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Editori della domenica: Abeditore.
Tappa fissa al Salone del Libro, quest’anno possibilmente al primo giorno perché il loro stand viene giustamente preso d’assalto e al lunedì rischiate di trovarlo vuoto, Abeditore ha da sempre un catalogo interessante e di tutto rispetto legato al fantastico, al horror con spruzzi di gotico e di weird. L’anno scorso ho acquistato da loro quattro titoli: due potete trovarli qui, mentre i restanti…
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La biblioteca perduta dell'alchimista di Marcello Simoni: un tuffo nel mistero del XIII secolo. Recensione di Alessandria today
Marcello Simoni regala ai lettori il secondo capitolo della trilogia del "Mercante di libri maledetti", con una trama avvincente che mescola storia, suspense e alchimia.
Marcello Simoni regala ai lettori il secondo capitolo della trilogia del “Mercante di libri maledetti”, con una trama avvincente che mescola storia, suspense e alchimia. La trama: enigmi e alchimia in un Medioevo intricato Nel thriller storico “La biblioteca perduta dell’alchimista”, Marcello Simoni ci porta nel 1227, un’epoca in cui misteri e leggende si intrecciano con la realtà. La regina di…
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"Da un’idea mia, Maurizio Sbordoni, scrittore che si è fatto editore dopo anni di vessazioni e angherie subite (ma mai accettate passivamente) dalla maggior parte degli editori italiani.
Diritti editoriali non pagati, editor isterici con reazioni simili a star holloywoodiane dopo il settimo Martini a stomaco vuoto, manoscritti dati in lettura mai sfogliati nonostante l’autore non sia uno “scrittore della domenica” ma avesse precedenti degni di nota insieme a decine di altre scorrettezze, furberie, meschinità, mi hanno convinto a intraprendere un’attività imprenditoriale imperniata sull’esatto opposto di quanto ho visto e dovuto tollerare per un decennio.
Ho speso tempo, attenzione, gentilezza e soldi (con l’equivalente avrei potuto acquistare un elicottero e lanciare decine di migliaia di copie dei miei romanzi sorvolando la Penisola) verso individui e strutture che, quando è andata bene, mi hanno trattato a pesci in faccia."
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Condivido per chi non conosce questa casa editrice. Mentre per tutto il resto, sono sicura che chiunque di giusto sulla faccia di questo pianeta ha già conosciuto dinamiche simili, cercando di creare dai suoi meriti il proprio futuro.
Non mollare. E se ti viene da piangere combatti piangendo.
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Gli ambidestri
Peggio del governo Meloni che fa cassa sui poveri ci sono solo il Pd e le sue proiezioni editorial-giornalistiche, che difendono il Reddito di cittadinanza e il salario minimo solo perché il governo Meloni non li vuole. Ma fino all’altroieri li attaccavano solo perché erano bandiere “grilline”. Nel 2018-’19 il Conte-1 varò il Rdc coi voti favorevoli di M5S e Lega e quelli contrari di FI, di FdI e pure del Pd, che lo osteggiava con gli stessi argomenti oggi usati da Meloni&C. senza neppure pagare i diritti Siae. Zingaretti tuonava contro “la pagliacciata del Reddito di cittadinanza che nessuno sa cos’è”. Boccia lo definiva “una grande sciocchezza che aumenterà solo il lavoro nero. Il tema vero è come creare lavoro”. E la Camusso: “No al Reddito di cittadinanza! Quelle risorse vengano usate per trovare lavoro”. Oggi i destronzi hanno buon gioco a rinfacciare al Pd di aver detto prima di loro le stesse cose. E la risposta non può essere che allora comandava Renzi e ora c’è la Schlein: perché Renzi la guerra ai poveri la faceva allora come oggi; e soprattutto perché Zinga, Boccia e Camusso ora stanno con la Schlein. Basterebbero tre paroline: “Ci siamo sbagliati”. Che andrebbero stampate a caratteri di scatola su Repubblica, che all’epoca dipingeva il Conte-1 – il governo che più ha dato ai bisognosi in trent’anni – come una robaccia di estrema destra. Rep titolava: “Un terzo degli italiani guadagna quanto il Rdc”, che dunque andava abbassato per non far concorrenza reale ai salari da fame. E l’Espresso di Damilano: “Per gli elettori del Pd il Rdc è peggio del condono fiscale”. Ancora il 20 luglio 2022, quando Draghi attaccò i 5Stelle sul Rdc in Senato, il Pd gli votò la fiducia da solo e Rep lo santificò. Facevano così su tutto. La blocca-prescrizione Rep la chiedeva da un quarto di secolo, ma siccome la fece Bonafede diventò un obbrobrio che “calpesta i fondamenti di uno Stato di diritto”, “giustizialismo”, “barbarie”, “Inquisizione” (Cappellini, noto giureconsulto). Il Recovery quando lo lanciò Conte era una ciofeca: “È isolato in Europa”, “Non lo otterrà mai”, “Meglio i 36 miliardi del Mes”. Poi ne arrivarono 209 e tutti fischiettavano. Ora accusano Conte di non aver battuto i pugni sul tavolo per ottenere meno soldi. Il salario minimo, siccome lo proponeva il M5S e non piaceva ai sindacati, era odiato dal Pd e da Rep: grandi peana al Pnrr di Draghi che l’aveva levato dal Pnrr di Conte. Ora tifano salario minimo e rintuzzano ogni giorno gli argomenti contrari del governo, che però sono gli stessi che usavano loro. La Meloni non deve inventarsi nulla: le basta copiare gli avversari. Che, come diceva Lenin dei capitalisti, le hanno venduto la corda a cui impiccarli. Anzi, gliel’hanno regalata.
Marco Travaglio
Travaglio è implacabile perché conserva gli articoli degli altri giornali. Lui è la memoria giornalistico/politica del nostro paese, e la memoria è sempre pericolosa.
Rimarco la definizione "destronzi": 👏.
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Arte jeans
Il filo blu dell'arte contemporanea
a cura di Ursula Casamonti, Francesca Centurione-Scotto Boschieri
testi critici di Ilaria Bignotti
SAGEP Editori, Genova 2023, 88 pag., 23X28cm, ISBN 97912555900177
euro 22,00
email if you want to buy [email protected]
In occasione di GenovaJeans 2023, con la mostra “ArteJeans 2023. Il filo blu dell’arte contemporanea”, giunge alla terza edizione, il progetto unico e innovativo di ArteJeans volto a presentare al pubblico le opere donate alla città di Genova da artisti italiani e internazionali, eseguite con l’utilizzo di tessuto jeans.
L’iniziativa è promossa dall’Associazione ArteJeans e seguita da un comitato critico composto da Ilaria Bignotti e Luciano Caprile, ed è stata fortemente voluta e facilitata da Ursula Casamonti e Francesca Centurione Scotto-Boschieri.
Sono 14 le nuove opere, donate da altrettanti artisti selezionati dal comitato scientifico: Akelo (Andrea Cagnetti), Marco Casentini, Sonia Costantini, Marcello De Angelis, Luca Giacobbe, Paolo Iacchetti, Franco Ionda, Rae Martini, Albano Morandi, Paolo Radi, Alfredo Rapetti Mogol, Carlo Rea, Gioacchino Pontrelli, Helidon Xhixha. Esse saranno al centro della nuova esposizione, con un allestimento curato da Ursula Casamonti con Ilaria Bignotto, dove le new entries saranno affiancate alle altre opere già presentate nelle due edizioni precedenti, per un totale di 49 lavori oggi parte delle Collezioni Civiche.
02/03/24
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Fotografia italiana di 5 decenni fa, élite negletta: Geri Della Rocca de Candal
di Carlo Maccà
Dedico l’articolo a Gustavo Millozzi, grande amico e maestro da più di mezzo secolo. Lasciandomi come sempre piena libertà, ne ha seguito tutta la gestazione ed è scomparso proprio al momento della conclusione.
Ai tempi antichi, nel millennio passato, la fotografia era analogica. Ogni immagine fotografica era il risultato di un processo che oggi apparirebbe lentissimo. Il sensore era costituito da uno strato di gelatina contenente sali d’argento depositato su una pellicola. La luce liberata dallo scatto dell’otturatore produceva all’interno del materiale sensibile un embrione, che attraverso fasi fisico-chimiche successive (sviluppo e stampa) si concretizzava materialmente in una immagine partorita sulla superficie di un supporto solido, generalmente cartaceo. Solamente allora l’immagine entrava effettivamente nella vita reale, poteva ricevere un nome, vivere in una cornice appesa a una parete o dormire all’interno di un album, essere mostrata a parenti e amici, alla comunità fotografica, e, attraverso i media, alla società e al mondo intero. La speranza di vita dell’oggetto poteva facilmente superare quella dei suoi contemporanei umani, compreso il presente autore. [1]
Alla selezione della immagini che meritavano di essere conosciute e divulgate nell’internazionale fotografica provvedevano soprattutto alcuni Annuari di editori specializzati, per lo più Americani o Britannici. Anno per anno, professionisti e amatori evoluti, giovani o maturi, nuovi o affermati, inviavano agli editori stampe, sciolte o in portfolio, sperando che almeno una di queste selezionata e il proprio nome comparisse nell’indice degli autori accettati seguito dal numero della pagina in cui avrebbero ritrovato l’immagine o dal numero d’ordine di questa. Se di quei numeri ne compariva più di uno, l’autore poteva considerarsi - o vedersi confermato – “Autore” coll’A maiuscola.
Figura 1. Geri Della Rocca deCandal -Sulla spiaggia. Ferrania XXI/7, luglio 1967, p.3.
Per Fotopadova immagini relative all'articolo
Per questa via, dalla metà degli anni ’60 cominciarono a farsi conoscere e apprezzare nel mondo fotografico internazionale alcuni dei nostri futuri Maestri, che già contribuivano ad animare e a svecchiare la fotografia italiana. Conservo con devozione alcuni di quegli annuari e ogni tanto li ripercorro con piacere (e qualche nostalgis). Per esempio, nel britannico Photography Year Book [2] del 1967 si rivedono Gianni Berengo Gardin con 4 fotografie (2 in doppia pagina), e Mario Giacomelli con 2 (fra cui l’iconico ritratto della madre colla vanga); con 2 immagini anche Cesco Ciapanna (futuro fondatore del mensile Fotografare, innovativo per l’ambiente fotografico italiano), e con una ciascuno Cesare Colombo e Michelangelo Giuliani. Via via negli anni si ritrovano anche altri autori italiani tuttora amati e apprezzati, assieme ad altri che hanno lasciato qualche memoria alla fotografia italiana.
Fra fotografi italiani che nei pochi Photograpy Year Book dei primi anni ’70 a disposizione già a quel tempo avevano destato la mia attenzione per la qualità delle immagini e per i commenti che le presentano, soltanto uno, che portava un nome facilmente ricordabile : Geri Della Rocca deCandal, non sembra aver trovato ricordi permanenti nella nostra comunità fotografica. Nella pubblicista fotografica italiana di quegli anni parsimoniosamente tramandata fino ai nostri giorni sembra essersene occupata soltanto la rivista Ferrania [3], che nel numero di luglio 1967 presenta un ispirato articolo di Giuseppe Turroni [4] dal titolo La consolazione dell’occhio. L’autore, autorevole critico cinematografico e fotografico, scrittore e pubblicista notissimo in quegli anni, promuove alcuni giovani autori part-time che nella loro opera si distinguano per "chiarezza, onestà, purezza, spontaneità, e/o linearità di espressione". Doti che in uno di loro riconosce accompagnate da una spiccata sensibilità formale, che diremmo “classica”. Ecco come lo introduce.
“Un giovane di Milano, studente in Fisica, Geri Della Rocca deCandal, ricerca un dilettantismo quasi prezioso, che può sembrare fuori moda e che anche per la scelta del soggetto non indulge alle convenzioni dei tempi. Ma in quanti siamo a stabilire l’esatta portata di un lavoro al di là degli aspetti formali o linguistici che ci suggestionano? Anche Geri Della Rocca de Candal ha spirito libero e introspettivo. Le sue foto ”artistiche” hanno un’impronta ovviamente diversa da quella che distingueva la produzione amatoriale italiana di lontana memoria. Sono centrate nel gusto formale del momento e nello stesso tempo riescono a tradurre un simbolo di realtà, per i nostri occhi abbacinati da tanta, da troppa cronaca che finisce per non dirci più niente, anzi per guastarci il sapore della realtà.” [4] Turroni accompagna questo testo con ben 5 immagini, certificando che il giovane, in Fisica ancora studente, in Fotografia ha già raggiunto un livello magistrale.
Da qualche anno la Fondazione 3M offre, oltre alla collezione completa digitalizzata della rivista sopra citata, anche i files delle fotografie originali depositate presso il ricco Archivio Ferrania. Due immagini, una presumibilmente degli anni ’60, l’altra del 1974, presenti nel fondo Lanfranco Colombo sono evidenti tracce di una mostra del giovane Geri a Il Diaframma, la prima galleria in Europa dedicata esclusivamente all’arte fotografica [5], e fanno pensare a una attività espositiva importante. Soltanto le fonti finora citate possono suggerire all'ambiente italiano l’esistenza di un Autore da non trascurare.
Figura 2. Lower Manhattan Skyline - New York City, 1968. APERTURE, SPRING 1972.
Infatti rimane insoddisfatto chi, come noi, cerca di approfondire quelle notizie per la via più agevole, la Rete, che al giorno d’oggi segnala qualsiasi evento grande o piccolo e ne preserva la memoria, e perciò è indotto a supporre che l’attività fotografica del Nostro si sia conclusa in patria prima dell’avvento di Internet. Che però non si trattasse di cosa trascurabile, e che si espandesse anche all’estero, lo si può dedurre da altre tracce che attraverso Internet si reperiscono in archivi digitali della stampa specializzata straniera: per esempio, negli elenchi nominativi dei fotografi con opere presenti in raccolte fotografiche museali, in mostre antologiche dedicate all’eccellenza dell’arte fotografica mondiale o, infine, negli archivi di riviste fotografiche straniere fra le più autorevoli. Tracce lasciate in tutto il mondo, dalla Norvegia all’Australia e dagli anni ’70 fino a tempi recenti. In qualche caso contengono anche riproduzioni di opere. La figura 2, per esempio, è tratta da un articolo dedicato al nostro Autore dalla rivista Aperture [6] nel 1972.
Dalle opere così identificate si poteva già dedurre che Della Rocca de Candal conducesse nel bianco e nero ricerche sulle forme nello spazio parallele a quelle che Franco Fontana e Luigi Ghirri portavano avanti nel colore. Ma nell’accostarsi ai due coloristi a lui contemporanei, Geri manifestvaa ancor più evidente l’eredità dall’arte italiana dei periodi più classici: dalle scansioni spaziali dei pittori del 400 come Piero Della Francesca e Paolo Uccello, alla profondità della prospettiva aerea di Leonardo, ed infine al perfetto equilibrio in cui sono quasi sospese le architetture più compiute di Andrea Palladio. Spazialità tutta di tradizione italiana, da secoli ammirata (e superficialmente imitata) nei paesi anglosassoni.
Figura 3. The Brooklin Bridge, NYC. 1968. Amon Carter Museum, Fort Worth, Texas.
Il nostro interesse per Geri Della Rocca de Candal si è meglio focalizzato quando, reperito qualche altro numero di quegli anni del Photography Year Book sopra citato, abbiamo trovato ripetutamente il suo nome, a conferma d’una produzione significativa, che si è imposta all’estero più durevolmente che da noi, e che ci è apparsa meritevole di meglio rivisitata.
Figura 4. Fellers, Swiss Alps. Photography Year Book 1972, Fig. 141.
Nello Year Book del 1972, nel quale si affermano ancora Berengo Gardin con due immagini da un servizio sulle celebrazioni della Pasqua a Siviglia, e Giorgio Lotti con quattro storiche fotografie per la rivista EPOCA [7] sugli effetti dell’inquinamento delle acque e dell’aria in alta Italia, Geri figura autorevolmente in doppia pagina coll’immagine di un villaggio delle Alpi Svizzere (Figura 4). Nel 1974, 3 pagine del Photography Year Book presentano un saggio d’un suo progetto pluriennale (BN e colore) dedicato alla tradizionale sfilata delle signore newyorkesi, con vistosi copricapi e accompagnate dai loro pets, nel giorno di Pasquetta lungo la 5th Avenue appositamente chiusa al traffico (Easter Parade, gia all’attenzione con diverso approccio del franco-ungherese Brassaï nel 1957 [8]).
Tuttavia mancava ancora la possibilità di inquadrare compiutamente la figura di Geri Della Rocca de Candal e la sua attività fotografica. Questa opportunità si è avverata soltanto molto recentemente per una fortunosa coincidenza. Compare inaspettatamente in rete un omonimo, fresco di dottorato in discipline umanistiche presso l’Università di Oxford e collaboratore di un gruppo oxoniano di ricerca sul primo secolo di storia del libro a stampa. Il giovane studioso si rivela essere il figlio del nostro obiettivo, e ci dà la possibilità di contattare il padre. Questi accetta di metter mano per noi al proprio archivio fotografico, da decenni lasciato a dormire, e di rivisitarlo con affettuoso distacco.
L’autore stesso ci fornisce un buon numero di files ottenuti da stampe analogiche eseguite personalmente per mostre e pubblicazioni. Molti sono di immagini per noi nuove, altri sostituiscono vantaggiosamente parte di quelli ricavati dalle fonti a noi già note. Tutti insieme saranno di valido aiuto ad interpretare correttamente secondo la dell’Autore pe le immagini ricavate da atre fonti.
Figura 5. Easter Sunday Fashion Parade, NY. Photography Year Book 1974 fig.133 .
Infine i suoi cenni autobiografici, seppure scarni, ci salveranno da induzioni ed esercizi di fantasia di precedenti commentatori [9] e ... nostri. E così possiamo raccontare che il giovane amatore (n. 1944), dopo un primo periodo di partecipazioni e successi in concorsi e mostre collettive, del quale rimase rara testimonianza l’articolo di Turroni sopra riportato, venne effettivamente "scoperto" da Lanfranco Colombo, che nel 1970 gli consentì la sua prima mostra personale presso la Galleria Il Diaframma [5]. Ben presto Geri interruppe gli studi universitari di Fisica per dedicarsi completamente alla professione di fotografo free-lance per la stampa internazionale. Fotografie realizzate nel corso dei suoi viaggi venivano pubblicate su quotidiani, settimanali riviste e libri negli Stati Uniti e in molti paesi europei (in Italia, per esempio, su Il Mondo). Contemporaneamente condusse un’intensa attività espositiva quasi esclusivamente all’estero, con mostre personali e partecipazioni a collettive in Europa e fino ai quattro angoli del mondo, dagli U.S.A. all’Australia e dal Brasile alla Cina. Considerato uno dei più rappresentativi fra i giovani fotografi Italiani del momento, sue opere vennero acquistate da musei stranieri. Ma all'inizio degli anni '80 Geri dovette occuparsi personalmente delle attività legate agli interessi di famiglia, tanto da abbandonare, prima gradualmente e poi del tutto, la fotografia. Le sue ultime apparizioni dirette non vanno oltre il 1984, ma sue opere continuano a comparire in ulteriori mostre dedicate alla più rappresentativa fotografia Italiana dei decenni in cui egli ha operato.
Figura 6. Venezia, 1977 (bacino di S. Marco visto da S. Giorgio Maggiore)
Una fotografia dello scaffale in cui sono allineati gli annuari, i cataloghi e altri fascicoli occasionali in cui sono riprodotte le sue opere ci ha permesso di arricchire la documentazione figurativa, completando la serie di Photography Year Book degli anni fra il 1972 e il 1980, in ognuno dei quali compare almeno una sua opera. La loro successione ci ha aiutato a formulare una traccia sulla quale restituire l’evoluzione dell’Autore.
Sua caratteristica costante è la sapienza della composizione, distribuita nello spazio con equilibrio di stampo classico, anche quando la prospettiva geometrica è forzata coll’impiego di un grandangolo spinto (fino al 20 mm), e quando si combina con quella forma particolare di prospettiva aerea ottenuta coll’aiuto di foschie e nebbie (figura 6), che già si notava nelle foto dei primi anni (figure 1 e 2). A mano a mano si accentua la ricerca d’una geometria severa, rafforzata da forti contrasti con bianchi puri e neri intensi o addirittura chiusi. Tuttavia il facile rischio dell’aridità viene evitato dalla presenza della persona umana o da dettagli che la richiamano, spesso con una ironia garbata e benevola (figure 7 e 8).
Figura 8. His, Hers (per Lui, per Lei). Photography Year Book 1980 fig.58.
Il bordino nero con cui l’autore costantemente racchiude l’immagine stampata (e nelle stampe da esposizione isola l’immagine entro un largo campo bianco) appare dettato, piuttosto che da una pretesa di eleganza, dall’intenzionale affermazione della compiutezza della composizione.
Figura 8. Silhouettes. PHOTOGRAPHIE (Winthertur, CH) Juli 1977.
Nelle diapositive a colori l’impatto grafico è mediato da una forte saturazione del colore (Figura 9), che possiamo ritenere frutto d’una leggera sottoesposizione del Kodachrome in fase di ripresa.
Figura 9. Storage closets. PHOTOGRAPHIE (CH) Juli 1978.
Varie mostre di successo e i frequenti portfolio ospitati da riviste fotografiche a grande diffusione portano la prova della sua popolarità. “Le sue frequenti permanenze negli Stati Uniti hanno dato alle immagini un’impronta, che per la fotografia europea risulta innovativa” (PHOTOGRAPHIE, Winthertur, Svizzera. Luglio 1978, editoriale). Reciprocamente, per i Nord-americani l’occhio con cui il loro paese è stato fotografato dall'ospite italiano era uno specchio insolito, rivelatore di aspetti da loro mai notati (o mai voluti prendere in considerazione, sebbene meno imbarazzanti di quelli bruscamente esibiti da altri stranieri come Robert Frank, Svizzero, o William Klein, Newyorkese ma culturalmente parigino e autodefinitosi straniero in patria).
Figure 10 e 11. Dalla serie Bars (Sbarre) PHOTOGRAPHIE (Winthertur, CH) Juli 1978.
NOTE
[1] Superfluo il confronto colla invadente, fugace, evanescente fotografia della nostra epoca digitale; ovvio e banale ogni commento. Sì, anche cumuli ben distribuiti di elettroni possono essere finalizzati a partorire immagini analogiche; ma ciò nella realtà avviene solo per frazioni fantastilionesimali di quelli partoriti dalle apposite strutture tecniologiche. Nonostante tutte le riviste di moda o di viaggi e gli album di matrimonio.
[2] In Italia fino agli anni ’60 quel poco che esisteva di editoria e pubblicistica fotografica era orientato quasi esclusivamente alla divulgazione e all’aggiornamento in materie tecniche, e gli orizzonti artistici erano assolutamente provinciali. Chi voleva rimanere informato sulla fotografia nel resto del mondo poteva reperire soltanto in rare librerie più accorte (a Padova, la Libreria Internazionale Draghi) qualche periodico internazionale, come il mensile statunitense Popular Photography e il suo Annuario, o il britannico Photography Year Book. Coll’arrivo di Gustavo Millozzi, qui immigrato da Venezia e La Gondola, i frequentatori del Fotoclub Padova potevano prenotare il mensile svizzero Camera, principale punto di riferimento internazionale per la fotografia.
[3] La rivista Ferrania [ https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrania_(periodico) ], fondata nel 1947 e cessata nel 1967, era sponsorizzata dalla storica industria italiana omonima, che fu per vari decenni la produttrice di apparecchiature e materiali fotografici e cinematografici dominante sul nostro mercato. Memorabile la sua pellicola P30, matrice del bianco e nero del Neorealismo cinematografico italiano. La storia dell’azienda, conclusa definitivamente e infelicemente in questo millennio, si può trovare riassunta in https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrania_Technologies . I PDF di tutti i numeri della rivista sono liberamente consultabili in Rete sul sito https://www.fondazione3m.it/page_rivistaferrania.php .
[4] Giuseppe Turroni, La consolazione dell’occhio,Ferrania XXI/7, luglio 1967 pagina 2.
[5] La Galleria Il Diaframma di Milano, fondata e diretta da Lanfranco Colombo, la prima in Europa dedicata esclusivamente all’arte fotografica, presentava molti maestri stranieri e giovani innovatori nostrani, esercitando così un’azione fondamentale per lo svecchiamento della fotografia italiana.
[6] APERTURE magazine è un periodico con cadenza trimestrale nato a New York nel 1952 per opera d’un gruppo di fotografi (Ansel Adams, Minor White, Dorothea Lange e altri) al fine di promuovere la fotografia d’arte. Si è presto affermato come il più importante interprete della cultura fotografica mondiale assieme al più antico Camera. Nelle sue pagine hanno trovato slancio o conferma molti dei più apprezzati fotografi delle successive generazioni, come Diane Arbus, Robert Frank e tanti altri. La rivista è ancora attiva, disponibile anche in formato digitale assieme all’archivio di tutti i numeri dalla nascita; soluzione particolarmente conveniente in Italia dove recentemente sono state “perdute” per le strade postali la metà delle copie cartacee d’un costoso abbonamento biennale.
[7] Il settimanale Epoca della Arnoldo Mondadori Editore, nato nel 1950 sul modello dell’americano LIFE, faceva ampio uso di servizi fotografici, molti dei quali sono rimasti nella storia.
[8] Brassaï, 100 photos pour la liberté de presse. Reporters Sans Frontieres, 2022.
[9] Vatti a fidare delle informazioni reperibili in rete. Esempio:Amazon presenta così Incontri con fotografi illustri, Ferdinando Scianna, 2023: “Scianna ha realizzato migliaia di ritratti: i contadini duri e dignitosi di Bagheria, le donne estasiate durante le processioni siciliane, l’amico e coinquilino (sic) Leonardo Sciascia”. In evidenza la massima, ma non unica, baggianata contenuta in quella frase, nel suo insieme atta a disorientare l’ignaro compratore sul reale contenuto del libro.
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Giornali, tv, media vari, potrebbero mettere un bell’occhiello sulle loro testate o un bel cartello negli studi da dove trasmettono:
NOI NON DISTURBIAMO I MANOVRATORI SIMPATICI AI NOSTRI EDITORI.
Un immenso chiacchiericcio per indottrinare gli italiani che viviamo in un Paese con due sole opzioni politiche: Meloni o Schlein. Non si parla nemmeno più di bipolarismo ma di bi-partitismo. Fratelli d’Italia o PD. Il motivo? Berlusconi ormai è un vecchio angosciato solo dalle sue sopracciglia, Salvini è la favola della merda e la scarpa, una volta pista e una volta viene pistato e Conte è uno visto dai potenti come la peste, come uno non di loro. Per non parlare dei gruppuscoli alla sx del PD. Spariti dai giornali, spariti dalle tv, spariti da ogni organo d’informazione. Questo è il momento di pompare due sole rane, Meloni e Schlien, Schlien o Meloni. Entrambe le donne garantiscono i potentati italiani ed europei. Due donne che fanno chiacchiericcio, appunto, ma sempre pronte a scattare sull’attenti quando arrivano i comandi che contano. Al potere che perpetua il potere interessa che tutto rimanga congelato e nulla cambi. Gli industriali, le categorie economiche e sindacali, i notai, gli editori, i giornalisti, i baroni della sanita' e dall'universita', i professionisti vari e tutti quelli che in 50anni hanno preso posti di rendita e di potere. Nessuno di questi e' pronto a rinunciare a qualcosa o a farsi scavalcare da qualcuno piu'bravo e meritevole di loro. Tizio, Caio o Sempronio, tutti vanno bene, l'importante sia gente che non deve cambiare niente.
@ilpianistasultetto
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Il negazionismo della Shoah è un cospirazionismo molto particolare per almeno tre ragioni. Perché si attacca come un parassita ai metodi e agli stili del discorso storiografico, perché s’intreccia a un odio antico e potente, e perché solo un odio così antico e potente potrebbe fornire il carburante per un’impresa intellettualmente demenziale: negare non già un evento (che so, l’allunaggio o la morte di Elvis) ma milioni di microeventi avvalorati da milioni di testimonianze e documenti. Immaginiamo però che Irving, Faurisson o Mattogno non fossero stati “storici” ma giornalisti nella Germania degli anni Trenta. Cos’avrebbero fatto? Non è difficile immaginarlo: sarebbero partiti da un postulato indiscutibile (gli ebrei non possono essere vittime, e se appaiono tali ci dev’essere qualcosa dietro) e per confermarlo si sarebbero dedicati a cercare contraddizioni logiche in tutte le testimonianze, a dubitare sistematicamente di tutti i documenti man mano che emergevano, a immaginare una regia occulta (demoplutogiudaica) dietro la campagna di disinformazione. Dopo ogni caccia all’ebreo ne sarebbero venuti fuori titoli come: “Quattro schiaffi”; “Definirla pogrom è fuorviante”; “Vittime di violenze di una banda di hooligans facinorosi”; “I media inventano episodi di ‘antisemitismo’”; “Il pogrom che non c’era”; “I media stanno rovesciando completamente la realtà dei fatti”. Ebbene, quelle che ho trascritto sono tutte frasi di giornalisti italiani di testate autorevoli, di scrittori pubblicati da grandi editori, di partiti politici che concorrono alle elezioni. E nessuno di loro che si chieda: se il mio primo impulso davanti alla violenza contro gli ebrei è cercare una fonte che ne metta in dubbio la credibilità, che razza di persona sono diventato?
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El apellido Carbone es de origen italiano y está asociado con la palabra carbone, que en italiano significa "carbón". Este apellido era común entre familias que trabajaban en la producción o comercio de carbón, o que vivían cerca de zonas de extracción de este recurso. Al igual que otros apellidos relacionados con oficios o materiales, Carbone se originó como una manera de identificar a personas vinculadas con esta actividad o con la geografía de áreas ricas en carbón.
Carbone es un apellido relativamente extendido en Italia, especialmente en las regiones del sur, como Calabria, Sicilia y Campania. Con la migración italiana de los siglos XIX y XX, el apellido también se difundió en América, principalmente en Argentina, Brasil, Estados Unidos y otros países con grandes comunidades de origen italiano.
En heráldica, un escudo para el apellido Carbone podría incluir símbolos relacionados con el carbón o el fuego, como herramientas de minería o llamas, en referencia a sus orígenes. Los colores negro, que representa el carbón, y rojo, que simboliza la fortaleza y el trabajo, serían apropiados para reflejar la historia y el esfuerzo de quienes llevaron este apellido.
Fuentes:
Dizionario Storico degli Apellidos Italiani, Instituto Italiano di Onomastica
Historia de los Apellidos Italianos, Editorial Italia
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Le accuse ai manager di Grafica Veneta
Grafica Veneta, azienda con sede a Trebaseleghe (Padova) e la più importante in Italia nella stampa di libri, è coinvolta in un’indagine sullo sfruttamento di lavoratori stranieri e sulle condizioni cui erano costretti a sottostare per mantenere il lavoro. A essere finiti agli arresti domiciliari, nel corso dell’operazione denominata “Pakarta” e condotta dai carabinieri di Cittadella e dal Nucleo carabinieri tutela del lavoro di Venezia, sono Giorgio Bertan, amministratore delegato, e Giampaolo Pinton, direttore dell’area tecnica.
L’accusa per loro è quella di essere stati a conoscenza della situazione di illegalità e sfruttamento in cui operava la manodopera straniera, a cui Grafica Veneta aveva appaltato l’ultima fase produttiva, quella del confezionamento, del ciclo di produzione di libri. E di aver cercato di ostacolare le indagini. Con loro sono stati arrestati nove cittadini pakistani accusati di estorsione, sequestro di persona, rapina. L’azienda sostiene invece che i suoi dirigenti non sapessero nulla delle condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti i lavoratori stranieri.
La vicenda ha avuto inizio il 25 maggio 2020, quando un giovane pakistano venne trovato con le mani legate dietro la schiena, dopo essere stato picchiato, al margine della Statale 16, a Piove di Sacco, in provincia di Padova. Un altro uomo nelle stesse condizioni venne trovato a circa 40 chilometri di distanza, a Loreggia. I carabinieri scoprirono poi che altri cinque lavoratori pakistani si erano presentati al pronto soccorso di Camposampiero (sempre in provincia di Padova), denunciando di essere stati picchiati e rapinati.
Erano tutti dipendenti di BM Service, società con sede a Lavis, in Trentino, gestita da Arshad Mahmood Badar e dal figlio Asdullah, entrambi di origine pakistana e cittadinanza italiana. L’azienda si occupa di confezionamento e fissaggio di prodotti per l’editoria, in appalto presso altre aziende.
Secondo i carabinieri, dietro la società si nascondeva un’organizzazione che faceva uso regolare di caporalato, che sfruttava e minacciava i lavoratori esercitando su di loro anche violenze fisiche. Ciò che i carabinieri hanno scoperto, e che poi ha portato agli ordini di arresto, è che i lavoratori erano sì tutti regolarmente assunti, ma erano costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno per sette giorni su sette, che non erano previste giornate di riposo, che le ferie non esistevano e tantomeno erano riconosciuti i giorni di assenza per malattia. Secondo quanto ricostruito dall’indagine dei carabinieri, i lavoratori erano sorvegliati a vista e non venivano forniti loro i dispositivi di protezione individuale, ad esempio per il rumore. Tutto questo avveniva nei locali di Grafica Veneta.
Grafica Veneta ha come clienti quasi tutti i più importanti editori italiani, comprese case editrici del gruppo Mondadori, del gruppo GeMS e Feltrinelli. Ha stampato e confezionato i libri di Papa Francesco, la saga di Diario di una schiappa, il libro di Barack Obama, la saga di Harry Potter, i libri di Stephen King, e poi libri per la scuola, riviste. Ora produce anche mascherine. Recentemente Grafica Veneta ha acquisito il controllo di Lake Book Manifacturing, azienda storica nella produzione di libri nel mercato americano. In tutto l’azienda ha 700 dipendenti, 500 in Italia e 200 negli Stati Uniti.
Tre anni fa Fabio Franceschi, il presidente di Grafica Veneta, si lamentava peraltro perché non riusciva a trovare manodopera. In un’intervista data al Corriere del Veneto nell’aprile 2018, diceva: «Qualche ragazzotto che dà la disponibilità c’è ma poco dopo rinunciano per via dei turni». Quattro mesi fa, lo stesso presidente commentava lo straordinario andamento dell’editoria italiana che, durante la pandemia, nel 2020, aveva fatto registrare un aumento di fatturato del 2,4%, grazie al «al gioco di squadra tra editori e politica».
«Una delocalizzazione a km zero», l’ha definita Dario Verdicchio, che ha la delega al mercato del lavoro nella segreteria confederale della Camera del lavoro di Padova. Il gip di Padova Domenico Gambardella ha scritto, avvalorando le tesi del pubblico ministero Andrea Girlando: «Grafica Veneta è perfettamente consapevole del numero di ore necessarie per svolgere il lavoro che appalta e non a caso, disponendo delle timbrature dei dipendenti BM Service, ha fatto di tutto per non consegnarli alla Polizia giudiziaria».
Dario Verdicchio ha detto al Post: «È davvero improbabile che i responsabili dell’azienda italiana non sapessero che cosa accadeva. I lavoratori timbravano i cartellini nella sede di Trebaseleghe e lì venivano controllati. Si devono essere accorti che i turni di lavoro erano di 12 ore sette giorni su sette. Ma c’è anche un altro elemento: il costo del lavoro pagato da Grafica Veneta era completamente disancorato dalla realtà, troppo basso. Questo in azienda dovevano saperlo per forza visto che i contratti li avevano fatti loro».
Ciò che Grafica Veneta pagava non avrebbe consentito alla BM Service nemmeno di rientrare dai costi della manodopera, secondo le indagini. L’unico modo per recuperare i costi era quello di far lavorare gli operai il doppio delle ore stabilite dimezzando così la loro retribuzione. Lo stipendio dei lavoratori si aggirava mensilmente intorno ai 1.100 euro. A questi venivano sottratti 150-200 euro per l’alloggio, fornito sempre dalla BM Service: piccoli appartamenti in cui i lavoratori dovevano convivere anche in venti.
Nelle testimonianze, i lavoratori pakistani hanno poi parlato di violenze fisiche continue e di minacce alle famiglie in Pakistan se si fossero ribellati o avessero denunciato.
Nella conferenza stampa in cui ha illustrato l’operazione portata a termine dai carabinieri, il procuratore di Padova Antonio Cappellari ha detto: «La particolarità di questo caso di caporalato è la complicità, che credo siamo riusciti a dimostrare in pieno, dell’azienda italiana con quella gestita dai pakistani, nonostante le solide condizioni economiche e la possibilità di operare in maniera regolare. Sono riusciti a delocalizzare un settore nella loro stessa sede, appaltando manodopera a prezzi bassissimi. È inquietante come da una parte l’azienda si sia dimostrata sensibile ai temi sociali, ad esempio fornendo mascherine nel pieno della pandemia quando non ce n’erano, e dall’altra agisse in modo irrispettoso non solo dei diritti dei lavoratori, ma del genere umano».
Secondo il gip, i due arrestati italiani avrebbero cercato di creare seri ostacoli allo svolgimento dell’indagine: «Vi sono state telefonate in cui i dirigenti della Grafica hanno detto al proprio tecnico di non consegnare nulla e cancellare i dati, disperandosi una volta appreso che la Polizia giudiziaria era comunque riuscita ad acquisire un dato parziale».
Grafica Veneta, dopo l’arresto dei suoi due dirigenti, ha fatto avere alle agenzie di stampa una nota che dice: «L’azienda era del tutto all’oscuro di quanto emergerebbe dall’inchiesta e del resto l’oggetto della contestazione ai suoi funzionari riguarda soltanto un asserito ostacolo all’indagine. Ostacolo che non è mai stato posto dalla società Grafica Veneta che intende invece collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità».
Il presidente Fabio Franceschi ha detto: «Esprimo la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda e ne sottolineo la piena stima e il completo sostegno».
Maria Cullison
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La mia cosa preferita sono i mostri.
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"Il mercante di libri maledetti di Marcello Simoni": Un viaggio avvincente nel cuore del Medioevo. Recensione di Alessandria today
Marcello Simoni firma un capolavoro del thriller storico, ricco di enigmi, misteri e avventure.
Marcello Simoni firma un capolavoro del thriller storico, ricco di enigmi, misteri e avventure. La trama: tra reliquie e segreti millenari Nel romanzo “Il mercante di libri maledetti”, ambientato nel XIII secolo, l’autore Marcello Simoni intreccia abilmente storia e mistero. Tutto ha inizio nel 1205, quando padre Vivïen de Narbonne, in fuga da misteriosi cavalieri mascherati, protegge un…
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Nuovo appuntamento con il TgTable, questa volta dedicato al mese più caldo per tutta la comunità nerd italiana, quindi anche per noi appassionati di boardgames: Novembre, il mese di Lucca Comics & Games.
Con Lucca Comics & Games., in partenza alla fine della prossima settimana, proprio tra ottobre e novembre, i principali editori di giochi da tavolo italiani hanno previsto le uscite di ottobre proprio in concomitanza della kermesse toscana, quindi gran parte dei board game, visti nella scorsa edizione del TgTable arriveranno proprio sui tavoli di prova dei rispettivi editori e poi in distribuzione presso tutti i negozi di board game, quindi in questo video troveremo una sorta di update con le uscite di novembre 20 24 da aggiungere a quelli visti nella scorsa puntata del Tg table.
Come sempre a mettere ordine nelle uscite dei bordo game previsti per novembre e a partire da Lucca Comics & Games. ci sono gli amici di Hirtemis, che con il loro negozio che ha arrivi settimanali più volte a settimana con le ultime novità spesso anteprime in prova sono i partner ideali per tentare di prevedere l'uscita reale dei giochi da tavolo su territorio nazionale, ma come sempre vi consiglio di consultare il vostro negoziante di fiducia, perché comunque possono esserci delle variazioni nelle uscite.
In questa edizione, vedremo i board games previsti per:
02:19 Asmodee 06:11 Cranio Creation 08:32 DV games 09:33 Ghenos games 10:57 Gate of games 11:33 Giochi uniti 12:40 MS edizioni 14:07 Studio Supernova 15:22 Needs games 17:24 Acheron games
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La Fiera del Libro di Francoforte rappresenta il centro nevralgico del panorama editoriale mondiale, e quest'anno l'Italia si distingue come Paese Ospite d'Onore. Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, ha evidenziato il supporto alla comunità editoriale italiana, che si colloca al quarto posto in Europa in termini di mercato editoriale. Durante il suo intervento, ha sottolineato l'importanza di varie iniziative volte a sostenere gli editori, come la recente audizione in Commissione Cultura in cui è stato presentato un rapporto significativo, che sarà condiviso anche durante l'evento a Francoforte. La Fiera del Libro di Francoforte, che si svolge da mercoledì a domenica, ospita 88 scrittori della delegazione ufficiale italiana, insieme a molti altri autori invitati dagli editori tedeschi. Questo grande evento internazionale offre un'opportunità unica non solo per la promozione della letteratura italiana, ma anche per favorire lo scambio di diritti e la compravendita di opere tra vari Paesi, consolidando il ruolo dell'Italia nel panorama culturale globale. In un momento di ripresa per il settore editoriale, l'eventuale interazione tra autori e professionisti del settore sarà fondamentale per stimolare creazioni future e collaborazioni preziose. Gli eventi programmati durante la fiera offriranno occasioni di confronto tra scrittori ed editori, oltre a conferenze e dibattiti su temi rilevanti per l'editoria contemporanea. Mollicone, evidenziando l'importanza di tali eventi, ha sottolineato il valore strategico della fiera per la cultura italiana e per la promozione della lettura. Il supporto istituzionale dimostrato dalla Commissione e dalle autorità italiane è un segno chiaro della volontà di promuovere la letteratura e le produzioni editoriali italiane all'estero. La partecipazione a questo prestigioso evento dimostra non solo l'impegno del governo italiano per sostenere il settore culturale, ma anche il ruolo centrale che l'editoria italiana gioca nel contesto culturale europeo. La Fiera del Libro di Francoforte permette quindi di mettere in luce le eccellenze letterarie italiane e di creare nuove opportunità per autori e editori.
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Saviano, AIE: Nessun condizionamento sulla scelta degli editori. Saviano non era tra le proposte di editori e agenti letterari italiani
c.s.: Milano, 29 maggio 2024 – L’Associazione Italiana Editori ricorda, come spiegato ieri dal presidente Innocenzo Cipolletta, che la scelta degli autori ospiti a Francoforte è frutto di una procedura, fatta di un proficuo dialogo e confronto con i singoli editori e agenti letterari italiani, a partire proprio dalle loro proposte. Tra le proposte sulla base delle quali si è costruito il…
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Ci siamo quasi! Dal 𝟮𝟰 al 𝟮𝟲 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 (venerdì: h 12.00 - 19.00 | sabato e domenica: h 10.00 - 19.00) tornerà al #MAMbo, per la sua seconda edizione, 𝗕𝗢𝙊𝙆𝙎 | 𝗕𝗼𝗹𝗼𝗴𝗻𝗮 𝗮𝗿𝘁 𝗯𝗼𝗼𝗸𝘀 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 - 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗶 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗶 𝗱’𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗲 𝗱’𝗮𝗿𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮.
Gli ampi spazi della Sala delle Ciminiere accoglieranno 𝟯𝟱 𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶, librai ed editori del settore, italiani e internazionali, presenti con veri e propri progetti sul libro d’arte: non stand, ma tavoli di approfondimento concentrati su un numero limitato di titoli, non superiore alle 100 unità per espositore.
Ad aspettarvi, inoltre, 𝗳𝗼𝗰𝘂𝘀 𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗶𝘃𝗶 e 𝘁𝗮𝗹𝗸 𝗰𝗼𝗻 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶.
👉 Per saperne di più: mambo-bologna.org (link in bio) e www.booksfestival.it
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