#contesto sociale
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I disturbi specifici dell’apprendimento: capire le difficoltà per valorizzare il potenziale
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) rappresentano una categoria di disturbi del neurosviluppo che influenzano le abilità scolastiche fondamentali, come la lettura, la scrittura e il calcolo. Nonostante la loro diffusione e l’impatto significativo sulla vita degli individui, i DSA non compromettono l’intelligenza generale, che rimane nella norma o addirittura superiore alla media.…
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L'io, o meglio, il cosiddetto «io», non è altro che questo: ciò che resta delle persone a cui ci siamo stretti.
Ia Genberg, I dettagli
#ia genberg#letteratura svedese#io#ricordi#memoria#passato#persone#conoscenze#amicizie#relazioni#relazioni umane#animale sociale#societĂ #gruppo#contesto
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Dalla scienza al quotidiano: la delusione di Pietro Luigi Garavelli tra ricerca e quotidianitĂ
Il medico e ricercatore riflette sulla difficoltĂ di portare avanti progetti culturali e scientifici fuori dal contesto accademico
Il medico e ricercatore riflette sulla difficoltà di portare avanti progetti culturali e scientifici fuori dal contesto accademico. Pietro Luigi Garavelli, medico e ricercatore di lungo corso, racconta con amarezza le sfide affrontate nel passaggio dalla dimensione scientifica accademica a quella della quotidianità . Con oltre quarant’anni di attività clinica e didattica, e una carriera coronata…
#Biblioteca Marciana#Blastocistosi#Caravello#collaborazione scientifica#contesto accademico#convegni internazionali#critica sociale#cultura e scienza#difficoltĂ nei progetti culturali#difficoltĂ organizzative#disillusione#esperienza accademica#girone infernale#Malattia di Zierdt-Garavelli#medici ricercatori#monetazione antica#monetazione classica#passione per la ricerca#patologie eponime#Pietro Luigi Garavelli#progetti culturali#realtĂ italiana#ricerca in Italia#ricerca in medicina#Ricerca scientifica#riflessione accademica#rigiditĂ culturale#scienza e cultura.#Storia della medicina#storia della numismatica
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#la donna non è un angelo#la donna è un essere umano come te#comunque#tutto bene#nel contesto#storico e sociale#art#drawing#sketch#girls
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Nasce la professione di "certificatori di reputazione", vale a dire laureati o diplomati che nell'era di internet e di profili "fake" sono in grado di alimentare con dati certi un innovativo algoritmo "umanizzato" per misurare abilità , competenze, meriti e onestà di persone fisiche e giuridiche.
Al via il primo bando per accedere alla formazione, gratuita, di questa nuova professione rivolto esclusivamente a donne: 214 (30 delle quali vittime di violenza). Il bando è finanziato dal Fondo per la Repubblica Digitale-Impresa sociale. Il termine per presentare la domanda è il 15 marzo (www.lumsa.it/odg).Si tratta di una sperimentazione ideata da Mevaluate Holding e Crop News.
L'ateneo Lumsa è il soggetto responsabile coordinatore dei rapporti di partenariato con il Fondo per la Repubblica Digitale che ha selezionato e finanziato il progetto e che entro il 2026 impiegherà 350 milioni di euro secondo la legge 233/2021 (attuazione del Pnrr e prevenzione delle infiltrazioni mafiose).
Il bando é riservato a donne fra i 19 e 50 anni, sia disoccupate che inoccupate ma anche dipendenti di operatori economici interessati ad accrescerne abilità e competenze digitali in funzione di migliori condizioni contrattuali. Ogni partecipante al progetto potrà beneficiare di 2.970 euro in formazione online per 224 ore e ricevere un tablet e sim dati Coop voce mentre al termine uno smartphone nel contesto di un percorso di inserimento lavorativo di 480 ore in collaborazione con 7 partner sostenitori, enti privati e pubblici, fra i quali Agens, Confindustria, diversi ordini professionali.
Le 214 donne che seguiranno il corso otterranno l'abilitazione a operare in esclusiva sulla piattaforma digitale Italia Virtute per la qualificazione reputazionale documentata e tracciabile di individui e organizzazioni grazie al rating reputazionale elaborato dall'«algoritmo umanizzato» (trasparente, inclusivo e imparziale) in proprietĂ di Mevaluate Holding. SarĂ così possibile mettere in valore e misurare oggettivamente abilitĂ , competenze, meriti e onestĂ . Mentre perdono finalmente l'anonimato illeciti e inadempimenti.Â
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Non so se ridere o piangere..."algoritmo umanizzato". Orwell ha fatto troppi proseliti. Quindi chi non si allinea al pensiero unico dominante avrĂ una reputazione pari a zero?
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Interessante come il gegno liquidi con quattro cazzate deliranti non supportate da nulla un fenomeno ampiamente studiato in accademia di cui si contano migliaia di articoli
Ah ma giĂ ... l'accademia mainstream... infatti lo aspettano a tenere una lezione di sociologia a Harward, poi anche una di termodinamica, specificatamente sulla legge di Boltzmann per negare il cambiamento climatico a Stanford e infine una di letteratura inglese a Oxford dove esporrĂ la sua teoria su come "boring as fuck" sia scorretto e vada invece preferito "boring as a fuck".
Ci sarĂ una cazzo di ragione per cui io non posso andare a tenere una lezione a ingegneria biomedica e di solito si studi prima l'algebra elementare e poi il calcolo differenziale e per altro in posti e con compagni e docenti diversi.
Però ci tocca sentire il solito ubriacone che pensa che l'internet sia il bar.
Nell'aprile scorso, la giornalista inglese Elle Hunt (...) decise di riportare su Twitter (...) una questione emersa durante una conversazione spensierata e propose un sondaggio: se il film Alien potesse essere considerato un horror. Rispondendo a un utente, espose la sua concisa posizione  – «no, perché un horror non può essere ambientato nello Spazio» – e, dopo aver letto alcune obiezioni, mise da parte lo smartphone.
Il giorno dopo, Hunt (...) scoprì che il sondaggio aveva ricevuto 120 mila voti e che la sua opinione era stata citata da migliaia di persone, tra cui il regista Kevin Smith, che se la prendevano con lei (...). Molti le chiedevano di scusarsi (...). Quel sondaggio era finito tra gli argomenti “di tendenza” negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
(...) Negli ultimi anni, alcune riflessioni intorno ai social media hanno descritto (eventi come questo) – tipica di molte piattaforme social – come “collasso del contesto”, l’effetto prodotto dalla coesistenza di molteplici gruppi sociali in unico spazio. «Prendere pubblici diversi, con norme, principi e livelli di conoscenza diversi, e radunarli tutti in un unico spazio digitale per farli coesistere porta prevedibilmente a conflitti regolari e potrebbe, su scala nazionale, persino renderci più radicalizzati», ha scritto recentemente su The Verge il giornalista Casey Newton (...).
Il risultato (...) è che un individuo con un seguito moderatamente ampio, a prescindere dal contenuto delle sue affermazioni, venga frainteso da «persone apparentemente determinate a fraintenderlo». (...)
«I giorni in cui potrai dare un’immagine di te differente agli amici, ai colleghi di lavoro e alle altre persone che conosci finiranno probabilmente in breve tempo», disse il CEO e fondatore di Facebook Mark Zuckerberg nel 2010, descrivendo come una «mancanza di integrità » la scelta di avere più identità . (...)
Quanto capitato a Hunt è certamente non grave, se confrontato con casi di offese e molestie espresse sui social network e in grado di rovinare la vita delle persone. Ma è proprio il fatto che sia un caso abbastanza familiare e non eccezionale, a renderlo particolarmente significativo: «un perfetto esempio delle dinamiche dei nostri social media rotti, che sembrano sempre più progettati per disumanizzarci, polarizzarci e renderci tutti infelici».
(...) Sotto questo aspetto (resta da capire se) le frequenti espressioni di intransigenza e intolleranza presenti su Twitter siano da inquadrare come una manifestazione della cosiddetta cancel culture o come un esempio di «fallimento della piattaforma».
via https://www.ilpost.it/2021/09/18/collasso-contesto-social-network/
Esempio interessante (btw, anche del verginellismo nel pubblicare una opinione very silly, e del non attendersi i dovuti buuh, anche se davvero troppi nel suo caso).
I soloni del Post ovviamente non concludono col buon senso di dire: LA GENTE STA MALE. Preferiscono aziendalmente dar la colpa "al sistema" (tuitter) che non possono piĂą "moderare" e alla gente "de destra" che "offende" (i Portatori di VeritĂ ).
Io invece affermo che il collasso del contesto è tipico di chi abbia già collassato il contesto accettando di credere a narrative sinistre. VEDI CANCEL CULTURE. Affermo cioè che i media sono di sinistra perché han bisogno di un pubblico di sinistra, altrimenti NON diventerebbero pervasivi e sostitutivi della vita nel mondo reale. Unicuique suum.
#context collapse#ubriaconi al bar#internet non è il bar#twitter#elon musk#social network#collasso del contesto
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Ho partecipato ad un matrimonio e quest'esperienza mi è servita per aprire gli occhi sulla falsità che aleggia attorno a questa cerimonia. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio però io non sopporto la finzione e, purtroppo, in quel contesto ne sono venuta a contatto fino a raggiungere livelli tossicamente esponenziali. Non so nemmeno il motivo per il quale ho deciso di presentarmi, dato il mio inesistente rapporto con gli sposi. Diciamo che ho acconsentito a partecipare per vedere fino a che punto si potesse arrivare, una sorta di esperimento sociale. Mi chiedevo se *persona x* avesse maturato delle consapevolezze in questi anni ma, ahimé, si è dimostrata quella che è sempre stata, non è cambiata di una virgola. Sono contenta di aver preso una strada diversa dalla sua, di essermi allontanata da lei tanti anni fa. Le maschere che lei porta con così tanta maestria (se così vogliamo definirla) non mi si addicono, non faranno mai per me. Vivere d'apparenza non è vivere. Essere fregne però è essere fregne ed io, in compenso, quel giorno mi sono sentita una dea (poi il resto dei giorni magari manco mi piaccio ma dettagli) quindi voglio ricordarmi di cotanta fregnanza.
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Llega un momento que me canso, me saturĂł de todo lo que me pasa y no quiero hablar con nadie, me aislo, no contesto mensajes, ni envĂo, no quiero saber de la vida de nadie, desaparezco un rato para recargar mi baterĂa social y pensĂ© que era algo malo, pero no, es parte del cuidado de uno, el decir bueno hasta aquĂ llegĂł me desconecto de todo porque quiero estar conmigo mismo/a, quiero conectarme conmigo.
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Non sono mai stata una gran festaiola in generale, o meglio mi è sempre piaciuto divertirmi e bere e ballare finché sento che mi sto divertendo senza dover per forza oltrepassare il limite (in generale sono una che raramente ama gli eccessi: preferisco bere un cocktail al giorno piuttosto che 0 e poi 10 in un giorno).
Fatta questa premessa, se c'è un cambiamento che davvero mi piace della persona che sono diventata scavallando tra i miei 20 e i 30 anni, (e lo voglio scrivere, perché per carattere tendo a notare solo le cose di me che non mi piacciono, e diventare il peggior critico intransigente e algido verso me stessa), è quella particolare capacità che da più piccola - dovrei forse iniziare a dire "giovane", ma non sono pronta - ho sempre invidiato a molti coetanei e che definirei una qualche sorta di "nonchalance sociale" grazie alla quale, semplicemente, smetti di iper-analizzare il contesto, di pensare a cosa gli altri vicino a te stanno pensando, smetti di "guardarti dall'esterno" e, finalmente, ti occupi per un breve istante solo di esistere e divertire te, divertirti per te, profondamente immerso in un momento tuo e tuo soltanto.
Ripenso a quella ventenne insicura e così assurdamente consapevole della propria "corporeità " che non riusciva a godersi nulla fino in fondo, che si guardava intorno, cercava di dare il profilo migliore, si preoccupava di una smorfia, di non ridere troppo, di risultare inopportuna, o eccessiva. Forse è per questo che non mi sentivo mai magra abbastanza. Forse volevo dimagrire ancora e ancora fino a non occupare più spazio, non dare fastidio.
E con un po' (finalmente) di orgoglio guardo la trentenne di oggi, che quando è in vena e l'occasione capita, si butta sotto cassa e ride con la gente noncurante del resto del mondo, senza pensare a come sta ridendo, parla con gli sconosciuti senza alcun imbarazzo, e balla balla balla abbandonandosi al ritmo perché è atavico e apotropaico e selvaggio mettere in pausa la scatola-pensiero e sentirsi tutt'uno con il resto del mondo che fa rumore, fino a domani, anche solo per un po'.
Quel corpo che mi faceva paura muovere adesso lo rivendico, è mio, mi appartiene. Mi abbronzo nuda, ballo sfrenata, corro, salto, rido forte. E allora?
Con i trent'anni ho imparato a fregarmene, lasciar fluire, fluire anch'io.
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Uhmmmm
Una cosa che noto tantissimo tra persone che conosco e non, è l'assenza di modestia con cui raggiungono certi traguardi. Parlo di persone circa mie coetanee che raggiungono determinati traguardi principalmente grazie al fatto che hanno avuto buone basi di partenza e diversi tipi di opportunità (sostegno economico incondizionato dei genitori, il lavoro ben pagato grazie a conoscenze e via così) anche perché diciamocelo, in Italia se hai una determinata età e sei di un certo contesto sociale certi obiettivi sono pressoché impossibili da raggiungere, sicuramente nel breve periodo. Il comportamento però è perennemente di persone che sono arrivate lì solo e unicamente grazie a un mix di sacrifici e di competenze, elementi che tra l'altro non metto assolutamente in dubbio, però ecco amori non è solo così. E di queste persone vedo proprio la mancanza di capacità di porsi in un bel modo, sano e genuino. C'è solo tanta fierezza e sicurezza, completa cecità sulle fortune avute. Poi vab c'è pure chi si lamenta della situazione e lì inizia il formicolio alle mani, ma è un'altra storia
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Indirizzata a Tajani da Vitalba Azzolini su X
"Premesso che ripetono tutti le stesse parole - da Valditara a Salvini a Tajani - come se avessero imparato a memoria un'unica scheda informativa divulgata in una chat privata, il discorso non torna:
1) le scuole hanno a disposizione alcuni giorni di chiusura facoltativi, e possono disporne in relazione al contesto sociale, culturale, educativo in cui operano. Dunque, possono chiudere per carnevale così come per un ponte o in un giorno in cui ci saranno molte assenze;
2) sospendere le lezioni per la fine del Ramadan non significa "santificare" quel giorno, ma prendere atto che, per esigenze didattiche, è meglio chiudere;
3) affermare che in Arabia Saudita le scuole non chiuderebbero per festività cristiane significa dire che il nostro ordinamento giuridico, la nostra cultura democratica, la nostra civiltà istituzionale è pari a quella di tale Paese o di Paesi similari: ma veramente Tajani pensa questo?
4) Inoltre, davvero Tajani reputa che la nostra identitĂ - intesa come religione, tradizioni, cultura giuridica e democratica e molto altro - sia intaccata da uno giorno di chiusura delle scuole per esigenze didattiche determinate da assenze per la festa di una religione diversa dalla nostra?
Caro ministro, «La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre» (Albert Einstein). Ecco, la apra."
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No vuelvas
Que masoquista has de ser y que masoquista soy cada que me hablas y te respondo, cada que me llamas y te contesto. Vete, no vuelvas a mi vida a fingir que nada pasĂł, vete, olvĂdate de mi existencia en esta faz, olvĂdate de mi nombre, de mi cara, de todo lo que me relacione contigo, siempre he sabido que estoy y soy mejor cuando no estoy contigo.
Es hasta chistoso ver todo despuĂ©s que se te cae el muro que tenĂas impuesto, ese muro donde del lado contrario se encontraban tus horribles defectos, y no te juzgo porque es que todos los tenemos, pero que cegada estaba por ti. Cegada de una forma que parecĂa irremediable, cegada a tal punto que lleguĂ© al lĂmite de cancelar mi vida social incluso con la gente que amaba y siempre ha estado ahĂ, solo por regalarte mi tiempo.
Vete, no vuelvas más porque mi corazĂłn no aguanta una grieta más, una grieta más causada por ti. Es irĂłnico, cuando te conocĂ te dije que tenĂas cara de las que dejan en terapia, me equivoquĂ©, me dejaste siendo una esclava psiquiátrica de la depresiĂłn, de la ansiedad, del mal vivir, del insomnio y de las malditas pastillas. Ya no sĂ© cĂłmo abrirme empáticamente con nadie, ya no recuerdo cĂłmo dejarme querer.
Recuerdo que alguna vez me dijiste que tu mayor miedo era que yo te odiara, cuanto doble sentido tenĂa esa frase consigo, el mismo que yo no fui capaz de ver, pero no me culpo, estaba enamorada y unos ojos enamorados no son capaces contemplar nada que no sea su musa.
Tengo dentro un tipo tóxico de rabia acumulada, la misma que me está consumiendo y me está alterando mi realidad. Me da rabia no poder odiarte, porque mi (como siempre lo he llamado) “corazón idiota” no es capaz de odiar, no puede guardar rencor, no sabe tratar mal a nadie.
Pdt: A fin de cuentas sé que estaré en paz, el karma es el peor enemigo de las personas.
#corazón herido#desamor#dolor#notas tristes#escritos#cosas de la vida#emociones#sentimientos#rabia#duele#amor#bonito#libros#citas#sanar el corazón#escribir#frases#frases de amor#amar#corazon#frases de la vida#frase en español#sep 2024#hazel wings
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Nella hit parade degli avvelenatori della scuola pubblica ha troneggiato la cosiddetta “buona scuola” di Renzi, all’epoca segretario nazionale del PD, madre di tutte le miscele più corrosive: la managerializzazione dei presidi, gettati sul mercato alla ricerca di sponsor privati, utenti e docenti da scegliersi in autonomia negli albi territoriali, in ufficiale deroga ai finanziamenti statali, alle graduatorie pubbliche, a paradigmi di trasparenza e di controllo; lo school bonus e le detrazioni per la famiglie che avessero optato per le paritarie; la premiazione con un bonus di qualche centinaio di euro dei docenti ritenuti da un dirigente scolastico migliori. Insomma la logica degli incentivi, discrezionali, una tantum, ha preso il posto di diritti uguali per tutti. Faceva capolino la divisione dei lavoratori della scuola, all’uguaglianza nella legge e davanti alla legge subentrava l’arbitrio, alla cogestione la competizione. Soprattutto la “pessima scuola” di Renzi introduceva la cosiddetta alternanza scuola-lavoro, vale a dire l’effettuazione di 400 ore di tirocinio negli istituti tecnico-professionali e di 200 ore nei licei, cioè lavoro giovanile gratuito, pur sotto la veste dell’esperienza professionalizzante. Oggi queste ore sottratte alla conoscenza si chiamano con terminologia altisonante PCTO, “percorsi per il conseguimento di competenze trasversali e per lo sviluppo della capacità di orientarsi nella vita personale e nella realtà sociale e culturale”: restano obbligatori, sono condizione per l’ammissione agli esami di Stato, “non possono essere considerati come un’esperienza occasionale di applicazione in contesti esterni dei saperi scolastici, ma costituiscono un aspetto fondamentale del piano di studio”(legge n. 145/2018). Attraverso l’accoglimento della Raccomandazione del Consiglio del Parlamento Europeo (22 maggio 2018), che invitava a riprogettare la didattica a partire dalle competenze trasversali, funzionali a definire un progetto concordato per la soluzione di un problema, coi PCTO viene perseguito l’obiettivo di sviluppare le attività imprenditoriali“così come effettivamente presenti nella realtà , naturalmente con l’apporto fondamentale del territorio (aziende, enti culturali, professioni etc.)”. In questo contesto il disegno di legge Valditara sguazza a suo agio nella melma dei picconatori del sistema formativo pubblico. Aumenta le ore di PCTO, l’apprendistato è anticipato a 15 anni, affida la definizione dei contratti di prestazione d’opera dei giovani studenti ad accordi di partenariato con i soggetti del sistema delle imprese e delle professioni; inserisce i privati (sempre le imprese) nella programmazione dell’offerta formativa, nelle attività di insegnamento e formazione, nonché di “addestramento”in attività laboratoriali; regionalizza il sistema formativo, in ossequio all’autonomia differenziata; riduce di un anno la formazione scolastica; acuisce la natura classista della scuola, che prevede percorsi troppo differenziati per chi proviene da classi povere rispetto a quelli destinati ai ceti più abbienti.
La scuola al servizio dell’impresa
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Marcare il territorio
Attitudine sociale umana.
Per marcare il territorio si intende quella attitudine nei contesti sociali , che hanno talune persone per attirare l attenzione, in maniera morbosa presso la propria persona, nel imporre agli altri vincoli di pochissimo conto, ma fastidiosi per gli altri,quasi a trarne lenimento per la propria pochezza.
In generale non si tratta di fare valere i propri legittimi bisogni in contesti che lo consentono, ma di assediare un contesto sociale definito, famiglia, lavoro, solido gruppo di amici, con continue puntualitĂ ,che nascondono continue richieste di attenzione presso la propria persona..
Quest' attitudine borderline rispetto alla patologia, in genere rappresenta la punta del iceberg, rispetto ad altre deviazioni pregresse che sono state tollerate anziché indagate.
Esempi pratici.
Per il contesto l orario ottimo per la cena sarebbero le 21:00, il marcatore cercherĂ di anticipare o posticipare l orario adducendo scuse labili.
Oppure, il contesto opta per una cena a base di pizza, il marcatore richiederĂ alimenti diversi, adducendo deboli giustificazioni, per aver soddisfatta la propria Richiesta.
solo per testare la fedeltĂ altrui o fare valere i rapporti di forza.
esempi: genitore- figlio, capo - sottoposto.
Variante proxy o per interposta persona:
Se Prendi il gelato , prendi anche il gusto crema, che a fabiolino piace molto?
Puoi evitare l aglio nel pesto che Marcolino , non lo digerisce?
Si può prendere la strada più lunga che quella breve fa venire il mal d auto a Claretta?.
Tale comportamento prende il nome dal abitudine dei canidi, di orinare in giro. Per avvertire della propria presenza.
Nel caso dei cani di piccola o minuscola taglia, questo atto comporta piĂą fastidio agli altri che un effettiva utilitĂ pratica
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In questo post parlerò bene dei tedeschi, in un contesto anche molto delicato, ma quando se lo meritano ben venga, però non vi ci abituate, che un wurst non fa barbecue. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno più di quanto la mia è stata urtata.
Ieri sera, mentre mi dilettavo con un po' di Typescript, avevo in sottofondo su una normale emittente tedesca Fast & Furious 8, detto tra noi una puttanata siderale, ma giusto per vedere qualche cartone ben assestato in faccia ai cattivi.
Ad ogni modo, parte la pubblicitĂ , e tra i vari spot alzo la testa per puro caso, e vedo una coppia con una bimba, in riva ad un lago, i primi due sotto ad un albero in costume (qui i tedeschi vanno spesso al lago a farsi il bagno), e la bimba sulla riva a giocare con l'acqua.
Mo', tutto mi sarei aspettato, che cazz ne so, la pubblicità del formaggio in mezzo al pane, qualche automobile, la crema solare, e invece qui veramente ci sono rimasto di un male incredibile: la telecamera fa un primo piano sugli occhi di lui, poi della bimba che gioca, poi di nuovo su di lui, e vi giuro che fa uno sguardo che mi ha tagliato in due, che non saprei nemmeno definirvi, perché io stavo iniziando a sentirmi male senza manco avere il tempo di realizzare perché. All'improvviso la scena si interrompe, e compaiono delle scritte bianche, lente, su un pannello nero, non vi saprei manco ripetere il contenuto perché ormai io volevo solo portare lo sguardo altrove e dimenticarmi tutto, e diceva più o meno una roba del tipo "se questo lo chiami amore, allora chiamaci, perché possiamo aiutarti".
Ora, personalmente per me è stata una botta allucinante, ci penso da ieri e spero di non rivederla più quella scena, poi chissà , magari la seconda volta potrei razionalizzarla meglio, perché ieri ero totalmente impreparato a vedere una roba simile, come se uno sconosciuto per strada vi rifilasse un cazzotto ad altezza stomaco senza il minimo sentore che potesse accadere, tuttavia ho massima stima verso un modello di società che non nasconde la merda sotto al tappeto, la mostra per quello che è, te la sbatte in faccia senza filtri e mette in piedi (almeno ci prova) un processo che possa prevenire prima che sia troppo tardi.
Qualsiasi imbecille riesce ad urlare "castrazione chimica", ma è in queste cose che si misura la maturità sociale di un popolo.
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In un’era in cui il potere economico sembra spesso eclissare quello politico emergono inquietanti veritĂ sul ruolo delle grandi aziende nel plasmare – e talvolta minare – i fondamenti stessi della democrazia globale. Un recente rapporto dell’International Trade Union Confederation (Ituc) getta luce su pratiche di cui forse la politica dovrebbe occuparsi con piĂą coraggio.Â
Al centro di questa rete di influenza troviamo nomi che quotidianamente entrano nelle nostre vite: Amazon, Tesla, Meta, ExxonMobil, Blackstone, Vanguard e Glencore. Giganti dell’economia mondiale che, secondo l’ITUC, non si limitano a dominare i mercati ma estendono i loro tentacoli fino a toccare le corde più sensibili della politica e della società .
Multinazionali e regole democratiche
Amazon, il colosso dell’e-commerce guidato da Jeff Bezos, si distingue non solo per la sua posizione dominante nel mercato ma anche per le sue pratiche aggressive nei confronti dei sindacati. L’azienda, quinta maggiore datore di lavoro al mondo, è stata accusata di violare i diritti dei lavoratori su più continenti, di eludere le tasse e di esercitare una pressione lobbistica senza precedenti a livello nazionale e internazionale. La sua influenza si estende fino al punto di sfidare la costituzionalità del National Labor Relations Board negli Stati Uniti e di tentare di sovvertire le leggi sul lavoro in Canada.
Non meno controverso è il ruolo di Tesla e del suo eccentrico fondatore, Elon Musk. L’azienda automobilistica, simbolo dell’innovazione tecnologica, si trova al centro di accuse di violazioni dei diritti umani nella sua catena di approvvigionamento e di feroci opposizioni alle organizzazioni sindacali in Stati Uniti, Germania e Svezia. Musk stesso è finito sotto i riflettori per il suo sostegno a figure politiche controverse come Donald Trump, Javier Milei in Argentina e Narendra Modi in India, sollevando interrogativi sul ruolo dei magnati tech nella formazione dell’opinione pubblica e nelle dinamiche politiche globali.
Meta, l’impero dei social media di Mark Zuckerberg, si trova al centro di un ciclone di critiche per il suo ruolo nell’amplificare la propaganda dell’estrema destra e nel facilitare la crescita di movimenti antidemocratici. La piattaforma, che raggiunge miliardi di utenti in tutto il mondo, è accusata di essere un veicolo per la diffusione di disinformazione e odio, minando le basi stesse del dibattito democratico in numerosi paesi.
Multinazionali della finanza e dell’energia
Il rapporto dell’ITUC non risparmia nemmeno i giganti della finanza e dell’energia. Blackstone, guidata dal miliardario Stephen Schwarzman, noto sostenitore di Donald Trump, è accusata di finanziare movimenti politici di estrema destra e di investire in progetti fossili e di deforestazione nell’Amazzonia. ExxonMobil, dal canto suo, è citata per il suo ruolo nel finanziare ricerche anti-climatiche e per le sue aggressive attività di lobbying contro le regolamentazioni ambientali.
Le aziende, con le loro vaste risorse finanziarie e la loro influenza capillare, sembrano in grado di plasmare l’agenda politica globale a loro vantaggio, spesso a discapito dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente e della stessa sovranità degli Stati nazionali.
La sfida che si presenta è titanica. Come sottolinea Todd Brogan, direttore delle campagne e dell’organizzazione dell’ITUC, “si tratta di potere, di chi ce l’ha e di chi stabilisce l’agenda”. In un mondo in cui le corporazioni multinazionali spesso superano il potere degli Stati, e in cui non esiste alcuna responsabilità democratica, è fondamentale che i lavoratori e i cittadini si organizzino per contrastare questa deriva.
Il 2024 si preannuncia come un anno cruciale, con 4 miliardi di persone chiamate alle urne in tutto il mondo. In questo contesto, l’ITUC sta spingendo per un trattato internazionale vincolante che possa finalmente rendere le corporazioni transnazionali responsabili ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani. Anche da noi Meloni aveva promesso di fare “la guerra alle multinazionali”. Per ora l’abbiamo solo ricevere un premio da Musk.Â
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