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Belle per sempre di Katherine Boo: Uno sguardo toccante sulle vite degli abitanti dei bassifondi di Mumbai. Recensione di Alessandria today
Un racconto di sopravvivenza e speranza in uno dei luoghi più difficili del mondo
Un racconto di sopravvivenza e speranza in uno dei luoghi più difficili del mondo Recensione Belle per sempre è un libro che esplora le vite degli abitanti di Annawadi, uno slum nei pressi dell’aeroporto di Mumbai, raccontato con profonda empatia e realismo da Katherine Boo. Attraverso uno stile narrativo avvincente, Boo descrive l’aspirazione, la disperazione, e la resilienza delle persone che…
#Annawadi#autori premiati#Belle per sempre#biografia Katherine Boo#condizioni di vita difficili#condizioni di vita estreme#corruzione in India#critica sociale#denuncia delle ingiustizie#denuncia sociale#disuguaglianze economiche#Disuguaglianze sociali#emarginazione sociale#indagine giornalistica#Ingiustizia sociale#Katherine Boo#libro commovente#libro su disuguaglianze#libro su Mumbai#lotta alla disuguaglianza#lotta contro la povertà#Lotta per la Sopravvivenza#Mumbai libro#narrativa di denuncia.#narrativa investigativa#narrativa realistica#National Book Award#povertà in India#Premio Pulitzer#racconto di vita reale
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oggi in pausa pranzo invece di riguardare gli appunti delle lezioni per l'esame di dopodomani ho letto weyward, sono quasi alla fine del libro, e c'è stata una parte così dolorosa che ho iniziato a singhiozzare e ho preferito chiuderlo e tornarmene subito a studiare. non penso di aver mai preferito studiare alla lettura di un bel libro e non penso neanche che questo sia commovente a tal punto ma così è andata
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ho proprio bisogno di leggere un libro profondo commovente estenuante dolce che mi squarci il cuore e spieghi i sentimenti e le piccole cose e le grandi cose
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L’autunno, la stagione della liguritudine.
Qualcuno dice essere un’attitudine, forse un’abitudine, ma perché no: anche beatitudine e solitudine in felice congiunzione. Sì, quando il vociare dei turisti sfuma, quando vie, calate e piazzette tornano a manifestare la bellezza del vuoto pneumatico, quella bellezza che si mischia a una tavolozza di colori che il calo dell’umidità e del vapore acqueo nell’aria rende più nitida, tagliente, esplosiva. Ecco, si dirà, la solita misantropia dei liguri che odiano i turisti. No, sarebbe ingiusto.
qualcosa, durante quei due, tre mesi di pieno, di fronte a loro cambia: la folla di persone che si accalca fuori dai panifici e lungo i moli modifica i connotati del paesaggio, che si antropizza oltre ogni misura, evocando un volto tumefatto da punture di calabrone. Salta alla mente un appunto del giornalista Piero Scanziani durante una sua esperienza in India. Il libro si chiama Entronauti, è un reportage di viaggio alla ricerca della propria dimensione interiore. In India Scanziani nota che invece di incontrare la saggezza, alla volta della quale era partito, incontra l’uomo. “Per le strade dell’India incontri l’uomo, più che in ogni altro luogo. Lo incontri innumerevolmente. (…) Non avviene mai che la figura umana scompaia dal paesaggio. Mai restano sole le pianure o le montagne o le fiumane, mai. L’uomo è onnipresente, ti è sempre davanti con tutti i suoi volti, le sue grandezze e le sue miserie. L’uomo è il panorama dell’India”.
(...)
Poi, per fortuna, arriva l’autunno. Arrivano le prime frescure, arriva il cielo carico di una strana felicità; arriva quel gioco di verdi vividissimi che ornano i monti e le fasce; arrivano i primi sentori di olive stropicciate, che “strizzano” le narici. E la Liguria, via via, torna al suo stato naturale. Il vero viaggiatore (non chiamiamolo più turista) che curioso e solitario si aggira a fine settembre fra i suoi viottoli è colui che ha capito cos’è la Liguritudine e che si è fatto ligure fra i liguri; paziente, ha atteso il momento in cui l’orizzonte di quel tramonto rosso fuoco si liberasse dalle folle vocianti. E ora, anziché fotografarlo, comprende che può e deve viverlo in presa diretta, assaporarlo fino all’ultimo scampolo di colore, diventare uno con questa grande, silenziosa, commovente bellezza.
G. B.
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BUON NATALE A TUTTI con SGUARDI SULL’ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
VENTICINQUE DICEMBRE DELL’ANNO PRIMO
Si sa: la ricorrenza cristiana della “Natività” si è insediata sul calco di una festività antica, quella del “Sol Invictus”, il sole invincibile che rinasce il venticinque dicembre, apparendo visibile dopo qualche giorno dal suo solstizio generalmente indicato il ventuno dicembre. Le analogie, anche iconografiche oltre che mitiche, con la ricorrenza pagana radicata nel tardo impero romano, si infittiscono, rendendo di chiara evidenza l’innesto dell’agiografia cristiana con le credenze religiose che la precedettero. Va bene, è pacifico. Nessun mistero: un’astuzia della storia. Che colmava comprensibili lacune nella predicazione, in una Chiesa che veniva strutturandosi dopo l’editto di Costantino del 330 d.C.: non sfugga, tuttavia, che fu l’imperatore romano a decretare la coincidenza del “Natale” cristiano con quello pagano. Politica e religione non sono mai stati mondi separati. Ma per il credente, saggio e cosciente, la data ha un’importanza molto relativa: a valere è l’esordio della venuta, il suo contesto, le figure che animano l’evento. L’inizio di una storia plurisecolare nella quale la civiltà occidentale ha raccolto i germogli di una messe grandiosa. Un inizio stridente con il futuro: umile, dimesso, delicato, commovente. Il “Dio” incarnato non porta con sé i simboli del potere, non soggiace nello sfarzo, nasce in un luogo sperduto del mondo allora conosciuto. Questa sostanza di un “umano troppo umano” capovolto, appartenne, tutta, all’origine dell’ispirazione pittorica di Caravaggio, a un sentimento religioso racchiuso in quel messaggio aurorale di fede dal quale l’artista lombardo non si discostò mai, profondamente compreso nelle tracce di un pauperismo controriformista che fece cardine sulla figura e l’influenza di Carlo Borromeo. Così, l’immagine si presenta scevra da celebrazioni all’infuori dei gesti e delle espressioni, nel rispetto di gerarchie brillantemente rivisitate: Giuseppe parla, racconta, confida. Ma rimane una figura senza volto. Il bambino rivolge lo sguardo alla “vergine”. Maria sente la fatica e “pre-sente” l’esito tragico di quella natività. Il ciclo prende corpo. Si concluderà con l’estremo sacrificio: la “croce” alla quale è appesa la fede. L’ultimo atto è già nella sua prima apparizione. L'apparizione in scena dell'era cristiana.
- Michelangelo Merisi detto “Caravaggio” (1571 - 1610): “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi”, 1600, Oratorio di San Lorenzo, Palermo, copia della pala d’altare originale trafugata nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, tuttora oggetto d’indagini e ricerche
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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(nota: la prima foto ritrae il “sostegno del Torreggiani” in quanto esteticamente più godibile e non il “sostegno del Landi” anche noto come “sostegnazzo” che è oggetto di questo sproloquio e delle tre foto successive)
Tanti anni fa ad un evento dell’ANPI sentii parlare un ex partigiano della sua parabola dall'indottrinatura scolastica alla sua adesione alla Resistenza. Ne fece un racconto asciutto e poco incensatorio insistendo (come poi altri ex partigiani che ho avuto la fortuna di ascoltare) sul fatto che certe scelte più che con l'ideologia avevano a che fare con la carenza di alternative. Fece alcuni riferimenti ad un libro che aveva scritto, che negli anni a tempo perso ho cercato nei meandri della balcanizzazione delle pubblicazioni ANPI e ho poi trovato, come da tradizione, quando avevo smesso di cercarlo, nel banchetto di una sezione locale.
Il libro decisamente non era quello che mi aspettavo: inizia scusandosi perché è ignorante e non è uno scrittore; speravo fosse un preludio alla parlata prosaica che mi ricordavo da quella sera, invece è scritto con uno stile aulico forzatissimo, costrutti sintattici opinabili e un'abbondanza di termini desueti che forse volevano avvicinarsi all'idea che aveva lui degli scrittori "veri". Che è anche un'immagine commovente ma ha reso la lettura leggera come le libagioni di un matrimonio celebrato a natale.
L'altro aspetto che mi ha spiazzato è che racconta con infinito dettaglio la sua infanzia, le scuole che ha fatto, la sua emancipazione fatta di bicicletta e officina e finisce proprio all'inizio del periodo che uno si aspetterebbe raccontato da un ex partigiano, quando prende la via dei monti.
Dopo un attimo di smarrimento dovuto al finale stile L’impero-colpisce-ancora ho realizzato che la dovizia di particolari con cui aveva descritto la sua infanzia nella borgata Sostegnazzo (unità alla passione malsana che nutro per i canali di Bologna) mi aveva conquistato e lasciato una certa sensazione di nostalgia mista curiosità; così mi sono addentrato nei meandri del canale Navile come una versione del Lidl di Alberto Angela.
Il canale Navile ha lungo il suo corso i ruderi delle chiuse (chiamate “sostegni”) che permettevano la risalita di chiatte e barche trainate controcorrente da animali da soma verso Bologna. Il "sostegnazzo" che dava il nome alla borgata dove è cresciuto l'ex partigiano tecnicamente risponde al nome di "sostegno del Landi" ed è nei pressi del passaggio del canale sotto alla tangenziale di Bologna. Visto che da queste parti è prassi denigrare le amministrazioni comunali bolognesi, per una volta ne parleremo bene dicendo che verso la fine degli anni ‘90 partì un lungo processo di riqualificazione dei percorsi pedonali lungo il navile che hanno reso la zona godibilissima per farci due passi (a prescindere dai libri che leggete). Ma sto divagando. La borgata gravitava intorno ad una cartiera di dimensioni importanti ora trasformata in residenza per anziani e a parte i ruderi della casa di manovra e il nome di "via del sostegnazzo" di quei tempi resta pochino.
Fra i vari aneddoti, nel libro racconta di come sia volato giù nel canale con la bicicletta da una passerella e il custode del sostegno l'avesse poi ripescato con la pertica. Mi son messo sulla passerella del sostegnazzo guardando il canale e chiedendomi se fosse volato giù da lì. Poi mi son sentito scemo e son tornato indietro.
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leggo molti generi diversi quindi consigliami qualsiasi libro
Mi aggiro per la libreria e scrivo:
Una stanza piena di gente, mix tra psichiatria e giurisprudenza, uno dei miei libri del cuore, parla della storia di Billy Milligan (caso mediatico statunitense).
Che tu sia per me il coltello, che letteralmente è stato una coltellata al cuore. Commovente, delicato e violento, composto, lirico a tratti.
Questo immenso non sapere, di cui condivido ogni parola, letteralmente, penso che sia un libro che dovremmo leggere tutti. Per imparare l'arte della delicatezza (ed amo il suo modo di scrivere).
L'amore molesto e più in generale i testi della Ferrante, invidio la sua penna, e poi ha un modo vivido di delineare le immagini, diviene facile figurarsi le scene davanti agli occhi.
Le ricette della signora Tokue, se vuoi un libro leggero e tocca cuore, come la scrittura giapponese può essere.
Atti osceni in luogo privato, romanzo di formazione di un personaggio maschile, di cui si ha modo di vedere tutto, anche gli aspetti più criticabili.
Mon Histoire, perchè insomma, sono i pensieri di Monet, che te lo dico a fare.
L'arte di legare le persone, poesia e psichiatria che si incontrano, e tutto ciò che si evince sono l'enorme delicatezza ed umanità non giudicante dell'autore (psichiatra).
Cosmetica del nemico, dialogo serrato tra due personaggi, e chi è il nemico? Rapido, con un climax di tensione, forte riflessione dietro.
Follia, ma tanto si è capito che l'ambito psicologico/psichiatrico mi piace.
Anche qualcosa di Starnone, ma non so quale scegliere. Però ecco, se hai richieste un pochetto più specifica vai pure.
Recensione dei libri che consiglio da amica:
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SE QUESTO E' UN UOMO ...drammaticamente poetico...fa male per quanto è crudo...e' un diario senza giorni, mesi o anni...un libro che abbatte gli stereotipi dell'odio soffermandosi, con semplice brutalità, sulla quotidianità in quell' infernale campo di sopravvivenza. Struggente, commovente sino alle lacrime, la tragedia di un popolo raccontata attraverso le umiliazioni e le sofferenze di un uomo. Levi riesce a farci comprendere cosa era un lager e farti penetrare nelle ossa la sensazione terrificante di essere trattato peggio di una bestia...oltre a sostenere che i lager siano stati concepiti non tanto con il fine di sterminare gli ebrei e le altre razze, quanto per creare un genere non umano, compiere un annientamento dell'uomo in sé ancor prima che della sua stessa vita, realizzare un “Impero dell'assurdo" . Se questo e' un uomo e' da leggere non per essere migliori lettori, ma per diventare esseri umani migliori.... ...Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi... (Primo Levi ) #libridisecondamano #ravenna #booklovers ##instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #primolevi (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CqR6s1eoSqZ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Appunti dalla lettura di "Sette anni di sodalizio"
Molto commovente l'attenzione del Ranieri alla comodità fisica del suo amico nei tragitti in carrozza da Firenze a Roma e viceversa, il suo tenerlo al seno come un figlio e non come un compagno.
Interessante il freddo incontro con il conte Monaldo, vestito come un uomo del secolo passato e con un grosso libro di preghiere sottobraccio, frettoloso di recarsi in una chiesetta vicino casa per le lodi mattutine e contrariato dalla grande stima del Ranieri nei confronti del figlio.
Determinante l'altissima sensibilità umana, sostenuta da un illuminato misticismo, della sorella di Ranieri, Paolina, nella fondazione di quel sodalizio a tre ch'ebbe luogo nella città di Napoli e a Villa Ferrigni alle falde del Vesuvio. Compiaciutissima che Paolina sapesse a memoria tutti i Canti di Leopardi e che quindi in qualche modo lo amasse. Colpitissima dalla figura di Paolina che, pur essendo una donna colta (suo fratello la definisce compagna di studi), sostiene che l'ago, la calza, la scopa, sono la missione della donna, e non le lettere. Ella si dice immediatamente entusiasta di poter assistere Leopardi, sia per amore del fratello, sia in virtù di come lei intenda la vita, ovvero come sacrificio e servizio.
Non penso affatto che una simile donna sia stata immeritevole di sposare Leopardi, essendo una specie di Santa, come Santo era lui! Ecco, se questo libro costituisce l'altare di qualcuno, lo è della sorella di Ranieri, Paolina. Nel cantare le sue lodi, il fratello non ha il minimo freno; la dipinge con un affetto e una venerazione tali che si penserebbe egli non avesse neppure per Leopardi.
Sono giunta al punto del resoconto in cui la padrona del primo degli appartamenti napoletani occupati da Ranieri e Leopardi, insospettita dall'inusuale legame tra i due, praticamente li caccia di casa. In una delle notti trascorse in questo appartamento, Leopardi vede la padrona di casa introdursi nella sua stanza e armeggiare attorno alla cassettina dove lui conserva pettine, spazzola e forbici. Qui il Ranieri precisa che il suo amico non aveva mai posseduto un rasoio, data la sua totale mancanza di barba.
C'è il grazioso quadretto del Leopardi che va a teatro e si fa schermo con una mano agli occhi feriti dalle luci.
Leopardi che sembra rasserenato dalle cure della sua infermiera e dall'ordine in cui tiene la casa.
Poi, una descrizione disgustosa e degradante delle sue funzioni corporali e dei capricci cui sottoponeva, apparentemente con cieco egocentrismo, il suo ospite e la sua infermiera. Seguito a leggere per puro piacere masochistico e curiosità malsana, e comunque nella speranza di trovare ancora un quadro grazioso, una descrizione da cui traspaia benevolenza nei suoi confronti.
C'è la caduta di Leopardi in pensieri tetri, da cui i suoi amici cercano di risollevarlo. Il sospetto che il suo pessimismo sia frutto di una patologia psichica (la depressione, di cui nell'Ottocento non si conosceva il nome) non ha attraversato solo la nostra mente, ma anche quella dei suoi più intimi amici e conviventi.
C'è la sua persecuzione per motivi religiosi: editori che non vogliono stampare i suoi canti, censori che vorrebbero modificarne parti di stesura, la difficoltà di diffusione delle poche copie stampate da privati, a causa dell'ostracismo degli ambienti cattolici. Persino il padre di Ranieri ha da ridire sul fatto che la figlia eserciti la propria carità nei confronti di un uomo dalle idee antireligiose.
Una curiosità che mi delizia: Leopardi disse che si trovava più a suo agio con il greco antico che con l'Italiano, che le prime parole che gli venivano alla lingua e alla penna erano in greco antico e poi doveva come tradurle simultaneamente in Italiano. La facilità con cui apprese il greco da piccolo, la familiarità che ebbe quasi da subito con esso come se fosse una lingua ritrovata e ricordata, mi suggeriscono una forma di conoscenza pregressa alla sua ultima incarnazione. Ovviamente questa sua disposizione può avere altre motivazioni: il prestigio indiscusso di cui godevano gli Autori greci nella cultura occidentale, la facilità nell'imparare le lingue tipica degli Asperger. Ma una motivazione non esclude l'altra, anzi potrebbero essersi combinate insieme.
Ranieri si premura di mettere in risalto quanti sacrifici fecero lui e la sorella per quell'adorato malato, e come le loro preghiere si scontrassero con la sua testardaggine. Leopardi non aveva molta fiducia nei medici, pretendeva di curarsi da solo, e quando invece si decideva a seguire le loro prescrizioni, lo faceva con eccesso, senza buon senso. Perché se pure nelle poesie egli invocasse la morte, nella vita quotidiana era assai apprensivo per la propria salute. Ma le sue preoccupazioni cessavano quando si trattava di dolci e gelati, che i medici gli avevano vietato. Ne era furiosamente ghiotto, inutili erano i tentativi di Paolina di non farlo uscire per andare al bar e ingozzarsi di gelati. Più volte ne abuso` tanto da star male al bar, dove il Ranieri lo andava a riprendere, trovandolo affiancato da persone che lo deridevano, e con le quali il Ranieri fu una volta tentato di venire alle mani.
Leopardi era molto sensibile sia alle lodi, che voleva sincere e calorose, che alle critiche. Chi conosceva questa sua debolezza, talvolta si prendeva gioco di lui. Il Ranieri doveva provocare, nelle conversazioni, lodi per il suo amico, per evitare che lui cadesse nel mutismo con quella persona che gliele negasse.
Una persona totalmente invisa a Leopardi era Niccolò Tommaseo, per aspre critiche alla sua opera combinate a dileggiamenti del suo aspetto fisico (ma Ranieri non fa cenno di tali pesanti provocazioni, facendo apparire Leopardi come preda di uno dei suoi capricci). Poiché Leopardi non vedeva quasi più, era costretto a dettare i suoi scritti. Una volta ne detto` uno, particolarmente pungente, indirizzato al Tommaseo. Quando Ranieri giunse alla trascrizione di quel cognome usato in un significato triviale, pregò il Leopardi di non continuare e gli chiese il permesso di stracciare, per amore della sua gloria, quanto già scritto. Questo episodio mi sembra umiliante della figura di Leopardi e credo che la sua narrazione avrebbe potuto esserci risparmiata. È vero che testimonia dell'amore del Ranieri per il suo amico, ma se mettiamo sul piatto della bilancia l'amore dimostrato e l'umiliazione a cui lo ha sottoposto narrando l'episodio, credo che l'umiliazione pesi di più.
Ranieri sottolinea il merito proprio e della sorella di avere mantenuto in vita e curato il malato fino a permettergli di scrivere quei tredici Canti che lui definisce i più belli, oltre ad un poemetto e ai Pensieri.
Sfuggendo all'amorevole protezione di Ranieri, volendo fare di testa sua, egli si fido` di un gruppo di pseudoletterati che gli avevano promesso la pubblicazione delle Operette Morali e dei Canti aggirando la censura. In realtà queste persone non avevano la minima intenzione di favorirlo. Resosi conto di ciò, Leopardi, un pomeriggio, prese un piccolo bastone e disse, a Ranieri e Paolina, che sarebbe uscito per bastonare qualcuno. I due fratelli lo guardarono con compatimento, si scambiarono un'occhiata, Ranieri prese sottobraccio Leopardi e, per distrarlo dal suo proposito, lo portò a spasso, finché del bastone non parlò più.
Non ci è risparmiata un'accurata descrizione della grave infestazione da pidocchi che occorse al malato, e dei sacrifici, sempre osteggiati dal capriccioso malato, sostenuti dai due fratelli per porvi rimedio.
Dopo un simile abisso di degradazione, ecco un quadretto da ricordare: Leopardi che ama passeggiare per i sentieri sulle falde del Vesuvio, e che prende l'abitudine di fermarsi ad ascoltare il canto di una ragazza di nome Silvia, che lavora al telaio, e ch'è fidanzata con il figlio di un fattore. Una deliziosa serie di coincidenze che pare quasi fabbricata ad arte.
Aveva paura di morire, e quindi della sopravvenuta epidemia di colera, perciò non volle tornare a Napoli finché non si fu almeno momentaneamente placata. Più egli si aggravava, con segni manifesti, più negava di essere davvero malato: diceva, addirittura, che quel che lo affliggeva fin dalla prima giovinezza era un malanno di nervi, e che sarebbe vissuto altri quarant'anni.
Qui Ranieri ci ragguaglia sulle preferenze gastronomiche del morituro, tra cui pani e biscotti speciali fatti arrivare da Napoli.
Tornato a Napoli e infastidito dai medici, se ne prende gioco dicendo che soffre soltanto di un'asma nervosa. Un giorno uno di questi medici gli fa una bella strigliata, come si farebbe ad un bambino, e lui sembra rabbonirsi ed accettare momentaneamente il consiglio di tornare alla villa sul Vesuvio.
Ma rimanda di giorno in giorno la partenza: sa che lì non potrà avere tutte le ghiottonerie di Napoli e, incredibile a dirsi, detesta la campagna, a favore della grande città.
Il 13 giugno Paolina va a far visita al padre, che le regala due cartocci di confetti. Ella li porta al malato, che li divora in poche ore (nonostante il divieto dei medici di mangiare dolci).
Seguono poi le tristissime vicende della morte e della sepoltura. E chi dice che Leopardi sia morto di colera, d'indigestione, che avrebbe potuto superare le proprie malattie e cantare l'inno alla gioia, o fare di meglio di ciò che ha fatto nella propria vita, è sicuramente mosso da volontaria ignoranza o malafede. Ricordo qui Savinio, che inventò fosse morto per indigestione di gelati e conseguente mal di pancia, per andare contro l'ampollosita` delle celebrazioni fasciste, ma di fatto ridicolizzando la figura di Leopardi (non me ne vogliano gli antifascisti, anch'io lo sono); il cattolicissimo Papini che indirettamente gli diede del piagnone, paragonando lo straordinario e complesso sistema di malattie del Leopardi agli avversi casi di Dante il quale, al di là di questi, riuscì a vedere Dio.
Chiunque non conosca la scoliosi, e come faccia sentire soffocati da sé stessi, non può esprimere alcun giudizio. Questo fu la morte di Leopardi: schiacciamento degli organi interni (polmoni, cuore) dovuta all'aggravamento della scoliosi per la probabile combinazione di due malattie, l'una che disfaceva e l'altra che piegava le vertebre. Se qualcuno vuole ancora riderne, faccia pure.
(Dopo aver letto "La ginestra")
Gli occhi di Leopardi non erano ciechi, ma stanchi. Scriveva tre, quattro, massimo sei righi al giorno, e non tutti i giorni. Credo fosse stanco di vedere questo mondo così piccolo, e la piccolezza degli uomini che si ergevano a grandi. Era ferito dalla luce falsa e abbagliante dello spiritualismo e dell'ottimismo, dall'aggressività con cui si usava, quasi come un'arma, il concetto di Dio. Stanco di credenze fantasiose alle quali si dava fiato con furbizia o con follia, e che la mente di un uomo ideologicamente onesto e lucido, non poteva piegarsi a contemplare. Nel riposo dalla luce falsa e feroce dei suoi contemporanei e del giorno, nella quiete, piena di sussurri e di movimenti appena percettibili, della notte, i suoi occhi vedevano lontano, fino a "nodi di stelle che a noi paiono nebbia", ovvero le galassie. Vedevano ogni fiammella del cielo, ogni stella, a confronto della quale tutto il mare e l'intera terra non sono che un punto.
Eppure, dell'ottimismo spiritualista che Leopardi considerava il male morale assoluto, è permeato il libretto del suo amico Ranieri. Egli dice, a un certo punto, che la dedizione sua e della sorella all'adorato malato, la poesia che furono quegli anni di cura del suo corpo asfittico e macchiato, sono la risposta alla concezione di dolore universale elaborata da Byron, Schopenhauer e Leopardi stesso. Ciò mi ha colpito perché non è del tutto sbagliato. È forse sbagliata la presunzione di volersi contrapporre, con il proprio umile, ma considerato grandioso, operato, come risposta, ovvero come smentita, al pensiero di altri. Ma non è sbagliato considerare l'amore come risposta unificatrice delle diversità, in quanto esigenza e tensione di base di tutti i gruppi e gli individui oltre le differenze ideologiche e di sensibilità individuale e culturale. E una cosa è certa, perché sperimentabile da tutti: l'amore lenisce e rende più tollerabile il dolore, sebbene non possa annullarlo.
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Ci penso molto spesso, ma essere vivi è un vero privilegio. puoi annusare i fiori, mangiare biscotti appena sfornati, perderti nelle pagine di un nuovo libro, ascoltare musica commovente e leggere poesie che schiacciano l'anima, incontrare persone gentili e divertenti, imparare qualcosa di nuovo. Penso che il miracolo sia svegliarsi ogni giorno
i think about this very often to but to be alive is such a privilege. you can smell flowers, eat freshly baked cookies, lose yourself in the pages of a new book, listen to heartwarming music and read soul crushing poetry, meet kind and funny people, learn something new. i think the miracle is in waking up every day
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C'era la neve quel giorno di Bianca Andreina Gae - Un romanzo di amore, perdono e resistenza. Recensione di Alessandria today
Una storia di legami indissolubili e di sfide personali sullo sfondo di un dramma familiare
Una storia di legami indissolubili e di sfide personali sullo sfondo di un dramma familiare Recensione: Nel romanzo C’era la neve quel giorno, Bianca Andreina Gae ci trasporta in un’emozionante storia di resistenza e relazioni familiari. Il libro affronta la dolorosa realtà dell’usura, esplorando il rapporto complesso tra Gerardo e sua figlia Diana. Tra il negozio di ceramiche del padre e il…
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Venerdì 6 dicembre 2024, alle ore 20.30, appuntamento presso il Bar Dolce Amaro di Imperia (Via XXV Aprile, 128) dove verrà presentato il libro Una notte lunga quarant'anni, nel ricordo di Stefano Furlan
Quest’anno sono esattamente quarant’anni dal 1984 in cui, precisamente l’8 febbraio, il ventenne tifoso triestino Stefano Furlan veniva colpito da una manganellata al termine di Triestina-Udinese di Coppa Italia.
Autoprodotto dalla Curva triestina che porta il suo nome, il libro ripercorre non solo la vicenda ma anche la vita di Stefano Furlan, spirato dopo 20 giorni di coma l'1 marzo 1984.
In questi quarant’anni s’è fermata l’opera di divulgazione e sensibilizzazione in merito. Striscioni, cori, volantini, fanzine, cortei, dibattiti, tornei di calcio, materiale ultras: mille e in mille modi diversi sono state le voci che hanno alzato al cielo il nome di Stefano.
Tanti ritagli di giornale dell’epoca per ricostruire i vari passaggi cronologici, vecchi volantini dell’immediata presa di posizione della Curva, tantissime le foto, comprese alcune provenienti dall’archivio personale della famiglia Furlan.
Se tutto quel che è ultras può avere un’eco nota per un lettore proveniente da quel mondo, colpisce invece dritto al cuore il ricordo del suo migliore amico, mentre altrettanto commovente è la testimonianza intitolata “Un ragazzo”, scritta da Andrea Mitri che, attorno alla figura di Stefano, aveva incentrato una sua rappresentazione per il centenario della compagine alabardata.
Nel libro anche mamma Renata, in un modo o nell’altro, a parlare: troppo grande e innaturale il dolore di un genitore che seppellisce un figlio, così ingombrante che è impossibile rimanerne impassibili.
Ci sono anche diverse foto di materiale stampato e il registro narrativo è arricchito da una serie di capitoli scritti dal gruppo di lavoro che ha curato la stesura di queste pagine. Ne sono circa 178 in totale e sono molto particolari anche nel mélange di stili adottati, dalla cronaca al taglio prettamente giornalistico, dal mémorie al fotoreportage, chiudendo addirittura con un fumetto disegnato da Cuomo, famoso tatuatore e artista laziale che, in nome dell’amicizia fra le due tifoserie, ha voluto offrire il proprio contributo.
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Carola Chelotti - Il romanzo “Perla”
La commovente storia di un legame speciale e profondo
La scrittrice Carola Chelotti pubblica il romanzo “Perla”, edito da “EllediLibro” nel 2023. La protagonista è una bambina di nome Sara, dolce, introversa e creativa, sempre in compagnia della sua cagnolina Perla. Sono inseparabili e connesse, come le lancette di un orologio: vivono in perfetta simbiosi tra la scuola, i pomeriggi con il gruppo di amichetti, la passione per la pittura, la raccolta delle olive, la preparazione del Natale. Sembrano molto più che semplici amiche. Perla, dopo la leccatina del buongiorno, sveglia Sara, le passa i vestiti e l’accompagna a fare colazione. Quando Sara esce da scuola, Perla la aspetta fuori tutta scodinzolante. Quando Sara dipinge, Perla pasticcia preparandole i colori per le tele. La loro vita è perfetta come il rapporto che le lega. Durante un triste giorno, Sara dovrà imparare che alla gioia di vivere si accompagna il dolore per la scomparsa di chi si ama. E, soprattutto, capirà il potere dell’arte, la forza catartica di forme e colori.
«Come i sogni, che fanno talmente parte di noi, da dimenticarli. Ormai sono la nostra pelle, il nostro respiro, la nostra mente e tutto ciò che è in noi, anche quando svaniscono dissolvendosi come le nuvole» Carola Chelotti
Le illustrazioni sono state curate da Silvia Venturi,un’illustratrice nata a Urbino nel 1986. Nella stessa città, ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti e Illustrazione all’ISIA. Dal 2015, lavora con diverse realtà, come aziende, agenzie di comunicazione, privati ed editori. Ha collaborato con Edizioni Piemme, Mondadori, Sanoma, La Rivista Andersen.
Instagram: https://www.instagram.com/silviaventuri_illustratrice/?hl=it
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Il format “Open The Window”
Open The Window è un format che Carola Chelotti conduce in diretta su Instagram, mediante il quale invita le persone a porre l’attenzione su argomenti di interesse spirituale e metafisico. È bene sottolineare, però, che esso non si basa su una dissertazione puramente filosofica, ma coinvolge una numerosa community che partecipa attivamente. A voler citare le stesse parole che la community ha usato per definirlo, Open The Window è un luogo di speranza, di condivisione di emozioni e scambi intellettuali. Gli argomenti trattati spingono a rivolgere lo sguardo verso il mondo interiore di ognuno, verso il modo in cui avviene la percezione di sé stessi e del proprio essere nel mondo. Nel concreto, si affrontano argomenti quali la diversità, il distacco mentale, il perdono, l’amore assoluto verso noi stessi e gli altri, la fede verso l’universo, il pensiero positivo e la legge dell’attrazione, le prove che la vita pone. Il format si struttura principalmente in tre parti: i primi dieci minuti sono dedicati all’introduzione dell’argomento tramite le letture di frasi di scrittori e personaggi famosi, col fine di fissare dei punti di vista riguardo alla materia trattata. La prima parte si conclude con la lettura di uno scritto dell’autrice, che dà inizio al confronto. La seconda parte consiste nel dialogo tra i membri della community, in cui ognuno è libero di esprimere il suo pensiero, dal quale possono nascere diversi spunti di riflessione. Infine, gli ultimi quindici minuti sono dedicati al rilassamento meditativo.
“Il vero punto di forza è l’energia che si vive, che si percepisce. Noi siamo “anima”, ogni particella del nostro corpo, fa parte di una vibrazione che va oltre, senza tempo né distanza” Carola Chelotti
Storia dell’autrice
Carola Chelotti è nata a Roma e, come la protagonista del racconto, è fortunata ad avere dei grandi amori a quattro zampe. Da molti anni lavora in un golf club a Roma, ha studiato arte, musica e canto jazz. Ama alla follia i suoi cani, la gattina Luna, suo marito Fabio e sua figlia Eleonora, non necessariamente in quest’ordine, perché semplicemente, non ci può essere un “ordine”. Vive ai Castelli Romani, godendosi il suo bel giardino e le scorrerie del maltesino King e della border collie Diana. Dopo la morte del suo cane Kira, ha trovato l’ispirazione per scrivere il suo primo libro: “L’eredità di Kira e Il Golf a Quattro Zampe” (Fiorina edizioni), trasformandola in un insolito giudice arbitro di golf.
Facebook: https://www.facebook.com/carola.chelotti
Instagram: https://www.instagram.com/carola_chelotti/
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SEGNALAZIONI LIBRARIE INTERESSANTI PER QUESTA ESTATE 2024
Oggi un breve post ricco di piccole curiosità e suggerimenti per le vostre lettture estive.
Partiamo da ciò che per me è un classico di ogni estate: i gialli inglesi, possibilmente cozy. Cioè ambientati in piccoli paesini dove una signora normale si ritrova a dover risolvere dei misteriosi delitti in una comunità all'apparenza carina e socevole, stile Jessica Fltcher e Signora in giallo per intenderci.
Quest'anno all'interno di questo genere vi suggerisco di acquistare, se ne avete occasione, perchè li ho visti in offerta in diverse librerie i primi due libri della serie Martha Miller di Catherine Coles:
Un misterioso omicidio e molti segreti di Catherine
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Trama: 1947. Westleham, cittadina tranquilla poco distante da Londra, è in fermento: la guerra è finita e tutti si stanno dando da fare per organizzare una fiera indimenticabile. L’unica a non mostrarsi troppo entusiasta durante i preparativi è Martha Miller. Da quando suo marito Stan è scomparso senza lasciare traccia, ha dovuto fare i conti con i pettegolezzi dei vicini, che hanno cominciato a trattarla con freddezza e sospetto. Questa potrebbe essere l’occasione che Martha aspetta da tempo per conquistare l’amicizia della gente del posto, grazie al delizioso gin alle prugne che ha preparato con le sue mani. Ma qualcosa di tragico sta per accadere. Alice Warren, in qualità di presidente del comitato di Westleham, inaugura la fiera con un brindisi al gin e… si accascia a terra, morta. Tutto lascia supporre che sia stata avvelenata. Prima che Martha possa rendersene conto, viene trascinata di nuovo al centro dei sospetti. Questa volta, però, è determinata a dimostrare la sua innocenza. Con l’aiuto del nuovo pastore, l’affascinante Luke Walker, troverà il vero colpevole. E, soprattutto, difenderà l’onore del suo squisito gin fatto in casa.
Delitto all'ora del tè di Catherine Coles
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Trama: 1947. Come ringraziamento per la brillante risoluzione del caso precedente, Martha Miller è l’ospite d’onore alla fiera di Winteringham. Stavolta, i suoi unici compiti saranno giudicare i cani più belli in gara al concorso e godersi un buon tè in compagnia dell’affascinante pastore della chiesa locale Luke Walker, lontano dai pettegolezzi e da sguardi indiscreti. O almeno, questo è ciò che credeva... Nel bel mezzo della fiera, infatti, la setterina irlandese di Martha, Lizzie, scopre proprio dietro il tendone allestito per il tè il corpo senza vita di una giovane donna. Ma chi può aver ucciso una ragazza così giovane, e perché? A quanto pare, qualcuno nel villaggio ha dei segreti da nascondere... e sembra che Martha e Luke abbiano un altro caso da risolvere. Che le indagini abbiano inizio!
Un libri che invece vi suggerisco di comprare o almeno di cercare e vedere se vi può interessare è un romanzo che purtroppo non sta avendo il successo e la fama che mreita qui in Italia probabilmente perchè uscito nelmomento sbagliato e si tratta di:
Margo ha problemi di soldi, di Rufi Thorpe
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Trama: Una ventenne studentessa californiana, scopre di aspettare un bambino da Mark, suo professore all’università, sposato e con due figli. Margo decide di tenere il bimbo, nonostante tutti le ricordino che l’aspetta una vita difficile, soprattutto perché non ha un soldo. E infatti, com’è prevedibile, quando Bodhi nasce la situazione si le coinquiline con cui divide l’appartamento si lamentano per le urla del piccolo, Margo non riesce a trovargli un posto all’asilo nido e il ristorante in cui lavora la licenzia. Del tutto al verde, Margo decide di sbarcare su OnlyFans ma la situazione finisce solo per intricarsi ulteriormente…
La sinossi sopra non gli da giustizia, a me ricorda molto il film ed il libro Qui dove batte il cuore. E' veramente un bel libro scritto bene, divertente ma anche commovente, sembra di leggere una sitcom americana ma di quelle scritte bene. Non lasciatevi ingannare dall'argomento scabroso di Only fans, qui al centro c'è la famiglia, ok un po' sui generis, ma la famiglia. Non c'è nulla di scabroso.
Un libro che invece sta ricevendo molto attenzione online è un fantasy YA:
Where the dark stand still. La foresta dell'amore eterno, di A. B. Poranek
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Trama: Liska sa che la magia è mostruosa e che chi la pratica è malvagio. Ha fatto di tutto per sopprimere il potere che le sboccia nel petto, con conseguenze disastrose. Così, per liberarsene, fugge dal suo villaggio e si inoltra nella Driada, il pericoloso bosco-vivo, per rubare il mitico fiore di felce, che le permetterà di esprimere il desiderio di una vita senza magia. Oltre al fiore, però, nella foresta Liska trova il Leszy, il demone guardiano del bosco, che invece di ucciderla le offre un patto: un anno di servitù in cambio del desiderio del fiore di felce. Costretta ad accettare per non morire, la ragazza viene portata dal mostro nel suo fatiscente maniero divorato dal bosco, e qui comincia a intravedere il groviglio di segreti e fantasmi che avviluppano il suo ospite. Eppure, intrecciati al dubbio, iniziano a germogliare in lei sentimenti nuovi. Ma qualcosa si sta svegliando nella Driada, qualcosa di letale e senza pietà. Qualcosa che spaventa persino il Leszy. Qualcosa che non può essere sconfitto, se Liska non abbraccia il mostro che ha sempre temuto di diventare…
Personalmente questo romanzo non mi attira molto, peimo, perchè è uno YA, e secondo, perchè la trama sa di già visto e già sentito, e mi ricorda davvero tanto quella del libro Uprooted di Naomi Novak, che qui da noi in Italia fu pubblicato con il titolo Cuore Oscuro. Però una mia amica mi ha detto che è molto bello ed ero prevenuta anche contro il libro della Novak che poi invece apprezzai molto durante la lettura. Quindi non so... se lo leggerò o meno...dipenderà dal mio mood e dal mio tempo immagino.
Per concludere qualche succosa curiosità libraria di cui forse non eravate a conoscenza. Sappiamo tutti che molti persoanggi famosi hanno scritto dei libri e persino dei romanzi. Diversi attori di hollywood sono anche autori di biografie, guide di vita, o libri per bambini. Vi ho già raccontato anni fa qui sul blog che ad esempio Hilary Duff ha scritto una trilogia paranormal romance il cui primo libro è stato pubblicato pure da noi in Italia, ma non i seguiti.
Ma forse non sapete che anche Keanu Reeves ha scritto un romanzo, e insieme al famosissimo scrittore China Mieville di cui è fan di lunga data.
The Book of Elsewhere, di Keanu Reeves e China Mieville
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Trama: Ci sono sempre stati dei sussurri. Leggende. Racconti di un guerriero che non può essere ucciso. Che ha visto mille civiltà sorgere e cadere, e che ha avuto molti nomi: Unuto, Figlio del Fulmine, Morte stessa. In questi giorni, è conosciuto semplicemente come "B." E vuole poter finalmente morire. Una divisione militare segreta dell'esercito degli Stati Uniti gli ha promesso che possono realizzare questo suo desiderio, ma in cambio lui deve combattere le loro le battaglie più impossibili. Come quella che riguarda un soldato fin troppo mortale tornato in vita, un evento impossibile che cela dietro di sè una forza ancora più misteriosa dello stesso B. Un nemico almeno altrettanto forte. E uno con un piano tutto suo.
questo romanzo si inserisce nella serie a fumetti di cui è sempre autore Keanu Reeves e che si intitola BRZRKR, da berseker, cioè dal guerriero protagonista.
E anche i vip nostrani italiani non si sono lesinati nel cercare di diventare anche scrittori. A partire da Clio Make up:
Sei bella come sei, di Clio Zammatteo
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Trama: Quando Clio atterra a New York ha in tasca tanti sogni e già dal primo giorno si accorge che la vita in America è un'avventura imprevedibile! Si trova catapultata in un nuovo mondo, ricco di piccole e grandi sfide: Giorgia, l'amica con cui ha sempre condiviso ogni cosa, è come sparita nel nulla con un ragazzo appena conosciuto, quando compare il nuovo vicino di casa, che tra uno scherzo e qualche risata riesce a colorare anche i momenti più bui. Clio, infatti, è cotta dell'inarrivabile di turno: ha occhi solo per Lui, che invece non la degna nemmeno di uno sguardo. E, come se non bastasse, c'è da conquistare quel posto da make-up artist alla New York Fashion Week! La Grande Mela si rivela soprattutto il luogo delle opportunità e degli imprevisti: la città perfetta per sentirsi liberi, per imparare a essere se stessi e seguire la propria passione. A migliaia di chilometri da casa - dove è rimasta l'amatissima nonna, sempre pronta a darle un consiglio e un incoraggiamento via Skype - Clio inizierà a riconoscere cosa (e soprattutto chi) vuole al suo fianco per il futuro, riuscirà a fare pace con il passato e a innamorarsi delle parti di sé di cui finora ha sempre avuto paura. E se incontrare un ragazzo che ti ripeta "sei bella come sei" non è semplice, è ancora più difficile arrivare a crederci davvero. Perché i sogni si inseguono, ma per raggiungerli non bisogna arrendersi mai!
Fino a Luca Argentero:
Disdici tutti i miei impegni, di Luca Argentero
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Trama: La vita scintillante di Fabio Resti, imprenditore romano che traffica con successo nel business degli eventi aziendali, piomba nell'ombra più anonima quando riceve un'inattesa telefonata da parte della Guardia di Finanza: l'ufficiale Belfiore deve consegnargli una urgente comunicazione giudiziaria che lo riguarda. Causa il possibile inquinamento delle prove, Fabio è costretto a disdire tutti gli impegni e a iniziare l'estate agli arresti domiciliari, a casa dei suoi genitori, in via di Val Tellina, invece che a Formentera o in Salento. È un colpo durissimo, ma anche l'inizio di una piccola, personale rivoluzione. L'osservazione dell'amorevole ménage degli arzilli genitori, l'ambiguo fascino di una ragazza che abita nell'appartamento di fronte, il diradarsi dei rapporti con colleghi e amici trasformeranno la cameretta di Fabio da luogo di detenzione a trampolino verso un futuro diverso dal suo recente passato.
E la cantante Levante:
E questo cuore non mente, di Levante
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Trama: Anita: una donna come tante che somiglia solo a se stessa. Nel lavoro ha successo, è una giornalista affermata, ma in amore colleziona disastri. L'ultimo in ordine di tempo si chiama Marco, "nessun segno particolare, non un tatuaggio, non un piercing alle orecchie, al naso, niente. La faccia di uno che non attira l'attenzione. Piaceva a tutti, non se lo ricordava nessuno". Lei però se lo ricorda bene. Ricorda quando lui l'ha fatta ridere per la prima volta, sotto un cielo blu di Prussia, con un gin tonic in mano e la testa leggera leggera. Ricorda le caffettiere che preparava solo per lei, per non farle mancare la colazione. Ma ricorda anche i silenzi terribili, carichi di risentimento, con cui la chiudeva fuori dal suo mondo senza darle spiegazioni. Perché ogni storia d'amore è così: per comprenderla tutta, bisogna cominciare dalla fine. E adesso che anche con Marco è finita, dopo tante tempeste e uomini sbagliati, Anita desidera soltanto salvarsi il cuore, metterlo al sicuro. Per curare l'anima dalle ferite del passato e abbracciare, finalmente, la scatola nera delle sue emozioni.
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È morta l’attrice Paola Gassman, grande protagonista del teatro italiano. Il fratello Alessandro: “Sei sempre stata la più saggia”
Portava con grazia, autorevolezza e senso dell’umorismo il peso di una tradizione importante. Paola Gassman, scomparsa ieri a 78 anni dopo una lunga malattia, aveva “Una grande famiglia dietro le spalle” come da titolo della sua autobiografia, scritta nel 2007: quattro generazioni di teatranti, da un lato l’amatissimo padre Vittorio (cui si rivolgeva all’inizio del libro con commovente dedizione:…
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Forse per la prima volta, oggi ho ammesso a me stesso - evento non semplice, sono una persona estremamente sensibile che vive al massimo la propria emotività ma per questo motivo avverte la necessità di regolarne il volume - che io di te, Id., potrei innamorarmi. Ricevere in regalo un libro di poesia a te così caro con una tua dedica è stato commovente, soprattutto ricordando quanto fossi convinto che avremmo smesso di parlare e conoscerci dopo solo un mese, come in quasi tutti gli altri casi.
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