#dislessia definizione
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I disturbi specifici dell’apprendimento: capire le difficoltà per valorizzare il potenziale
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) rappresentano una categoria di disturbi del neurosviluppo che influenzano le abilità scolastiche fondamentali, come la lettura, la scrittura e il calcolo. Nonostante la loro diffusione e l’impatto significativo sulla vita degli individui, i DSA non compromettono l’intelligenza generale, che rimane nella norma o addirittura superiore alla media.…
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Disturbi dell'apprendimento, al via i lavori sulle linee guida regionali. L'assessore Savaglio: «Considerare dsa come caratteristiche delle persone»
https://www.cosenzapage.it/media/2021/01/savaglio-300x200.jpeg - #CosenzaPage L’assessore regionale all’Istruzione, Sandra Savaglio, ha presieduto il Tavolo interistituzionale per la definizione delle Linee regionali sui disturbi specifici dell’apprendimento (dsa), al quale hanno partecipato i rappresentanti dei dipartimenti regionali all’Istruzione e alla Tutela della Salute, dell’Ufficio scolastico regionale e dell’associazione italiana per la dislessia.
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Discalculia come riconoscerla?
Come riconoscere la Discalculia? Che test bisogna fare? A quali specialisti rivolgersi per la diagnosi in età evolutiva? Ecco un po' di informazioni utili e qualche indirizzo sicuro.
La discalculia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) geneticamente determinato, in assenza di lesioni neurologiche e di problemi cognitivi più generali, che riguarda la capacità di automatizzare i calcoli e le procedure ad essi legati.
Essa è una espressione di disfunzione cerebrale e non deve essere confusa con i profili di difficoltà procedurali nel calcolo scritto. Per questo motivo è importante sottolineare che la discalculia si manifesta nonostante un’istruzione normale, un’intelligenza adeguata, un ambiente culturale e familiare favorevole.
La discalculia è spesso difficile da diagnosticare, perché gli scarsi risultati del bambino/ragazzo vengono attribuiti a poco impegno, poca voglia di studiare. Perciò lo studente viene spesso ingiustamente colpevolizzato dagli insegnanti, perde autostima e fiducia nelle proprie capacità; può trascinarsi questo peso durante tutta la sua carriera scolastica, senza che la vera causa del problema sia mai capita.
Chi è affetto da discalculia avrà i seguenti sintomi:
difficoltà nell’identificare i numeri e nello scriverli, in particolare quelli composti da molte cifre
difficoltà nel riconoscere le unità che compongono un numero
difficoltà nell’identificare i rapporti fra le cifre all’interno di un numero
difficoltà nel saper scrivere numeri sotto dettatura
difficoltà nel numerare in senso progressivo ascendente e discendente
difficoltà nello svolgimento delle quattro operazioni matematiche
difficoltà nel cogliere nessi e relazioni matematiche
difficoltà nell’associare ad una certa quantità il numero corrispondente
difficoltà ad analizzare e riconoscere i dati che permettono la soluzione di un problema
difficoltà nell’apprendere le regole dei calcoli (prestito, riporto, incolonnamento, ecc.)
difficoltà nell’apprendere semplici operazioni come ad esempio le tabellone, i cui risultati vengono ottenuti in modo automatico senza ricorrere a difficili procedure di calcolo
Riguardo i diversi tipi di discalculia esistenti, La “Consensus Conference” ha individuato due profili diversi di discalculia:
'Il primo tipo riguarda la debolezza nella strutturazione cognitiva delle componenti numeriche (cioè negli aspetti basilari, meccanismi di quantificazione, seriazione, comparazione, strategie di calcolo mentale, ecc.).
'Il secondo tipo riguarda invece le compromissioni a livello procedurale e di calcolo (lettura, scrittura e incolonnamento dei numeri, recupero dei fatti numerici e degli algoritmi del calcolo scritto).
In questi ultimi anni, però, si è sviluppata una maggiore conoscenza e sensibilità verso i disturbi dell’apprendimento, e perciò gli educatori e i familiari sono più preparati a cogliere i sintomi di questo specifico disagio. La diagnosi precoce di questo disturbo è molto importante per attuare quanto prima dei metodi di insegnamento adeguati. Se ciò non si verifica, il rischio di insuccesso e di abbandono scolastico è molto alto, con conseguenze sociali, psicologiche e lavorative anche molto pesanti.
Per la diagnosi di discalculia bisogna recarsi presso una Neuropsichiatria infantile oppure presso un centro che possa fare una valutazione sui Disturbi Specifici di Apprendimento (un esempio ne è il Centro Amamente) e sottoporre il bambino a specifici test standardizzati, che valutino le diverse abilità matematiche.
Nel momento in cui viene redatta la certificazione DSA e condivisa con la scuola, toccherà agli insegnanti creare un piano di potenziamento, anche in collaborazione con gli specialisti che hanno svolto i test, nel quale saranno contenuti gli strumenti che il ragazzo potrà utilizzare a scuola e a casa. Questi strumenti, compensativi e dispensativi, variano con gli obiettivi proposti nel percorso scolastico.
In termini tecnici, per “potenziamento” si intende un intervento educativo in grado di favorire il normale sviluppo di una funzione che sta emergendo. In altre parole, significa fare utilizzare la funzione al meglio delle potenzialità individuali, offrendo situazioni di apprendimento con elementi di novità e complessità maggiore rispetto a quanto il bambino potrebbe imparare se agisse da solo e per proprio conto.
In passato le maestre e i professori avrebbero potuto non accorgersi del disturbo di discalculia presente in uno dei loro studenti. Oggi la scuola sta formando gli insegnanti per dar loro delle competenze di base sui Disturbi Specifici di Apprendimento, tenendo presente che questo disturbo è evolutivo per definizione, dunque cambia nel tempo;n inoltre il soggetto affetto da DSA ha per definizione un’intelligenza nella media e a volte superiore e potrebbe dunque trovare delle strategie per compensare le proprie difficoltà.
Nonostante gli insegnanti possano dare un consiglio, la valutazione e l’iter conseguente devono partire da una certificazione redatta da un professionista.
Dislessia dei bambini che fare?
Iperattività: intervista all’esperta
Articolo scritto da: Cinzia Rampino
Psicologia infantile: dalla dislessia ai disturbi dell'apprendimento, intervista alla Dott.ssa La Guzza
La Dott.ssa La Guzza risponde alle nostre domande su: dislessia, disortografia, discalculia, aiuto alla genitorialità e tanto altro.
Quando è assolutamente necessario che i genitori si rivolgano allo psicologo dei bambini?
Lo psicologo dell’infanzia è il professionista che si occupa di prevenzione del disagio psicologico e promozione del benessere nel bambino e nelle figure a lui vicine. É utile che un genitore si riferisca ad un professionista non solo nei casi in cui non riesce a comprendere o gestire una difficoltá o un disagio conclamato del figlio (risposte emotive e comportamentali problematiche quali aggressivitá, oppositivitá, iperattivitá, inibizione, scarsa autostima, oppure difficoltá di apprendimento) ma soprattutto in quei casi che destano preoccupazione e verso i quali si può ancora lavorare a livello preventivo.
E’ la scuola che provvede a una sorta di “invio” presso di Lei o dovrebbero essere i genitori che autonomamente decidono di contattarla?
Un genitore, ma meglio entrambi, possono rivolgersi allo psicologo di propria iniziativa oppure spinti dal pediatra o gli insegnanti. La normativa sulla privacy non permette l’invio ai servizi da parte degli insegnanti senza il consenso dei genitori. Ottenuto il consenso scritto al trattamento dei dati personali sará possibile consultare anche gli insegnanti o le altre figure coinvolte.
Quali sono i sintomi della dislessia, della disgrafia e della disortografia?
La dislessia fa parte della famiglia dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico, assieme alla disgrafia, la disortografia e la Discalculia. Sono disturbi cognitivi di origine neuro-biologica quindi geneticamente determinati e ad alta familiaritá. Si manifestano con difficoltá precoci e specifiche nell’apprendimento (rispettivamente delle abilitá di lettura, scrittura e ortografia, calcolo) che non dipendono da deficit intellettivi, scarsa motivazione, problematiche di natura emotiva o svantaggio culturale. Il 10% della popolazione scolastica presenta difficoltá di apprendimento, ma solo il 5% presenta difficoltá specifiche di apprendimento. Esiste quindi una specifica differenza tra queste due condizioni.
A che età si può parlare di discalculia?
La diagnosi di Discalculia (come quella di disgrafia) puó essere fatta non prima della fine della classe terza primaria. L’errore comune peró é quello di attendere il compimento della diagnosi. Io credo che sia fondamentale cominciare a lavorare da subito, sin da quando un insegnante, un genitore o un professionista nota una disarmonia nell’apprendimento, che si tratti di disturbo o di “semplice” difficoltá scolastica.
I disturbi dell’apprendimento si possono curare e guarire?
I disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) non sono una malattia, né un handicap, quindi non é appropriato parlare di “cura”, ma piuttosto di abilitazione, percorso di crescita e compensazione che si svolge avvalendosi dell’aiuto dello psicogo clinico specializzato. Grazie alla legge 170/2010 e ai nuovi ritrovati scientifici e tecnologici oggi é possibile fare molto per questi bambini, le loro famiglie e gli insegnanti.
C’è tabù secondo lei nel parlare delle problematiche legate ai disturbi dell’apprendimento? I genitori si vergognano?
I genitori non si vergognano, oggi c’é piú informazione su questo tema. Piuttosto c’é la difficoltá di riconoscere e accettare non tanto il disturbo, quanto le difficoltá scolastiche del figlio.
Che differenza c’è tra lo psicologo dei bambini e il Neuropsichiatra infantile? Quando è necessario l’uno e quando l’altro?
Il neuropsichiatra infantile é un medico specializzato nella valutazione, nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi neurologici e psichiatrici. In quanto tale spesso consiglia il trattamento farmacologico per la risoluzione di alcuni disturbi mentali (in associazione a interventi quali psicoterapia, logopedia, psicomotricitá dei quali si occupa di solito il team nel quale lavora). Lo psicologo si occupa anch’egli in prima persona di valutazione, diagnosi, trattamento ma non prescrive farmaci, crede che il trattamento farmacologico non sia la via adeguata alla risoluzione di un disturbo. Il disturbo mentale infatti non é comparabile a quello fisico, ma piuttosto generato e alimentato da dinamiche emotive, relazionali, situazionali e contestuali. Il sintomo mentale emerge nel comportamento, e il comportamento é adeguato o meno a seconda del punto di vista di chi lo osserva.
Cos’è l’iperattività? E’ vero che, come si dice, è una malattia inventata dai media?
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattivitá (adhd) é anch’esso un disturbo di origine neurobiologica. L’equivoco di scambiare la normale vivacitá o anche l’eccessiva vivacitá (é mai eccessiva la vivacitá? Speriamo di no) per adhd. L’adhd é invece un disturbo invalidante, si manifesta come agitazione psicomotoria continua, forte impulsivitá, impossibilitá di stare fermi per pochi secondi, spesso associato a difficoltá o disturbi di apprendimento. Un disturbo che non rende la vita vivace a genitori e insegnanti, né tantomeno al bambino. Quindi invito chi ci legge a fare le dovute distinzioni e nel dubbio consultare uno specialista.
Che metodologie usa Lei per approcciare e risolvere i vari problemi dell’infanzia?
Il nostro é un approccio Positivo alla psicologia, olistico e artistico, mi piace definirlo cosí. Un approccio nuovo, che vuole valorizzare il bambino nella sua unitá di corpo e mente, nella sua unicitá di spirito e condurlo nell’espressione delle sue qualitá positive. Esprimere il proprio potenziale creativo permette al bambino di entrare in contatto con il proprio vero sé, canalizzare ed esprimere le proprie emozioni, gestire autonomamente conflitti interiori, relazionarsi con dei modelli positivi. Psicologia positiva vuol dire coltivare doni e talenti, perché crediamo che lavorare sugli aspetti positivi di sé possa favorire il benessere fisico e mentale del bimbo (in termini di autostima e motivazione), ma anche il superamento automatico dei propri limiti. Ogni intervento é personalizzato sulla base di questo modello, con metodi che coinvolgono il bambino nel gioco, nel movimento, nell’arte e nel racconto. Nel trattamento dei disturbi dell’apprendimento integriamo l’uso del pc e dell’Ipad con programmi e applicazioni apposite. Gli incontri individuali sono integrati con consulenze scolastiche e percorsi di genitorialitá.
Che cos’è il sostegno alla genitorialità? Quando iniziare questo percorso?
Un percorso di sostegno alla genitorialitá é uno spazio strutturato di incontro e riflessione sul ruolo del genitore, che risponde alle necessitá specifiche della coppia e del bambino. I temi maggiormente trattati sono ad esempio: come gestire i capricci? Punire o premiare? Come favorire l’autonomia e non la dipendenza? Come relazionarsi con un figlio adolescente? Gli incontri puntano ad offrire informazioni, orientamento e sostegno e per acquisire una nuova modalità di stare nella relazione con i propri figli, con spontaneità, consapevolezza, favorendo processi di cambiamento attivatori di strategie per la soluzione di problemi quotidiani.
Intervista realizzata da Cinzia Rampino
Dott.ssa Anna La Guzza
LA DISLESSIA – La Dislessia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). Tale disturbo è determinato da un’alterazione neurobiologica, in particolare da una disfunzione nel funzionamento di alcuni gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato. I bambini dislessici faticano a leggere un testo scritto, ci impiegano più tempo ed energie e a volte questo può andare a discapito della comprensione totale di quanto hanno letto. Con il risultato che spesso arrivano a rifiutarsi di leggere, specialmente in presenza di qualcuno e a voce alta. Ma con l’aiuto di educatori e terapeuti, i bambini con dislessia possono approcciarsi alle attività di lettura e scrittura con ottimi risultati, e accrescere la propria autostima.
Dott.ssa Anna La Guzza, psicologa clinica-dinamica e scolastica. Formata in diagnosi e trattamento dei disturbi dell’apprendimento, del comportamento ed emotivi.
Rosa Guarino
Centro Amamente Milano, è uno spazio Psicologico per la Famiglia, l'Infanzia e l'Adolescenza. La nostra èquipe multidisciplinare, altamente specializzata nella presa in carico del bambino, dell'adolescente e della famiglia, offre un’ampia varietà di servizi psicologici,Neuropsichiatrici, logopedici ed educativi tra cui diagnosi e trattamento dei disturbi dell'apprendimento, neuropsichiatria infantile,psicoterapia individuale e familiare, sostegno alla genitorialità, attività di riabilitazione e tutoring dell'apprendimento, laboratori e progetti scolastici.
Dott.ssa Anna La Guzza, specializzata in disturbi dell'apprendimento.
Valutazione, Diagnosi e trattamento Dislessia. Trattamento Dislessia negli adulti. Riceve presso Centro Psicologico Amamente Mi
AMAMENTE è Centro Psicologico per l'Infanzia e l'Adolescenza, situato a Milano, in zona centrale. Amamente è un luogo accogliente dove trovare la fiducia, l'empatia e il sorriso.
Centro Amamente offre alle famiglie percorsi differenziati per obiettivi e competenze professionali, ma accomunati dall’obiettivo di sostenere, con competenza e serietà, il sistema familiare nelle diverse fasi della vita, dalla nascita del bambino fino all'età adolescenziale. Il Team: tutto al Femminile Qui, affiancati da una équipe di operatrici specializzate nel campo, sarà possibile seguire specifici percorsi crescita nell'Apprendimento e nelle
Emozioni. L’équipe del Centro Amamente è formata da: psicologhe , psicoterapeute, logopediste, teatroterapiste, educatrici. L’équipe opera in maniera integrata per offrire alle famiglie e ai singoli la possibilità di beneficiare, in un unico contesto, di interventi di consulenza, valutazione, diagnosi, trattamento, potenziamento mirati e articolati nella maniera più efficace sulla base dei bisogni specifici.
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A proposito di false diagnosi nel DSA: la posizione di AID
Riceviamo - e volentieri rilanciamo - una comunicazione di AID, Associazione Italiana Dislessia, relativa a recenti articoli che alcuni organi di stampa hanno diffuso sull’argomento DSA.
Di fronte a una campagna di stampa che considera i disturbi di apprendimento tra gli studenti italiani un problema di medicalizzazione della scuola e un prodotto di false diagnosi, l’Associazione italiana dislessia tiene a ribadire quanto finora dimostrato dalla scienza.
L’approvazione della legge 170/2010 sancisce il riconoscimento dei DSA e fuga ogni dubbio a chi ancora considera i DSA come una “scusa”. La norma nasce con l’obiettivo di tutelare questi studenti, dando risposte alle loro specifiche caratteristiche di apprendimento. Tale legge, inoltre, parla di finalità che vengono espresse come “garanzie”, come “impegno formativo" con individuazione di compiti e assegnazione di ruoli. Alla scuola spetta una posizione centrale nella presa in carico degli alunni e degli studenti con DSA (L. Ventriglia, 2013).
Gli alunni/studenti con DSA per poter usufruire delle misure previste dalla Legge 170/2010 devono essere in possesso di una diagnosi certificata di DSA.
La diagnosi di dislessia in Italia viene eseguita alla luce delle raccomandazioni cliniche fornite dalle Conferenze di Consenso (2007, 2010, 2011). In particolare, le raccomandazioni prodotte dalla Consensus Coference dell’Istituto Superiore di Sanità sono “basate sui più aggiornati dati scientifici di prova adattati al contesto italiano secondo il giudizio di una giuria multidisciplinare, rappresentativa dei diversi possibili approcci e interessi al tema” (C.C. I.S.S., 2010).
La diagnosi, quindi, viene effettuata da un team multiprofessionale (NPI, psicologo, logopedista) secondo precisi criteri diagnostici e, per evitare la rilevazione di falsi positivi, prevede l’utilizzo di test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale, che l’abilità specifica. “La definizione della diagnosi avviene in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico. É necessario, infatti, che sia terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura e scrittura (fine della seconda primaria) e di calcolo (fine della terza primaria)”(C.C. I.S.S., 2010). Prima di questa età l’elevata variabilità interindividuale nei tempi di acquisizione delle suddette abilità non permette di utilizzare i valori normativi di riferimento con le stesse caratteristiche di attendibilità riscontrate a età superiori (Raccomandazioni per la pratica clinica DSA, 2009).
Poiché le abilità scolastiche sono distribuite lungo un continuum, non vi è una soglia naturale che può essere utilizzata per stabilire la presenza di un disturbo. Per una maggiore certezza diagnostica e per evitare il pericolo che la diagnosi possa essere inutilmente inflazionata, le raccomandazioni cliniche delle Consensus Conference hanno stabilito soglie più rigide rispetto ad altri paesi per poter considerare deficitaria una prestazione. Infatti può essere considerata insufficiente una performance che si colloca, per la rapidità, al di sotto di 2 deviazioni standard dai valori normativi attesi per l’età o la classe frequentata e al di sotto del 5° percentile per i punteggi di accuratezza.
Se la diagnosi viene eseguita secondo i criteri suddetti, non può esserci il rischio di diagnosi facili.
La questione dislessia può sembrare sovradimensionata. Sicuramente il numero di alunni con certificazione di Disturbi Specifici di Apprendimento, come rivelano i dati forniti dal MIUR, è in significativo incremento. Tra gli anni scolastici 2010/11 e 2014/2015 le certificazioni sono cresciute, ma questo accade anche perché dopo la legge 170 del 2010, la scuola ha un ruolo determinante nella presa in carico degli alunni con DSA e ad essa sono state richieste competenze organizzative, metodologiche, didattiche e valutative che hanno portato ad una maggiore attenzione nei confronti degli alunni con difficoltà di apprendimento e quindi ad una maggiore individuazione di casi sospetti di DSA e alla loro segnalazione alle famiglie con il conseguente riferimento ai servizi sanitari per avviare il percorso per una eventuale diagnosi (come indicato dall’Articolo 2 comma 1 del D.M. N. 5669 12/7/2011).
In ogni caso la percentuale degli alunni con diagnosi di DSA nella scuola italiana, come risulta oggi dai dati ufficiali del MIUR, non è del 18-20%, come qualcuno afferma, ma supera di poco il 2%, a fronte di una incidenza media che, secondo le indagini epidemiologiche (così come riportato dai dati scientifici nazionali e dalle Linee Guida pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità), si attesterebbe intorno al 3,5% dell’intera popolazione scolastica. Non ci troviamo, quindi, di fronte ad una sovrastima dei casi di dislessia, quanto, piuttosto, alla presenza ancora di una grande parte di sommerso, oltre l’1,5 per cento.
Giuseppe Aquino
Membro della Commissione Esecutiva
del nuovo progetto di produzione di Linee Guida sui DSA.
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