#cultura inclusiva istituti professionali
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divulgatoriseriali · 3 days ago
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Disparità di accesso all'università: ostacoli per gli studenti degli istituti professionali
La disparità di accesso all’università rappresenta uno degli ostacoli principali per gli studenti degli istituti professionali, spesso penalizzati da barriere burocratiche e limitazioni strutturali nel sistema educativo. Questi percorsi, pur eccellendo nella formazione pratica e tecnica, non sempre garantiscono le stesse opportunità di proseguire gli studi accademici rispetto agli altri…
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forzaitaliatoscana · 4 years ago
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Massa: mozione per la figura dell’educatore di plesso
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Massa, il Responsabile Dipartimento Cultura di Forza Italia Massa Luca Tonlazzerini: "Inclusione scolastica: Forza Italia propone la figura dell’educatore di plesso." Nel nostro Paese, già prima della pandemia, un giovane su sette si smarriva durante il proprio percorso di studi; oggi il Covid 19 ha ulteriormente aggravato la situazione e la percentuale  di studentesse e studenti che non riescono a conseguire il diploma sta vertiginosamente aumentando. I dati fanno rabbrividire: secondo Save the Children da marzo 2020 a gennaio 2021 nel 28% delle classi superiori si è denotato l’allontanamento di almeno una/un alunna/alunno. Il dato Ipsos è di 34mila ragazzi dispersi. In molte realtà il tasso di dispersione è più che raddoppiato passando dal 13% al 27%. Tale situazione mette a rischio la vita e il futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi percuotendo, in particolare modo, le persone più fragili. Forza Italia, attraverso il responsabile provinciale del dipartimento Istruzione e Disabilità Luca Tonlazzerini  e il gruppo consiliare (Benedetti, Cagetti, Cofrancesco, Ronchieri) ha provveduto a presentare un’iniziativa tramite la quale rispondere con adeguatezza ai nuovi bisogni educativi territoriali, anche alla luce delle complessità della gestione scolastica emersa durante l’emergenza sanitaria. Secondo Tonlazzerini è fondamentale mettere in atto misure atte a garantire l’integrazione scolastica ed attenuare il rischio d’isolamento e di abbandono, tutelando, in particolar modo, studentesse e studenti disabili così da evitare di accentuare disparità e diseguaglianze. Una prima azione concreta per garantire servizi inclusivi efficaci e di qualità a partire dall’ambiente scolastico, e consolidare un’ alleanza che miri a rafforzare l’impegno reciproco di supporto e di collaborazione tra i vari protagonisti coinvolti nel processo di inclusione, potrebbe essere l’introduzione, già dal prossimo anno scolastico, della figura degli educatori di plesso. Equipe stabili di educatori afferenti ai singoli Istituti che possano finalmente diventare una risorsa, non solo per studentesse e studenti ma per l'intera comunità educante. Luca Tonlazzerini, Responsabile Dipartimento Cultura di Forza Italia Forza Italia Massa AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MASSA MOZIONE “ EDUCATORE  DI PLESSO E CAMPAGNA INFORMATIVA  “ IL CONSIGLIO COMUNALE : PREMESSO CHE:    - la scuola pubblica, come sancito nell’art. 34 della Costituzione, “è aperta a tutti”. Così la scuola è inclusiva e non esclusiva e occlusiva e si configura come un servizio essenziale per la vita di una comunità e il diritto allo studio per ogni cittadino;    - che le leggi nazionali dell'ordinamento italiano, in particolare la L. 517/77 e la L. 270/82, hanno rappresentato un cardine di civiltà nel cammino dell'integrazione per i soggetti diversamente abili anche in ambito scolastico;    - nella L.104/92 sono indicate idonee e specifiche garanzie e tutele in materia di assistenza, integrazione e diritti delle persone portatrici di handicap; in particolare l'art. 12 di detta legge riporta ai commi 2 e 3 che “è garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie” e che “l'integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione”;    - secondo quanto sancito dall’articolo 13 della L. 104/92, che si raccorda anche alla L. 128/00 “L’integrazione scolastica della persona handicappata (…) si realizza (…) anche attraverso: programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio assistenziali, culturali, ricreativi sportivi e con altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati. A tale scopo gli enti locali, gli ordini scolastici e le unità sanitarie locali, nell’ambito delle rispettive competenze, stipulano accordi di programma di cui all’articolo 27 della legge 8 giugno 1990 n. 142;    - il diritto all’istruzione degli alunni con disabilità è oggetto di specifica tutela anche per quanto riguarda la normativa internazionale, di rilievo la recente Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con Disabilità, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, entrata in vigore sul piano internazionale il 3 maggio 2008 e ratificata e resa esecutiva dall’Italia con legge 3 marzo 2009, n.18;    - nella scuola italiana, in tempi di Covid-19 e di quarantena, è aumentato il rischio di abbandono delle studentesse e studenti più deboli, quelle/i con meno risorse e/o in particolar modo le/gli alunne/i con disabilità certificata;    - dopo la grave situazione pandemica Sars-CoV-2 risulta ancora più marcata la necessità di promuovere e attuare contesti e pratiche pedagogiche inclusive, con particolare attenzione agli studenti e alle studentesse con disabilità e con bisogni educativi speciali.                                                  CONSIDERATO CHE:    - la Convenzione ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, ha impegnato i Paesi a promuovere la rimozione delle “barriere” che possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto a partecipare in modo pieno ed effettivo alla società, da parte di quanti sono portatori di minorazioni fisiche, mentali o sensoriali a lungo termine;    - tale situazione destabilizza fortemente la vita e il futuro delle ragazze e dei ragazzi con disabilità in quanto compromette la loro più importante occasione di entrare a far parte, con piena dignità e parità, della società in cui vivono;    - emerge una grande sofferenza da parte delle famiglie, in quanto vedono negata per la/il figlia/o con disabilità un’importante e reale opportunità di crescita ed integrazione;    - viene fortemente compromesso il diritto fondamentale riconosciuto dall’art.3 della Costituzione che sancisce la pari dignità sociale di tutti i cittadini, l’uguaglianza “davanti alla legge senza distinzioni di sesso, razza, di lingua, di religione , di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ” e che determina alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana;    - risultano spesso particolarmente fragili e carenti i servizi e le strategie messe in atto per rispondere efficacemente alle esigenze dei nuclei familiari in cui sono presenti disabili e, ai tempi del Covid-19, il principio dell'inclusione scolastica ha subito una grave limitazione;    - in Italia già prima della pandemia avevamo un tasso di dispersione scolastica superiore al 13%, situazione ulteriormente aggravatasi a causa dell’emergenza sanitaria, aggredendo maggiormente le studentesse e gli studenti più fragili;    - a seguito dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, durante il periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza, le famiglie con figli disabili hanno dovuto sostenere da sole il peso dell’isolamento con inevitabili ripercussioni e così, circa 300 mila bambine/i e ragazze/i disabili, nel nostro Paese hanno pagato il prezzo più alto di tutti;    - la precarietà dei docenti, inclusi gli insegnanti di sostegno, che ogni anno si vedono costretti a cambiare Istituto Scolastico.                                                      RITENUTO CHE: - deve essere obiettivo della Regione, oltre che dello Stato, sostenere e garantire, a prescindere dalle condizioni sociali e psico-fisiche, il percorso di crescita e di autonomia di ogni studentessa e ogni studente, favorendone le esperienze di crescita individuale e sociale attraverso l’abbattimento di ogni difficoltà che ne ostacoli l’accesso all’istruzione;    - è concreto il rischio per studentesse e studenti, in particolar modo per le alunne e gli alunni che presentano situazioni di disabilità, che la riapertura delle scuole a settembre potrebbe significare restare a casa o comunque rimanere ai margini;    - è urgente pensare fin d’ora a come fare integrazione scolastica da settembre in avanti, poiché non prepararsi alla riapertura in un’ottica inclusiva significa arretrare rispetto ai livelli finora raggiunti, perdere qualità educativa e per tanti studentesse e studenti e per le loro famiglie tale aspetto potrebbe tradursi in una perdita della qualità di vita.                                                            IMPEGNA    - il Sindaco e l’Assessore all’Istruzione ad attivarsi presso l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Ufficio Scolastico Territoriale, affinché, come già avvenuto in altre località del nostro Paese, venga istituita una figura professionale non sostitutiva del docente di sostegno ma di appoggio educativo scolastico atta a rispondere, con adeguatezza, ai nuovi bisogni territoriali;    - figure professionali che, grazie alla stabilità e alla continuità, possano radicarsi in maniera strutturata nei contesti educativi e favorire servizi inclusivi sempre più efficaci e di qualità tramite i quali instaurare una collaborazione sempre più efficace tra i vari protagonisti coinvolti nel processo di inclusione ed essere d’ausilio all’intera comunità scolastica;    - ad attuare congrue misure atte ad attenuare, per le studentesse e gli studenti disabili, soprattutto gravi e di quelli più fragili, il rischio d’isolamento e di abbandono e di garantire l’integrazione scolastica per non accentuare le disparità e le diseguaglianze, affinché risulti congruo il rapporto insegnanti di sostegno-alunni con disabilità nel rispetto delle direttive ministeriali e dell’Art. 3, comma 3 legge n. 104/1992;    - ad assicurare una realtà educativa stabile e continuativa anche per studentesse e studenti che, a causa delle loro particolari condizioni di salute, non sono nelle condizioni di frequentare gli ambienti scolastici;    - ad istituire una campagna informativa sull’inclusione e sull’integrazione scolastica da svolgere principalmente nelle scuole con una cadenza periodica, in collaborazione con le associazioni del territorio e con l’Ufficio Scolastico Territoriale. I consiglieri comunali: Giovanbattista Ronchieri Antonio Cofrancesco Piergiuseppe Cagetti Stefano Benedetti Read the full article
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purpleavenuecupcake · 4 years ago
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Il Recovery Plan di Draghi ha un “gusto di futuro” per gli italiani
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(di Davide D'Amico, Dirigente PA e Consigliere Aidr) È stato finalmente presentato anche alle Camere il nuovo PNRR del governo Draghi e entro il  prossimo 30 aprile sarà inviato formalmente a Bruxelles. Dopo un duro lavoro, in tempi peraltro strettissimi,  c’è stata la quadra anche attorno alla strategia, alla nuova narrativa ed alle modalità di implementazione (Obiettivi, milestone, target, etc.). E’ un piano di investimenti ambizioso quello che l’Italia si appresta ad inviare in Europa. Ma non solo. Parallele viaggiano numerose riforme, senza le quali, gli investimenti rischiano di non portare frutti nel medio lungo periodo. Si tratta di uno strumento che mette in campo risorse finanziarie ingenti finalizzate ad accelerare  la ripresa economica, rispondendo  in modo, speriamo efficace, alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. Il PNRR italiano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), che prevede per tutti i Paesi un totale di  750 miliardi di euro. All’Italia spettano 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso lo strumento chiave del NGEU: il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. A questi si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi che sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio che è stato approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile scorso. Pertanto abbiamo a disposizione  222,1 miliardi di euro. Mai abbiamo avuto la disponibilità  di così tante risorse finanziarie da spendere in un tempo così ristretto (2021-2026) e con modalità di “messa a terra” (attuazione) che devono seguire  precise indicazioni che noi stessi, come Paese, abbiamo scritto “nero su bianco” e consegnato all’Europa nella fase di progettazione e interlocuzione. Infatti, se da un lato il piano complessivo offre una visione di sintesi,  strategica e narrativa del cosa si vuole fare, del “come” e del “quando” (i tempi di massima di realizzazione degli interventi), occorre anche considerare che il “back office del piano” prevede azioni di dettaglio di ogni singola fase  e per ogni singolo progetto, sia esso di investimento o di riforma, con una scansione davvero rigorosa dei tempi e molto severa relativamente ai  “deliverable” (prodotti) che devono essere raggiunti. Quindi,  non si può non concordare con Draghi quando dice che bisogna avere “il gusto del futuro” parlando del PNRR.  Sono parole queste che hanno un significato intenso, che mirano a scuotere l’intero Paese: da un lato le pubbliche amministrazioni e i dipendenti pubblici che dovranno “abilitare” e mettere in campo le azioni previste dal Piano, dall’altro il tessuto imprenditoriale, che in molti casi e su diverse linee di azione, dovrà assicurare la realizzazione di progetti, molti dei quali ad elevata complessità.   In questo senso, “il gusto di futuro” è quasi un voler far riflettere ciascuno di noi a riscoprire quel senso di appartenenza al nostro Paese, che va ben oltre le ideologie politiche e che mira a unire, più che dividere, rafforzando quel concetto di coesione sociale e  favorendo quei progetti con impatto a carattere “strutturale”, che possano essere moltiplicatori di valore economico nel tempo, anche adottando paradigmi diversi di partnership rafforzate pubblico-privato, riducendo, al contempo, la corruzione  e  tutti i suoi effetti negativi su crescita, innovazione, qualità e competenze. Proprio perché il piano vuole avere un “carattere strutturale”, esso include un numero consistente di riforme, certamente quasi scontate per gli addetti ai lavori, ma che rappresentano invece il bisogno  di realizzare solide fondamenta su cui far poggiare tutti gli investimenti. Si tratta di riforme da adottare negli ambiti della: - pubblica amministrazione (favorire il ricambio generazionale, valorizzare il capitale umano e professionale , attuare la digitalizzazione, realizzare la piattaforma unica di reclutamento, erogare corsi di formazione per il personale e rafforzare e monitorare  la capacità amministrativa); - giustizia (ridurre la durata dei processi ed il peso degli arretrati giudiziari, rivedere il quadro normativo e procedurale aumentando il ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo); - semplificazione normativa (semplificare la concessione di permessi e autorizzazioni, garantire attuazione e massimo impatto degli investimenti attraverso interventi sul codice degli appalti); - concorrenza (rafforzare la coesione sociale e sviluppare la crescita economica). E’ un Piano che ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il SUD e vuole contribuire  a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari tra i territori. Il digitale assorbe il  27% delle risorse mentre il 40 % è dedicato  agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e dunque a favore della transizione ecologica,  più del 10% sono indirizzati verso un tema estremamente importante in questo momento di crisi economica: la coesione sociale. Il estrema sintesi, il Piano è articolato lungo le seguenti sei missioni: 1.            “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”( 49,2 miliardi – di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo). I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura.  2.            “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, ( 68,6 miliardi – di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo).I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. 3.            “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”(31,4 miliardi – di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo). Il suo obiettivo principale è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese ( Alta velocità, potenziamento linee ferroviarie regionali, sistema portuale e digitalizzazione catena logistica. 4.            “Istruzione e Ricerca”(31,9 miliardi di euro – di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo). Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo ( Asili nido, scuole materne, servizi di educazione e cura per l’infanzia, edilizia scolastica), le competenze digitali STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Inoltre, è prevista una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea. Si punta sui percorsi professionalizzanti post diploma degli Istituti tecnici superiori  (da non confondere con gli istituti tecnici e professionali) e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico. 5.            “Inclusione e Coesione”(22,4 miliardi – di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo). Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale (centri per l’impiego, imprenditorialità femminile, servizi sociali ed ed interventi per le vulnerabilità, etc.). 6.            Salute”( 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo). Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure (assistenza di prossimità diffusa sul territorio, case e ospedali di comunità, incremento assistenza domiciliare, telemedicina e assistenza remota, attrezzature nuove per diagnosi e cura, etc). Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico. Per ciò che concerne la governance è prevista  una responsabilità diretta dei ministeri  e delle amministrazioni territoriali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme secondo le scadenze previste mentre il Ministero dell’economia e delle finanze, attraverso un apposito sistema, avrà il compito di monitorare e controllare costantemente l’attuazione  delle riforme e degli investimenti e funge da unico punto di contatto con la Commissione Europea. Le premesse per fare bene ci sono tutte, occorre a questo punto augurarci buona fortuna e che “il gusto di futuro” abiliti entusiasmo e intelligenza collettiva in modo da assicurare una piena attuazione dei tanti e importanti progetti che, non senza fatica e ricercato consenso, sono stati programmati. Read the full article
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tmnotizie · 5 years ago
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PESARO – Mettere insieme le tante esperienze avviate sul territorio provinciale per promuovere le pari opportunità, valorizzando le differenze, diffondendo e condividendo idee, progetti, bandi, buone prassi, corsi, iniziative legate all’educazione alla parità, contribuendo ad abbattere gli stereotipi e le discriminazioni di genere ancora presenti nella società e nel mondo del lavoro.
E’ questo l’obiettivo del “Tavolo permanente sulla parità di genere”, costituito dalla Provincia di Pesaro e Urbino e coordinato dalla vice presidente Chiara Panicali, che ha visto gli interventi del presidente Giuseppe Paolini, della consigliera provinciale Margherita Mencoboni, della consigliera di parità provinciale Romina Pierantoni e di rappresentanti della Regione Marche, dell’Università di Urbino, dell’Ufficio scolastico provinciale e di numerosi Comuni, associazioni culturali e di categoria, ordini professionali, imprese e sindacati.
I partecipanti si sono confrontati sulle esperienze attuate e su quelle da avviare per rafforzare il radicamento di una cultura inclusiva e rispettosa delle differenze, evidenziando l’importanza di lavorare in sinergia. Sul sito della Provincia www.provincia.pu.it è stata realizzata una pagina dedicata proprio al “Tavolo permanente sulla parità di genere”, dove verranno inserite informazioni su bandi regionali, nazionali ed europei, buone pratiche di innovazione sociale per il lavoro femminile, azioni di conciliazione e iniziative a favore delle aziende, dati statistici (i materiali potranno essere inviati all’Ufficio Pari Opportunità, mail: [email protected]).
Altre iniziative sono state rese note nell’incontro: il convegno “Guardiamola in faccia. I mille volti della violenza di genere. Realtà, teorie e pratiche” organizzato dall’Università di Urbino (23 e 24 ottobre); una giornata formativa sul tema dello stress lavorativo a cura del CUG (Comitato Unico di Garanzia) della Regione Marche il 24 ottobre a Pesaro, nella sede della Provincia.
Il corso di formazione “PariMenti” promosso da “Percorso Donna” e Provincia di Pesaro e Urbino, rivolto ad amministratori e docenti degli istituti superiori sulle politiche di contrasto agli stereotipi di genere (8 novembre, 17 gennaio e nel mese di marzo), il proseguimento della rassegna “Aspiranti protagoniste. Donne al vertice?” organizzata dalla Consigliera di Parità provinciale, con incontri per promuovere il ruolo delle donne nella politica, nelle istituzioni, in azienda e in altri settori.
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