#drammi familiari
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Il lusso della giovinezza di Gaetano Savatteri: Un'indagine tra mistero e generazioni nelle Madonie. Recensione di Pier Carlo Lava
Saverio Lamanna e Peppe Piccionello tornano in una nuova avventura, tra ironia e riflessioni sulla gioventù e il futuro
Saverio Lamanna e Peppe Piccionello tornano in una nuova avventura, tra ironia e riflessioni sulla gioventù e il futuro. Ne Il lusso della giovinezza, Gaetano Savatteri ci porta sulle alte Madonie in compagnia dell’ormai celebre duo di investigatori involontari: Saverio Lamanna, giornalista disoccupato, e Peppe Piccionello, suo amico e mentore. I due si ritrovano a indagare su un misterioso…
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lalacrimafacile · 2 months ago
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The Killing: un viaggio oscuro tra delitto e redenzione.
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Introduzione alla serie
The Killing è una serie televisiva crime disponibile su Disney+, remake di un prodotto danese tratto dalle opere dello scrittore David Hewson. La serie statunitense è divisa in quattro stagioni. Le prime due narrano il caso dell’omicidio di una diciannovenne Rosie Larson. Mentre la terza e la quarta trattano altri due casi diversi. Le prime tre stagioni sono composte da 13 episodi mentre l’ultima da sole 6 puntate.
I protagonisti sono una coppia di detective della squadra omicidi: Sarah Linden e Stephen Holder. Insieme dovranno affrontare il crimine nella città di Seattle e affrontare i drammi delle loro vite.
La serie è stata accolta molto positivamente dal pubblico e dalla critica. Personalmente è stata una tra le serie televisive più interessanti e coinvolgenti che io abbia mai visto.
L’ambientazione e l’atmosfera noir di Seattle
I protagonisti sicuramente sono i detective e le famiglie delle vittime, specialmente nella prima e nella seconda stagione. Ma da padrona la fa Seattle. I suoi angoli nascosti, la pioggia costante che infradicia i vestiti di Holder e i capelli di Linden.
Il clima rafforza ancora di più l’atmosfera cupa e asfissiante della trama. Come se la pioggia simboleggiasse il mistero e gli ostacoli che circondano i due detective. Il peso dei vestiti grondanti di pioggia è lo stesso peso che grava su Sarah e su Stephen.
Il tutto è immerso in una fotografia quasi grigia e tonalità che ricordano la tradizione noir. L’inquietudine e la tensione che viene costruita una puntata dietro l’altra.
I personaggi principali e la loro evoluzione
Sarah Linden: il ritratto di una detective tormentata
Sarah Linden è impersonata da Mireille Enos. Il personaggio della detective è scritto meravigliosamente. La tenacia e il coraggio di Sarah vanno pari passo con la sua testardaggine e ostinatezza. Le sue difficoltà familiari e il suo passato travagliato hanno profondamente segnato il suo modo di essere. Quello che ha passato durante la sua infanzia ha segnato in modo radicale le sue relazioni. Tuttavia le sue capacità investigative e il rapporto che instaura con le vittime la rende una detective molto determinata.
Procedendo nelle stagioni le sue difficoltà con il figlio aumentano. Il suo lavoro la travolge e il legame che sente con le vittime diventa sempre più opprimente. Troverà nel suo nuovo collega un punto saldo e un amico su cui contare.
Stephen Holder: il partner con un passato oscuro
Linden nella prima puntata ha in programma di lasciare la centrale di Seattle, partire per la California con il suo fidanzato e suo figlio. Il suo sostituto, Stephen Holder, arriva alla omicidi dalla squadra narcotici e dovrebbe ricevere i casi della sua collega. Tuttavia, le cose non vanno così. Linden rimane a Seattle, troppo presa dal caso della giovane Rosie.
Anche se si capisce che Holder ha dei segreti sembra essere volenteroso di imparare e mettersi in gioco, anche se i suoi colleghi non lo lasciano esprimere il suo potenziale.
Nel corso delle puntate il rapporto tra i due detective si rafforza. Entrambi hanno dei fantasmi del loro passato che stanno provando ad affrontare. Holder è un ex drogato che cerca di rimanere sobrio e risanare il rapporto con la sua famiglia. Holder e Linden saranno l’uno la spalla dell’altro.
La chimica tra i due protagonisti e come influenza la narrazione di The Killing
Sicuramente uno dei punti di forza della serie è proprio il rapporto tra i due poliziotti. Le difficoltà che devono affrontare, l’intensità dei casi e la loro complessa vita privata li legano e li avvicinano sempre di più.
Da fan della serie ovviamente la loro relazione diventa uno dei traini della storia. L’affetto che si vede negli occhi di Holder quando guarda Linden e il modo in cui la fa ridere. Nel corso degli episodi, tuttavia, possiamo vedere Linden irrigidirsi sempre di più, faticare gradualmente a lasciarsi voler bene da Holder. Le difficoltà di lui si aggravano quando sente il loro rapporto vacillare. Insieme allo svolgimento delle indagini, l’evoluzione della loro relazione è uno dei focus più intriganti.
L’indagine al centro della narrazione
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Fin dal primo episodio, ci troviamo immersi in un mondo cupo e malinconico, con la pioggia incessante che cade su Seattle come una metafora del dolore e del mistero che permea la storia. Questo clima si riflette non solo nell’atmosfera generale, ma anche nel ritmo stesso della serie, che rifiuta di svelare la verità in fretta. Al contrario, dilata il tempo, costruendo un senso di attesa prolungata che si traduce in un’esperienza di visione intensamente immersiva.
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Il gioco del sospetto: chi è il colpevole?
Uno degli aspetti più avvincenti di The Killing è il modo in cui riesce a far sospettare di chiunque. Ogni personaggio, dal più marginale al più centrale, sembra avere qualcosa da nascondere. La protagonista, la detective Sarah Linden, interpretata in modo magistrale da Mireille Enos, è spinta a seguire una serie di false piste che portano lo spettatore a sospettare di diversi potenziali colpevoli. Ogni episodio offre nuovi indizi che, anziché avvicinare alla verità, complicano ulteriormente la trama.
Le dinamiche familiari, politiche e personali di ciascun individuo vengono lentamente rivelate, creando una rete intricata di relazioni e motivi che potrebbero portare chiunque a essere il responsabile dell’omicidio al centro della storia.
The Killing gioca con le aspettative del pubblico, mettendo in evidenza come nessuno sia completamente innocente. Questa costruzione del sospetto diventa quasi una danza: ogni volta che si è convinti di aver individuato il colpevole, la serie introduce un nuovo dettaglio che sconvolge tutto. È proprio questa continua oscillazione tra certezza e dubbio che mantiene alta la tensione emotiva.
Temi principali: colpa, redenzione e il lato oscuro della società
Uno degli aspetti più potenti di The Killing è la profondità con cui esplora la vulnerabilità dei suoi personaggi. Sarah Linden è una detective straordinariamente competente, ma anche una donna fragile, costantemente in bilico tra il suo dovere e i suoi demoni personali. La sua ossessione per il caso e la sua difficoltà a separare il lavoro dalla vita privata sono temi ricorrenti che rendono il suo personaggio incredibilmente umano.
Anche Stephen Holder, con il suo passato segnato dalla droga e dalla corruzione, è un personaggio profondamente sfaccettato. La sua lotta per mantenere la sua integrità e guadagnare la fiducia di Sarah è una delle dinamiche più interessanti della serie, che riflette la complessità delle relazioni umane in un contesto di estrema pressione.
La serie non si limita a rappresentare un'indagine poliziesca, ma esplora il lato oscuro della società: la disuguaglianza, la corruzione e il dolore della perdita. Ogni personaggio, anche quelli secondari, è tratteggiato con attenzione, e tutti hanno un ruolo nel complicare il puzzle che Linden e Holder cercano di risolvere.
Conclusioni: perché The Killing è un must-watch per gli amanti del crime
The Killing non è una serie per chi cerca una risoluzione rapida o facile. La sua struttura dilatata e la capacità di mantenere costante il sospetto su tutti i personaggi la rendono un’esperienza unica nel panorama delle serie crime. Con il suo ritmo lento ma intenso, riesce a coinvolgere lo spettatore non solo nella ricerca del colpevole, ma anche nelle vite complesse e vulnerabili di chi cerca giustizia.
Se sei un amante del crime, apprezzerai l’attenzione ai dettagli e la profondità emotiva che questa serie offre. È un viaggio oscuro e complesso, che richiede pazienza, ma che alla fine ripaga con una narrazione avvincente e personaggi indimenticabili.
Vuoi leggere altri contenuti su serie TV da vedere e amare? Guarda gli ultimi post e le EasyTears List.
La vostra Easy Tears.
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bicheco · 11 months ago
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Drammi familiari
Io conosco persone che per colpa dei figli hanno visto il film Re Leone 37 volte.
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siamoquelvuotoquandosivavia · 11 months ago
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In 7 anni su Tumblr sono successe tante di quelle cose. Avevo 18 anni quando decisi di iscrivermi a questo social sotto il nome di "siamoquelvuotoquandosivavia", nato da un testo scritto dopo aver vissuto la prima delusione amorosa.
Da lì, ho iniziato a condividere i miei pensieri su Tumblr...provando ogni tanto anche a scrivere a qualcuno per poter chiacchierare. Sono sempre stato un po' un chiacchierone, ma non me ne pento.
In una prima fase conobbi due ragazze ma, oltre a qualche chat, non successe molto. Ricordo, però, che in quelle settimane capii quanto le parole erano importanti...spesso il loro potere viene sottovalutato. Chi le sa usare, spesso, vince.
Pochi mesi più tardi, a giugno, conobbi G. E fu un esperienza unica. Unica sia in senso positivo, sia negativo. Sono quelle esperienze che ti cambiano, che ti fanno male ma...ti aprono gli occhi. Li ho capito di saper amare e che forse, dovrei amarmi di più. Voli su isole sconosciute, audio, videochiamate. Non sapevo che le videochiamate facessero così bene e male...a volte non è dove sei ma chi hai di fronte a fare la differenza.
In quei periodi traumatici conobbi anche C. E C è una di quelle persone particolari, perché in silenzio, ti aiutano e tanto. Ho vissuto momenti molto difficili in quel periodo, tra delusioni amorose, scolastiche e familiari...a volte mandavo anche 20/30 audio dove parlavo in modo illogico ma...c'era sempre una risposta sensata ad attendermi. E mi dava un po' di pace quella risposta, a volte "accondiscendente", altre più cinica e diretta.
Poi l'uni, le nuove amicizie e la riscoperta di quelle vecchie che mi avevano dato tanto. L'inglese, la voglia di sfidare i miei limiti e...superarli. ho dimostrato a me stesso di potercela fare, di nuovo. Ho capito che alcune persone vanno, altre restano. Ma decidiamo noi chi resta e chi va. Quindi dobbiamo decidere bene a chi e come dedicare il nostro tempo.
Col COVID conosco C...(diversa dalla prima eh ahahah) e trovo un equilibrio nuovo. Capisco che la ragazza perfetta, forse, non esiste. Che devo capire cosa voglio e se lo voglio, prenderlo. Affronto il primo bacio, le prime uscite e mi ritrovo dopo 3 anni e mezzo a scrivere, alle 2.55 di notte, questo post.
In lotta ancora con i miei drammi? Certamente. Ho ancora tanto da dire e nulla finisce qui. Vorrei diventare un cantante...chissà. i sogni possono anche finire, se mi sveglio per una giusta causa.
Buon proseguimento lettore, non arrenderti mai🥰
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lostinaflashforward · 1 year ago
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THE FALL OF THE HOUSE OF USHER - Recensione della miniserie
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"Nevermore."
Mike Flanagan fa' nuovamente centro con The Fall of the House of Usher, miniserie tratta dai racconti di Edgar Allan Poe, in un storia fra drammi familiari, peccato e ineluttabilità...
RECENSIONE DELLA MINISERIE
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telodogratis · 3 days ago
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Andrea muore a 34 anni: “Stamattina mi sveglio e non ci sei più..”
[[{“value”:” Tragedie, tragedie immani, indescrivibili. Colpiscono all’improvviso, devastandoti per sempre. Sono drammi che non vorremmo mai sentire ma che, purtroppo, accadono. Sono storie di decessi avvenuti in pochi istanti; di esistenze stroncate in un giorno qualunque, tutto ad un tratto, gettando nello sconforto e nell’incredulità i familiari, gli amici, i colleghi. Il dolore è forte,…
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josephmfish · 2 months ago
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Endless Love Anticipazioni Finale SHOCK : Kemal MUORE ? Ecco la VERITA | Endless Love
https://ift.tt/FDoWPhd https://www.youtube.com/watch?v=KBYzpBS02o0 Endless Love Anticipazioni , Finale SHOCK : Kemal MUORE ? Ecco la VERITA’ | Endless Love Scopri tutte le anticipazioni sul finale di Endless Love in questo video shock! Kemal morirà? Il destino del protagonista ti lascerà senza parole. Dopo colpi di scena, amori impossibili e drammi familiari, ecco la verità sul finale della serie che ha emozionato tutti. Non perdere gli ultimi momenti e preparati per un finale da brividi. Guarda ora per scoprire cosa accadrà a Kemal e come si concluderà la sua storia d’amore con Nihan! Benvenuti nel nostro canale YouTube, il punto di riferimento assoluto per tutti gli appassionati di intrattenimento televisivo italiano! Siamo qui per offrirti un viaggio avvincente nel mondo delle soap opera, delle serie tv, dei reality e dei talent show. Scopri in anteprima le puntate delle tue serie preferite con le nostre esclusive anticipazioni che ti terranno col fiato sospeso. Saremo anche la tua finestra sul gossip, rivelando retroscena succulenti e curiosità che ruotano intorno agli attori, alle attrici e ai personaggi televisivi che tanto ami. Unisciti a noi e resta sintonizzato per ricevere le ultime novità e per vivere il dietro le quinte delle produzioni che appassionano milioni di persone. Ti aspettiamo nel nostro canale YouTube, pronto a sorprenderti, intrattenerti e soddisfare la tua sete di conoscenza nel mondo delle soap opera, serie tv, reality e talent show italiani. Iscriviti e scopri con noi il lato affascinante dell’intrattenimento televisivo! anticipazioniendlesslove | endlesslove | endlessloveanticipazioni from Tv Trend Italia https://www.youtube.com/channel/UCHqQYJ9rtTKFYW8IYlgCqWQ via Formula 1 Live https://ift.tt/OZiNVJm October 14, 2024 at 11:19PM
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incamminoblog · 6 months ago
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padre Fernando Armellini"Infuria la tempesta e Gesù dorme"
XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (23/06/2024) Liturgia: Gb 38, 1.8-11; Sal 106; 2Cor 5, 14-17; Mc 4, 35-41 Quale parola è in diritto di attendersi dal cristiano chi vive drammi personali e familiari a catena? Epidemie, terremoti, cicloni che colpiscono zone del mondo già devastate dalla fame e dalla miseria, pongono seri interrogativi al credente. Le guerre, le violenze, le…
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alemicheli76 · 7 months ago
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La strana morte di Sir Lawrence Linwood, Christopher Huang, Newton Compton Edizioni. A cura di Barbara Anderson
Non ne faccio un mistero ma amo le saghe familiari, i drammi, le famiglie disfunzionali, le situazioni in cui vengono coinvolte emozioni, sentimenti, interessi, tradimenti.  Sarà che sono nata e cresciuta con le vecchie soap opere da Dallas a Beautiful, Sentieri, Dynasty, Tempesta d’Amore e chi più ne ha più ne metta. Il dramma di famiglia mi piace, mi intriga e se nel dramma ci scappa anche un…
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agrpress-blog · 7 months ago
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“Un bouquet a tutti i costi” di Carolyn Brown Il romance Un bouquet a tutti i costi d... #bouquet #carolynbrown #indomituspublishing https://agrpress.it/un-bouquet-a-tutti-i-costi-di-carolyn-brown/?feed_id=5748&_unique_id=6663f8cac8faa
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Mare Avvelenato - La Saga della Famiglia Mazzeo di Elena Magnani. Recensione di Alessandria today
Una saga familiare tra storia e mare, tra segreti e passioni
Una saga familiare tra storia e mare, tra segreti e passioni. Il romanzo Mare Avvelenato, scritto da Elena Magnani, rappresenta un’appassionante saga familiare che intreccia segreti, intrighi e drammi personali sullo sfondo del mare. La trama segue la storia della famiglia Mazzeo, esplorando dinamiche complesse e sfide personali dei suoi membri. Con un linguaggio avvincente e descrittivo,…
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personal-reporter · 1 year ago
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Vasco Pratolini, nella storia di Firenze
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Lo scrittore che raccontò la Toscana del Novecento… Vasco Pratolini nacque a Firenze il 19 ottobre 1913 in una famiglia di estrazione operaia, perse la madre quando aveva  solo cinque anni, così visse la sua infanzia con i nonni materni. Una volta tornato dal fronte, il padre si risposò, ma Vasco non riuscì ad inserirsi nella nuova famiglia, mentre lavorava in una bottega di tipografi, ma anche come cameriere, venditore ambulante e rappresentate. A diciotto anni Pratolini lasciò il lavoro e si dedicò agli studi da autodidatta ma. tra il 1935 e il 1937, gli fu diagnosticata la tubercolosi e venne  ricoverato in sanatorio. Tornato a Firenze nel 1937 lo scrittore cominciò a frequentare la casa del pittore Ottone Rosai che lo spinse a scrivere di politica e letteratura sulla rivista Il Bargello. Vasco fondò poi con l'amico poeta Alfonso Gatto la rivista Campo di Marte, conobbe anche Elio Vittorini che lo spinse a focalizzarsi più sulla letteratura che sulla politica. Intanto Pratolini si trasferì intanto a Roma dove nel 1941 pubblicò il suo primo romanzo Il tappeto verde, partecipò attivamente alla resistenza e, dopo un breve periodo a Milano, si trasferì a Napoli dove visse fino al 1951, mentre scriveva Cronache di poveri amanti, sulla vita degli abitanti della via del Corno, dove visse insieme ai nonni materni, vista come un’isola protetta dall'infuriare della lotta fascista e antifascista. In seguito Pratolini scrisse i romanzi: Un eroe del nostro tempo (1949) e Le ragazze di San Frediano (1949)  definiti neorealisti per la capacità di descrivere la gente, il quartiere, il mercato e la vita fiorentina con perfetta aderenza alla realtà. Con uno stile semplice, Pratolini descrisse il mondo che lo circonda, i ricordi della sua vita in Toscana e i drammi familiari come quello della morte del fratello, con il quale instaurò un vero e proprio dialogo immaginario nel romanzo Cronaca familiare (1947). Spesso i protagonisti dei romanzi di Pratolini sono in condizioni di miseria e di infelicità, ma restano animati dalla convinzione e dalla speranza di potersi affidare alla solidarietà collettiva. Tornato definitivamente a Roma nel 1951 Pratolini pubblicò Metello (1955), primo romanzo della trilogia Una storia Italiana, con lo scopo di descrivere diversi mondi, quello operaio con Metello, quello borghese con Lo scialo  (1960) e quello degli intellettuali in Allegoria e derisione (1966). Con la storia del manovale Metello lo scrittore desiderò superare i confini ristretti del quartiere, che fino ad ora era il protagonista dei suoi romanzi, per un affresco più completo della società italiana a partire dalla fine dell'Ottocento.. Si dedicò anche all'attività di sceneggiatore partecipando alle sceneggiature di Paisà di Roberto Rossellini, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, e Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy. Alla pubblicazione della trilogia fece seguito un lungo periodo di silenzio, interrotto solo nel 1981 dalla pubblicazione de Il mannello di Natascia, con testimonianze e ricordi risalenti agli anni Trenta. Vasco Pratolini morì a Roma il 12 gennaio 1991, a 77 anni. Read the full article
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queerographies · 1 year ago
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[Change Of Heart][Clare Lydon]
Nelle Highlands scozzesi una finta relazione offrirà a due donne l’occasione di seguire il loro cuore. Dall’abile penna di Clare Lydon una romantica storia che vi lascerà senza fiato.
Cosa succede quando la finzione diventa realtà e poi si infrange ogni cosa? Il primo imprevisto di Erin Stewart è Steph Mitchell, un’attrice professionista bella da far perdere la testa. Il secondo? Numerosi drammi familiari. Quando Erin Stewart organizza un finto appuntamento per la festa di anniversario dei suoi genitori, non pensava che le cose sarebbero andate così… Ma, dopotutto, deve…
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couragescout · 2 years ago
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Oggi sono felice.
Nonostante tutto oggi sono felice. È tornata B, abbiamo passato tre ore insieme a raccontarci davanti una cioccolata calda ed un cappuccino, tra biscottini e risate, tra parole di conforto e strette sul ginocchio. Tra ricette non capite, berretti e gioielli fatti a mano, avventure francesi e drammi familiari.
Lei sarà sempre il mio posto sicuro, la mia metà, il mio punto di sfogo e razionalità. Il tempo lontane rende ogni secondo speso insieme qualcosa di importante e magico. Le nostre piccole tradizioni restano immutate, i nostri occhi sempre pieni di amore e quel capire i silenzi dell'altra grazie ad anni di strada fatta insieme con uno zaino sulle spalle.
Sarà sempre l'abbraccio più bello.
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kyda · 2 years ago
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oggi per un'ora ho discusso dalla psicologa di drammi familiari e traumi e dubbi sulla mia esistenza ecc e quando sono uscita, come se nulla fosse, sono tornata in quel posto dell'ultima volta a prendere torta di pere e cioccolato e cappuccino con latte di mandorla. molto terapeutico come al solito, ma qui in sicilia fa troppo caldo e io non posso usare i miei vestiti pesanti e non va bene a natale
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corallorosso · 4 years ago
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Un grumo purulento: lo storico Eric Gobetti riflette sulle foibe e sugli usi pubblici della storia Il 10 febbraio del 2007, in occasione della ricorrenza del Giorno del Ricordo, nel corso della consegna di onorificenze ai parenti degli infoibati al Quirinale, il presidente Napolitano conferisce la medaglia d’oro al merito civile ai familiari di Vincenzo Serrentino. Questi fu tenente colonnello dell’esercito italiano, dirigente dei Fasci di combattimento di Zara sin dagli albori degli anni Venti, dal 1940 primo Seniore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, membro del Tribunale Straordinario della Dalmazia (istituito nel 1941 per debellare la Resistenza jugoslava durante l’occupazione militare italiana), prefetto di Zara e capo della provincia durante l’occupazione militare tedesca dal novembre 1943 all’ottobre 1944, quando la città fu liberata. Nel 1946 il suo nome compare nella lista stilata dall’apposita Commissione ministeriale d’inchiesta di civili e militari italiani passibili di accusa presso la giustizia penale militare, coloro nella cui condotta erano “venuti meno ai principi del diritto internazionale di guerra e ai doveri dell’umanità”: con lui, tutti i membri del Tribunale Speciale (tra cui il più celebre Pietro Caruso), che aveva celebrato processi “senza il rispetto delle più elementari norme procedurali”, condannando a morte “anche persone minorenni”. Il suo nome figura nell’elenco CROWCASS (Central Registry of War Criminals and Security Suspects, 1947), compilato dagli Alleati anglo-americani, delle persone ricercate dalla Jugoslavia per crimini di guerra. Catturato a Trieste nel maggio 1945, venne processato dalle autorità jugoslave, riconosciuto come criminale di guerra e fucilato nel maggio del 1947. Nel 1987, il comune di Rosolini (Siracusa), suo paese natale, gli ha dedicato una strada. Nel febbraio del 2012, durante il programma televisivo di Rai 1 Porta a Porta, che affronta lo spinoso argomento della vicenda delle foibe, viene mostrata una fotografia che ritrae un plotone di esecuzione nell’atto di fucilare alla schiena cinque uomini allineati: ai telespettatori viene detto che si tratta di partigiani comunisti jugoslavi che sparano a degli italiani. In realtà, come gli studiosi sanno bene e come si evince chiaramente dagli elmetti dei soldati del plotone di esecuzione, la foto, scattata il 31 luglio 1942, mostra la fucilazione di cinque partigiani sloveni (di cui sono noti i nomi) ad opera di militari italiani durante il periodo dell’occupazione dei territori jugoslavi. La sera del 10 febbraio 2019 la Rai manda in onda un film di cui è co-produttrice, Rosso d’Istria. La pellicola, tanto inverosimile quanto brutale, è un autentico prodotto propagandistico: diffonde paura e odio attraverso un immaginario razzista e un racconto ben poco attinente alla realtà, raffigurando i partigiani comunisti jugoslavi come bestie assetate di sangue e animate da un sadismo innato che aggrediscono vittime innocenti: degli italiani, fascisti dichiarati. Gli eroi del film sono mostrati in camicia nera, invocano apertamente il Duce e aspettano come manna dal cielo un esercito di “liberazione”, quello nazista, bei giovanottoni che danno l’idea di riportare la pace, laddove gli efferati partigiani slavi avevano scatenato guerra, odi e vendette: con una netta scelta ideologica, lo spettatore è portato a schierarsi con le “vittime” fasciste di un crimine commesso dai comunisti. Questi tre macroscopici esempi, scelti da una folta schiera di eventi altrettanto gravi, indicano in modo lampante una cosa: nel nostro Paese la complessa vicenda delle foibe e delle violenze nei territori del confine orientale è da anni oggetto di una gravissima distorsione fattuale e di un accentuato uso propagandistico della storia, operati a più livelli: storiografico, istituzionale, dell’immaginario collettivo. Nel primo caso si intralcia e si destabilizza il lavoro di ricerca e d’una corretta divulgazione degli avvenimenti occorsi sul confine orientale da parte di studiosi seri, che intendono ricostruire accuratamente i fatti e i contesti in cui questi presero forma, il modo in cui vengono narrati. A livello istituzionale, si accreditano versioni false e distorte degli eventi con ambigue dichiarazioni delle più alte cariche dello Stato e paradossali riconoscimenti (uno Stato nato dalla liberazione dal fascismo che conferisce medaglie a fascisti conclamati e criminali di guerra?), sospensioni di contributi finanziari alla ricerca ad associazioni o individui che non si attengono alla comune vulgata diffusa sulla vicenda delle foibe (come nel caso del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia). A livello di immaginario collettivo, con la martellante diffusione di mistificatori luoghi comuni operata dai media, la creazione di fiction non solo televisive che incidono a fuoco nelle menti di spettatori ignari delle patenti falsità storiche, capovolgendo di segno la realtà e il suo significato morale. Questo atteggiamento largamente condiviso produce un clima culturale favorevole a intimidazioni, minacce, insulti mediatici e infamanti accuse di “negazionismo” e “riduzionismo”, animato dalle forze della destra nazionalista e neofascista e volto a screditare il lavoro degli storici, impedire loro di affrontare un tema delicato, di ricostruire e contestualizzare il fenomeno, di raccontarlo in maniera corretta. Di questa pericolosa temperie, che fa vacillare la civiltà di un Paese evocando foschi scenari, porta testimonianza diretta lo storico Eric Gobetti, con il libro E allora le foibe? (pp. 116, € 13), pubblicato dall’editore Laterza nella collana “Fact Checking: la Storia alla prova dei fatti”. Gobetti rilegge la vicenda delle foibe e dell’esodo partendo da alcune domande: Di cosa parliamo quando parliamo di foibe? Cosa è accaduto realmente? In che modo e da chi vengono narrati quegli eventi? Con un argomentare stringente, storicamente probante, il libro getta ampia luce sugli eventi occorsi sul confine orientale a partire dal 1943, ricostruendo il contesto in cui essi presero forma e si manifestarono, la storia che li ha determinati, le cause sociali e politiche per cui essi furono in un primo tempo rimossi, quindi, a partire dagli anni Novanta, la falsificazione cui furono soggetti e la narrazione distorta che se n’è fatta, sino ad approdare all’attuale cancerosa situazione, che ha avuto l’ennesima conferma dal modo in cui è stato vissuto e celebrato il 10 febbraio scorso, Giorno del Ricordo. (...) Anche lo stereotipo dell’espulsione forzata “corrisponde ben poco alla complessità dei fatti”; quella dei profughi istriano-dalmati è una tragedia umana legata al mutamento dei confini e degli assetti internazionali conseguenti alla sconfitta militare dell’Italia. Soprattutto, “è il risultato estremo di un circolo vizioso innescato dall’imperialismo italiano e poi dal fascismo. Gli esuli sono le vittime ultime della politica aggressiva del regime, dei crimini di guerra commessi dall’esercito italiano e della sconfitta militare in una guerra che Mussolini aveva ottusamente contribuito a scatenare”. Gobetti affronta anche il problema dei numeri relativi alla vicenda delle foibe: si ripetono infatti, anche da parte di alti esponenti politici e della divulgazione storica, cifre smisuratamente gonfiate (un ministro della Repubblica parlò di “un milione di morti”), che non trovano alcun riscontro fattuale, e che contribuiscono a diffondere falsi miti e una perniciosa disinformazione, cosa, tra l’altro, che non favorisce la memoria e non denota rispetto per le vittime, usate per squallidi fini ideologici e politici. (...) La conclusione di questo studio è adamantina: invece che rischiare di essere “una commemorazione fascista”, il Giorno del Ricordo “dovrebbe essere una data per ricordare i drammi prodotti dal nazionalismo, dal fascismo, dalla violenza ideologica, dalla guerra e dalla sconfitta militare di un paese mandato al macello in maniera criminale non solo da Mussolini ma da tutta un’élite politica, militare ed economica che non ha mai pagato per le sue colpe”. Già, ma se così fosse l’Italia sarebbe un Paese civile. Giuseppe Costigliola
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