#poesia e fragilità
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Sto cercando la mia anima di Laura Neri – La poesia di un’anima errante tra luce e dolore. Recensione di Alessandria today
Informazioni bibliografiche:Autore: Laura NeriAnno di pubblicazione: non specificatoGenere: Poesia contemporanea, introspettivaValutazione: ★★★★★ Recensione: Con Sto cercando la mia anima, Laura Neri ci consegna un frammento poetico profondamente intimo e universale, in cui l’anima si fa viandante, alla costante ricerca di sé stessa tra i contrasti della vita. La poesia si apre con una…
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Desidero incontrare una ragazza che sappia sorprendermi, che possa illuminare le mie giornate con la sua presenza inaspettata. Qualcuna che, dietro lo schermo freddo di un telefono, riesca a trasmettere calore ed emozione, capace di trasformare semplici parole in poesia silenziosa. Vorrei che le nostre conversazioni fossero come onde che si infrangono sulla riva, ora dolci, ora impetuose, sempre nuove e avvolgenti. Immagino una sera, quando il mondo sembra addormentarsi, di ricevere un messaggio che mi faccia battere il cuore. Una foto, forse, che riveli con grazia e complicità ciò che di più intimo c'è da condividere. Non cerco la volgarità, ma la spontaneità di un gesto che parla di fiducia e desiderio. Che sia un invito a conoscere oltre le apparenze, a scoprire l'essenza di chi si cela dietro uno sguardo, dietro un sorriso. Voglio sentire quella scintilla che accende la passione, quel brivido che percorre la schiena quando ci si sente capiti senza bisogno di troppe parole. Cerco un'anima affine, che sappia giocare con le sfumature dell'affetto e della seduzione, che sia al contempo musa e complice. Una ragazza che non abbia paura di mostrarsi per ciò che è, con le sue fragilità e le sue forze, capace di regalare momenti preziosi anche a distanza. In un mondo fatto di incontri fugaci e relazioni superficiali, sogno qualcuno che renda speciale ogni istante condiviso, che sappia sorprendermi con gesti semplici ma intensi. Qualcuna che, attraverso uno schermo, riesca a farmi sentire vivo, desiderato, parte di qualcosa di vero. Che le sue parole siano carezze, i suoi silenzi complicità, i suoi gesti un ponte tra due cuori in attesa di incontrarsi. Non è solo l'immagine che desidero, ma tutto ciò che essa rappresenta: un legame profondo che supera le barriere, un gioco di sguardi e di emozioni che conduce verso l'ignoto, verso la scoperta di sé e dell'altro. Voglio essere stupito, travolto da quella forza che solo un incontro autentico può dare.
Empito
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Quanto sono belle le persone che sanno ascoltare e quelle che ti chiedono cosa pensi, le persone cortesi, quelle non costruite e quelle uguali a ciò che raccontano di essere.
Come sono belle le persone che trasmettono un senso di pace, che sono cuore a cuore con la sensibilità e hanno fatto pace con le loro fragilità, le persone che senza tanto clamore, sanno guarire le loro ferite e ricominciare.
Sono belle le persone che sanno trovare il tempo per leggere una poesia, quelle mai volgari, quelle che sanno avvicinarsi con gentilezza, quelle che raccolgono desideri.
Quanto sono belle le persone che per strada alzano lo sguardo per ammirare i dettagli inosservati delle case, le luci accese dietro le finestre chiuse, il cielo, quelle che cercano risposte, quelle che sanno che esiste un tempo per tutto e quelle che non rinunciano mai a metterci il cuore, anche se sanno che se lo ritroveranno sfregiato.
Sono tanto belle queste persone, perché sono quelle capaci di curare l'anima.
- Patrizia Bannò
Illustrazione: The Seeds Of Love by Mackenzie Thorpe
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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Sono ipersensibile, tutto mi tocca, mi raggiunge, mi commuove, mi travolge, mi gonfia.
Io ho male per me, per l'altro.
Io sento.
Sento gli odori, le anime, la tristezza.
Io sento a fior di pelle, di parole, di bellezza.
Sono ipersensibile, piena di poesia.
Qualcosa balla in me.
Sono scorticata, danneggiata, ferita dalla vita.
Sono un'empatica.
Rilevo ciò che non mi viene detto, rispetto il silenzio, perché lo parlo fluentemente.
Sono così tenera ed emotiva.
Io sento più forte, tutto ciò che sfiora l'altro.
Posso perdere l'equilibrio più velocemente, più violentemente di qualcuno con sensibilità normale.
La mia sensibilità non è mai banale.
Posso sentire molto forte, volare molto in alto e scendere all'improvviso.
È la mia fragilità e la mia forza.

C. Soares
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La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l'immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi.
[...]
La fragilità è un modo di essere emozionale ed esistenziale che vive del cammino misterioso che porta verso l'interno e che non si riconosce se non andando al di là dei comportamenti, e scendendo negli abissi della nostra interiorità e dell'interiorità altrui. Ancora oggi si tende ingiustamente a guardare alla fragilità come ad una forma di vita inutile e antisociale, e anzi malata, che ha bisogno di cure e che non merita nel migliore dei casi se non compassione; e non si sanno intravedere in essa le tracce incandescenti della sensibilità e della gentilezza, della timidezza e della tenerezza, della creatrice malinconia leopardiana.
Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, così anche la fragilità è un'analoga esperienza umana che, quando nasca in noi, non viene mai meno in vita e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'indicibile che si nasconde nel dicibile.
Sì, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della sua fragilità si accentua, o si inaridisce, ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita.
Nel concludere queste mie nomadi considerazioni sulla fragilità vorrei citare una breve e stremata poesia di Rainer Maria Rilke.
La poesia è questa:
Era tenero e fine il suo sorriso come brillio d'antico avorio, come nostalgia, come neve che a Natale sull'oscuro villaggio discende, come turchese in mezzo a fitte perle, come raggio di luna su un caro libro.
Cosa c'è di più fragile di un sorriso, e cosa di più fragile della nostalgia, della neve che cade a Natale e di un raggio di luna su un caro libro? Vorrei augurarmi che in queste bellissime immagini possa riassumersi il senso umbratile e fugace di un discorso incentrato sulla fragilità come leitmotiv della condizione umana.
Eugenio Borgna
#Eugenio Borgna#citazione#fragilità#debolezza#società#attualità#apparenza#sensibilità#gentilezza#delicatezza#malinconia#Rainer Maria Rilke#poesia#vita#vivere#nostalgia#natale#sorriso
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Quanto sei bella donna
con i tuoi capelli al vento
con la tua voglia di libertà...
quanto sei bella
quando esponi
il tuo pensiero con fermezza...
quando ti senti delusa,
e non torni più
sui tuoi passi...
quando cercano di comprarti con poco
e tu resisti perché vali tanto...
come sei bella quando ridi
nonostante le tue sofferenze...
perché se agli occhi di tutti
ti fai vedere forte,
dentro nascondi
tutte le tue fragilità...
come sei bella donna
quando ami il tuo uomo...
ma sei ancora più bella
quando ami te stessa...
Marisa
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"E’ dura
sapere di dover meritare di più
ma essere costretti ad accontentarsi
spesso
di quel poco che ci viene offerto.
E’ dura vivere di quello
che la gente non nota.
Un sorriso che accoglie.
Uno sguardo gentile.
Un silenzio che ascolta.
Ci riconosciamo come esseri speciali
anime belle
anche se a volte
ci sentiamo dei mostri.
Se solo le persone imparassero a non insistere.
A non chiedere quando non si deve.
A stare vicino come si dovrebbe.
Il dolore si accarezza.
La paura si rispetta.
Se solo le persone imparassero
a parlare un po’ di meno
e ad abbracciare, un po’ di più.
È dura
trovarsi spalle al muro
per aver mostrato
una fragilità scambiata per difetto
quando invece è poesia.
Per aver risposto alla violenza
con coraggio e con dolcezza.
È dura
ma la vita è questo.
Un cerchio che non si chiude mai.
Un continuo farsi strada
in mezzo a tanti.
E allora petto in fuori
amore in spalla
e andiamo avanti."
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Tra ombra e luce: la ricerca dell’aroma nascosto in “SCIOGLIENDO L’AMARO” di Silvia De Angelis. Recensione di Alessandria today
Autore: Silvia De Angelis – Anno: 2024 – Genere: Poesia contemporanea – Valutazione: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ Recensione Con SCIOGLIENDO L’AMARO, Silvia De Angelis firma una lirica che esplora il confine sottile tra sofferenza e rinascita, tra l’amarezza dell’esilio interiore e la dolcezza inaspettata che può emergere persino dal buio. La poesia si sviluppa in un crescendo emotivo e simbolico, tracciando un…
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Nella raccolta poetica di Charles Wright "Italia", sono presenti due liriche consecutive, "Omaggio a Cesare Pavese" e "A Giacomo Leopardi nel Cielo". La prima è un ensemble e un compendio di espressioni e concetti tipici dello scrittore, che nella traduzione italiana diventa una povera e secchissima cosa, ma che in inglese ha una suo nostalgico richiamo; To Giacomo Leopardi in the Sky, invece, che ho letto per la prima volta in italiano, non risente della traduzione, è molto lunga ed è quasi un poemetto che restituisce quel tipico pensare a Leopardi, interiorizzato, in qualunque luogo e situazione della propria vita, come testimone e fratello dei propri stati d'animo, e secondo me è veramente ispirata, contiene del vero amore per Leopardi, che fa diventare folli, visionari, azzardati, e quindi, se si è fortunati, poeti. Questa poesia ha portato Leopardi nei cieli d'America, che lui non aveva mai visto (ma favoleggiava la California come terra vergine), nelle sue lande assolate, nella fauna selvaggia, e soprattutto, come detto, nei milioni di stelle sopra il silenzio dei grandi parchi, perché Leopardi, naturalmente, è così grande da potersi trovare veramente solo in ciò che ricorda l'infinito e l'eterno. È presente anche un lieve accento sentimentale per la fragilità e i disagi della sua vita, che si risolve però nel sentimento della sua grande dignità sia nell'affrontare le angherie del destino che nella risolutezza del non cedere mai le armi logico-filosofiche per rifugiarsi in soluzioni consolatorie.
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Non sopporto quelle donne che si spogliano dell'umiltà come fosse un vecchio mantello da gettare via. Camminano alte sulle loro torri di vetro, con lo sguardo fisso all'orizzonte, ignorando i passi degli altri. Ogni parola che pronunciano è intrisa di vanità, ogni gesto un'eco di arroganza. C'è una poesia nascosta nell'essere umili, nel riconoscere le proprie fragilità e abbracciarle. Ma loro si avvolgono in maschere scintillanti, nascondendo l'anima dietro sorrisi vuoti. Credono che la grandezza risieda nell'apparire invincibili, ma non sanno che così si privano della vera essenza dell'essere. Le osservo mentre attraversano le stanze illuminate, sfiorando appena il suolo, come se il mondo fosse un palcoscenico allestito solo per loro. Non ascoltano, non vedono, non sentono. Si nutrono di sguardi ammirati, ignorando le voci che sussurrano intorno. La loro vita è un riflesso di ciò che desiderano mostrare, non di ciò che realmente sono. Vorrei avvicinarmi e sussurrare che la vera forza sta nell'umiltà, nel tendere la mano, nel chinare il capo per ascoltare. Che la bellezza si trova nei gesti semplici, nelle parole sincere, negli sguardi che cercano l'altro. Ma temo che le mie parole scivolerebbero via, come pioggia su una superficie impermeabile. E così resto a distanza, sperando che un giorno tolgano quelle maschere pesanti e guardino il mondo con occhi nuovi. Che possano scoprire la dolcezza di un abbraccio sincero, il calore di una risata condivisa, la profondità di un silenzio complice. Perché solo allora capiranno che l'umiltà non è debolezza, ma il più grande atto di coraggio. Fino a quel momento, continuerò a osservare con un misto di tristezza e speranza, augurandomi che il vento del cambiamento le sfiori, portando con sé il profumo della genuinità. E forse, un giorno, le vedrò camminare non sopra gli altri, ma accanto, condividendo il peso e la leggerezza del vivere autentico.
Empito
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Una poesia potrebbe essere definita come una riflessione sui sentimenti, sui sentimenti e sulle fragilità umane.
Anne Stevenson
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L' acqua e il tempo non ritornano mai indietro !
Perciò lavo via tutto quello che non mi serve da questo anno ( ben poco in realtà) e tengo invece il bene che mi è stato donato , ed è tanto , ringraziando tutte le persone che mi sono vicine , che accolgono con affetto e amore le mie innumerevoli fragilità e le mie tante durezze , spero di essere stata per voi faro e luna nelle improvvise tempeste della vita.
Sono grata per la luce e per il buio, per le parole e il silenzio, per ogni tenero respiro e per ogni trattenuto sospiro, per ciò che ancora mi sfugge e ciò che mi spinge sempre a cercare, ad essere in continuo viaggio verso nuove mete !
Io guardo avanti, anche sapendo che ci saranno sicuramente gli spigoli e le cadute...ma so che oltrepassando la soglia del dolore, mi attenderanno tanti momenti di gioia e di “luce” come la poesia !
Un gesto di gratitudine, di sconcertato stupore. La grande poesia riguarda qualcosa che si trova al di là della nozione di mortalità. Al di là di ciò che è effimero.
Ecco...nei versi cercherò l' infinita gratitudine alla vita !
Auguro a tutti voi , buon nuovo tempo !

Francesca Iseppi
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Ho conosciuto persone che sono per sempre tra le pieghe dell’anima e altre che ho eliminato per dimenticarle nella parte più fredda del cuore .
Ho conosciuto persone che dicevano di volermi bene che all’improvviso sono scomparse senza dare spiegazioni ed io mi sono allontanata, perché ho il mio orgoglio e la mia dignità da difendere, per esperienza ho imparato che quando chiedi il perché non c’è mai confronto , vogliono avere sempre ragione, il mio principio di vita a non elemosinare nulla ,mi salva da inutili spiegazioni , perché chi ti ama accetta quello che sei e io accetto la libertà di chi vuol andare via da me . Ho amicizie che quando cado mi aiutano a rialzare , mi supportano e amano i miei difetti senza se e senza ma , ed altre che si sono rivelate false come un quadro di Picasso al mercato nero .
Ho conosciuto anime erranti senza dimora , quelle che scombussolano la vita altrui ,quelle che vogliono solo senza dare nulla , ti usano e ti fai usare per i loro scopi ,ti tolgono fino all’ultimo respiro e poi scompaiono portandosi via tutto anche il ricordo tra tutte le macerie che hanno seminato , li vedi fermi sui loro piedistalli e si credono di essere nella loro ragione , senza capire che l’amore si dona e si ricambia con reciprocità . Pensano solo a riempire le forme , a coprire la loro ipocrisia e superbia ,senza capire che è l’essenza a nutrire l’anima di chi ci circonda . Poi ci sono persone che ti riempiono e migliorano la vita , donando tutto incondizionatamente dove puoi solo imparare ad essere migliore .
Grazie a loro ho imparato ad amare i miei difetti , migliorando i miei pregi , amando la mia sensibilità , la mia fragilità, la mia testardaggine , nonostante mi facciano soffrire ,voglio restare così con il cuore che batte forte nel torace , con le mie profonde cicatrici chiuse sulla pelle , pronte a sanguinare in ogni istante per non finire mai di imparare da tutto quello che la vita mi dona e toglie .
©Love
Diritti d’autore 17/03/2024 n.633/41
#Vitadadonnanondafemmina #karma #pensieri #parole #aforismi #poesia #diapositive #siamoperpochi #admaiora @follower @fan più attivi #coerenza
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Quanto sei bella donna
con i tuoi capelli al vento
con la tua voglia di libertà...
quanto sei bella
quando esponi
il tuo pensiero con fermezza...
quando ti senti delusa,
e non torni più
sui tuoi passi...
quando cercano di comprarti con poco
e tu resisti perché vali tanto...
come sei bella quando ridi
nonostante le tue sofferenze...
perché se agli occhi di tutti
ti fai vedere forte,
dentro nascondi
tutte le tue fragilità...
come sei bella donna
quando ami il tuo uomo...
ma sei ancora più bella
quando ami te stessa...
Marisa🌹👠

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Ogni tanto
il mostro che ci portiamo dentro
ha bisogno di sapere
che di lui ci fidiamo.
Ci chiede di non aver paura.
Di ascoltare.
Perché il massimo che ci potrà succedere
sarà scoprire chi siamo.
Ogni tanto
il mostro che ci portiamo dentro
ci ricorda che le battaglie
quelle importanti
si vincono in silenzio.
E di non credere alla perfezione
ma di puntare alla felicità.
E che la fragilità è poesia
quando la mostri alla persona giusta.
E di non temere di restare soli
ma di tenerci distanti
da chi non vogliamo accanto.
Di non aver paura
di quel piccolo dolore
che ci portiamo a spasso.
L’importante è fare spazio
è saper lasciare andare
quando arriva il momento.
Saper cambiare il passo.
Ogni tanto
il mostro che ci portiamo dentro
non sa come farsi sentire.
Per questo è costretto ad urlare.
E ci ricorda di vivere.
Di sbagliare.
Di pensare di meno e di lasciarci andare.
Di non allontanarci troppo da chi ci Ama
e di Amare spietatamente
anche a costo di farci male.
Ogni tanto il mostro che ci portiamo dentro
ci supplica di ricordare
che i veri mostri sono quelli
che ci dicono che ormai è troppo tardi.
Per cedere alla gentilezza.
Per credere ai miracoli.
Per fare cazzate.
Per chiudere gli occhi
prendere la rincorsa
e provare a volare.
I veri mostri sono quelli
che ci dicono che ormai
non è più tempo di crederci.
Non è più tempo di sognare.
Andrew Faber
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