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#provincia di Roma
harusphotos · 7 months
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Finalmente online il blog della Family Events Group!
Seguici per conoscere tutti i segreti e le curiosità dal mondo dell'animazione e dell'intrattenimento!
Family Events Group, leader nel mondo dell'animazione su Roma & provincia!
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dueminuti · 5 months
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FLORIDIA. “E LA SERA ANDAVAMO AL BAR ROMA”
Cambio di guardia allo storico caffè del Viale. La gestione passa da Salvo Romano a Francesco Romano. La storia continua Oggi il passaggio di consegne fra Salvo e Francesco Romano allo storico Bar Roma: “Sono stati tutti giorni bellissimi – racconta Salvo Romano – e ricorderò sempre con gioia questi anni”. Dal canto suo, la “nuova gestione”, quella di Francesco, assicura continuità…
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marenostrum-ac-dc · 1 year
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Il trionfo di Tito in Giudea.
L’arco di Tito risale a dopo l’81 d.C.: venne fatto costruire dall’imperatore Domiziano in onore del fratello, deceduto in quella data. Esso si pone agli inizi della via sacra, l’asse più importante e antico del Foro romano, e costituisce per il visitatore del Foro l’ingresso monumentale al meraviglioso parco archeologico.
I rilievi decorativi celebrano il dominio dei romani sulle popolazioni ebraiche: il fregio storico ripercorre la marcia trionfale di Tito (71 d.C.) a seguito della vittoriosa campagna giudaica, durante la quale i romani sedarono la prima rivolta degli ebrei nella provincia di Giudea, con la conseguente distruzione dell’antico Tempio di Gerusalemme. Sul lato nord è rappresentato Tito, incoronato dalla personificazione della Vittoria, mentre viaggia su una quadriga condotta dalla dea Roma. Le tre figure sono seguite dalla personificazione del Senato e del Popolo di Roma.
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donaruz · 7 months
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" La Libertà, quando arriverà, avrà un vestito semplice "
il 21 febbraio2014: A causa di un incidente stradale mentre era alla guida della sua automobile a Zagarolo, in provincia di Roma, dove viveva. muore Francesco Di Giacomo, l'inconfondibile voce del Banco del Mutuo Soccorso. Aveva 66 anni.
È stato definito «la grande voce del progressive italiano, il simbolo di un'epoca aurea del rock italiano».
Atlantide
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nitroglycerin-a · 9 months
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Comunque mia madre mi sta odiando tantissimo per questa scelta, nonostante fossero mesi che dicevo di volermi trasferire a Roma, nonostante fossero altrettanti mesi in cui dicevo se mi molla vado a Torino, raga, MESI, davvero, gliel’ho sempre detto ripetuto e stra ripetuto eppure lei non lo accetta, si è messa a piangere prima perché mi ha chiesto se ero disponibile il 22 gennaio a tenere il loro cane nevrotico perché ha una visita, l’ho guardata e gli ho detto mamma ma che cazzo ne so cosa faccio da qui ad un mese, e lei si è incazzata, pianti, “NON VOGLIO PARLARTI SARA”, non capisco come alcuni genitori odino l’idea di un figlio altrove anche quando ci vanno d’accordo, anche quando sanno che non è per scappare da loro; ho spiegato come nemmeno ad uno psicologo a mia madre filo e per segno perché sono così e faccio certe scelte e perché sono una persona diversa da signorina di provincia che fa la contabile nell’azienda di bulloni di Glorie 9-5 torna a casa dai suoi è fidanzata da quando ha 15 anni (rigorosamente tradendosi) e il massimo della vita è andare a mangiare fuori e fare aperitivo tutte le sere (mia cugina), lei sa benissimo che quella non è la mia vita eppure entrambi i miei darebbero 10 anni a testa per farmi essere così, per girargli attorno fino alla fine, per restare qua per sempre trovarmi un giovane baldo romagnolo patacca del cazzo, sistemarmi e mettermi l’anima in pace; non accadrà mai neanche avessi il peggior caso di esaurimento nervoso nella storia degli esaurimenti, mi sveno nel bagno mentre fumo una canna e mi ascolto i Botch piuttosto
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formulapookie · 4 months
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FRATELLI D'ITALIA L'ITALIA S'È DESTA DELL'ELMO DI SCIPIO SI È CINTA LA TESTA, DOV'È LA VITTORIA ? ECCOLA LA VITTORIA ECCOLA È UN RAGAZZO TORINESE SUL GRADINO PIÙ ALTO DEL PODIO DEL MUGELLO 🇮🇹❤️🇮🇹
ROMA
PROVINCIA
TORINO CAPITALE
ROMA
PROVINCIA
TORINO CAPITALEEEEEEEEEEEEE
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der-papero · 11 months
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Secondo me i postini, in particolare quelli tedeschi, godono di una lunga vita in salute. E se mi seguite in questo pensiero abbastanza contorto, vi spiego il perché.
Ordino un prodotto elettronico online (non Amazon), spedizione DHL per lunedì, la anticipano ad oggi mentre io ero in giro. Il corriere non mi trova a casa, mi arriva la notifica che non mi ha trovato in casa ed è stata lasciata presso una stazione di ritiro. Guardo dove è la stazione di ritiro, dall'altro lato della città, ma che sang 'ra maronn, dietro casa mia ci sono un ufficio postale e ben due stazioni di ritiro, sei stronzo ma magari non è colpa tua, sei venuto al mondo così, amen.
Mi reco alla stazione, la quale si controlla da remoto tramite la app DHL, si è SEMPRE fatto così. Vado per accedere, e appare un messaggio con su scritto "HA-HA-HA a questo giro serve proprio il codice a barre che ti abbiamo lasciato nella cassetta delle lettere, la app non serve ad un cazzo".
Mi metto in auto, mi faccio tutta la provincia urlando a ripetizione
Mannaggie 'a terr arò fujien pastenat l'arber' 'e limon ca' servetter a lustrà 'e pumetiell' atton 'e chelli casce 'e lignamm' abete fracete arò stann arrecovete l'oss caruviat 're megli muort e chill ti son a stramuort!!
con la consolazione che almeno la benzina non la pago, ma in termini di CO2 è costato più di un volo Roma - Pechino.
Ora, nell'ultimo viaggio verso casa, mentre continuavo a bestemmiare come un posseduto e augurare ogni tipo di sciagura, ho anche pensato che, se il Cavaliere è arrivato alla veneranda età di 87 anni, è soprattutto per la grandissima quantità quotidiana di madonne che riceveva, e quindi anche il mio eroe ha avuto la sua piccola dose oggi di elisir di lunga vita.
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3nding · 1 year
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LA PSA IN PROVINCIA DI PAVIA, FATTI E CONSIDERAZIONI - di Elisa Trogu, suiatra
Per approcciare correttamente il problema Peste Suina Africana (PSA), ritengo che in primis sia necessario chiarire un aspetto epidemiologico che sta venendo travisato anche sui media: la Peste Suina Africana NON è una patologia scatenata/causata/esacerbata dagli allevamenti intensivi. La PSA in Sardegna è presente dal 1978, e in Sardegna gli allevamenti intensivi sono pochissimi: nel contesto sardo la persistenza dell'infezione è stata mantenuta dai suini bradi illegali, animali quindi liberi e che vivono in un contesto di benessere assoluto. In Penisola Iberica, dove l'ingresso del virus si è avuto nel 1960, si è risolto definitivamente il problema depopolando gli allevamenti estensivi che utilizzavano una peculiare tipologia di strutture dove albergava un ben determinato tipo di zecca molle, Ornithodoros erraticus, che, come accade in Africa con Ornithodoros moubata, è serbatoio dell'infezione. Anche in questo caso, quindi, il problema NON erano affatto gli allevamenti intensivi. In molti paesi del Nord Europa oltre ai cinghiali il problema sono i piccoli allevamenti familiari, estensivi o semiestensivi, i cosidetti "backyard".
Veniamo a noi: la PSA in Italia sul Continente è arrivata tramite l'uomo, verosimilmente con qualche scarto alimentare. Nell'autunno 2021 ha iniziato ad infettare e uccidere i cinghiali in Piemonte/Liguria (focolaio scoperto nel gennaio 2022, quando ormai il virus era diffuso su un'area enorme), dopo la Pasqua 2022 la stessa problematica si è avuta a Roma (in un parco cittadino, probabilmente causata degli scarti di qualche grigliata), quindi in provincia di Salerno e poi Reggio Calabria. Queste sono tutte zone a bassissima, se non nulla, presenza di allevamenti intensivi. Interessante notare come in tutti i casi il numero di cinghiali morti sia enormemente superiore rispetto ai focolai negli allevamenti (unica eccezione Reggio Calabria, dove semplicemente con "allevamenti" si intendono piccolissime realtà familiari, anche di 1-2 capi per autoconsumo, e contestualmente la ricerca delle carcasse di cinghiale, in zone come l'Aspromonte e la Sila, non è affatto agevole): nella nostra realtà è proprio Sus scrofa ad essere il serbatoio dell'infezione e i numeri assolutamente folli delle popolazioni di questi animali, anche in contesti urbani, stanno rendendo difficilissima l'eradicazione della PSA.
Ma cos'è successo in provincia di Pavia?
Il giorno 18 agosto 2023 il Centro di Referenza Nazionale ha confermato la positività alla PSA di un piccolo allevamento (un agriturismo con 166 suini stabulati) a Montebello della Battaglia: dopo la morte di un paio di soggetti l'allevatore aveva contattato l'ASL, che in data 16 agosto ha effettuato un sopralluogo. In quel momento gli animali mostravano unicamente una lieve sintomatologia respiratoria. Il 19 agosto erano rimasti in vita 39 animali che sono stati abbattuti.
Chiariamo anche questa cosa: la PSA non uccide gli animali in maniera rapida e improvvisa: è lenta a diffondersi, strisciante, ma il genotipo attualmente circolante (il 2) manifesta una mortalità prossima al 100%.
A Montebello viene completata d'indagine epidemiologica da parte dei Colleghi di ATS Pavia e da essa si evince che il focolaio è stato causato da falle nella biosicurezza: l'allevatore infatti possiede e lavora molti terreni, i suoi mezzi agricoli entrano ed escono dall'allevamento e in zona sono stati ritrovati cinghiali positivi (il virus della PSA è estremamente resistente e può essere veicolato anche con le ruote dei mezzi, oltre che con le calzature). L'unico allevamento intensivo in zona di protezione (che seguo io) è negativo, e a fronte della presenza delle adeguate misure di biosicurezza rafforzata i maiali non vengono abbattuti.
lo e tutto il resto dei suiatri del Nord Italia ci illudiamo, per un istante, che il disastro sia evitato. II 24 agosto scoppia il bubbone: una collega di ATS Pavia si reca per un controllo di routine (fissato giorni prima proprio a seguito del primo focolaio) presso un allevamento di Zinasco. Al suo arrivo si trova davanti un allevamento vuoto (la mattina stessa erano stati inviati gli ultimi tre camion di suini al macello, in fretta e furia) e una trentina di carcasse. Grazie alla sua competenza comprende immediatamente la situazione e riesce ad intercettare i camion prima che i suini vengano scaricati nei macelli, allerta l'ATS e la Regione. Quello che emerge è AGGHIACCIANTE: da tre settimane (le prime ricette alla farmacia erano arrivate ai primi di agosto), nell'allevamento in questione (circa 1000 capi), i suini stavano morendo. In tre settimane erano morti circa 400 maiali (il 40%), erano state fatte innumerevoli ricette e nessun campionamento. Né l'allevatore né il veterinario che segue i maiali avevano segnalato la mortalità abnorme, al contrario avevano scientemente omesso la cosa e venduto tutti gli animali, anzitempo, pur di nascondere la situazione. I maiali infetti erano stati inviati in 4 strutture del Nord Italia, ma fortunatamente il virus non si è diffuso, probabilmente anche grazie alla prontezza a alla competenza della collega, che ha evitato che gli ultimi suini venissero scaricati nei macelli di destinazione. Ad oggi tre persone, tra le quali il soccidario e il veterinario, sono indagate; è opinione diffusa che ci siano altri individui implicati, ma sarà la magistratura a fare luce sulla cosa. Personalmente spero tanto che le pene siano esemplari.
In seguito a questo focolaio l'ATS ha iniziato una serie di controlli: altri due allevamenti intensivi, nello stesso comune di Zinasco, sono risultati positivi (anche in questo caso, considerato che il virus stava iniziando a circolare in quel momento, la mortalità era lievissima o assente). Tutti i maiali vengono chiaramente abbattuti, come stabilito dalla normativa.
Il 31 agosto risulta positivo un piccolo allevamento familiare (5 capi), dove era morto 1 suino. I restanti vengono soppressi.
II 4 settembre, viene ufficializzata la positività del "santuario" Cuori liberi. I responsabili avevano segnalato la morte di 2 soggetti su 40 e le analisi confermeranno che i maiali erano morti per la PSA. Da qui parte la follia. Mentre i focolai fortunatamente si fermano (si avranno ancora un caso a Dorno sempre il 4 settembre e un ultimo caso l'8 settembre a Sommo, sempre in zona di protezione), l'ATS inizia a scontrarsi con i tenutari del "santuario". Invito tutti a guardare la loro pagina: è allucinante. Non vi era nessuna minima misura di bio sicurezza: una foto del 28 giugno ritrae tre persone, con normalissime scarpe, senza calzari, che sono all'interno di un box con i suini. Il 16 aprile invece si trova l'immagine di visitatori esterni, anche questi privi di calzari e camici usa e getta, che accarezzano un minipig.
Vediamo di chiarirla questa cosa: la PSA se la sono tirata in casa loro. Loro non hanno tutelato minimamente i suini che avevano in stalla. Vi ricordo che la provincia di Pavia, per la vicinanza con quella di Alessandria dove i casi di cinghiali positivi sono numerosissimi e in espansione geografica, è sempre stata considerata ad alto rischio! Questa situazione di allerta era nota a chiunque si occupi di maiali, dai veterinari agli allevatori. I suini di "Cuori liberi" sono stati contagiati a causa delle persone che entravano senza nessuna attenzione dentro la struttura (vi ripeto che l'ATS è stata chiamata proprio perché due maiali erano morti) e stavano morendo per la PSA già ai primi di settembre.
II 4 settembre vi erano 38 maiali vivi. Quando è stato attuato l'abbattimento degli ultimi maiali in data 20 settembre ne erano rimasti in vita 9.
Gli altri sono morti e no, non è una bella morte quella da PSA: nel caso migliore (raro) la forma più acuta causa una morte repentina; negli altri casi i soggetti sviluppano febbre, sindrome emorragica, vomito e diarrea con presenza di sangue. Questo è quello che è stato fatto sopportare a quelle povere bestie.
Intanto l'ATS si rende conto della delicatezza della situazione: viene contattata anche la facoltà di Medicina Veterinaria di Lodi e viene deciso un protocollo farmacologico per l'abbattimento. In data 14 settembre il Collega Chiari (regione Lombardia) chiarisce la cosa durante un aggiornamento via web con gli stakeholder. La stessa sera mi chiama un caro amico, suiatra, che mi racconta di essere stato contattato da qualcuno del santuario che gli ha chiesto se può occuparsi della soppressione farmacologica dei suini rimasti. Lui, chiaramente, dice di no. Perché? Perché nessun veterinario suiatra vuole avere a che fare con quelle persone. Su alcune pagine vengono pubblicati video girati con i droni durante gli abbattimenti programmati (che tra l'altro interesseranno anche alcuni allevamenti negativi, ma correlati epidemiologicamente con altri infetti o comunque in zona di protezione) oltre che messaggi dai toni in alcuni casi quasi deliranti. Si inizia a leggere la parola "assassini" collegata a chi sta semplicemente eseguendo quanto imposto dalla legge. La violenza di queste persone è evidente e in aumento, giorno dopo giorno.
Intanto dal "santuario" continuano i messaggi strappalacrime, con richieste di soldi e di presenziare ai blocchi. Decine di persone si accalcano DENTRO e FUORI l'area, creando un pericolo enorme: molti di questi soggetti infatti hanno a che fare con altri suini in altri santuari. Di conseguenza in data 19/09 Regione Lombardia emette una circolare con oggetto "Sorveglianza santuari correlati con focolaio PSA 190PVO44" nella quale, al termine di una serie di misure di biosicurezza, viene riportata la frase "In caso di necessità la vigilanza di cui al punto precedente può essere effettuata anche con il supporto delle forze dell'ordine". Siamo arrivati al punto di dover esplicitare un'evenienza simile, manco stessimo parlando degli ippopotami di Escobar
La mattina del 20 settembre, a fronte di una situazione di stallo da una parte e di elevatissimo pericolo epidemiologico dall'altra, i pochi suini rimasti in vita sono stati abbattuti. Si poteva fare altro? No.
La PSA è catalogata nel Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882, che è uno degli atti derivanti dalla Animal Health Law (Regolamento UE 2016/429, in categoria A + D + E:
«malattia di categoria A»: malattia elencata che non si manifesta normalmente nell'Unione e che, non appena individuata, richiede l'adozione immediata di misure di eradicazione (articolo 9, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria D»: malattia elencata per la quale sono necessarie misure per evitarne la diffusione a causa del suo ingresso nell'Unione o dei movimenti tra Stati membri, di cui all'articolo 9, paragrafo 1, lettera d), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria E»: malattia elencata per la quale vi è la necessità di sorveglianza all'interno dell'Unione (articolo 9, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (UE) 2016/429).
Da settimane i suini del santuario stavano morendo. La PSA è stata introdotta dalla totale mancanza di attenzione dei tenutari. Alcuni scrivono che il loro veterinario avrebbe potuto occuparsi dell'eutanasia dei maiali: chi è il collega? Perché non l'ha fatto visto che sono stati contattati Veterinari esterni? Ma soprattutto: questo collega perché non ha tutelato i suini a fronte della situazione epidemiologica del Nord Italia? Vi ricordo che il 18 agosto vi era stato il caso di Montebello, ad una manciata di chilometri: perché nessuno ha fatto nulla per evitare il contagio? Incompetenza? Menefreghismo?
Vi è poi un altro aspetto che vorrei chiarire: i suini non amano affatto essere toccati da persone che non conoscono e il contenimento per questi animali è fonte sempre di grandissimo stress (considerate che già entro due minuti dall'inizio del contenimento si hanno alterazioni del leucogramma). Per i suini quindi le manipolazioni necessarie per la soppressione farmacologica comportano senza dubbio una sofferenza maggiore rispetto, ad esempio, a un improvviso e rapidissimo colpo alla testa.
Comunque, l'ATS aveva concesso ai tenutari del santuario di utilizzare il metodo farmacologico, proprio per cercare di risolvere la situazione. Inoltre, nei maiali lo "scodinzolare" non è sovrapponibile a quello dei cani, bensi in moltissimi casi è indice di un atteggiamento aggressivo e di difesa: basta con la storiella dei maialini che correvano felici incontro ai loro carnefici. Pensiamo invece come per due lire c'è chi li tratta come i cetacei dei delfinari, obbligandoli a contatti con umani che non conoscono ma che sono disposti a versare un obolo per la foto da postare sui social.
Ricordatevi poi che a, fronte di una situazione epidemiologica tanto grave, i Colleghi delle ATS devono giustamente sottostare a quanto riportato dalla Normativa (e dal Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954 all'Animal Health Law (Regolamento (UE) 2016/429) molte cose sono cambiate, ma certi capisaldi permangono), oltre che ad eventuali Decisioni della Commissione: i Colleghi che una massa di violenti esaltati sta minacciando di morte hanno semplicemente eseguito quanto prescritto da norme che sono il frutto di studi, conoscenze decennali, oltre che di competenze acquisite tramite il lavoro di migliaia di persone ed anche, perché negarlo, la morte di milioni di animali. Che si abbia la decenza di tacere almeno di fronte a questo.
Inoltre vorrei riportarvi due articoli del nostro Codice Penale:
Articolo 500: Diffusione di una malattia delle piante o degli animali Chiunque cagiona la diffusione di una malattia alle piante o agli animali, pericolosa all'economia rurale o forestale, ovvero al patrimonio zootecnico della nazione, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se la diffusione avviene per colpa, la pena è della multa da euro 103 a euro 2.065.
Articolo 416: Associazione per delinquere
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Infine, una semplice domanda: cosa rende diversi i suini dei "santuari", o comunque "non DPA", rispetto ai suini di un allevamento intensivo? Perché un esemplare di Sus scrofa domesticus di tot anni, stabulato in un contesto assolutamente inadatto (come ad esempio un appartamento), obbligato a defecare ed orinare su di una traversina, con calori mensili a vuoto, obeso, impossibilitato a grufolare, privo di interazioni con i conspecifici, MALATO, dovrebbe essere più tutelato di un maiale di tot mesi SANO che, sebbene destinato al macello, sta in quel momento vivendo la sua vita tranquillamente, senza alcuna sofferenza?
Voi che vi stracciate le vesti, che urlate, minacciate, postate frasi allucinanti di una violenza assoluta, me la spiegate la differenza? Perché io, che da più di un mese non riesco a dormire una notte intera, che passo i fine settimana a studiare, correggere piani di Biosicurezza, che passo ore al telefono con i Colleghi per cercare un confronto, o anche solo conforto, che da anni combatto davvero affinché i suini degli allevamenti soffrano il meno possibile, io, che i suini se serve li uccido con le mie mani, per evitare sofferenze inutili, io, questa differenza, non riesco proprio a vederla.
Dr.ssa Elisa Trogu, medico veterinario
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sciatu · 7 months
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Affreschi di Olivio Sozzi (Catania 1690-Ispica 1765). Poco prima del grande terremoto che distrusse tutta la Sicilia orientale, nasce Olivio Sozzi, uno dei pittori siciliani più grandi del suo tempo (1690-1765). Siamo in un periodo che non possiamo definire felice per l’isola che tra peste, terremoti e guerre vede le città spopolarsi o ridursi a cumuli di macerie. Eppure è un momento di grande fermento, di innovazione con l’introduzione del barocco e di rinnovamento con città ricostruite secondo dettami illuministici. Tra gli autori di questo disperato (perché nasce dalla distruzione) rinnovamento (perché ricrea e svecchia) c’è Olivio Sozzi. Come molti grandi siciliani l’artista cresce innestando sul talento e l’abilità artistica siciliani il respiro europeo formandosi a Roma. Dalla grande e classica città che stava anch’essa risorgendo nel Barocco, Sozzi acquisisce le forme, il gusto, il respiro universale. Tornato in Sicilia e uno dei motori della primavera artistica che nell’isola ripara i danni del triste inverno che aveva cancellato secoli di arte e di vicende storiche. La sua attività si svolge nelle città più ricche di allora, Palermo, Catania, Messina e nelle loro province spaziando dagli affreschi presso le iconiche chiese ortodosse della provincia Palermitana, fino alle rinascenti grandi chiese e cattedrali del siracusano e del catanese. Sozzi non ha l’aerea gioiosa bellezza del Borremans, con le sue leggiadre sante di bell’aspetto e i suoi cieli infiniti, è più formale, più iconico e tradizionale. Ma le sue madonne hanno l’eleganza e la perfezione dei classici, esaltano la luminosa concezione che il bello sovrasta ogni imperfezione ed orrore che la vita o la natura potrebbero darci.
Frescoes by Olivio Sozzi (Catania 1690-Ispica 1765). Shortly before the great earthquake that destroyed all of eastern Sicily, Olivio Sozzi was born, one of the greatest Sicilian painters of his time (1690-1765). We are in a period that we cannot define as happy for the island which, between plague, earthquakes and wars, sees the cities depopulated or reduced to piles of rubble. Yet it is a time of great turmoil, of innovation with the introduction of the Baroque and of renewal with cities rebuilt according to the dictates of the Enlightenment. Among the authors of this desperate (because it arises from destruction) renewal (because it recreates and rejuvenates) is Olivio Sozzi. Like many great Sicilians, the artist grew up by grafting the European flavor onto Sicilian talent and artistic ability, training in Rome. From the great and classical city which was also resurrecting in the Baroque, Sozzi acquired the forms, the taste, the universal breath. Having returned to Sicily, he is one of the driving forces of the artistic spring that repairs the damage of the sad winter on the island which had erased centuries of art and historical events. His activity took place in the richest cities of the time, Palermo, Catania, Messina and in their provinces, ranging from frescoes in the iconic Orthodox churches of the Palermo province, to the resurgent large churches and cathedrals of Syracuse and Catania. Sozzi does not have the airy joyful beauty of Borremans, with his graceful good-looking saints and his infinite skies, he is more formal, more iconic and traditional. But his madonnas have the elegance and perfection of the classics, they enhance the luminous concept that beauty surpasses every imperfection and horror that life or nature could give us.
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ballata · 5 days
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#liberopensiero
Ieri 3 politichini-ini-ini di provincia, humus da dove poi cresceranno i politici di Roma Ladrona sono entrati nella mia Cantinetta. Sentirli parlare mi ha rivoltato lo stomaco. I loro discorsi da rapaci, farciti di personalismi e paraculismo, conti e conteggi su ipotetici voti, favori e accidia, pensieri fondati sull'inganno che poggiano la vita politica e civile sulle basi del loro IO fingendo una purezza che non hanno, mi hanno fatto riflettere sul reale sogno del cittadino .
Vi spiego perché sempre più persone aspettano l 'asteroide o l'apocalisse zombie
#filosofiaspicciola ma pur sempre #filosofia.
L'assetto mondiale che viviamo, "l'odiernità" con il dominio del mercato, della corruzione politica e morale, come questa gentucola senza istruzione che ciarlava oggi nel mio locale, la sempre presente decadenza sono davvero definitivi e irreversibili? Formuliamo la riflessione inversa: chi si azzarderebbe a mettere in discussione questo assetto disgustoso? Fino al secolo scorso pensavamo che la filosofia si risolvesse nella prassi, il pensiero ripiegasse nell'ideologia, che la giustizia potesse sfociare nell'utopia rivoluzionaria di rovesciare questo mondo marcio. Ora scontiamo all'opposto l'anestesia totale delle passioni e la lobotomia del pensiero unico imposto per assuefazione. La sola evenienza che potrà modificare la nostra vita presente è la catastrofe : gli alieni, l'attacco globale dei barbari, la guerra mondiale, le pandemie contagiose, gli zombie; in altre parole il Crollo del Sistema. L'idea che ci possa essere una modifica non drammatica ma positiva è fuori dagli schemi poiché la Storia è fuori servizio, vige l'appiattimento dell uomo per questo si spera nell'Apocalisse. Se la civiltà è un uomo in grande (macroantrophos) a questa civiltà è venuto meno il testosterone.
#robertonicolettiballatibonaffini
#politicaitaliana
#squallore
#apocalisse
#finedelmondo
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tardisslayer · 7 months
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Nessuno ha mai cucinato così tanto come i bnkr44 quando hanno scritto "In giro non c'è niente di che, in provincia la nebbia è la stessa dal 2003", questa frase è per le ragazze che da quando hanno 13 anni vogliono scappare dal piccolo paesino soffocante dove hanno vissuto per tutta la vita ma a 22 anni sono ancora lì mentre tutte le loro amiche d'infanzia sono scappate a Roma o Milano
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libero-de-mente · 7 months
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Era una sera d'estate. Faceva caldo e il sole ritardava a tramontare del tutto. Scesi in strada per portare, a fare i suoi bisogni, un'allora giovanissima Minù. Era una sera d'estate in cui camminando stavo pensando a cosa ne sarebbe stato di me. Carico di preoccupazioni e pensieri.
Fu durante quel mio alienarmi dalla realtà, immerso nelle mie riflessioni, che venni riportato nel mondo reale da una voce.
Ero sul marciapiede e un'automobile con a bordo una coppia si accostò a me: - Mi scusi - mi disse la donna seduta dal lato passeggero - Mi scusi, saprebbe dirmi dov'è la Via Roma?
Immediatamente il mio pensiero andò a tutte quelle persone che nella vita mi avevano chiesto informazioni stradali. Mi sono da sempre chiesto che fine abbiano fatto. Finite in una terra di mezzo che sta tra la provincia di Bergamo e l'Islanda. Scomparsi.
Ero nel panico, mi sentivo carico di responsabilità.
- Mi scusi, lei sa dov'è la Via Roma? - incalzò nuovamente la donna, riportandomi di nuovo alla realtà.
- S-sì, sì l'ho sentita ancora questa via, ma adesso mi sfugge dove sia...
- Non è del posto lei?
- Eeeh... - volevo dire di no che ero forestiero, ma sarei stato un grande bugiardo. Da quando sono nato ho sempre vissuto in quella zona - Guardi è una via che ho sentito - risposi con voce flebile mentre mi gratto la testa - Ma ora non mi ricordo... forse è un po' più in giù - indicando in maniera poco convinta con il braccio teso e l'indice ondivago.
- Va bene - mi rispose garbatamente lei - La ringrazio lo stesso.
L'automobile ripartì con quella velocità classica di chi, dal suo abitacolo, cerca di leggere i cartelli delle vie urbane.
Proseguii il cammino con Minù, volevo riprendere i miei crucci. I pensieri tediosi. Ma un tarlo girava nel mio cervello "Via Roma" continuavo a ripetermi. In realtà il nome di quella via del mio paese non mi era affatto nuova. Anzi, ero abbastanza sicuro una qualche relazione con la mia vita quella via l'avesse.
Camminavo con Minù al guinzaglio e il capo chino per quel tarlo.
"Via Roma".
Un lampo passò nei miei occhi, ne sono sicuro perché lo sentii chiaramente.
Alzai la testa. Avevo voglia di urlare eureka. Ma non lo feci.
Anzi, quando rividi quell'automobile transitare dall'altro senso di marcia alzai la mano per attirare l'attenzione.
L'auto si fermò e questa volta fu l'uomo alla guida che mi chiese: - Si è ricordato dev'è la Via Roma?
- Si, certo! Ora me lo sono ricordato - risposi fiero di me stesso.
- Bene - mi disse sorridendo - Allora dove si trova?
- È questa! - risposi con tono solenne.
- Come questa...
Credo che a quel punto il tizio cominciasse a nutrire qualche dubbio sulla mia affidabilità, infatti poi aggiunse - Ma ne è sicuro?
- Certamente - ribattei con tono solenne - Vede quella casa lì? Ecco è casa mia, il mio indirizzo è Via Roma. Quindi questa è Via Roma.
Mi ricordo, mentre l'automezzo si allontanava, il suono delle risate di pancia della tipa in auto.
Fu ascoltandole che divenni rosso e compresi che avevo appena fatto una figura barbina.
Ma del resto questo è anche il mio mondo, l'universo di un neurodivergente.
Che può perdersi in un bicchiere d'acqua, ma sa anche trovare soluzioni per sopravvivere in un oceano di neurotipici competitivi. In un mondo, quello attuale, dove si usano i navigatori e non ci si ferma più a chiedere dove si trova una via, una piazza o un vicolo.
Che era un modo anche per conoscere le voci delle persone e la loro gentilezza.
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firewalker · 8 months
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Se le parole arriveranno per altre canzoni
Post lungo su Marco Masini. Sono fan di Maso da quando ho memoria, ma so di far parte di una minoranza, quindi continuo dopo il salto
C'è Sanremo. Ho questo post in canna da mesi, ma ho voluto aspettare il festival perché ho pensato (sperato) che avrebbe partecipato, o magari avrebbe approfittato del festival per far uscire un nuovo album. Il fatto è che è in ritardo, e non lo è solo ora, è in ritardo da quando è tornato, dal 2005.
"Breve" ripasso per chi si fosse perso la storia di Masini.
Esordisce come cantante professionista e solista vincendo un Sanremo Giovani nel 1990 con Disperato, arrivando secondo l'anno successivo con Perché lo fai. Negli anni '90 ha fatto uscire dei pezzi incredibili, che tutt'ora porta ai concerti perché sono i pezzi a cui i suoi fans sono più affezionati. Personalmente, credo di aver ascoltato talmente tante volte l'album Il cielo della vergine (quello con Bella stronza e Principessa, per capirci... cacchio, due delle sue più belle canzoni in un solo album!) tanto da consumare il nastro.
Poi, come per Mia Martini, si diffuse la voce che Marco Masini portava sfiga. E fu la fine.
(Me ne andrò nel rumore dei fischi Sarò io a liberarvi di me Di quel pazzo che grida nei dischi Il bisogno d'amore che c'è)
Nel 2001 uscì l'album Uscita di sicurezza. L'album contiene una canzone, a mio parere nemmeno tanto bella o memorabile (Il gusto di esistere), che però dice così
Ma ho sotterrato il presente distante e mi son ritrovato nuovo Come una pianta che nasce da un seme o una bestia da un uovo Ed ho pagato il biglietto di vivere in una maniera diversa Come l'omino che corre all'uscita di sicurezza Perché il gusto di esistere da quando son nato Il gusto di esistere non mi è ancora passato!
Ci stava salutando. Stava salutando noi fans perché quella era l'ultima canzone dell'album, ed era, in quel momento, il suo ultimo album. Pochi mesi dopo l'uscita del disco, ha annunciato il ritiro.
L'ho ritrovato anni dopo, in un concerto organizzato in concomitanza a un raduno di Alleanza Nazionale (già), nell'estate 2003, in provincia di Roma. Era la sua prima apparizione pubblica dopo Uscita di Sicurezza. L'ho trovato dimagrito, anzi, in condizioni pessime. Credo non pesasse più di 55 kg circa, forse arrivava a 60. Però fece il concerto, e tenne botta per due ore. Mesi dopo annunciò il ritorno e la partecipazione a Sanremo, e quell'anno vinse! Durante quel periodo uscirono un po' di singoli, tra cui L'uomo volante che vinse al festival, per poi pubblicarli prima in una raccolta chiamata ...Il mio cammino, poi una raccolta chiamata Masini dopo Sanremo, per includere anche quella traccia.
Due anni dopo l'addio già tornava. Allora pensai che si era accorto che voleva continuare, ed ero strafelice. Partecipò ancora a Sanremo e uscì un album tra quelli che amo di più: Il giardino delle api. Solo canzoni inedite. Siamo al 2005.
Poi raccolte, raccolte, rifacimenti... dopo il 2005 uscirono album di inediti nel 2009, nel 2011 e nel 2017. E basta. Ha partecipato a spettacoli, ha cantato canzoni di altri, ha registrato dei live, ha inciso dischi con sue vecchie canzoni riarrangiate... ma niente di nuovo. Dal 2011 al 2017 sono 6 anni, dal 2017 a oggi sono 7 anni. Negli ultimi 19 anni, finora, ha pubblicato quattro albumi di canzoni nuove
E poi ripenso a una canzone del 2011: Marco come me, nell'album Niente d'importante. È una canzone autobiografica (ogni tanto ne fa), che fa da risposta - o almeno io la leggo come una risposta - a una canzone molto più vecchia: 10 anni del 2000. Entrambe le canzoni chiudono i rispettivi album e nei vecchi concerti (prima del 2010, diciamo, che poi non li ho più visti) 10 anni era la canzone di chiusura. Dice:
Io canterò di città in città, Cercando sempre i tuoi occhi E ti sorriderò. Io volerò sopra questa realtà E non saremo mai vecchi E non ti perderò. Ma, oltre questo miracolo, Io sto aspettando la vita come te, In questo eterno spettacolo Che faccio per amore, amore, Amore, amore, amore, amore sì! Sì! Fra i tuoi sogni e i miei sbagli Sono passati così Questi nostri dieci anni interminabili
Chiudeva i concerti parlando con noi al pubblico, dedicandoci un pensiero, augurandosi di trovarci e sorriderci ancora. Poi arriva il 2011, Marco come me:
E poi non resta tempo per raccontare di me I riflettori ormai si sono spenti, e il pubblico non c'è E l'eco delle voci e degli applausi sfuma Un po' di autografi, e qualcuno sa dove si cena Ho raccontato storie, confezionato bugie Verissime e sincere le ho rubate oppure sono mie. Hai visto quanta gente, ho visto sì ma forse Erano qui per uno che si chiama Marco come me, E veste come me e ride come me, Si prende la ribalta ed il calore come se La vita vera poi non riguardasse lui E me la lascia lì buttata fuori dal teatro E neanche sale con me in macchina. E non gli fa paura il tempo che è passato E non s'incazza se gli dicono non sei cresciuto Non si è mai domandato cosa farà domani Se le parole arriveranno per altre canzoni. Invece io ci penso quando rimango solo In camere d'albergo presto che perdiamo il volo. Ed in quest'altra città lo incontrerò stasera C'è il manifesto di uno che si chiama Marco come me E parla come me, si muove come me Guarda una ragazza ed un ragazzo come se Quella felicità mentre cantano con lui Bastasse a riscaldare un camerino freddo Quando mano nella mano vanno via. La macchina è già pronta, ci salgo e metto in moto Ed inseguo ancora uno che si chiama Marco come me.
Ecco, io questo post lo scrivo per quei versi in neretto, cantati nel 2011, ma evidentemente non tanto lontani. Questo testo l'ho voluto mettere tutto perché tagliarlo non aveva senso. È un appello, sta dicendo qualcosa di spiacevole e lo sta dicendo - di nuovo - a noi fans. Ci sta dicendo, già nel 2011, che è una vita che gli pesa e l'affetto del pubblico forse non è più sufficiente.
L'album del 2017 è stato interessante, ma non memorabile. Sono usciti singoli nuovi, pubblicati in raccolte con canzoni vecchie, ma un album di 7-12 canzoni tutte nuove lo stiamo ancora aspettando.
Questo post non è una lamentela, più che altro è uno sfogo. Quindi - chissà che Marco non passi di qui - lo finisco con un saluto: il tuo pubblico ti aspetta, ma grazie comunque di tutto fino a ora e in bocca al lupo.
Il 18 settembre 2024 Marco Masini compirà 60 anni... magari il prossimo album uscirà in quella occasione
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gregor-samsung · 1 year
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“ C’era un brutto clima. Da mesi i complottisti e gli ambientalisti, che spesso sono la stessa cosa, insistevano a dire che la causa di tutti quei tumori erano le armi che si sparavano al Poligono ed eravamo nervosi, militari e cittadinanza. Qualcuno in paese aveva dato retta alle voci sull’utilizzo dell’uranio impoverito e un magistrato aveva aperto un’inchiesta, facendo tirar su dalla terra salme vecchie addirittura di dieci anni. Colpa delle denunce dei veterinari della ASL, che erano venuti per fare le analisi agli animali e invece che sulla salute delle pecore avevano raccolto informazioni su quella dei pastori. Sono venuti anche a casa nostra a parlare con mio marito devastato dalla chemio, chiedendogli di tutto senza rispetto, dove pascolava, e quanto vicino era al Poligono, e dove macellava e un sacco di altre domande che con le pecore non c’entravano niente. Quando lo dissi al Colonnello lui stette al telefono per più di un’ora con qualcuno a Roma e quello è stato l’unico caso in cui gli ho sentito alzare la voce. Quando ha chiuso la telefonata mi ha detto: «Vede signora cosa succede quando uno vuole fare il dottore e non passa l’esame di ammissione a medicina? Finisce a fare il veterinario, visitando le persone come se fossero animali e gli animali come se fossero persone. Ciascuno dovrebbe fare solo il servizio di cui è incaricato». Lo capivo benissimo. In un posto dove si lavora già con fatica, dove i militari dicono che non c’è niente, il ministro della Difesa dice che è tutto regolare e la gente che ci vive non ha nulla di cui lamentarsi, perché la parola di un veterinario deve valere di più? Parlavano di uranio impoverito, ma eravamo noi a essere stati impoveriti per anni, prima che aprissero la base militare e dessero lavoro a mezza comunità. Lo capisce anche un bambino che se ti metti ad aprire le tombe dicendo che si muore per colpa del Poligono metti a rischio l’economia di una provincia. “
Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, Mondadori, maggio 2023¹; pp. 76-77.
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Stanno facendo tanta polemica per la pizza di briatore o la pizza napoletana
A me fanno schifo entrambe
In realtà per me è tutta merda se non è la pizza che viene fatta nel mio comune in Sicilia e neanche in provincia
Anzi se poi cambi provincia, la pizza cambia completamente
Però se vogliamo essere un po' più buoni, magari accetto la pizza da Roma in giù
A nord fa proprio schifo, la pizza è solo un po' di pasta giusto per avere una base su cui mettere i condimenti, perché il condimento è l'alimento principale, la pasta è solo contorno, sottilissimo, fragilissimo, che devi necessariamente piegare due o tre volte altrimenti ti casca tutto perché c'è una differenza notevole di peso, tra condimento e pasta appunto
E poi finisce che mangi pasta e condimento separatamente, quindi l'alternativa è trasformare la tua pizza calda in una sorta di panino
Tutto ciò è sbagliatissimo, da noi al sud è l'esatto contrario
La pasta è la cosa più buona, l'alimento principale, il condimento è contorno
Una pizza veramente buona la puoi mangiare anche senza condimento e anche 2 o 3 giorni dopo
Ma non facciamo guerra tra noi inutilmente, pensate agli americani che davvero credono di essere i migliori pizzaioli del mondo, poveri illusi...
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ilblogdellestorie · 8 months
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Sono passati sette anni dalla tragedia dell'hotel Rigopiano: era il 18 gennaio 2017 quando, alle 16.49, una valanga travolse e distrusse il lussuoso resort alle pendici del versante pescarese del Gran Sasso, provocando la morte di 29 persone. 
Tra le vittime della valanga che ha travolto l'hotel anche Valentina Cicioni, 32 anni, originaria di Mentana e infermiera al Policlinico Gemelli di Roma. Era in vacanza con il marito Giampaolo, di Monterotondo, estratto vivo da quella montagna di neve e detriti che ha sommerso tutto. Erano andati lì per festeggiare il loro anniversario di matrimonio, lasciando a casa con i nonni la figlioletta di appena cinque anni. Una breve vacanza per godersi un po’ di relax e che invece si è trasformata in tragedia.
Il 18 gennaio 2017 la regione era in piena emergenza maltempo: la neve superava anche i due metri, mentre migliaia di cittadini, su tutto il territorio, erano senza energia elettrica. A partire dalla mattina si registrarono quattro scosse di terremoto di magnitudo superiore a 5, con epicentro in provincia dell'Aquila. Gli ospiti dell'hotel erano spaventati e volevano andare via, ma la neve non consentì loro di ripartire. Ci furono diverse richieste di aiuto e soccorso, tra cui quelle di alcune delle vittime. Richieste che, però, non trovarono risposta. Nel pomeriggio, poi, la tragedia, quando il resort fu travolto da quell'inferno di ghiaccio e detriti pesante 120mila tonnellate.   
Oggi i parenti delle vittime si riuniscono e si incontrano a Rigopiano per ricordare i propri cari. Alle 15 una fiaccolata davanti all'obelisco dell'hotel, seguita dalla deposizione di fiori, da una messa e dalla lettura dei nomi dei "29 angeli". Alle 16.49, un coro intonerà "Signore delle cime", poi verranno liberati in cielo 29 palloncini bianchi. Commemorazioni sono previste anche a Chieti e a Montesilvano (Pescara).   
I parenti delle vittime pretendono ancora che sia fatta giustizia. Il processo di primo grado, a febbraio 2023, si era concluso, con rito abbreviato, con 25 assoluzioni e cinque condanne. Condannati il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, a 2 anni e 8 mesi di reclusione, il dirigente del settore viabilità della Provincia di Pescara e il responsabile del servizio viabilità dell'ente, Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio (3 anni e 4 mesi di reclusione), l'ex gestore dell'albergo, Bruno Di Tommaso, e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica per l'intervento sulle tettoie e verande dell'hotel (sei mesi di reclusione ciascuno). É in corso da dicembre il processo d'appello all'Aquila: la sentenza è prevista per il prossimo febbraio.
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