#scienze umane
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" Educare all'ozio significa insegnare a scegliere un film, uno spettacolo teatrale, un libro. Insegnare a sbrigare le attività domestiche e a far da sé molte cose che fin qui abbiamo comprato. Insegnare la convivialità, l'introspezione, il gioco. Anche la pedagogia dell'ozio ha una sua etica, una sua estetica, una sua dinamica, delle sue tecniche. E tutto questo va insegnato. L'ozio richiede luoghi adatti per riposarsi, per distrarsi, per divertirsi. Ai giovani perciò bisogna insegnare a districarsi non solo nei meandri del lavoro, ma anche nei meandri delle varie offerte di loisirs. Significa educare a fare il genitore e a fare il coniuge, ai rapporti con l'altro sesso, al volontariato, cioè ad attività socialmente utili da svolgere nel tempo libero che avremo in abbondanza. Ce n'è da insegnare! La massa della gente non sa scegliere neppure un luogo di vacanze: va in un'agenzia e si fa rifilare quello che capita. La massa della gente non sa come distrarsi e come riposarsi. Bisogna educare alla notte: la nostra cultura è tutta diurna, vede la notte come uno spazio privatissimo, peccaminoso. E poi bisogna educare alla cultura post-moderna: molte espressioni della nostra cultura non sono godibili immediatamente com'era per la pittura classica o per la musica tradizionale. Siano architettura, scultura o design, spesso possiamo apprezzarle solo se ne conosciamo storia, senso e scopo. Posso rimanere istantaneamente colpito di fronte alla Gioconda o a una statua di Canova, ma per capire Mondrian devo sapere cos'è stato il movimento De Stijl, e per ammirare davvero Van Gogh devo sapere cos'è stato l'Impressionismo. Educare significa insegnare ad arricchire le cose di significato, come diceva Dewey. Più educato sei, pi�� significati cogli nelle cose e conferisci alle cose. "
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 141-142.
#Ozio creativo#letture#leggere#citazioni#saggi#saggistica#Domenico De Masi#sociologia#scienze umane#lavoro#libri#Maria Serena Palieri#convivialità#mass media#futuro#vita#introspezione#gioco#etica#estetica#tecnica#intellettuali italiani#informatica#cultura#giovani#scegliere#società della conoscenza#Piet Mondrian#Vincent van Gogh#John Dewey
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Oh sarò pazza lo ma secondo me lucia è proprio quella che lo sta usando meno. C’è molti poco attenti capace che nemmeno sanno che stanno insieme tanto poco si fanno vedere.// Le cose sono due: o è davvero “buona” come sembra a noi o è troppo furba! Onestamente io penso buona
Ricordiamoci che alla fin fine ha fatto il liceo scienze umane e ha una laurea in psicologia, quindi scema sicuramente non è 😂, anche se penso si vedrà solo con il tempo
Pubblico
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Spiegando psicologia a mio cugino (ha 8 anni e sua madre è laureata in scienze dell' apprendimento, non so perché abbia deciso di chiederlo proprio a me) e invece di dire Novak ho detto Nole.
Sipario.
#What sports do to a girl.#“Come djokovic?” si bambino#Ahimè proprio come djokovic.#Sto pregando che non venga condizionato da me e sua madre a scegliere di fare lo scienze umane perché potrebbe essere la fine.
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Scienze Umane per scrivere – l'identità e il cambiamento dei personaggi
Uno degli aspetti più interessanti all’interno dei romanzi è sicuramente il cambiamento dei personaggi: il loro viaggio (di cui ho parlato QUI) e quella sorta di mutazione che sperimentano nel superare il conflitto della storia (il loro problema, quindi, o la loro paura o i loro desideri), diventando, alla fine, in qualche modo diversi da loro stessi. Ecco, di questa diversità e dell’identità ne…
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#editing#Editoria#gloria macaluso editor#gloriamacaluso#leggere#Libri#libridaleggere#scienze umane e scrittura#scrittura#scrittura e psicologia#scrittura narrativa#scritturacreativa#scrivere
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I've seen a few post about the US and cults lately and something that really sticks out to me is how some things about the relation between them that I pretty much take for granted because they've come up so often both during my high school years and now in university are talked about as if they were this huge secret thing that no one tells you about
#weber's l'etica protestante e lo spirito del capitalismo + le sette protestanti e lo spirito del capitalismo most mentioned books ever#scienze umane sweep... but also some things Should just naturally come up during any economics class when talking about history no?#apparently not...#mytext
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Breve storia del clima.
In epoca romana, dal 250 a.C. al 450 d.C., la temperatura era di almeno 2ºC più alta di oggi (i più nerd tra i medioman vi diranno che c'erano variazioni, senza rendersene conto confermando la tesi: le variazioni climatiche avvengono "da sole" non certo per colpa dell'uomo. I più fessi, quelli che non sapendo leggere ma solo ubbidire chiedono "le fonti?", sostengono che i romani aumentarono la CO2 ... bruciando legna. La fonte? ndr).
Era un periodo di riscaldamento globale. La popolazione è aumentata (...). L'agricoltura del clima caldo poteva essere intrapresa in aree a latitudini e altitudini molto più elevate di adesso. (La vite in Inghilterra, ndr). Questo riscaldamento non poteva essere dovuto alle emissioni umane di CO2.
Seguirono i secoli bui. Questo è stato un periodo di freddo pungente di fallimento dei raccolti, carestia, malattie, guerra, spopolamento, espansione del ghiaccio e aumento del vento. (...) Bande assassine di rifugiati climatici vagarono per l'Europa in cerca di prede. Civiltà come i Maya crollarono.
Il successivo riscaldamento medievale (900-1300 d.C.) fu un periodo (positivo) per la vita sulla Terra. Le calotte glaciali, i ghiacciai e il ghiaccio marino si contrassero, consentendo l'esplorazione e l'insediamento del mare ad alte latitudini. Colture di cereali, bovini, ovini, fattorie e villaggi furono stabiliti in Groenlandia, almeno 6ºC più calda di oggi.
Sebbene ci sia stato un periodo freddo di 40 anni nel riscaldamento medievale (i clcli del clima che cambia COSTANTEMENTE, ndr), i fallimenti dei raccolti e la carestia erano rari. La popolazione aumentò (...). La ricchezza creata (...) è stata utilizzata per costruire cattedrali, monasteri e università. Il riscaldamento medievale era globale. Ancora una volta il riscaldamento non poteva essere dovuto alle emissioni umane di CO2.
La piccola era glaciale iniziò alla fine del XIII secolo con una diminuzione dell'attività solare. La piccola era glaciale è stata caratterizzata da un clima rapidamente fluttuante, e periodi straordinariamente freddi durante l'inattività solare: (1280-1340, 1450–1540, 1645–1715 e 1795–1825). Faceva molto freddo (i carri dei rifornimenti a Venezia potevano passare sulla laguna ghiacciata d'inverno, ndr). È stato un cambiamento climatico globale. C'era il fallimento del raccolto, la carestia, la malattia (peste nera, peste manzioniana, ndr), la guerra e lo spopolamento.
Ci fu uno spaccamento sociale (rivoluzione francese). I prezzi del cibo aumentarono nei periodi di debole attività solare. I vichinghi in Groenlandia si estinsero. Non era un buon momento per vivere. La piccola era glaciale terminò nel 1850 e da allora c'è stata una tendenza al riscaldamento con periodi più freddi (1940-1976 e 1998-2005). Storia, archeologia e geologia dimostrano che attualmente viviamo in un clima interglaciale e variabile.
I cambiamenti che possiamo osservare con la strumentazione moderna sono molto piccoli. Sia i tassi che l'entità del cambiamento climatico sono inferiori ai cambiamenti negli ultimi 1000, 10.000 o 100.000 anni.(...) La storia e l'archeologia ci mostrano che il raffreddamento globale provoca siccità, sconvolgimenti sociali, migranti climatici, carestie, malattie, guerre, spopolamento, collasso di civiltà ed estinzioni di piante e animali. Le grandi civiltà prosperarono in tempi caldi. Viviamo nei tempi migliori che gli esseri umani abbiano mai avuto sul pianeta Terra.
Siamo l'unica generazione di umani a temere un clima caldo! Il riscaldamento globale ci ha sempre reso più ricchi e più sani. La storia è li a ricordarcelo ma, come la matematica e le scienze, oggi non si studia più.
via https://twitter.com/climacritic/status/1738157567820312714
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📝Do uno sguardo ai dati ufficiali delle iscrizioni alle scuole superiori.
📈Il classico va scomparendo (e un po' mi dispiace), il liceo delle scienze umane fa il doppio dei suoi numeri; crescono i tecnici e i professionali; ma non decollano né la formula 4+2 (e forse è meglio così) né il "Made in Italy", con sole 375 iscrizioni (e certamente è meglio così).📉
Qui tutti i dettagli ▶️
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Non bisogna mai smettere di ascoltare se stessi, anche se il resto del mondo e delle persone mirano a sopraffare la voce del prossimo.
Sappiate sempre distinguere i desideri personali, da quelli instillati dalla società.
•Costancen
#motovation#believe in yourself#sentimenti#emozioni#scriverechepassione#seguimi#new blog#my blog#follow me#my world#my words#wordpress
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National Geographic I grandi fotografi
Leah Bendavid-Val
White Star, Vercelli 2006, 336 pagine, 28x31cm, ISBN 8 022 64 734240
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Il volume presenta le fotografie apparse negli ultimi anni sulla rivista National Geographic (dal '98 il magazine è pubblicato anche in italiano), delle quali racconta i retroscena narrando le storie degli uomini e delle donne che le hanno realizzate. Queste immagini consentono di gettare uno sguardo originale sul mondo della natura e degli animali. Riandando talvolta indietro nel tempo, esse raccontano anche come National Geographic abbia saputo creare nei decenni uno stile fotografico inconfondibile, per quanto capace di evolversi di pari passo con i continui mutamenti della realtà che documentava. In cinque capitoli vengono illustrati i tre grandi temi della Society: la natura, sulla terraferma e negli abissi marini, la cultura, negli Stati Uniti e nel mondo, e la scienza, dall'astronomia all'archeologia alle scienze umane. Pagina dopo pagina, l'abilità e l'inventiva senza pari dei fotografi della rivista si dispiegano attraverso queste immagini suggestive, accompagnate dai racconti delle loro avventure sul campo, divertenti o drammatiche, ma sempre appassionanti. Leah Bendavid-Val descrive i brillanti risultati ottenuti dai fotografi dal punto di vista tecnico, giornalistico e artistico.
Le fotografie illustrano il lavoro di 110 fotografi, fra i quali Sam Abell, William Albert Allard, Jodi Cobb, David Doubilet, Stuart Franklin, David Alan Harvey, Chris Johns, Emory Kristof, Frans Lanting, Gerd Ludwig, Steve McCurry, Nick Nichols, James Stanfield e molti altri.
20/08/24
#National Geographic#I grandi fotografi#110 fotografi#photography books#libri fotografia#fashionbooksmilano
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" Io mi chiedo spesso perché tanta gente oggigiorno abbia paura. E lo constato con preoccupazione, a mia volta, perché questo tipo di paura è la premessa del fascismo. La gente che ha paura non chiede altro che trovare un papà che curi per essa le questioni più complesse. Dal papà, poi, accetterà pure le sculacciate. Dovunque andiamo, oggi, sia un salotto o un ufficio, troviamo una parte cospicua dei presenti che vive il nostro come il peggiore dei mondi possibili. Con paure terribili: la paura demografica o la paura della disonestà. E magari, poi, loro stessi sono disonesti. Io non capisco perché non dobbiamo apprezzare anche gli aspetti positivi della nostra epoca: viviamo il doppio dei nostri bisnonni, nei nostri paesi abbiamo quasi sconfitto la fame e il dolore, ci siamo quasi affrancati dalla schiavitù della tradizione e da quella della scarsità. Eppure la gente non se ne rende conto. Con un piccolo lettore di compact disc e con i dischi che compriamo a poco prezzo in edicola, possiamo sentire le migliori orchestre del mondo. Mio nonno, che era un melomane, per sentire la musica doveva prendere la carrozza, partire, farsi ore di viaggio, arrivare a Napoli e lì finalmente sentiva una sinfonia. Ma solo quando l'orchestra c'era e se lui poteva: una volta ogni due o tre anni. Ci sono, dunque, milioni di persone che sottovalutano gli aspetti positivi della nostra epoca. E vivono come apocalittici i pericoli: sono sicuri che l'umanità vada a rotoli. Quello che non capiscono è appunto il problema della complessità, del "feedback". Non capiscono, ad esempio, che è vero, sì, che noi come popolazione mondiale aumentiamo. Però, se aumenteremo troppo, a un certo punto ce ne accorgeremo e rallenteremo la crescita. Non siamo dei macigni che rotolano in modo meccanico e inconsapevole. Siamo dotati di intelligenza e quindi, quando occorre, sappiamo correre ai ripari. "
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 137-138.
#Ozio creativo#letture#leggere#citazioni#saggi#saggistica#Domenico De Masi#sociologia#scienze umane#lavoro#libri#Maria Serena Palieri#mass media#futuro#vita#narcisismo#famiglia#prosumer#internet#intellettuali italiani#informatica#telelavoro#giovani#parenti#artigianato#industria#computer#panglossismo#società della conoscenza#demografia
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about gli enmaranzini
JUNGWON
- liceo delle scienze applicate
- rappresentante d’istituto insieme a sunoo (spoiler: sa leccare il culo ai profe)
- tutti lo conoscono ma lui non conosce nessuno
- l'ultima spiaggia della profe quando nessuno sa rispondere a una domanda
HEESEUNG
- informatica
- a maggio deve tirare sempre su 5 materie ma riesce sempre a passare senza debiti
- le primine fanno i giri per la scuola per vedere lui e il suo migliore amico jake
- amico di tutti i bidelli/segretari/professori
- il malessere di mezza scuola
JAY
- liceo classico
- intimidating a prima vista
- caffè macchiato e kinder bueno delle macchinette al cambio dell'ora
- ogni sabato sera prenota il tavolo in disco per lui e i suoi amici
- ha la macchinetta che si guida con la patente della moto (una volta jake gliel'ha rubata ed è andato a schiantarsi contro un palo , gliela sta ancora ripagando)
- l'unico che si veste decentemente nella sua classe
JAKE
- liceo scientifico tradizionale
- metà scuola gli va dietro (pure io gli andrei dietro -ray)
- lui e heeseung sono quei due amici che ti chiedi se sono molto amici o se stanno insieme
- gioca a calcio (dopo 10 minuti che ci parli ti racconterà del suo drammatico infortunio che gli ha troncato la carriera in serie A)
SUNGHOON
- liceo delle scienze umane
- l’atleta della scuola = non si può ubriacare = designated driver di fiducia
- ha più assenze che presenze ma ha comunque la media dell’8.7
- anche quando c’è, non si è mai sicuri che mentalmente sia presente
- puntualmente i profe gli fanno domande su quello che stanno spiegando e lui non sa rispondere
- in un modo o nell'altro viene spottato ogni tre giorni (colpa mia -li)
SUNOO
- liceo artistico indirizzo grafico
- rappresentante d’istituto e di classe (se succede qualcosa lui lo sa per primo)
- gestisce l’account spotted della scuola ma nessuno lo sa
- famoso sui social e conosce tutti (ha 15k su tiktok)
- litiga con le prof
NIKI
- liceo linguistico
- è stato bocciato in terza
- si fuma le puff in bagno all’intervallo con heeseung (lui sempre al gusto pink lemonade, heeseung sempre blueberry) e non fumano solo quello
- esce con quelli più grandi e per quello è conosciuto a scuola
- convince i rappresentati a fare le giornate a tema
- è finito così tante volte dal preside che ormai sono migliori amici e si prendono il caffè assieme
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my modern!au lost canvas hc (based on italian school)
Tenma and Alone are in the second class of the high school, Sasha the first class and Pandora the fifth
Tenma and Sasha go to the same school out of the city while Alone remained in their city and he goes to the same school as Pandora
Sasha studies human sciences (scienze umane), Tenma is in a scientific school which include extra sport (scientifico sportivo) and Alone studies art (artistico)
Tenma goes in the same class as Yato, Regulus (he is top of the class (but spoiler Sisyphus tutors him)) and Yuzuriha (she lost a year bc she changed school)
in the same school there are also Shion, who studies human sciences like Sasha, and Dohko, who does the same type of school as Tenma and they are in the fourth class
in the holidays Tenma returns to his city with Yato and Yuzuriha, so he can spend some time with Alone while his school friends visit the city and in the end they go out as a foursome
in conclusion the best part of my hc is that Alone is goth
#saint seiya#lost canvas#modern au#pegasus tenma#sasha athena#hades alone#pandora#unicorn yato#leo regulus#sagittarius sisyphus#crane yuzuriha
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CPI: Il suo titolo di studio?
Diploma superiore
CPI: A che indirizzo?
Liceo delle scienze umane
CPI: Ah, quindi scientifico?
Eh no, scienze umane è un po' diverso
CPI: Ah, allora tipo classico?
No, tipo scienze umane. Ma mo' che c'entra il classico? Ma scusa, se ti dico scienze umane è scienze umane, altrimenti ti dicevo classico o scientifico, ti pare?
CPI: Ah no, ma qui nel modulo non abbiamo l'opzione scienze umane, allora metto classico, tanto gli studi sono più o meno simili
E vabbè, fa un po' quello che vuoi
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Di fronte all'ideologia, sempre più conformista e schiacciante della neolingua e dell'individualismo, Adriana Cavarero risponde con una intervista lucidissima e appassionata portando un esempio di come soltanto il pensiero possa chiarire le distorsioni e i danni di alcune posizioni.
"La neolingua ruota intorno alla parola ‘inclusione’ come bene assoluto, mentre il male è l’esclusione. Io diffido del concetto di inclusività. Nella mia storia di studiosa di filosofia ho sempre combattuto le parole inclusive universali, come la parola ‘uomo’, che ha sempre preteso di essere universale e di includere l’intero genere umano, perché sono espressione di volontà di dominio. Nella storia politica a cui appartengo, quella femminista, il termine inclusione era assente, perché rimanda a una pretesa universalità. Al centro della storia del femminismo non c’è affatto la ricerca di parole inclusive bensì di parole che sottolineano la differenza, la pluralità. Quella femminista è una soggettività che sottolinea innanzitutto la sua parzialità, una parzialità reale, in carne e ossa, la parzialità reale delle donne che rivendicano un ordine simbolico e un immaginario per il loro sesso”.
DOMANDA
Un altro tema centrale sul quale la polemica è aspra, perfino fra femministe, è la maternità.
“La critica della mistica della maternità, il rifiuto della maternità come destino, trappola funzionale all’oppressione patriarcale, fa parte della storia del femminismo.
E’ prevalsa nel femminismo, soprattutto angloamericano, una tendenza a trascurare il tema della maternità. Ora ne paghiamo lo scotto, perché si è imposto un nuovo discorso sulla maternità che io chiamo un ‘perfezionamento della tesi di Aristotele’.
Per Aristotele l’utero è un contenitore organico, addetto alla maturazione del feto che poi viene espulso. Si tratta della riduzione della donna a utero e dell’utero a contenitore del bambino che poi, però, appartiene al padre e non alla madre. Un immaginario che preannuncia l’utero in affitto. L’ingegneria genetica ha reso possibile il sogno di Aristotele:
la madre gestante viene considerata un puro utero, un contenitore al servizio di altri, adatto a far crescere l’embrione, che le è stato impiantato, e a farlo diventare un bambino, che però non è suo. Gli antichi, con Eschilo, dicevano che la madre non è la generatrice bensì solo la nutrice del feto, e il bambino che partorisce è perciò del padre.
Adesso invece il bambino è dei committenti.
L’industria della procreazione sfrutta soprattutto le donne più povere, le costringe dentro contratti in base ai quali la donnautero deve mangiare, curarsi, abortire o non abortire, regolare i suoi rapporti affettivi, partorire in un modo o in un altro, essere sedata dopo il parto per non disturbare i
committenti con il suo dolore. Perfino i pensieri
e i sentimenti delle donne-utero sono colonizzati, devono accettare consulenze psicologiche per non legarsi al feto che portano in grembo. E affrontano rischi per la salute, per via delle stimolazioni ormonali, e perché il loro corpo deve adattarsi a ospitare l’ovulo di un’altra, con un diverso patrimonio genetico. Per non parlare del neonato,
di cui sono violati i diritti umani fondamentali,
nessuno escluso”.
DOMANDA
Eppure ci sono donne favorevoli in nome dell’autodeterminazione.
“Si tratta piuttosto
un’accettazione pedissequa del principio individualista neoliberale moderno, quello che nasce con Locke e con Kant. Fossero oneste, direbbero: io abbraccio affettuosamente
il paradigma dell’individualismo neoliberista funzionale al mercato globale, contrariamente al femminismo che ha invece sempre parlato di soggettività relazionale e ha nutrito un’estrema diffidenza verso il feticcio dell’individuo che si autodetermina.
Non solo la critica femminista, ma pressoché tutte le scienze umane hanno da tempo denunciato la figura dell’individuo che si autodetermina come fasulla, mostrando come qualsiasi decisione sia condizionata dalla situazione in cui ci troviamo: le donne povere affittate come uteri subiscono moltissimi condizionamenti materiali e culturali, altro che autodeterminazione. Un altro aspetto del tutto estraneo alla critica femminista è l’assolutizzazione del desiderio di maternità e di paternità, la trasformazione in diritto, un delirio fomentato e indotto dall’industria della procreazione. Il femminismo teorizza e pratica la cultura del limite e della parzialità, in diretto contrasto con il sogno maschile di onnipotenza."
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Io, da ex scienze umane, sto avendo dei war flashbacks con Freud
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