradizioni, lingue e pratiche — influenzino l'identità personale e collettiva.
Significa promuovere la capacità di comunicare e interagire in modo efficace con persone di diverse culture. Questo implica sviluppare competenze di ascolto attivo, empatia, apertura mentale e la capacità di negoziare significati e valori differenti.
Significa insegnare a esaminare criticamente le proprie convinzioni e quelle della propria cultura, così come quelle degli altri, al fine di promuovere un pensiero autonomo, flessibile e aperto al cambiamento.
Significa anche promuovere l’inclusione, l’uguaglianza e la giustizia sociale, incoraggiando azioni che riducano le disparità culturali e sostengano il diritto di ogni individuo a essere rispettato nella sua unicità.
Significa includere l’insegnamento del rispetto per le altre culture, sfidando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni. Significa imparare ad apprezzare la diversità culturale come una fonte di arricchimento e di crescita personale e sociale.
Educare l’identità culturale è un processo che mira a formare persone consapevoli delle proprie radici e aperte al mondo, capaci di interagire con empatia e rispetto, contribuendo alla costruzione di comunità più inclusive e coese. La guida rappresenta un ponte che collega le esperienze interculturali, aprendo nuove vie di comprensione, accettazione e interazione tra mondi apparentemente lontani ma profondamente interconnessi.
L’ho concepito con grande passione e rispetto della mia esperienza personale e di quella di centinaia di Mentee che in tutti questi anni mi hanno dato fiducia ed hanno creduto che un futuro migliore, da qualche parte, esiste già.
Vorrei spendere due parole sulla copertina che tanto ha sollevato interrogativi e perplessità.
L’illustrazione è opera del bravissimo artista @Nicola Grotto, che ringrazio di vero cuore per aver colto ciò che voglio trasmettere e per la pazienza nel tradurre ogni particolare (colori inclusi) nel riferimento destinato. Sono rappresentati i miei tre ragazzi, Mixed (Quadroon a dirla precisamente), nella loro espressività naturale in temi particolarmente scomodi.
Mi è stato fatto più di un appunto sulla bimba con espressione di sorpresa nella copertina. Letteralmente è stato osservato che la sua mimica è inquietante ed il fatto di averlo messo in primo piano, rende le persone poco confortevoli.
Vorrei spiegarvi che tutto ciò che faccio, dico e condivido nella mia vita ha sempre un senso ben preciso. Senso, ovviamente per me, investita di libertà d’espressione come tutti i folli, visionari e outsiders audaci. Ma quel senso cerco di condividerlo e farlo interagire con il senso degli altri, nella speranza di imparare sempre qualcosa di nuovo e di trasmettere, a mi volta, qualche cos’altro. Quindi ringrazio quanti hanno espresso la loro opinione dandomi l’opportunità di spiegare il mio punto di vista.
L’espressione di quella bimba (il cui nome è Madison), con occhi sgranati e bocca aperta di stupore e incredulità, rappresenta un mix di sensazioni ed emozioni a affermazioni razziste, discriminatorie e vessatorie: lo stupore, il disagio e il fastidio che si prova dinnanzi a situazioni plateali di pregiudizi e disparità.
La sua espressività rappresenta una reazione spontanea e genuina di shock e incomprensione di fronte a parole o comportamenti che percepisce come ingiusti, crudeli o profondamente sbagliati. Rappresenta l’innocenza e la purezza data dalla loro visione del mondo, ancora priva di preconcetti negativi. Mostra come, agli occhi di un bambino, le affermazioni razziste o discriminatorie siano estranee e prive di senso. Racconta una forte empatia e sensibilità indicando che è profondamente toccata dalle parole offensive, anche se non direttamente rivolte a lei. Questa empatia può nascere dalla comprensione istintiva che tali affermazioni feriscono altre persone. Vuole simboleggiare, infine, rifiuto innato e immediato oltre il rifiuto di concetti negativi quali odio, ostilità o intolleranza, comunicando una volontà inconscia di prendere le distanze da idee e concetti che percepisce come ingiusti o moralmente sbagliati.
Insomma, non trovo nulla di inquietante se non uno stupore può essere particolarmente potente perché mostra quanto i pregiudizi siano estranei alla mente di un bambino, sottolineando che odio e discriminazione non sono istintivi, ma appresi.
Se lo leggerete, vi chiedo di lasciare una vostra riflessione e/o commento su quanto avete compreso.
“Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni” di Luisa Casagrande
Pagine: 346
Lingua: Italiano
ISBN: 979-8336328721
AMAZON STORE: https://amzn.eu/d/hcrLjoP
Wizzy!
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fedelando · 9 months ago
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SCUOLA: FINANZA E AMBIENTE, A PIANA DI MONTE VERNA “S’IMPARA FACENDO”
In corso progetti importanti ed interessanti per formare i cittadini del futuro
Educazione Finanziaria ed Educazione Ambientale, due tematiche interessanti e sempre attuali che continuano ad essere al centro di progetti ideati e realizzati dall’Istituto Comprensivo “Caiatino” di Caiazzo. Strumenti didattici efficaci per la diffusione di una cultura di cittadinanza attiva e consapevole presso le nuove generazioni, che vedono protagonisti proprio i ragazzi, grazie alla dirigente Silvana Santagata, sensibile e sempre più aperta a collaborazioni e sinergie di spessore, e all’impegno e all’egida di docenti attenti e attivi.
In particolare, nell’ambito dell’Educazione Civica, l’Istituto sta portando avanti un progetto di Educazione Finanziaria volto all’acquisizione di competenze economiche anche per i bambini della Scuola Primaria, con particolare riferimento al risparmio personale. Il progetto, avviato nell’anno scolastico 2022 – 2023 nel plesso di Castel Campagnano, ha portato anche, e con la soddisfazione di tutti, alla vincita di un premio in denaro.
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Quest’anno, invece, viene svolto in tutte le classi V dell’Istituto sotto la guida dell’insegnante Carmelina Di Meola. Chi ha inventato le monete, che cos’è un reddito, a che cosa serve un conto corrente, perché è importante risparmiare, che cosa sono le tasse e perché bisogna pagarle: partendo dal reddito prodotto da un lavoro, la professoressa, mediante giochi e curiosità, cerca di dare ai bambini risposte che non sempre sono facili da spiegare in tema di monete e finanza. Inoltre, restando in tema, proprio nella giornata di martedì 16 aprile, gli alunni del plesso di Piana di Monte Verna hanno incontrato due rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate per affrontare temi e argomenti legati sempre al mondo dell’economia e delle Finanze.
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Lo stesso plesso che, nelle stesse ore, ha vissuto anche una interessante giornata dedicata al benessere, promossa in particolare da Sport e Salute nell'ambito del progetto "Sport attiva Kids" a cui il plesso di Piana ha partecipato con la Scuola Primaria. L'obiettivo della giornata è stato promuovere l'attività outdoor, il contatto con la natura, la relazione e la cooperazione tra le diverse classi di alunni e tutte le forme che includono il concetto di benessere, compresa l'alimentazione sana. A tal proposito i bambini, dopo essersi cimentati in vari giochi sportivi, hanno consumato e condiviso la tanto attesa "merenda genuina" proprio all'aria aperta. “L’apprendimento che preferisco – conclude la preside Santagata – learning by doing, imparare facendo, è una delle strategie attive più gratificanti ed efficaci per formare i ragazzi al futuro e per avvicinarli ad un cosciente e consapevole concetto di cittadinanza”. 
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claudio1959 · 10 months ago
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ex Allievi in evidenza: REGGIO EMILIA. IL COMANDANTE GENERALE DEI CARABINIERI GENERALE DI CORPO D’ARMATA TEO LUZI ALLA 13^ EDIZIONE DI “NOI CONTRO LE MAFIE, FESTIVAL DELLA LEGALITÀ”.
"Cari studenti, diffondete la cultura della legalità"
Il generale Teo Luzi sottolinea l'importanza di diffondere una cultura antimafia per contrastare le mafie e proteggere le democrazie.
Avverte sulle minacce delle tecnologie criminali e invita i giovani a contribuire a una società libera da criminalità organizzata.
"È necessario diffondere una cultura antimafia.
Il contrasto alle mafie è un tema strettamente legato alla sopravvivenza delle democrazie", Lo ha detto il generale Teo Luzi, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, altro grande ospite ieri mattina al festival della legalità.
Luzi ha lanciato inoltre un nuovo allarme: "Mafia e traffici illeciti minano le prospettive future di vita e di lavoro dei giovani.
La mafia cambia e la dinamicità dei fenomeni criminali è dovuta anche alla al raffinarsi delle competenze tecnologiche messe in campo, che necessitano di continui adeguamenti delle strategie di contrasto da parte delle forze dell’ordine".
Poi ha aggiunto: "Le nostre attività investigative diventano sempre più complesse perché le mafie sono bravissime nell’innovazione, si pensi anche alla criptofonia, ovvero a tutti quei sistemi illegali in grado di garantire le comunicazioni, eludendo le intercettazioni".
Così come Gratteri, anche il generale ha poi voluto fare una raccomandazione agli studenti: "Oggi siamo qui per voi, per farvi riflettere su quanto la criminalità organizzata vi mangia il futuro, le vostre prospettive professionali e di vita. Anche voi dovete contribuire a una cultura sana dell’antimafia. Dovete però essere altrettanto consapevoli che qui in Italia abbiamo le migliori forze dell’ordine e le migliori magistrature. Abbiate fiducia nello Stato"... ben fatto 🇮🇹⭐️ #UnaAcies
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safetyandpromo · 10 months ago
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Alla Scoperta Di Antinfortunistica: Un Rifugio Sicuro A Verona
Verona, the enchanting city located in the heart of Veneto, Italy, is renowned for its rich history, captivating architecture and vibrant culture. But beyond its romantic charm lies a lesser-known but crucial aspect of the city's identity: its commitment to safety and security, embodied by the thriving industry of accident prevention, or safety equipment.
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A Verona la sicurezza non è solo una priorità; é un modo di vita. Dai cantieri agli impianti industriali, dai laboratori alle strutture sanitarie, garantire il benessere dei lavoratori e dei cittadini è fondamentale. E in prima linea in questo impegno ci sono le imprese e gli stabilimenti che si dedicano a fornire soluzioni antinfortunistica di alta qualità.
Al centro dell'industria antinfortunistica veronese c'è una cultura di innovazione ed eccellenza. Le aziende locali hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo di dispositivi e attrezzature di sicurezza all'avanguardia che non solo soddisfano ma superano gli standard internazionali. Dai robusti caschi alle robuste imbracature di sicurezza, dagli indumenti ad alta visibilità alla protezione respiratoria avanzata, i prodotti antinfortunistica di Verona sono progettati per salvaguardare la vita anche negli ambienti più difficili.
Ciò che distingue Antinfortunistica Verona non sono solo i suoi prodotti ma anche il suo costante impegno nel servizio e nella soddisfazione del cliente. Che tu sia un appaltatore di piccole dimensioni o una grande impresa industriale, puoi aspettarti un'attenzione personalizzata e una guida esperta per aiutarti a selezionare le giuste soluzioni di sicurezza per le tue esigenze specifiche. L'enfasi sulla costruzione di relazioni a lungo termine garantisce che i clienti non solo acquisiscano attrezzature di prim'ordine, ma ricevano anche supporto e assistenza continui.
Antinfortunistica Verona, inoltre, non è solo adempimento dei requisiti normativi; si tratta di promuovere una cultura di consapevolezza ed educazione alla sicurezza. Le aziende si impegnano attivamente in programmi di sensibilizzazione, workshop e sessioni di formazione per promuovere le migliori pratiche e fornire ai lavoratori le conoscenze e le competenze necessarie per proteggersi sul posto di lavoro. Investendo nell’istruzione e nell’empowerment, contribuiscono a creare ambienti di lavoro più sicuri e a ridurre gli incidenti e gli infortuni.
Al di là del suo impatto locale, Antinfortunistica Verona svolge anche un ruolo significativo sulla scena globale. Con le esportazioni che raggiungono numerosi paesi in tutto il mondo, i prodotti di sicurezza di Verona sono riconosciuti per la loro qualità, affidabilità e durata. Che si tratti di fornire attrezzature per grandi progetti di costruzione o di sostenere le operazioni di soccorso in caso di calamità, l'industria antinfortunistica di Verona estende la sua portata ben oltre i confini italiani, avendo un impatto positivo ovunque vada.
In sostanza, Antinfortunistica Verona è più di un semplice settore imprenditoriale; è una testimonianza dell'impegno duraturo di Verona per la sicurezza, l'innovazione e l'eccellenza. Mentre la città continua ad evolversi e a crescere, cresce anche il suo impegno nella protezione del benessere dei suoi cittadini e lavoratori. Quindi, la prossima volta che passeggerai per le pittoresche strade di Verona o ammirerai le sue meraviglie architettoniche, prenditi un momento per apprezzare gli eroi invisibili dietro le quinte: i guardiani della sicurezza che assicurano che Verona rimanga non solo una bellissima destinazione, ma anche un rifugio sicuro. per tutti coloro che la chiamano casa.
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daniloandrearobertolarini · 11 months ago
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Danilo Larini condivide l'importanza della formazione del personale per elevare gli standard dell'ospitalità
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Nel frenetico mondo dell’ospitalità, dove l’esperienza degli ospiti regna sovrana, il ruolo di uno staff ben formato non può essere sopravvalutato. Danilo Larini, un esperto professionista dell'ospitalità con anni di esperienza nel settore, fa luce sull'importanza cruciale della formazione del personale per elevare gli standard dell'ospitalità.
Introduzione
In un settore in cui ogni interazione è importante, la qualità del servizio può creare o distruggere l'esperienza di un ospite. Danilo Larini, rinomato per la sua dedizione all'eccellenza nell'ospitalità, sottolinea il ruolo fondamentale che la formazione del personale svolge nel fornire un servizio eccezionale e favorire la soddisfazione degli ospiti.
Creare esperienze memorabili
L'ospitalità non significa solo fornire un posto dove soggiornare o cenare; si tratta di creare momenti indimenticabili per gli ospiti. Secondo Larini la formazione del personale è la pietra angolare per raggiungere questo obiettivo. Investendo nell'apprendimento e nello sviluppo continui, i professionisti dell'ospitalità possono affinare le proprie competenze, anticipare le esigenze degli ospiti e superare le aspettative in ogni punto di contatto.
Potenziare il personale con la conoscenza
Il personale ben addestrato è dotato delle conoscenze e delle competenze per gestire efficacemente diverse situazioni. Larini sottolinea l'importanza di programmi di formazione completi che coprano vari aspetti dell'ospitalità, tra cui il servizio clienti, le capacità di comunicazione, la risoluzione dei problemi e la conoscenza del prodotto. Grazie a questa conoscenza, i membri del personale sono meglio preparati a fornire un servizio personalizzato e ad affrontare le preoccupazioni degli ospiti con sicurezza.
Migliorare la reputazione del marchio
Nell'era digitale di oggi, il passaparola viaggia più velocemente che mai. Le esperienze positive degli ospiti possono amplificare la reputazione del marchio e attrarre nuovi clienti, mentre gli incontri negativi possono avere conseguenze di vasta portata. Larini sottolinea il ruolo della formazione del personale nel salvaguardare la reputazione del marchio garantendo un’eccellenza del servizio coerente in tutti i punti di contatto. Quando ogni membro dello staff è in linea con i valori e gli standard del marchio, è più probabile che gli ospiti diventino sostenitori fedeli.
Promuovere l’eccellenza operativa
Oltre alle interazioni con gli ospiti, anche la formazione del personale contribuisce all’efficienza e all’efficacia operativa. Larini sottolinea l’importanza di snellire i processi, ottimizzare i flussi di lavoro e promuovere una cultura di miglioramento continuo attraverso iniziative di formazione continua. Dando la possibilità al personale di identificare le aree di miglioramento e implementare le migliori pratiche, le strutture ricettive possono aumentare la produttività, ridurre al minimo gli errori e offrire esperienze senza interruzioni.
Adattarsi alle tendenze in evoluzione:
Il settore dell’ospitalità è in continua evoluzione, con nuove tendenze, tecnologie e preferenze dei consumatori che modellano il panorama. Larini sottolinea la necessità di programmi di allenamento adattivi che tengano il passo con questi cambiamenti. Che si tratti di abbracciare le innovazioni digitali, incorporare pratiche di sostenibilità o soddisfare i diversi dati demografici degli ospiti, la formazione del personale gioca un ruolo fondamentale nel rimanere rilevanti e competitivi sul mercato.
Conclusione
Nella ricerca dell’eccellenza nell’ospitalità, Danilo Larini sottolinea il ruolo indispensabile della formazione del personale per elevare gli standard e superare le aspettative degli ospiti. Investendo nella formazione e nello sviluppo continui, le strutture ricettive possono consentire al proprio personale di fornire un servizio eccezionale, migliorare la reputazione del marchio e promuovere l’eccellenza operativa in un panorama in continua evoluzione.
In sostanza, l'impegno nella formazione continua non è solo un investimento nello sviluppo del personale; è un investimento nell'esperienza degli ospiti e nel futuro successo del settore dell'ospitalità nel suo complesso.
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tempi-dispari · 1 year ago
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Revman, l'eccezione del panorama rap nostrano
Questa non è una recensione in senso stretto. Stiamo parlando di Attraverso me di Revman, un rapper. Sulle nostre pagine non ci sono recensioni di questo genere perché non ci sono le competenze adeguate per poterle fare. Questo disco fa eccezione per il progetto in sé. Si tratta del primo cd di un rapper… poliziotto. E si, il nostro fa parte delle forze dell’ordine. Questo è già un aspetto particolare. A rendere ancor più interessante il lavoro è che Revman non fa mistero del proprio lavoro.
Anzi. Ne fa vessillo, tratto distintivo. Questo lancia una luce differente sulle canzoni e, soprattutto, sul loro contenuto a livello di testi. Non si tratta di liriche che fanno la morale, dei ‘pipponi’ da parte di un adulto al mondo giovanile. Sono testi personali, che vanno a fondo in un mondo fatto di contraddizioni, di dure prove, di pericoli, paure, ansie, disorientamento. Il tutto, però, affrontato da un punto di vista positivo, costruttivo, di lotta. Il messaggio che emerge è di non arrendersi nonostante tutto.
Di non mollare pur nelle prove più dure della vita. Ancor. Si parla di identità, personale e regionale. Sono le parole di una persona che ha vissuto, ha visto molte esperienze diverse, non sempre positive, eppure non si è arreso. Non si è lasciato fagocitare dalle situazioni. Soprattutto, non si è lasciato scivolare nell’autolesionismo, nel lamento senza reazione.
Da un certo punto di vista descrivere solo l’aspetto negativo della vita è fin troppo facile. Difficile o, più difficile, se vogliamo, è trovare delle soluzioni, dei motivi per uscire da quelle sabbie mobili. Revman lo fa. Analizza condizioni diverse, problemi personali, sociali, ambientali, e prova a suggerire un modo diverso di affrontarli. Non dà delle soluzioni, non potrebbe e non sarebbe neppure giusto. Offre delle alternative. Fa forza sulla possibilità di poter scegliere.
C’è sempre una scelta, per quanto dura e difficile. E non è arrendersi. È lottare. Ma farlo in un modo positivo, aggressivo nel senso di tenace, duro. Tutto questo lo si evince solo dopo diversi ascolti. Soprattutto lo si capisce quando si superano i pregiudizi. È anche questo il senso di questa recensione. Questo disco non è il tentativo da parte delle istituzioni di ‘agganciare’ le nuove generazioni. Non siamo di fronte ad un debole tentativo di comunicazione.
È un lavoro vero sentito. Da ribadire, non si tratta di filippiche, di discorsetti. Se l’hiphop è cantare la vita vissuta, esperienze vere, questo disco ne rispetta appieno lo spirito. Non avendo una cultura su questo genre aggiornata ai gorni nostri, non posso dire se è un disco degno di nota, migliore di altri, peggiore, o che si perde nel mare di produzioni quotidiane. Certo è che poche volte mi è capitato di sentire un rapper positivo, che non si limita a descrivere il proprio dolore e non il modo in cui è riuscito ad uscirne.
Già solo questo pone questo disco sotto una luce diversa. Molti dicono di cercare dei contenuti nei testi. Con questo lavoro avranno trovato molti spunti. Anche nella modalità di trasmissione dei concetti. Diretto, senza fronzoli, senza metafore articolate, come è giusto che sia. Stilisticamente non è un dico monolitico. Dà spazio ad influenze diverse e a qualche spruzzata rock blues. Nulla di eclatante, ma quanto basta per essere vario.
Potrà essere fuori genere, ma è un disco che almeno una volta va ascoltato. Giusto che capire come i temi dei testi possono variare ed andare oltre lo sfogo momentaneo di un periodo no.
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agrpress-blog · 1 year ago
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Nel contesto dell'evoluzione dell'intelligenza artificiale (IA), emerge un nuovo paradigma per i leader. Filippo Poletti, giornalista professionista e top voice di LinkedIn, insieme all'amministratore delegato Vincenzo Esposito di Microsoft Italia, ha presentato a Milano, presso la sede italiana di Microsoft, un interessante approccio al leadership: il "test del cuore e del cervello". Tale test, articolato in dieci passaggi, costituisce le fondamenta per i dirigenti nell'era dell'IA. Secondo Poletti, il leader moderno deve guidare la trasformazione in corso, sviluppando nuove competenze all'interno dell'azienda. È cruciale promuovere una cultura organizzativa che integri efficacemente l'IA e determinare quali attività saranno gestite dagli esseri umani e quali dalle macchine. L'intelligenza artificiale deve svolgere il ruolo di co-pilota, mentre le persone rimangono i "piloti" della rivoluzione in atto. Queste idee sono presentate nel libro "Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell'intelligenza artificiale con il cuore e il cervello", co-scritto con Alberto Ferraris, professore di economia e gestione delle imprese. Il volume, edito da Guerini Next, offre teorie sulla leadership, analisi quantitative a cura di Alessandro Zollo (CEO di Great Place to Work Italia) e venti interviste a leader appartenenti alle generazioni boomer, X e Z. Tra questi spiccano rappresentanti di aziende quali Microsoft, Google, Cisco, Siemens, illimity, Webuild e l'unicorno Scalapay, fondato da Simone Mancini. IL DECALOGO DEL LEADER AI TEMPI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE «Stiamo passando a una figura di leader poliedrico, che deve avere capacità e competenze commisurate con l’evoluzione della tecnologia, a garanzia di un operato che unisca l’efficacia dell’IA al valore inestimabile del talento umano», spiega Poletti. Questo il decalogo del leader di cuore e cervello ai tempi dell’intelligenza artificiale: sa integrare il lavoro fatto dalle persone con quello dell’intelligenza artificiale sa individuare il livello di urgenza della collaborazione persone-intelligenza artificiale sa stabilire il grado di importanza della collaborazione persone-intelligenza artificiale sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non per sostituirli sa sviluppare relazioni positive con i collaboratori sa favorire il benessere dei collaboratori sa promuovere l’innovazione in azienda sa prendere le decisioni necessarie per sviluppare il business aziendale sa realizzare gli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale sa individuare gli ostacoli e agire con rapidità Il libro offre, inoltre, venti "sfumature" di leadership espresse dai dirigenti intervistati, come la leadership della prosperità, coraggiosa, inclusiva, agile, utile e condivisa. Poletti conclude che il successo del leader moderno non è soltanto legato alla crescita aziendale ma anche alla crescita individuale dei dipendenti e della società. La "Smart Leadership Formula", che comprende la collaborazione umano-macchina insieme a valori come cuore e cervello, genera impatti significativi nel mondo imprenditoriale attuale. Questo nuovo vademecum è un'ottima risorsa per i leader dell'era dell'intelligenza artificiale, offrendo una prospettiva inclusiva, etica e pragmatica nella gestione della tecnologia e delle risorse umane.
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staipa · 1 year ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/limportanza-di-lottare-per-i-diritti-degli-altri/?feed_id=1133&_unique_id=656878954f05c %TITLE% L'impegno per il bene comune è qualcosa tutti vorremmo in una società civile e democratica, ma spesso le persone tendono a lottare solo per le cause personali, dimenticando l'importanza dell'impegno collettivo. Ci sono miriadi di temi che stanno a cuore a ognuno di noi, il tema dei femminicidi, il tema delle grandi migrazioni, il tema delle discriminazioni etniche o di genere, il tema del lavoro precario, il tema delle morti sul lavoro, il tema del tombino intasato davanti a casa, il tema di non c'è sufficiente crema pasticcera nei cornetti del bar che frequento. Non importa quale sia il tema di fondo, ognuno ne ha uno o più che ritiene fondamentali, necessari, importanti sopra ad ogni altro. Il problema è che la gran parte delle volte quello che manca per risolvere la problematica è l'impegno collettivo. Si organizza una manifestazione, un incontro, una raccolta di firme e quasi invariabilmente il risultato è poco più che nullo. Molte manifestazioni sono fatte in maniera che fa quasi imbarazzo, dieci persone con un cartello, impianti voce da cui non si sente nulla se non si è a un metro dal'oratore, scelte di orario che impediscono a chiunque abbia un lavoro di partecipare. Perché è così difficile trovare la motivazione per l'impegno collettivo? Esiste un individualismo dilagante nella società o ci sono altre cause ancora più profonde? Senza un impegno comune è davvero difficile cambiare le cose, spesso impossibile. Ci si trova a sentirsi la classica goccia ma senza qualcuno che ci aiuti a diventare oceano e mi ricorda l'eterno dilemma del musicista dilettante: -"Nessuno viene a vedere i nostri concerti" -"Tu sei andando a vedere quelli degli altri?" Promuovere l'impegno collettivo non è solo un dovere morale, ma anche una scelta strategica per costruire una società più inclusiva, più felice per tutti. Sia quelli che la pensano come te, sia quelli che la pensano diversamente da te. La tendenza a lottare solo per le cause personali, probabilmente, è il risultato di una società che incentiva l'individualismo e la competizione. Le pubblicità, gli sport, la cultura tendono a spingere per farci sentire unici, per farci acquistare qualcosa che ci farà sentire migliori degli altri. L'uso strumentale dei social, la propaganda politica, la visione distorta dello sport ci hanno portati sempre più a una polarizzazione, a una logica del tipo o sono il migliore o faccio schifo, e se io sono il migliore a fare schifo sei tu. Ma non è tutto qui, sono la burocrazia, le difficoltà a comunicare con le istituzioni a far si che i problemi sociali sembrino troppo grandi e complessi, a scoraggiare, a far pensare che tutto sommato sia meglio starsene sul divano a guardare una serie tv piuttosto che metterci la faccia e provarci con il rischio di aver solo speso energie inutilmente. Meglio occuparsi di problemi più concreti e diretti, altro che povertà, riscaldamento climatico, pace nel mondo. Eppure proprio maggiore impegno porterebbe diversi vantaggi, non solo quelli legati alle dirette istanze ma anche a livello individuale e collettivo. Si tornerebbe a sviluppare un senso di appartenenza e di identità condivisa, aiuterebbe a creare una comunità coesa e solidale, permetterebbe di condividere risorse e competenze, rendendo più efficace la soluzione dei problemi sociali. Quelli che ci interessano direttamente oltre che quelli che non ci toccano nel profondo. Ogni battaglia potrebbe essere resa più forte dalle persone, dai mezzi che le persone possono mettere a disposizione per le altre cause, anche solo materialmente, le casse audio, la capacità di organizzare, la voce. La gran parte delle altre battaglie finiranno per avere una ricaduta anche su chi ora non è interessato, basti pensare all'eterno disinteresse dei giovani per i problemi legati alle pensioni che prima o poi finiranno per
dover affrontare, quello sui problemi del lavoro in cui chi non è direttamente toccato non si impegna ma che si stanno allargando a macchia d'olio, quello sulle discriminazioni di genere che potrebberi ricadere su sè o sulla propria prole o i propri cari, quello della gestione delle grandi migrazioni che ci coinvolge tutti anche se non siamo noi a spostarci, quello della sanità di cui poco ci interessa finché stiamo bene ma di cui ci lamentiamo ogni volta che abbiamo bisogno di cure, si potrebbe andare avanti ore ad elencarne. L'assenza di impegno in tutte queste istanze ha essenzialmente una forte e semplice causa comune: l'affermazione che ci sono cose più importanti. Ci sono sempre cose più importanti. Siamo bravissimi a lamentarci quando un problema passa vicino e ci sfiora, siamo ancora più bravi a dimenticarcene e ignorarlo appena esce dal contatto ravvicinato. Soprattutto di fronte a un aperitivo, o un fine settimana in montagna, o una bella partita di pallone. Perchè mai perdere tempo con un'istanza poco interessante o lontana nel futuro quando posso portare avanti un'attività che crei piacere nell'immediato? Meglio un uovo oggi, che una gallina domani. Si riduce a questo. Solo se l'uovo si rompe alziamo la testa, controlliamo attorno e iniziamo a lamentarci che nessuno si impegna. -"Nessuno viene a vedere i nostri concerti" -"Tu sei andando a vedere quelli degli altri?"
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londranotizie24 · 1 year ago
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La Dante in Cambridge vince il premio International Elite 100 Global Award 2023
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Di Annalisa Valente @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Prestigioso riconoscimento per La Dante in Cambridge, che ottiene il premio International Elite 100 Global Award 2023 come Specialista dell'anno per le competenze linguistiche online e in presenza. La Dante in Cambridge vince il premio International Elite 100 Global Award 2023 La Dante in Cambridge continua a mietere successi. E’ proprio di queste ore la notizia che l’istituto culturale diretto da Giulia Portuese, ha vinto l’International Elite 100 Global Award 2023 (ed è stato riconosciuto come Specialista dell’anno in competenze linguistiche online & in-person). Un premio prestigioso che segue di pochissimo la conquista di un altro riconocimento, il “Best Online & In-Person Language Educator 2023 – Cambridgeshire” assegnato dagli SME Business Elite Awardees per il 2023, le due precedenti nomination nel 2022 per “Business Chameleon” e “Lockdown Leader” e il prestigioso riconoscimento per la Direttrice Portuese, insignita dell’Onore di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia nel 2021 per i suoi 25 anni di impegno nel Regno Unito. Da oltre quindici anni il Centro Culturale Europeo con sede a Cambridge offre corsi di lingua e cultura non solo italiana, ma anche spagnola e inglese che, svolti inizialmente solo in presenza nella sede scolastica, negli ultimi anni hanno cominciato a svolgersi anche online, diventando quindi disponibili per gli studenti di tutto il mondo. Prerogativa delle attività didattiche de La Dante in Cambridge è quella di disporre costantemente di un team in continua crescita, composto da insegnanti madrelingua italiani, spagnoli e inglesi e dall’unità di Marketing e Amministrazione, coordinata dalla responsabile Gilda Notarbartolo, che compie un lavoro fondamentale nella fase di organizzazione e gestione dei corsi (nonché nelle iniziative di ampio respiro come la recentissima Settimana della Lingua Italiana nel Mondo). La passione genuina per la diffusione delle lingue e della cultura è il motore dell’attività dell’istituto, come ammette la direttrice Portuese. Ed è l’elemento che permette alla society di offrire il miglior percorso formativo a studenti di ogni età e nazionalità. “Nel corso degli anni abbiamo sviluppato un ottimo metodo e un sistema che consente ai nostri studenti – spiega la direttrice – di raggiungere facilmente i loro obiettivi di apprendimento. Così la nostra famiglia multiculturale cresce. “E’ molto gratificante per ogni membro del nostro team vedere che gli sforzi vengono ripagati. ... Continua a leggere su www.
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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I settori che hanno più bisogno di lavoratori in Italia
Il mercato del lavoro italiano è in continua evoluzione, e le esigenze delle aziende cambiano di pari passo con le tecnologie e le tendenze del mercato. In questo contesto, è importante conoscere i settori che hanno più bisogno di lavoratori, in modo da poter indirizzare la propria carriera verso le opportunità più promettenti. Secondo le previsioni di Unioncamere e Anpal, da qui al 2027 il bisogno di lavoratori riguarderà soprattutto i settori più importanti del nostro territorio. Bisogno di lavoratori nei settori del commercio e turismo Il commercio e il turismo sono i settori che offrono le maggiori opportunità di lavoro in Italia. Il commercio, in particolare, è un settore in forte crescita, grazie all'espansione dell'e-commerce. Il turismo, invece, è un settore che sta recuperando dai danni causati dalla pandemia, e che si prevede continuerà a crescere nei prossimi anni. Tra le figure professionali più richieste in questi settori troviamo: - Addetti alle vendite - Addetti alla logistica - Addetti al customer service - Guide turistiche - Addetti alla ristorazione Servizi pubblici e privati Il settore dei servizi pubblici e privati è un altro settore importante per l'economia italiana. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Insegnanti - Operatori sanitari - Assistenti sociali - Personale amministrativo - Tecnici Salute Il settore della salute è un settore strategico per l'Italia, che deve affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione e della cronicità delle malattie. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Medici - Infermieri - Farmacisti - Operatori socio-sanitari - Assistenti sanitari Formazione e cultura Il settore della formazione e della cultura è un settore in forte crescita, grazie all'aumento dell'attenzione alla formazione continua e alla valorizzazione della cultura. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Docenti - Operatori culturali - Archivisti - Bibliotecari - Museologi Finanza e consulenza Il settore della finanza e della consulenza è un settore in crescita, grazie all'evoluzione del mercato finanziario e alla crescente domanda di servizi di consulenza. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Analisti finanziari - Consulenti finanziari - Commercialisti - Avvocati - Revisori contabili Inoltre, è importante notare che l'innovazione tecnologica sta creando nuove opportunità di lavoro in settori come: - Informatica e telecomunicazioni - Energia e ambiente - Ingegneria - Ricerca e sviluppo In questi settori, le figure professionali più richieste sono quelle con competenze tecniche e specialistiche. Per avere successo nel mercato del lavoro italiano, è importante avere un'adeguata formazione e un buon livello di competenze. Inoltre, è importante essere flessibili e disposti a spostarsi per trovare le migliori opportunità. Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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personal-reporter · 1 year ago
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Gian Paolo Barbieri - Oltre al Forte di Bard
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Presso il Forte di Bard, nel cuore della Valle d’Aosta,  è da non perdere la mostra Gian Paolo Barbieri Oltre, una grande retrospettiva realizzata in collaborazione con la Fondazione Gian Paolo Barbieri di Milano, curata da Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti, aperta fino al 3 marzo 2024 nelle sale delle Cantine. Vi sono esposte 112 fotografie, di cui ben 88 inedite che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000, frutto di un’approfondita ricerca condotta all’interno dell’archivio analogico dell’artista, patrimonio storico culturale, custodito dalla Fondazione Gian Paolo Barbieri. Nato in un periodo storico chiave per la moda italiana, Gian Paolo Barbieri è stato uno dei massimi esponenti che ha contribuito alla definizione di prêt-à-porter italiano e di fotografia di moda, ha esplorato i mari del sud, viaggiando tra le Seychelles, il Madagascar e la Polinesia e ha fermato il tempo con un gioco di interpretazioni con i personaggi stessi che osserva, per un viaggio attraverso la vita del fotografo con attenzione ai dettagli, a quell’immaginario più recondito che va oltre l’immagine, oltre la moda, oltre la natura. Gian Paolo Barbieri nacque  nel 1935 in via Mazzini, nel centro di Milano, in una famiglia di grossisti di tessuti e proprio nel grande magazzino del padre  ebbe  le prime competenze necessarie per formarsi come fotografo di moda. Mosse subito i primi passi nell’ambito teatrale come attore e scenografo, prima di trasferirsi a Parigi nel 1960, dove divenne  assistente del celebre fotografo di Harper’s Bazaar, Tom Kublin. Nel 1962 aprì il suo primo studio a Milano, dove cominciò a lavorare nella moda scattando semplici campionari e pubblicando servizi fotografici su Novità, la rivista che in seguito, nel 1965, divenne  Vogue Italia, oltre che su riviste internazionali come Vogue America, Vogue Italia, Vogue Paris, Vanity Fair e GQ. Le campagne commerciali di Barbieri furono fondamentali per la moda dei brand più famosi, Walter Albini, Gianni Versace, Valentino, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Saint Laurent e Vivienne Westwood. Gli anni Novanta videro Barbieri compiere diversi viaggi alla scoperta della cultura senza limiti, uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni. Classificato nel 1968 dalla rivista Stern come uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo, il grande fotografo ricevette premio ad honorem Lucie Award 2018 per il Miglior Fotografo di Moda Internazionale. Le sue opere sono state esposte presso Palazzo Reale di Milano, MAMM di Mosca, Erarta Museum of Contemporary Art di San Pietroburgo e Shanghai Museum, per menzionarne solo alcuni, oltre a far parte delle collezioni private del Victoria & Albert Museum, della National Portrait Gallery di Londra, del Kunstforum di Vienna, del Musée du Quai Branly di Parigi. Più recentemente il lavoro di Barbieri è stata acquisita da una delle più importanti collezioni di fotografia di moda, la Nicola Erni Collection e da una delle collezioni di arte contemporanea più grandi al mondo, la Pinault Collection. Read the full article
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