#cultura di massa
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Alnwick Castle: Il Vero Hogwarts - Dove la Magia Incontra la Storia. Un Viaggio nel Cuore dell'Inghilterra alla Scoperta del Castello che ha Ispirato Harry Potter
Chi non ha sognato di ricevere la lettera di ammissione a Hogwarts? Mentre la Scuola di Magia e Stregoneria rimane un luogo immaginario, il castello che ha ispirato la sua creazione è reale e si trova nel cuore dell'Inghilterra: Alnwick Castle.
Chi non ha sognato di ricevere la lettera di ammissione a Hogwarts? Mentre la Scuola di Magia e Stregoneria rimane un luogo immaginario, il castello che ha ispirato la sua creazione è reale e si trova nel cuore dell’Inghilterra: Alnwick Castle. Un Po’ di Storia Alnwick Castle, situato nel Northumberland, ha una storia che risale al XII secolo. Costruito come fortezza, nel corso dei secoli è…
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campadailyblog · 4 months ago
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Andy Warhol: Pop Art e Cultura di Massa
La Pop Art è nata negli anni ’50 in Gran Bretagna e poi è arrivata in USA e Europa. Significa “arte popolare”, che riflette l’immaginario collettivo e l’uomo come consumatore. Gli artisti usano immagini di TV, cinema e pubblicità per creare opere uniche. Andy Warhol è famoso per le sue opere di Pop Art. Ha usato la serigrafia per rendere famose lattine di the Campbell’s e Marilyn Monroe. Queste…
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vintagebiker43 · 20 days ago
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Sottolineare che, guardando i dati elettorali degli ultimi anni, si evince che dove il livello culturale è inferiore stravince la destra non è classismo, ma dato di fatto
Dirlo non vuol dire che chiunque voti a destra sia uno stupido ignorante, ma che i dati dimostrano che meno sei scolarizzato, più è alta la possibilità che tu sia vittima di una propaganda fatta di fake news, populismo, negazionismo, complottismo e promesse irrealizzabili
Una volta la massa votava sinistra? Si, perché i circoli politici erano anche e soprattutto circoli culturali, dove si formava una coscienza civile. Oggi sono poco più che centri di propaganda. Negli anni '60 l'operaio aveva la speranza di far studiare i propri figli, di farli laureare. Avere una cultura era un valore, qualcosa a cui ambire
Quello che dobbiamo chiederci è quando è cambiata questa cosa, quando l'operaio ha smesso di ambire al volere il figlio laureato, a vedere nella cultura il mezzo per migliorare la propria condizione (spoiler: inizia con b e finisce con erlusconismo)
Oggi sembra che mostrare cultura sia un problema, sia classista, sia guardare gli altri dall'alto al basso. Ci stiamo facendo un autogol spaventoso
Con la retorica del "radical chic" e del "comunista col rolex" sono riusciti a infilarci nella testa che sentirci culturalmente superiori sia sbagliato, di essere classisti non più interessati al popolo, che mostrare la propria cultura sia un vezzo deprecabile
Ricordiamoci che cultura non è necessariamente avere una laurea o ottenerla con 2 anni di anticipo, ma leggere, informarsi, partecipare alla vita civica, avere una coscienza civile
Chiunque può averne accesso, se lo desidera
Il problema sta proprio lì: il desiderarlo, il volerlo
@lamiki_e su Threads
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gregor-samsung · 9 days ago
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“ Mentre gli europei impiegavano le lenti per costruire microscopi, telescopi ed occhiali, i cinesi si divertivano ad adoperarli come giocattoli incantati. Lo stesso fecero con gli orologi. Lenti, orologi ed altri strumenti erano stati inventati in Europa per soddisfare esigenze quali sperimentate da uno specifico ambiente socioculturale. In Cina queste invenzioni piovvero casualmente dal cielo e i cinesi le riguardarono come divertenti stranezze. I migliori intelletti si dedicavano all'arte e alla filosofia, non alle scienze. Come osservò padre Ricci, «alla matematica come alla medicina non si applicano se non persone che non possono studiare bene le loro lettere per il puoco ingegno e habilità; e così stanno queste scientie in bassa stima e fioriscono assai puoco. I gradi più solenni sono quelli delle scienze morali». In Cina non era il mondo cittadino a scandire il tono della cultura. In una società composta essenzialmente di una élite di literati nutriti alle discipline classiche e di una vasta massa di contadini che, come nota il dr. Chiang «misuravano il tempo in termini di giorni e di anni e non di minuti o di ore», l'orologio aveva scarse possibilità di imporsi come strumento di pratica utilità. Perché ciò accadesse, si sarebbe dovuto verificare un completo ribaltamento della società, delle sue strutture e dei suoi bisogni. La macchina ha ragion d'essere solo come espressione della risposta dell'uomo ai problemi postigli dall'ambiente e recepiti e interpretati traverso il filtro della cultura prevalente. “
Carlo M. Cipolla, Le macchine del tempo. L'orologio e la società (1300-1700), Il Mulino (collana Intersezioni, n° 169), 2008 [1ª ed.ne 1981]; pp. 71-72.
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scogito · 2 months ago
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Scozia, scuola consente a bambino di identificarsi «come lupo» - Il Timone
Basta osservare il comportamento umano nella storia per capire che le identità autentiche sono veramente rare, mentre la massa le ha sempre scambiate con la cultura in auge.
E la cultura antropologica dei popoli è molto simile alla moda. Nient'altro che una convinzione di gregge.
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fridagentileschi · 1 year ago
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(...VOGLIO HANNAH...) liberamente tratto da Lucio Battisti ( e Mogol)...
Il 4 dicembre 1975 lasciava il suo corpo Hannah Arendt, occhi e neuroni sfavillanti, mente curiosa e penna profonda, una delle più tenaci assertrici di ciò che lei chiamava : “ la faccenda del pensare”. Citata da molti, conosciuta da moltissimi/e, letta da quasi nessuno, di lei parlo dettagliatamente ne : “ I Calzini di Hegel” ( PIEMME/ Audible).
Disse negli anni 50’: “ Molte persone non sono stupide, sono semplicemente senza idee. Ma questa mancanza di idee e la loro conseguente distanza dalla realtà, può essere più pericolosa di tutti gli istinti malvagi che sono innati nell’uomo…. Pensare è faccenda rischiosa ed improba, perché la società di massa non vuole cultura ma semplice svago».
Dopo 48 anni esatti, oggi , i principali argomenti di tendenza ( sul web) sono : il "campionato di calcio", il "festival di Sanremo", "il grande fratello”, "uomini e donne".
Non aveva alcuna palla di vetro. Faceva solo filosofia.
Zap Mangusta
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solo-a-primavera · 4 months ago
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La società di massa
non vuole cultura,
ma svago.
Hannah Arendt
fonte "biblioteca letteraria" a.c.
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clorofolle · 10 months ago
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Assolutamente nulla contro Angelina Mango che in questo non c'entra niente, ma il risultato di questo Sanremo è una vergogna. Non lo dico con leggerezza.
Il fatto che un partecipante sia stato fischiato e così gratuitamente contestato per due volte in due serate, e che radio & sala stampa si siano messe d'accordo per votare in massa la partecipante che con i loro voti avrebbe potuto spodestarlo - è una vergogna che quest'accanimento sia stato consentito e passi senza chissà che commenti.
A me Geolier non piace neanche, come cantante. Non lo ascolto, non ho votato lui. Ma cazzo se punge questa vicenda. Perché un ragazzo se n'è dovuto tornare a casa con la bile in bocca perché ha commesso lo strano crimine di essere un rapper napoletano di successo.
Boh, stamattina mi sento orridamente Napoletana. Sento una puzza di antimeridionalismo che di solito qui non mi arriva, o riesco ad ignorare, perché sono del centro e non ho l'accento forte e "sono una ragazza perbene" come se questo mi lavasse del crimine di essere nata a Napoli.
Fa male vedere uno di qua salire su quel palco col suo accento vero ed il suo dialetto vero e la sua cultura vera e vederlo SPACCARE e piacere un botto, e poi vedergli negata la vittoria perché suppongo troppo polemica, troppo divisiva.
Non sono di secondigliano ma oggi Geolier m'è fratm pure a me. Quest'anno l'ha vinto lui.
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ginogirolimoni · 11 days ago
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“Voglio dire fuori dai denti: io scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi. È vero che viene con maschere e con bandiere diverse. […] Non resterà per tanto tempo l’esperienza privata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato la ‘vita violenta’. Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere. Beati voi che siete contenti quando potete mettere su un delitto una bella etichetta. A me questa sembra un’altra delle tante operazioni della cultura di massa. […] Forse sono io che sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo”.
(Pier Paolo Pasolini, intervista a Furio Colombo, Siamo tutti in pericolo, La Stampa, 8 novembre 1975; l’intervista fu rilasciata da Pasolini il pomeriggio del 31 ottobre, due giorni prima di essere ucciso; il titolo fu lui a sceglierlo).
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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La nuova battaglia identitaria della PDC Meloni e' dire basta alla cultura di sinistra che imperversa in questo Paese dal giorno successivo al 25-aprile-1945. Capisco che analizzare la storia culturale di questo Paese da parte di una diplomata liceale che poi ha trascorso la sua vita tutta interna a un gruppo politico puo' essere impresa titanica ma la storia culturale di questo Paese e' sotto gli occhi di tutti. Probabilmente gli anni '60 e '70 sono stati anni dove la sinistra ha avuto un predominio culturale ma non perche' il potere politico ha agevolato quella diffusione, semplicemente perche' i giovani di allora erano antifascisti, affamati di diritti sociali, di liberta', di futuro e credevano nel valore della cultura. Teatro, Musica, letteratura, cinema..non c'era ambito dove quel tipo di cultura non predominava.. Poi sono arrivati gli anni '80 e l'avvento delle radio e tv private. Da quel momento la cultura ha svezzato un paio di generazioni di qualunquisti, edonisti e reazionari. Piu' che una cultura, una sub-cultura ridanciana, sguaiata e populista. Sparita la riflessione, il sapere, l'approfondimento, l'impegno sociale.. Per 30anni la cultura di massa l'ha divulgata Berlusconi con le sue tv, relegando a nicchia quella parte riferibile alla sx. Si e' visto in politica e in tanti ambiti di questo Paese come sia andata la storia. Credo che gli attuali 40-50enni, conoscano piu' il gabibbo o Boldi, Zalone o Pio e Amedeo che Troisi o Nanni Moretti. Piu' i fratelli Vanzina che i fratelli Taviani. Viviamo in un Paese dove meta' popolazione e' analfabeta funzionale, gente che sgomita per seguire isole dei famosi, talent o festival della canzone nazionale. La scuola non ha piu' alcun valore e si brama solo diventare influencer di facebook o tik-tok. Insomma, da 30anni siamo dentro un pantano di sola sub-cultura povera e stracciona creata dalla dx di questo Paese, altro non c'e'. Ma certi governanti sanno di cosa parlano o pensano che spremendo le teste di milioni di Fratelli' o di Bombolo vien fuori un bicchiere colmo di dotti intellettuali che potranno andare per il mondo a spargere il seme di un nuovo Rinascimento italiano? @ilpianistasultetto
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ossimoro7 · 1 year ago
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Nel sesso è piacevole dare quanto ricevere, il che rende eccitante l'insieme. I limiti sono imposti da una bassa cultura generale. I limiti sono imposti per la massa .
I grandi poeti hanno varcato i limiti con una penna, figuriamoci nel XXI secolo cosa si può lecitamente condividere con chi ha varcato il limite imposto da stolti menzogneri.
L'amor si nutre di persone intelligenti. Gli ignoranti si accontentano di poco e niente. Vivono " sopravvivono " per il nulla. V Campidoglio
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Da Fb.
Ossimoro
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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Henry Ford di Andrea B. Nardi: La nascita della produzione industriale - Un Viaggio nel Cuore del Fordismo. Recensione di Alessandria today
La nascita della produzione industriale" di Andrea B. Nardi
La nascita della produzione industriale” di Andrea B. Nardi Recensione: “Henry Ford: La nascita della produzione industriale” di Andrea B. Nardi L’opera “Henry Ford: La nascita della produzione industriale” di Andrea B. Nardi rappresenta una profonda analisi storica e sociologica della figura di Henry Ford e dell’impatto del fordismo sulla società moderna. Pubblicato nella collana “I Libri di…
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libriaco · 1 year ago
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Studio sulla rivoluzione antropologica in Italia
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L'Italia non è mai stata capace di esprimere una grande Destra. È questo, probabilmente, il fatto determinante di tutta la sua storia recente. Ma non si tratta di una causa, bensì di un effetto. L'Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo. In tal senso il neofascismo parlamentare è la fedele continuazione del fascismo tradizionale. Senonché, nel frattempo, ogni forma di continuità storica si è spezzata. Lo «sviluppo», pragmaticamente voluto dal Potere, si è istituito storicamente in una specie di epoché, che ha radicalmente «trasformato», in pochi anni, il mondo italiano. Tale salto «qualitativo» riguarda dunque sia i fascisti che gli antifascisti: si tratta infatti del passaggio di una cultura, fatta di analfabetismo (il popolo) e di umanesimo cencioso (i ceti medi) da un'organizzazione culturale arcaica, all'organizzazione moderna della «cultura di massa». La cosa, in realtà, è enorme: è un fenomeno, insisto, di «mutazione» antropologica. Soprattutto forse perché ciò ha mutato i caratteri necessari del Potere. La «cultura di massa», per esempio, non può essere una cultura ecclesiastica, moralistica e patriottica: essa è infatti direttamente legata al consumo, che ha delle sue leggi interne e una sua autosufficienza ideologica, tali da creare automaticamente un Potere che non sa più che farsene di Chiesa, Patria, Famiglia e altre ubbìe affini. L'omologazione «culturale» che ne è derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato nel senso che si è estremamente unificato. La matrice che genera tutti gli italiani è ormai la stessa. Non c'è più dunque differenza apprezzabile - al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando - tra un qualsiasi cittadino italiano fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili. Nel comportamento quotidiano, mimico, somatico non c'è niente che distingua - ripeto, al di fuori di un comizio o di un'azione politica - un fascista da un antifascista (di mezza età o giovane: i vecchi, in tal senso possono ancora esser distinti tra loro). Questo per quel che riguarda i fascisti e gli antifascisti medi. Per quel che riguarda gli estremisti, l'omologazione è ancor più radicale.
P. P. Pasolini, dall'articolo: Gli italiani non sono più quelli in Corriere della Sera, 10 giugno 1974. Ora in: P. P. Pasolini, Il fascismo degli antifascisti, Milano, Garzanti, 2022
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tiaspettoaltrove · 9 months ago
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Non correte, ché poi cadete.
Una volta, quando compravi un videogioco, quello era. Dovevi uscire di casa, andare al negozio, magari anche fare la fila, e acquistare fisicamente una cartuccia. Ti era richiesto un piccolo sforzo iniziale, siamo d’accordo. Ma poi tornavi a casa, scartavi la confezione, inserivi la cartuccia nel tuo Nintendo 64, lo accendevi e giocavi. Subito. Non dovevi collegarti a Internet, non dovevi fare gli aggiornamenti, non dovevi aspettare. Gli sviluppatori si prendevano magari quel tempo in più per sviluppare, ma poi una volta che era fatta era fatta. Non c’erano “patch”, “DLC”, e nemmeno micro-transazioni. Il lavoro si faceva tutto prima, e meticoloso, perché poi non lo si poteva più correggere. Capite cosa voglio dire? Oggi invece siamo liberi di sbagliare, sempre, in ogni frangente. O quantomeno, di rimediare. È positivo? Be’, a volte sì, certamente. Ma non sempre. Spesso usiamo lo stratagemma del rimedio, per non ponderare correttamente. Per essere più superficiali, meno concentrati. Se sai di non poter sbagliare, non dico che non sbagli, ma sbagli molto meno. Sei più vincolato al risultato, al raggiungimento del tuo obiettivo. Il fallimento ti spaventa, e per questo sei motivato a non commettere errori che non puoi permetterti. Oggi sperimentiamo, sperimentiamo tutti. Sperimentiamo un’esistenza nella quale la cultura dell’errore non solo è accettata (che credo sarebbe giusto), ma anche incentivata, tra le righe. Siamo la società in cui tutto è “liquido”, riciclato o riciclabile, sostituibile o correggibile. Dov’è l’unicità? Dov’è l’imperfezione che tale è e tale rimane, e che è bella proprio per questo? Dov’è la solidità, quella non scalfibile, quella costruita negli anni dei progetti di lungo corso? Oggi è tutto immediato, tutto effimero, tutto risolvibile. Solo all’apparenza, però. Solo materialmente. Solo fisicamente, concretamente, visivamente. Non mi piace il mio naso? Ok, me lo rifaccio. Il mio seno è troppo piccolo? Ok, lo faccio ingrandire. Che dici, mi sposo? Ma sì, tanto se va male divorzio. Faccio sesso con tutti gli uomini che voglio, tanto se rimango incinta abortisco. Dai, me lo faccio il tatuaggio, tanto se poi tra qualche anno non mi piace me lo levo. Eppure tutte le scelte lasciano un segno, anche se vi hanno fatto credere che basta un po’ di alcol e passa tutto. E la coscienza viene marchiata, sia per le cose belle che per quelle brutte. Oggi v’è una rincorsa allo sbaglio di massa. Al provare qualsiasi cosa, ché tanto si può sempre tornare indietro. O almeno così vi dicono. L’importante è correre, correre, correre. Perché i video su Tik Tok durano (o duravano, non sono esperto) un minuto. Bisogna sbrigarsi, sbrigatevi! Non c’è più tempo! Ma per fare che? Vi svelo un segreto: chi vi mette fretta, in generale nella vita, vuole solo che voi facciate qualcosa per lui. Vuole solo avere il controllo su di voi. Non abbiate fretta. Non fatevi terrorizzare dall’attesa. Concentratevi, e date valore al vostro tempo. È prezioso, e non torna.
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Educare all'ozio significa insegnare a scegliere un film, uno spettacolo teatrale, un libro. Insegnare a sbrigare le attività domestiche e a far da sé molte cose che fin qui abbiamo comprato. Insegnare la convivialità, l'introspezione, il gioco. Anche la pedagogia dell'ozio ha una sua etica, una sua estetica, una sua dinamica, delle sue tecniche. E tutto questo va insegnato. L'ozio richiede luoghi adatti per riposarsi, per distrarsi, per divertirsi. Ai giovani perciò bisogna insegnare a districarsi non solo nei meandri del lavoro, ma anche nei meandri delle varie offerte di loisirs. Significa educare a fare il genitore e a fare il coniuge, ai rapporti con l'altro sesso, al volontariato, cioè ad attività socialmente utili da svolgere nel tempo libero che avremo in abbondanza. Ce n'è da insegnare! La massa della gente non sa scegliere neppure un luogo di vacanze: va in un'agenzia e si fa rifilare quello che capita. La massa della gente non sa come distrarsi e come riposarsi. Bisogna educare alla notte: la nostra cultura è tutta diurna, vede la notte come uno spazio privatissimo, peccaminoso. E poi bisogna educare alla cultura post-moderna: molte espressioni della nostra cultura non sono godibili immediatamente com'era per la pittura classica o per la musica tradizionale. Siano architettura, scultura o design, spesso possiamo apprezzarle solo se ne conosciamo storia, senso e scopo. Posso rimanere istantaneamente colpito di fronte alla Gioconda o a una statua di Canova, ma per capire Mondrian devo sapere cos'è stato il movimento De Stijl, e per ammirare davvero Van Gogh devo sapere cos'è stato l'Impressionismo. Educare significa insegnare ad arricchire le cose di significato, come diceva Dewey. Più educato sei, più significati cogli nelle cose e conferisci alle cose. "
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 141-142.
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scogito · 1 year ago
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È la cultura che lo ha spinto ad avere quel comportamento, il fatto nemmeno sussiste.
Per cui se la mia cultura mi educa a manipolare gli uomini perché sono esseri inferiori, nessun problema, io non devo correggere nulla, mica dipende da me!
Capiamo bene che il problema della legge sta in coloro che sono chiamati a interpretarla.
Se gli uomini sono esseri immondi (e la maggioranza di chi ricopre cariche politiche e di controllo lo sono), si prenderanno provvedimenti immondi.
La giustizia non esiste in questo sistema, è un'accozzaglia umana di regole create per detenere il controllo della massa e per generare caos sociale quando serve; come in quest'epoca.
Il caos sociale serve ad aumentare le restrizioni. Le restrizioni sono accettate dalla massa perché teme il caos che lei stessa genera.
È semplicemente un mondo di corrotti e di imbecilli.
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