#antimilitarismo
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ideeperscrittori · 7 months ago
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SULLA LEVA OBBLIGATORIA
Un 17enne ha ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni. È un fatto orribile che ha prodotto accese discussioni e io ho commesso l'errore di leggere i commenti sui social network.
Tanto per fare un esempio, un tizio ha scritto: "Queste cose succedono perché non c'è più la leva obbligatoria".
Un sacco di gente gli dava ragione.
Pioggia di like e applausi.
Bene.
Anzi, male.
Io sono radicalmente antimilitarista, quindi potete immaginare il mio punto di vista sull'argomento.
Ma vorrei aggiungere che:
1. L'omicida ha 17 anni. Il servizio di leva riguardava persone maggiorenni. Quindi che diavolo c'entra? Ma un minimo di logica?
2. Ci manca solo la leva rivolta ai minorenni.
3. Sono nato nel 1973 e ho vissuto gli anni Ottanta e Novanta. In quel periodo, malgrado la possibilità dell'obiezione di coscienza, c'erano moltitudini che facevano il servizio di leva. E credetemi: le pagine di cronaca non erano una testimonianza di pace, concordia e fratellanza universale.
4. Non fai una bella pubblicità al servizio di leva se ti vanti di averlo fatto e poi scrivi commenti di una superficialità sconcertante. Significa che qualcosa è andato terribilmente storto nella tua vita. Forse proprio durante il servizio di leva. Strano.
5. L'esercito ha prodotto fascisti come Vannacci.
[L'Ideota]
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gregor-samsung · 1 month ago
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“ Se in Russia era vietato parlare di guerra, in Italia era proibito parlare di pace. La prima risoluzione fatta votare dal governo Draghi al Parlamento per armare l’Ucraina, in barba all’articolo 11 della Costituzione, parlava soavemente di “armi non letali”, come se si potessero inviare fionde, cerbottane, fuciletti a tappo, pistole ad acqua o a coriandoli e lingue di Menelik. Poi si è bandita l’ipocrisia e ammesso che, sì, le armi erano letali, ma servivano alla “de-escalation”. Restava da capire che cosa fosse allora l’escalation, visto che l’avevamo sempre intesa come un aumento delle armi. Di conseguenza, quando il leader 5 Stelle Giuseppe Conte s’è opposto all’aumento della spesa militare fino al 2% del Pil entro il 2024 chiesta da tutti gli altri grandi partiti (circa 15 miliardi di euro in più all’anno), il «Corriere della Sera» titolava sulla sua “escalation anti-armi” e «Repubblica» sulla “escalation grillina”. Quindi ora escalation significa meno armi e de-escalation più armi: basta intendersi. Ancora «Repubblica»: «Pronte nuove armi per Kiev, ma Draghi: “Cercare la pace”»; «Letta: “Le armi fanno vivere la pace”» (è il disarmo che la ammazza, la pace). E «La Stampa»: «L’Anpi è troppo pacifista» (come quella ragazza che era rimasta “un po’ incinta”). A furia di scambiare la guerra con la pace, anche Draghi andava in confusione e intimava agli italiani di «scegliere tra la pace e i condizionatori accesi», come se le due cose non coesistessero pacificamente (in tempo di pace nessuno ha mai messo in dubbio i condizionatori accesi: è la guerra che potrebbe costringere gli italiani a spegnerli; motivo in più per favorire la pace, o almeno una tregua, al più presto). Il Papa – anche lui in odor di putinismo – dissentiva sul riarmo e definiva «pazzi quelli che vogliono aumentare la spesa militare al 2% del Pil» (cioè Draghi, Letta Jr e le altre destre). E il premier? «Draghi ringrazia il Papa» («Corriere della Sera»). Pazzo, ma riconoscente.
In questa follia collettiva gli amici diventavano nemici, i buoni diventavano cattivi, e viceversa. Boris Johnson, da truce sponsor della Brexit, del trumpismo, del sovranismo, del populismo e del negazionismo sul Covid, diventava idolo degli atlantisti per il suo totale asservimento a Washington. Il governo polacco, negatore dei diritti civili e dell’indipendenza della magistratura, da sempre “paria” d’Europa con tanto di procedure di infrazione e minacce di espulsione, veniva elogiato e ossequiato (ma soprattutto perdonato) da tutti per la sua postura bellicista contro gli odiati russi. I nazisti del Battaglione “Azov”, da sempre onta dei governi ucraini per le loro insegne ispirate alla svastica, per l’ideologia suprematista e antisemita, e per i report dell’Onu, di Amnesty International e dell’Osce che li additano come autori di efferati crimini e torture contro i civili russofoni in Donbass e non solo, venivano riabilitati e addirittura esaltati sulla Rai del “servizio pubblico” (da Massimo Gramellini), su «Repubblica», sul «Corriere della Sera» e sul «Foglio» (a firma di un’ex spia prezzolata della Cia: Giuliano Ferrara). In compenso, il vignettista Vauro veniva additato come “antisemita” per aver disegnato il naso un po’ troppo grosso a Zelensky (come sempre avviene nelle caricature). Insomma, il tentativo di trasformare una guerra regionale in una guerra mondiale aveva ottime speranze di successo, grazie a una mirabile divisione dei compiti che Antonello Ciccozzi, docente di Antropologia culturale all’Università dell’Aquila, fotografava così: «In Ucraina, alla rappresentazione dualistica tra invasi e invasori, dovremmo aggiungere un terzo elemento: gli invasati». “
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Dalla prefazione di Marco Travaglio a:
Franco Cardini, Fabio Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Paper First, Maggio 2022 [Libro elettronico]
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aitan · 1 month ago
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"Siamo governati da volpi guerrafondaie che cercano di convincerci ogni giorno che, se loro continuano a costruire armi, lo fanno per il bene del pollaio.
(E il caso vuole che il ministro della guerra, prima di sacrificarsi a fare il ministro per il bene di tutti i galli e le galline della fattoria, era pure il presidente delle aziende costruttrici di armi a difesa del pollaio)."
Da aitanblog.wordpress.com/2025/02/18/voci-che-risuonano-nel-frastuono-dei-bombardamenti/
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brunojordanposts · 3 days ago
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Manifiesto: 'No nos resignamos al rearme y a la guerra en Europa'
     ¿Hay alguien, en Europa o en cualquier otra parte del mundo, que no quiera defender a sus seres queridos de una posible amenaza? ¿Que no desee alejar la sombra terrible de la violencia de su vida y la de los suyos? ¿Que no sueñe con un futuro en el que sus hijos e hijas, los de sus amigos y vecinas puedan vivir en paz, desarrollarse como personas, tener trabajos dignos, habitar un planeta…
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marcogiovenale · 8 months ago
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domani, 2 agosto, a ostia: lettura di poesie antimilitariste
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sobrelaanarquiayotrostemas · 8 months ago
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Maria Occhipinti (Vida y obra)
Maria Occhipinti (1921-1996). Nació 29 de julio de 1921 en Ragusa, Sicilia (Italia) fue una anarcafeminista italiana. Se hizo conocida como “un emblema de la protesta de las mujeres sicilianas” a mediados de los años cuarenta, [1] ya que en 1945 participó en una revuelta contra el reclutamiento en Ragusa, Sicilia, (Italia) . Se dio a conocer a través de su libro “Una donna di Ragusa” ( “Una mujer…
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ermeteferraro · 1 year ago
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Dare nuove gambe alla nonviolenza in cammino.
Mao Valpiana e Daniele Taurino (Mov. Nonviolento) Ho partecipato sabato 24 febbraio – in rappresentanza del MIR Italia – al XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, che si è tenuto a Roma dal 23 al 25 presso lo Spazio Pubblico- FP CGIL. Il Movimento – fondato nel 1964 da Aldo Capitini – si è riunito, dopo una lunga parentesi dovuta anche al periodo della pandemia, per portare il…
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mermaidphilosophyblog · 2 years ago
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Com 349 cm de altura por 776,5 cm de comprimento, Guernica, uma das obras mais famosas de Pablo Picasso (1881–1973), pintada a óleo em 1937, é uma “declaração de guerra contra a guerra e um manifesto contra a violência”. O quadro, além de ser um ícone da Guerra Civil Espanhola, é hoje um símbolo do antimilitarismo mundial e da luta pela liberdade do ser humano.
Durante muitos anos esteve em Paris Atualmente, a tela se encontra no “Museu Nacional Centro de Arte Rainha Sofia”, em Madrid, na Espanha.
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sossupummit · 4 months ago
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Arthur Lehning (1924). Traducido por Libertamen Fuente: L’idée anarchiste n°10-11 del 13 agosto y  n°12 del 12 septiembre de 1924 Mientras el movimiento socialista moderno no fue parlamentario, tuvo un carácter antimilitarista y revolucionario. La primera internacional, la Asociación Internacional de Trabajadores, fue el primer gran intento de unir a los trabajadores de todos los países bajo la bandera de la lucha de clases y la liberación de la esclavitud del trabajo. Su idea motriz era que la liberación de los trabajadores debía ser obra de los propios trabajadores, y su arma era la solidaridad económica. Aspiraba a la emancipación del trabajo, y por esta emancipación entendía la igualdad económica, sin la cual la libertad política no es más que una apariencia engañosa. También declaraba que esta liberación no podía ser local ni nacional, sino internacional, y por eso llamaba a los trabajadores a luchar por la solidaridad internacional. A partir de ese momento, los trabajadores no debían tener otra patria que la gran Federación de Trabajadores de todo el mundo. Este espíritu revolucionario, este llamado a la fuerza y ​​solidaridad económica de los trabajadores y a la acción directa se mostró luego en el III Congreso de la Internacional, celebrado en Bruselas en 1868, se debatió la cuestión de la guerra. Se presentó una resolución en la que se afirmaba que sólo hay una clase que tenga la fuerza y la voluntad real de dirigir la lucha contra la guerra: la clase obrera, y que el único medio eficaz de oponerse a la guerra es la paralización del trabajo, es decir, la huelga general. Desgraciadamente, este camino no se siguió durante mucho tiempo. Cuando, en el Congreso de Bruselas de 1891 y en el de Zurich de 1893, Domela Nieuwenhuis presentó una resolución a favor de la proclamación de la huelga general en caso de guerra, se le llamó utópico y exaltado, y se declaró que su resolución era mera fraseología. Domela Nieuwenhuis señaló en vano que su resolución estaba en consonancia con la concepción original de la Internacional y que el vago utopismo del que se le acusaba, mientras apelaba a la clase obrera, encontraba más bien su expresión en la resolución alemana que hacía a la burguesía irresponsable de la guerra.Si las palabras socialdemocracia y socialdemócrata las hubieran cantado Cristo y el cristianismo, el Ejército de Salvación o el Papa, nos habríamos puesto de acuerdo muy rápidamente. La huelga general es una estupidez general, se decía comúnmente en la socialdemocracia de la época. La única manera de conseguir el objetivo era trabajar para que la gente entrara en los cuarteles como socialistas. No parecían entender que el socialismo y los cuarteles eran dos cosas particularmente irreconciliables: al igual que incluso hoy hay gente entusiasmada con el militarismo proletario Scensa, el representante australiano, mostraba un estado de ánimo diferente. Junto con Francia y Noruega, fue el único país que votó a favor de la resolución holandesa. No puedo entender», dijo, «cómo los hermanos pueden permitir que se les ordene destrozarse unos a otros. Si me ordenaran cometer tales asesinatos, sería el primero en disparar a quien me lo ordenara. Por lo tanto, voto a favor de la resolución neerlandesa. Aunque esta concepción no representaba el punto de vista tolstoiano de la no resistencia absoluta a la fuerza (Domela Nieuwenhuis nunca representó tal punto de vista).Sin embargo, era más revolucionaria y realmente más antimilitarista que la concepción oportunista de la socialdemocracia alemana. La socialdemocracia se había adaptado por fin tan completamente a todo el sistema del Estado capitalista que era realmente parte integrante de ese Estado, y puesto que toda su táctica se reducía exclusivamente a ampliar esa influencia, era una imposibilidad absoluta que se posicionara jamás contra ese Estado. Fue la concepción que Marx tenía del Estado la que lo apartó del camino que él había seguido y lo vinculó cada vez más estrecha y exclusivamente a la política parlamentaria y a la lucha de clases «parlamentaria irreconciliable» con una táctica antimilitarista consecuente. La apoteosis de la conquista del poder político tuvo lugar el 1 de agosto de 1914, lo que demostró que en la lucha que la Internacional antiautoritaria había librado bajo la bandera de Bakunin, confió Marx, era Bakunin quien tenía razón.La Internacional Antiautoritaria podía continuar la tradición original de la Primera Internacional, porque siempre se apartó por principio de la política parlamentaria, porque no quería conquistar ningún Estado centralista para implantar el socialismo dictatorial, sino que consideraba que el primer deber del proletario era destruir ese Estado (si reconocía también el centralismo económico) y no esperaba otra salvación que la de la organización económica de los propios trabajadores. Frente al racionalismo y maquinismo preponderantes del autodesarrollo de las relaciones económicas, el anarquismo y el sindicalismo originarios siempre han defendido el elemento psíquico, la voluntad creadora. Por lo tanto, se continuó la tradición antimilitarista revolucionaria original que sólo conocían los anarquistas y sindicalistas, para quienes el antimilitarismo no era sólo un método táctico, sino parte de su visión del mundo, y que sentían que el militarismo era la mayor ofensa a la personalidad humana. Cuando, a principios de este siglo, el capitalismo moderno inició su ascenso sin parangón hacia la fase imperialista, los socialistas libertarios redoblaron sus esfuerzos para prevenir la amenaza de guerra. Así, Domela Nieuwenhuis, junto con algunos camaradas franceses, convocó un Congreso en Amsterdam en 1904, donde se fundó un grupo antimilitarista internacional, el «I.A.M.V.», cuya tarea era unir a todos los antimilitaristas lógicos para luchar contra el militarismo en todos los países [1]. Por diversas razones, la I.A.M.V. sólo pudo sobrevivir en Holanda. Por una serie de razones estrechamente ligadas al desarrollo histórico del pueblo holandés -y en las que no podemos entrar aquí, dado el estrecho alcance de este artículo- es comprensible que el antimilitarismo revolucionario se concentrara en el movimiento holandés. En 1917 se intentó restablecer los vínculos internacionales rotos por la guerra y convocar un congreso -en cuya preparación colaboró Domela Nieuwenhuis hasta su muerte en 1919- que finalmente se celebró en La Haya en Semana Santa de 1921.En vísperas del Congreso, una vez restablecidas las relaciones, se puso de manifiesto que en todos los países habían surgido organizaciones antimilitaristas como consecuencia de la guerra. Éstas tenían ya su propia historia, tradiciones y principios, lo que hacía difícil que pudieran afiliarse a la I.A.M.V. de forma organizada. A pesar de ello, el comité preparatorio del Congreso publicó un amplio trabajo sobre todas estas organizaciones, que era de la mayor importancia. Además, había organizaciones cuyo objetivo no era exclusivamente antimilitarista, como las organizaciones obreras anarcosindicalistas, las organizaciones juveniles, etc., pero que rendían tributo a un punto de vista revolucionario antimilitarista. Se decidió fundar una oficina internacional para concentrar todas las fuerzas revolucionarias antimilitaristas contra la amenaza de guerra y la reacción dominante. La Oficina Antimilitarista Internacional se fundó entonces en el Congreso de La Haya en Pascua de 1921, con la siguiente declaración de principios: La Oficina Antimilitarista Internacional contra la Guerra y la Reacción, compuesta por organizaciones antimilitaristas revolucionarias, Su objetivo es trabajar a escala internacional contra el militarismo. Hacer imposible la guerra y la opresión de las clases trabajadoras: Se esfuerza por fortalecer en la mente de los trabajadores la conciencia de su poder económico decisivo; Hace propaganda a favor de la huelga general y del rechazo masivo del servicio militar; Aboga por el cese inmediato de toda fabricación destinada a la guerra y por la no participación en el militarismo. Se esfuerza por hacer inútiles los ejércitos y las armadas; Rinde homenaje a los que rechazan individualmente todo servicio militar; Se opone con vehemencia a toda tentativa de nueva dominación, ejercida por una intervención querida contra un proletariado que ha roto el yugo capitalista; Contra todas las formas de explotación económica y de opresión militar de que son víctimas las razas de color; Fortalece la unión y la colaboración del proletariado revolucionario de Norte a Sur, de Este a Oeste. En la conferencia de la IAMV celebrada en Berlín en 1923, la Junta revisó su actitud hacia Rusia. Anteriormente, el IAMV había considerado el lado defensivo de la revolución frente a la política de intervención y el furioso terror blanco.Pero ahora se tiene la impresión de que, por diversas razones, la revolución ha llegado a una etapa definitiva y que, desde el punto de vista revolucionario antimilitarista, hay que combatir a los representantes del Estado soviético. Por consiguiente, se decidió extender las actividades de la A.I.M.V. al fenómeno revolucionario ruso. Esta decisión se plasmó en la siguiente resolución: La Conferencia de la B.I.A. (Berlín 1923) considera como una de las consecuencias más peligrosas de la reacción mundial, inmensamente reforzada por la guerra, el hecho de que los revolucionarios de Rusia, en su lucha por la libertad, hayan llegado a emplear cada vez más métodos militaristas. La Conferencia expresa su firme convicción de que no se puede aniquilar la opresión capitalista y militarista, ni conquistar la libertad económica y social mientras se empleen métodos militaristas en la revolución social. Así como la B.I.A. ha protestado siempre contra el servicio obligatorio en los países capitalistas, la Conferencia protesta ahora contra el sistema de servicio obligatorio, que se está impulsando cada vez más en Rusia, y contra la política general de opresión que ha echado por tierra las primeras esperanzas de la revolución. El hecho es innegable: los propios trabajadores construyen sus propias prisiones y forjan sus propias cadenas. La obra de demolición de los cimientos de la esclavitud sólo podrá llevarse a cabo cuando los trabajadores se nieguen a trabajar al servicio de la destrucción y cuando estén dispuestos a realizar únicamente un trabajo humano. A este respecto, John Ruskin ya había declarado que sólo debemos realizar trabajos que beneficien a la humanidad. Y su axioma adquiere aquí de nuevo toda su importancia. Esta fue también la idea central del discurso de Max Nettlau en el Congreso de Londres de 1896, en el que planteó la cuestión de la responsabilidad de los trabajadores por el trabajo que realizan.Declaró que es indigno de un hombre hacer daño a sus semejantes, simplemente porque los capitalistas se lo exigen: Queremos liberar a los hombres ante todo en su mente, apartarlos de hacer aquellas cosas que perpetúan la miseria y la esclavitud de sus semejantes, y crear así una amplia corriente de simpatía y solidaridad que será la base de toda acción futura. Es fácil ver que este pensamiento se relaciona inmediata y esencialmente con el militarismo y lo que de él depende. Además, la idea de abstenerse de toda producción para la guerra y el militarismo ejerció una gran influencia en las tradiciones cristianas y, en particular, en las ideas de Tolstoi. Libertad también escribió: … Es este trabajo de la muerte el que, ocupando a más hombres que el trabajo de la vida, hace posible sobre todo el poder de la burguesía. Y, dirigiéndose a los que pensaban que de repente podría surgir un nuevo modo de vida en sociedad, dijo: La destrucción total va unida a la destrucción parcial. Rudolf Rocker también declaró en su discurso ante la Conferencia de Trabajadores Armamentísticos: No más armas para la guerra.Que el único medio de prevención para poner fin a las masacres organizadas es negarse a fabricar armas. Los congresos internacionales han proclamado con entusiasmo la necesidad de «deponer las armas», pero no han tenido el valor moral de deponer los martillos que las forjan. De nada sirve arrancar a la burguesía todo el aparato del Estado y los medios de producción; pero se trata de destruir estos medios de producción de máquinas asesinas, y este aparato de fuerza del Estado. Esta es la razón por la que los revolucionarios son también los oponentes de este frívolo militarismo rojo; porque en el militarismo están luchando no sólo contra una forma de asesinato colectivo y organizado, sino también contra un estado bárbaro del espíritu humano. Pues el militarismo domina no sólo en la guerra sino también en la paz, no sólo en los cuarteles sino también en la fábrica. La industria moderna ha introducido el sistema disciplinario de los cuarteles en la organización de la producción, tal y como lo formuló de Ligt. El capitalismo se opone tanto más al socialismo cuanto que está de acuerdo con el espíritu de guerra. De nada sirve acabar con el militarismo blanco si es sustituido por nuevas formas de militarismo.La revolución proletaria exige medios distintos a los de la guerra burguesa. Las relaciones obreras modernas han introducido por sí mismas medios de lucha y de liberación, como la huelga general, que no sólo golpean el corazón del capitalismo, sino que tienen una gran importancia moral para los trabajadores. Sobre todo, son el medio más adecuado para alcanzar el objetivo, ya que permiten a los trabajadores desplegar todo su poder, no en el terreno del militarismo y la guerra, sino en el terreno económico. El militarismo no sólo se utiliza contra el enemigo exterior en la batalla de los intereses económicos de los diversos grupos capitalistas dominantes y para la opresión de las razas de color, sino que también se utiliza contra el enemigo interior. Por consiguiente, el concepto de antimilitarismo burgués no es más que una broma, ¡ya que burguesía ya significa guerra! La paz en la sociedad burguesa es una guerra latente. Por lo tanto, no hay nada que esperar de aquellos movimientos que mantienen el sistema económico dominante, o que no quieren cambiar nada fundamental en él, y que, luchando contra las consecuencias de la guerra y del capitalismo, descuidan la lucha contra sus causas reales.No podemos elegir una posición intermedia entre la guerra y la revolución, porque no la hay. Lo mismo ocurre con la famosa Sociedad de Naciones, a la que esperamos hoy como esperábamos los Parlamentos antes de la guerra. La Sociedad de Naciones no es un vínculo de pueblos, sino un vínculo de Estados y gobiernos que, en realidad, representan los intereses de los grupos capitalistas que se agitan detrás de ellos, porque hoy no hay más política que la ordenada por el capitalismo. La socialdemocracia defiende hoy esta Sociedad de Naciones como defendía el parlamentarismo antes de 1914, fuera del cual, decía, no había salvación. Es fácil prever lo que podría esperarse, en caso de guerra, de esta Sociedad de Naciones y de esta socialdemocracia, mientras cuente en su seno con «dirigentes» de la II Internacional como el socialdemócrata chovinista Vandervelde, que es, además, ministro de Su Majestad y que todavía hoy declara que no podemos oponernos a una guerra defensiva. Esta mentira chovinista sobre la guerra defensiva es una de las principales razones por las que la guerra moderna sigue siendo posible. Pero, como ya se ha dicho, el militarismo no sólo sirve para hacer la guerra en el extranjero, sino que también es el apoyo más fuerte y eficaz del Estado. Puesto que la policía y la burocracia, los estatistas, representan diversas y particulares formas de militarismo, puede decirse con certeza que el poder del Estado se construye sobre la fuerza del militarismo; por otra parte, está claro que el militarismo desaparece si se destruye el Estado. Porque el Estado significa dominación y explotación, es decir, esclavitud, y el estado de ánimo militarista sólo es posible mediante la esclavitud. La dominación y la explotación significan la negación del socialismo, que es la colaboración fraternal de personalidades libres. El militarismo es la negación del socialismo. El ejemplo de Rusia ha demostrado que el Estado proletario está sometido a la ley de hierro de toda política. Necesita un militarismo, dedicado en apariencia a los intereses del pueblo, pero, en realidad, al servicio de la conservación del Estado. Quien quiera el Estado debe querer un Estado nacional. Y quien quiera un Estado nacional debe querer la guerra.El fascismo, esta organización militarista de la contrarrevolución, y esta contrarrevolución del militarismo, sólo ha podido sobrevivir en el terreno del Estado nacional. Por eso la Declaración de Principios de la I.A.M.V. afirma con razón que la creencia en el Estado debe ser combatida por encima de todo, porque convierte al hombre en esclavo del militarismo y amenaza incluso su derecho a la vida. El antimilitarismo tendrá una tarea que cumplir en la revolución, donde será una cuestión (todos los revolucionarios están de acuerdo en esto) de intensa humanidad, solidaridad voluntaria y libertad. El militarismo es la negación de la libertad, la negación de la solidaridad, la negación de la humanidad. La idea de revolución está estrechamente ligada a la idea de antimilitarismo, del mismo modo que el antimilitarismo es indisoluble de la revolución. Notas [1] Este año la I.A.M.V. conmemorará el vigésimo aniversario de su fundación. La influencia socialista-libertaria de esta organización antimilitarista es única en el movimiento obrero moderno.   Tags: antimilitarismoEnlaces relacionados / Fuente: https://libertamen.wordpress.com/2024/11/27/el-antimilitarismo-revolucionario-y-la-internacional-antimilitarista-1924-arthur-lehning/
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angelariasdominguez · 1 year ago
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§ 3.352. La americanización de Emily (Arthur Hiller, 1964)
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Un título un poco raro que, además, sí es traducción fiel del original. No se sabe muy bien qué quiere significar, pero a medida que lo descubres te das cuenta de lo inoportuno que es. Pareciera como si la "americanización" consistiera en racionalizar y normalizar la seudo prostitución de las mujeres por favores de los militares de los ejércitos extranjeros.
El papel de Julie Andrews es bueno. Es una actriz impresionante. Una cara y una sonrisa verdaderamente deslumbrantes. 
Pero el papel verdaderamente brillante es el de James Garner. Nunca pensé que podría tener un papel tan lleno y tan profundo.  Soporta diálogos que no creía que podría desempeñar. Me he llevado una sorpresa. Agradable sorpresa.  
Melvyn Douglas, tan sobrio y elegante como siempre, y James Coburn formal y oficioso. 
Me ha gustado. Me parece interesante y la recordaré por tiempo.
La historia de amor está muy lograda, y es verdaderamente tierna y conmovedora. 
Rezuma, es evidente, un antimilitarismo concienzudo, muy de la época. 
El guionista es William Bradford Huie, quien firmó también el  guión de "La rebeldía de la Sra. Stover" (Raoul Walsh, 1956), una película con la que tiene un cierto parecido, lejano, pero parecido.
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ideeperscrittori · 1 year ago
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"LOGICHE" DI GUERRA
– Li attaccherete?
– Sicuramente.
– Perché?
– Perché potrebbero attaccarci.
– Cosa ve lo fa pensare?
– Sono stranamente convinti che il nostro paese sia pronto ad attaccarli.
FINE
[L'Ideota]
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gregor-samsung · 1 month ago
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“ Per comprendere le dimensioni della tragedia in Ucraina è necessario risalire alle cause che determinarono il crollo economico, politico, culturale e sociale che ha visto il paese dividersi in due parti, che dal 2014 sono effettivamente in guerra. Il problema più grande della lacerazione dell’Ucraina non è riconducibile solo a ragioni etniche, esageratamente gonfiate e che in altre circostanze si ridurrebbero a una classica differenza regionale, diluita ulteriormente da una buona dose di ignoranza e di becero campanilismo. La spaccatura del sistema in Ucraina è dovuta soprattutto alle differenze che ci sono tra diverse culture del lavoro e organizzazione dell’impianto industriale. Mentre nelle regioni del Sudest, storicamente luoghi industrializzati, i sindacati sono forti – fattore sociale che non va assolutamente sottovalutato e che fa parte del quadro evoluzionistico della società del Donbass, dove la gente è abituata a legare il proprio destino alla realizzazione professionale presso le strutture industriali, e dove esiste una forma di aggregazione sindacale creata durante l’epoca sovietica – nelle regioni dell’Ovest questa mentalità è quasi assente, e prevale invece una visione più strettamente legata agli affari e alla speculazione, più vicina ai valori del capitalismo occidentale. Il confronto tra questi due mondi ha portato dai primi anni dell’indipendenza dell’Ucraina dall’URSS la società verso una spaccatura.
Gli oligarchi che privatizzarono le fabbriche e gli impianti industriali d’importanza strategica non erano veri e propri imprenditori, che di solito hanno la cultura e le capacità di gestire simili strutture, ma degli amministratori. Gli oligarchi ucraini sono in gran parte speculatori usciti dalla spartizione del paese tra bande criminali avvenuta negli anni Novanta. E se in Russia lo stesso fenomeno è stato fermato dalla politica autoritaria e dittatoriale di Putin, che riportò le strutture di importanza strategica sotto il controllo dello stato, eliminando, in pratica, gli oligarchi (spesso anche fisicamente), in Ucraina è avvenuto il contrario, ovvero l’oligarchia ha preso il controllo sullo Stato e di conseguenza ha iniziato a gestire gli impianti industriali in base ai propri interessi personali. Questo sistema, come ovvio, è risultato fallimentare perché, occupandosi soltanto del profitto e non avendo reali competenze per gestire al meglio un’industria, non ha investito nell’ammodernamento degli impianti, di fatto condannando il paese alla recessione. I prodotti ucraini non sono più concorrenziali rispetto ai prodotti di altri paesi. Ne consegue che nel tentativo di rimanere sul mercato, visti gli alti costi di produzione, i salari dei lavoratori sono stati ridotti, insieme ai loro diritti, fino a che la produzione è diventata insostenibile e l’intero impianto industriale è andato verso la totale rovina. Questa è una delle principali cause della mancanza di fiducia nel governo centrale da parte dei cittadini che vivono nelle zone industrializzate. “
Nicolai Lilin, Ucraina. La vera storia, Piemme (collana Saggi PM), Novembre 2022¹; pp. 65-66.
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aitan · 6 months ago
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La guerra è una notte in cui tutti i nemici sono neri (e a te hanno insegnato a odiarli, i neri; odiarli a prescindere, incondizionatamente [...]).
[...] La guerra è una notte che cala sulla nostra comprensione mentre alla luce fioca di una lampada a petrolio pescecani, sciacalli e avvoltoi si spartiscono il bottino (santa, santa la guerra e le impennate del capitale!).
[...] La guerra è il male assoluto fatto carne e sangue (la guerra si può solo rifiutare [...]).
Da aitanblog.wordpress.com/2024/03/07/noche-de-guerra
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soldan56 · 3 years ago
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marcogiovenale · 11 months ago
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ogni martedì mattina h. 10:30, ostia: letture di testi antimilitaristi @ casa clandestina, a cura dei poeti del parco
cliccare per ingrandire cliccare per ingrandire _  
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goodbearblind · 3 years ago
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By @Antistene on Twitter
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