#CAMPO DI CONCENTRAMENTO
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Auschwitz: 80 anni dalla liberazione. Una memoria che non deve svanire
La storia del campo di concentramento più tristemente celebre e la testimonianza di Jack Tavin.
La storia del campo di concentramento più tristemente celebre e la testimonianza di Jack Tavin. La tragedia di Auschwitz.Il campo di concentramento di Auschwitz, situato vicino alla cittadina polacca di Oświęcim, è il simbolo della Shoah e degli orrori perpetrati durante la Seconda guerra mondiale. Questo vasto complesso, composto da oltre 40 sottocampi, fu il teatro dello sterminio di 1,1…
#27 gennaio 1945#Alessandria today#Antisemitismo#Armata Rossa#Auschwitz#campi di sterminio#campo di concentramento#Commemorazione#cultura della memoria#deportazioni#dignità umana#Diritti Umani#Discriminazione#Ebrei#Educazione storica#genocidio#Giornata della memoria#Google News#italianewsmedia.com#Jack Tavin#lezioni dalla storia#liberazione Auschwitz#memoria collettiva#Memoria storica#Nazismo#negazionismo#odio e razzismo#Olocausto#oppositori politici#Pier Carlo Lava
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L'oppressione dei sorbi durante l'era nazista: una distruzione sistematica dell'identità culturale
Di Riley Lewis Durante l’era nazionalsocialista, i Sorbi, una minoranza slava occidentale in Lusazia, furono sistematicamente privati dei loro diritti, oppressi e derubati della loro identità culturale. Bautzen, centro culturale dei Sorbi, fu particolarmente colpita, perdendo quasi ogni forma di autodeterminazione soraba sotto la morsa repressiva del regime nazista. Ma la persecuzione si estese…
#ASSIMILAZIONE CULTURALE#BAUTZEN#CAMPO DI CONCENTRAMENTO#DIRITTI DELLE MINORANZE#DISTRUZIONE CULTURALE#DIVIETO DI LINGUA#DOMOWINA#MARGINALIZZAZIONE ECONOMICA#MINORANZA SLAVA OCCIDENTALE#NAZIONALSOCIALISMO#OPERA DELLA MEMORIA#OPPRESSIONE CULTURALE#PADRE ALOIS ANDRITZKI#REPRESSIONE NAZISTI#SORBI
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Credo che il senso della vita
sia nell'amore,
nell'amore per gli altri,
nell'amore per la natura,
nell'amore per la bellezza,
nell'amore per la verità.
Credo che l'amore
sia la forza più grande che ci sia,
la forza che ci fa andare avanti,
che ci fa sperare,
che ci fa credere
che la vita ha un senso.
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Adolf Hitler prediligeva la Polonia per fare i suoi campi di concentramento, noi in Italia preferiamo l'Albania.
Un plauso a Riccardo Magi di +Europa che, la sciatosi alle spalle il Rolex, la Ferrari, l'attico a Manhattan e la sua radicalscicchità, è andato a constatare e a contestare di persona l'opera della Meloni definendola un costoso spot elettorale a spese dei contribuenti, visto che è stato inaugurato il nulla.
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Secondo me nessuno dei sopravvissuti all'Olocausto (80 anni dalla liberazione del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz oggi) si sarebbe mai immaginato che sarebbe bastato meno di un secolo per avere simpatizzanti del nazi fascismo al potere con la maschera a "commemorare" questa data oggi o utili idioti a narrare che il fascismo ha anche fatto cose buone e/o che quello dei giorni nostri è differente da quello di allora (spoiler : non lo è. Diversi vestiti e parole ma stesse belve sotto l'apparenza).
Quindi oggi sappiamo che non sono bastate le maledizioni di Levi o gli allarmi dei moltissimi che hanno spiegato "la banalità del male".
Come diceva Corrado Guzzanti "se non vedete marciare per le strade, il cappellone che spara per aria, non li prendete sul serio".
Al regime non si arrivò allora da 0 a 100 in pochi giorni ma a quanto pare se non raggiungiamo i 100 anche noi contemporanei allora il paragone non regge.
Sipario.
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Saverio Ferrari
Da quando per legge fu istituito nel 2004, il 10 febbraio, come “Giorno del ricordo” (anniversario del Trattato di pace che nel 1947 aveva fissato i nuovi confini con la Jugoslavia), per «conservare e rinnovare», come scritto, «la memoria di tutte le vittime delle foibe» e della «tragedia dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra», abbiamo assistito a una sorta di accaparramento di questa giornata da parte delle destre, con il prevalere nel corso degli anni dei fascisti. Quasi un’egemonia.
Possiamo ora dire, in sede di valutazione storica, che la decisione di inserire nel calendario nazionale questa data, a dieci giorni dalla giornata per il ricordo della Shoah e di tutte le vittime e i perseguitati del nazifascismo, abbia indubbiamente segnato una svolta facendo parlare correntemente di foibe come “Olocausto degli Italiani”. Questo anniversario è più che altro servito a nascondere le responsabilità e gli orrori del fascismo nelle vicende di Trieste, della Venezia Giulia e del confine orientale; a riscrivere e a deformare la storia di quelle terre e delle sue popolazioni; a occultare i crimini di guerra italiani e le gesta infami di chi collaborò con i nazisti; a scorporare dal contesto l’esistenza a Trieste della Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento in territorio italiano, con forno crematorio; a tentare di porre, in una specie di “dualità della memoria”, le vittime delle foibe sullo stesso piano di quelle dell’Olocausto. Una sorta di contraltare.
All’origine di questa deriva crediamo si debbano anche porre alcuni interventi, a partire dal 2007, tenuti solennemente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parlò apertamente di «cieca violenza», di «furia sanguinaria», di «parossismo nazionalista», nonché di «disegno annessionistico slavo […] che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”». Il tutto senza alcun riferimento alla precedente oppressione fascista delle minoranze slovene, all’invasione della Jugoslavia e ai precedenti crimini di guerra italiani commessi in quel Paese dal 1941 al 1943. Almeno 230mila furono i civili montenegrini, croati e sloveni massacrati, fucilati o bruciati vivi nelle loro case durante i rastrellamenti (alcuni storici parlano di più di 400mila), diverse migliaia i civili, uomini, donne e bambini, deportati e rinchiusi in decine di campi di concentramento (i “campi del Duce”) disseminati nelle isole dalmate, in Friuli e nel resto d’Italia.
Nella stessa celebrazione vennero, tra gli altri, decorati da Napolitano i parenti di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara, fucilato dagli jugoslavi nel 1947 come criminale di guerra e in quanto tale già inserito nel 1946 da un’apposita commissione d'inchiesta italiana fra i civili e i militari italiani passibili di essere posti sotto accusa presso la giustizia penale militare, in quanto nella loro condotta erano «venuti meno ai principi del diritto internazionale di guerra e ai doveri dell’umanità».
Poi, nel 2015 ci fu il caso della consegna, per mano del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, dell’onorificenza (ritirata in aprile) «per cause riconducibili a infoibamenti», ai familiari del capitano del battaglione Benito Mussolini, Paride Mori. Il capitano Mori era stato ucciso in combattimento, il 18 febbraio 1944, in uno scontro con i partigiani titini, e non “infoibato”. Questo caso svelò come su mille riconoscimenti dal 2004, con tanto di medaglia, circa trecento riguardassero militari inquadrati nelle formazioni di Salò. Tra loro carabinieri dell’esercito regio confluiti nella Rsi, poliziotti, finanzieri e volontari nella Guardia nazionale repubblicana. Il novanta per cento appartenenti a formazioni al servizio dei nazisti. Nella lista si rintracciarono anche cinque criminali di guerra.
Con il “Giorno del ricordo” così costruito, nascondendo le responsabilità storiche del fascismo, era inevitabile che riemergessero le destre peggiori e si legittimassero i criminali di ieri.
10 Febbraio 2025
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"Credo che il senso della vita
sia nell'amore,
nell'amore per gli altri,
nell'amore per la natura,
nell'amore per la bellezza,
nell'amore per la verità.
Credo che l'amore
sia la forza più grande che ci sia,
la forza che ci fa andare avanti,
che ci fa sperare,
che ci fa credere
che la vita ha un senso".
Etty Hillesum
“Lettere e scritti dal campo di concentramento” 1942-1943
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«Credo che il senso della vita
sia nell'amore,
nell'amore per gli altri,
nell'amore per la natura,
nell'amore per la bellezza,
nell'amore per la verità.
Credo che l'amore
sia la forza più grande che ci sia,
la forza che ci fa andare avanti,
che ci fa sperare,
che ci fa credere
che la vita ha un senso.»
(Etty Hillesum - “Lettere e scritti dal campo di concentramento” 1942-1943)
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Il 27 Gennaio 1945 le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Sotto le maglie della barbarie nazifascista sei milioni di ebrei, insieme a milioni di altre vittime, soffrirono e perirono. Il Giorno della Memoria, istituito per ricordare questa tragedia, è un'occasione sia per non dimenticare le atrocità del passato che per educare le future generazioni sul pericolo che un tale orrore si ripeta. In ogni atto di odio, di intolleranza e di razzismo rivive lo spettro della Shoah. Commemorarla significa pertanto ragionare sulla banalità del male, nonché sull'importanza di una costante vigilanza attiva, nel ricordo delle vittime dell'atrocità nazifascista e nella speranza di costruire, giorno dopo giorno, anno dopo anno, una società migliore.
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Noccapito...
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Cioè le Ong avrebbero difeso Hitler se Israele avesse ucciso gli ebrei stipati nei vagoni che li stavano trasportando nei campi di concentramento a morire per ordine di Hitler?
Giuro, davvero non sto capendo se questa frase abbia un senso compiuto.
Probabilmente gli autori del ficcante messaggio, proiettato sulla Piramide Cestia, volevano riferirsi al dibattito avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale riguardo la possibilità di bombardare le linee ferroviarie o eventualmente la struttura del campo (come ad esempio i forni crematori) per rallentare o ostacolare lo sterminio. Cosa che poi non è stata fatta: gli Alleati avevano già bombardato altre ferrovie ma senza grandi successi, e temevano proprio di uccidere i prigionieri se avessero bombardato i campi di sterminio.
Insomma, scrivere una provocazione dalla retorica così forzata e ipersemplificata, tanto da confondere le linee ferroviarie con i vagoni stessi, mostra solo l'ignoranza -non solo storica- di chi scrive.
E chi mai potrebbe avercela tanto con le Ong da non rileggere nemmeno gli slogan che scrive?? 🤔
Via al sondaggio!
#giornata della memoria#piramide cestia#proiezione#amnesty international#emergency#medici senza frontiere#auschwitz#nazismo#sionismo
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Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici. (Aldous Huxley)
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"Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi
e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime;
una sorta di campo di concentramento indolore.
per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici".
Aldous Huxley
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In un discorso tenuto nel 1961 alla California Medical School di San Francisco
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Giornata della memoria
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Auschwitz per non dimenticare Giornata della memoria Lunedì 27 gennaio 2025 (International holocaust remembrance day), un articolo con tante fotografie, dei testi significativi, un questionario per gli studenti ed un e-book scaricabile gratuito, per non dimenticare mai. Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo. Anna Frank Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. Elie Wiesel Omicidio a sangue freddo e cultura non si escludono a vicenda. Se l'Olocausto ci ha dimostrato qualcosa, è che una persona può amare la poesia e comunque uccidere i bambini. Elie Wiesel Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato. Elie Wiesel Una città assediata dove la gente si aggira come fantasmi, gli alunni non vanno a scuola e i professori non hanno nulla da insegnare. La gente non sa dove incontrarsi: la notte arriva troppo presto e l'alba troppo tardi. Elie Wiesel Non iniziò con le camere a gas. Non iniziò con i forni crematori. Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio. Non iniziò con i 6 milioni di ebrei che persero la vita. E non iniziò nemmeno con gli altri 10 milioni di persone morte, tra polacchi, ucraini, bielorussi, russi, yugoslavi, rom, disabili, dissidenti politici, prigionieri di guerra, testimoni di Geova e omosessuali. Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò con i bambini espulsi da scuola, perché figli di persone di un’altra religione. Iniziò con le persone private dei loro beni, dei loro affetti, delle loro case, della loro dignità. Iniziò con la schedatura degli intellettuali. Iniziò con la ghettizzazione e con la deportazione. Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”. Primo Levi
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Mostra su Auschwitz Volevano ad ogni costo uccidere l'ultimo ebreo sul pianeta. Oggi ci si potrebbe chiedere: perché la memoria, perché ricordare, perché infliggere un dolore tale? In fondo per i morti è tardi ma per i vivi no. Se non si può annullare il tormento, si può invece sperare, riflettere, prendere coscienza. Elie Wiesel Chi ascolta un superstite dell'Olocausto diventa a sua volta un testimone. Elie Wiesel Non sono stati Hitler o Himmler a deportarmi, picchiarmi, ad uccidere i miei familiari. Furono il lattaio, il vicino di casa, il calzolaio, il dottore, a cui fu data un'uniforme e credettero di essere la razza superiore. Karel Stojka, sopravvissuto ad Auschwitz Bisogna ricordare che questi fedeli, e fra questi anche i diligenti esecutori di ordini disumani, non erano aguzzini nati, non erano (salvo poche eccezioni) dei mostri: erano uomini qualunque. I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi: sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere, come Eichmann, come Hoess comandante di Auschwitz, come Stangl comandante di Treblinka, come i militari francesi di vent’anni dopo, massacratori in Algeria, come i militari americani di trent’anni dopo, massacratori in Vietnam. Primo Levi Il ventre è ancora gravido di mostri. Vedete questo immondo burattino? Era lì lì per conquistare il mondo. I popoli hanno vinto l’imbianchino e tutto il suo regime è andato a fondo. Ma ora non dormite sugli allori e non pensate solo ai fatti vostri. Il ventre da cui è venuto fuori costui, è ancora gravido di mostri. Bertolt Brecht Auschwitz è stato un dramma. È stato un dramma che il mondo si fosse voltato dall'altra parte. Quante situazioni analoghe ci sono oggi sul pianeta? Abbiamo forse smesso di girarci dell'altra parte? Ci diciamo di ricordare perché simili tragedie non accadano più. E mentre lo diciamo ignoriamo che stanno accadendo. E quando siamo chiamati a guardare che accadono – spesso cagionate dall'Occidente –, ancora ci voltiamo dall'altra parte. Dobbiamo ricordaci che Auschwitz è adesso e che commemorare concretamente le vittime significa prodigarsi – ora, subito – per salvare quante più persone possibile. Parecchi anni fa, in occasione della Giornata della memoria, all’interno della sezione artistica del Daimon Club, pubblicavo una mostra online, con il supporto ed il materiale fotografico di David Cirese, un fotografo di Roma, professore all'Istituto Superiore di Fotografia della stessa città, e Webmaster di Netart. Questo e-book a distanza di alcuni anni ripercorre quell’evento.
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Mostra su Auschwitz Il tema di questa mostra è di sicuro interesse per tutti, oggi più che mai, a partire dal mondo dell'educazione per arrivare a quello della politica e dell'amministrazione, passando per la realtà dell'industria per approdare a quella dell'arte e della letteratura. Avevo scelto questo argomento per realizzare la prima mostra online del club perché da sempre ho scritto contro il potere e l'autorità della stupidità e ricordandomi la passione con la quale la mia professoressa di italiano delle medie mi spiegò la resistenza e la drammaticità dell'olocausto, quando in rete ho visto le fotografie di David Cirese su Auschwitz, ho capito che avrei dovuto realizzare qualcosa e contribuire così al preservamento della memoria e alla divulgazione di una sacrosanta informazione storica. Alle fotografie avevo poi aggiunto dei testi ed un questionario che ho trovato sempre in internet e che mostra come le scuole possono utilizzare l'argomento e quindi tutto questo materiale a fini didattici per approfondire il discorso, realizzare a loro volta presentazioni in loco o magari creare ipertesti o cd rom multimediali arricchendoli con delle ricerche e con del materiale inerente alla propria storia locale. Il tutto perfettamente in linea con la nostra strategia educativa, illustrata nella Daimon Library, dove troverete anche altre iniziative, e con quel Progetto di Storia del Novecento istituito dal ministero della pubblica istruzione (Direttiva Ministeriale nov. '97) e che ne prevede l'uso didattico per la promozione del senso storico attraverso la storia locale e la memoria della shoà. Sperando dunque, in qualità di docente, di aver fatto una cosa utile sia per il mondo dell'istruzione, sia per il mondo dell'arte, vi saluto calorosamente invitandovi a riflettere e ad approfondire o ampliare questa iniziativa, parlandone magari anche con i vostri amici e con i vostri colleghi.
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Mostra su Auschwitz Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia. Primo Levi
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Mostra su Auschwitz Auschwitz è stato un dramma. È stato un dramma che il mondo si fosse voltato dall'altra parte. In pratica quello che in molte occasioni succede ancora oggi. Carl William Brown
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Mostra su Auschwitz A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio. Anna Frank
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Mostra su Auschwitz Ricordare è un dovere: essi non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia. Primo Levi
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Mostra su Auschwitz La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare: è il testamento che ci ha lasciato Primo Levi. Mario Rigoni Stern
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Mostra su Auschwitz Meditare su quanto è avvenuto è un dovere di tutti. Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dèi. Primo Levi
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Mostra su Auschwitz Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, non aveva nulla né di demoniaco né e né di mostruoso. Hannah Arendt
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Mostra su Auschwitz La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta. Anna Frank
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Auschwitz per non dimenticare Omicidio a sangue freddo e cultura non si escludono a vicenda. Se l'Olocausto ci ha dimostrato qualcosa, è che una persona può amare la poesia e comunque uccidere i bambini. Elie Wiesel
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Auschwitz per non dimenticare Ad Auschwitz non scegliemmo di attaccarci ai fili elettrificati per scegliere la morte, che sarebbe arrivata in un secondo. Noi scegliemmo la vita, parola importantissima che non va sprecata e non va mai dimenticata nemmeno un minuto. Non bisogna perdere neanche un minuto di questa straordinaria emozione che è la vita. Perché nel tic-tac, che è il tempo che scorre, il tic è già tac. Liliana Segre
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Auschwitz per non dimenticare La via della sofferenza è la più sicura per giungere all’unione con Dio. Edith Stein
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Auschwitz per non dimenticare Tutte le decisioni che impegnano delle vite umane sono prese da coloro che non rischiano niente. Simone Weil
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Auschwitz per non dimenticare “…Perché il bene che cresce nel mondo dipende in parte da atti non epocali; e che le cose non siano così malefiche con me e con te come avrebbero potuto essere, è per metà dovuto a coloro che hanno fedelmente vissuto una vita nascosta e che riposano in tombe che non ricevono visita”. Terrence Malick, “A hidden life”. Giornata della memoria, con fotografie su Auschwitz di David Cirese e testi di Carl William Brown. (Pdf free) https://www.youtube.com/watch?v=s_L1nRr18CA Read the full article
#aforismi#Auschwitz#Cirese#citazioni#concentramento#dramma#e-book#Ebrei#fotografie#frasi#germania#giornata#guerra#Hitler#Levi#Memoria#mondiale#mostra#nazismo#novecento#primo#seconda#shoah#sterminio#storia
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TESTIMONI
Salvi per caso
LILIANA SEGRE, La memoria rende liberi
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?", rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo
Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare.
HANNAH ARENDT, La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme
Adolf Eichmann andò alla forca con gran dignità. Aveva chiesto una bottiglia di vino rosso e ne aveva bevuto metà. […] Era completamente padrone di sé, anzi qualcosa di più: era completamente se stesso. Nulla lo dimostra meglio della grottesca insulsaggine delle sue ultime parole. […] Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.
Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici, questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come già fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male.
ELIE WIESEL, La notte
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i mei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ormai non mi interessavo ad altro che alla mia scodella quotidiana di zuppa, al mio pezzo di pane raffermo. Il pane, la zuppa: tutta la mia vita. Ero un corpo. Forse ancora meno: uno stomaco affamato. Soltanto lo stomaco sentiva il tempo passare.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere
La nostra esperienza nei campi di concentramento non ci ha insegnato che la vita non ha senso, che il mondo dei vivi è un grande bordello, che bisognerebbe vivere secondo le primordiali esigenze del corpo, ignorando le creazioni della cultura. La nostra esperienza ci ha insegnato che per disgraziato che sia il mondo in cui viviamo, la differenza che esiste tra di esso e il mondo dei campi di concentramento è grande come quella tra la notte e il giorno, tra l'inferno e il paradiso, tra la morte e la vita.
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati
Definirlo "nevrosi" [quello stato di perenne disagio del prigioniero] è riduttivo e ridicolo. Forse sarebbe più giusto riconoscervi un'angoscia atavica, quella di cui si sente l'eco nel secondo versetto della Genesi: l'angoscia inscritta in ognuno del "tòhu vavòhu", dell'universo deserto e vuoto, schiacciato sotto lo spirito di Dio, ma da cui lo spirito dell'uomo è assente: non ancora nato o già spento".
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Essendo regola eterna immodificabile che gli stracci siano sempre i primi ad andare all'aria e che le galline si becchino tra loro mentre le portano al macello, non dovrebbe stupire che a picchiar gli omo e a intimidire le femen, siano i maranza second generation afroislamici.
In Svezia lo sanno da un decennio almeno; in UK non lo sa nessuno perché i pedo. sono coperti dalla polizia e se osi esternare sei complottista e ti arrestano.
Lo sanno anche le èlite non straccione per definizione; si credono esenti anche gli affluent, i prima o poi ci sarò anch'io che mi allineo obbedisco e adeguo; sono solo parco buoi, utili idioti, funzionali kapò nel campo di concentramento.
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a terezin, luogo celebre perché campo di detenzione/concentramento nazista, scrivono che non dimenticheranno mai quello che gli hanno fatto i comunisti. mi ha fatto sbuffare con un ghigno
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