#mistero e delitto
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Era una Geniale Canaglia di Luigi Manglaviti: Un Thriller Psicologico che Sfida la Verità. Recensione di Alessandria today
Luigi Manglaviti ci porta in un intricato labirinto di verità e menzogne, tra sociologia, jazz e delitti in un racconto corale sorprendente.
Luigi Manglaviti ci porta in un intricato labirinto di verità e menzogne, tra sociologia, jazz e delitti in un racconto corale sorprendente. Recensione del RomanzoIn Era una Geniale Canaglia, Luigi Manglaviti propone un’opera densa e sfaccettata che va oltre il semplice thriller. Il protagonista, un architetto e jazzista di fama, diventa al centro di una narrazione caleidoscopica fatta di…
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Delitti di provincia: la circe della versilia
Maria Luigia Redoli, la Circe della Versilia. Amante, follemente innamorata di uomini e divertimento. Concupita e truffata da chi dell’incerto avvenire predisse smazzando carte, s’invaghì del giovane Carlo, bell’imbusto a cavallo. Figli adulterini squinternati, cene e spese folli, tutto alle spalle del vecchio Iacopi, l’usuraio, che tanto santo non fu nemmeno lui. Tradimenti, prodigi e magia…
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Omicidio Mary Rogers: Il Mistero della Bellezza di New York
Mary Rogers era una commessa bellissima di una tabaccheria a New York. Fu assassinata nel 1841 in modo brutale. Questo omicidio sconvolse la città e ispirò Edgar Allan Poe a scrivere “Il Mistero di Marie Rogêt”. Nonostante le indagini intense, l’assassino di Mary Rogers non fu mai trovato. Questo caso rimane un enigma che affascina scrittori e storici da generazioni. Punti chiave Mary Rogers era…
#Bellezza e tragedia#Caso irrisolto#Delitto Mary Rogers#Mistero della Bellezza di New York#New York City#Omicidio Mary Rogers#Storia misteriosa
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e-nìg-ma Dal greco àinigma, derivato del verbo ainìssesthai parlare per enigmi, a sua volta da àinos racconto, favola. Questa parola è vertiginosa: ci descrive un mistero profondo, pieno di strette ambiguità, un rovello che impegna duramente l’intelletto. Ma il suo primo significato è più ameno di quanto il colore e l’uso consueto di questa parola non suggerisca; infatti, indica in primis l’indovinello. Non dobbiamo farci fuorviare dal fatto che ‘indovinello’ è un diminutivo, e ci pare subito qualcosa di simpatico. La storia di brevi componimenti poetici allusivi, che sfidano a scoprire il loro oggetto coperto, è molto antica e decisamente seria. Basti pensare alla figura mitica della Sfinge, che fuori Tebe proponeva i suoi enigmi ai viaggiatori, sbranandoli se non riuscivano a risolverli. Fra l’indovinello e la generica frase oscura il passo è breve: si può notare che il professore parla per enigmi, saggiando l’acume dei suoi studenti, nell’enigma del referto medico è nascosto il responso atteso con tanta apprensione, e la risposta enigmatica ci lascia nel dubbio. Ed è dall’oscurità di questi detti che oggi l’enigma prende il significato più generale di fatto inspiegabile, di mistero. Può essere un enigma la costruzione in fisica di una teoria unificata delle forze, può essere un enigma il comportamento indecifrabile di una persona, così come la dinamica di un delitto. Non a caso la celebre macchina crittografica usata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale fu chiamata proprio ‘Enigma’; con una vena di compiacimento, questo nome attinge all’immaginario millenario di uno sforzo mentale vano davanti alle fitte tenebre di un segreto - evidente ma impenetrabile. O quasi.
unaparolaalgiorno.it/significato/enigma
#greco#etimologia#parole#parola#la bellezza del linguaggio#linguaggio#lingue antiche#enigma#articolo
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The Killing: un viaggio oscuro tra delitto e redenzione.
Introduzione alla serie
The Killing è una serie televisiva crime disponibile su Disney+, remake di un prodotto danese tratto dalle opere dello scrittore David Hewson. La serie statunitense è divisa in quattro stagioni. Le prime due narrano il caso dell’omicidio di una diciannovenne Rosie Larson. Mentre la terza e la quarta trattano altri due casi diversi. Le prime tre stagioni sono composte da 13 episodi mentre l’ultima da sole 6 puntate.
I protagonisti sono una coppia di detective della squadra omicidi: Sarah Linden e Stephen Holder. Insieme dovranno affrontare il crimine nella città di Seattle e affrontare i drammi delle loro vite.
La serie è stata accolta molto positivamente dal pubblico e dalla critica. Personalmente è stata una tra le serie televisive più interessanti e coinvolgenti che io abbia mai visto.
L’ambientazione e l’atmosfera noir di Seattle
I protagonisti sicuramente sono i detective e le famiglie delle vittime, specialmente nella prima e nella seconda stagione. Ma da padrona la fa Seattle. I suoi angoli nascosti, la pioggia costante che infradicia i vestiti di Holder e i capelli di Linden.
Il clima rafforza ancora di più l’atmosfera cupa e asfissiante della trama. Come se la pioggia simboleggiasse il mistero e gli ostacoli che circondano i due detective. Il peso dei vestiti grondanti di pioggia è lo stesso peso che grava su Sarah e su Stephen.
Il tutto è immerso in una fotografia quasi grigia e tonalità che ricordano la tradizione noir. L’inquietudine e la tensione che viene costruita una puntata dietro l’altra.
I personaggi principali e la loro evoluzione
Sarah Linden: il ritratto di una detective tormentata
Sarah Linden è impersonata da Mireille Enos. Il personaggio della detective è scritto meravigliosamente. La tenacia e il coraggio di Sarah vanno pari passo con la sua testardaggine e ostinatezza. Le sue difficoltà familiari e il suo passato travagliato hanno profondamente segnato il suo modo di essere. Quello che ha passato durante la sua infanzia ha segnato in modo radicale le sue relazioni. Tuttavia le sue capacità investigative e il rapporto che instaura con le vittime la rende una detective molto determinata.
Procedendo nelle stagioni le sue difficoltà con il figlio aumentano. Il suo lavoro la travolge e il legame che sente con le vittime diventa sempre più opprimente. Troverà nel suo nuovo collega un punto saldo e un amico su cui contare.
Stephen Holder: il partner con un passato oscuro
Linden nella prima puntata ha in programma di lasciare la centrale di Seattle, partire per la California con il suo fidanzato e suo figlio. Il suo sostituto, Stephen Holder, arriva alla omicidi dalla squadra narcotici e dovrebbe ricevere i casi della sua collega. Tuttavia, le cose non vanno così. Linden rimane a Seattle, troppo presa dal caso della giovane Rosie.
Anche se si capisce che Holder ha dei segreti sembra essere volenteroso di imparare e mettersi in gioco, anche se i suoi colleghi non lo lasciano esprimere il suo potenziale.
Nel corso delle puntate il rapporto tra i due detective si rafforza. Entrambi hanno dei fantasmi del loro passato che stanno provando ad affrontare. Holder è un ex drogato che cerca di rimanere sobrio e risanare il rapporto con la sua famiglia. Holder e Linden saranno l’uno la spalla dell’altro.
La chimica tra i due protagonisti e come influenza la narrazione di The Killing
Sicuramente uno dei punti di forza della serie è proprio il rapporto tra i due poliziotti. Le difficoltà che devono affrontare, l’intensità dei casi e la loro complessa vita privata li legano e li avvicinano sempre di più.
Da fan della serie ovviamente la loro relazione diventa uno dei traini della storia. L’affetto che si vede negli occhi di Holder quando guarda Linden e il modo in cui la fa ridere. Nel corso degli episodi, tuttavia, possiamo vedere Linden irrigidirsi sempre di più, faticare gradualmente a lasciarsi voler bene da Holder. Le difficoltà di lui si aggravano quando sente il loro rapporto vacillare. Insieme allo svolgimento delle indagini, l’evoluzione della loro relazione è uno dei focus più intriganti.
L’indagine al centro della narrazione
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Fin dal primo episodio, ci troviamo immersi in un mondo cupo e malinconico, con la pioggia incessante che cade su Seattle come una metafora del dolore e del mistero che permea la storia. Questo clima si riflette non solo nell’atmosfera generale, ma anche nel ritmo stesso della serie, che rifiuta di svelare la verità in fretta. Al contrario, dilata il tempo, costruendo un senso di attesa prolungata che si traduce in un’esperienza di visione intensamente immersiva.
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Il gioco del sospetto: chi è il colpevole?
Uno degli aspetti più avvincenti di The Killing è il modo in cui riesce a far sospettare di chiunque. Ogni personaggio, dal più marginale al più centrale, sembra avere qualcosa da nascondere. La protagonista, la detective Sarah Linden, interpretata in modo magistrale da Mireille Enos, è spinta a seguire una serie di false piste che portano lo spettatore a sospettare di diversi potenziali colpevoli. Ogni episodio offre nuovi indizi che, anziché avvicinare alla verità, complicano ulteriormente la trama.
Le dinamiche familiari, politiche e personali di ciascun individuo vengono lentamente rivelate, creando una rete intricata di relazioni e motivi che potrebbero portare chiunque a essere il responsabile dell’omicidio al centro della storia.
The Killing gioca con le aspettative del pubblico, mettendo in evidenza come nessuno sia completamente innocente. Questa costruzione del sospetto diventa quasi una danza: ogni volta che si è convinti di aver individuato il colpevole, la serie introduce un nuovo dettaglio che sconvolge tutto. È proprio questa continua oscillazione tra certezza e dubbio che mantiene alta la tensione emotiva.
Temi principali: colpa, redenzione e il lato oscuro della società
Uno degli aspetti più potenti di The Killing è la profondità con cui esplora la vulnerabilità dei suoi personaggi. Sarah Linden è una detective straordinariamente competente, ma anche una donna fragile, costantemente in bilico tra il suo dovere e i suoi demoni personali. La sua ossessione per il caso e la sua difficoltà a separare il lavoro dalla vita privata sono temi ricorrenti che rendono il suo personaggio incredibilmente umano.
Anche Stephen Holder, con il suo passato segnato dalla droga e dalla corruzione, è un personaggio profondamente sfaccettato. La sua lotta per mantenere la sua integrità e guadagnare la fiducia di Sarah è una delle dinamiche più interessanti della serie, che riflette la complessità delle relazioni umane in un contesto di estrema pressione.
La serie non si limita a rappresentare un'indagine poliziesca, ma esplora il lato oscuro della società: la disuguaglianza, la corruzione e il dolore della perdita. Ogni personaggio, anche quelli secondari, è tratteggiato con attenzione, e tutti hanno un ruolo nel complicare il puzzle che Linden e Holder cercano di risolvere.
Conclusioni: perché The Killing è un must-watch per gli amanti del crime
The Killing non è una serie per chi cerca una risoluzione rapida o facile. La sua struttura dilatata e la capacità di mantenere costante il sospetto su tutti i personaggi la rendono un’esperienza unica nel panorama delle serie crime. Con il suo ritmo lento ma intenso, riesce a coinvolgere lo spettatore non solo nella ricerca del colpevole, ma anche nelle vite complesse e vulnerabili di chi cerca giustizia.
Se sei un amante del crime, apprezzerai l’attenzione ai dettagli e la profondità emotiva che questa serie offre. È un viaggio oscuro e complesso, che richiede pazienza, ma che alla fine ripaga con una narrazione avvincente e personaggi indimenticabili.
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La vostra Easy Tears.
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Sharon Verzeni, le ultime parole: «Mi ha accoltellato». La pista del legame con il killer, le due vie di fuga e i contatti da un anno con Scientology «Mi ha accoltellato». Le ultime parole di Sharon Verzeni riaprono la pista del legame con il suo assassino. La barista di 33 anni uccisa la notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi a Terno d'Isola (Bergamo) dopo l'attacco fulmineo - come è stato definito dal medico legalei - è riuscita a chiamare il 118 alle 00.52 e a dire: «Mi ha accoltellato», e non «Mi hanno accoltellato», come era trapelato inizialmente. Una differenza sostanziale, che potrebbe aprire nuovi scenari. Certo non è un elemento che dà certezza, potrebbe aver usato il singolare perché si è resa conto di essere stata aggredita da un uomo solo o perché era sotto choc dopo l'accoltellamento, ma il mistero sulla sua morte è così fitto che nessuna pista è da escludere. A parte forse che il colpevole sia il compagno Sergio Ruocco, contro cui non è emerso nessun elemento. L'avvicinamento a Scientology da circa un anno Una sfilata di testimoni è stata ascoltata al comando provinciale di via delle Valli: genitori, fratelli, zii e colleghe della pasticceria Vanilla di Brembate dove Sharon lavorava. In caserma saranno sentiti anche i responsabili del centro di Scientology di Gorle a cui la barista si era avvicinata da quasi un anno ed è l'unico luogo in cui potrebbe aver fatto nuove conoscenze. La seconda persona in bici e la seconda via di fuga Come ricostruisce il Corriere della Sera, la verità sull'omicidio si nasconde nei 500 metri che separano l'ultima telecamera che ha ripreso Sharon viva, all’imbocco di via Castegnate, e il punto in cui un’altra telecamera inquadra l’uomo in bici che potrebbe essere il suo assassino o un testimone chiave. Oltre al misterioso uomo in bici che percorre contromano via Castegnate, le telecamere hanno rispreso anche un secondo uomo in bici, ma non è chiaro se si tratti dello stesso o di un altro. Un'altra ipotesi che si fa largo è quella che l'assassino, a questo punto non in bici, si sia dileguato attraverso l’accesso a un cortile condominiale che porta a una strada parallela a via Castegnate e poi a una zona verde, dove avrebbe potuto liberarsi dell'arma. La ricerca dell'arma del delitto L'arma del delitto non è ancora stata trovata. Il coltello di grosse dimension viene cercato ache con l'ausilio di un metal detector per campi e sentieri nei dintorni della villetta della coppia e lungo il percorso che avrebbero fatto la vittima e l'assassino in fuga la notte dell'omicidio. Ne sono stati sequestrati a decine, ma nessuno è quello che ha ucciso Sharon. La perquisizione nella casa dove viveva con Ruocco Sergio Ruocco, il fidanzato di Sharon Verzeni, ha accompagnato i carabinieri in un sopralluogo nella casa doveva vivevano insieme. Per meno di un quarto d'ora i militari e il 37enne sono rimasti all'interno, ma non si sa cosa abbiano prelevato. Vista la rapidità della visita, probabilmente qualcosa che già sapevano. «Non vi posso dire cosa hanno prelevato, sono cose riservate. Comunque non hanno preso i pc di Sharon: sapevano già cosa prendere. Sono sereno come sempre e sono a disposizione», le poche e concitate parole che Ruocco ha rilasciato ai giornalisti.
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Delitto al condominio Magnolia e il mistero dei 6 tiramisù
@mcb2880 ♬ suono originale – Maria Cristina Buoso
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Luca Viozzi - Il nuovo romanzo “Delitto sotto le torri 2 - Il terzo segreto”
Il commissario Salviati questa volta è alle prese con un caso intricatissimo e viene aiutato nelle indagini dalla giornalista Sonia Neri
“Delitto sotto le torri2 - Il terzo segreto” è il nuovo romanzo dello scrittore e professore Luca Viozzi, un giallo tutto italiano che ha come sfondo il lungomare di San Benedetto del Tronto, edito dalla Giaconi Editore e acquistabile sui principali stores digitali. Il libro è il secondo capitolo delle avventure del commissario Filippo Salviati, diventando un punto fermo per gli amanti del genere giallo. Un avvincente racconto colmo di colpi di scena, intrighi, enigmi, scritto con estrema cura e ricco di dettagli che accompagneranno il lettore in un’immediata immersione emotiva e sensoriale sin dalle prime pagine. Un giallo d’altri tempi, ma con una caricata letteraria contemporanea che crea un mix di tensione e colpi di scena degni dei grandi classici della letteratura italiana e internazionale.
Il commissario si dedica alla ricerca della verità sull'omicidio di un noto personaggio del luogo. La narrazione procede attraverso capitoli brevi e incisivi, in cui si alternano momenti di tensione ad altri di riflessione, senza mai perdere di vista il filo conduttore dell'indagine.
“Il terzo segreto” è un romanzo che in verità va oltre la semplice etichetta di giallo, toccando temi come il potere, il denaro e la morte, ma anche l'arte, la religione e le tradizioni locali. Attraverso questi elementi, Luca Viozzi offre una riflessione sul bene e sul male, sul sacro e sul profano, creando un'opera che è al tempo stesso un intrigante giallo e un profondo esame della natura umana.
Scopriamo di più
Un noto direttore di banca viene trovato morto sotto un ponte vicino alla torre Gualtieri a San Benedetto del Tronto. Molti i misteri che avvolgono la vicenda legati a un passato che nessuno conosce. L’autore orchestra mistero e intrigo in un romanzo che lascia il fiato sospeso. Non è un caso semplice, tanti gli indizi e i rimandi storici legati al territorio. Curiosità e aneddoti che arricchiscono il racconto. La straordinaria capacità di Luca Viozzi di dosare colpi di scena, lusso e giochi di potere, appassiona il lettore fino all’ultima pagina. Il finale è sorprendente.
Acquista il libro
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Instagram: https://www.instagram.com/luca.viozzi_scrittore/
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Padre Brown e l’attimo fatale: in Teatro ad Arona
La Compagnia al Bacio è lieta di presentare "Padre Brown e l'attimo fatale", un coinvolgente spettacolo teatrale che vi terrà incollati alla poltrona fino all'ultima scena. Questo affascinante spettacolo si svolge in un sontuoso castello, dove la superba Contessa Camilla De Romanis si appresta a trascorrere le sue consuete vacanze estive in compagnia dei parenti e degli amici più stretti. Tra questi, troviamo Carlo Steri, protetto del defunto marito di Camilla e suo erede, insieme alla sua affascinante nuova moglie, Beatrice Steri; Cesare Rodi, un solitario e burbero coltivatore appena tornato dalla Malesia; Padre Brown, un astuto sacerdote inglese e intimo amico della famiglia De Romanis; e la diligente Signorina Maria Aldi, dama di compagnia della Contessa. La serenità degli ospiti viene profondamente scossa dall'arrivo nella villa dell'ex moglie di Carlo, Laura Steri, una donna tanto affascinante quanto enigmatica. L'atmosfera si complica ulteriormente con l'incessante interferenza nella vita degli ospiti da parte di Leo Rizzi, amico intimo di Beatrice. Intrighi, gelosie e passioni culmineranno in un terribile e sconvolgente delitto che cambierà per sempre il destino di tutti i presenti. La soluzione dell'incomprensibile mistero viene affidata a Padre Brown, l'unico ospite della villa apparentemente senza movente. Unendo l'acume investigativo del poliziotto alla premurosa attenzione del sacerdote, Padre Brown, con la complicità dell'ispettore Banti, condurrà le indagini attraverso continui colpi di scena, fino al finale agghiacciante. "Padre Brown e l'attimo fatale" è un giallo in cui tutti i personaggi hanno un valido motivo per commettere il delitto. Questo intricato intreccio di mistero e suspense tiene lo spettatore incollato alla poltrona fino all'ultima scena. PERSONAGGI Padre Brown Contessa Camilla De Romanis Cesare Rodi, amico di famiglia Carlo Steri, marito di Beatrice Beatrice Steri, moglie di Carlo Laura Steri, ex moglie di Carlo Maria Aldi, governante della Contessa Leo Rizzi, amico di Beatrice Ispettore Banti Gemella Alice De Romanis Non perdete l'opportunità di immergervi in questa avvincente storia di mistero e intrighi. Vi aspettiamo! Info: Domenica 3 Dicembre 2023 Inizio ore 16.00 Teatro San Carlo Via Don Minzoni Arona (NO) Read the full article
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«A Wittgenstein piacevano i romanzi gialli, leggerli lo distraeva dalle sue profonde riflessioni. Per un filosofo che aspirava a spiegare tutti i problemi del mondo mediante la logica, una storia che propone un enigma, un omicidio o svariati omicidi, mettiamo, e che si sviluppa in base alle regole del caso e della deduzione, scartando piste false, procedendo per tentativi, indagando sui fatti e i presunti colpevoli, fino a trovare la soluzione e risolvere il mistero (questo è l’assassino e questa la ragione per cui ha commesso il suo delitto) doveva essere gratificante: ci sono una causa, un fine e un metodo; un romanzo giallo su una morte senza spiegazioni, che può essere stata un incidente o un suicidio o un omicidio (ma allora chi l’ha commesso e per quale motivo?) e non risolve l’enigma, ha il sapore di una frode o di una truffa, una storia assurda che non serve nemmeno da cornice o da soggetto per un brutto B-movie, di quelli in cui recitava Sandra Mozarovski».
Così scrive Clara Usón in «L’assassino timido» (Sellerio 2018, cap. iv), un ottimo romanzo che ricostruisce la breve vita appunto di Sandra Mozarovski o Mozarowski (1958-1977), attrice spagnola (il padre era russo, fuggito dall’Urss per motivi politici, e faceva il diplomatico) la cui carriera consistette quasi tutta in brevi apparizioni in film di serie B (in genere sexy-horror nei quali appariva per lo più svestita e quasi inevitabilmente finiva sgozzata), e che morì cadendo misteriosamente da una terrazza. Il romanzo di Clara Usón è assai bello, e ovviamente la morte della ragazza rimane senza spiegazioni (o meglio: con troppe spiegazioni e con l’impossibilità di decidere per una di esse), ma il lettore non rimane insoddisfatto: perché si rende conto che tutto il possibile è stato fatto per togliere il velo al mistero, e non c’è stata dunque truffa né frode, e perché ben presto lo conquistano la solidarietà e la pietà verso la giovane donna che nella Spagna ancora franchista (Francisco Franco morì nel 1975) e ufficialmente cattolicissima e bigottissima, «si guadagnava da vivere bene facendo film che scandalizzavano la sua famiglia», come scrive Usón.
Ma torniamo a Ludwig Wittgenstein. Filosofo dall’intelligenza leggendaria («Il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto», scrisse Bertrand Russell nella propria autobiografia) e dalla vita romanzesca, autore di opere difficili e affascinanti, è noto a tutti – è diventato una citazione pop – se non altro per l’aforisma che chiude l’unica opera che pubblicò in vita, nel 1921, a trentadue anni, il «Tractatus logico-philosophicus»: «Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere». In realtà, dopo la pubblicazione del «Tractatus» Wittgenstein instancabilmente meditò – come dimostrano i numerosi manoscritti pubblicati dopo la sua morte – proprio su ciò di cui non si può, o non si riesce a, parlare. Ed era, Wittgenstein, un vero appassionato di letteratura gialla: il che, a prima vista, potrebbe sembrare un po’ contraddittorio. E invece no. Le storie raccontate nei romanzi gialli (a lui piacevano soprattutto le storie «hard-boiled»: gialli deduttivi, sì, ma non asettici e quasi striminziti come quelli di Agatha Christie, bensì pieni di rappresentazioni realistiche del crimine, della violenza, e magari anche del sesso: roba «pulp», insomma) non sono «reali» (benché possano essere ispirate a fatti ed eventi reali, eccetera), ma ciò non impedisce loro di essere «qualcosa di cui si può parlare».
Quando, nella mia prima liceo (vi parlo del 1976 o giù di lì), il professor Renato Bortot entrò nell’aula per la prima lezione di filosofia (e noi eravamo, giustamente, piuttosto intimoriti dall’idea di studiare filosofia: io, per dire, sono ancora adesso terrorizzato dalla violenza argomentativa dei filosofi), aprì la porta e si mosse come se stesse spingendo avanti un qualcuno: che non vedevamo. Poi si accomodò alla cattedra e disse: «Vi presento il mio elefantino rosa». Ce ne parlò a lungo, descrivendone l’aspetto e le abitudini (molto divertenti). E così imparammo, o almeno imparai io, e non mi scordai mai la lezione, che si può benissimo parlare di cose che non esistono – o delle quali non si sa se esistono o no: si tratti di elefantini rosa, di ruote celesti, di Dio, dell’Essere, dello Spirito, o dei personaggi di una storia inventata. L’importante è che la narrazione che se ne fa non sia una frode né una truffa. Addirittura, può accadere che un romanzo giallo non porti alla scoperta del colpevole e finisca nel nulla – come certi romanzi di Friedrich Dürrenmatt, da lui raccolti sotto il titolo significativo «Un requiem per il romanzo giallo» –; ma l’autore non deve mai dimenticare di mettere in scena «una causa, un fine e un metodo».
Per esempio, nei «Promessi sposi» ciascun personaggi ha la sua causa, il suo fine e il suo metodo. Don Rodrigo ha la libidine come causa, la vittoria della scommessa con il cugino (il conte Attilio) come fine, e la violenza come metodo. Renzo ha la propria gioia di vivere come causa, l’amore per Lucia – e quindi il matrimonio – come fine, e un suo certo senso di giustizia come metodo. L’innominato ha un greve senso di noia come causa, il desiderio di libertà come fine, e la propria umanità (sepolta, ma ancora viva) come metodo. Don Abbondio ha la fifa come causa, la fifa come fine, e la fifa come metodo."
Giulio Mozzi
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"Delitto al Palatino" di Andrea Frediani. La prima indagine di Quinto Aurelio Simmaco tra intrighi religiosi e misteri nella Roma del 357 d.C.. Recensione di Alessandria today
"Delitto al Palatino" di Andrea Frediani è un avvincente thriller storico ambientato nella Roma del 357 d.C., quando la città, già centro del mondo antico, è attraversata da tensioni religiose e conflitti di potere.
“Delitto al Palatino” di Andrea Frediani è un avvincente thriller storico ambientato nella Roma del 357 d.C., quando la città, già centro del mondo antico, è attraversata da tensioni religiose e conflitti di potere. Protagonista del romanzo è il giovane Quinto Aurelio Simmaco, un aristocratico pagano che si trova coinvolto nella risoluzione di un misterioso omicidio a sfondo religioso, avvenuto…
#Newton Compton Editori#357 d.C.#ambientazione romana#amore e intrighi#Andrea Frediani#Autore italiano#conflitti di potere#Costanzo II#cristiani e pagani#Delitto al Palatino#giustizia romana#impero romano#indagine storica#intrighi religiosi#investigatore antico#Livia#lotta tra fazioni#misteri di Roma#mistero#narrativa italiana#narrativa storica italiana#nuova fede cristiana#omicidio a sfondo religioso#Personaggi storici#potere e religione#prefetto dell&039;Urbe#Quinto Aurelio Simmaco#Roma antica#Roma imperiale#Romanzo d&039;azione
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Catania, 25enne trovata impiccata: fermati il fidanzato e un amico. Si sospetta “un suicidio simulato”
Catania, 25enne trovata impiccata: fermati il fidanzato e un amico. Si sospetta “un suicidio simulato”. È l'ennesimo femminicidio "mascherato" da suicidio? Questa la pista principale seguita dagli investigatori che indagano sulla morte di Vera Schiopu, la 25enne trovata impiccata sabato sera in un casolare a Ramacca, in provincia di Catania. Intanto le forze dell'ordine hanno fermato due cittadini romeni di 31 e 33 anni, il fidanzato della vittima e un amico, accusati di concorso in omicidio. Un giallo con ancora diversi punti da chiarire, a cominciare dall'effettiva dinamica del delitto, fino al movente e al ruolo dei due fermati. Sarebbero diversi i particolari che hanno indotto i Carabinieri a ritenere il suicidio della donna una messa in scena per coprire un omicidio. Alcuni dettagli sospetti sarebbero emersi già durante i primi rilievi scientifici. A chiamare il 112 era stato il fidanzato della vittima. È stato lui a dare l'allarme dopo il ritrovamento del corpo della sua fidanzata, con la quale pare convivesse nel casolare delle campagne della Piana di Catania. A dare supporto alla sua ricostruzione sul suicidio sarebbe stato anche l'amico dell'uomo, un suo connazionale. Ma le indagini dei Carabinieri della compagnia di Palagonia e del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Catania avrebbero fatto emergere delle incongruenze nella ricostruzione dei fatti e sulla dinamica di quello che era stato denunciato come un suicidio, ma che, secondo l'accusa, sarebbe stato invece un femminicidio. I due uomini sono accusati di concorso in omicidio, ma sulle indagini c'è il massimo riserbo. Soltanto l'autopsia potrà chiarire le cause della morte. Anche il movente, al momento, rimane un mistero.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Grafomante con Delitto
Grafomante con Delitto Un librogioco investigativo rigiocabile. L’arma del delitto la disegni tu. In base a cosa e come disegni, il colpevole cambierà! 0L’Hotel Depardieu si è tinto di giallo. Risolvi il mistero della vetusta proprietaria e scopri chi ha commesso il delitto! Questo non è un semplice investigativo: in base a cosa (e come) disegnerai, il colpevole cambierà! Grafomante, afferra la…
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Meditazione sul Vangelo di Mt 2,13-18
Scelti per Cristo.
La terza primizia di questo tempo natalizio ci viene donata dai Santi Innocenti. Nel grido e nel pianto delle madri di Betlemme viene raccolto tutto il dolore innocente, misteriosamente associato al sangue di Cristo e all’offerta della sua vita. I piccoli martiri fanno da paravento al piccolo Gesù, difendendolo dalla morte, e nello stesso tempo ne anticipano il mistero di salvezza che si compirà con l’effusione del suo sangue.
C’è una partecipazione oggettiva al mistero di Cristo; questi bambini sono stati coinvolti dentro la sua vicenda perché vicini a lui, storicamente e geograficamente. In qualche modo, per ogni bambino e per ogni uomo è così: noi apparteniamo all’umanità di Cristo, il quale ha preso la carne e il sangue degli uomini, suoi fratelli. Spesso indugiamo a sottolineare la nostra consapevolezza e la nostra decisione nello stare con Cristo. In realtà è assai più un essere scelti, che non uno scegliere, un essere presi, che non un prendere. Nasciamo in una storia che non è nostra, in un contesto esistenziale che non è stato determinato da noi, veniamo collocati in una umanità in cui il male imperversa e nella quale la salvezza di Cristo è entrata ad operare. Per questo il male non è più semplicemente male, ma diventa l’oggetto sul quale si riversano la misericordia e la redenzione del Signore. Come dice sant’Ambrogio: «Il peccato ci ha giovato di più di quanto ci abbia nociuto, in quanto la nostra redenzione ha trovato la grazia divina» (De institutione virginia, 104). Il delitto di Erode e il dolore delle vite spezzate, sono inserite nel mistero di Cristo e partecipano alla sua azione redentiva. La Chiesa madre continua a offrire il sacrificio dei suoi figli martiri, bambini, giovani, adulti, rendendo consapevole e attiva la loro offerta oggettiva. Per questo realizzano un’opera intensamente educativa quanti mirano a far riconoscere a chi soffre, particolarmente nel dolore innocente, la partecipazione al sacrificio di Cristo. Tale è stata l’opera di Don Carlo Gnocchi, che consolò il dolore innocente dei bambini mutilati e feriti, non solo con l’opera della medicina e della chirurgia, ma anche insegnando loro a offrire le sofferenze a Gesù crocifisso.
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Sharon Verzeni, il papà Bruno: «Doveva sposarsi, non potrò mai accompagnarla all'altare. L'assassino? Chi sa si faccia avanti» Test del Dna per trovare l'assassino di Sharon Verzeni, come fu per Yara Gambirasio. «Chi l'ha uccisa è tra noi», dicono gli abitanti di Terno. La morte della 33enne è ancora un mistero. Suo papà Bruno non riesce a trovare un possibile colpevole: «Nessuno poteva avercela con lei, non ha mai fatto male a una mosca», dice a La Repubblica. «Sharon era una ragazza semplice, solare. Aspettavo il momento di accompagnarla all’altare, si sarebbe sposata l’anno prossimo. Ma quel momento non arriverà mai», aggiunge l'uomo. Poi l'appello: «Chi sa trovi il coraggio di farsi avanti». Il papà di Sharon: doveva sposarsi Bruno Verzeni spera ancora che il colpevole possa essere trovato: «Non per vendetta, ma perché non faccia del male a qualcun altro». L'uomo racconta che Sharon e il compagno sarebbero dovuti partire per la Grecia il 16 agosto. Le passeggiate le faceva «per tenersi in forma, la nutrizionista le aveva consigliato di perdere un po’ di peso perché voleva provare i vestiti da sposa e temeva non gli entrassero…doveva sposarsi l’anno prossimo». Sulla connessione con Scientology dice: «Lei lavorava lì al bar e i proprietari sono di Scientology. Le avevano proposto di fare un corso, inizialmente sull’essere positivi al lavoro. Poi, ultimamente, la sua amica del bar le aveva proposto un corso di rilassamento. Nulla che mi sia suonato mai strano, anzi le ho detto: se vuoi fallo, se può essere utile e ti rilassa». Le indagini Proseguono su diversi fronti le indagini sull'omicidio di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa con quattro coltellate la notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio scorsi in strada a Terno d'Isola, in provincia di Bergamo. Da un lato i carabinieri del Ros stanno analizzando la 'copia forense' del suo cellulare per cercare eventuali chat o messaggi nascosti che possano in qualche modo indirizzare verso una pista precisa, verificando il traffico delle sue ultime ore di vita, ma non solo. Dall'altro proseguono gli accertamenti dei loro colleghi del Ris su alcuni profili genetici prelevati negli ultimi giorni nella zona del delitto, intorno a via Castegnate, da confrontare con le tracce di Dna eventualmente riscontrate sugli abiti e sui campioni prelevati durante l'autopsia sul corpo di Sharon. Sono alcune decine le persone convocate dai Carabinieri per il prelievo del dna, come i soccorritori, chi abita nella zona dove è avvenuto l'omicidio o si trovava in zona la sera in cui è stata uccisa, segnalato dalle celle telefoniche. L'analisi dei profili di Dna ricorda un po' il caso di Yara Gambirasio, la tredicenne rapita e uccisa il 26 novembre 2010 a Brembate Sopra, paese anch'esso della zona dell'Isola bergamasca (così chiamata perché chiusa tra i fiumi Adda e Brembo) e distante circa 7 chilometri da Terno: per l'omicidio di Yara è stato condannato in via definitiva il muratore Massimo Bossetti, il cui Dna è risultato essere lo stesso - indicato inizialmente come 'ignoto 1' - trovato sugli indumenti intimi della tredicenne. A lui si arrivò proprio grazie a un'analisi a tappeto dei profili genetici del territorio. Allora però si trattò di una profilazione a tappeto con oltre 22mila test, in questo mirata. Il riserbo degli inquirenti Anche l'indagine per la morte di Sharon comunque si sta rivelando un'operazione piuttosto complessa, senza finora punti di svolta fondamentali. A oggi gli inquirenti - i carabinieri di Bergamo, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio - non si sbilanciano e mantengono il massimo riserbo sul caso: non è chiaro se a uccidere Sharon sia stato uno sconosciuto, tesi avallata dalla vita all'apparenza senza ombre della vittima, oppure qualcuno che la conosceva e voleva colpire proprio lei, come indicherebbe la violenza dei colpi del killer. Di professione barista al Vanilla di Brembate, da qualche tempo era solita uscire la sera a camminare, come le era stato consigliato da un dietologo. Spesso, ha spiegato il compagno Sergio Ruocco, lui la accompagnava. Non la sera del delitto perché, ha riferito, era stanco ed è andato a dormire. Le telecamere della zona attorno alla casa in cui viveva con Sharon, a circa 800 metri da dove è stata aggredita, non lo riprendono uscire né dalla parte anteriore, dove invece si vede lei uscire, né sul retro, dove una strada sterrata conduce comunque in una zona coperta dalle telecamere. Oltre cento le ore di filmati, estrapolati da una cinquantina di telecamere pubbliche e private, che hanno analizzato i carabinieri del Ros. L'assassino non si vede mai, ed è una delle cose a cui gli investigatori stanno cercando di dare una spiegazione per arrivare a capire chi sia e perché abbia ucciso Sharon.
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Delitto al condominio Magnolia e il mistero dei 6 tiramisù
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