#libro di poesia 2024
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pier-carlo-universe · 11 days ago
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"Le parole che non ti ho detto…e quelle che ti ho scritto" di Alessandro Scotti. Recensione di Alessandria today
Alessandro Scotti, autore sensibile e profondo, ci regala con "Le parole che non ti ho detto…e quelle che ti ho scritto" un’opera che attraversa le più intime sfumature dell’amore, della perdita e della resilienza.
Un inno poetico all’amore e alla connessione umana Alessandro Scotti, autore sensibile e profondo, ci regala con “Le parole che non ti ho detto…e quelle che ti ho scritto” un’opera che attraversa le più intime sfumature dell’amore, della perdita e della resilienza. Pubblicata il 10 giugno 2024, questa raccolta poetica è un invito a riflettere sulle connessioni che ci definiscono, sulle…
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fashionbooksmilano · 7 months ago
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Jean Cocteau La rivincita del giocoliere
Peggy Guggenheim Collection
Kenneth E.Silver, saggio di Blake Oetting
Marsilio Arte, Venezia 2024 , 176 pagine, 20,5x26,8cm, ISBN 978124631676
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
«L’opera di Cocteau ci lascia una sensazione perdurante di felicità, non perché escluda la sofferenza, ma perché in essa nulla è rifiutato, rimpianto o crea rancore. La felicità è un segno di saggezza, più affidabile di quanto si creda, e forse lui ne ha più di altri…» Wystan Hugh Auden, poeta
Brillante, sorprendente e poliedrico. È Jean Cocteau (1889-1963), artista francese che ha lasciato un segno come disegnatore, regista, scenografo, muralista, designer di gioielli e di abiti. La poesia, tratto fondante del suo inconfondibile stile, è caratterizzata da atmosfere mitologiche e circensi e da una scrittura spiazzante che accompagnerà sempre la sua infinità di creazioni nei campi più disparati. In occasione della prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista, allestita alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, esce per Marsilio Arte il libro Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere di Kenneth E. Silver, con un saggio di Blake Oetting (Orfeo, due e più volte: i riverberi queer di Jean Cocteau). Lo spazio espositivo è anche un omaggio all’amicizia che legò l’artista a Peggy Guggenheim. Fu lui, infatti, a incoraggiare la giovane collezionista ad aprire nel 1938 la galleria londinese Guggenheim Jeune. Guggenheim ricambiò il sostegno ospitando più opere di Cocteau, all’epoca amico e consulente artistico di Marcel Duchamp. Da quel momento l’artista iniziò a frequentare la casa della mecenate newyorchese a Venezia, a Palazzo Vernier dei Leoni, innamorandosi della città. Guggenheim ribadì più volte che la parola era un mezzo di espressione che Cocteau utilizzava con virtuosismo da acrobata. La rivincita del giocoliere è un richiamo alla sua abilità di riuscire ad attraversare gli ambiti più disparati con uno sguardo trasversale, capace di cogliere e mettere in relazione l’estetica e la storia. Nel suo primo libro, La spaccata, lo stesso Cocteau si dice affascinato dagli artisti delle giostre e del circo, tanto che più avanti, a carriera avviata, inserirà due acrobati e un prestigiatore cinese nel libretto del balletto Parade, e il mago Merlino in I cavalieri della tavola rotonda. Fonte inesauribile di creatività e visioni, il genio di Cocteau si manifesta nei romanzi, tra cui Il libro bianco, in film come Il sangue di un poeta, con Lee Miller nei panni di una statura greca che prende vita, e nella Macchina infernale, rivisitazione dell’Edipo Re, solo per citare alcuni dei suoi capolavori. Cocteau stesso si racconta definendosi «una menzogna che dice sempre la verità»: nella sua opera si serve regolarmente del mito per presentare una storia e allo stesso tempo «riempirla di codici, costringendo il pubblico ad andare alla ricerca di ciò che è nascosto, come giocasse a nascondino».
05/05/24
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greenbor · 3 months ago
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Poesia di https://www.tumblr.com/piccola-luna-blu
Tu sei il mio canto silente,
la melodia segreta che il mio cuore ha custodito nell'ombra.
Sei tutto ciò che,
prima di te, le parole
non osavano pronunciare
e le azioni non osavano compiere.
Con te, ogni nota inespressa trova la sua armonia, e ogni gesto rimasto sospeso
si completa nel tuo abbraccio.
Sei il capitolo mai scritto
che ha reso,
il mio libro dell'amore,
completo e appassionato.
Ti amo da impazzire.
Tra cielo e mare …
Piccola luna Blú 💙
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micro961 · 1 month ago
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Mate & Sheid - Il nuovo singolo “Indelebile”
Il brano che fa da apripista all’album rievoca il passato e le esperienze vissute
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Mate & Sheid pubblicano il singolo “Indelebile”, disponibile dal 18 ottobre 2024 sugli stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. Il brano, che fa da apripista all’omonimo album, è sotto l’etichetta Boot Music Group, del produttore Nicolo Pentimone, ed è distribuito da Virgin Music Group. “Indelebile” raccoglie l’essenza dell’album di Mate, che porta lo stesso nome. Il testo si concentra sul passato degli artisti, che li ha marchiati a fuoco, rendendo “indelebile” ogni esperienza negativa vissuta. È descritto quanto sia difficile dimenticare qualcosa di così forte, che ha condizionato ogni scelta futura, rendendo i protagonisti apatici e diffidenti, dopo aver esternato dall’anima tutto il bene possibile. Come in ogni storia a lieto fine, la soluzione c’è sempre: il brano invita a lasciarsi alle spalle ciò che, oramai, è insostenibile, seppur radicato nell’anima, per concentrarsi su sé stessi, sollevarsi e prendersi tutto quello che la vita ha da offrire.
Ascolta il brano
Storia degli artisti
Fabio Matera, in arte Mate, è un artista del 1990 che nasce con l’hip hop nel 2009. Nel corso degli anni, sviluppa numerosi brani dai quali escono fuori l’album “Stay strong” nel 2013, il mixtape “La volta buona” nel 2014 e l’Ep “10 anni dopo” nel 2020, con l’amico e socio storico Sheid (Roberto Fasano); nel 2019 pubblica un album da solista, “Tra amore e bugia”. Sono numerose le esperienze nel campo, tra contest, live, radio, tv e l’evoluzione artistica lo porta da essere un rapper ad essere un artista a 360 gradi, un cantante con sonorità pop e reggaeton. Gli ultimi singoli “Queen” e “B.B.S.”, in collaborazione con Sheid, presentano suoni reggae e da club; “Sulla pelle”, “BE STRONGER” e “NUDI COME L’ARIA”, distribuiti dalla Boot Music Group, sono invece gli ultimi lavori. Partecipa attivamente nella produzione del nuovo album di Sheid, con il brano “Revolver”, e in una collaborazione con PAKO sul brano estivo “El Verano”. Ha partecipato alla settima edizione di “The Coach VII”, talent show in onda su La7 Gold, arrivando fino alla fase a squadre, prendendosi numerosi complimenti per l’energia, determinazione e l’ottima presenza scenica sul palco. Collabora, a maggio 2024, nella realizzazione del libro “Raccontiamoci un caffè”, dove prende parte scrivendo qualche poesia. In uscita a ottobre il nuovo Album “INDELEBILE”, percorso di vita e musicale degli ultimi 3 anni dell’artista.
Roberto Fasano, classe 1991, è un artista che nasce con l’hip hop nel 2009. Nel corso degli anni, sviluppa numerosi brani, dai quali escono fuori l’album “Stay strong” nel 2013, il mixtape “La volta buona” nel 2014 e l’Ep “10 anni dopo” nel 2020, con l’amico e socio storico Mate (Fabio Matera), gli album da solista sono “Bad Boy” nel 2019 e “Rewind” nel 2024. Sono numerose le esperienze nel campo, tra contest, live, radio, tv e l’evoluzione artistica lo porta ad essere un’artista a 360 gradi; apre, negli ultimi anni, un canale YouTube inerente a doppiaggi e imitazioni di personaggi del mondo del fitness e non. Emerge, inoltre, la sua versatilità nel campo artistico, dove si distingue per lavori di fotografia e videomaking che, attualmente, sono il suo lavoro principale.
Link Mate
Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/1EnLKLZVxmmzTJsQZo10pb
Instagram: https://www.instagram.com/mate90official/?img_index=1
TikTok: https://www.tiktok.com/@mateofficial90
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCAKZTRhLLBoYa4rraYy0U-A
Link Sheid
Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/0KhFoL5vT80tVsqXRg4KIP?
Instagram: https://www.instagram.com/robertosheidfasano/ Youtube:https://www.youtube.com/@sheid6970
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brazir · 2 months ago
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agrpress-blog · 2 months ago
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Chiara Cecere presenta "Le mie migrazioni" a Spazio5 Sabato 5 ottobre 2024, alle ore 18.00, ... #chiaracecere #identità #Lemiemigrazioni #poesia #presentazionelibro #spazio5 #viaggio https://agrpress.it/chiara-cecere-presenta-le-mie-migrazioni-a-spazio5/?feed_id=7103&_unique_id=66fb936e9e18e
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letteratitudine · 2 months ago
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Domani venerdì 27 alla Dogana via alla quinta edizione del Catania Book Festival
Dai fumetti sulla fisica ai gialli, dai romanzi ai reading di poesia
Saranno le storie della fisica a fumetti pensate per i più piccoli, i laboratori sul mito, un confronto sull’immigrazione, ma anche la presentazione dell’ Atlante delle guerre e dei conflitti a cura di Amnesty International con il portavoce Riccardo Noury,gli incontri che apriranno, a partire dalle 9 di venerdì, l’edizione 2024 del “Catania Book Festival, la Fiera Internazionale del Libro e della Cultura di Catania”.
Quest’anno la quinta edizione del festival ideato e diretto da Simone Dei Pieri, si terrà dal 27 al 29 settembre 2024 alla Dogana del Porto (Nu Doganae).
Nella nuova location che nella tre giorni festivalieri ospiterà circa 100 incontri e gli stand di una ventina di case editrici indipendenti, il pubblico troverà nomi importanti della narrativa italiana contemporanea, saggistica, poesia e soprattutto moltissime occasioni di confronto sia sui temi più amati dai giovani che su quelli che interessano lettrici e lettori di tutte le età.
Venerdì 27 Veronica Raimo, l’autrice che ha ricevuto il Premio Strega Giovani e il Premio Viareggio, sarà accompagnata da Lorena Spampinato attraverso la trama dei suoi undici racconti irriverenti, comici e amari insieme: “La vita è breve, eccetera” (Einaudi).
“Succede di notte” (Feltrinelli), il romanzo-manifesto dei millennial, di Valeria Montebello, sarà accompagnata da Dario De Luca; “Amore e Psycho. Educazione sentimentale per deficienti” (HarperCollins), è il libro scritto da Federica Cacciola “per tutti coloro che si sentono sempre mancanti di qualcosa e non smettono di cercarlo”. Ad accompagnare l’autrice ci sarà Claudia Campese. In programma c’è anche un nuovo Giallo Mondadori: “Sto mentendo” di Maria Elisa Aloisi. L’ autrice sarà affiancata da Claudia Cocuzza.
Come in tutte le passate edizioni del festival, ci sarà spazio per il sociale e il digitale: dall’appuntamento sulla contro cultura del web a cura di Digifest Catania, con Marco Raitano, a “La comunicazione cristiana nei social” (Apalòs Editrice) con l’autore Salvatore Di Salvo e con Salvo La Rosa. La presentazione di “Angela Bottari. Storia di una donna libera” (Castelvecchi) di Francesco Lepore e Pietro Folena sarà affiancata da Stefania Mazzone.
E ancora, spazio ai narratori siciliani come Manuela De Quarto e il suo romanzo “Sulle note della fine del mondo” (Land Editore), e Prospero Dente con “La fiera della luna piena (Sampognaro & Pupi)”. Quest’anno la poesia entra a pieno titolo nel programma del Catania Book Festival. Venerdì sarà la volta dei reading poetici “Dark way of Sicily”, organizzato dal Glomerulo di Sale e “TERRAGNA Poetry”, ideato da Rosa Maria Di Natale, con la partecipazione di nove poetesse siciliane e le percussioni di Andrea Sciacca, nell’ambito della mini rassegna Sonar.
Il calendario degli appuntamenti di venerdì sarà concluso alle 20,30 dal Concerto “in...canti di mare” del Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, curato dai maestri Filippo Piccolo e Stefano Sanfilippo.
L’ offerta della prima giornata del Catania Book Festival prevede molti altri incontri di valore, tra cui laboratori per grandi e piccoli, sostenuti da un team di volontari e dallo staff organizzativo, e può essere consultata per intero accedendo al sito www.cataniabookfestival.it
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poetrificationfestival · 3 months ago
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I finalisti della 5a edizione
La giuria emerita si è espressa e ha scelto i 5 progetti finalisti che accedono alla finale del V Premio Roberto Sanesi il 21 Settembre:
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Gemma Marotta in arte Marge è un’attrice-performer e pittrice. Vanta un vasto curriculum, con esibizioni in molti teatri della Sicilia e prestigiosi riconoscimenti che colleziona in parallelo alle numerose estemporanee d'arte, collettive e personali. La sua formazione inizia da piccolissima con la danza per poi girare l’Europa insieme al gruppo Folkloristico Fabaria Folk come performer. È il 2016 quando si laurea con lode menzione e dignità di stampa in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo all'A.B.A.M.A. di Agrigento con una tesi sperimentale sul Museo Contemporaneo. Nello stesso anno, si trasferisce a Bologna, la città in cui ha la possibilità di formarsi con le realtà più importanti del panorama artistico contemporaneo: Teatro Valdoca, Societas, V. Sieni, E. Dante, M. Biagini, Living Theatre Europa. Si laurea con una tesi sul Teatro Sociale alla Magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale. Il primo lavoro teatrale scritto, diretto e interpretato interamente da se stessa si intitola Sugnu, un inno alla creazione nel quale non mancano le sue pennellate.
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MORA è un progetto di spoken music nato nel 2019 dalla collaborazione tra il musicista Giulio Amerigo Galibariggi e il poeta Sebastiano Mignosa, finalista nel 2021 del Premio Dubito e del Premio Nebbiolo nel 2022. Lo stesso anno il gruppo prende parte al festival di musica emergente MIAMI di Milano e nel 2023 partecipa al Metronimie Festival di Torino e al Klohifest di Ostuni. Debito è il primo album e racconta la storia d'amore tra un ragazzo e la sua città. L'intero lavoro segue la struttura di un prestito bancario, nel tentativo di costruire un parallelismo tra il concetto di debito - inteso come senso di colpa - e la questione generazionale e ambientale legata al Polo petrolchimico di Priolo Gargallo (Siracusa).
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Mirko Vercelli, nato a Torino nel 2000, è un giovane scrittore e poeta performativo, laureato in antropologia all'Università di Torino. Si occupa di cultura pop, politica e media, collaborando con il Centro Studi Sereno Regis. È fondatore e direttore della rivista indipendente «bonbonniere» e ha pubblicato il romanzo Linea Retta nel 2021, oltre al saggio Memenichilismo nel 2024. Il Maltempo Collettivo è un ensemble di musica contemporanea improvvisata concepito con l'obiettivo di creare e condividere un'esperienza di espressione e creatività. La collaborazione tra Mirko Vercelli e il Maltempo Collettivo rappresenta un'interessante fusione tra improvvisazione musicale e spoken word poetico. Questo progetto combina la sensibilità letteraria di Vercelli con l'approccio sperimentale del collettivo, creando un'esperienza immersiva e unica che sfida le convenzioni sia della poesia che della musica contemporanea. La loro performance congiunta esplora nuove forme di espressione artistica, mettendo in dialogo suono e parola in un flusso creativo spontaneo e dinamico.
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Canzoni d’inverno è una raccolta di poesie scritte da Mattia Muscatello, illustrate da Gabriele Sanzo e musicate da Filippo d’Erasmo. Canzoni d’Inverno è un viaggio multisensoriale, un’immersione che permette di leggere, vedere e ascoltare, nel profondo, la consistenza delle emozioni da cui è nato. Mattia, Gabriele e Filippo sono tre persone che sono una persona sola: perché hanno capito come creare un’armonia dalla moltitudine di note, parole e colori che contengono. Restano infatti in tre e, nelle loro individualità, comunicano secondo tre mezzi espressivi diversi uno stesso sentimento condiviso, coeso, coerente ma non omologato. Il progetto ha un’anima analogica, fisica, rappresentata dal libro e una seconda, digitale, riportata nei brani ascoltabili online sulle piattaforme di streaming musicali. Il progetto viene presentato dal vivo come una vera e propria performance, che mescola la lettura delle poesie sulla musica dal vivo, accompagnate dallo spettacolo di live painting proiettato durante l’esibizione.
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Mattia Tarantino (Napoli, 2001) codirige Inverso – Giornale di poesia e fa parte della redazione di Atelier. Collabora con numerose riviste, in Italia e all’estero, tra cui Buenos Aires Poetry. Per i suoi versi, tradotti in più di dieci lingue, ha vinto diversi premi. Ha pubblicato Se giuri sull'arca (2024), L’età dell’uva (2021), Fiori estinti (2019), Tra l’angelo e la sillaba (2017); tradotto Verso Carcassonne (2022) e Poema della fine (2020). Maria Ferraro (Napoli, 1997) studia Industrial Chemistry for Circular and Bio Economy all’Università di Napoli “Federico II”. Nonostante l’impronta scientifica dei suoi studi ha sempre coltivato la passione per le discipline artistiche e musicali. Tra la primavera e l'estate 2024 ha messo in scena, con Mattia Tarantino, il concerto "Qualcosa da salvare" e il poema "Se giuri sull'arca". Vieni a votare il tuo preferito allo Spazio211!
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scienza-magia · 3 months ago
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Fra improbabilità e caso si fa spazio il creazionismo
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Perché la scienza non può dimostrare l’esistenza di Dio. La dimostrazione dell'esistenza di Dio su basi scientifiche e matematiche è un tema che, dopo aver affascinato pensatori come Anselmo e Gödel, torna nel recente libro di Bolloré e Bonnassies. Che però fa un uso della scienza del tutto inadeguato, oltre a cadere nell'errore logico comune a tutti gli argomenti a sostegno del cosiddetto “disegno intelligente”. La dimostrazione dell'esistenza di Dio su basi razionali è un tema sul quale si sono cimentati giganti del pensiero, da Anselmo d'Aosta a Gödel, passando per Tommaso d'Aquino, Cartesio, Leibniz e Kant. Ma come è ben noto si tratta di argomenti non conclusivi. Non sorprende dunque che periodicamente si torni sopra questo vecchio problema, evidentemente mal posto. Tra gli ultimi tentativi il libro di Bolloré e Bonnassies sembra godere di un successo particolare. Pubblicato nel 2021, è stato tradotto in italiano nella primavera del 2024 e continuiamo a leggerne lodi senza riserve sulla stampa e sui media digitali. Il sottotitolo invoca «l’alba di una nuova rivoluzione». Ma c’è ancora qualcosa da dire su questo argomento? Ci sono novità dalla scienza in grado di colmare il vuoto dei tentativi precedenti? Benché il libro abbia venduto molto e attratto un certo interesse, non ci pare che ci siano novità reali rispetto ad Anselmo (morto all’inizio del XII secolo). Ci troviamo semmai solo un uso retorico e inappropriato di alcuni risultati scientifici, insieme a un errore logico comune a tutti gli argomenti a sostegno del cosiddetto “disegno intelligente”. Qualche coordinata Gli autori del libro sostengono come ormai, basandosi sulla scienza, sia possibile dimostrare in modo inequivocabile l’esistenza di una divinità creatrice. All’estremo opposto dello spettro c’è chi, come Daniel Dennett, afferma senza mezzi termini che la fede religiosa sia una varietà di malattia della mente . A scanso di equivoci e inutili polemiche, non ci sembra che una tra queste due posizioni debba essere corretta. La religione, più in generale la spiritualità, costituisce sicuramente una dimensione importante per qualcuno, ma questo non ha bisogno di avere una base scientifica. Ed è certamente comprensibile che chi le ha a cuore entrambe trovi stimolante la sfida di giustificare la propria fede su base scientifica. Ma non sempre il mescolamento di fede e scienza produce risultati positivi. Un’osservazione dello psichiatra Giovanni Jervis ci sembra illustrare bene il punto generale: «La nostalgia dell’infinito è rispettabile, ma se non riesce a diventare poesia alta subito diventa qualcosa di più basso e banale, ossia sentimentalismo e retorica». Bolloré e Bonnassies insistono con una retorica tanto consolidata quanto inconcludente: perché esiste un lungo elenco di importanti scienziati credenti, dimostrare l’esistenza di una divinità creatrice su basi scientifiche è del tutto possibile. Inutile dire che da un punto di vista logico questo argomento non ha alcuna rilevanza. Le convinzioni personali di chi ha fatto la storia della scienza non hanno nulla a vedere con la razionalità. La scienza è un’attività umana, nata per diversi motivi e praticata da persone che hanno vissuto immerse nel loro periodo storico. E così, sfogliando gli annali della storia della scienza, troviamo che i grandi scienziati sono distribuiti su tutte le possibili tipologie umane: atei (Laplace), religiosi (Maxwell), bigotti (Cauchy), eretici (Newton), guerrafondai (von Neumann), pacifisti (Richardson), conservatori (Gauss), rivoluzionari (Landau) e, più vicino ai nostri tempi, anche razzisti e sessisti (categorie egregiamente rappresentate da Watson, ma purtroppo non solo). Non si tratta però dell’unico argomento di Bolloré e Bonnassies che elaborano una linea di ragionamento da loro stessi etichettata come “rivoluzionaria”. Pur concedendo che per quasi cinque secoli si sono accumulate scoperte scientifiche che suggerivano la possibilità di spiegare l’Universo senza la necessità di un Dio creatore, notano che negli ultimi tempi le cose starebbero andando nella direzione opposta. Un ruolo particolare in questo viene assegnato alla scoperta della termodinamica, da cui segue che l’universo si sta degradando dirigendosi verso una morte termica. Questo è a detta loro un cambiamento radicale di prospettiva, da cui discenderebbe l’esistenza di una divinità creatrice. Anche senza entrare in dettagli di storia della fisica, è opportuno inquadrare certi risultati ben noti nel loro contesto storico: la termodinamica non è esattamente una scienza giovane. Nasce all’inizio dell’Ottocento e la sua completa formalizzazione risale alla fine del diciannovesimo secolo. Analogamente il tema della morte termica, che inizia con un fondamentale lavoro di Ludwig Boltzmann del 1872, è stato un tema discusso ampiamente da grandi scienziati, come Kelvin, già a fine Ottocento. La speranza che la termodinamica costituisca un game changer nelle prospettive di dimostrare l’esistenza della divinità creatrice su basi scientifiche sembra dunque mal riposta. La prova scientifica non è uno strumento adatto alla teologia Il problema non è limitato alla termodinamica o alle altre aree della ricerca scientifica menzionate da Bolloré e Bonnassies. Si tratta piuttosto del fatto che, per loro natura, la dimostrazione matematica e la prova scientifica non sono strumenti adatti a dimostrare l’esistenza del Dio che avrebbe creato l’oggetto di indagine della scienza stessa. Ricordiamo innanzitutto che non esiste alcuna dimostrazione matematica o prova scientifica che non muova da qualche ipotesi la cui verità è data scontata. La bontà di una conclusione scientifica dipende quindi da due fattori: la correttezza del ragionamento e la plausibilità di ciò che si dà per scontato, ovvero le ipotesi. Per questo una parte fondamentale del lavoro scientifico riguarda la giustificazione delle ipotesi. Nella dimostrazione matematica, si danno per scontate le definizioni e le regole di inferenza. Possiamo, per esempio, concludere con certezza che un numero è dispari (B) se sappiamo che non è pari (A), perché sappiamo che tutti i numeri sono pari oppure dispari (A oppure B). Ma perché lo sappiamo? Perché siamo noi a definire cosa significa per un numero essere pari. E per le stesse ragioni sappiamo anche che tutti i numeri sono pari oppure dispari (se ci mettiamo prima d’accordo su cosa sono i numeri). All’ulteriore domanda su cosa giustifichi quello che stiamo dando per scontato, rispondono millenni di matematica, e tutto ciò che con successo si basa su di essa.
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Nell'immagine: dettaglio de La creazione di Adamo di Michelangelo. Crediti: Wikimedia Commons. Licenza: pubblico dominio Il ragionamento scientifico sperimentale è più complicato perché sulla verità delle premesse c’è sempre un grado di incertezza che qualsiasi prova scientifica trasmette alla propria conclusione. Quindi tra le molte cose che si danno per scontate nella prova scientifica c’è il concetto di certezza pratica, grazie a cui si compie una mossa apparentemente contraddittoria: assumere la veridicità dei dati raccolti pur sapendo che potrebbero non essere del tutto “veri”. Questo rende qualsiasi ragionamento sperimentale un ragionamento probabilistico. Con queste premesse possiamo chiederci che forma avrebbero una dimostrazione matematica e una prova scientifica dell’esistenza della divinità creatrice, e cosa darebbero per scontato. Spoiler: darebbero per scontata l’esistenza di qualcosa che assomiglia moltissimo alla divinità (creatrice). Dimostrazioni matematiche Per quanto riguarda la prima, la fatica ci viene risparmiata dal più grande tra i logici moderni, Kurt Gödel. Nella sua rivisitazione matematica della prova ontologica di Anselmo troviamo una serie di ipotesi molto forti, tra cui una sulla necessità dell’esistenza di certe proprietà che, nel corso della dimostrazione, portano alla conclusione che esistono necessariamente proprietà del “tipo-divino”. Come tutte le conclusioni ottenute per dimostrazione matematica, anche quella di Gödel è persuasiva nella misura in cui lo è la verità delle sue premesse. A questo proposito lasciamo la parola a un altro logico, certamente meno famoso di Gödel ma tra i più brillanti che abbiamo avuto in Italia, Roberto Magari : «In sostanza Gödel deduce correttamente da certi assiomi la sua tesi (anche se bisogna mettersi d’accordo su che cosa possa significare ‘Dio’), ma non ci sono motivi di credere veri gli assiomi più di quanti ce ne siano per accettare direttamente la tesi». Prove scientifiche Quali caratteristiche avrebbe invece una prova scientifica dell’esistenza della divinità creatrice? Sediamoci ancora una volta sulle spalle dei giganti. Uno dei primi esempi di test statistico di un’ipotesi scientifica, oggi uno degli strumenti centrali nella cassetta degli attrezzi della metodologia sperimentale, è stato condotto da John Arbuthnot all’inizio del ‘700. Osservando il registro dei battesimi di Londra dal 1629 al 1710 notò che in tutti gli 82 anni erano stati registrati (e quindi, probabilmente, nati) più bambini che bambine. I dati apparivano in aperto conflitto con l’ipotesi che bimbi e bimbe nascessero con uguale probabilità, proprio come se il sesso fosse il risultato del lancio ripetuto (senza memoria) di una moneta equilibrata. Se diamo per scontate queste ipotesi, allora un calcolo elementare ci fa vedere che la probabilità di osservare più maschi che femmine consecutivamente per 82 anni è molto, molto, molto bassa, 1 su 282. Dunque, conclude correttamente Arbuthnot, è ragionevole assumere l’esistenza di uno squilibrio alla nascita che rende (leggermente, sappiamo ora) più probabile un maschio. Fino a qui tutto bene. Ma Arbuthnot va oltre e si chiede il perché di questo sbilanciamento. Trova la risposta in ciò a cui già crede: la provvidenza divina. Questa, immettendo nella comunità più maschi che femmine, consente (tra le altre cose) alle seconde di osservare il sacramento del matrimonio nonostante le ingenti perdite dei primi, che spesso non ritornano dalla guerra. La negazione del caso La riflessione di Arbuthnot, pubblicata su Philosophical Transactions della Royal Society - una delle prime riviste scientifiche moderne - contiene un errore logico che, a quattrocento anni di distanza, ritroviamo sostanzialmente immutato nel tipo di argomento creazionista noto come “disegno intelligente”, e che si ritrova in tutto il volume di Bolloré e Bonnassies. Lo schema è questo. Si parte da osservazioni sperimentali, che chiameremo DATI. Si formula un’ipotesi che cattura l’idea che non ci sia alcuna divinità creatrice, cioè che i DATI che osserviamo siano dovuti al CASO. Poi si calcola P(DATI | CASO), cioè la probabilità di osservare i DATI se è vera l’ipotesi del CASO. Supponiamo infine che sia molto piccola, cioè che è estremamente improbabile che le nostre osservazioni siano frutto della pura casualità. Fino a qui tutto bene, come nel caso di Arbuthnot. Il problema nasce dal passo successivo, cioè nella scelta di un’ipotesi da intrattenere al posto del CASO per la spiegazione dei DATI. Dal punto di vista logico la risposta è semplice: la negazione del CASO. Ma dal punto di vista pratico-scientifico, non è affatto chiaro cosa significhi di preciso. Torniamo ad Arbuthnot. L’ipotesi CASO è tradotta con l’uguale probabilità di M e F. La sua negazione è data dall’infinita scelta di tutte le coppie di numeri reali non negativi diversi da ½ che sommano a 1. Poiché la probabilità prende valori tra 0 e 1, le scelte possibili sono tante quanti sono i punti della retta. In questa infinità troveremo letteralmente di tutto, e quindi anche la divinità creatrice. Ce lo dice una serie di risultati probabilistici fondamentali che rispondono alla domanda se il disordine può essere fonte di regolarità . L'idea è che in una successione binaria che soddisfa una certa definizione precisa di “caso” ci sono, per ogni N, tutte le possibili successioni di lunghezza N di 0 e 1. Quindi se trascrivessimo la Divina Commedia, Guerra e Pace e L’Odissea in codice binario, nella successione a un certo punto apparirà la Divina Commedia seguita da Guerra e Pace, poi apparirà L’Odissea seguita dalla Divina Commedia, poi appariranno i versi alternati della Divina Commedia e de L’ Odissea, e così via attraverso il numero astronomico di tutte le combinazioni che possono venire in mente. La successione binaria associata a un numero a caso tra 0 e 1, quasi sicuramente, contiene più materiale della biblioteca di Babele di Borges, la storia del nostro Universo dal Big Bang ai nostri giorni, e anche tutto quello che succederà fino alla morte termica dell’universo. L’errore di Arbuthnot, che si ritrova negli argomenti creazionisti fino a quello del libro di Bolloré e Bonnassies, è dunque il seguente. Rigettare un’ipotesi come “la vita è dovuta al caso” significa aprire a un’infinità di ipotesi alternative di cui non ha senso pensare che siano tutte scientificamente rilevanti. Tutt’altro. Giova ricordare che nel ragionamento scientifico la plausibilità delle ipotesi discende dalla fitta rete di fatti che a volte viene chiamata “teoria”. E quando questa non è sufficiente a delineare una spiegazione plausibile delle osservazioni, l’atteggiamento scientifico opportuno è quello di continuare con la ricerca scientifica, oppure sospendere il giudizio. Notiamo, per chiudere con Arbuthnot, che a oggi non c’è consenso su cosa spieghi i dati consolidati sul rapporto tra i sessi alla nascita. E forse la spiegazione potrebbe non esserci. Improbabilità: usare con cautela Le prove che fanno leva sull’improbabilità delle osservazioni alla luce dell’ipotesi che viene testata con i dati sperimentali sono alla base della costruzione della conoscenza scientifica. Ma vanno applicate con estrema cautela metodologica. Il loro uso inappropriato, termine con cui si copre tutto lo spettro che va da “con leggerezza” a “in modo fraudolento”, è l’oggetto dell’accesa discussione metodologica sulla significatività statistica . Una buona regola euristica emerge però chiaramente. Gli argomenti basati sull’improbabilità dell’ipotesi che si vuole confutare sono tanto meno affidabili tanto più ci si allontana da asserzioni appartenenti ad aree quantitative della scienza. Questo è il motivo per cui in molti sistemi legali si dà opportunamente per scontata la cosiddetta presunzione di innocenza. L’onere della prova, cioè, è a carico dell’accusa e non della difesa. Purtroppo, esistono molti esempi in cui questa norma di civiltà è stata contravvenuta portando a condanne basate non sulla ragionevole probabilità di colpevolezza, ma sull’esigua probabilità di innocenza . Riferimenti: - M-Y Bolloré e O. Bonnassies. Dio. La scienza, le prove. (Ed. Sonda, 2024) - D.C. Dennett. Rompere l’incantesimo (Raffaello Cortina, 2007) - G. Jervis, intervista su Reset, settembre-ottobre 2007, pag.44 - Roberto Magari. Logica e teofilia in Kurt Gödel. In: “La prova matematica dell’esistenza di Dio”. 8Bollati Boringhieri Editore, 20069 - P. Diaconis and B. Skyrms. Ten Great Ideas About Chance (Princeton University Press, 2018) - C.S. Calude and G. Longo. The deluge of spurious correlations in big data. Foundations of science 22, 595 (2017) - A. Vulpiani. Caso, probabilità e complessità (Ediesse, 2014) - H. Hosni. Probabilità: Come smettere di preoccuparsi e imparare ad amare l’incertezza (Carocci, 2018) - V. Amrhein, S. Greenland, and B. McShane, “Retire statistical significance,” Nature, vol. 567, pp. 305–307, 2019 - D. J. Hand, “Trustworthiness of statistical inference,” J. R. Stat. Soc. Ser. A Stat. Soc., vol. 185, no. 1, pp. 329–347, 2022 Read the full article
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vorticimagazine · 4 months ago
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Capire i sentimenti
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Questa volta, Vortici.it vuole invitarvi a scoprire o riscoprire il libro: Capire i sentimenti - Per conoscere meglio se stessi e gli altri (Mondadori) di Vera Slepoj, venuta a mancare recentemente.
Sentimenti, affetti, emozioni lo sappiamo, accompagnano la nostra esistenza influenzandone il percorso verso sviluppi più o meno felici. Eppure li abbiamo sempre vissuti come ineluttabili. Tale è il loro impatto sull'esistenza umana che, per comprenderne il senso, la natura, le dinamiche, sono state coinvolte le scienze umane e sociali, la medicina e perfino la biologia e la chimica del corpo. Da qualche decennio, invece, la psicologia ci ha insegnato a conoscerli, più che a dominarli come si voleva in passato. Nel bel mezzo di una miriade d'informazioni, tuttavia, ci siamo sentiti dire tutto e il contrario di tutto a causa di un’informazione farraginosa, imprecisa, spesso fuorviante. Mettere un po’ d’ordine nella conoscenza dei sentimenti appare ormai indispensabile  a molti di noi: ed è ciò che offre questo libro, ricco di esperienze maturate nel diretto contatto con chi si rivolge allo psicologo per sbrogliare la matassa ingarbugliata del proprio mondo emotivo. Tentarne un'analisi descrittiva è lo scopo di questo libro, frutto di una vasta esperienza maturata in anni di studio e di pratica terapeutica. Vera Slepoj come psicologa, ha approfondito negli anni lo studio e la pratica dei sentimenti traendone appunto il libro "Capire i sentimenti", uno strumento importante per capire noi stessi e chi ci sta intorno. Ed ecco dunque una rassegna completa di sentimenti positivi (l’amicizia, l’amore, la simpatia, la socialità, la felicità) e negativi (l’angoscia, l’aggressività, la cattiveria, la gelosia, l’invidia, il narcisismo, o la paura, il senso di colpa, l’odio e la violenza). L'autrice ci invita a prestare una particolare attenzione ai sentimenti nelle età evolutive (l’adolescenza, la vecchiaia), quando l’identità di ciascuno elabora mutamenti essenziali. Esprime una sintesi dei sentimenti che travagliano la coppia e la famiglia. E introduce nella sua analisi una categoria di sentimenti spesso trascurati, eppure determinanti nella formazione dell’individuo, soprattutto oggi che la comunicazione di massa e la disgregazione delle culture ideologiche, etniche o religiose impongono sradicamenti e scelte che affondano troppo spesso nell’irrazionale: i sentimenti collettivi, come l’idea di civiltà e di progresso, il pensiero conservatore e rivoluzionario, l'integralismo e il fondamentalismo, che ci costringono a complesse mediazioni tra passato, presente, futuro. “Sui sentimenti si è costruita l’arte di ogni tempo, dalla musica alla poesia, dalla letteratura alla pittura. E i sentimenti sono qui, in noi, e lì, fuori di noi, e con i sentimenti dobbiamo confrontarci per conoscere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando”. Leggi qui un estratto...  
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Vera Slepoj (1954 Portogruaro  - 2024) è stata una psicologa e scrittrice italiana. Si è laureata in Psicologia presso l'Università di Padova nel 1977, si è poi specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo e oggi è psicologa psicoanalista con diploma in sofrologia medica. Ha vissuto e lavorato tra Padova, Milano e Londra. Molte le attività che l’hanno impegnata negli anni: tra le altre, l’insegnamento presso l’Università di Siena, la presidenza della Federazione Italiana Psicologi dal 1989 e dell’International Health Observatory, la direzione di importanti scuole di formazione in psicologia. Autrice di pubblicazioni scientifiche e divulgative, partecipa a programmi televisivi e collabora con diverse testate, tra cui «Diva e donna». Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti da case editrici internazionali, tra cui Payot. Ha pubblicato Capire i sentimenti (Mondadori 1996), Cara TV con te non ci sto più (insieme a Marco Lodi, Alberto Pellai che voi lettori avete conosciuto attraverso le nostre pagine e Franco Angeli 1997), Legami di famiglia (Mondadori 1998), Le ferite delle donne (Mondadori 2002), Le ferite degli uomini (Mondadori 2004), L'età dell'incertezza. Capire l'adolescenza per capire i nostri ragazzi (Mondadori 2008), La psicologia dell'amore (Mondadori 2015). Vera Slepoj si è spenta il 21 giugno 2024 a Padova. «Ci mancheranno il suo entusiasmo e la sua simpatia, così come la sua capacità di trattare in modo chiaro e divulgativo temi importanti come le relazioni affettive e altre complesse problematiche sociali.» così l'ha ricordata il sindaco di Padova Sergio Giordani su Repubblica. Scoprite la nostra rubrica Libri Consigliati Foto: https://www.lafeltrinelli.it/Immagine di copertina: freepik.com Read the full article
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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"Lunario sentimentale" di Mauro Corona: un viaggio tra memoria e speranza. Recensione di Alessandria today
Un racconto che celebra il ciclo delle stagioni e la saggezza di un tempo passato
Un racconto che celebra il ciclo delle stagioni e la saggezza di un tempo passato. “Lunario sentimentale” di Mauro Corona, pubblicato il 17 settembre 2024, è un’opera che intreccia la poesia del ricordo con la narrazione di una cultura contadina ormai scomparsa. In questo libro, Corona si fa testimone di un passato scandito dal ritmo delle stagioni, un tempo in cui la vita era radicata nella…
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nardonews24 · 5 months ago
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Festival "CROCEVIA PER LO IONIO" 2024
Al via la quarta edizione del Festival Crocevia per lo Ionio che si terrà a Nardò, in piazza Cesare Battisti, da mercoledì 28 a sabato 31 agosto, ai piedi dello storico Castello che domina il centro della città. Quattro giorni intrisi di letteratura, poesia, filosofia, e buona musica, organizzati dal Presidio del Libro di Nardò – in collaborazione con Mondadori Point Nardò e Besa Muci Editore – e…
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centroscritture · 5 months ago
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Oggi h19 per il ciclo "Nuove Uscite" presentazione del libro "Soluzioni per ambienti" (Zacinto edizioni, 2024) di Antonio Francesco Perozzi alla libreria Sinestetica di Roma.
Coordina Valerio Massaroni, presenta Marco Giovenale.
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lalacrimafacile · 5 months ago
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ONE DAY (Netflix) 2024
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Avete presente quei film o quei libri che hanno una fine così triste da riuscire quasi a scavare un buco nello stomaco dei fruitori? “One Day” è uno di quelli, sia film che libro. La storia di due amici le cui vite si intrecciano inevitabilmente segnando con il loro destino la vita dei lettori e del pubblico.
Nel 2024, ben tredici anni dopo l’uscita dell’omonimo film, è stata rilasciata una miniserie che racconta di nuovo le vicende dei due innamorati.
Cosa sarebbe successo a Dexter o ad Emma se non si fossero incontrati durante i festeggiamenti alla fine dell’Università? Le loro vite sarebbero state le stesse? Ovviamente no… Ci sono momenti all’interno delle nostre esistenze che ci cambiano, ci segnano e indirizzano il nostro destino.
Se eliminassimo anche un solo giorno dal nostro passato, ci sarebbe qualcosa di diverso nella nostra vita presente. Come afferma la protagonista di questa serie:
“Imagine one selected day struck out of your life and think how different its course would have been”
Il loro primo incontro : Dexter ed Emma alla Fine dell’Università
Emma è una ragazza impacciata e un po’ insicura che tuttavia presenta le proprie convinzioni e le proprie idee con un sarcasmo tagliente e sostenuto. Dexter sembra avere tutto quello che un ragazzo della sua età potrebbe desiderare: un bell’aspetto, una famiglia amorevole e benestante, tutti lo ammirano e lo cercano. Questi due universi si incontrano per puro caso sulla pista da ballo. Da quel momento seguiamo sullo schermo le loro vite che si intrecciano e si separano nel corso di vent’anni, sperando e pregando che i due si rendano conto dell’amore che li lega, di quanto l’uno abbia bisogno dell’altro per essere davvero sé stesso.
In 14 episodi, che corrono davanti agli occhi degli spettatori proprio come i nostri anni migliori, Emma e Dexter si rincorrono senza mai realmente fermarsi. Alternando il focus narrativo tra i due protagonisti, il ritmo della serie scorre spedito tenendo il fiato del pubblico sospeso ogni volta che Emma e Dex si incontrano.
Una dolce tortura: Un Ritratto della Serie
Con un realismo crudele e un piacere sadico nel ritardare un possibile lieto fine, questa serie televisiva drammatica scalda il cuore e, ovviamente, riempie gli occhi di quel liquido caldo e trasparente che così spesso accompagna le mie serate a casa. La consapevolezza di tutto il tempo che i due protagonisti perdono rincorrendosi, incrociandosi per poi perdersi di nuovo, alla luce del finale, è un’esperienza davvero straziante.
Visionare un remake di un film già conosciuto può essere un’esperienza particolare: si sa come andrà a finire perché solitamente i registi devono comunque rimanere fedeli alla struttura principale della storia originale. Tuttavia, il conoscere la fine rende il viaggio narrativo per arrivarci ancora più accattivante. L’esperienza di visione degli spettatori si concentra molto di più sul “come” piuttosto che sul “cosa”.
Dal Film alla Serie: Una Trasposizione Davvero Sorprendente
La prima volta che ho visto il film da cui questa serie drammatica è tratta, ammetto di aver pensato che non ci sarebbe potuto essere un remake che eguagliasse la bellezza e la poesia messa in immagini che Anne Hathaway e Jim Sturgess avevano creato grazie al regista Lone Scherfig. Ho iniziato questa serie televisiva semplicemente per curiosità di vedere come avessero trasposto un film che mi aveva toccato così tanto, insieme anche alla simpatia che provo per l’attrice che ha interpretato Emma Morley e ringrazio il feed dei miei social per avermi spinto a cercarla.
Il confronto è inevitabile, anche se la regista ha avuto la sensibilità per dare un nuovo abito ai due protagonisti. Nonostante siano gli stessi personaggi e anche le vicende narrate siano molto simili, questa serie non sembra un vestito usato e rimodernato in qualche modo. Con una propria identità la miniserie di Netflix dona nuovo respiro ad una storia già di per sé fresca e interessante.
Dialoghi Fedeli e Chimica tra i Protagonisti
É vero sì che gli episodi di questo remake portano elementi di novità e di freschezza ad un libro che ormai è uscito da molti anni, tuttavia non si allontana dalla sua fonte originale.
Non solo i dialoghi seguono quasi alla perfezione il libro di Nicholls, che ho letto subito dopo aver finito lo show, ma l’alchimia dei due attori supera di gran lunga, secondo la mia molto trascurabile opinione, quella dei due protagonisti del film del 2011.
Ambika Mod è il ritratto perfetto della dolce e sarcastica Emma, ma riesce a trasmettere anche la parte più forte e coraggiosa della protagonista del libro di riferimento. Leo Woodall incarna in modo sottile e senza pretese l’insolenza di Dexter ma anche le sue insicurezze e il suo dolore.
In qualche modo, credo che questi due personaggi abbiano riportato sullo schermo le stesse sensazioni che le parole di Nicholls avevano fatto emergere dalle pagine di carta del romanzo.
Un Gioiello da Rivedere: Impatto Emotivo della Serie
In poche parole, questa serie televisiva drammatica mi ha toccato così in profondità che il giorno dopo aver finito di piangere per il finale ho ricominciato subito la puntata pilota. Non so se mi ha coinvolto di più il continuo viaggio nel tempo nelle vite dei due protagonisti o le emozioni e le paure che i due attori hanno fatto emergere nel mio cuore forse un po’ troppo emotivo. So solo che questo piccolo gioiello rimarrà a lungo nella lista delle mie serie preferite. Le serie televisive come questa rappresentano davvero un’esperienza unica, capace di immergere lo spettatore in un universo di emozioni e riflessioni profonde.
Non posso che dare 5 stelle senza alcun dubbio a questa gemma di Netflix che in 16 episodi mi ha incollato allo schermo. Non solo mi sono innamorata di nuovo di Dexter Mayhew ma, proprio come Emma, l’ho odiato fino a volergli urlare addosso.
Consiglio a chiunque voglia fare un viaggio pieno di lacrime e di strette al cuore di vedere questo show.
Ma mi raccomando, tenete i fazzoletti a portata di mano.
See you Soon!
La vostra Easy Tears
https://easytears.it/
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gammm-org · 5 months ago
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Lo storicizzando proseur Giovenale, in presenza & in dialogo con lo studioso e collezionista Giuseppe Garrera, coordinati entrambi dall’autore e filosofo Valerio Massaroni, lunedì alla libreria Panisperna, alle ore 18:30, si misureranno con antichi manufatti testuali risalenti in alcuni casi perfino al 2013, al 2019, al 2023, raccolti in quello che i paleografi e gli etologi sono ormai concordi nel chiamare Papiro di OGGETTISTICA, pubblicato da TIC.
Si parlerà forse di gif di gatti, espedienti per contenere il suicidio, di boomerism, forse di prosa in prosa, e di un diverso libro che nell’ancor più remoto 2009 sconvolse l’equilibrio glicemico della poesia italiana, iniziando a ignorarla bellamente. Facile vengano infine citate leggendarie figure del mesolitico come Corrado Costa e Giulia Niccolai, Emilio Garroni e Carlo Bordini, Amelia Rosselli e Carmelo Bene, Viky il vichingo, Doctor Who, Scramble, Daitarn 3 e Debbie Harry, Prigionieri delle pietre e Ritratto di donna velata.
In ogni caso non si parlerà di romanzi, nemmeno se belli, né di poesia. Contenuto di poesia in OGGETTISTICA = 0 %. Libro adatto agli intolleranti alla poesia e al romanzo.
Piuttosto, facendosi largo a martellate nella foresta pietrificata di neuroconnessioni del proseur, gli interlocutori tenteranno di cavargli fuori dati utili a divisare come mai possa succedere che una prosa scritta nel 2013-2023 non abbia quasi alcun rapporto con Sanguineti 1956, e addirittura si capisca, contraddicendo così tutte le pandette di quella inclita maggioranza di giureconsulti che quando sulla pagina non vede Sereni picchia a folle la folla di teste d’atropo sulla teca della neoavanguardia.
https://slowforward.net/2024/06/28/antichi-remoti-oggetti-testuali-in-libreria-1-luglio-a-roma-al-quartiere-monti-oggettistica-di-marco-giovenale/
_Siate Sereni, e venite a sentire senza timore, vi aspettiamo e vi divertirete_
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elmas-66 · 5 months ago
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Grande premiazione dal Perù alle scrittrici poetesse Luisa Camere e Margarita Salirrosas de Verdeguer per il libro scritto per i bambini "Cargaditos de amor "
Foto cortesia della premiazione PIUMA D’OROII INCONTRO LATINO AMERICANO DI POESIA MONSEFU 2024.Margarita Salirrosas de Verdeguer e Luisa CamereGrazie a Dio per questo immenso premio, solo Tu sei l’artefice di tanto mio Signore benedetto.Condivido con grande orgoglio questo momento unico nella vita.La vita ci ha riuniti nel bellissimo cammino delle lettere a Luisa Cámere e Margarita…
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