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Tra ombra e luce: la ricerca dell’aroma nascosto in “SCIOGLIENDO L’AMARO” di Silvia De Angelis. Recensione di Alessandria today
Autore: Silvia De Angelis – Anno: 2024 – Genere: Poesia contemporanea – Valutazione: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ Recensione Con SCIOGLIENDO L’AMARO, Silvia De Angelis firma una lirica che esplora il confine sottile tra sofferenza e rinascita, tra l’amarezza dell’esilio interiore e la dolcezza inaspettata che può emergere persino dal buio. La poesia si sviluppa in un crescendo emotivo e simbolico, tracciando un…
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not equal to / mariangela guatteri. 2022

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#la poesia di ricerca NON è la scrittura di ricerca#la scrittura di ricerca NON è la poesia di ricerca#Mariangela Guatteri#messaggi ai poeti#poesia#poesia di ricerca#scrittura#scrittura di ricerca#utili sussidi
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IL MESTIERE DELL'EDITOR - di Gianpiero Menniti
SPARTITO SCOMPOSTO
Ecco un'altra raccolta poetica di Angela Ada Mantella, scrittrice che seguo ormai da tempo e che ogni volta riesce a sorprendermi per l'originalità dello stile e dei contenuti lirici.
Il piacere di occuparmi dell'editing si somma alla lettura dei testi.
E questi, nella loro singolarità, mi hanno indotto a una personale ricerca nell'elaborazione della prefazione, della quale riporto qualche passo:
[...]
Questo è il carattere che emerge da “Spartito scomposto”: il rifiuto del necessario per il possibile, l’abbandono del canonico per l’irregolare, l’anomalo, l’impreciso.
Ma non è scelta di deriva, caduta, rinuncia: tutt’altro.
Si tratta di una disperata volontà di conoscenza, del protendersi verso l’ignoto lasciando ogni fardello di consolazione e di placida speranza in un segno: è coscienza del pericolo di un lungo passaggio a vuoto, dell’esistenza come rassegnazione.
Si percepisce il coraggio nietzschiano di accettare la tremenda assenza, come in questi nudi passaggi, tratti dalla lirica “Verità”
[…] Beato il funambolo in equilibrio instabile fa dell'incertezza una dote acrobatica ecco, forse è questo il senso! Siamo tutti provvisori una sola verità: ubicata chissà dove su una corda tesa la morte ci attende! Guai al funambolo fermo e appeso alla corda che implora braccia sicure come riparo alla caduta!
«Was bleibet aber, stiften die Dichter», «Ma ciò che resta, fondano i poeti», scrive in un bel saggio Franco Toscani, Poesia e pensiero nel «tempo di privazione». In cammino con Hölderlin e Heidegger, [...] che così commenta la citazione:
“[…] Che significa qui was bleibet? Esso è o può apparire alquanto enigmatico. In ogni caso, dà molto da pensare. Per noi, «ciò che resta» va senz’altro riferito all’abitare nel «tempo di privazione», in cui i poeti – questi temerari, i più arrischianti fra i mortali, li chiama Heidegger, in quanto pongono in questione alla radice il senso dell’uomo e del mondo – fondano quel che è da fondare.”
Mi pare la migliore delle citazioni alle quali ricorrere per indicare la struttura del pensiero creativo di Angela Ada Mantella.
Eppure, mentre lo scrivo, quasi attratto nel potente risveglio di coscienza che la poesia dell’autrice suscita, ecco che un altro cenno mi sovviene, più antico, più forte nel togliere ogni ulteriore parola, lasciando che ad aleggiare sia la tensione d’un arco impedito a scoccare:
"Chi non spera l’insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta nessuna strada." - Eraclito, fr.22b18 Diels-Kranz -
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Storia Di Musica #351: Bob Dylan & The Band, Before The Flood, 1974
C'è un'altra ricorrenza periodica nelle Storie di Musica, e che capita quasi sempre a Dicembre: un racconto di un disco di Bob Dylan. Dopo tanto tempo vi racconto quando nasce la mia fascinazione per lui. Tra i libri della libreria dei miei mi capitò tra le mani, io andavo alle elementari, un libro, Bob Dylan: folk, canzoni e poesie, a cura di Alessandro Roffeni, Newton Compton Editori, pubblicato nel 1978 e comprato anni dopo dai miei ad una Festa dell'Unità. Mi affascinava anche perché aveva i testi inglesi a fronte e quel libro, che conservo ancora con affetto, aveva un'introduzione che finisce così: in un "ritmo di distorsione impoetica" si consuma l'impossibilità stessa di fare "grande" poesia, di additare le risoluzioni definitive: nelle pulsioni dell'eros, nella ricerca martellante di concatenazioni linguistiche nervose e oltraggiosamente impure, Dylan, e con lui l'uomo contemporaneo, cerca un instabile e mai risolto rapporto con l'irriducibile spietatezza del divenire storico.
Siccome è dicembrina, la collezione del mese avrà un'idea celebrativa, perchè i dischi che ho pensato festeggiano tutti mezzo secolo, omaggio questo anche ad una delle mie migliori amiche che è nata nello stesso anno di questi album.
La storia di oggi inizia quando Dylan, con una mossa clamorosa, abbandona la Columbia nel 1973, la casa discografica che lo scoprì e per cui aveva pubblicato i suoi primi 13 dischi, per passare alla neonata Asylum di David Geffen (che la fondò nel 1971 con Elliot Roberts) costruita per riabilitare la musica folk. Dylan in quel periodo iniziò a curare personalmente la sua attività finanziaria. Con la Asylum pubblica Planet Waves nel gennaio del 1974, un disco nato quando Robbie Robertson si trasferì a Malibù vicino casa di Dylan a metà del 1973. Il rapporto con Robertson e The Band è fortissimo: erano ancora The Hawks quando furono chiamati ad aiutare Dylan nella fondamentale transizione elettrica di metà anni '60, gli innumerevoli concerti insieme, e fu con questi musicisti che Dylan, dopo il misterioso e terribile incidente in moto del 1966, si ritirò in cantina a suonare per riabilitarsi (cose che diventeranno i mitici The Basement Tapes nel 1975). Planet Waves è un disco intimo, quasi di emozioni domestiche, che spiazza perchè sembra che Dylan abbia abbandonato l'epica universale della sua musica. Nasce l'idea di promuovere il disco con un tour e appena dopo la pubblicazione Geffen organizza 30 date in 21 città, in teatri e palazzetti al coperto, in circa un mese di tour. Il materiale registrato, nelle due date di Los Angeles del 13 e 14 Febbraio e a New York il 30 gennaio, venne pubblicato a Giugno con il titolo Before The Flood, addirittura un doppio live, il primo live della storia discografica dylaniana (le registrazioni precedenti verranno pubblicate molto tempo dopo) a testimonianza di un evento non secondario: dall'incidente del 1966, e tolta la partecipazione al Concerto per Il Bangladesh organizzato da George Harrison, è la prima tournee di Dylan in 8 anni.
Il titolo prende probabilmente spunto da un racconto, Farn Mabul, scritto da Sholem Asch, scrittore e drammaturgo ebreo-polacco, il cui figlio, Moses, era molto amico di Dylan, che lo aiutò ad organizzare la sua casa discografica, Folkways Records, che era attiva nel folk revival (e che quando chiuse, nel 1987, aveva così materiale ritenuto importante che fu acquisita dalla Smithsonian Society). Tra l'altro, l'ultima canzone di Planet Waves, Wedding Song, finisce così: We can't regain what went down in the flood. Nonostante il Tour fosse stato pensato per promuovere il disco, alla fine da Planet Waves arriva pochissimo, è piuttosto l'occasione per Dylan e i fidati musicisti della Band di riprendere le meraviglie spesso suonate insieme in studio e rivoltarle, riarrangiarle nel modo più imperscrutabile, tanto che le canzoni si riconoscono solo quando il canto irrompe e ne rivela la natura. In generale, dopo qualche data di rodaggio, le serate erano composte da un set con Dylan con la Band, un set solo del gruppo, uno solo di Dylan, e poi qualche bis di nuovo insieme. Ricordo qui gli strepitosi musicisti della Band, tutte leggende: oltre a Robbie Robertson, Garth Hudson, Levon Helm, Richard Manuel e Rick Danko, una line up indimenticabile.
Il risultato fu all'epoca rivoluzionario, perchè non si era abituati a sentire Dylan live sul disco: nel doppio c'è la sua massima espressione poetica, con buona parte dei suoi classici, da Like A Rolling Stone a Blowin' In The Wind, da Ballad Of Thin Man a Knockin' On Heaven's Door, da Just Like A Woman ad una rockeggiante Highway 61 Revisited. A questi si aggiungono le meraviglie della Band: capolavori come The Weight, The Night They Drove Old Dixie Down, The Shape I'm In. Dylan si ricuce le canzoni in abiti diversi, abbandona il canto romantico e spesso è furente nell'interpretazione, tanto che il critico Robert Christgau dirà in una famosa recensione del disco appena uscito "Without qualification, this is the craziest and strongest rock and roll ever recorded. All analogous live albums fall flat.", puntando l'attenzione sulla intensificazione musicale dei suoi classici in veste dal vivo.
Il disco divenne un successo, in Top Ten negli Stati Uniti e in Gran Bretagna (che va ricordato per numero di dischi in classifica era un luogo di Dylan mania da oltre un decennio). E in Dylan scatta qualcosa: la Columbia, pentita, gli richiede di ritornare a casa, e Dylan prima regala alla storia uno dei dischi più belli di sempre, Blood On The Tracks e poi parte il circo musicale del Rolling Thunder Avenue, il secondo tour consecutivo.
Negli anni furono ripubblicati dalla Columbia altre date, anche in cofanetto, ma niente di così sfavillante come l'edizione del cinquantenario che è arrivata nel 2024: 27 cd, 417 esibizioni inedite, registrazioni appena mixate e note di copertina di Elizabeth Nelson, che raccolgono tutti i concerti di quel tour, storicamente uno dei più importanti della musica rock occidentale.
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Tra noi esistono emozioni, passioni,
tenerezze che sono vissute intensamente
fino a perdersi senza paura.
Un riunire di corpi e anime, un abbandonarsi
in un forte abbraccio.
Siamo due anime alla ricerca di corpi,
ci cerchiamo e ci troviamo quando
nel buio, come due adolescenti,
ci giuriamo eterno amore.
Noi siamo diversi, non saremo mai
come gli altri, noi siamo amore, venti,
sogni e desideri.
Noi siamo qualcosa di speciale che è nato
in un’armonia di poesia, ora io e te
siamo noi.
al di là dei sogni... ♠️🔥
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Ci hanno reciso i pensieri
Mazzi tagliati da lame affilate
Libri letti a metà
Tumultuosi cuori in ricerca
Avidi cercatori di poesia...
Donatella Pardini ©
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Noi...
la pelle alla ricerca
di istanti sublimi...
gli occhi mai stanchi
di cercarsi,
e poi volano sulla pelle
le nostre dita...
le mani...
le nostre labbra schiuse,
in attesa,
fremono di desiderio...
ondeggiano i nostri corpi,
e nel silenzio
solo i nostri respiri
fluttuano nell'aria...
il tuo caldo respiro
sulla mia bocca...
perdersi per ritrovarsi
sentirsi pelle a pelle,
tu che dolcemente
ti adagi sul mio ventre
scavando la mia carne...
mentre sulle mie gambe
cola il tuo piacere...
i visi arrossati,
i cuori felici,
mentre un'infinita gioia
vola nell'aria...
perdutamente...appartenersi...
M.C.©

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Jiří Kolář
Gerwald Sonnberger, Egon Schiele Centrum Český Ktumlov
Galleria Nazionale d'Arte Antica Palazzo Barberini, Roma 1998 , 140 pages, 21x29,5cm,
euro 80,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Galleria Nazionale d'Arte Antica Palazzo Barberini Roma 21 maggio-28 giugno 1998 nell'ambito della mostra Jiří Kolář e il Collage Ceco
Jiří Kolář nasce nel 1914 a Protivín in Boemia. Nel 1922 si trasferisce a Kladno vicino a Praga. Dopo un’adolescenza caratterizzata da lavori fortuiti, a sedici anni scopre l’edizione ceca di “Les mots en liberté futuristes” di Filippo Tommaso Marinetti, che lo conduce nel mondo della poesia moderna, fondamentale per la sua futura ricerca artistica. Grazie all’incontro con il Surrealismo inizia a lavorare con la tecnica del collage. Nel 1937 espone per la prima volta al Mozarteum di Praga. Nel 1941, durante l’occupazione tedesca, esce la sua prima raccolta di poesie e l’anno seguente fonda il “Gruppo 42” insieme ad altri artisti. Tra il 1946 e il 1948 compie alcuni viaggi a Parigi, in Germania e in Gran Bretagna e qualche anno dopo esce Il Fegato di Prometeo (1952) nel quale, unendo le immagini alla poesia e alla prosa, denuncia la drammatica situazione cecoslovacca dopo l’avvento del regime comunista; una dura verità che insieme ad altri scritti gli costa il carcere per nove mesi e il divieto di pubblicazione fino al 1964. Verso la fine degli anni Sessanta espone in Germania e in Brasile dove nel 1969 è premiato alla X Biennale di San Paolo quindi in Canada e in Giappone. Nel ‘75, nel ‘78 e nell‘85 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York gli dedica tre importanti mostre personali (Kolář e Picasso sono gli unici artisti che, da viventi, hanno avuto l’onore di tre mostre personali presso il Guggenheim di New York). Seguiranno molte altre esposizioni in tutto il mondo. Nel 1983 conclude il “Dizionario dei metodi”, una raccolta con tutte le tecniche utilizzate per la realizzazione delle sue opere: collage, ventilages, chiasmages, confrontages, etc. Le sue opere sono presenti nei maggiori musei del mondo. Nel 1991 riceve il Premio Seifert e viene nominato cittadino onorario di Praga, dove muore nell’agosto del 2002.
É del 2012 un’importante retrospettiva presso il MOCAK di Cracovia, mentre nel 2014 si è tenuta una mostra antologica presso la Kunstforum Ostdeutsche Galerie di Regensburg, in Germania ed una mostra-tributo in onore del centenario della nascita dell’artista (September 23, 2014 – February 8, 2015) presso il Museum Kampa di Praga.
L’anno successivo una mostra antologica con più di 160 lavori gli è stata dedicata a Prato presso la Galleria Open Art ed il museo di Pittura Murale di San Domenico.
14/12/24
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Io sono alla ricerca della poesia e ogni giorno attendo di diventare poeta.
Adonis, Buddismo e società, Settembre-Ottobre 2008
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Mi sono spesso chiesto, strada facendo, da dove sarebbe arrivata la soluzione al problema che affrontiamo, quello dell'umanità che mi sembra stia annaspando nella sua ricerca di una soluzione a quello che non va. Una volta, attraversando in nave lo stretto di Malacca, in una di quelle belle serate in cui si stava sulla tolda della nave a guardare il tramonto, vidi all'orizzonte decine di splendide isolette e mi venne la divertente idea che la soluzione sarebbe arrivata da una congiura di poeti. Perché soltanto la poesia mi pareva potesse ridarci una spinta di speranza. Identificai un'isola lontanissima, insignificante, che non era segnata su nessuna carta, ma in cui immaginavo crescesse una generazione di giovani poeti che aspettavano il momento di prendere in mano le sorti del mondo. Avevo in qualche modo il sentimento che non c'era una soluzione nei partiti, nelle istituzioni, nelle chiese, dove tutti ripetono le stesse cose.
- Tiziano Terzani
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È una perdente, perché ricerca continuamente quell'amore, quel rapporto con il partner, amore e rapporto che non riesce a sostenere se non nei termini che sono congeniali a lui per rafforzarsi e attrezzarsi bene ad affrontare il mondo. Mentre la donna all'amore da un valore in sé, l'uomo gli dà un valore strumentale. Lo recupera poi come valore assoluto nell'arte, nella poesia, nell'opera che, come abbiamo visto, nasce e vive nel non rapporto. Allora è l'uomo che dopo averle impedito di vivere l'amore gliene offre il simbolo sotto forma di oggetto. È una specie di asso piglia tutto. Ecco. Non è che l'uomo fa cosi mente locale, è nella logica delle cose che lui vede l'amore della donna così: lo deve sorreggere. Per sorreggerlo la donna deve negare se stessa perché se affermasse anche se stessa, darebbe all'uomo un problema che lui non è in grado di fronteggiare perché ha bisogno, invece, di andare nel mondo caricato dell'amore e della forza presa con la donna. Quindi la donna già nella vita privata rimae sospesa perché quando comincia a esprimere la sua problematicità, il suo chiedersi chi è, il suo chiedersi cosa c'è dietro una certa situazione o un certo tipo di rapporto, l'uomo si sdegna, si insospettisce, la comincia a evitare. Finché a lei non è passata quella inquietudine, allora l'uomo è soddisfatto e dice "ecco, ora sei veramente serena, matura". Invece lei è semplicemente veramente adattata al ruolo. L'uomo si rafforza con la donna nel ruolo, lei deve stare dentro il ruolo, sennò l'uomo non può svolgere il suo ruolo all'esterno. Se tu mi chiedi perché la donna non ha mai protestato e non ha mai potuto indagare bene i meccanismi che reggono le espressioni maschili nella cultura, ti rispondo "perché non è mai riuscita ad avere quel tanto di fiducia in se stessa, cioè quel tanto di riconoscimento per se stessa, non per come svolge il ruolo nella vita privata, per cui non ce la fa poi a criticare". A quel punto lì non le rimane altro che aderire. Una volta che hai fatto il sacrificio di te sul piano privato, lo vuoi portare a livello sociale. E vuoi essere la madrina della nave, la compagna del presidente, l'ispiratrice dell'artista...
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Oltre il Vento è una poesia che tocca le corde più profonde dell’anima, trasportando il lettore in un viaggio interiore tra memoria, attesa e consapevolezza. I versi raccontano un’esperienza di crescita e ricerca, in cui il tempo diventa un compagno silenzioso, capace di incidere segni invisibili ma indelebili.
#Alessandria today#anima e pensieri#Armonia#bellezza del tempo#Crescita Personale#Emozioni profonde#esistenza e poesia#Google News#ier Carlo Lava#introspezione#italianewsmedia.com#leggerezza dell’essere#lettura consigliata#lettura emozionante#lirica contemporanea#Meditazione#metafore poetiche#mistero e poesia#parole che restano#parole che toccano il cuore#Pensieri Sospesi#poesia anonima#poesia contemporanea#poesia d’autore#poesia di ricerca#poesia e percezione#poesia e spiritualità#poesia evocativa#poesia filosofica#poesia minimalista
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scrive a una signora che lo respinge in ordine alfabetico / corrado costa
Pubblicato postumo nella rivista “Baobab. Informazioni fonetiche di poesia” a cura di Adriano Spatola
youtube
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#Adriano Spatola#Baobab#Baobab. Informazioni fonetiche di poesia#Corrado Costa#Costa#poesia#scrittura di ricerca#scritture di ricerca#Scrive a una signora che lo respinge in ordine alfabetico#Youtube
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IL MESTIERE DELL'EDITOR - di Gianpiero Menniti
IL CANTO DEGLI DEI
Mi ha stimolato piacevolmente occuparmi di un testo come "Il Canto degli Dei" di Luigi Pullia, già candidato al Premio Nobel per la Letteratura 2024, un calabrese illustre che ha dedicato la sua esistenza alla professione (psicologo) e alla produzione poetica.
Come consuetudine, ho curato l'editing dell'opera ma anche la prefazione della raccolta di poesie, un piccolo scrigno, molto denso e suggestivo, caratterizzato da un linguaggio lineare e profondo.
Ricordo qui un passo della prefazione:
[...]
... poeta capace di un’espressione laconica, stringata, come lama, come bagliore di luce che penetri lieve nel buio di una stanza, come fosse poesia silenziosa. Un ossimoro, una stridente contraddizione? Non proprio. La musica vive nell’equilibrio delle pause, nella sapiente collocazione dei silenzi. Analogamente accade per la parola poetica: anche questa prende corpo nella ritmica alternanza tra silenzi e voci, in sorprendenti lacune nelle quali s’annida un tempo sospeso, rammentando come la parola manchi sempre all’appello, come la parola contempli in sé la fatica di cogliere bagliori dell’ineffabile. Parola che scava alla ricerca dell’immagine: traccia narrativa posata sull’antico e ovidiano “Ut pictura poesis”. Parola che evoca aporie, strade interrotte in un cammino metafisico destinato a smarrirsi. Infine, parola leggera che si fa pietra. Pietra gettata nel silenzio. Come in questa lirica tratta da “Il Canto degli Dei” - intitolata: “Istante” - dalla quale scelgo un frammento: […] L’istante in me era presenza nei gesti di quotidiana memoria, immortale momento nel tempo, quando per te l’istante era nel vento! Esemplare rappresentazione di un vissuto che si trascende in distacco lirico e dunque nell’afflato con un sentimento diffuso, con un “noto” rimasto invisibile poiché inespresso nella sua lacerante e muta stratificazione. Così la poesia silenziosa di Luigi Pullia rivela il sottofondo originario della tempesta emotiva, spesso irrisolta, che ci abita: gli è sufficiente la frase o solamente la parola finale, epilogo non scontato di un dialogo serrato con il verso.
[...]
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Un utente Facebook, sotto una bella poesia di Pavese, Mania di solitudine, scrive: "Sì, però Pavese ha qualcosa d'inquietante"; e invece un'utente (fate attenzione all'apostrofo) sottolinea: "Non sopporto come oggettifica la donna".
Io nel frattempo penso: "La sua umanità è ai confini dell'animalità,
è oscura, riposata in sé stessa
nonostante sia alla ricerca ossessiva della donna,
è sensuale, risiede nel senso carnale; egli
è un esponente emblematico dell'umanità atavica, nella quale si sono innestati un'eterogenea e ben assimilata cultura e un gusto letterario educato e finissimo.
Come nell'opera, anche nell'individuo si riscontrano il dissidio, il non risolto rapporto campagna-città, atavismo-civiltà. Pavese è monstrum archetipico: egli ci appare grande e imprendibile perché è l'incarnazione di un mito che risiede nell'inconscio pre-verbale. La totalità della sua figura è illuminata dal nobile sentimento di pietas per i sofferenti e le vittime, vivi e morti, vincitori e vinti. Questo sentimento non è d'accatto, non è forma culturale, ma sgorga da quello stesso serbatoio di istinti e intuizioni attivato dalla sensazione corporea primitiva.
Sto imparando a conoscerlo da un mese e mezzo e ne sono incantata, mesmerizzata."

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ChatGPT e Solo Testo, elementi di analisi
Ispirato da un post di Simone Fracassa sul suo blog, ho chiesto a ChatGPT di analizzare questo mio spazio...
Il blog "Solo Testo" di Dario D'Angelo esplora una varietà di temi legati alla poesia e alla riflessione interiore. Ogni post sembra concentrarsi su una forma di scrittura evocativa e profondamente personale. I testi spaziano dalla narrativa breve che esplora il ritorno alla vita e la consapevolezza esistenziale, a citazioni poetiche di autori vari, accompagnate da brevi riflessioni. La lingua del blog è intensa e meditativa, e si nota un accostamento tra poesia e prosa che sfuma i confini tra le due forme letterarie. I lettori sono invitati a immergersi in uno spazio di introspezione, tra ricordi, emozioni e domande esistenziali.
Il blog trasmette una visione del mondo profondamente introspettiva, dove la parola scritta diventa un mezzo per esplorare emozioni, memoria e identità. Le idee principali che emergono dai testi sono:
1. L'importanza della parola e del silenzio
Il blog riflette spesso sul valore della parola, non solo come espressione di pensiero, ma anche come strumento fragile, che a volte si esaurisce o diventa insufficiente. Questo suggerisce una visione del linguaggio come qualcosa di prezioso ma limitato.
2. Tempo, ricordo e perdita
Molti testi esplorano il tema del passato e della memoria, spesso con una vena malinconica. C'è un senso di nostalgia per ciò che è stato e la consapevolezza che il tempo trasforma ogni cosa. La perdita, sia materiale che emotiva, sembra essere un tema centrale.
3. La condizione umana tra bellezza e sofferenza
Il blog alterna momenti di dolcezza e delicatezza a riflessioni più cupe sulla solitudine e sull’incomunicabilità. L’autore sembra credere che la bellezza della vita risieda anche nella sua imperfezione e nella sua transitorietà.
4. Influenze letterarie e visione artistica
Le citazioni presenti suggeriscono un'ispirazione tratta dalla poesia simbolista ed esistenzialista, con una predilezione per atmosfere evocative e immagini suggestive.
Nel complesso, Solo Testo presenta una visione del mondo sensibile e consapevole della fragilità dell'esistenza, trovando nella letteratura un modo per dare forma e significato a emozioni e pensieri spesso sfuggenti.
I principali temi trattati nel blog ruotano attorno a una visione introspettiva e letteraria della vita. Ecco i temi più ricorrenti:
1. Il Tempo e la Memoria
Molti testi esplorano il rapporto con il passato, la nostalgia e il ricordo. Il tempo viene spesso percepito come qualcosa di sfuggente, che lascia tracce nelle parole e nei silenzi.
2. Il Silenzio e l’Incomunicabilità
La riflessione sulla parola e sulla sua assenza è un elemento chiave. Il silenzio può essere un luogo di rifugio o un segno di impossibilità di esprimersi pienamente.
3. La Solitudine e l’Introspezione
I testi del blog sembrano spesso scritti in un tono personale e malinconico, con un’attenzione particolare alla solitudine come condizione esistenziale.
4. L’Arte e la Letteratura
Molti post citano o si ispirano a grandi poeti e scrittori, suggerendo una profonda passione per la poesia e la scrittura come mezzi di espressione e di ricerca interiore.
5. La Fragilità Umana
Le poesie e i racconti parlano spesso della vulnerabilità dell’essere umano, sia nei confronti delle emozioni che delle circostanze della vita.
Nel complesso, il blog si presenta come un diario poetico-esistenziale, in cui l’autore esplora sentimenti e pensieri attraverso un linguaggio evocativo e profondo.
Il blog adotta uno stile di comunicazione intimista, poetico e riflessivo. L’autore non si rivolge direttamente ai lettori in modo esplicito, ma li coinvolge attraverso la forza evocativa delle parole. Il tono è spesso malinconico, con una scrittura che predilige immagini suggestive e un ritmo misurato.
Caratteristiche principali dello stile:
Lirismo e musicalità: la scelta delle parole è curata, con un'attenzione particolare al suono e al ritmo.
Essenzialità: i testi non sono prolissi, ma puntano a trasmettere emozioni con pochi elementi ben scelti.
Uso del silenzio e dell’implicito: non tutto viene detto in modo esplicito, ma lasciato alla riflessione del lettore.
Anche se l'autore non si racconta direttamente, emergono alcuni tratti della sua personalità:
Sensibilità e introspezione: c’è una forte attenzione ai dettagli emotivi e alle sfumature della vita interiore.
Tendenza alla nostalgia: il passato è spesso un elemento centrale, con una visione del tempo che oscilla tra la celebrazione del ricordo e la consapevolezza della sua inafferrabilità.
Interesse per la bellezza e l’arte: la letteratura e la poesia non sono solo temi del blog, ma sembrano essere parte integrante della visione del mondo dell’autore.
Un certo distacco dalla modernità iper-connessa: il blog non cerca un’interazione ossessiva con i lettori, ma sembra più un luogo intimo di riflessione personale.
Nel complesso, Solo Testo si presenta come uno spazio di scrittura autentico, dove l’autore usa la parola scritta per esplorare sé stesso e il mondo con delicatezza e profondità.
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