#fare il primo passo
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~ E poi tu, inaspettato, ti vedo lì, in quell’elenco di piccole icone delle visualizzazioni; tu che “le storie le fai, ma non guarda le altre”, non mi ero neanche accorta di quando l’avessi guardata la mia. Sono contenta, anche se non do valore a queste cose, ma lo prendo come un segnale chiaro… magari è il momento giusto per parlare…~ 💎
A volte un semplice gesto può riaccendere connessioni che credevamo perdute. Questo mio pensiero di "magari è il momento giusto per parlare" è molto significativo. Le storie che condividiamo, anche quelle apparentemente insignificanti, possono avere un impatto profondo e rivelare opportunità per riavvicinarsi. Se si sente che è il momento giusto, forse vale la pena fare il primo passo. A volte, le parole più semplici possono aprire porte inaspettate.
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mostro-rotto · 2 years ago
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So perdonare, so scusare, so fare il primo passo, so chiedere spiegazioni, so ascoltare, ma poi a una certa mi rompo il cazzo e per me non esisti più. Ciao ciao.
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yogurt-senzalattosio · 2 months ago
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ho voglia di rivederlo madoo
oggi non è uscito con noi perché deve prepararsi per l'abilitazione da ingegnere + aveva mal di gola
(non stiamo insieme)
(non siamo mai usciti insieme solo io e lui)
(non ci siamo mai sentiti tramite messaggi)
(però dal modo in cui lui mi guarda ogni volta forse c'è dell'interesse hihi)
(beatrice e dante vibes ovvero è una roba platonica)
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umi-no-onnanoko · 11 months ago
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100 domande curiose
1. Libro preferito?
2. Autore preferito?
3. Poesia preferita?
4. Ti piace scrivere?
5. Ti piace leggere?
6. Disegni?
7. Ti piace l'arte?
8. Sei mai stato/a ad un museo?
9. Artista preferito?
10. Film preferito?
11. Attore/attrice preferito/a?
12. Regista preferito?
13. Colonna sonora preferita?
14. Saga preferita?
15. Personaggio preferito di Harry Potter?
16. Personaggio preferito di un libro?
17. Personaggio preferito di un film?
18. Serie tv preferita?
19. Canzone preferita?
20. Cantante preferito/a?
21. Band preferita?
22. Hai mai scritto una canzone?
23. Hai mai scritto una lettera a mano?
24. Hai mai ricevuto una lettera scritta a mano?
25. La pazzia più grande che hai fatto?
26. Ti piacciono le sorprese?
27. La sorpresa migliore che hai ricevuto?
28. La sorpresa più bella che hai fatto?
29. Quale pianeta visiteresti?
30. Preferiresti essere una sirena o una fata?
31. Quale decade preferisci?
32. Sei una persona creativa?
33. Quale lavoro vorresti esistesse?
34. Quali animali vorresti si unisserero per dare vita ad una nuova specie?
35. Pic nic al mare o in montagna?
36. Ti piace il teatro?
37. Hai mai visto un balletto?
38. Sei mai stato/a ad un concerto?
39. Hai mai cantato in pubblico?
40. Hai mai ballato in pubblico?
41. Adotteresti un bambino?
42. Adotteresti un animale?
43. Moto o auto?
44. Preferisci nuotare o volare?
45. Quale personaggio Disney pensi di essere?
46. Quale villain Disney ti rappresenta?
47. Quale cultura ti affascina?
48. Se potessi condividere un senso (tatto, vista,olfatto, gusto,udito) con la tua anima gemella quale condivideresti?
49. Vampiro o licantropo?
50. Credi nella fiamma gemella?
51. Temporale o arcobaleno?
52. Musica classica o rock?
53. Ti piace recitare?
54. Hai mai suonato in pubblico?
55. Hai mai recitato in pubblico?
56. Sai leggere i silenzi?
57. Sai rispettare i silenzi?
58. Soffri il solletico?
59. Riesci a fare ridere gli altri?
60. Sai ascoltare?
61. Ti fidi?
62. Ti piace fare foto?
63. Sei fotogenico/a?
64. Musica in streaming, Spotify, CD o vinile?
65. Anime preferito?
66. Manga preferito?
67. Meglio i manga/anime di ieri o quelli di oggi?
68. Cartone animato preferito?
69. Il tuo cavallo di battaglia in cucina?
70. Il piatto che proprio non ti riesce?
71. Quale colore non sopporti?
72. Cosa non può mancare in casa tua?
73. Quale tua caratteristica vorresti avessero anche gli altri?
74. Cosa "rubesti" da un altra persona?
75. Come organizzeresti il primo appuntamento?
76. Come vorresti fosse il tuo prima appuntamento?
77. Faresti il primo passo?
78. Amicizia uno a uno o gruppo di amici?
79. Le parole che vorresti sentirti dire?
80. Cosa vorresti dire agli altri?
81. Credi nel destino?
82. Credi nella fortuna?
83. Pratichi la gratitudine?
84. Ti senti cambiato rispetto a 10 anni fa?
85. Cosa cambieresti di questi ultimi 10 anni?
86. Come ti vedi tra 10 anni?
87. La famiglia è solo quella di sangue?
88. Gli amici sono una seconda famiglia?
89. Si deve sempre perdonare chi si ama?
90. Cosa non ti perdoni?
91. Vorresti tornare bambino/a o diventare adulto/a?
92. Vorresti essere del sesso contrario al tuo?
93. Balletto preferito?
94. Ballerino/a preferito?
95. Conosci il messaggio dei fiori?
96. Giorno o notte ?
97. Alba o tramonto?
98. Freddo o caldo?
99. Sole o pioggia?
100. Scegli tu questa domanda
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parlamitucheiononmiparlopiu · 4 months ago
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Ciao papà, è da tanto che non ti scrivo e ti chiedo scusa, nell'ultimo periodo ho dovuto affrontare moltissime cose, ma sappi che dai miei pensieri non esci mai. Ho provato ad indossare i tuoi vestiti ma mi stanno ancora troppo larghi, forse sarà sempre così, forse semplicemente non sono i tuoi vestiti che dovrei indossare ma i miei; qualcuno ha provato a farmelo capire, ma sono testarda, sai come sono fatta. Ebbene, ho continuato a fare le cose come penso le avresti fatte tu, ho continuato a mettere un piede davanti all'altro cercando di farlo nel migliore dei modi e ad ogni passo pensavo "mi vedi papà? Sei fiero di me?", non ricevo mai risposta ma in cuor mio spero sia così. Mi sono persa per un periodo, so che di questo non ne saresti stato contento. Mi ricordo il primo anno di superiori, avevo visto il mio "ex fidanzatino" da pochi giorni baciare una mia amica e rimasi a letto per giorni senza andare a scuola. Una sera ti sedesti sul mio letto e mi dicesti "non so cosa è successo, ma non è questo il modo di affrontare le cose; se tu non hai fatto nulla di sbagliato cammina a testa alta, se hai sbagliato, affronta la cosa di petto e chiedi scusa. Ma restare qui, non è una soluzione." Mi ricordo che piansi, però il giorno dopo tornai a scuola a testa alta. Ecco, io ogni giorno negli ultimi mesi ho sperato di sentire una parola di conforto da parte tua, ma il silenzio mi avvolgeva il cuore e quindi mi sono persa. Non sono guarita, però il mio cuore ha ripreso a battere ad un ritmo più lento, in pace. Ho commesso l'errore di mettere le mie fragilità in mani sbagliate; di nuovo? si, di nuovo. Cammino a testa alta, come hai detto tu, perché non sono stata io a sbagliare. Mi manchi tanto, mi chiedo come sarebbe se tu fossi ancora qui, se le cose fossero diverse oppure sempre così però con te presente. Ogni volta che mi siedo alla scrivania per studiare guardo la tua foto appesa al muro. "Lui vorrebbe davvero questo per te? Vorrebbe che tu avessi questa rabbia e questa voglia di giustizia? O vorrebbe che tu inseguissi solo i tuoi sogni?", me lo ha detto un amico quando ha capito che ero totalmente persa. Cosa voglio io? Volevo davvero tutto questo? Me lo chiedo da giorni, cercando di distinguere il tuo sogno dal mio; ma si sono fusi così tanto che non c'è più una linea di confine. Piango. Piango perché ho confidato questo dolore a persone che mi hanno lacerata, senza rimorsi. Piango perché nessuno ha mai compreso quanto sia profonda e intima questa ferita. Piango perché ho perso di vista chi sono e chi voglio diventare. Piango perché manca qualcosa, manchi tu. E mi mancano i piatti buoni che mi cucinavi, mi manca la tua risata per cose che io non trovavo divertenti, mi manca la tua colazione addobbata la mattina di Natale perché sapevi quanto mi rendesse felice, mi manca quando mi vedevi dormire e mi arrotolavi nelle coperte per non farmi sentire freddo, mi manca sentirmi al sicuro. Sembra una vita passata ed irrecuperabile. Sembra (perché ho paura di dire che lo è) una vita fa. Ti chiedo scusa se ti ho deluso, ti chiedo scusa se hai dovuto fare guerre per farmi capire le cose, ti chiedo scusa se non sono stata proprio quel tipo di figlia calma e silenziosa, ma se ho sempre sempre indossato armature e urlato. Le stesse armature che ora devo indossare per affrontare questo mondo. Ma grazie, per avermi insegnato che il perdono è fondamentale per allontanarsi da persone e situazioni che ci portano via ciò che siamo. Avrei voluto togliermi i polmoni e donarli a te per farti restare un po' di più, tu invece ti sei tolto il cuore per darlo a me ed io imparerò ad averne più cura. Grazie papà, perché sei stato e sei il mio papà.
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frammenti--di--cuore · 4 months ago
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io lo so come ti senti, in bilico tra ciò che è giusto e ciò che vuoi.
Lo so, io lo vedo, che pensi che la felicità sia sempre qualcosa che può aspettare, che le cose "giuste" abbiano la priorità.
Ma le cose giuste per chi, mi chiedo. Se la vita è la tua, perché segui le logiche di qualcun'altro?
È giusto quello che ti spinge ad alzarti la mattina con il cuore felice. È giusto quello che fa battere a ritmo il cuore, quello che ti dà i brividi sulla pelle solo ad immaginarlo. È giusto volere qualcosa di più, non voler essere come tutti, non voler fare la vita che fanno tutti. È giusto, giustissimo, seguire i tuoi sentimenti, le tue regole anche se per gli altri non hanno senso...perché è giusto quello che ha senso per te.
La tua vita parla la tua lingua e non puoi lasciare a qualcun'altro il compito di interpretarla e poi lamentarti se la traduzione è sbagliata.
Hai paura? Lo so, è normale. Fare il primo passo fa sempre paura, anche se è quello giusto, ma è fare il primo passo che fa la differenza tra noi e quelli che si accontentano di una vita che non vogliono.
zoe, sii il tuo cambiamento✨
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angelap3 · 7 months ago
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👵 Scritto da una 90enne!! ❤️ 🤙
41 lezioni che la vita mi ha insegnato 💖
Dovremmo leggerle almeno una volta a settimana! Assicurati di leggere fino alla fine! Scritto da Regina Brett, 90 anni, del Plain Dealer di Cleveland, Ohio.
Per celebrare l'invecchiamento, una volta ho scritto le 41 lezioni che la vita mi ha insegnato. È la colonna più richiesta che abbia mai scritto. Il mio contachilometri è arrivato a 90 ad agosto, quindi ecco di nuovo la colonna:
1. La vita non è giusta, ma è comunque bella.
2. Quando sei in dubbio, fai semplicemente il prossimo piccolo passo.
3. La vita è troppo breve – goditela.
4. Il tuo lavoro non si prenderà cura di te quando sarai malato. I tuoi amici e la tua famiglia lo faranno.
5. Paga le tue carte di credito ogni mese.
6. Non devi vincere ogni discussione. Rimani fedele a te stesso.
7. Piangi con qualcuno. È più curativo che piangere da soli.
8. Risparmia per la pensione a partire dal tuo primo stipendio.
9. Quando si tratta di cioccolato, resistere è inutile.
10. Fai pace con il tuo passato, così non rovinerà il presente.
11. È OK lasciare che i tuoi figli ti vedano piangere.
12. Non confrontare la tua vita con quella degli altri. Non hai idea di quale sia il loro viaggio.
13. Se una relazione deve essere segreta, non dovresti esserci dentro.
14. Fai un respiro profondo. Calma la mente.
15. Liberati di tutto ciò che non è utile. Il disordine ti appesantisce in molti modi.
16. Ciò che non ti uccide davvero ti rende più forte.
17. Non è mai troppo tardi per essere felici. Ma dipende tutto da te e da nessun altro.
18. Quando si tratta di inseguire ciò che ami nella vita, non accettare un no come risposta.
19. Accendi le candele, usa le lenzuola belle, indossa la lingerie elegante. Non riservarlo per un'occasione speciale. Oggi è speciale.
20. Preparati in modo eccessivo, poi lascia scorrere le cose.
21. Sii eccentrico adesso. Non aspettare la vecchiaia per indossare il viola. 💖
22. L'organo se*suale più importante è il cervello.
23. Nessuno è responsabile della tua felicità tranne te.
24. Inquadra ogni cosiddetto disastro con queste parole: "Tra cinque anni, avrà importanza?"
25. Scegli sempre la vita.
26. Perdona, ma non dimenticare.
27. Quello che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.
28. Il tempo guarisce quasi tutto. Dai tempo al tempo.
29. Per quanto buona o cattiva sia una situazione, cambierà.
30. Non prenderti troppo sul serio. Nessun altro lo fa.
31. Credi nei miracoli.
32. Non fare il revisore della vita. Presentati e sfruttala al massimo ora.
33. Invecchiare è meglio dell'alternativa: morire giovani.
34. I tuoi figli hanno solo un'infanzia.
35. Tutto ciò che conta davvero alla fine è che tu abbia amato.
36. Esci ogni giorno. I miracoli ti aspettano ovunque. (Adoro questa)
37. Se tutti buttassimo i nostri problemi in una pila e vedessimo quelli degli altri, riprenderemmo i nostri.
38. L'invidia è una perdita di tempo. Accetta ciò che hai già, non ciò di cui hai bisogno.
39. Il meglio deve ancora venire...
40. Non importa come ti senti, alzati, vestiti e presentati.
41. La vita non è legata con un fiocco, ma è comunque un dono.
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lesolitecose · 2 months ago
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Mi sono rotta le palle di fare sempre il primo passo, perché non possono farlo gli altri ogni tanto? Che fatica 😩
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gregor-samsung · 5 months ago
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" «Con la cultura non si mangia» ha dichiarato […] Tremonti il 14 ottobre 2010. Poi, non contento, ha aggiunto: «Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia». Che umorista. Che statista. Meno male che c’è gente come lui, che pensa ai sacrosanti danè. E infatti, con assoluta coerenza, Tremonti ha tagliato un miliardo e mezzo di euro alle università e otto miliardi alla scuola di primo e secondo livello, per non parlare del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo e altre inutili istituzioni consimili. Meno male. Sennò, signora mia, dove saremmo andati a finire?
In questi ultimi anni, però, l’ex socialista Tremonti non è stato il solo uomo politico a pronunciarsi sui rapporti tra cultura ed economia. Per esempio, l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha sostenuto che per i laureati non c’è mercato e che la colpa della disoccupazione giovanile è dei genitori che vogliono i figli dottori invece che artigiani. Sapesse, contessa… E il filosofo estetico Stefano Zecchi, in servizio permanente effettivo nel centrodestra, ha chiuso in bellezza, come del resto gli compete per questioni professionali: ha detto che in Italia i laureati sono troppi. Insomma, non c’è dubbio che la destra italiana abbia sposato la cultura della non cultura e (chissà?) magari già immagina un ritorno al tempo dell'imperatore Costantino, quando la mobilità sociale fu bloccata per legge e ai figli era concesso fare solo il lavoro dei padri. (Non lo sapeva, professor Sacconi? Potrebbe essere un’idea…) E la sinistra o come diavolo si chiama adesso? Parole, parole, parole. Non c’è uno dei suoi esponenti che, dal governo o dall'opposizione, non abbia fatto intensi e pomposi proclami sull'importanza della cultura, dell'innovazione, dell'istruzione, della formazione, della ricerca e via di questo passo, ma poi, stringi stringi, non ce n’è stato uno (be’, non esageriamo: magari qualcuno c’è stato…) che non abbia tagliato i fondi alla cultura, all'innovazione, all'istruzione, alla formazione, alla ricerca e via di questo passo. Per esempio, nel programma di governo dell'Unione per il 2006 si diceva: «Il nostro Paese possiede un’inestimabile ricchezza culturale che in una società postindustriale può diventare la fonte primaria di una crescita sociale ed economica diffusa. La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale. Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il reddito, l’occupazione. Un indotto che, per qualità e dimensioni, non è conseguibile con altre attività: la cultura è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico». Magnifico, no? Poi l’Unione (o come diavolo si chiamava allora) vinse le elezioni e andò al governo. La prima legge finanziaria, quella per il 2007, tagliò di trecento milioni i fondi per le università. Bel colpo. Ci furono minacce di dimissioni del ministro per l’Università e la Ricerca, Fabio Mussi. Ma le minacce non servirono. Tant’è che, nella successiva legge di bilancio, furono sottratti altri trenta milioni dal capitolo università a favore… degli autotrasportatori. E inoltre, come scrivono Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi, nel 2006 con il governo Prodi «c’è stato un calo del trenta per cento circa dei finanziamenti, cosicché il già non generoso sostegno alla ricerca di base è diminuito, da circa centotrenta a poco più di ottanta milioni di euro, proprio nel periodo in cui al governo si è insediato lo schieramento politico che, almeno a parole, ha sempre manifestato un grande interesse per la ricerca». Certo, dopo quanto avevano scritto nel programma, non sarebbe stato chic e «progressista» avere la faccia tosta di dire che bisognava sottrarre risorse alla scuola e all'università, e allora non l’hanno detto. Però l’hanno fatto, eccome. "
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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fiamme-di-nostalgia · 2 months ago
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Sai perché mi sono innamorato di te? Per il tuo sorriso, per quella risata che riesce a colmare anche i silenzi più lunghi, soprattutto quando non ti vedo da tempo o quando non ti sento da un’eternità. Mi piace che hai conosciuto il dolore, ma non hai mai permesso che ti spegnesse, che chiudesse il tuo cuore in un angolo buio. 
Mi piace quando ti siedi accanto a me e mi ascolti, anche quando parlo per ore, anche quando dico cazzate. 
Non mi giudichi mai, ma cerchi di capire, di vedere il mondo attraverso i miei occhi.
E poi, mi piace che dici: io non voglio innamorarmi, ma eccoti qui, accanto a me. Dal modo in cui mi stringi, mi racconti tutto ciò che le parole non osano dire. Mi piace che sei pronta a fare qualsiasi cosa per gli altri, anche a costo di consumarti un po’. Mi piace che dimostri sempre quanto tieni alle persone, anche quando hai bisogno di fermarti per respirare. 
Amo la tua testa dura, il fuoco albanese che ti porti dentro.
Amo quel cuore immenso che sa voler bene senza riserve. E forse è proprio per questo che, nonostante tutto, ci ritroviamo sempre. Quante volte ci siamo detti addio, senza mai crederci davvero? Quante volte abbiamo pensato: è l’ultima possibilità, per poi darcene altre mille? Ho perso il conto delle volte in cui l’orgoglio sembrava dividerci, ma uno di noi ha sempre scelto di metterlo da parte, di fare il primo passo. Nei momenti di rabbia non ci siamo mai presi sul serio; bastava poco per ritrovare la pace, un abbraccio, un bacio. Noi.
La nostra forza? Non lasciamo che il silenzio duri troppo a lungo. Sappiamo  entrambi che, in una relazione, ci si salva insieme. Lo sanno tutti: quei due, non importa quante volte si allontanino, tornano sempre l’uno dall’altro.
Siamo giovani, sì, e forse dobbiamo ancora imparare a gestirci, ma una cosa la sappiamo fare: volerci bene. 
Ce lo diciamo spesso, anche senza parole. Ci basta uno sguardo per capire ciò che conta davvero. 
E forse è proprio questo il nostro segreto: sapere che, alla fine, noi due troveremo sempre un modo per ritrovarci sempre.
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diceriadelluntore · 6 months ago
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Storia Di Musica #341, Bee Gees, Main Course, 1975
Per le storie di musica con almeno tre fratelli coinvolti non potevano mancare. Oltre questo motivo importante, mi spinge a scrivere di loro anche il fatto che, come poche altre band, sono fisse nell'immaginario collettivo per un disco, la colonna sonora de La Febbre Del Sabato Sera. Sebbene il disco sia uno dei più venduti di tutti i tempi (probabilmente oltre 40 milioni di copie vendute), legato non solo al mondo musicale ma anche a quello cinematografico, si finisce per dimenticarsi di tutto il resto, cioè di una delle band più longeve e più di successo di tutti i tempi, che nella loro carriera lunga 60 anni ha sperimentato di tutto.
Barry, Robin e Maurice Gibb nascono appena dopo la guerra (Barry nel 1946, Robin e Maurice gemelli nel 1949, hanno anche una sorella maggiore, Leslie, nata nel 1945) sull'isola di Man. Si trasferiscono piccolissimi nei sobborghi di Manchester, dove Barry è coinvolto in numerosi episodi di vandalismo, che gli valgono una condanna con la condizionale. I genitori decisero di emigrare nei pressi di Brisbane, in Australia, nel 1958, dove nel marzo di quell'anno nacque Andy, l'ultimo dei fratelli Gibb. Lì sviluppano, in maniera spontanea, una grande intesa canora e musicale, tanto che i tre fratellini cantano in trio in una radio privata, Radio Brisbane. il deejay che li annuncia si chiama Bill Gates, l'autista che li va a prendere per portargli agli studi radiofonici si chiama Bill Goode. Pensando anche che fossero i Brothers Gibb, decidono di chiamare la band B.G.'s, poi scritto Bee Gees.
Sarebbe lunghissimo scrivere tutta la loro carriera, ma alcune cose le voglio ricordare: nel 1966, dopo una serie di successi in Australia, decidono di tornare in Gran Bretagna, il loro manager Robert Stigwood aggiunge al trio Vince Melouney alla chitarra e Colin Peterson alla batteria. In pochi anni collezionano successi a ripetizione, tra il 1967 e il 1969 pubblicano 4 album e decine di singoli, che vanno in classifica in tutto il mondo, Italia compresa. Tra questi dischi spicca il bellissimo Odessa, un concept album sulla scomparsa di una fittizia nave nel Mar Nero nel 1899, disco che ebbe brutta critica all'epoca, ma che oggi è considerato un capolavoro nascosto di quegli anni. E portò anche ad una rottura tra i fratelli: in disaccordo sull'idea di musica da fare, Robin si allontana dai due fratelli e sceglie di scrivere musica da solo. Barry e Maurice scelgono di proseguire senza di lui: esce così Tomorrow Tomorrow che è superato in quanto a vendite dal singolo di esordio di Robin, Saved By The Bell; Robin pubblicò anche due singoli cantati in lingua italiana, Agosto Ottobre e Un Milione Di Anni Fa. Più tardi provò a bissare il successo con One Million Years ma senza riuscirci, mentre il suo primo album, Robin's Reign, uscì nel 1970. A fine anni '70 ci fu la reunion, che venne considerata alla stregua di una rifondazione, e qui inizia il periodo d'oro della band.
Iniziano a collaborare con il grande produttore Arif Mardin, della etichetta Atlantic, che intuisce che per sfruttare al meglio le perfette armonie canore di cui sono capaci devono virare su suoni più decisi. Li avvicina alle sonorità soul, r'n'b, al funk e alla nascente disco music per farli diventare il gruppo bianco più famoso del genere. Il disco che ho scelto oggi è quello che i critici considerano il primo passo verso questo percorso.
Può sembrare sciocco definire il dodicesimo album di un gruppo con una serie di otto anni di dischi d'oro alle spalle una "svolta", ma è questo che è stato Main Course, che esce nel 1975. In copertina, un bellissimo disegno di Drew Struzan, famoso disegnatore, autore dei più famosi manifesti cinematografici. Main Course ha segnato un enorme cambiamento nel sound dei Bee Gees, abbandonando la forma ballata per un disco fresco, pieno di sonorità innovative e che ha altri primati che scopriremo tra poco. Registrato, su consiglio dell'amico Eric Clapton che lì si era trasferito (al 461 di Ocean Boulevard di Golden Beach, vicino Miami, come il titolo di un suo bellissimo disco) in Florida, le ballate dei dischi precedenti ci sono ancora, come Songbird e Country Lanes, ma la scrittura era più semplice e il resto era composto da orecchiabili melodie dance fortemente influenzate dalla musica soul di Philadelphia del periodo. Trainato dai singoli Jive Talkin', Nights On Broadway, la prima canzone a sfoggiare il falsetto che li renderà iconici e Fanny (Be Tender With My Love), attirò milioni di nuovi ascoltatori. La voce in falsetto di Barry Gibb divenne oggetto di scherno negli anni successivi, ma funziona: riusciva ad essere credibile in senso romantico quanto piuttosto una conquista per la serata, il che era in linea con i costumi sessuali della met�� degli anni '70. Arif Mardin aveva convinto i Bee Gees a volgere il loro talento verso una direzione musicale che avevano sempre amato ma mai abbracciato, e basta ascoltare Wind Of Change o Edge Of The Universe per capirne il risultato eccellente. Barry, Robin e Maurice Gibb erano affascinati da R&B e soul da anni (To Love Somebody era stata scritta perché Otis Redding la cantasse), ma, in quanto britannici bianchi, temendo che potessero sembrare ridicoli, non avevano mai adattato quei suoni da soli. Non solo non sembravano ridicoli, ma divennero gli interpreti principi di questo stile, segnando un'era. In Main Course li accompagnano fior di musicisti: Blue Weaver, alle tastiere elettroniche, un marchio di fabbrica di qui in avanti, e calderone di idee infinite, Alan Kendall, che suonava in uno stile di chitarra funky e il batterista Dennis Byron, che suonava pattern più complicati di quanto gli fosse stato chiesto negli anni, furono anche loro felici della nuova direzione e costituirono il nucleo strumentale della band per i successivi sei anni.
Tra i record dei Bee Gees: oltre 250 milioni di copie vendute, un ruolo non sono da interpreti, ma da autori fondamentale (Barry ha scritto sedici "numeri uno" in America, come produttore quattordici). Sono presenti nella Rock and Roll Hall Of Fame (1997), nella Songwriters Hall Of Fame (1994), nella Vocal Group Hall Of Fame (2001) e hanno vinto otto Grammy Award tra cui il Grammy Legend Award. Sembra abbastanza per non essere coverizzati per la pubblicità dei fermenti anticolesterolo.
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susieporta · 2 months ago
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L'essere umano medio vive in uno stato di sonno.
Mangia, beve, dorme, si diverte, intreccia relazioni, compra smartphone, va in vacanza, fa figli, mosso da una meccanicità del tutto inconsapevole.
Non sa per quale motivo fa queste cose, o almeno pensa di comprenderne le ragioni, quando in realtà spesso le sue scelte sono guidate da convinzioni che gli sono state trasmesse da altri.
Poi un bel giorno gli arriva una bella randellata in testa - cioè una separazione, un debito incontrollabile, un vaffanculo ben assestato da qualcuno a cui tiene, un tradimento - e la sua esistenza crolla completamente.
Va in depressione o in panico e si domanda, cadendo dalle nuvole, come abbia potuto costruire centinaia di castelli in aria senza rendersene conto.
Il passo successivo dell'uomo-bovino, cioè appena risvegliato dalla botta in testa, è quello di cercare di riparare la sua vita attraverso soluzioni facili, veloci, e soprattutto che riguardano il mondo esterno.
Si arrabatta per riparare una relazione, oppure ne intreccia subito un'altra; cerca di ricostruire un progetto, di instaurare un rapporto sano, di risollevarsi interiormente, ma, inevitabilmente, non ci riesce.
O, se ci riesce, ricade, dopo aver insistito un altro po', negli stessi copioni relazionali, negli stessi meccanismi autolesionistici, negli stessi autosabotaggi.
Ecco allora che, forse, dopo svariate mazzate in testa, ripetute e sempre più dolenti, se ha una capacità di resilienza sufficiente a farlo accedere ad un cambiamento significativo, e se la sua nevrosi non è particolarmente cronicizzata, realizza che non può farcela da solo.
Comincia dunque per lui quello che in gestalt viene chiamato "pre contatto".
Egli si guarda intorno per vedere se può trovare un percorso, e un professionista, capace di seguirlo e di aiutarlo a comprendere che cosa può fare per aggiustare la sua vita.
È cosciente che i meccanismi del suo orologio interno non funzionano come egli vorrebbe, ma comprende anche che da solo, per quanti sforzi faccia, riesce a compiere un passo avanti e dieci indietro.
Realizza che solo un altro-specchio può tirarlo fuori dalla meccanicità nella quale è immerso fino alle caviglie, e aiutarlo a svegliarsi da quel sonno che lo ha portato a costruirsi una vita le cui fondamenta sono fragili come zucchero filato.
La prima lezione che dovrà capire, la più dolorosa, è che i problemi che ci sono nella sua vita non nascono fuori da lui, ma dal suo interno.
Il primo cambio di rotta sarà per lui quello di accettare di non poter più dare la colpa al fato, al destino, alla sfortuna, e soprattutto agli altri, per quello che gli succede.
Dovrà prendersi la responsabilità dei suoi stati d'animo, del funzionamento sballato e condizionante dei propri ingranaggi interni, sia mentali che corporei, al fine di cominciare a trasmutare ciò che gli accade.
Questa non è un' assunzione di colpa, ma uno spostamento di focus il quale rompe la trappola autodistruttiva della colpevolizzazione e dell'autocolpevolizzazione, per mettergli in mano un potere che abbisogna di tutto il suo coraggio per essere gestito.
È la fine dell'illusione della libertà, e l'alba del risveglio.
Come dice Jung: "Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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kon-igi · 8 months ago
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Ciao Kon, non so bene perché sto scrivendo a te questa cosa ma so che sei un medico e sembra che ami il tuo lavoro.
Studio medicina, sto finendo il primo anno e mi trovo in un brutto periodo da un paio di mesi ormai. Mi sono immatricolata in ritardo (fine primo semestre) e di conseguenza ho cercato di recuperare il più possibile ma ho iniziato fin da subito a stare male, avere sempre ansia e un’angoscia infinita. Gli esami vanno bene, ma io continuo a stare male. Medicina è quello che ho sempre voluto fare, anche se tutti mi hanno sempre messo in guardia sulla difficoltà di questo percorso e la “scarsa salute mentale” di cui spesso godono le persone che scelgono questa strada. Ho paura che sia sempre peggio, che il primo anno sia solo un assaggio di quello che sarà poi. Ho un’altra laurea alle spalle e un po’ di esperienza in un lavoro che non mi piace del tutto, e c’è questo pensiero che si ingigantisce sempre di più: mollare medicina, mollare quello che mi sta facendo stare male e dedicarmi a quest’altro lavoro che sì, non mi piace al 100%, ma forse mi permetterebbe di condurre una vita più tranquilla e con meno ansie. Il dubbio quindi è: continuare a provare a fare quello che ho sempre sognato di fare pur stando male, oppure rassegnarsi e ripiegare su altro pur dovendo convivere con la frustrazione e il rimpianto/rimorso di aver archiviato per sempre il sogno nel cassetto?
Che brutta cosa i sogni nel cassetto e sai perché?
Credi di averceli messi tu ma in realtà ci sono stati messi da un'altra persona, una persona che è morta innumerevoli volte e tutte le volte è rinata diversa, con un nuovo modo di guardare alla vita.
Io volevo fare l'entomologo, poi l'insegnante, dopo il ninja e infine il cecchino e invece mi trovo a fare una cosa che non avrei mai sognato.
C'era un sogno più valido di altri? Ogni sogno è stato valido finché è stato sognato nel lì e nell'allora ma il qui e ora non ne ha bisogno perché i sogni proiettati nel futuro guidano contromano e si schiantano contro la persona diversa che saremo.
Vuoi un consiglio per fare una scelta?
Ma non ne hai bisogno... tu la scelta giusta l'hai già fatta, perché quella sbagliata è la scelta che non farai.
L'attimo che decidi non è un salto nel vuoto di un destino fumoso che ti attende ma la porzione di quel cammino che in quel momento era adatto al tuo piede e al tuo passo.
Ti sembrano farraginose frasi motivazionali?
Ma la vita non è sacrificio e lotta... questo tipo di narrazione dannunziana è portata avanti da burattinai che ti vendono scarpe scadenti e poi ti costringono a danzare alla loro musica per fartele consumare.
Io provo pietà per la sofferenza dell'eroe che corona il sogno di una vita e mi chiedo sempre cos'abbia dovuto dimostrare e a chi.
La sofferenza avverte che non è il momento del cambiamento e quindi adesso ti chiedo:
Dov'è la persona che aveva sognato di diventare una dottoressa?
Quanti cucchiai hai a disposizione per vivere il resto della tua vita?
Alla fine, qual è il nome della persona a cui devi tutto ciò?
Un abbraccio e se vuoi chiacchierare in differita (e per differita intendo audiopipponi infiniti) mi puoi trovare su telegram come kon_igi
<3
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blogitalianissimo · 9 months ago
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sai tutto quello che è successo ieri mi ha fatto pensare ad una cosa…
per contesto: vivo nel sud della Svizzera, nell’unica area italofona, anche se sono italiano. Ho iniziato a riflettere su quanto queste dinamiche italiane si riflettano anche qui in Svizzera, anche se i problemi non sono nemmeno paragonabili a quelli che il sud deve affrontare. Però anche solo pensando alla percezione che quelli più a nord (o come piace a loro chiamarsi “della Svizzera centrale”) hanno di quelli al sud, in particolare del cantone italiano, quello più al sud di tutti i cantoni (che sono come le regioni), ti fa capire quanto ottusi gli uomini siano. Quanto idioti e bigotti. Quanto ripetitivi nel loro pensare. Il sud della Svizzera è percepito anche lui come una “spiaggia a basso costo con buon cibo”. Questo è quello che siamo per loro. Siamo quelli esotici che non si comprendono, perché in italia è una questione di dialetti (o comunque di lingue come il napoletano che hanno avuto una metamorfosi a partire dal latino in parallelo al volgare italiano), ma qui è una questione di lingue. Non mi sento di screditare la parte francese, spesso sono molto educati e sanno parlare sicuro anche il tedesco e l’inglese, ma spesso ti sorprendono e sanno anche l’italiano. Però gli svizzeri tedeschi (secondo me da distanziare totalmente dai tedeschi di Germania) oh poveri noi. Loro lo sanno di essere la maggioranza (non badano molto allo studio di altre lingue) e lo sanno che il nostro futuro dipende tanto dalla capacità di esprimerci nella loro lingua, che per nota personale: la odio. Suona così male, soprattutto lo svizzero tedesco (che è il loro dialetto, molto diverso dal tedesco che impari a scuola). Esiste una unica università italiana in Svizzera, la quale non ha una gamma ampia di corsi. Se vuoi fare il medico, il fisico, il chimico, letteratura straniera, psicologia e non so quanti altri devi studiare o in tedesco (miglior scelta, perché è dove ci sono le università più prestigiose) oppure in francese. E lo so che ora penserai: beh studia in italia. E ti rispondo subito dicendo: non dopo tutta quella fatica che uno fa per prendere una maturità svizzera. Perché se in italia tanti bocciano il primo anno di università, qui il vero ostacolo è il primo anno di liceo (dove mediamente quasi il 40% non ce la fa). I programmi sono diversi, ma ora non voglio scendere troppo nei dettagli. Inoltre studiare in italia per fare l’avvocato in Svizzera non funziona. Devi studiare per forza in un’altra lingua (e per forza parzialmente in tedesco, perché alcuni codici sono solo in tedesco). Molte persone della mia età se ne sono andate in altri cantoni, a settembre perderò le mie ultime amicizie del liceo di qui. La “fuga di cervelli” c’è anche qui. Eccome se c’è. Ci sono i salari più bassi, mentre le spese aumentano e la nostra lingua viene sempre messa da parte a favore del tedesco (nel nostro stesso cantone intendo). Ci sono tutti questi problemi, tutte queste dinamiche, ma poi oltre passo il confine e le carte si girano, improvvisamente gli stereotipi si invertono. Perché non parlo più una lingua estranea, solo l’accento cambia. Dei pregiudizi calano e nuovi sorgono.
Non ha letteralmente senso. Sono tutti persi in un bicchier d’acqua. Volevo concludere dicendo che queste separazioni sono assurde ed è assurdo pensare di imporre un modello del genere in Italia. Di frantumare il sogno secolare dell’unità. Chi sono queste persone contro ogni figura storicamente importante della tradizione che credeva in questo ideale? Non verranno mai ricordate e dovrebbero sperare che vada così, perché in caso contrario non sarà per buone ragioni. la Svizzera funziona con i cantoni come cantoni sovrani (qui c’è tanta indipendenza), ma funziona perché non c’è mai stato un’altro modello. L’Italia non è stata pensata così. Mi spiace per tutto quello che sta succedendo, spero in colpo di fortuna.
L'unica cosa che posso aggiungere è che la Svizzera è schifosamente ricca e ogni cantone può autonomamente sostenersi da solo, anche quello "più povero", in Italia se lo fai condanni alla povertà oltre la metà del paese e ALL'INEFFICENZA l'altra, perché la Lombardia in questi anni ci ha dimostrato di essere un disastro, e dall'autogestione s'incasinerà ancora di piu.
Per il resto per carità capisco, ma tieni conto che i problemi della Svizzera in Italia sono quintuplicati e ci sto andando piano, e non è per sminuire quello che passate voi lì ma santo iddio qua stiamo vivendo un incubo e stiamo valutando l'emigrazione
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scogito · 9 months ago
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Care donne,
che avete abituato gli uomini a non fare niente, a fare il primo passo voi, a rompere il ghiaccio voi, a incoraggiarli voi, a corteggiarli voi, a rassicurarli voi.
Poi vi trovate davanti bimbi minkia di 30 anni incapaci anche di dirvi ciao e restate male perché non sono temerari e coraggiosi!
Poi incontrate belle statuine convinte che "corteggiare" sia lanciarvi l'occhiata e mettersi in mostra, e vi lagnate perché sono indecifrabili e sfuggenti!
Poi avete a che fare con un vostro alter ego che vi batte pure in emotività, e vi disturba che sia instabile e in difesa!
Li avete creati voi nel momento in cui gli avete dato la pappa in bocca, nel momento in cui lui non si avvicinava e allora giù a inseguirlo! Nel momento in cui li avete trattati come bambini, e tutte le volte in cui il "femminismo" è diventato "prendere il posto loro".
E questa cosa vale molto per le nuove generazioni, perché si comportano già così ragazze di 12-13 anni.
Continuate, mi raccomando.
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ragazza-whintigale · 10 months ago
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𝑫𝒂𝒓𝒌! 𝑺𝒐𝒓𝒓𝒆𝒏𝒈𝒂𝒊𝒍 𝑺𝒊𝒃𝒃𝒍𝒊𝒏𝒈𝒔 𝒙 𝒓𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Fourth Wing
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, prigionia, restrizioni, rapimento, inganno, manipolazione emotiva, squilibrio di potere a danni di Mc, utilizzo di soprannomi da animali, tortura, utilizzo di Veleni, utilizzo implicito di Droga, contenuto Lgbt,
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 2119
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In realtà (Nome) non ricordava nemmeno come avesse attirato la loro attenzione. Sapeva solo che Brennan e Mira avevano iniziato quella catena di eventi e che tra i tre Violet è sicuramente quella meno pericolosa.
Aveva notato i troppi sensi di colpa di Violet causati dal trattamento duro che avevano i fratelli nei confronti della (Colore) - non che le avessero fatto così tanto male… all’inizio - e che (Nome) utilizza contro la più giovane dei figli del generale Sorrengail. Poi ha giocato con l’innocente convinzione che aveva notato negli occhi di Violet, quella secondo cui (Nome) non sapesse mentire così astutamente per riuscire a sfuggire ai due Sorrengail più grandi, soprattutto quando non c'erano uno dei due a farle capire i giochi della loro piccola volpe.
Ma ancora, Violet era più piccola persino di (Nome), quindi era crudele qualsiasi di questi comportamenti, anche quando erano fatti per puro terrore e disperazione. Mira gli avrebbe impartito una bella lezione nel caso avesse anche solo capito che (Nome) stesse manipolando la sorellina e Brennan avrebbe ottenuto solo un riscontro psicologico da (Nome) e una buona lezione per la giovane Violet. Violet era davvero troppo piccola e troppo fragile per riuscire a stare al passo con quella caccia folle.
Tuttavia agli occhi inesperti di un ignaro spettatore Violet poteva sembrare la compagnia preferita della (Colore). È sempre stato più facile parlare con lei e convincerla a rilasciare la morsa e il periodo solo con lei era sicuramente uno dei più belli da quando era stata reclusa dai suoi fratelli. Anche quando era sicura che Mira e Brennan la stessero istruendo non è mai riuscita ad avere un vero controllo su (Nome).
Anche se il momento in cui Violet è partita per Basgiath, era davvero il suo preferito. Nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. L’anno e mezzo di libertà era un lusso, lo sapeva fin troppo bene. Nessuno avrebbe impedito alle due sorelle di ritrovarla, era questione di tempo.
(Nome) se ne era andata e nessuno aveva cercato di fermarla. Era felice di questo. Il Generale Lilith Sorrengail l’aveva guardata andarsene con i pochi effetti personali che possedeva e a cui si era affezionata e le aveva detto di fare attenzione. A cosa esattamente? Brennan è morto e dubitava seriamente potesse resuscitare, Mira era nell’ala est, e Violet è stata mandata a morire a Basgiath. (Nome) non credeva minimamente che lei potesse farcela, ne era certa. È sempre stata l’anello debole dei tre.
(Nome) se ne andò per la sua strada e così fece Lilith. (Nome) non la reputava necessariamente una cattiva madre. Certo non aveva mai mostrato nulla se non disprezzo e severità nei suoi occhi, ma questo non la rendeva una cattiva madre. Aveva solo i suoi motivi e il fatto che avesse cercato di allontanarla dai suoi figli ha solo alzato il livello di stima di (Nome) - anche quando l’aveva definita un inutile passata mento -. Attraversò per quella che sperava essere vivamente l’ultima volta il cortile sorvolato da draghi con i loro cavalieri. (Nome) era terrorizzata da quegli esseri e prima se ne fosse andata meglio era.
Se qualcuno avrebbe potuto guardarlo dall’estero lo avrebbe ritenuto in un certo senso era ironico. Lei che era terrorizzata dai Draghi, era stata tenuta segregata da persone che in un modo o nell’altro sarebbero diventati cavalieri. Ma in definitiva se ne andò. Raggiunse il primo paesino disperso nelle foreste, un posto dove nessuno avrebbe potuto trovarla così facilmente. Il primo periodo è stato duro, adattarsi ai nuovi ritmi eppure la piacevole sensazione di libertà era qualcosa di impagabile.
È quasi un peccato che questa libertà durerà così poco.
Le sue gambe facevano male mentre correva. Sperava di aver visto male. Sperava vivamente che quel cavaliere non fosse Mira che la stava cercando. Sperava che avesse sbagliato a sentire il nome della persona che quel cavaliere stava cercando. Sperava che fosse tutto un mucchio di coincidenze e che lei non fosse Mira. Perché se veramente fosse Mira magari c’era anche Violet e (Nome) non voleva tornare con loro. Continuava a sperare ma continuava comunque a correre. Se mai sperare non fosse servito almeno sarebbe stata lontana dal villaggio. Corse. Corse. Corse. Corse e Corse. Respirare non poteva essergli più doloroso e difficile di così. Doveva trovare un posto che a rigor di logica fosse difficile da raggiungere per un drago e impensabile per Mira.
Un ruggito freni l’aria e un vento anomalo si alzo. (Nome) maledì la sua scarsa forma fisica e la sua troppa sicurezza nel rimanere così allungo nello stesso luogo. Non voleva fermarsi eppure quando il grande drago atterrò sul suolo erboso a quasi 20 metri da lei non ha avuto altra scelta. Crollo sull’erba verde e si trascinó il più lontano possibile. I polmoni bruciavano come mai prima d’ora e semplicemente non sapeva se sarebbe riuscita a sopravvivere di questo passo. Vide dal drago scendere la figura di Violet. Le sue pelli da volo erano in perfetto condizioni e sul suo viso nessuna traccia di sudore. Ma d’altronde era (Nome) ad aver corso fino ad adesso, a lei è bastato solo restare in groppa del suo drago. Rimosse dagli occhi gli occhiali protettivi così da poter vedere la figura tremante della sua astuta volpe. (Nome) si trascinò con le proprie mani più lontano possibile da lei. Era stanca e forse tremante tuttavia l’adrenalina scorreva ancora vivace nel suo organismo e questo le grida di andarsene il prima possibile. Si voltò dalla parte opposta da cui stava arrivando Violet per correre il più lontano possibile. Mentre correva (Nome) si illuse di avere una possibilità. Una volta raggiunta la foresta solo Violet poteva seguirla, a patto che volessero che (Nome) vivesse.
Certo, la foresta sarebbe stata la scelta migliore, anzi l’unica, tuttavia alla foresta non arrivò mai per potersi riparare. Un’altro drago atterrò davanti a lei. Una serie di scaglie riflettenti specchiano il suo riflesso malmesso e terrorizzato. Era la prima volta che sentiva questo genere di terrore, ma era anche la prima volta che aveva a che fare con dei draghi in modo così ravvicinato.
Dal drago non scese nessuno.
❝ Grazie Andarna, sei arrivata giusto in tempo. ❞ Oh! Forse (Nome) aveva capito. (Nome) non conosce le dinamiche tra cavalieri e draghi, non ha mai avuto bisogno di conoscerle, tuttavia non ci voleva un genio per capire che anche quel drago fosse suo, insieme al bestione nero con cui aveva avuto un incontro ravvicinato prima. ❝ (Nome), finalmente ti abbiamo trovata. Non immagini nemmeno quanto eravamo preoccupate per te. ❞ (Nome) non vedeva come dovessero preoccuparsi per lei. Lei era felice in quel posto senza di loro, lei è stata felice in tutto l’arco dell’anno e mezzo in cui non era più imprigionata. Ma non si voltò per dirglielo, in realtà i suoi occhi erano ancora fissi sul drago dalle scaglie lucide. No, forse era solo concentrata sul suo riflesso pietoso.
Si sentì sbattere un’altro di ali e Violet con entusiasmo attirò l’attenzione del cavaliere prima di urlare qualcosa che aveva fatto salire il vomito. ❝ La Volpe è qui! ❞ Personalmente era un soprannome che odiava. Glielo aveva dato Brennan quando una delle prime volte che ha cercato di scappare utilizzando Violet. Da una giocosa presa in giro è diventato il suo soprannome di quando non volevano parlare direttamente di lei. O quando sapevano che potevano infastidirla per qualche comportamento subdolo - In particolare Mira -
(Nome) in ultimo scatto, a sorpresa di tutti, persino di se stessa, si alzó in piedi pronta a correre in qualsiasi direzione fosse libera. Si sentiva ancora speranzosa, forse con molta fortuna potrebbe ancora raggiungere il bosco. Mosse solo alcuni passi prima di essere trascinata di nuovo a terra, al suo posto. Due braccia l’avvolsero stretta. ❝ Dove pensi di andare, astuta volpe. È da un po’ che non ci vediamo e ancora di più che non passiamo del tempo insieme. ❞ Mira… Si irrigidì nel suo abbraccio. L’ultima volta che la vide la salutó quasi a stente - che di per se le sembrava davvero impossibile - aveva solo deciso di avere una qualche discussione con il Generale Lilith per poi accompagnare Violet a Basgiath e poi non le vide più entrambe.
❝ Mira fai attenzione non vedi che è terrorizzata. ❞ Un’altra voce di aggiunse alla conversazione. Una voce fottutamente familiare. Una di quelle voci che appartengono a persone morte. ❝ I morti non hanno diritto in questa discussione.❞ La presa di Mira, durante la dubbia discussione, si allentó. (Nome) avrebbe potuto scappare. Certo, quello era il suo pensiero che sfumó con lo stupore e il paio di stivali da volo posizionati di fronte a lei. Chiunque fosse - anche se sapeva benissimo chi fosse - ora è di fronte a lei e (Nome) non aveva la benché minima voglia di alzare lo sguardo per affrontarlo. Lui si inginocchiò di fronte a lei, le alzó il viso con due dita sotto il mento.
❝ Ehy piccola volpe, è da tanto che non ci vediamo. Sei contenta di vedermi? ❞ Il volto di Brennan era adornato da un gentile sorriso mentre le parlava eppure il viso della ragazza era stretto in una espressione di puro terrore e incredulità.
Lei ovviamente sapeva che era lui, tuttavia niente le avrebbe impedito di negare fino all’ultimo. ❝ No… ❞ La domanda di Brennan non imponeva una risposta, ed in effetti non gli ha risposto. ❝ no, no, no, no, no, no, no, no, no!❞ (Nome) scosse il capo in continuazione, da un lato all’altro reggendosela con le mani. ❝ Questo non possibile… ❞
Brennan si è intenerito nel vedere (Nome) bisbigliare e scervellare per capire come lui potesse essere qui, l’insieme dei draghi, della fuga e della loro presenza, le impedivano di ragionare come si deve. Tutto quello che la sua mente le dice era di nascondersi e scappare. ❝ Chi si offre a trasportarla fino ad Aretia? ❞ Mira la teneva ancora stretta per impedirle di scappare, conosceva troppo bene (Nome) per sapere che potrebbe essere capace di scappare fino all’ultimo istante. Intanto si tirò in piedi insieme alla sua confusa volpe. ❝ Dimentichi che salirà mai con noi su un drago, annesso che uno dei nostri draghi si offra di portarla. ❞ Brennan si sfregò il mento pensando ad un modo per trasportare la povera ragazza.
❝ …Forse ho modo… ❞ Violet parlò ma (Nome) non ebbe il coraggio di ascoltare. Stavano parlando di trasporta, (Nome) e draghi tutto nella medesima frase. Non voleva sapere cosa le avrebbero fatto.
Chiuse gli occhi (Colore) mentre vedeva Violet avvicinarsi e sentiva Mira stringerla per tenerla ferma. Poteva ricordare poco altro, oltre alla lotta e alle preghiere per farli fermare. Un liquido le veniva spinto in bocca a forza, un gusto amaro e dolce al medesimo istante. La testa aveva iniziato a girarle e le parole insieme alle preghiere le venivano a meno, mentre loro la reggevano nel suo stato traballante. Basta. È crollata a terra e poi l’oscurità.
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(Nome) si è ritrovata ad Aretia. Non sapeva come, ma sapeva che niente sarebbe cambiato da prima.
Brennan era rimasto quello più intelligente. Nessuna fuga sarebbe stata possibile con lui o comunque non sarebbe arrivata molto lontano a meno che lui non lo avesse deciso. (Nome) ha tentato una fuga il minuto successivo ad aver scoperto di essere tornata, le aveva lasciato proseguire la sua fuga. Almeno fino a quando (Nome) stessa non si era accorta di essere finita in un cortile pieno Cadetti in allenamento con i rispettivi draghi. Il terrore fu abbastanza da farla tornare indietro nei suoi passi fino a Brennan fin troppo divertito dal suo terrore. L’avrebbe trascinata in spalla come fosse un peso morto e rimproverando cautamente la (Colore). Si sentiva un cucciolo o una bambina in queste situazioni, ma se si impegnava abbastanza sarebbe riuscita ad ignorarlo. Ma l’imbarazzo di vederlo flarlo di fronte ai cadetti di Aretia mentre passavano per i corridoi era qualcosa con cui non sarebbe mai riuscita a convivere nemmeno dopo mesi.
Mira era invece quella ferrea e implacabile dei tre, come lo era sempre stata. Per lei non esisteva punizione che non fosse applicabile alla loro piccola volpe tremante e disobbediente. Reclusione forzata al buio e l'essenziale per sopravvivere, Privazione di ‘privilegi’ come li avrebbe chiamati lei ed infine nei casi più gravi si arriva a leggere fratture o distorsione. Quando piangeva, urlava e implorava perché il dolore finisse, Mira la rassicurava semplicemente dicendole che era per il suo bene. Ma credeva che tutto questo fosse per il loro piacere più che il suo bene. Anche se la parte peggiore è cercare di capire quando la stesse mettendo alla prova o se avesse davvero intenzione di attuarle. Appena ne ebbe l’occasione fu lei ad offrirsi di ristabilire le regole vecchie ed aggiungerne di nuove. Nuovo posto, nuove regole.
Ed infine Violet… Violet era decisamente e irrimediabilmente cambiata. Essere diventata un cavaliere in quel maledetto college, l’aveva cambiata, in peggio se possibile. Non era più l’anello debole dietro cui nascondersi e che avrebbe ammorbidito anche se di poco le sue punizioni. Non era più quella che le avrebbe tolto le catene e le avrebbe dato un sorso d’acqua in più. No… ora è diventato uno strano mix dei due. Tra il genio di Brennan e l’ implacabilità di Mira. Avrebbe stretto la presa per farla desistere da una fuga mentre la riporta dentro con tenere rassicurazioni. Avrebbe offerto la sua disponibilità dopo che Mira avesse finito, rammaricandosi di non aver mai agito al meglio prima e successivamente le avrebbe raccontato di come, a Basgiath, avesse avvelenato i suoi avversari, per poi fare lo stesso con lei. Ora si era trovata ad implorare pietà piu a Violet che a Brennan e Mira. Non poteva dire di potersi nascondere dietro di loro, ma non erano più i più pericolosi.
Ora come ora è più in gabbia di prima.
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Questo era solo il primo di una piccola saga di 5 post sulla famiglia Sorrengail :3.
Nessuno dei capitoli sarà correlato al precedente. Potrete leggerli in che ordine volte e decidere quali leggere e quali no ( Attualmente sono in lavorazione )
BRENNAN ♡ MIRA ♡ VIOLET ♡ LILITH
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