#poesia civile
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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I giorni della ferriera di Lucio Zaniboni. Un viaggio poetico tra memoria, resistenza e umanità. Recensione di Alessandria today
"I giorni della ferriera" di Lucio Zaniboni è una raccolta poetica di straordinaria intensità emotiva e narrativa.
“I giorni della ferriera” di Lucio Zaniboni è una raccolta poetica di straordinaria intensità emotiva e narrativa. Con una sensibilità unica, l’autore intreccia ricordi personali e osservazioni storiche, portando il lettore a riflettere sul passato, sulle ferite della guerra, sul sacrificio umano e sulla resilienza dell’individuo. Attraverso immagini vivide e una lingua sapientemente calibrata,…
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cantiereperipli · 6 months ago
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387 // "Microfono poetico per la pace" a Venezia il 16/05/2024
Condividiamo la locandina e i dettagli di un evento al quale parteciperemo domani presso la sede Emergency di Venezia alla Giudecca. Parleremo di pace e con l’occasione presenteremo la nuova edizione del Festival Palabra en el mundo di Venezia (23-24 maggio). . (Articolo a cura di G. Asmundo)
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marcogiovenale · 1 year ago
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due riflessioni (quasi) slegate in un post singolo
1) ma i poeti civilissimi e assai generazionali? l’impegno? dove stanno? non necessariamente in poesia, anche solo in piazza o su facebook. chissà. si saranno accorti che è in corso un genocidio? fino a poche settimane fa incartavano o guardavano incartare la doggy bag dei punti allo StregaPoesia. staranno partecipando ad altri premi? 2) ma si parla ancora del male del colonialismo, vero? cioè:…
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intotheclash · 2 years ago
Quote
Sono spezzata in due ma Io conquisterò me stessa. Io riesumerò l'orgoglio. Io prenderò le forbici e amputerò la mendica. Io prenderò il pie' di porco e in me scassinerò i pezzi di Dio scassati. Come un enorme puzzle Lo ricomporrò, con la pazienza del giocatore di scacchi. Quanti pezzi? Paiono migliaia, Dio travestito da puttana di un viscido verde alga, Dio travestito da vecchietto che barcolla ciabattando, Dio travestito da bambino tutto nudo senza pelle, molliccio come un avocado sbucciato. E altri, altri, altri. Ma Io tutti li conquisterò e una nazione di Dio costituirò - infine in me unificata - un'anima nuova costruirò vestita di pelle. Poi mi metterò una camicia e canterò l'inno: Canto di me stessa.
Anne Sexton - Guerra civile
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lorenzospurio · 7 months ago
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N.E. 02/2024 - "La poesia realistico-simbolica di Josè Russotti", saggio del prof. Giuseppe Rando
La vasta produzione poetica – in dialetto messinese (di Malvagna) e in lingua italiana – di Josè Russotti (31 marzo 1952 – Ramos Mejìa – Argentina) appare fortemente omogenea sul piano tematico ma assai diversificata sul piano stilistico-linguistico (per peculiarità che sono tutte da verificare) e come attraversata da una perenne, progressiva ricerca espressiva: opera, senza meno, in fieri di un…
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erick-saqui · 1 year ago
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—Miguel Hernández, El rayo que no cesa.
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Miguel Hernández
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acalmaraalma · 2 years ago
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A única parte do hino que me interessa é verás que um filho teu não foge à luta!
#democracia #antiextremista
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opioplutonico · 5 months ago
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Tem coisas que não sei como dizer, então escrevo.
Escrevo porque ao colocar uma letra após a outra, numa sequência nem sequer programada, vou entendendo o que eu mesma pretendo me dizer.
É como se o papel fosse um psicólogo mudo que me enche de questionamentos em uma folha em branco e eu, com minha ansiedade catastrófica, preencho com pensamentos.
Ali me desnudo.
No papel eu fico nua.
Um processo íntimo de uma guerra civil interna em que meu ego trava batalhas morais com meu insconciente mais oculto e inacessível.
Enquanto os olhos fixos no branco sufocante despem palavras que remontam metáforas, as quais até mesmo eu não consigo entender a complexidade.
É sobre dentro. E dentro é um labirinto que arrepia explorar. 
Pra falar de dentro é preciso artimanhas e rodeios que nem mesmo a mão por trás da arte consegue decifrar.
Danço a caneta sobre as linhas do papel como uma bailarina num solo improvisado enquanto fecho os olhos, respiro fundo e deixo a euforia mover meu corpo no seu ritmo.
A mente ganha um véu esbranquiçado que nada diz.
Um manto silencioso gostoso de escutar.
Não há vozes, não há gritos, não háum mundo cuspindo certo ou errado.
Só há.
E esse "haver" é a pura sensação de estar vivo.
No papel eu re-vivo.
Reencontro meu eu perdido em dogmas, crenças e culturas infiltradas no ar que respiro.
No papel eu me espelho.
Vejo a perspectiva de todos os meus lados ocultos.
Como se pudesse me descrever em perguntas enquanto olho para dentro e posso me ler em resposta...
É nessas rasuras que não rimam, não vendem e não descem redondo em leitores alheios onde me renovo.
Onde me refaço eu-lírico para sobreviver poeta num mundo escasso de poesia.
(Ópio Plutônico)
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luluemarlene · 10 months ago
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Sta sera incontro l'uomo del deserto, chiamato così perché l'ho conosciuto quando era in missione in Afghanistan, bloccato là un anno, a causa del covid
È un soldato infatti , e sì ho un debole per le divise 😅 e non solo perché sono eccitanti ma perché volevo fare il soldato e per una serie di ragioni..
niente, sono un civile.
Comunque, torniamo a noi
Ci siamo scritti per anni e divenuti amanti per qualche mese, poi finita per mio volere
Nessuna mira godereccia mi ha pervasa per questa serata perché siamo rimasti buoni amici, o almeno così me la racconto
Il soldato ha fatto tutto il normale percorso per l'elaborazione del lutto/rottura/separazione :
negazione, rabbia, elaborazione , depressione e accettazione
Da manuale proprio!
Ricordo ogni singolo passaggio e se non fosse che capisco e conosco a memoria sto merdoso travaglio, credo che avrei organizzato una spedizione punitiva con tutti i peggiori ceffi che conosco, per fracassare ogni suo singolo ossicino.
E io qualcuno lo conosco eh!
Mi ha fatto paura in un paio di occasioni e infinita tenerezza in altre, ma ho avuto ragione ad attendere pazientemente : era solo chiacchiere e distintivo e adesso è nella fase in cui dice "... come ero scemo eh, mi redo conto di aver esagerato, ma sai la mente umana..." E attacca con dei soliloqui che ascolta solo lui, appunto, dove cita nomi di pensatori sepolti da anni.
Da Eraclito a Kant fino ad arrivare a Galimberti, che si starà toccando le palle visto che è vivo 😅
Ha una laurea in filosofia che mi fa venire il mal di testa..
Bla bla bla..
Comunque, nonostante tutto io voglio bene all'uomo del deserto, si era innamorato e mi aveva fatto sentire speciale o ricordato come ci si sente quando lo si è per qualcuno
Vabbè, provo a non divagare eh!!
E quindi, tutta sta manfrina?
Perché sta notte, tanto per cambiare non dormivo, e ho pensato, non al soldatino e a come sarà rivederlo dopo 2 anni,
ma a Lui
Lui, chi?
Lui Lui
l'Oreste, dal nome inventato più brutto del mondo, se pur nome mitologico, figlio di Clitennestra e Agamennone ( ma andrò a controllare, potrebbe essere una gran cazzata )
Ok, ok, adesso le divagazioni sono davvero insopportabili
Cazzo c'entra Lui? Eeeh c'entra! perché ho pensato/sognato che sarebbe stato fico scrivergli e chiedergli di vederci nel parcheggio sotto il suo ufficio, dove una delle tante volte gli ho succhiato il cazzo così poeticamente che quando ho alzato la testa dalle sue gambe ero Beatrice e lui Dante ❤️
Lo so, cazzata pure questa , infatti mai succhiato un cazzo poeticamente, anzi, i versi che gli piaceva farmi fare sembravano piu quelli dell'Idraulico Liquido dentro allo scarico intasato
Presente?
Altro che poesia!
Comunque! L'idea era quella di vederlo un po' prima dell'incontro , ma solo per fagli strofinare il cazzo in mezzo alle mie cosce, frugando tra il pelo, senza nemmeno entrare, solo sfregarlo, sul pube, sul clitoride, con il rischio di incendiare tutto e guardargli mettere la bocca a forma di piccola "o", come fa ogni volta che sta godendo ( magari è uno dei falsi ricordi che ho, ma chiessenefrega, è il mio sogno lucido, ci faccio un po' che cazzo mi pare )
Il membro turgido infilato lì al calduccio, con le mutandine leggermente abbassate e poi guardarlo godere ed esplodere sulla stoffa interna, e lasciare una bella macchia biancastra e appiccicaticcia
Madonna, mi bagno come una puttanella
Poi risistemo le mutande e dall'esterno schiaccio bene il tutto sul pelo nero
Piccoli movimento circolari per fare in modo che la sua essenza arrivi alla mia pelle e gli odori si mischino a creare la fragranza che mi accompagnerá tutta la sera.
Lui sarà con me, sentirò le mutandine bagnate, l'umido ad ogni movimento, e penserò
"perché nn mi sono fatta sborrare in culo che così mi colava tutto giù per le cosce ad ogni passo... " e cristodio, adesso vado a prendere vibrox e me lo pianto anche nelle orecchie perché con sti pensieri, all'uomo del deserto, gli tocca buttarmelo e non si può, che poi mi devo sorbire altri 2 anni di colpe e angoscia con Heidegger e compagnia bella!
Dai, vado.. Sarà una giornata faticosa
Cià.
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robertbundy · 1 month ago
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«Je suis une force du Passé
Tout mon amour va à la tradition
Je viens des ruines, des églises,
Des retables d’autel, des villages
Oubliés des Apennins et des Préalpes
Où mes frères ont vécu.
J’erre sur la Tuscolana comme un fou,
Sur l’Appia comme un chien sans maître.
Ou je regarde les crépuscules, les matins
Sur Rome, sur la Ciociaria, sur le monde,
Comme les premiers actes de la Posthistoire,
Auxquels j’assiste par privilège d’état civil,
Du bord extrême de quelque époque
Ensevelie. Il est monstrueux celui
Qui est né des entrailles d’une femme morte.
Et moi je rôde, fœtus adulte,
Plus moderne que n’importe quel moderne
Pour chercher des frères qui ne sont plus. »
Poesia in forma di rosa, Garzanti, Milano 1964
"I am a force of the Past
All my love goes to tradition
I come from the ruins, churches,
Altarpieces, villages
Forgotten of the Apennines and the Pre-Alps
Where my brothers lived.
I rom on the Tuscolana like crazy,
On the Appia like a dog without a master.
Or I watch the twilight, the mornings
On Rome, on the Ciociaria, on the world,
Like the first acts of Posthistory,
Which I attend by civil status privilege,
From the extreme edge of some era
Ensevelie He is monstrous that
Who was born from the bowels of a dead woman.
And I'm prowling, adult fetus,
More modern than any modern
To look for brothers who are no longer. ”
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inutilidadeaflorada · 9 months ago
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Rosas y Dagas
O côncavo esparrama filhos Há um parâmetro que perdoa Ler poesia não é como ler gráficos Títulos não são princípios
Existe um hábito hilário Todas as vezes que prometo Incendiar os trunfos do passado Reparo a casa como um museu
Neste espaço aberto, a rosa ao povo Cada juízo diz: Clarividência e exagero Cada sílaba torce adagas no leitor Cicatrize o auto civil e imaterial
Há um conjunto de ameaças que avançam Contra a dedução ao mistério Intermediando enxertos cítricos Valsando sozinhos a margem da descoberta
Todos os objetos viram sociologia Pérolas e espelhos, instrumentos de controle Falas abjetas dos homens como uma foice Derretendo cores vivas em uma pasta envelhecida
Velar sinônimos como uma denúncia Esconder mais, proibir com mais força São caminhos que provém de extremos Deixar a percepção minguar, assim uma renúncia
Eu não a tenho, há uma lacuna Em breves momentos, fios de cobre Descarregam sua eletricidade Vindo de encontro ao redigir
A histeria é um triângulo trêmulo Dedicado a traduzir a fome além da semântica E estimula-la em uma anatomia coberta de folhas O tal do menino Pavlol, sentira orgulho
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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"Alla vita" di Nazim Hikmet: Un Inno alla Serietà e alla Bellezza dell’Esistenza. Recensione di Alessandria today
Una poesia che celebra la vita come responsabilità, sacrificio e speranza
Una poesia che celebra la vita come responsabilità, sacrificio e speranza. “Alla vita” di Nazim Hikmet è una delle poesie più iconiche e significative della letteratura moderna. Con un linguaggio semplice ma profondamente evocativo, Hikmet invita il lettore a vivere con impegno, a prendere la vita “sul serio” e a comprenderne il valore intrinseco. Il poeta esplora il significato della vita…
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no-wings-no-angel · 8 months ago
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Quero ouvir você falar sobre Senhora! Principalmente o que você acha do final.
Estava amando esse livro, aí o final foi bem... Ah, tá. Esqueci quem estava escrevendo e em que contexto.
Mas não chegou arruinar o livro para mim, porque a Aurélia é muito diva! (Acho que eu não li Diva).
Faz uma década que eu li, devia reler
Oi oi!! Perdão pela demora!
Meu amor por Senhora é incompreendido e eu tenho muitos Pensamentos Pensantes a respeito. (Uma coisa importante pra saber é que a fonte disso tudo é As Vozes da Minha Cabeça).
É um breakdownzão da Aurélia e do Fernando e da dinâmica dos dois isso aqui.
É bem textão. Ninguém nunca me pergunta sobre Senhora, essa é a oportunidade!
O casamento é estabelecido em Senhora como um contrato, uma transação, puros negócios. O afeto entre os noivos é algo secundário. Não é muito diferente da forma como seria visto na mesma era na vida real. A diferença chave é a Posse: tradicionalmente, nesse casamento católico (estamos na era pré casamento civil) a mulher torna-se posse de seu marido, anteriormente ela era posse de seu pai. Em Senhora, o marido é posse da esposa, e não há passagem de pai para marido.
A Aurélia em geral é uma heroína pouco convencional para a época: apesar de muito jovem ela tem muita consciência das suas próprias finanças e muita experiência de vida, ela passou de miserável para milionária. Ela sabe o quanto as coisas valem para quem não tem nada, mas ainda sim sua fortuna é um ‘cativo submisso’ (ou algo assim, não tenho certeza da quote), meios para um fim. Ela também subverte ao ser plenamente independente, não só financeiramente mas socialmente mesmo, o tio dela é só um guardião legal, não tem domínio algum na vida dela, ela é órfã de pai e mãe e o irmão também é falecido. Ela é sozinha no mundo.
Mas a mulher é vista como dependente do parente homem mais próximo. Aurélia tem essa falta na figura que faz na sociedade. Falta o ‘acessório indispensável para a mulher honesta’, o marido.
Ela acredita que possam ter casamentos por amor, mas entende a influência da riqueza da noiva na equação. Ela se posiciona então como compradora, proprietária, se refere aos possíveis pretendentes pelas quantias que pagaria por eles.
Aí que entra nosso outro protagonista.
O Fernando é um absoluto duas caras, e a pior parte é como ele não percebe. Para ele, sair a passeio no cassino, no teatro, no baile ou qualquer outra parte bem vestido, na última moda, fumando do mais caro e voltar para uma casa pobre com uma família que nem tem o prazer de um passeio no parque é normal. Ele acha certo liquidar não só o próprio salário mas também a pensão do pai falecido com futilidades, aparências, ao invés de preocupar-se com as duas irmãs, coisa que seria função dele como quem tem controle das finanças da casa. Se acha no direito.
Ele não só sabe da importância de aparentar riqueza, mas acha plenamente natural o teatro das aparências. Ele desmancha o noivado com a Aurélia só porque a Adelaide é mais rica. Para ele a decisão é muito simples: Amava a mais pobre? Sim, mas e daí? Podia amar a rica também, se se esforçasse. Você desmancha uma negociação pouco proveitosa, faz outra mais próspera. Matemática simples.
Para ele, amor é algo da poesia, algo de sonho. Não vem necessariamente no casamento. Ele acredita na dita ‘amizade conjugal’. Por isso que, ao receber a proposta de casar com uma milionária desconhecida, ele aceita. Ele depende dessa noiva. Ele pede o dote adiantado até, de tão fudido que ele tá.
Mas perante a sociedade, Fernando é um senhor, um bom moço. De boa família, que vive bem.
Logo depois do casamento, a Aurélia o ultraja, chamando ele de homem vendido, criado, traste, item de luxo dela, a coisa toda. (Essa cena é incrível, ela arranca uma confissão inteira dele, ‘guardei meus beijos para ti’ ‘para mim ou PARA OUTRA MAIS RICA’. 10/10 sem comentários.) Desde então eles estão nessa corda bamba do divórcio. O casamento foi separação de bens. O Seixas tem que pagar o dote de volta. E ele gastou parte dos 100 contos já. Ele está essencialmente preso à Aurélia. Um devedor. Um homem comprado, caro demais pelo que realmente vale. Ele nem usa as roupas que ela comprou pra ele, os sabonetes, perfumes, pentes, nada. Tranca com chave. Até escova de dente ele foi comprar com vendedor ambulante pra não ter que usar nada dela.
Pra mim a melhor parte é o teatro dos recém-casados felizes, ‘sejamos miseráveis, mas não ridículos’ (de novo, não tenho certeza do quote, faz tempo que li). Eles tem um absoluto desgosto um pelo outro. Tem essa cena em específico que o Seixas fala na cara dura que se casou só pelo dinheiro, de cara séria, a Aurélia confirma, dizendo que pagou caro, não com dinheiro mas com o coração. Aí todos acham que foi um gracejo. Ele constantemente tocam nessa ferida, já que pra todo mundo parece que esse arrumadinho de procedência duvidosa casou um uma milionária por interesse (o que é verdade), mas eles fazem graça disso.
Em certos momentos, eles parecem prestes a se apaixonar de novo, mas ou um ou o outro relembra que são casados, que Fernando é uma posse, que ele lhe deve os cem contos. E tudo volta para a estaca zero. Como quando ela desmaia no baile, e pede pro Fernando ficar com ela um pouquinho, ele se preocupa com os convidados. ‘De que me importa essa gente? Você é meu’ mas então ela completa ‘é meu, pois paguei muito caro para tê-lo’
Pra mim o final faz sentido como purificação do relacionamento da Aurélia e do Fernando. Quando o dote é restituído, ele se tornam iguais. O dinheiro foi o que os separou, depois o que os reuniu, e agora que eles estão livres dele por contrato, podem ficar juntos. Isso também volta logo que ele o Fernando deixa a Aurélia, quando ele pergunta se ela poderia amar um homem com quem não se casaria, ela diz que obviamente conseguiria.
Os dois crescem nesse nove meses casados. Os dois percebem as falhas deles na sua relação com o dinheiro. Fernando percebe o quanto errou com Aurélia, ao deixar a mulher que amava por outra mais conveniente. Aurélia vê que não pode resolver tudo com dinheiro, como esperava. Ela pensava que depois de xingar até a 5ª geração do Fernando no dia do casamento ele pediria perdão e seriam felizes. Por mais básico que seja isso, eles precisaram aprender a não ver um ao outro como objetos de valor, mas pessoas. ‘Ciúme é o zelo do senhor pela coisa que lhe pertence, seja essa coisa inanimada ou não’.
Não sei exatamente o que incomoda nesse final, acredito que o ‘aquela que ultrajou-te a tens aqui a seus pés, feliz porque te ama, senhor de minha alma’ (ou algo assim). Me incomodou também. Mas eu vejo isso como uma explicitação da dinâmica deles: Aurélia é senhora de Fernando pois o comprou, é dona dele de corpo. Fernando é senhor de Aurélia pois ela o ama, é dono de sua alma. Eles parecem se completar, dessa forma. Mas obviamente é um texto de seu tempo.
Enfim, falei falei falei. Eu adoro esse livro.
O TL;DR é: eu gosto de relacionamentos estranhos e não convencionais. O amado como posse, propriedade. É uma dinâmica legal. Acho que Senhora é literalmente um dos únicos romances heterossexuais que eu gosto, sem brincadeira.
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Per noi socialisti - per quelli almeno, e sono i più, che non hanno ubbie statolatriche e non pensano affatto che in regime socialista l'educazione dei figli debba essere affidata a istituti di Stato, impersonali, operanti meccanicamente e burocraticamente - la famiglia deve essere reintegrata nella sola sua funzione morale, di preparazione umana, di educazione civile. La famiglia attuale non può adempiere questo compito. La preoccupazione maggiore dei genitori non è ora quella di educare, di arricchire la prole del tesoro di esperienze umane che il passato ci ha lasciato e che il presente continua ad accumulare. È invece quella di tutelare lo sviluppo fisiologico della prole, di assicurarle i mezzi di sussistenza, di assicurarle questi mezzi anche per l'avvenire.
La proprietà privata è sorta appunto per ciò. L'individuo, diventando proprietario, ha risolto il problema angoscioso della sicurezza di vita per i suoi figli, per la sua donna. Ma la soluzione che la proprietà privata ha dato a questo problema è una soluzione antiumana; la sicurezza per la prole diventa un privilegio di pochi, e noi socialisti vogliamo che ciò non sia, che tutti i nati di madre siano tutelati nel loro sviluppo fisiologico e morale, che tutti i nati di madre si trovino a essere uguali di fronte ai pericoli, alle insidie dell'ambiente naturale, e trovino tutti in modo uguale i mezzi necessari per educare la propria intelligenza, per dare a tutta la collettività i frutti massimi del sapere, della ricerca scientifica, della fantasia che crea la bellezza nella poesia, nella scultura, in tutte le arti. L'abolizione della proprietà privata e la sua conversione in proprietà collettiva, pertanto, potrà solo far sì che la famiglia sia ciò che è destinata a essere: organo di vita morale.
Odio gli indifferenti [1917-18], A. Gramsci, 1982
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intotheclash · 3 months ago
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Sono spezzata in due ma Io conquisterò me stessa. Io riesumerò l'orgoglio. Io prenderò le forbici e amputerò la mendica. Io prenderò il pie' di porco e in me scassinerò i pezzi di Dio scassati. Come un enorme puzzle Lo ricomporrò, con la pazienza del giocatore di scacchi. Quanti pezzi? Paiono migliaia, Dio travestito da puttana di un viscido verde alga, Dio travestito da vecchietto che barcolla ciabattando, Dio travestito da bambino tutto nudo senza pelle, molliccio come un avocado sbucciato. E altri, altri, altri. Ma Io tutti li conquisterò e una nazione di Dio costituirò - infine in me unificata - un'anima nuova costruirò vestita di pelle. Poi mi metterò una camicia e canterò l'inno: Canto di me stessa. Anne Sexton - Guerra Civile 
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religio-iapygiorum · 7 months ago
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TAOTOR
.: major iapygian deity, possibly a chthonic protector :.
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[IMG TRANSCRIPTION: Daxtas Ψaotorrihi. SOURCE: S. Marchesini, “Epigraphe messapiche del Salento," 78.]
.: :.
The sanctuary at Grotta della Poesia ("Cave of Poetry"), pictured below, was dedicated to Taotor. The sanctuary clearly attracted visitors from all over the Mediterranean, based on votive inscriptions found in a number of languages; however, Taotor doesn't appear to have been syncretized with any Roman or Greek deities.
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[IMG DESCRIPTION: photo of a natural sinkhole cave along the Salentine coast. SOURCE: Lino M on Flickr]
Grotta della Poesia is a difficult place to get to: Lomas (see below) suggests it might have only been accessible by boat until more recently. The fact that so many people journeyed there despite the difficulty suggests this sanctuary, and therefore worship of Taotor, was clearly significant. Taotor is also placed particularly prominently among a series of three deities on an altar at Rudiae.
Analysis of certain Messapic inscriptions suggests an association of Taotor with the infernal, and Lamboley (cited below) suggests that perhaps Taotor signifies “protector” or “savior”—appropriate names for a chthonic deity being petitioned for aid. Santoro, on the other hand, suggests a relationship with the Indo-European root *teutā, meaning “community” or “civilization.” Taotor is given the epithet Andirahas in inscriptions at Grotta della Poesia.
.: :.
Sources:
Auriemma, Rita, and Flavia Frisone. “I Santuari Costieri Del Salento.” In Nel Mare Dell’intimità. L’archeologia Subacquea Racconta l’Adriatico. 284–285. Roma: Gangemi Editore, 2017.
Lamboley, J.-L. Recherches sur les Messapiens. Roma: École Française de Rome, 1996, 434-5.
Kathryn Lomas. “Crossing Boundaries: The Inscribed Votives of Southeast Italy.” Pallas, no. 86 (October 30, 2011): 311–29. https://doi.org/10.4000/pallas.2208.
Marchesini, Simona. 2015. “Epigrafi messapiche del Salento.” l’Idomeneo 19: 69–78. https://doi.org/10.1285/I20380313V19P69.
Santoro, Ciro. “Il Lessico Del ‘Divino’ e Della Religione Messapica.” In Atti Del IX Convegno Dei Comuni Messapici, Peuceti e Dauni. Societa di Storia per la Puglia, 1989, 72-3.
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