#Giovani
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Le illusioni dei millennials
Fino alla discesa in campo di Silvio Berlusconi, la realtà positiva prospettata era esattamente questa: un millennial avrebbe dovuto ereditare le stesse generali sicurezze sociali e civili delle generazioni precedenti; poi, le stesse generazioni precedenti hanno volutamente distrutto il futuro dei più giovani per continuare a garantire le proprie sicurezze consolidate in una realtà sociale mutata da una politica di destra senza più diritti per i lavoratori e nemmeno la certezza che nessuno potesse toccare i soldi depositati in banca.
Esiste una colpa di tutto questo (e precisi colpevoli): risiede nelle errate scelte politiche di una generazione anziana profondamente egoista, che da un lato ti aiuta quando sei in difficoltà all'interno della tua famiglia, ma pubblicamente considera i più giovani solo il motore attraverso il quale garantire i propri privilegi acquisiti in passato.
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how did we go from
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" Educare all'ozio significa insegnare a scegliere un film, uno spettacolo teatrale, un libro. Insegnare a sbrigare le attività domestiche e a far da sé molte cose che fin qui abbiamo comprato. Insegnare la convivialità, l'introspezione, il gioco. Anche la pedagogia dell'ozio ha una sua etica, una sua estetica, una sua dinamica, delle sue tecniche. E tutto questo va insegnato. L'ozio richiede luoghi adatti per riposarsi, per distrarsi, per divertirsi. Ai giovani perciò bisogna insegnare a districarsi non solo nei meandri del lavoro, ma anche nei meandri delle varie offerte di loisirs. Significa educare a fare il genitore e a fare il coniuge, ai rapporti con l'altro sesso, al volontariato, cioè ad attività socialmente utili da svolgere nel tempo libero che avremo in abbondanza. Ce n'è da insegnare! La massa della gente non sa scegliere neppure un luogo di vacanze: va in un'agenzia e si fa rifilare quello che capita. La massa della gente non sa come distrarsi e come riposarsi. Bisogna educare alla notte: la nostra cultura è tutta diurna, vede la notte come uno spazio privatissimo, peccaminoso. E poi bisogna educare alla cultura post-moderna: molte espressioni della nostra cultura non sono godibili immediatamente com'era per la pittura classica o per la musica tradizionale. Siano architettura, scultura o design, spesso possiamo apprezzarle solo se ne conosciamo storia, senso e scopo. Posso rimanere istantaneamente colpito di fronte alla Gioconda o a una statua di Canova, ma per capire Mondrian devo sapere cos'è stato il movimento De Stijl, e per ammirare davvero Van Gogh devo sapere cos'è stato l'Impressionismo. Educare significa insegnare ad arricchire le cose di significato, come diceva Dewey. Più educato sei, più significati cogli nelle cose e conferisci alle cose. "
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 141-142.
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Stamattina salgo sull’ennesimo treno, trovo un posto libero e mi siedo.
Poco dopo arriva il controllore per vedere i biglietti. Il ragazzo nella foto, sui sedili alla mia sinistra, non ce l’ha. Dice di esser salito all’ultimo, sta andando a lavorare, non è riuscito a farlo. Non ha contanti ma solo un bancomat. Prova a pagare con quello ma non funziona. Il controllore è comprensivo ma deve fargli la multa. 50 euro, che il ragazzo può pagare entro una settimana. È affranto ma non ha alternative e mentre il controllore inizia a stilare la multa penso che l’importo corrisponde ad almeno un giorno di lavoro del ragazzo (bene che vada).
Chiedo: “Scusi, quanto costa il biglietto”. 15 euro. Andata e ritorno. “Ok lo pago io”.
Il ragazzo mi guarda e dice “Grazie”. Rispondo “Prego”.
“Praticate gentilezza a casaccio” diceva qualcuno.
Non mi frega di venirvi a raccontare del mio gesto. Il punto è un altro: a me 15 euro non cambiano la vita, non cambiano niente. E non perché 15 euro per me siano pochi, hanno un valore che conosco bene e che per me non cambierà mai. In questo momento però servono molto di più a quel ragazzo che a me. E non mi interessa che lavoro fa, la sua vita, la sua storia. Non devo per forza conoscerlo per aiutarlo. Ho sentito che era giusto e così ho fatto.
Magari allo stesso modo lui domani aiuterà uno sconosciuto e uno sconosciuto domani spero aiuterà me se ne avrò bisogno. Perché alla fine, la vita è po’ come un viaggio in treno. Andata e ritorno.
(Matteo Gracis)
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Been replaying spiritfarer and had this lion on the brain (i hate him not looking forward to having to hug him again) and drew this lol
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“Cosa sono le cose più pesanti?
Un mare di sabbia e il dolore.
Quali sono più brevi?
Oggi e domani.
Quali sono più fragili?
I fiori di primavera e i giovani.
Quali sono più profonde?
L'oceano e la verità.”
— Christina Rossetti
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9 ore di lavoro dopo.
“No ma i giovani non hanno voglia di lavorare”
Okay.
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i need more vtm content on my feed 😔
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GioxWeskxOc inbound
Doodle of Giovanni in my Au and the throuple
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Il compito degli 𝗮𝗱𝘂𝗹𝘁𝗶 consiste nell'𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗶𝘂𝘁𝗼 𝗮𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶: 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗶 𝗱𝗮𝗿𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗱𝗼𝘀𝘀𝗼.
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Penso che, tutta questa 𝗺𝗮𝗻𝗶𝗮 𝗲𝘃𝗲𝗿𝗴𝗿𝗲𝗲𝗻, partita dagli anni 80, abbia, completamente!, fuso il cervello a molti millennial e boomer: 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝘂𝗹𝘁𝗶, 𝗲̀ 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗶𝘂𝘁𝗼 𝗮𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶: 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗶 𝗱𝗮𝗿𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗱𝗼𝘀𝘀𝗼, 𝗽𝗼𝗿𝗰𝗼𝗱𝗱𝗶𝗼!
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LA MEMORIA POPOLARE DEL ‘900 NEI ROMANZI DEDICATI A OLONIA DI MARIO ALZATI
Il Comune di Solbiate Olona è stato lieto di ospitare lo scrittore Mario Alzati, autore di 10 pubblicazioni che ripercorrono la storia della Valle Olona e dei suoi abitanti. Giada Martucci, assessore alla Cultura, all’Istruzione e alle Politiche giovanili: « La memoria storica ci aiuta a essere cittadini più consapevoli e impegnati, capaci di affrontare le sfide del presente con un occhio rivolto alle lezioni del passato»
Mario Alzati è laureato in lettere e ha dedicato la sua vita all’insegnamento. Autore di 10 libri dedicati alla storia del nostro territorio, Alzati con il suo lavoro contribuisce in maniera cruciale al mantenimento della memoria storica del nostro paese e di quelli limitrofi. I suoi romanzi hanno trame e protagonisti a sé stanti, ma sono legati da un filo rosso che li raggruppa sotto un unico comune denominatore: l’amore per i paesi della nostra valle e del varesotto in generale.
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Oggi le imprese rispondono solo alle logiche delle rendite e dei dividendi
Dedicate qualche minuto alla lettura dell’articolo di Alberto Baviera sul mondo del lavoro e dell’economia in Italia. E’ un’intervista a trecentosessanta gradi a Luigino Bruni, economista e storico del pensiero economico, docente alla Lumsa, direttore scientifico di “The Economy of Francesco” e presidente della Scuola di Economia civile. Spunti di riflessione interessanti sul futuro che vogliamo…
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" Scorro nella memoria tutto il mio passato e involontariamente mi chiedo: a che fine ho vissuto? Per che scopo sono nato?… Probabilmente uno scopo c’era e devo avere avuto un’alta destinazione, perché mi sento forze sconfinate nell’anima; ma non sono riuscito a scoprire questa destinazione, mi sono distratto con le lusinghe di passioni vuote e ingrate; dal loro crogiolo io sono uscito duro e freddo come l’acciaio, ma ho perso per sempre il fuoco delle nobili aspirazioni, il fiore migliore della vita. E da allora quante volte ho già recitato il ruolo dell’ascia nelle mani del destino! Come lo strumento del boia, io sono caduto sulla testa delle vittime predestinate, spesso senza cattiveria, sempre senza rimpianto…
Il mio amore non ha mai reso felice nessuno, perché non ho mai sacrificato nulla per coloro che ho amato; io amavo per me, per il mio proprio piacere; mi limitavo a soddisfare uno strano bisogno del cuore, inghiottivo avidamente i loro sentimenti, la loro tenerezza, le loro gioie e sofferenze: e non ne ero mai sazio. Così chi è sfinito dalla fame si addormenta stremato e vede in sogno cibi sontuosi e vini spumeggianti; divora con entusiasmo i doni aerei dell’immaginazione, e gli pare di stare meglio… ma non appena si sveglia, la visione scompare… restano la fame raddoppiata e la disperazione! Così, forse, domani io morirò!… e sulla terra non resterà nemmeno un essere che mi abbia veramente capito. Alcuni mi ritengono peggiore, altri migliore di quanto io non sia in realtà… Alcuni diranno: era un bravo ragazzo, altri: un farabutto!… E l’una e l’altra cosa saranno false. Dopo di questo vale forse la pena di vivere? Eppure si vive: per curiosità, nell’attesa di qualcosa di nuovo… È ridicolo e irritante! "
Michail Jur'evič Lermontov, Un eroe del nostro tempo, traduzione e introduzione di Pia Pera, Collana Oscar Classici n.635, Mondadori, 2009.
Nota: il testo fu pubblicato a puntate sulla rivista letteraria russa Отечественные записки (Otechestvennyua Zapiski, "Annali patrii") nel 1839 e l'anno seguente uscì in volume presso l'editore Iliya Glazunov.
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Anima bella la sua, come quella della moglie. Hanno sempre la capacità di portare l’attenzione dove serve, a quei temi spesso evitati dai più, talvolta minimizzati, derisi. #fedez che vuole aprire un centro per aiutare i ragazzi con problemi di salute mentale. Un’intervista quella a “che tempo che fa”, che ispira a riflettere, che ricorda quanto lui e sua moglie #ChiaraFerragni abbiano fatto e continuino a fare per il nostro paese. Fedez che parla del valore della malattia, della forza della paura e del senso della vita che si schiude a cospetto della sofferenza. Chiunque li attacchi e si prenda gioco delle loro fragilità, dice poco di loro e molto di se stesso. #grazie
Tiziana
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