#come si gioca
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Come promesso oggi, risponderemo alla domanda A Che Gioco Stiamo Giocando con La Via delle Spie, boardgame di cui abbiamo scoperto i componenti domenica e che ovviamente ho ricevuto al dayOne grazie agli amici di Hirtemis.
La Via delle Spie, è un gioco da tavolo in cui ogni giocatore seduto Around The table dovrà catturare l'altro interpretando due spie. Il game design di questo gioco da tavolo prevede collector set e "io divido tu scegli" perfettamente fusi: ad ogni round un giocatore selezionerà due carte, una la posizione coperta sul tavolo mentre l'altra sarà visibile, spetterà all'altro giocatore scegliere quale tenere per sé e quale, quindi, lasciare all'altro giocatore, queste carte, ci permetteranno di muoverci sulla plancia del gioco per catturare il nostro avversario, movimenti che, però, avverranno in base alla quantità di carte appartenenti allo stesso set che abbiamo collezionato. Quando l'uno avrà raggiunto o superato l'altro sarà il vincitore. Inoltre nel gioco è presente una modalità avanzata in cui reperire degli oggetti che ci consentiranno di aiutarci a portare a termine la nostra missione.
Nonostante abbia trovato le partite de La Via delle Spie, piacevoli e combattute, il gioco non è riuscito a convincermi completamente: le meccaniche si fondono in maniera perfetta tra di loro, ma non mi è mai venuta voglia di giocare una partita via l'altra, sapete benissimo che io amo i boardgames semplici ed immediati come La Via delle Spie, ma in questo caso non è scattato il quid che mi tenesse ancorato al tavolo; speravo che la modalità avanzata con il mercato nero e gli oggetti potesse inserire questo elemento, ma purtroppo così non è stato, certo aumenta la varietà nelle partite, ma tutto ciò non mi è bastato. E neanche la modalità squadre per 3 o 4 giocatori risulta particolarmente accattivante.
Ma quando ho ripreso la scatola de La Via delle Spie, ho capito davvero qual è il focus di questo boardgame: sul retro di essa si declama la possibilità di essere giocato in famiglia con i bambini ed ho immaginato la classica famiglia di 4 elementi al tavolo giocando in squadra genitori figli contro genitori figli, con gli aduli che mostravano tramite la La Via delle Spie in maniera perfetta il concetto di collezione set e le possibilità de "io divido tu scegli", istruendoli a tali meccaniche, riuscendo in questo contesto ad avere grande soddisfazione da questo gioco, che può essere facilmente spiegato dai bambini e quindi giocato in autonomia.
La Via delle Spie, è un gioco da tavolo per due giocatori (con una modalità squadre per 3/4 giocatori), consigliato dagli 8 anni in su, per una durata media stimata tra i 10 ed i 20 minuti, creato da Christian Kudahl e Laura Kudahl, con le illustrazioni di Fanny Pastor-Berlie, edito in Italia da Pendragon Game Studio.
#Around the table#boardgame#game#recensioni#recensione#review#giochi da tavolo#giochi in scatola#tutorial giochi da tavolo#tutorial giochi#giochi di società#board games#boardgamegeek#videorecensione#come si gioca#board game#italiano#gdt#giochi da tavolo per#giocatori#board game enthusiasts#Recensione giochi da tavolo#la via delle spie gioco#la via delle spie gioco da tavolo#La via delle spie boardgame#la via delle spie tutorial#la via delle spie gioco opinoni#bgg#Youtube
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lupus in fabula in Blue Lock finirebbe in una strage
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napoli non è una piazza facile, ma per dio quanto è bella


#molti di questi discorsi sono pura retorica assai semplicistica per carità. ma c’è un fondo di verità sempre#il calcio tanto unisce quanto divide ma quando unisce si crea una magia inspiegabile. è solo da vivere#mo qua già stiamo parlando di [REDACTED]. godiamoci un po’ l’emozione di una squadra che gioca d’amore. l’emozione di aspettare la prossima#partita come se sabato non potesse venire più in fretta#parlare della partita con gli amici e sconosciuti acchiappati al bar. bere qualcosa mentre si carica perché rigorosamente o pezzott#c’amma fa cu stu dazn#tutta sta sviolinata per dire non vedo l’ora che venga sabato alle 6 gesù#non dico nient’altro che 🤘🏻🤘🏻🤘🏻🤘🏻 non si parla della partita!!#football tag#ssc napoli#💙
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se è un sogno non svegliatemi
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Frattesi arrivato a 40 milioni💀
Carnevali la galera arriverà troppo tardi per te, purtroppo. CRIMINALE.
#come fai a valutarlo 40 milioni? non ha mai giocato mezza competizione internazionale e gioca in una squadra di bassa/media classica ma dai#inutile dire che se lo può tenere a sassuolo a vita o darlo ad altre squadre#come si fa dio
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“Non chiamateci guerrieri, non abusate della magniloquenza del ‘sta lottando come un leone’, non gonfiate il petto con il ‘non arrendersi mai’, rivolto a chi si aggrappa con tutte le sue forze alla speranza che il cancro non prenda il sopravvento.
Così, bellicosi come apparite, non ci fate del bene, non ci incoraggiate, anzi, aggiungete angoscia ad angoscia.
Morire sarebbe una resa?
Soccombere significa non aver guerreggiato bene?
Dove si sbaglia?
Che tattica avremmo dovuto usare? Forse al dolore bisogna aggiungere l’umiliazione di una battaglia campale condotta male?
Sappiate che soffrire per scacciare l’ospite indesiderato, come lo chiamava con una sensibilità che ancora mi commuove Gianluca Vialli, non è come ne “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman dove Max von Sydow gioca a scacchi con la morte.
E, se sbagli la mossa del cavallo, allora meriti la sconfitta definitiva?
Il cancro ha fatto scacco matto.
La ‘guerra’ contro il cancro è, piuttosto, una sequenza di notti insonni, di paura quando entri nel tubo della risonanza magnetica o della tac, del terrore di guardare negli occhi chi ti ha appena fatto un esame, di gioia se quegli occhi esprimono soddisfazione.
Un altro ostacolo superato, tra un po’ ne arriverà un altro.
Una ‘guerra’ fatta di attese, sofferenze - sono i farmaci - debolezza, dove sai che la tua volontà è importante, ma non è l’arma determinante, e che invece degli squilli di tromba di chi ti esorta a fare il gladiatore, chi si sta impegnando allo spasimo per uscirne vivo avrebbe bisogno di affetto, di vicinanza, di attenzione, di ascolto, di non essere lasciato solo, di vita, e ha bisogno di oncologi che sono sempre più bravi, della scienza che continua a mettere appunto cure sempre più efficaci e plurali.
La ‘guerra’ la fa la ricerca condotta da eroi e spesso trascurata da chi ha le redini dell’autorità pubblica.
Lo dico per fatto personale.
Scusate l’impudicizia, ma non ne potevo più.”
Geppi Cucciari
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La vita è come un biliardo.... se mancano le palle non si gioca
dal web
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Barty and his little miracle
Rosekiller + Jegulily & Harry mention + Xenodora & Luna
Angst! Hurt/Comfort! 2.4k words! read also here
“Can we put on Fade? Batty, can we put on Fade?” Luna says excitedly as she squirms in her car seat while Evan tries to buckle her belt.
“Lulu, sweetheart, stop moving around or I can't buckle you in your car seat.” Evan says softly and finally manages to buckle up the seatbelt. He sits in the passenger seat, Barty in the driver's seat fumbling with his phone trying to connect it to the bluetooth.
“It’s called Fede , Lulu, and yes of course we can put it on.” Barty says, finally connecting the bluetooth and putting the song on.
So, how do I know how to get God’s voice? Amen.
The first notes of the song fill the space as Barty turns up the volume. Him, Luna and Evan sing the only English part of the song.
È sulla Fede che si basano i mercati
E il valore dei contanti
È Fede pure quella degli innamorati
Per le parole dei cantanti
Evan had started learning Italian not so long ago but he never managed to sing along to this one song, his words getting all jumbled together while Barty, who was fluent in italian, sang it perfectly. Luna was more than happy to clap her hands and squeal at her favorite parts.
Ma va bene così
C'è chi crede alla giustizia divina
Chi aveva Fede ed ora c'ha una fedina,
Evan wasn't particularly sure what the interpretation of the song was. Duolingo was too busy teaching him how to say tomato rather than showing him words that appeared in the song.
Con la Fede ci gioca la scienza
Fino a che non fa passi avanti
Il partito dei mammut aveva fede nell'identità di specie
Ed ora sono elefanti, mhm?
Although knowing Barty, he probably had a particular interpretation of the song that no one even thought of. Evan knew faith had to be at least part of the topics the song covered, even if in an ironic way.
Ma va benе così
C'è chi ancora scambia Fede e fiducia
Anche se una si beve, mentre l'altra si ciuccia (Eh, eh)
Luna always sang the little (Eh, eh) part and Barty and Evan always smiled at that.
Ci sono fedi cieche per chi ha gli occhi aperti
Danno fastidio in una bolla
E fedi cieche perché per orientarsi picchiano con il bastone
Senza senso di colpa
Barty stopped at the red light, glancing back at Luna who gave him a toothy smile and then at Evan. It was almost like Barty was checking that they were still there with him and it wasn’t a fever dream.
Alcuni sono ciechi perché è la strada da fare
Altri perché era un po' più facile parcheggiare
E io tutta la Fede che c'ho, l'ho in te
Come la mettiamo?
Barty always looks at Evan when saying the last two lines. Or when he was driving with Evan and Luna he simply squeezed Evan’s knee. Evan knew what that part meant. He looked it up after enough times of Barty looking at him. (He didn't want to look up the rest of the song because he wants to figure it out on his own once Duolingo fucking teaches him something more than to ask for a coffee.)
Fede, spaccami le ossa, baciami la testa
Dimmi che va tutto bene
Fede, basta aver Fede, sì
Fede, bruciami i pensieri, fottimi il domani
E dimmi che era meglio ieri
Fede, basta aver Fede, sì
Barty always said he hated kids. That he couldn’t stand them. That he’d never had kids.
All the kids in their friend group begged for Barty to babysit them. Luna, Harry, Teddy and occasionally little Draco.
Dicono c'è chi ha Fede ancora nel futuro
In una barca che scompare all'orizzonte
In un aereo che precipita sicuro
Tra i sorrisi di conforto della hostess
Barty and Evan. Evan and Barty. They were a package deal. Despite thinking, and never admitting, for years that they were platonic and really close they eventually realized that it was more than that. (Regulus had closed them in a room and threatened them to leave them there until they talked.)
E c'è chi prega per un Cristo povero
E chi dorme comodo fra i poveri cristi
C'è chi si fida della mano del biscotto, che è la stessa del guinzaglio
Tipo i cani e gli artisti
As much as Barty and Evan were emotionally constipated they made it out of that room. After 4 hours but they made it. Awkward conversation and messy snogging later they made it.
E sai, Federica, la Fede non è fedeltà
Ed io mi ammazzo se finiamo come mamma e papà
Barty didn't talk about his parents and looked a bit bitter about this line in particular. Well- not bitter but like it was a promise he was making to himself or something to remind himself.
Fede, spaccami le ossa, baciami la testa
Dimmi che va tutto bene
Fede, basta aver Fede, sì
Fede, bruciami i pensieri, fottimi il domani
E dimmi che era meglio ieri
Fede, basta aver Fede, sì
“My favorite part!” Luna squealed in excitement, kicking her feet and holding onto her seatbelt, eyes trained on Barty as she waited for him sing it.
La mia Fede non è niente di speciale
È aspettarsi di trovarti sempre là
Dall'altra parte, non importa se di un letto, se di un viaggio, se di un sogno
O del biliardino al bar
È l'illusione che una persona soltanto
Possa ridarmi Fede in questa umanità
È la speranza, forse folle, che tu voglia
Finire i ritornelli che lascerò a metà
Fede, spaccami le ossa, baciami la testa
Dimmi che va tutto bene
Fede, basta aver Fede, sì
Fede, bruciami i pensieri, fottimi il domani
E dimmi che era meglio ieri
Fede, basta aver Fede, sì
Luna loved this part even if she didn't know the words. Once Pandora was riding with them and later asked Luna about it once Barty and Evan had dropped them off at home.
“The way he sings it, Mama! The first part is all,” Luna scribbled on a sheet of paper with a dark blue crayon sharp, aggressive and jagged lines, “but that last part is all,” Luna took a light blue crayon and scribbled softer, not putting as much pressure, lines. “and and and he- he looks at Evan!” Luna concluded, looking very proud of her explanation.
“Ohh… I understand now, sweetheart. Thank you.” Pandora said, listening to whatever Luna had started rambling on about immediately after.
*
Barty calls Luna his little miracle.
As much as he said he hated kids, Evan had found him looking at videos about newborns and how to take care of them not long after Pandora announced her pregnancy. Barty denied that firmly.
Three months into Pandora’s pregnancy, Barty gets a call. A call from his father of all people. He almost didn’t answer but something made him hesitate. He answered.
Barty was expecting his father to yell at him about something he was disappointed in blah blah blah. What he did not expect was his father saying in a clipped tone that Barty’s mother had died in a car crash before ending the call.
Something fell on the floor. A faint noise that sounded distant but also close to his feet. Ah. It probably was his phone. When did he drop it?
Transport, motorways, and tramlines
Starting and then stopping
Taking off and landing
The emptiest of feelings
Disappointed people
Clinging on to bottles
And when it comes
It's so, so disappointing
One second he’s home alone. One second he’s at his mothers funeral. One second he hasn’t gotten out of his room for days on end. Evan knows better than to force him to talk about it. Food and water appeared on his nightstand and Evan was there to hold him whenever he wasn't at work.
Barty cried. Cried thinking of his mom. A part of him regretted running away from home at 17. Felt like his mom deserved it more than him. He kept in contact with her obviously. Picked her up every Sunday and went to church together.
Let down and hanging around
Crushed like a bug in the ground
Let down and hanging around
Barty wasn’t religious but was raised so. He liked saying grace with his mom and going to church with her. He never minded religion if it was the sides of it that he associated with his mother. Kindness. Respect. Love. His mother supported him when he started trying out new styles or hair colors. Always saying how lovely he looked and even borrowing his leather jacket from time to time so she could be cool as well. Barty had begged her to come with him when he ran away. That he had everything set. “Send me a pic of you and Evan when you get everything sorted at the apartment, hm?” she had said seconds before he last stepped foot in that house.
Barty wasn’t religious but was raised to do so. He didn't like his father or the way he treated him. He minded and hated religion if it was the sides of it that he associated with his father. Hatred. Discrimination. Control. His father never loved or liked him. Never supported him. Threw away his clothes because his image was more important than his son having any sort of interest or personality. Always throwing insults or hands. His father hadn’t even cared when Barty ran away. At that point he had given up on Barty. Probably was even happy when Barty left.
Barty growing up did everything to please his father and mother. Was top of his class. Never swore. Was the son his father wanted but ha was also never enough. Too loud. Too clingy. Too annoying. Too much of a crybaby.
Shell smashed, juices flowing
Wings twitch, legs are going
Don't get sentimental
It always ends up drivel
Barty was blonde and had freckles all over his face and shoulders. He hated his blonde hair. Exactly like his father’s. So he dyed it all sorts of colors. Well, at least being a blonde saved him money on bleach. He loved his freckles. His mom had even more freckles. As a child he always traced them with his finger, connecting them.
Leaving home was hard. He had never felt more liberated and trapped at the same time. His friends came over often and Evan was always there for him and Barty was there for him. His mom was still in his life and healthy. After the adrenaline of finally having gotten out ran out he did not get out of bed for 2 days. That had scared Evan shitless but thankfully Regulus and Sirius explained that it was normal, as normal and sane as they all were really.
One day I am gonna grow wings
A chemical reaction
Hysterical and useless
Hysterical and
“I grew wings, Rosie.” Barty murmured at the end of those 2 days.
Let down and hanging around
Crushed like a bug in the ground
Let down and hanging around
Let down again
Let down again
Let down again
“Wings? What do you mean, Bats?” Evan asked, jolting awake after not having heard Barty’s voice for days.
You know, you know where you are with
You know where you are with
Floor collapsing
Floating, bouncing back
“I finally grew wings.” Barty answered quietly, snuggling closer to Evan and looking up at him, eyes glassy.
And one day I am gonna grow wings
A chemical reaction (you know where you are)
Hysterical and useless (you know where you are)
Hysterical and (you know where you are)
“Oh, love…” Evan sighed, realization hitting him all at once. He caressed Barty’s cheek tenderly.
Let down and hanging around
Crushed like a bug in the ground
Let down and hanging around
Barty used to play ‘Let Down’. A lot. Sort of gave him hope. He played it on repeat for hours some days before running away.
Eventually Barty got out of bed. Started functioning as a human being again. Didn't talk about it but he went to the graveyard often. Bringing flowers to his mother’s grave and talking to her.
Another call. It was Pandora. Her water had broken and was at the hospital with Xeno, waiting for them.
They got there before Regulus, James and Lily who lived much closer and knew the route to the hospital better, courtesy of James.
There were some complications when Luna was born. Everyone was freaking the fuck out. Lily and Narcissa didn't have any complications with Harry and Draco so no one knew what to do.
Barty wasn't religious even though he was raised to be religious he didn’t believe. At first he did, he was a child. Growing up he stopped believing but still went to church for his mom, to make her happy.
That night Barty prayed. A rare thing really. Only if he was desperate and did not know what to do. He kept pacing the corridor. The only other time he had done so was when he and Evan had gotten in a bad car accident. Barty shaking Evan. Trying to wake him up. Barty’s right arm was broken.
Luna was born healthy but Pandora had to stay in intensive care for some time.
Barty and Evan took it upon themselves to look after Luna while Pandora recovered and Xeno took care of her.
Regulus spent more gas driving back and forth to Pandora’s house and Barty and Evan’s apartment than he ever has. Trying to be there for Pandora and Xeno as well as Evan and Barty with Luna while also being at home to take care of 6 month old Harry.
Taking care of Luna with Evan and helping out Pandora and Xeno as well as Regulus with Harry effectively managed to pull Barty out of whatever trance he was in after his mothers death.
He still wasn't over it. He might never be.
He looked at the tiny bundle in his arms, gently swaying from side to side while humming a soft tone.
Evan walks in, milk bottle in hand. He stops at the door frame and looks at the scene in front of him.
It’s 3:41am and they were supposed to feed Luna. Barty’s hair was a mess. Green and black strands sticking in all directions, roots blonde and overdue for a round of dye. Barty was humming ‘Let Down’ by RadioHead and Luna had finally calmed down.
“You are so loved, Luna. So so loved. I Love you so much.” Barty murmured quietly to her, standing in front of the window, letting the moonlight illuminate them faintly.
*
“Batty! Abacaba!” Luna squealed in her carseat.
“Abracadabra by Lady Gaga for, my liege.” Barty said with exaggerated hand gestures as Evan shook his head and sighed, putting on the song requested by Luna.
#marauders#barty crouch jr#rosekiller#evan rosier#microfic#luna lovegood#pandora rosier#pandora lovegood#regulus black#dead gay wizards from the 70s#angst with a happy ending#angst
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Non tornare dove un giorno sei stato felice, è una trappola della malinconia, tutto sarà cambiato e niente sarà più come prima, nemmeno tu.
Non cercare gli stessi paesaggi, né le stesse persone, il tempo gioca sporco e si sarà occupato di distruggere tutto ciò che un giorno ti ha reso felice.
Non tornare nel luogo in cui un giorno sei stato felice, tienilo sempre nella tua memoria, com'era, ma non tornare. La vita va avanti e ci sono nuove strade da percorrere… nuovi posti da visitare e altre persone che ci aspettano.
Fernando Garcia
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CARO VUOTO INTERIORE
In questa silenziosa e vuota giornata di agosto di una città deserta, riflettendo su di te, caro vuoto, ho capito che la verità di me dipende da te: da come ti tengo pulito, da come ti curo e ti proteggo da tutti i ciarlatani che continuamente mirano a riempirti con mille seducenti, e per loro lucrose e convenienti, suggestioni. Ti devo custodire dalle erbacce che sempre tendono a insidiarsi in te come se tu fossi un giardino, anche perché tu per davvero sei il mio giardino, il terreno da cui fuoriescono i miei fiori e i miei frutti, cioè il mio pensiero e la mia volontà. Se saprò coltivarti, resistendo alla tendenza a riempirti a tutti i costi pur di non sentire il tuo risucchio, avrò ottenuto l’indipendenza spirituale.
La partita della vita si gioca dentro di me, alle prese con te, caro vuoto. Per questo Montaigne insegna: «Bisogna riservarsi un retrobottega tutto nostro, del tutto indipendente, nel quale stabilire la nostra vera libertà, il nostro principale ritiro e la nostra solitudine». Se ti manterrò pulito e terso, tu cesserai di agire come un vortice da cui proviene un continuo risucchio e diverrai il mio rifugio più sicuro. Acquisire la pratica di convivere con te significa imparare a stare fermo sul mio abisso, a guardare il cratere del mio vulcano interiore, a stare in ascolto, a zittire la mente, a udire il suono del mio silenzio. È questo il lavoro giusto da fare. A partire da questa giornata di agosto, con le strade deserte che quasi sorridono per il loro surreale silenzio.
Vito Mancuso
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La settimana scorsa, siamo tornati a Partenoplay: la fiera del gioco per tutti, appuntamento che ha come obiettivo offrire una visione del gioco, a 360°, completamente diversa da quella cui siamo abituati, un'opportunità di crescita formazione grazie al divertimento.
In una location del tutto nuova, con ambienti ben organizzati ed ampi, quelli della chiesa di San Vitale, Parteoplay è tornata dopo un anno di pausa in cui ha seminato e ha fatto crescere i frutti di questa nuova ed interessantissime edizione, di tutto questo ci ha parlato Viviana Luongo, una delle organizzatrici dell'evento ma anche parte della Cooperativa Sociale Progetto Uomo.
Viviana ci ha raccontato degli obiettivi che progetto Uomo e Partenoplay condividono: una visione che tiene insieme il divertimento, opportunità di crescita e formazione che offre il gioco in ogni sua declinazione: gioco da tavolo, gioco manuale, gioco di ruolo, gioco con il corpo. Partenoplay ha, infatti, offerto implicitamente nelle molteplici sale della chiesa di San Vitale tutta questa tipologia di esperienze ludico formative, coinvolgendo anche il CNR ed altri enti di ricerca che hanno dato modo di scoprire la scienza grazie al gioco.
Ma nel giorno zero, Partenoplay ha offerto anche due workshop, aperti ad insegnanti, operatori, studenti ed appassionati, in cui abbiamo avuto modo di imparare come applicare due visioni del gioco alla didattica: Vera Vaiano ci ha fatto scoprire la Pedagogia del Circo, mentre Vivien Valli ci ha dato la possibilità di scoprire le prerogative dello Storytelling e del Gioco di Ruolo nell'insegnamento.
Ma ovviamente Partenoplay è stata anche un'occasione per sedersi attorno al tavolo per giocare di Ruolo, a boardgames, provare prototipi, grazie ad associazioni ed appassionati!
Partenoplay è un evento del progetto Una città per Giocare del Comune di Napoli, Assessorato alle Politiche Sociali Servizio politiche per l’Infanzia e l’Adolescenza!
#Around the table#boardgame#game#recensioni#recensione#review#giochi da tavolo#giochi in scatola#tutorial giochi da tavolo#tutorial giochi#giochi#gioco#giochi di società#board games#bgg#boardgamegeek#videorecensione#regole#come si gioca#board game#ita#italiano#gdt#giochi da tavolo per#giocatori#board game enthusiasts#Recensione giochi da tavolo#formazione ludica#eventi#giochi per famiglie
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Siamo figli di un mondo distratto
Che ha dimenticato come far ridere i bambini
E invece di una favola regaliamo un iPhone.
Invece dei colori, compriamo loro un tablet.
Siamo figli di un mondo distratto
Che si è dimenticato come si gioca con la palla
Fare correre un aquilone in riva al mare
E correre scalzo per i prati.
Siamo figli di iPhone, smartphone, tablet.
Vogliamo sapere chi c'è dall'altra parte del mondo
Senza vedere chi ci sta accanto.
Siamo figli di un mondo distratto
Fatto di tecnologia e buongiorno dimenticati
Da un caffè pubblicato sui social
E un caffè già freddo da bere.
Siamo figli di un mondo distratto
Che ha dimenticato come far sorridere un bambino.
Web
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Storia Di Musica #354 - Astor Piazzolla, Libertango, 1974
Nello stesso anno in cui in Brasile Jorge Ben iniziava la sua rivoluzione della musica del suo paese, nei territori dei cugini argentini si consumava il più famoso degli assassini musicali (premetto subito in senso simbolico). Fu però un delitto che non port�� alla fine, ma alla rinascita e alla rivoluzione di uno mondo magico ma dalle regole ferree, fiero del suo conservatorismo: il tango. Oltre che musica e il più sensuale dei balli, il tango è poesia e cultura. Nessuno sa perchè si chiami tango (dal latino tangere, io tocco) solo che nacque agli inizi del ‘900 nella zona di Rio de la Plata, diffondendosi inizialmente in Uruguay e Argentina. Nella prima metà del secolo, dal punto di vista musicale, il tango si sviluppò come musica da orchestra e canto, con figure leggendarie, come quelle di Carlos Gardel, eroe nazionale argentino (anche se i maligni sostengono che fosse uruguaiano), Roberto Goyeneche o Carlos José Pérez. Il la musica e il canto, malinconico, emotivo, teatrale modellò il genere. Uno che però non amava tanto le fissità musicali fu Astor Pantaleon Piazzolla. Figlio di genitori italiani, Piazzolla visse i primi 16 anni a New York. Studia musica e direzione d’orchestra. Si trasferisce nella seconda metà degli anni 40 in Argentina, dove diviene un virtuoso del bandoneon, lo strumento inventato da Heinrich Band nell’800 e divenuto il principe delle orchestre di tango, che per caso arriva in Argentina al seguito dei marinai tedeschi, che lo tenevano sulle loro navi ad allietare i durissimi e lunghissimi viaggi transoceanici.
Piazzolla era affascinato dall'idea di fondere elementi della musica jazz alle strutture del tango. Fu un parto difficilissimo: ritornò a fine anni '50 a New York prontissimo a diventare musicista di colonne sonore, ma in quel momento la musica era in fermento per la rivoluzione del jazz che Kind Of Blue di Miles Davis e poi il nucleo del free jazz di Ornette Coleman stavano portando. Finì senza un soldo e solo per la generosità di un editore musicale che gli pagò un anticipo su una delle sue canzoni più famose (e che ritroveremo tra poco) ritornò in Argentina. Qui però un infarto lo segna profondamente, tanto che tramite alcuni amici si trasferisce in Italia. Ed è proprio qui, nella culla della sua famiglia, che inizia la rivoluzione: registrò nel 1974 l’album che lo fece conoscere al mondo interno.
Libertango, dall’unione tra libertad (in questo caso espressiva) e tango. Registrato a Milano con una favolosa sezione d’archi diretta da Umberto Benedetti Michelangeli, ma soprattutto con l’innesto di una sezione ritmica di chiara matrice jazz composta dal basso elettrico di Pino Presti e dalla batteria di Tullio de Piscopo, il disco ridisegna il tango, che attraverso le dissonanze del jazz, l’innesto di strumenti elettrici e una nuova idea compositiva diviene Tango Nuevo. I puristi ovviamente gridano allo scandalo, e definiscono Piazzolla el asesino del tango. Persino Borges se ne risentì, e si dice che lo chiamasse Astor Pianola. Fu persino accusato di non essere mai stato argentino, un camorreno, per le sue origine italiane. Ma poco possono le critiche contro la sensualità e dal forza di Libertango, meravigliosa, famosa per l’innumerevole quantità di usi cinematografici e pubblicitari (per esempio, nella pubblicità della Vecchia Romagna, prima del penoso remix di David Guetta). Vi aiuto a capire le differenze: confrontate la sua musica con quella che accompagna una delle scene più famose del cinema degli ultimi 30 anni: quando Al Pacino in Profumo Di Donna balla il tango, si muove sul ritmo di Por Una Cabeza, uno dei classici di Carlos Gardel: il titolo, Per Una Testa in senso letterale, è l'equivalente del nostro Per Un'Incollatura, ed è una brano che gioca sulla metafora della passione del protagonista per le corse dei cavalli comparata per la sua passione per le donne. Piazzolla sciorina partendo da Libertango la sua idea nuova in altri 6 momenti: Meditango, Undertango, Violentango (clamorosa), Novitango e la conclusiva Tristango. A legare il tutto una toccante e magnifica elegia al padre, Adios Nonino, dedicata al padre morto improvvisamente (Nonino era chiamato il Padre, Don Vicente Piazzolla, e in Argentina l’immigrazione italiana ha di fatto sostituito l’abuelo\a spagnolo con nonino\a dall’italiano nonno\a riferito in senso reverenziale alle persone anziane); scritta nel 1959, è la canzone la cui vendita dei diritti gli permise di ritornare in Argentina da New York, viene ripresa e ridisegnata secondo il conjunto electrico del Tango Nuevo, con una forza espressiva ed emozionale senza pari.
Il disco, un successo per la piccola etichetta Carosello che lo sopportò, proietta Piazzolla ai vertici della musica internazionale. Di lì a poco collaborerà con grandi del jazz, dirigerà intere orchestre e spedisce il tango in una dimensione nuova ed internazionale, e che rivitalizzerà il genere, fino alle ultime evoluzioni, tipo i Gothan Project, paladini del tango elettronico. Piazzolla dimostra come è possibile difronte ad un bivio, scegliere una strada pericolosa, rischiosa, ma che può portare a risultati grandiosi. Nel rispetto di se stessi, anche della tradizione, ma che non si ferma davanti alla difficoltà. Che sia di augurio per chiunque legga queste righe.
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Non tornare dove un giorno sei stato felice, è una trappola della malinconia, tutto sarà cambiato e niente sarà più come prima, nemmeno tu.
Non cercare gli stessi paesaggi, né le stesse persone, il tempo gioca sporco e si sarà occupato di distruggere tutto ciò che un giorno ti ha reso felice.
Non tornare nel luogo in cui un giorno sei stato felice, tienilo sempre nella tua memoria, com’era, ma non tornare.
La vita va avanti e ci sono nuove strade da percorrere, nuovi posti da visitare e altre persone che ci aspettano.
-Fernando Garcia

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LA LEGGENDA DELL' AMORE CIECO. <3
Tanto tempo fa la Follia decise di invitare tutti i sentimenti a prendere un caffè da lei.
Dopo il caffè, la Follia propose:
- Si gioca a nascondino?
- Nascondino? Che cos'è? - domandò la Curiosità.
- Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, comincerò a cercarvi e il primo che troverò sarà il prossimo a contare.
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia, che rimasero a guardare in disparte.
1,2,3,... - la Follia cominciò a contare.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, impacciata come sempre, si nascose in un gruppo di alberi.
La Gioia corse festosamente in mezzo al giardino, noncurante di un vero e proprio nascondino.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L'Invidia, ovviamente, si unì all'Orgoglio e si nascose accanto a lui dietro un grande masso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano.
La Disperazione era sconfortata vedendo che la Follia era già a novantanove.
Cento! - gridò la Follia - Adesso verrò a cercarvi!
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire
per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato avrebbe potuto nascondersi meglio.
E così di seguito furono scoperte… la Gioia, la Tristezza, la Timidezza e via via tutti gli altri.
Quando tutti finalmente si radunarono, la Curiosità domandò:
- Dov'è l'Amore?
Nessuno l'aveva visto. Il gioco non poteva considerarsi concluso, così la Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, lungo il fiume, sotto le rocce… ma dell'Amore, nessuna traccia.
Setacciando da tutte le parti, la Follia si accorse di un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a frugare tra i rami spinosi, quando ad un tratto sentì un lamento…
Era l'Amore, che soffriva terribilmente perché le spine gli avevano appena perforato gli occhi.
La Follia non sapeva che cosa fare, si scusò per aver organizzato un gioco così stupido,
implorò l'Amore per ottenere il suo perdono e commossa dagli esiti di quel danno irreversibile arrivò fino a promettergli che l'avrebbe assistito per sempre.
L'Amore, rincuorato, accettò la promessa e quelle scuse così sincere.
Così, da allora, l'Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.
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Mi sono sempre piaciuti gli uomini che quando ti vogliono ti vogliono assolutamente, quelli che non guardano se pesi tre chili di più, quante rughe hai e se il tuo seno risente naturalmente della forza di gravità. Sono gli uomini attratti da quella sensualità che appartiene generalmente alle donne eleganti, non per come si muovono o per il modo in cui si vestono, ma soprattutto per i loro pensieri espressi con armoniosa delicatezza, per i messaggi trasmessi dall’eleganza delle loro azioni e dal fascino irresistibile della mente. Loro quando ti vogliono, ti vogliono in modo totale, si espongono e non temono un rifiuto, corrono il rischio, perché ne vale la pena. Quelli che ti avrebbero voluta, ma che si trattengono o che si arrendono in fretta, sono fra coloro che cambiano parere in fretta, spesso più attratti da una calza auto reggente che da un bel sorriso. Inutile dire che uno non esclude l’altro, ma superfluo sottolineare cosa sia più importante tra i due. Conquistare una persona e farlo in modo vero, quotidiano e duraturo è un gioco divertente e molto impegnativo, la seduzione ne è uno degli ingredienti più importanti, ma come tutto quello che gioca a favore deve essere dosata, usata e misurata dalla mente .
dal web
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