#connessione umana
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Essere Corpi Scelti: Un Inno alla Fragilità e all'Amore di Mariangela Gualtieri. Recensione di Alessandria today
La poesia di Mariangela Gualtieri è un invito alla dolcezza e alla gratitudine per la vita, nella sua brevità e preziosa imperfezione.
La poesia di Mariangela Gualtieri è un invito alla dolcezza e alla gratitudine per la vita, nella sua brevità e preziosa imperfezione. La poesia Sii dolce con me di Mariangela Gualtieri è un intimo richiamo alla dolcezza e alla delicatezza con cui dovremmo trattare noi stessi e gli altri. L’autrice ci invita a vivere con cautela, a “maneggiare con cura” le nostre emozioni e i nostri corpi,…
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"Farfalle nello stomaco: tra mente e corpo, la biologia dell'innamoramento" la scienza dell'amore
Ciao a tutti, sono uno psicologo e oggi vorrei condividere con voi alcune riflessioni sull’amore. Non solo da un punto di vista professionale, ma anche personale. Sì, anche io, come molti di voi, ho sperimentato le gioie e le sfide dell’amore. Ho sentito le “farfalle nello stomaco“, ho avuto pensieri ossessivi e ho vissuto l’euforia che può scaturire quando ci innamoriamo. Ma, come psicologo, ho…
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Dal Comandamento all'Azione: Vivere l'Amore Incondizionato Oggi
Negli anni ’90 Celentano cantava: “Dopo duemila anni poi Voi NON sapete ancora chi era, chi era LUI”.Siamo nel terzo millennio e credo che sia arrivata l’ora che finalmente TUTTI NOI comprendiamo chi era davvero LUI e seguiamo l’UNICO E SOLO COMANDAMENTO che ci ha lasciato, lasciando da parte TUTTE le paturnie delle “religioni” e dei libri scritti e divulgati dagli uomini per tenere sottomessi i…
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#amore incondizionato#azione sociale#benevolenza#crescita personale#dialogo interreligioso#empatia e connessione#gentilezza#pace interiore#spiritualità pratica#unità umana#vita quotidiana
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Fabio Imperiale, "Marginalia".
Le opere sono ritratti di donne dipinti con caffè, inchiostro e bitume su collage di cartoline antiche montate su tavola. Ogni opera racchiude un intreccio di vite: il mondo della protagonista, il sentire dell’artista, i frammenti di memoria che affiorano dalle cartoline, favorendo una riflessione più ampia sulla società, sull’arte e sulla connessione umana.
#fabio imperiale#marginalia#opere#ritratto#donna#dipinto#caffè#inchiostro#bitume#collage#cartoline antiche#opera#racchiudere#intreccio#vita#mondo#protagonista#sentire#artista#frammenti#memoria#affiorare#riflessione#società#arte#connessione#pittura#mostra#arte contemporanea
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Nei nostri momenti più bui, non abbiamo bisogno di soluzioni o consigli. Semplicemente bramiamo il calore della connessione umana. Un tocco delicato, una presenza silenziosa - queste sono le ancore che ci mettono a terra quando infuriano le tempeste della vita.
Non cercare di guarirmi. Non portare il mio fardello e non scacciare le mie ombre. Sii invece la mano ferma che posso tenere mentre navigo nel mio paesaggio interiore. Siediti con me nella quiete, assistendo alla mia lotta senza cercare di cambiarla.
Il mio dolore è il mio sentire, le mie battaglie sono le mie da combattere. Ma la tua presenza mi ricorda che non sono solo in questo mondo immenso, a volte terrificante. Sussurra che sono degno di amore, anche nella mia rottura.
Quindi quando la notte sembra infinita e io perderò la strada, tu ci sarai semplicemente? Non come salvatore, ma come compagno. Tienimi la mano fino all'alba e ritrovo la mia forza.
Il tuo supporto silenzioso è il dono più grande che tu possa offrire. È l'amore che mi aiuta a ricordare chi sono, anche quando l'ho dimenticato.
Etheric Echoes
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Quando il caos si fermerà ci renderemo conto di quanto poco abbiamo bisogno, di quanto in realtà abbiamo e del vero valore della connessione umana. Michela Marini art _by_socalsecrets *********************** When the chaos stops we will realize how little we need, how much we actually have and the true value of human connection. Michela Marini art _by_socalsecrets
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Il Giudizio
"La Chiamata del Destino"
Un'ondata di Nuovi Codici sta attraversando la Struttura Interiore.
Stiamo rilasciando strati antichissimi di Dolore e contestualmente integrando una inaudita quantità di informazioni di Riattivazione.
E' una fatica fisica davvero intensa.
Ma non è straziante.
Non fa male, come qualche tempo fa.
Semplicemente richiede maggior riposo, più attenzione ai tempi di recupero, meno contatto con elementi di destabilizzazione.
Potremmo sentirci più "raccolti", concentrati in un dialogo interiore più solitario e meno condiviso.
Questo perché nostra Chiamata sta spingendo per una veloce risoluzione dei conflitti latenti, quelli ancora trattenuti nella antica struttura di Dolore.
Questo Rilascio, così intimo e così ancestrale, ci sta traghettando nella condizione di aderire al nostro prossimo passo con "coscienza partecipata", con lucidità di Direzione, con posata consapevolezza.
Stiamo per salutare tanti Archetipi del Passato, tanti schemi di disfunzione e di irretimento, tante dinamiche di dissociazione e di immaturità.
Questo ci crea una condizione di sottile nostalgia, mista, però, ad una estrema emergenza di chiusura.
Sappiamo che nulla di ciò che contornava il nostro "quotidiano paesaggio" potrà ritornare.
Già in molti non ci riconoscono più, già in tanti si sono sentiti traditi dal nostro Cambiamento. Non hanno accettato la nostra "uscita dal teatro", non l'hanno compresa.
Come potevano?
Le loro strutture erano intente a bloccare e negare la loro Trasformazione interiore. Ed interpretavano il nostro allontanamento, attraverso le loro Ferite interiori.
Altre Anime terrene, invece, hanno accolto a braccia aperte e con sentita commozione il nostro ritrovato contatto con l'Autenticità e l'Origine.
Esse resteranno al nostro fianco anche nel prossimo passaggio. Saranno la nostra nuova Famiglia d'Anima, pronta ad allargarsi e a creare nuovi cerchi di relazione e progettualità.
Ora che pian pianino stiamo sistemando i "file interiori" e pacificando le relazioni, i luoghi e i ruoli del Passato, forse potremmo anche incorrere nella tentazione di "restare", goderci i frutti del nostro lavoro di rappacificazione, ma non funzionerebbe.
La Vita chiama.
E certo, "non si poteva andare senza risolvere".
Ma questo non significa bloccare per l'ennesima volta la spinta all'Evoluzione.
Nuovi Strumenti, nuovi Scenari di Manifestazione.
Non possiamo fermare ciò che ci sta magneticamente attirando a sé.
Nemmeno per affetto o attaccamento.
Ciò che deve cambiare, non guarderà in faccia nessuno.
Il suo compito è portarci a vivere una nuova Esperienza di noi stessi, diversa, più matura, più allineata con i nostri Doni, con i nostri desideri, con i nostri battiti del Cuore.
La Vita ci vuole di nuovo innamorati di noi stessi, della nostra "Missione Interiore", del nostro ritrovato e profondo dialogo con la Manifestazione Terrena.
Stiamo lasciando definitivamente il Vecchio.
Una folata di Vento sta per trascinare via da noi ogni simbolo dell'Antica Alleanza Umana.
Per ricongiungerci allo Spirito, alla potente connessione con l'Origine.
Dove tutto è armonico. Dove le melodie del Cuore sono sintonizzate con il Diapason Universale. Dove ciò che si crea nella Realtà percepita, è assolutamente in linea con i nostri Sogni Animici.
Sarà un Autunno di commossi addii... preparate i fazzolettini. Qualche lacrima di nostalgia scenderà.
Il Vecchio Sé prenderà il largo. Ci saluterà definitivamente.
Lasciamolo andare. E' tempo.
Mirtilla Esmeralda
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Gli indiani della California vedevano l'idea della natura selvaggia in una luce negativa. Credono che la natura selvaggia sia non uno stato naturale ma il risultato della perdita della conoscenza umana e di come prendersene cura. La terra torna selvaggia dopo che la connessione con gli umani è andata perduta, al che le piante e gli animali si ritireranno e si nasconderanno dagli umani.
M. Kat Anderson, Tending the Wild, University of California Press, 14 giugno 2005.
Interessante, ricorda la Bibbia: l'uomo ha il compito di mettere ordine nella natura ("dare nomi a tutte le cose create"). Non di "starsene fuori" e non disturbare. Siamo una cosa sola, con ruoli diversi e specifici. Con tanti saluti alla biodiversità codificata attualmente dai benecomunisti sedicenti ambientalisti.
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Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
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Autoritratto; ogni sguardo diventa una porta aperta verso l’anima, un passaggio che conduce alla complessità dell’esistenza umana. I miei fotomosaici riflettono una profonda ricerca interiore, un viaggio attraverso l’infinita varietà di emozioni e pensieri che abitano il mio essere. Gli occhi, in particolare, diventano il filo conduttore tra il visibile e l’invisibile, rivelando strati nascosti della nostra umanità. Ogni sguardo incornicia storie mute, raccontando della vita umana e creando un dialogo tra l’osservatore e la complessità dell’esistenza. Attraverso la mia arte, invito chiunque si soffermi a osservare a scrutare oltre la superficie. I miei fotomosaici sono una finestra aperta sulle profondità dell’esistenza, un invito a immergersi nelle complesse stratificazioni dell’animo umano. Ogni frammento di immagine è un tassello del mio io più intimo, un puzzle di emozioni e pensieri che si intrecciano. In questo fotomosaico, mi racconto attraverso gli occhi, consapevole che solo chi sa guardare con il cuore può veramente comprendere il mio mondo interiore. Ogni dettaglio, ogni sfumatura, è un invito alla contemplazione e alla connessione, un fotomosaico che si svela completamente solo a chi riesce a osservare oltre l’apparenza. Dimensioni 30 x 43,5 cm
2024
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"Edith Schiele, Dying". Questo commovente lavoro dell'Espressionismo è conservato presso il Leopold Museum di Vienna ed è stato realizzato nel 1918.
L'opera ritrae Edith Schiele, la moglie dell'artista, nel suo letto di morte. Realizzata con carboncino nero su carta marrone, la composizione misura 43,8x29,5 cm. Schiele, con la sua maestria nel tratto, cattura la fragilità e la sofferenza del corpo malato, esprimendo un profondo senso di empatia e introspezione.
Il disegno rappresenta Edith distesa sul letto, avvolta da lenzuola bianche. Il suo volto pallido e le sue mani affrante suggeriscono una condizione di malattia avanzata. Schiele utilizza linee intense e decise per evidenziare l'angoscia e la vulnerabilità della figura, trasmettendo una potente carica emotiva.
La scelta del carboncino nero su carta marrone conferisce all'opera un'atmosfera intima e struggente. Schiele crea un contrasto tra la morbidezza del soggetto e la ruvidezza del supporto, creando un effetto visivo che amplifica l'emozione trasmessa dall'opera.
La firma di Schiele si trova in basso a sinistra e include la data "EGON SCHIELE gez. [disegnato] 27. X. abds. [di sera] / 28. Oktober 1918". Questa specifica datazione testimonia l'importanza dell'opera nella fase finale della vita dell'artista e l'intensità emotiva che l'ha ispirata.
Non abbiamo informazioni specifiche riguardo alle mostre in cui l'opera è stata esposta. Tuttavia, possiamo affermare che "Edith Schiele, Dying" rappresenta un punto culminante della produzione artistica di Schiele ed è considerata una delle sue opere più significative.
Attraverso questo ritratto di sua moglie morente, Schiele affronta il tema universale della morte e della sofferenza umana. Il suo stile espressivo e il suo uso intenso del tratto trasmettono un senso di intimità e di connessione emotiva con lo spettatore.
L'opera di Schiele va oltre la semplice rappresentazione fisica e penetra nell'interiorità e nella psicologia del soggetto. "Edith Schiele, Dying" invita a una riflessione profonda sulla fragilità della vita, la mortalità e il valore dell'amore e dell'empatia.
- Joe Conta - Disegni di Schiele: Edith Schiele, Dying
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"Siedi qui accanto a me": Un'intensa riflessione sull'amore e la resilienza di Laura Neri. Recensione di Alessandria today
Un monologo poetico sulla capacità di amare e sulla forza di resistere, anche nelle difficoltà della vita
Un monologo poetico sulla capacità di amare e sulla forza di resistere, anche nelle difficoltà della vita. “Siedi qui accanto a me” è una riflessione poetica di Laura Neri che esplora i temi dell’amore, della comprensione e della resilienza emotiva. Attraverso un dialogo intimo e delicato, l’autrice invita il lettore a immaginarsi in un momento di condivisione profonda, dove le parole non solo…
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Il carattere in psicologia: articolo introduttivo al concetto di automatismo comportamentale
Esplorare il concetto di carattere in psicologia è una sfida affascinante, poiché si tratta di un fenomeno tanto complesso quanto sfuggente. Il carattere è più di una semplice descrizione dei tratti comportamentali di un individuo; è piuttosto il tessuto stesso della nostra esperienza, il modo unico in cui ogni persona interagisce con il mondo che la circonda. Per comprendere appieno il…
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#Analisi teorica#Approccio pratico#Aspetto essenziale#Attaccamento Emotivo#Carattere#Complessità carattere#Complessità umana#Comprensione umana#Concetto fondamentale#connessione emotiva#Creatività individuale#Differenze caratteriali#dinamiche relazionali#Disinvestimento emotivo#equilibrio psicologico#Esperienze collettive#Esplorazione carattere#Essenza originale#evoluzione individuale#Fenomeno carattere#Fenomeno psicologico#Gruppi diversificati#Identità individuale#impatto sociale#Implicazioni psicologiche#Interazione unica#Legami umani#Libertà autentica#Libertà comportamentale#Linguaggio evocativo
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Benritrovato, Viaggiatore.
Tu non conservi memoria di me e nemmeno io di te ma entrambi veniamo da un luogo distante nello spazio e nel tempo, dove lo spazio e il tempo, allora, non avevano significato.
Ci siamo mossi lungo un palcoscenico di desiderio di conoscenza e di connessione, calpestato da individui che oggi non sono più e su cui noi lasceremo spazio a coloro che non sono ancora.
Chissà se il ciclo delle stagioni del tuo pianeta vi restituisca la metafora della nascita, della crescita e della dissoluzione o se luce e tenebra vi risveglino nel cuore le stesse gioie e gli stessi timori di noi abitanti del pianeta Terra.
Cosa posso dirti di questo nostro pallido puntino blu perso nell'avvolgente buio cosmico?
Su di esso, per un breve respiro dell'universo, sono state racchiuse tutte le speranze di ogni madre e di ogni padre che hanno osservato i piccoli passi tremanti dei loro figli, tutti gli amori appassionati e le guerre sanguinose in nome di un dio o di un ideale oramai dimenticati.
Se tu sommassi la voce urlata di ogni proclama, di ogni grido di battaglia, dichiarazione di fedeltà, movimento di odio, giubilo o pianto, essi verrebbero inghiottiti dal nulla che separa il nostro e il tuo tutto.
Eppure noi siamo la somma millenaria di morte e rinascita, sempre pronti a conoscere e connetterci, non appena la paura dell'ignoto viene dissolta.
Stai forse tentando di analizzare la fiala di liquido trasparente che era nella capsula di stasi insieme a questo messaggio?
Ti risparmio la fatica. È acqua.
Quello è stato l'inizio di noi esseri umani e in essa ci siamo mossi e siamo cresciuti finché non l'abbiamo abbandonata, ma mai del tutto.
Quell'acqua racchiude la memoria della siccità, la paura della tempesta, l'ardore di chi l'ha solcata e la tristezza di chi ha visto il proprio sangue diluirvisi. Ma racchiude anche la gioia del primo raccolto, il fresco di una baia sicura e la pioggia lasciata fuori.
Tu stai tenendo in mano il cuore pulsante di tutta la razza umana.
Non analizzarla... non servirebbe a conoscerci.
Ma vieni, o Viaggiatore, e scopri coi tuoi occhi come su questo pallido puntino blu la nostra capacità di distruggere è forse grande e rumorosa ma mai potente come il nostro desiderio di creare, conoscere e condividere.
Ti aspettiamo.
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.
«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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Interazione fra tempo relativistico e quantistico
Un ponte tra due mondi: la rivoluzionaria scoperta del tempo quantistico. Questo è un concetto profondamente diverso dalla nostra intuizione quotidiana del tempo come una grandezza uniforme e assoluta. Abbiamo appurato che la coscienza è soggetta ai fenomeni quantistici ed è, di conseguenza eterna, ma cosa significa eterno? Il tempo esiste anche nel mondo quantistico o è un nostra invenzione? Le divergenze concettuali tra la relatività generale e la meccanica quantistica hanno prodotto una frattura epistemologica significativa, mettendo a dura prova la nostra comprensione dell’universo. Questo scisma concettuale ha posto una sfida monumentale: conciliare due visioni del tempo apparentemente inconciliabili. Da un lato, la relatività generale, dall’altro, la meccanica quantistica, con la sua visione rivoluzionaria della realtà. Un conflitto di visioni La relatività generale ha introdotto il concetto di “spaziotempo“, unificando lo spazio e il tempo in una singola entità geometrica e riconoscendogli una simmetria e una connessione senza precedenti. Secondo questa teoria, il tempo non è semplicemente una dimensione indipendente, ma è intrecciato inestricabilmente con lo spazio, plasmando la struttura stessa dell’universo. In questo contesto, il tempo diventa una sorta di “quarta dimensione”, equiparabile alle tre dimensioni spaziali e in grado di influenzare e di essere influenzato dalla gravità e dalla materia. Dall’altro lato, la meccanica quantistica ha presentato una prospettiva completamente diversa sul tempo. Secondo questa teoria, il tempo è trattato come un parametro esterno, una sorta di sfondo su cui si svolgono gli eventi fisici, ma che non fa parte integrante del tessuto stesso della realtà. In questo contesto, il tempo non ha una natura intrinseca, ma è piuttosto una convenzione umana, un’illusione soggettiva che emerge dall’interazione tra osservatore e sistema osservato. Questa dicotomia concettuale ha generato un profondo scisma nella nostra comprensione dell’universo, aprendo la strada a dibattiti filosofici e scientifici di vasta portata. Un ponte fra due mondi Nonostante le apparenti incongruenze tra le due teorie, il lavoro condotto dal gruppo di ricerca dell’Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr-Isc e dell’Università di Firenze ha dimostrato che è possibile superare questo conflitto concettuale e costruire un ponte fra le due visioni del tempo. Lo studio propone una descrizione completamente quantistica del tempo, in grado di unificare le equazioni che governano l’evoluzione temporale dei sistemi fisici, sia nella fisica classica che nella meccanica quantistica. Questo approccio innovativo si basa sul “meccanismo di Page and Wootters“, che associa l’idea di tempo allo stato di un orologio. Secondo questa proposta, il tempo è intrinsecamente legato allo stato di un sistema fisico e può essere definito in relazione alla sua evoluzione nel tempo. Questo concetto si basa sull’idea che il tempo è una nozione intrinseca alla natura stessa della realtà e non può essere considerato come un semplice parametro esterno. Secondo questa prospettiva, il tempo è intrecciato inestricabilmente con lo spazio e la materia, plasmando la struttura stessa dell’universo e influenzando il suo sviluppo nel corso del tempo. Il meccanismo di Page and Wootters Il meccanismo di Page and Wootters, introdotto circa quarant’anni fa da fisici pionieristici nel campo della meccanica quantistica, è una proposta rivoluzionaria che getta le basi per una nuova comprensione del tempo. Il meccanismo di Page and Wootters si colloca nel contesto della meccanica quantistica, un ramo della fisica che descrive il comportamento delle particelle subatomiche e dei sistemi microscopici. In questa teoria, i sistemi fisici sono descritti da funzioni d’onda quantistiche che evolvono nel tempo secondo le equazioni di Schrödinger. Il punto chiave del meccanismo di Page and Wootters è che suggerisce che il tempo, anziché essere una grandezza esterna o indipendente, è piuttosto legato allo stato quantistico dei sistemi fisici stessi. Immaginiamo di avere un orologio quantistico, cioè un sistema fisico che obbedisce alle leggi della meccanica quantistica. Secondo questo meccanismo, il tempo sarebbe definito da uno stato quantistico specifico di questo orologio. Ma cosa significa “stato quantistico“? Nella meccanica quantistica, gli stati dei sistemi sono descritti da funzioni d’onda che rappresentano la probabilità di trovare il sistema in uno stato specifico quando viene misurato. Queste funzioni d’onda possono essere complesse e coinvolgere una grande quantità di informazioni sui sistemi. Quindi, il meccanismo di Page and Wootters suggerisce che possiamo interpretare lo stato quantistico di un sistema come una sorta di “registro” che contiene tutte le informazioni necessarie per descrivere l’evoluzione temporale del sistema stesso. Il tempo, quindi, non sarebbe una grandezza separata o distinta, ma piuttosto emergerebbe dall’evoluzione dello stato quantistico del sistema nel tempo. Questo è un concetto profondamente diverso dalla nostra intuizione quotidiana del tempo come una grandezza uniforme e assoluta. Invece, suggerisce che il tempo è intimamente legato alla dinamica dei sistemi fisici stessi, offrendo una nuova prospettiva sulla sua natura e sul suo significato all’interno della meccanica quantistica. Un modello senza tempo Il modello proposto dai ricercatori consiste in un orologio e un sistema quantistico, fortemente correlati attraverso l’entanglement, ma non interagenti direttamente. Questo modello, che potremmo definire un “modello senza tempo“, cerca di cogliere l’essenza stessa del tempo, oltre le convenzioni e le illusioni umane. Aggiungendo al meccanismo di Page and Wootters la descrizione del “quantum-to-classical crossover“, i ricercatori dimostrano l’esistenza di un parametro temporale per il sistema, indipendentemente dalla trattazione quantistica o classica. Facciamo chiarezza. Quantum-to-Classical Crossover Il quantum-to-classical crossover è un concetto chiave nel comprendere come i sistemi macroscopici, come quelli che osserviamo nel mondo quotidiano, possano essere descritti dalle leggi della fisica classica, nonostante i loro costituenti microscopici obbediscano alle leggi della meccanica quantistica. Questo fenomeno si verifica quando un sistema macroscopico diventa così grande che gli effetti quantistici diventano trascurabili e il sistema inizia a comportarsi in modo simile a un sistema classico. In altre parole, su larga scala, le particelle che costituiscono un sistema macroscopico interagiscono tra loro in modo tale da comportarsi come particelle classiche, obbedendo alle leggi della fisica classica anziché alla meccanica quantistica. Questo fenomeno è fondamentale per la nostra comprensione del passaggio graduale dalla meccanica quantistica alla fisica classica quando consideriamo sistemi su larga scala. Questo significa che, nonostante il sistema sia governato dalle leggi della meccanica quantistica, sulla scala macroscopica può essere descritto in termini classici. In altre parole, il modello suggerisce che anche quando non siamo consapevoli dei fenomeni quantistici, come nel caso della nostra esperienza quotidiana del tempo, il sistema può ancora manifestare comportamenti che riflettono la sua natura quantistica. Questo è fondamentale per comprendere come, nonostante la complessità della meccanica quantistica, possiamo ancora percepire e interagire con il mondo intorno a noi attraverso il filtro della fisica classica. Il tempo non è una mera convenzione umana, ma una caratteristica intrinseca della realtà stessa, che può essere compresa solo attraverso un’analisi approfondita dei fenomeni quantistici. Le implicazioni tangibili Questo studio ha unificato le due teorie del tempo, quella classica e quella quantistica, fornendo un quadro teorico che integra entrambe le prospettive. Tradizionalmente, la fisica classica e la meccanica quantistica hanno offerto interpretazioni divergenti del concetto di tempo. I ricercatori hanno superato questa dicotomia, dimostrando che il tempo non può essere separato in una manifestazione quantistica e una classica, ma piuttosto rappresenta un’unica entità che emerge dall’entanglement quantistico dei sistemi fisici. In altre parole, il tempo è una manifestazione dell’entanglement stesso, estendendosi sia ai sistemi quantistici che a quelli classici. Questa unificazione delle due visioni del tempo è stata resa possibile dall’introduzione del “modello senza tempo” proposto dai ricercatori. Questo modello ha fornito una nuova prospettiva sulla natura del tempo, suggerendo che sia una caratteristica intrinseca della realtà stessa, emergente dall’interazione dei sistemi fisici attraverso l’entanglement. Read the full article
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