#diritti delle minoranze
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Partecipazione Politica e Cittadinanza Attiva: Il Ruolo dei Giovani nel Futuro del Paese. Di Alessandria today
Negli ultimi anni, i giovani si sono dimostrati protagonisti di un rinnovato fervore politico e sociale. Dai movimenti per il clima a quelli per i diritti umani, l’impegno delle nuove generazioni è cresciuto esponenzialmente, rendendoli un pilastro fondam
Una Generazione che Scolpisce il Domani Attraverso l’Impegno Sociale e Politico. Introduzione.Negli ultimi anni, i giovani si sono dimostrati protagonisti di un rinnovato fervore politico e sociale. Dai movimenti per il clima a quelli per i diritti umani, l’impegno delle nuove generazioni è cresciuto esponenzialmente, rendendoli un pilastro fondamentale per il futuro del Paese. Questo articolo…
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3540-kollektiv · 1 month ago
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L'oppressione dei sorbi durante l'era nazista: una distruzione sistematica dell'identità culturale
Di Riley Lewis Durante l’era nazionalsocialista, i Sorbi, una minoranza slava occidentale in Lusazia, furono sistematicamente privati dei loro diritti, oppressi e derubati della loro identità culturale. Bautzen, centro culturale dei Sorbi, fu particolarmente colpita, perdendo quasi ogni forma di autodeterminazione soraba sotto la morsa repressiva del regime nazista. Ma la persecuzione si estese…
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darktimemachinechaos · 2 months ago
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L'oppio delle minoranze𖥸
Il 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜 vieterebbe di dire ad una persona grassa di essere cicciona: la censura dei perbenisti, però, non cambia di fatto la realtà: una balena spiaggiata resta, comunque!, una balena spiaggiata - anche quando nessuno può farglielo notare, perché il 𝙲𝚘𝚖𝚒𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒 𝚍𝚒𝚌𝚎 🤬 non si occupa di problemi di salute e non conosce umorismo e satira, ma il suo compito da clero religioso sta solo nello sdoganare formalità vittoriane 🎠
Il politicamente corretto è l'oppio delle minoranze: quella droga fatta di vocabolario scelto dai radical chic che fa sembrare ai 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖 di vivere in un mondo migliore - così che la politica non debba più occuparsi della sostanza: di riconoscere e far rispettare Diritti Civili e Sociali.
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hemlockdrunk · 1 year ago
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"m-ma i palestinesi musulmani sono cattivi stuprano le donne e lapidano i gay" se foste voi cristiani a fare le stesse cose delle quali accusi i musulmani parteciperesti volentieri non prendiamoci per il culo
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blogitalianissimo · 7 months ago
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Francamente, non capisco come abbiamo fatto a incattivirci così tanto.
Abbiamo (avuto?) la crisi economica e ok, il covid e ok, mi sta bene tutto, è stato un periodo merdoso e la gente si è spaventata e ok, ma come cazzo abbiamo fatto a ritornare ad essere così cazzo f@scisti tutti?
Non mi sembra che in Italia, Austria, Francia si viva così male da giustificare un tale ritorno al nazionalismo estremo...
Aveva storicamente più "senso" il fascismo "originale" rispetto al neo-fascismo di oggi...
Perché la sinistra non esiste più, perché il PD è il Biden nostrano, ovvero fa le stesse cose della destra ma attacca la bandierina arcobaleno per strizzare gli occhi ai giovani
Perché il PD non parla al popolo, mentre la Meloni, per quanto faccia comunque schifo, lo fa. Perché il PD è elitario, "se votate noi siete intelligenti, se votate loro siete delle capre ignoranti", questo atteggiamento di base è una merda e spinge l'italiano medio, che non è necessariamente fascista, a votare l'estrema destra. Ed è tutto sbagliato, la sinistra dovrebbe essere DEL popolo, e non degli studenti fuori sede di Catanzaro e basta.
Perché sì, giusto proporre politiche per le minoranze, ma se non fai assolutamente una merda per la maggioranza della popolazione, le persone non ti votano, e prima o poi smetteranno di farlo pure le persone della comunità LGBT che sì ovviamente hanno bisogno dei loro diritti, ma hanno bisogno anche di vivere in modo dignitoso come il resto della popolazione, e il PD non ha un programma politico per il resto della popolazione, è solo un "votate noi perché gli altri sono cattivi".
Per il resto d'Europa non mi esprimo, ma qua il problema è chiaro, la sinistra non esiste, e la destra ci sguazza.
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anchesetuttinoino · 6 months ago
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Ci sono voluti 20 minuti a tutti i giornalisti per capire il discorso di ieri di Mattarella sulla “democrazia della maggioranza”. Scusate se ne parliamo oggi, ma ieri non è stato possibile aggiungerlo a fine rubrica. Il Capo dello Stato ha ragione che “democrazia è anche porre limiti alle decisioni della maggioranza” e che ovviamente nessuno può “violare i diritti delle minoranze”. Ma da qui a ritenere che governi forti, dove la maggioranza è chiara e il premier eletto direttamente, si tradurrebbero automaticamente in violazioni delle libertà delle minoranza appare un tantino pretestuoso. E neppure così tanto ancorato alla realtà. In Francia l’ottimo Macron governa in virtù di un voto popolare nonostante A) non fosse maggioranza assoluta nel Paese; B) oggi si trovi tecnicamente in minoranza. Eppure nessuno, dico nessuno, può pensare che stia imponendo una dittatura solo perché mantiene i poteri esecutivi che gli spettano. Qui stiamo mescolando i piani. Il ragionamento sarebbe semplice, molto più dell’intricato e incomprensibile discorso di Re Sergio: chi vince le elezioni e governa, possibilmente per almeno 5 anni; dopo 5 anni, se ha fatto bene viene riconfermato, altrimenti si cambia. Nel mezzo, per impedire eventuali limitazioni alle libertà delle minoranze, esiste appositamente la Carta e la Corte Costituzionale. Ma se gli elettori votano un governo che intende limitare la maternità surrogata, o viceversa intendono renderla legale, non si registra alcun “attentato alle libertà” ma solo la legittima espressione della fetta maggioritaria del popolo sovrano. Gli altri si adeguano e provano a vincere le elezioni al prossimo giro
via ilgiornale.it
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missviolet1847 · 6 months ago
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Francia, la rabbia e la speranza da coltivare | il manifesto
Un pezzo lucido e saggiamente empatico!
Pubblicato 15 ore fa
Edizione del 3 luglio 2024
Mario Ricciardi
Sono stati i giorni della delusione e della rabbia, ma anche quelli della speranza. Lunedì mattina i parigini si sono svegliati sotto un cielo lattiginoso, che copriva il sole che ha brillato nelle ultime ore di campagna elettorale. L’edizione speciale di Le Monde annunciava secca che «la destra estrema è alle soglie del potere». A illustrare il titolo un’immagine dell’esagono quasi completamente coperta di marrone, il colore che nell’infografica del quotidiano progressista rappresenta il Rassemblement National guidato da Marine Le Pen.
Delusione e rabbia sono le reazioni più diffuse tra gli elettori di sinistra, e tra i moderati che credono ancora nell’estraneità del Rn – un partito che ha raccolto l’eredità della destra xenofoba e razzista, e affonda le proprie radici nel regime di Vichy – ai valori della République laica e antifascista. Per quanto indebolita da anni di erosione, prima a opera di Sarkozy e poi, in modo più accentuato, da parte di Marine Le Pen, che dopo la fondazione del Rn ha visto crescere il proprio consenso fino a eclissare le altre formazioni della destra, l’idea di una sorta di «arco costituzionale» della repubblica, da invocare per sbarrare la strada dell’Eliseo, aveva tenuto fino a qualche giorno fa.
Forse ci credeva anche Macron – per interesse, perché di convinzioni sembra averne poche – che sul legame tra le forze che si riconoscono nei valori della repubblica aveva scommesso quando ha deciso di sciogliere il parlamento. Invece si è capito, già nelle prime fasi della campagna elettorale, che l’argine a destra era saltato, che un numero consistente di francesi non vede più un voto a Le Pen come contrario a una sorta di «moralità costituzionale», e che stavolta Macron non sarebbe stato nella posizione di trarre vantaggio dalla solidarietà di una sinistra battuta sia dalla destra sia dal centro.
PER QUESTO, MENTRE la delusione per la mossa spregiudicata del Presidente lasciava il posto alla rabbia per il modo irresponsabile in cui ha giocato sul futuro dei francesi, e in particolare di quelli che hanno tutto da perdere se il Rn andasse al potere, è emerso anche un sentimento che sembrava da tempo dimenticato: la speranza. Contro le aspettative dei realisti, le diverse forze della litigiosa sinistra francese sono riuscite a mettere insieme un accordo elettorale, e a combattere una straordinaria battaglia che le ha condotte al primo turno intorno al 28 per cento, contro il circa 33 per cento della destra. Purtroppo questo non vuol dire che sia possibile battere Le Pen. Tuttavia, si potrebbe fare in modo che non raggiunga la maggioranza assoluta grazie ad accordi di desistenza.
QUESTO È IL TEMA della manciata di giorni che ci separano dal secondo turno. Alcuni nomi rappresentativi della Macronia hanno già rotto le righe, facendo capire che tra l’equità sociale e la tutela dei possidenti non hanno alcun dubbio: preferiscono fare gli interessi dei secondi, anche se questo espone la Francia al rischio di una deriva autoritaria, e di misure discriminatorie nei confronti delle minoranze.
Viene allo scoperto in questo modo un’ambiguità che ha segnato gli ultimi vent’anni, e che è tra le cause primarie della crisi profonda che stanno attraversando diverse democrazie. L’ipocrisia di chi si descrive come «progressista», ma al dunque sta dalla parte dei forti. Quella per cui i cittadini non hanno diritti costituzionali, ma privilegi contingenti che possono essere rimessi in discussione, senza alcun riguardo per la giustizia sociale, quando c’è bisogno di ridurre il debito, o di aumentare la competitività, mentre chi potrebbe contribuire a una distribuzione più equa dei sacrifici viene protetto perché è «un produttore di ricchezza». Come se il lavoro subordinato fosse inerte.
Questo progressismo, che si presenta come liberale, ma della libertà ha una concezione ineguale e quindi arbitraria, potrebbe subire un colpo durissimo se Le Pen riuscisse a formare un governo. Tra qualche giorno verrà il tempo dei bilanci e delle proposte per il futuro. Anche se sconfitta, la sinistra francese ha qualche milione di ragioni per coltivare la speranza e trasformarla in opposizione.
#Mario Ricciardi Insegna Filosofia del diritto nell'Università Statale di Milano e Legal Methodology nella Luiss Guido Carli di Roma.Ha diretto la rivista " Il Mulino" fino al 2023
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curiositasmundi · 8 months ago
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[...] I cittadini americani si son resi conto della truffa ai loro danni e non ritengono tollerabile un genocidio compiuto in loro nome e a loro spese. Ma è tutto l’Occidente ad avere le mani sporche di sangue e da decenni. L’Europa vende armi e a priori sostiene Israele che in molti ambiti è inspiegabilmente trattato come un membro dell’Unione. Il banale fatto, ad esempio, che le squadre di calcio israeliane partecipano alle coppe europee non ha nessun senso. Israele è in Medio Oriente, in un altro continente. L’Europa adotta vergognosamente un doppio standard. L’esistenza della Palestina viene istituzionalmente ignorata dai paesi europei che nel frattempo nel mondo non hanno esitato a bombardare in nome della democrazia e dei diritti umani, mentre ad Israele hanno sempre concesso tutto facendo spallucce anche davanti a palesi violazioni del diritto internazionale. Questo grazie alla potenza della lobby pro Israele, grazie a rigurgiti di antichi sensi di colpa come nel caso delle grottesche posizioni tedesche ma anche grazie a tanta ipocrisia e conformismo. Da sempre chiunque in Occidente alzi la testa ed osi criticare la politica israeliana viene accusato a vanvera di antisemitismo e rischia la carriera. Per emergere nella politica e nel giornalismo e in tutte le posizioni pubbliche che contano, bisogna farsi un giro in sinagoga. Quasi tutti i primi ministri di paesi come l’Italia, ad esempio, sono storicamente corsi a Gerusalemme al muro del pianto prima di entrare a Palazzo Chigi. Prassi dalle ragioni storiche anche comprensibili ma che col tempo sono state manipolate ed hanno assunto tutt’altro senso. In Europa cresciamo a pane ed olocausto e ricordiamo di continuo quelle indegne atrocità, ma lo facciamo come se l’umanità non ne avesse compiute di molte altre. Un feticismo della memoria che col tempo è degenerato in propaganda politica. Non si può dire una parola contraria ad Israele senza venire accusati di odiare gli ebrei. Ma l’antisemitismo non c’entra nulla, gli ebrei soffrono dell’odio da parte di una minoranza di ignoranti fanatici come del resto lo soffrono tutte le altre minoranze religiose e culturali. L’antisemitismo è figlio di una vomitevole ignoranza ma che anima tutte le forme di discriminazione. È inaccettabile l’odio verso gli ebrei come è inaccettabile odiare chiunque e lo è ancora di più se si tratta di un odio che nasce da superficiali generalizzazioni di categoria e stupidi stereotipi. Ma l’antisemitismo non centra assolutamente nulla, è solo una delle tante leve con cui la lobby pro Israele ha trascinato il mondo fino a questo punto, rendendo di fatto le democrazie occidentali complici del genocidio in corso a Gaza come in tutta la Palestina. E da anni, non da mesi. [...]
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passaggioalboscoedizioni · 1 year ago
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Michel Le Maire
L’ORDINE INGIUSTO
Guida al sovvertimento dell’oligarchia globale
Edificato attorno all’unipolarismo americano, l’attuale Occidente è dominato da un “ordine ingiusto” fondato sul consumo compulsivo e sulla totale assenza di riferimenti verticali. Questa “cloaca maxima” – che ha sussunto le identità nel verbo apolide del mercato – opera il sistematico sradicamento di ogni orizzonte di senso: la persona si abbassa ad “individuo astratto”, la famiglia retrocede ad “unione fluida”, la Nazione si riduce ad “espressione geografica”, lo Stato si fa “governance tecnica” e la realtà cede il passo virtualità “social”. Spogliato delle sovranità e orfano delle Comunità, questo sistema è plasmato da una narrazione isterica e atomizzante – frutto dell’abbraccio mortale tra le utopie del marxismo culturale e i meccanismi della società liberale – che trova spazio nel quotidiano delirio del progressismo cosmopolita: la chimera della “società aperta”, la violenza del multiculturalismo, il livore femminista, la decostruzione “gender” e la martellante dittatura rivendicativa delle presunte minoranze a caccia di nuovi “diritti”. Un vuoto teorico dagli effetti devastanti, il cui trionfo – però – è tutt’altro che definitivo.
Storia, filosofia, economia, politica, attualità e cultura: questo pamphlet – coraggioso e per nulla fatalista – intende denunciare senza mezzi termini le perversioni e le idiozie di questa distopia del brutto, del basso e del vile, senza abbandonarsi alla rassegnazione del “tutto è perduto”. Perché dinanzi alla tirannia del deforme e dell’informe, alle anime libere spetta il dovere del riscatto. Queste pagine, allora, vogliono suscitare la fierezza e la speranza: per la decisiva riaffermazione della Civiltà europea, senza indugi e senza pentimenti.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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softevral · 3 months ago
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Da "portatore di handicap", la macchina delle stronzate buoniste ha partorito la definizione di "diversamente abile", pensando di fare un favore ai portatori di handicap: in realtà, li sta solo offendendo.
Ogni persona, affetta o meno da un handicap, ha le sue propensioni: ogni persona ha le sue specifiche abilità: siamo tutti diversamente abili rispetto a qualcosa e rispetto a qualcuno.
Questa radicata ipocrisia deriva dal pensare che il rispetto stia nelle forma e non nella sostanza.
Mi ci pulisco, grandemente!, solo il culo con il Politically Correct: le minoranze hanno bisogno di diritti riconosciuti e applicati, non di finti intellettuali che fanno il pelo al maschile e al femminile nei nomi e/o applicano quella enorme cagata dello Schwa, degna solo di checche isteriche.
Vale per tutti: senza adeguate risorse e strumenti, chiunque è condannato a rimanere schiacciato in una condizione di impossibilità, che non permette lo sviluppo delle buone propensioni.
È assurdo che una persona portatrice di handicap possa trovare solo nello sport un proprio spazio, per esprimersi al meglio: è una forma sottile di razzismo.
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mezzopieno-news · 11 months ago
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IL PAKISTAN CANCELLA L’OBBLIGO DI IMPARARE IL CORANO
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l Ministero federale dell’Istruzione e della formazione professionale del Pakistan ha approvato il “Curriculum per l’educazione religiosa” che abolisce l’obbligatorietà di dover seguire gli studi islamici per gli studenti dalla prima elementare alla scuola superiore.
La notifica annunciata ufficialmente dal governo riguarda il percorso educativo degli studenti pakistani che appartengono a religioni diverse dall’Islam e che potranno seguire dei percorsi più generici e non coercitivi per sviluppare l’educazione religiosa e morale. D’ora in poi, gli studenti non dovranno più necessariamente studiare il Corano e impararlo a memoria come una materia scolastica obbligatoria che influiva sui voti e sulla promozione. “Dal 2004 lavoriamo sul tema dell’educazione religiosa per gli studenti delle minoranze. Dopo una lotta durata 20 anni in cui ci siamo appellati a diversi organismi, istituzioni, governi e alla Corte Suprema, il governo pakistano ha finalmente riconosciuto questo diritto. Siamo grati alla Segreteria del Consiglio Nazionale e a tutte quelle organizzazioni che, come noi, si impegnano a garantire che tutti gli studenti abbiano uguali diritti e opportunità senza discriminazioni e che il pluralismo sia preservato” ha dichiarato Anjum James Paul, insegnante a capo dell’Associazione degli insegnanti delle minoranze pakistane. “Secondo l’articolo 22 della Costituzione pakistana”, ha detto il professore, “nessuna persona che frequenta un istituto scolastico è obbligata a ricevere un’istruzione religiosa, a partecipare a cerimonie religiose o a seguire un culto religioso diverso dal proprio”. “Il governo in Pakistan deve proteggere questo articolo al fine di eliminare ogni forma di intolleranza”.
___________________
Fonte: Ministry of Federal Education of Pakistan; Fides; foto di Alena Darmel
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fridagentileschi · 1 year ago
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Due donne completamente velate nel centro di Bruxelles: all'ordine del giorno da anni in quella città. Non dovrebbe essere permesso in alcuna città occidentale, ed è effettivamente vietato per gli occidentali, andare in giro in modo non riconoscibile, allora c'è da chiedersi perché questa TOLLERANZA A OLTRANZA E AUTOLESIONISTA quando si tratta delle cosiddette "minoranze etniche"?
Tolleranza zero, andrebbe applicata:
Primo perché è già vietato dalla legge quindi le nostre leggi, quando sensate, vanno applicate a tutti senza DISTINZIONE DI RAZZA E O DI ETNIA
Secondo, perché abbiamo cellule isis nelle nostre città e siamo in emergenza DICHIARATA terrorismo, a maggior ragione la legge contro il mascheramento andrebbe applicata con maggior rigore
Terzo, perché rappresenta un pugno nell'occhio e al cuore di tutte le donne, esattamente come le puttane in vetrina che vendono la loro mercanzia: due estremi degradanti, schiavizzanti, umilianti per ogni donna che si rispetti.
Quarto è falso che costoro abbiano la scelta, tranne alcune menomate di mente, SONO TUTTE COSTRETTE AL PORTO DEL VELO, QUANDO LO FANNO, DALLA LEGGE FAMILIARE E SOCIALE DA CUI DIPENDONO E DI CUI SONO SCHIAVE. Perché solo i diritti delle donne passano in secondo piano quando si parla dei diritti di tutti? Passano in secondo piano riguardo all' islam, riguardo ai gay e alla loro pretesa dell' utero in affitto: hanno tutti diritti meno le donne se davanti ci sono gli uomini: gay o musulmani che siano...uniti dalla stessa misoginia. La violenza contro le donne è meno violenza se davanti ci sono altre sigle: mezzaluna o LGBTQ .
MI OPPONGO NEL MODO PIU TOTALE ALLA LEGGE ETNICA RAZZISTA, DISCRIMINANTE E SEMPRE PIU PERVASIVA.
Visto che la maggior parte della popolazione non capisce neanche i distinguo semantici delle parole, sta SCHIFEZZA STA PASSANDO OVUNQUE, ma gli AVVOCATI E LA MAGISTRATURA DOVE SONO?
Nforcheri 3/9/2015
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marcoleopa · 1 year ago
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Carabiniere a manifestante, “Mattarella non è il mio presidente” - Il Sole 24 ORE
Ripassino veloce veloce, della Costituzione Italiana per Carabiniere sarcastico, emulo del Vannacci di turno, al quale, affidiamo la sicurezza del paese (J.V.Borghese docet)
Titolo II - Il Presidente della Repubblica
Art. 83.
Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri.
All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato.
L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
Art. 84.
Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici.
L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.
L'assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge.
Art. 85.
Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni.
Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Se le Camere sono sciolte, o manca meno di tre mesi alla loro cessazione, la elezione ha luogo entro quindici giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica.
Art. 86.
Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato.
In caso di impedimento permanente o di morte o di dimissioni del Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro quindici giorni, salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre mesi alla loro cessazione.
Art. 87.
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica.
Art. 88.
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Art. 89.
Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Art. 90.
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.
Art. 91.
Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune.
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gregor-samsung · 2 years ago
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"È sempre magnifico sentirsi vicini ad un piccolo popolo che soffre. In questo modo l'ingerenza «umanitaria» permette al forte di inserirsi nella politica dei deboli, con il migliore degli alibi morali possibili. Gli Stati Uniti hanno lanciato delle operazioni militari contro piccoli Stati dell'America Latina con il pretesto che davano appoggio a dei narcotrafficanti. Una di queste, contro Panama nel 1989, di rara brutalità, provocò almeno duemila morti e fu bellamente chiamata «Giusta Causa». Cosa di più bello, in effetti, che combattere per lo straziante problema della droga, se i nostri nemici possono essere rappresentati come chi, in qualche modo, ne è all'origine?¹ Nella guerra della NATO contro la Jugoslavia si trova lo stesso sfasamento tra gli scopi ufficiali e quelli inconfessati del conflitto. Ufficialmente la NATO interviene per preservare il carattere multietnico del Kosovo, per impedire che le minoranze siano maltrattate, per imporre la democrazia e farla finita col dittatore. Si tratta di difendere la causa sacra dei diritti dell'uomo. Alla fine della guerra, non solo ciascuno può constatare che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto, che la società multietnica è ancor più lontana e che le violenze contro le minoranze - Serbi e Rom, questa volta - sono quotidiane, ma anche che gli obiettivi economici e geopolitici della guerra, di cui non si è mai parlato, sono stati - quelli sì - raggiunti. Così, senza che sia stato mai ufficialmente rivendicato, la sfera d'influenza della NATO s'è notevolmente allargata nell'Europa del Sud-Est. L'organizzazione atlantica s'è installata in Albania, Macedonia e Kosovo, regioni che fino ad allora s'erano mostrate recalcitranti a tale spiegamento.
Dal punto di vista economico, inoltre, la Jugoslavia (ove funzionava ancora, per larga parte, un mercato pubblico), «riluttante» all'istituzione di un'economia di mercato pura e semplice², si vide «proporre» a Rambouillet che l'economia del Kosovo funzionasse «secondo i principi del libero mercato e fosse aperta alla libera circolazione dei [...] capitali, compresi quelli di origine internazionale». Innocentemente ci si potrebbe chiedere che rapporto ci può essere tra la difesa delle minoranze oppresse e la libera circolazione dei capitali, ma il primo tipo di discorso nasconde evidentemente fini economici meno confessabili. Così dodici grandi società americane³, tra cui Ford, General Motors e Honeywell, sponsorizzarono il summit del cinquantesimo anniversario della NATO, tenuto a Washington nella primavera del 1999. In modo totalmente disinteressato, pensano alcuni, mentre altri pensano che sia stato un do ut des e che i bombardamenti contro la Jugoslavia per distruggere l'economia socialista abbiano fatto piazza pulita per le multinazionali che, da molto, sognavano di aprire in quei luoghi un grande cantiere e di fare buoni affari. Lo stesso portavoce della NATO, Jamie Shea, peraltro, aveva annunciato che il costo dell'operazione militare contro la Jugoslavia sarebbe stato largamente compensato dai benefici che, a più lungo termine, i mercati avrebbero potuto apportare⁴.”
¹ Se, invece, i trafficanti d'eroina sono politicamente nostri alleati, come fu nel caso di gruppi dell'UCK albanese, si perdona loro facilmente queste mancanze veniali (leggere l'articolo di Erich Inciyan «Le réseaux albanaise de l'héroine, la propagande de Belgrade contre l'UCK et la réalité», Le Monde, 4 e 5 aprile 1999). ² La sua economia era largamente mista ed aperta ai privati da moltissimo tempo. ³ Washington Post, 13 aprile 1999, citato da Michel Collon, Monopoly. L'Otan à la conquéte du monde, EPO, 1999, p. 92 . ⁴ Dichiarazione al tempo dell'emissione «Argent public», France 2, domenica 2 maggio 1999, citato da Serge Halimi, L'Opinion ça se travaille. Les médias, l'OTAN et la guerre du Kosovo, Agone Editeur, Marseille, 2000, p. 68.
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Anne Morelli, Principi elementari della propaganda di guerra - Utilizzabili in caso di guerra fredda, calda o tiepida..., prefazione di Giulietto Chiesa, traduzione di Silvio Calzavarini, Casa editrice Ediesse (collana Saggi), 2005¹; pp. 59-60. [Note dell’Autrice]
[Edizione originale: Principes élémentaires de propagande de guerre (utilisables en cas de guerre froide, chaude ou tiède ... ), Éditions Labor, Bruxelles, primavera 2001]
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zabahronz · 8 months ago
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Il Vizietto
Giorno 17 Maggio si ricorda la Giornata Internazionale contro Omofobia, Transfobia e Bifobia. In occasione di questa iniziativa la maggioranza dei paesi membri dell'Unione Europea firma una dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità LGBTQ+. Tra i paesi non firmatari spunta, non sorprendentemente, il nostro paese. Eppure quella stessa mattina le alte cariche dello Stato hanno dichiarato che ci sarebbe stato un impegno dalla loro parte per garantire il rispetto dei diritti di queste minoranze. Quindi, cosa è cambiato?
Semplicemente quello che definirei un disturbo da stress post-traumatico dovuto alle similitudini nel testo della dichiarazione e la proposta di legge Zan, che il nostro parlamento ha bocciato festeggiando come se la nazionale di calcio avesse segnato un goal decisivo nella finale di Coppa del Mondo.
Questa non velata dimostrazione di ipocrisia da parte nostra, oltre ad essere una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini facenti parte di questa comunità, ci porta a venire isolati dall'Unione Europea stessa. Un fatto grave, considerando che l'Italia è uno dei paesi fondatori. Il rispetto dei diritti umani e civili è un qualcosa che va oltre il colore politico, oltre i programmi elettorali, e un fatto del genere ci fa apparire come un paese retrogrado e ancora legato a delle dinamiche politiche e sociali che il mondo ormai da tempo si è lasciato alle spalle.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la dichiarazione rilasciata dal Ministro delle Pari Opportunità e della Famiglia Eugenia Maria Roccella, e cito testualmente: "La sinistra usa l'omofobia per nascondere il suo vero obbiettivo, il gender". Tralasciando il fatto che dichiarazioni del genere non le digerirei neanche in un comizio elettorale per le elezioni politiche di un paesino dimenticato da Dio, è evidente come vi sia ancora una forte ignoranza sulla questione dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, che vengono ancora viste come l'una la conseguenza dell'altro.
Premessa importante: sesso e genere sono due termini distinti e separati. Il sesso è una componente biologica, stabilita sin dalla nascita, inalterabile. Il genere, invece, è il modo in cui tu come individuo ti definisci e vuoi essere definito dall'altro. L'orientamento sessuale non ha nulla a che vedere con l'identità di genere, visto che definisce il genere verso cui sei attratto romanticamente e sessualmente. Stabilendo ciò è evidente come le parole della Ministra non hanno né capo né coda, visto che entrambe, identità di genere e orientamento sessuale per l'appunto, sono definizioni insite nell'individuo (ci nasci e non ci diventi insomma) e di conseguenza niente e nessuno può portarti a pensarti in una maniera differente da come ti vedi e ti senti.
In conclusione: in questo nostro paese sei riconosciuto e difeso, ma solo a parole, e le parole fine a sé stesse non sono abbastanza. Il nostro Governo deve agire in modo da poter garantire delle vere pari opportunità, una vera tutela, in modo che tu come cittadino abbia la libertà di essere ed essere visto come desideri, senza aver paura della tua incolumità e del giudizio altrui.
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anchesetuttinoino · 2 months ago
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I giudici di Bologna ritengono che i criteri adottati dal Governo per valutare la sicurezza dei Paesi di provenienza degli immigrati non siano compatibili con il diritto europeo. Dal momento che non si terrebbe abbastanza conto dei "diritti delle minoranze", il tribunale di Bologna ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia europea sterilizzando l'azione, a dirla tutta già deboluccia, del Governo in materia di immigrazione.
Insomma, a quanto pare la nostra (s)fortunata rubrica #giudicicontrolagiustizia non basta più: ora bisogna aprire un nuovo capitolo dedicato ai #giudicipergliscafisti.
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