#OPPRESSIONE CULTURALE
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3540-kollektiv · 1 day ago
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L'oppressione dei sorbi durante l'era nazista: una distruzione sistematica dell'identità culturale
Di Riley Lewis Durante l’era nazionalsocialista, i Sorbi, una minoranza slava occidentale in Lusazia, furono sistematicamente privati dei loro diritti, oppressi e derubati della loro identità culturale. Bautzen, centro culturale dei Sorbi, fu particolarmente colpita, perdendo quasi ogni forma di autodeterminazione soraba sotto la morsa repressiva del regime nazista. Ma la persecuzione si estese…
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Edmonia Lewis scultrice nella Roma dell’800
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Edmonia Lewis è la scultrice statunitense che si è affermata nella Roma dell’Ottocento.
Le sue statue neoclassiche sono ospitate in importanti musei come lo Smithsonian American Art Museum  e il Montgomery Museum of Fine Arts.
Nata il 4 luglio 1844 a Rensselaer, New York, da padre haitiano e madre Mississauga Ojibwe (popolazione di nativi americani), rimasta orfana in tenera età, venne cresciuta da parenti. Ha vissuto un’infanzia povera in un paese in cui la maggior parte delle persone nere erano ancora in schiavitù.
Era una ragazzina brillante e determinata e ha potuto frequentare l’Oberlin College, uno dei pochi che accettava persone nere, nel 1859, grazie all’aiuto del fratello maggiore che lavorava come minatore.
Ben presto ha lasciato la scuola a causa di un vero e proprio accanimento nei suoi confronti. Era una giovane dallo spirito libero che mal si adattava alla mentalità vittoriana fatta di regole, buone maniere e falsità. Dopo essere stata accusata di voler avvelenare due sue compagne era stata picchiata e abbandonata agonizzante di notte in un campo al gelo.
Si era trasferita a Boston col desiderio di realizzare la sua passione per l’arte, più potente delle difficoltà che incontrava sul suo cammino.
Avvicinatasi ad ambienti abolizionisti, ha lavorato con lo scultore Edward A. Brackett. Si manteneva soprattutto grazie alla vendita di medaglioni raffiguranti figure celebri della lotta alla schiavitù.
Il desiderio di andare via da un paese razzista che non offriva possibilità a una donna nera l’ha portata a Roma, città cosmopolita e centro di attrazione culturale, dove aveva trovato un ambiente accogliente e avuto modo di proseguire la sua istruzione.
Erano anni in cui il Neoclassicismo e Canova erano modelli a cui aspirare. I turisti si rifornivano di opere d’arte e si ricevevano molte commissioni dagli Stati Uniti, la guerra civile aveva creato una grande richiesta di statue celebrative.
La città eterna costituiva, per molte persone provenienti dall’estero, un ambiente magico, dove anche le donne riuscivano a vivere in grande libertà, rispetto agli standard dell’epoca.
Il lavoro di Edmonia Lewis si è imposto all’attenzione della critica artistica, per la maestria con cui plasmava la materia e per la profondità dei significati che rendevano uniche le sue sculture in marmo bianco tra cui si ricorda Forever Free, raffigurante uno schiavo che rompe le catene della sua oppressione, Il matrimonio di Hiawatha, Agar e La Morte di Cleopatra portata all’esposizione universale di Filadelfia del 1876 e che, dopo varie peripezie, soltanto nel 1995, è stata acquisita ed esposta allo Smithsonian.
La sua fama ha cominciato a crescere durante la Guerra Civile Americana, dai primi anni ’60 dell’Ottocento, ma, alla fine del XIX secolo, era ancora l’unica donna di colore ad aver ricevuto riconoscimenti nel panorama artistico americano.
Dopo aver lasciato Roma, rimasta sempre nel suo cuore, è morta a Londra il 17 settembre 1907.
Edmonia Lewis è una delle più interessanti figure della storia dell’arte, un caso rarissimo di donna di colore che è riuscita a decidere del proprio destino, mantenersi col suo lavoro, aveva anche maestranze italiane alle dipendenze, e farsi riconoscere a livello internazionale.
È stata una donna che ha saputo superare le barriere del colore e del sesso per poter essere solo se stessa, un’artista.
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rideretremando · 8 months ago
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"Chi insegna non possiede spesso gli strumenti (né è messo nella condizione di potervi accedere) per leggere correttamente il complesso spettro di tratti biologici, mentali ed emotivi che caratterizzano il genere. Il risultato è che, in assenza di un’adeguata formazione e di linee guida nazionali, si può essere ad esempio legittimati a non riconoscere la carriera alias di unə studente transgender e a commettere nei suoi confronti, chiamandolə con il nome assegnato alla nascita, una violenza psicologica inaudita. Il queer rifiuta l’universalismo delle categorie identitarie confutando l’idea tradizionale che in natura esista una distinzione biologica e genetica tra soli due sessi (dimorfismo sessuale), che agli esseri umani siano riconducibili due soli generi, opposti e distinti tra loro (binarismo di genere), e che le differenze comportamentali tra uomini e donne siano innate e dettate biologicamente dalla differenza sessuale (essenzialismo di genere). Gli studi queer riconoscono piuttosto il genere come un costrutto culturale che instaura rapporti di potere e di squilibrio tra individui traducendosi in un sistema di oppressione che limita le libertà dei corpi negando, in molti casi, il diritto all’autodeterminazione della persona. (...) Insieme alle persone lgbtqia+, le teorie queer includono, nel loro discorso sui rapporti di oppressione che si instaurano socialmente e culturalmente, diversi altri corpi, che condividono anch’essi una condizione di subalternità e marginalizzazione, dovuta non soltanto a questioni di genere ma a fattori quali colore della pelle, disabilità, peso, età, condizioni socioeconomiche di svantaggio e altri marcatori simili che, insieme, costruiscono l’identità sociale dell’individuo.  "
Dario Alì
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano: Inaugura oggi "Cancel patriarchy" al Base per la Milano Art Week 2023
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Milano: Inaugura oggi "Cancel patriarchy" al Base per la Milano Art Week 2023. In occasione della Milano Art Week 2023, oggi, martedì 11 aprile alle ore 18 BASE Milano inaugura Cancel patriarchy, un’installazione luminosa site-specific dell’artista collettiva Claire Fontaine che sarà visibile fino all’1 settembre nella Ground Hall di ingresso del centro culturale di via Bergognone. L’installazione Cancel patriarchy è composta da due scritte LED di Claire Fontaine ricontestualizzate nella Ground Hall di BASE. Affermando che il patriarcato uccide (l’amore) e che siamo tutte donne clitoridee, l’artista ci regala parole che ci interpellano, ci sollecitano, ci provocano. La presenza del testo illuminato nello spazio cambia la nostra lettura della realtà e interagisce con i corpi che la attraversano. Il titolo Cancel Patriarchy evoca l’idea che l’invisibilizzazione dei colpevoli dei gesti di oppressione patriarcale vada applicata al patriarcato come forza sistemica, poiché non è la sua riforma, ma la sua abolizione a costituire l’orizzonte dell’artista. L'installazione accoglie il pubblico con le frasi monumentali Patriarchy kills (love) e We are all clitoridian women, mettendo esplicitamente in discussione il nostro consueto contesto emotivo e sociale, e portando nello spazio architettonico questioni che mostrano quanto il personale sia politico. Il patriarcato infatti siamo noi, afferma l’artista, e sta a ciascuno e ciascuna sbarazzarsene partendo dai propri sentimenti e dal proprio bisogno d’amore e di vita insoddisfatto. L’installazione è un omaggio a Carla Lonzi, in cui la donna clitoridea rappresenta il piacere rivoluzionario negato dall’oppressore, il soggetto imprevisto che, al di fuori delle griglie di lettura abituali della società, insorge e fa apparire nuove possibilità di libertà. Claire Fontaine è un’artista collettiva fondata da James Thornhill e Fulvia Carnevale nel 2004 a Parigi. Dal 2017 vive e lavora a Palermo. Il suo nome è uno pseudonimo che potrebbe essere il nome proprio di una donna francese ma si ispira in realtà celebre ready-made, l'orinatoio di Duchamp (Fontaine) e a una famosa marca di cartoleria francese (Clairefontaine). La pseudonimia crea uno spazio di desoggettivazione in cui gli artisti che adottano questo nome possono sperimentare in libertà, senza bisogno di sentirsi costretti dal loro genere, razza o classe di nascita. Utilizzando diversi media – come scultura, pittura, video, scritte luminose e testi letterari e teorici – e rifiutando l’obbligo di adottare un vocabolario di forme riconoscibile nel proprio lavoro, Claire Fontaine predilige un approccio di ricerca sperimentale, una continua esplorazione, spesso servendosi del détournement e della citazione. La pratica dell’artista, in continuità con le posizioni delle avanguardie storiche, non si focalizza sul genio individuale e l’eccellenza della singolarità, ma cerca l’attivazione delle forze e delle forme contenute all’interno della storia dell’arte, evidenziandone il potenziale politico. Secondo l’artista, infatti, esiste un valore d’uso delle immagini che consiste nel loro potere di smuovere i nostri corpi e i nostri pensieri, nell’illuminare il sensibile. In questo senso, l’installazione Cancel patriarchy si lega alla tradizione della poetica visiva che ha animato varie voci dell’arte concettuale come quelle di Bruce Nauman e Barbara Kurger. L’uso che Claire Fontaine fa del linguaggio è sempre mirato a illuminare i rapporti di forza che ci condizionano e i compromessi che facciamo pur di non opporci alle forze che ci opprimono. Costituendo un ponte tra la Milano Art Week e la Design Week, l’installazione Cancel patriarchy di Claire Fontaine si inserisce nell’ambito di un preciso spazio di racconto ed esposizione promosso da BASE Milano: We Will Design, un percorso di sperimentazione che va avanti tutto l’anno con residenze e scambi internazionali e che per il 2023 si sviluppa intorno all’acronimo I.D.E.A. - Inclusione, Diversità, Equità e Accessibilità. Quattro dimensioni e centinaia di intersezioni e sfumature che intrecciano la vita di quasi otto miliardi di persone sul pianeta di ogni genere, razza, età, abilità, cultura. Proprio per questo l’installazione Cancel patriarchy rimarrà visibile nella Ground Hall dell’ex Ansaldo fino all’1 settembre diventando un vero e proprio landmark che rispecchia i valori su cui BASE sta focalizzando la propria attività di ricerca e sperimentazione multidisciplinare.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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corallorosso · 3 years ago
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"Musungu" in swahili significa persona-con-la-pelle-bianca. "Mungu" nella stessa lingua significa Dio. Vivere qui significa sperimentare costantemente quanto siano sottili ed evanescenti le forme di quell'unica sillaba che separa le due parole. Il bianco qui è bellezza, privilegio, ricchezza e sacralità. Me ne rendo conto al mercato quando gli sguardi scrutano la mia pelle cercandoci dentro un segreto che non conosco. Me ne rendo conto per strada, quando sconosciuti mi fermano ammirati solo per chiedere una foto. "Musungu, ti ammiro troppo". Me ne rendono quando dopo un tramonto arancio chiedo al nostro autista di raccontarci una storia popolare del suo villaggio e lui risponde stizzito che quella è stregoneria, maledizione, spazzatura; per lui esiste solo la Bibbia dei bianchi e i racconti che ci sono dentro. Me ne rendo conto quando i piccoli bambini di Kanyaka mi chiamano con nomi di calciatori e antichi imperatori europei, restando muti quando chiedo in cambio il nome di qualche omologo congolese. Me ne rendo conto vedendo donne di cinquant'anni rovinarsi la pelle del viso utilizzando ogni mattina creme sbiancanti piene di mercurio e idrochinone. Tutto questo è il frutto di una storia coloniale tanto violenta da essere stata capace di cancellare un passato lungo millenni e sostituirlo col riflesso sbiadito di una cultura lontana migliaia di chilometri. È l'idolatria del pallore. La cosa che fa più rabbia è che questo avviene in un fazzoletto di terra zuppo di storia. Qui sono stati ritrovati gli esempi più antichi di calcolo algebrico (vedasi il bastone di Ishango). Oggi una persona su due ha difficoltà a contare un resto di pochi spicci. Qui la medicina tradizionale è stata oggetto di studio per decenni da parte dei missionari europei (leggasi un qualsiasi diario di ventura di fine '800). Oggi una donna ogni tre in città abusa di farmaci chimici per qualsiasi minuzia. Qui è nata e si è sviluppata una spiritualità complessa e raffinata che faceva del rispetto della natura e del sentimento di unità un dogma condiviso. Oggi basta la parola di un pastore infervorato proveniente da un qualsiasi pulpito per decidere della vita e della morte di bambine sole, tacciate di stregoneria. Guardo il Congo e vedo l'anima sterile di una società globale affamata di omologazione. In questa terra trovo il terribile simbolo di una storia opprimente e sprezzante della diversità; una storia bianca che s'illumina di valori quando dietro nasconde la realtà vuota della conquista. Essere qui, vivere quotidianamente questo mondo scavato nel midollo, significa prima di tutto riconoscere questa verità incontestabile e trovarci dentro un privilegio che ci culla da secoli. È così, non possiamo fare finta che non lo sia. Il nostro privilegio ci fa pagare oggetti di consumo la metà del prezzo giusto. Il nostro privilegio ci permette di viaggiare ovunque vogliamo mentre per 3/4 della popolazione mondiale un visto estero è poco meno di un miraggio. Il nostro privilegio ci permette di chiamare "terzo mondo" quei luoghi sacri e antichi che non abbiamo avuto il coraggio di conoscere, ma solo la forza di calpestare. Dal canto mio, so bene che lavorare per la dignità delle comunità più povere certo non cambierà nulla in un sistema mefitico, radicato e onnipresente. Serviranno generazioni per strappare le liane di questa oppressione culturale. Quello che sento cambiare però è il mio punto di vista sulle cose, la percezione di una realtà ciclica che perennemente suggerisce di guardare più in là di quello che sembra. Quello che sento cambiare è anche la sensazione di comfort di chi mi sta accanto e vede conficcarsi queste immagini tra gli interstizi delle proprie convinzioni, sgretolandole. Da qui faccio cominciare il mio personale sogno di uguaglianza. Dalla piccola rivoluzione degli occhi che riguarda le singole vite di ognunə di noi. Dalla somma dei cambiamenti che ogni persona può incarnare. Fintanto che una sillaba sarà l'unica distanza tra bianco e Dio, non ci sarà alcuna possibilità di giustizia. E senza giustizia, essere il colore di Dio non vale nulla. • In foto: l'altare di una delle due chiese cristiane del villaggio di Mataba, un centinaio di case in paglia a un'ora di jeep dalla strada asfaltata. A Mataba non c'è nemmeno un dispensario medico. Guglielmo Rapino AMKA Onlus (L. Bettini)
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paoloxl · 3 years ago
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Università negate per la Palestina. L’apartheid culturale è anche qui
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Prima martedi all’università La Sapienza di Roma, poi all’università Orientale di Napoli, le direzioni dei due atenei hanno negato le aule per due diverse iniziative sulla questione palestinese.
A Roma si trattava della presentazione del rapporto di Amnesty International sull’apartheid di Israele verso la popolazione palestinese. A Napoli una iniziativa analoga si sarebbe dovuta tenere il prossimo 1 aprile. La motivazione con cui il rettore ha accompagnato il proprio diniego: “l’Ateneo non concederà mai, almeno finché sarò Rettore, il proprio spazio per iniziative correlate a qualsiasi forma o modalità di boicottaggio accademico”. Così quindi è stata negata l’aula per il dibattito “Università libere dall’apartheid israeliana”, previsto per la mattina del 1° aprile.
Già troppo spesso in passato le direzioni degli atenei italiani avevano ricevuto pressioni dall’ambasciata israeliana per negare agibilità a conferenze e dibattiti che avessero come tema la Palestina.
A Roma la motivazione per negare l’aula all’evento “Presentazione del Report di Amnesty International sull’Apartheid Israeliana in Palestina”, è stata ancora più ipocrita. Il giorno precedente l’evento, l’Ateneo ha deciso improvvisamente, dopo una sollecitazione di cui è “ignoto” l’autore, di dichiarare la più netta opposizione all’iniziativa che di comune accordo era stata organizzata con l’autorizzazione del Dipartimento di Filosofia.
La condizione posta dall’ateneo affinché l’iniziativa potesse svolgersi come da programma è stata quella di imporre all’iniziativa un relatore o relatrice della UGEI – Unione Giovanile Ebrei d’Italia – che, a detta dell’amministrazione – avrebbe svolto il necessario ruolo di “contraddittorio”.
Una motivazione questa ancora peggiore di quella dell’Università di Napoli e non tanto per la rivendicazione di un contraddittorio che però viene richiesto esclusivamente sulle iniziative che parlano di Palestina, quanto perché trattandosi di un tema e di responsabilità politica di uno Stato, semmai il contraddittorio sarebbe dovuto avvenire con un rappresentante dell’ambasciata israeliana e non di una associazione di giovane ebrei italiani.
Questo significa continuare a mistificare l’informazione sulla questione palestinese come problema tra gli ebrei e gli arabi e non come questione politica tra uno Stato e un popolo oppresso.
Sulla funzione delle università sia gli attivisti napoletani che quelli romani avanzano denunce ben precise. “Negli anni, le campagne BDS (https://bdsitalia.org/…/campagne/boicottaggio-accademico) hanno documentato i profondi collegamenti esistenti tra le università e il complesso sistema militare, di sicurezza e di oppressione israeliani” – scrivono in un comunicato gli attivisti del Centro Culturale “Handala Ali” di Napoli – “Oggi è tanto più necessario che chi ha responsabilità nel mondo della cultura e della ricerca si rifiuti di assecondare la costruzione di accordi e legami tesi a rafforzare e rendere ancora più feroce l’Occupazione”.
Da Roma gli studenti che hanno organizzato la conferenza negata dal Rettorato denunciano come con tale presa di posizione la Sapienza “conferma di non voler in alcun modo tutelare i diritti fondamentali del popolo palestinese, che anzi contribuisce attivamente a minare attraverso accordi bilaterali che coltiva ad esempio con il Technion – Israel institute of Technology di Haifa, legato al comparto militare israeliano, e con la Leonardo s.p.a, azienda di “aerospazio, difesa e sicurezza” leader nel comparto industriale militare ed impegnata addirittura con gli armamenti nucleari attraverso la joint venture MBDA Missile Systems”.
Gli studenti e gli attivisti romani non si sono persi d’animo ed hanno tenuto lo stesso la conferenza nel giardino della facoltà. A Napoli è partito l’invito alle realtà studentesche e tutta la comunità dell’Orientale a esprimere la propria condanna nei confronti di questo atto arbitrario e complice dell’oppressione.
da Contropiano
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mucillo · 4 years ago
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Nonostante siano cambiate molte leggi discriminatorie, il patriarcato continua a essere il sistema imperante di oppressione politica, economica, culturale e religiosa che conferisce potere e privilegi agli uomini
Da "Donne dell'anima mia "
Isabelle Allende
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avrahamsinai · 4 years ago
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I segni che sicuramente avranno luogo prima della Manifestazione, senza nessuna condizione, cioè: la rivolta di Sufiani, la rivolta di Yamani, il grido dal cielo, l’uccisione di un’anima pura (al-nafs al-zakiyyah), lo sprofondare dell’esercito di Sufiani nel deserto e la manifestazione del dajjal.
2. I segni che non sono sicuri e necessitano una o più condizioni; se quest’ultime avranno luogo anche il segno si manifesterà, e sono molti.
Da un altro punto di vista, i segni della Manifestazione possono essere suddivisi in quattro gruppi, in breve:
a. I segni sociali – in modo riassuntivo, la loro conseguenza sarà la degenerazione della civiltà umana; ne citiamo alcuni:
1) La diffusione dell’oppressione in tutto il mondo, ovvero la globalizzazione e la propagazione della tirannia.
2) I leader del mondo saranno corrotti. È necessario precisare che per oppressione mondiale e corruzione dei governatori s’intende che vi saranno in varie parti del mondo sistemi politici basati sull’oppressione sociale, politica, culturale ed economica e i governatori amministreranno i loro stati con tirannia, colonialismo e despotismo; ciò non vuol dire che non ci saranno al mondo uomini o governi giusti, ma che in generale il sistema dominante sarà oppressivo e corrotto.
3)Rincaro e instabilità economica, conseguenza del sistema oppressivo.
4) La manifestazione di bugiardi e dajjal con la pretesa di migliorare la società. La venuta del dajjal è uno dei segni sicuri della Manifestazione ed è citata da tutte le religioni precedenti. Dajjal terminologicamente significa “ciò che nasconde la verità con la falsità, frode ed inganno”; sembra (secondo i segni citati negli hadìth) che esso non faccia riferimento a una persona in particolare, ma sia un concetto generale per indicare gli individui e i governi che ingannano la gente e impediscono loro di conoscere la verità. Alcuni pensano che esso si sia manifestato attraverso la moderna civiltà occidentale.
5)Individui corrotti e bugiardi diventeranno portavoce della società.
6) Le persone probe e sincere saranno smentite e isolate, mentre quelle bugiarde e superbe approvate.
7)La rivolta di Sufiani, anche questo è uno dei segni sicuri della Manifestazione. Non si può esprimere un’opinione certa sul fatto che si riferisca a una persona in particolare o sia un termine generale per indicare più individui o governi disonesti. È certo che Sufiani è un individuo, un gruppo di persone o governi capitalistici, saccheggiatori, potenti, oppressori, reazionari, promotori di superstizioni. La loro peculiarità sarà il disfacimento esteso della società. Gli hadith accennano al fatto che Sufiani e il suo esercito sprofonderanno nel deserto di al-Bayda' (una località tra La Mecca e Medina), di cui rimarrà vivo solo un componente che diffonderà la notizia
8)La comparsa di guerre, corruzione e spargimento di sangue nel mondo: negli hadìth si cita una guerra da parte dei turchi (apparentemente un popolo della discendenza di Turk figlio di Jafet figlio di Noè, che attualmente vivono in Mongolia, Punjab, Turchia, Siberia, Afghanistan e India) il cui vasto significato comprende anche paesi occidentali[4]. Inoltre si accenna che prima della Manifestazione, due terzi della popolazione mondiale saranno uccisi e questo è considerato un segno incerto.
9)Scoppieranno rivoluzioni per combattere l’oppressione e la corruzione mondiale, di cui alcune riusciranno a formare un governo. La rivolta di Yamani, simbolo dell’insurrezione della verità contro la deviazione e la dissolutezza presente alla Fine dei Tempi, sarà una di queste rivoluzioni[6]. Il movimento di sayyid Khorasani (discendente dell’imam Husayn -a-, che insorgerà per stabilire la giustizia) sarà un’altra di queste insurrezioni. Entrambi questi movimenti rivoluzionari, di cui uno nello Yemen e l’altro in Iran, prepareranno il terreno per la manifestazione dell’imam Mahdi (aj)[7]. Inoltre gli hadìth alludono a un governo che si costituirà in Iran, che inviterà la gente all’Islam e all’Ahl al-Bayt (a) e ripulirà il territorio, che amministrerà fino a Kufa, dall’oppressione e corruzione, quindi, dopo la manifestazione del Mahdi (aj), si unirà a lui e gli ubbidirà.
b.I segni religiosi - cioè la religione divina sarà alterata. In alcuni hadìth del Principe dei Credenti (a) è riportato che alla Fine dei Tempi la preghiera sarà abbandonata, la custodia infranta, la menzogna permessa, l’usura diffusa, la corruzione comune, la religione venduta per il mondo, ci si consiglierà con le donne, s’interromperanno i rapporti familiari, la gente diventerà adoratrice delle proprie passioni, l’assassinio sarà un’azione normale, la pazienza sarà considerata una debolezza, l’oppressione un vanto, gli 'arif (gnostici) diventeranno traditori, i recitatori del Corano depravati, le moschee diventeranno belle e i minareti alti (però vuote di contenuto spirituale), le promesse saranno infrante e vari i desideri mondani..
In generale, prima della Manifestazione, i precetti dell’Islam non saranno messi in pratica, questa sarà tuttavia una caratteristica relativa, cioè la maggior parte della società sarà così. Com’è riportato negli hadìth, quando l’Imam (aj) si manifesterà, governerà con un metodo, un libro e una religione nuovi, e con ciò s’intende che l’Islam sarà stato così confuso con le superstizioni e il Corano alterato di significato, che la verità sarà stata dimenticata[10].
c.I segni naturali – un altro dei segni della Manifestazione, saranno le calamità naturali, citate negli hadìth, per esempio: i fulmini, le eclissi lunari e solari in periodi non previsti, cambiamenti del mondo astrale, dell’atmosfera e del clima, il sorgere del sole da Occidente, ecc. Questi hadìth possono essere spiegati con alcuni eventi dei giorni nostri, per esempio il martire Motahhari interpreta il sorgere del sole da Occidente con la manifestazione dell’Islam per mezzo dell’imam Khomeini (r.a.) da Parigi.
d. I segni individuali e miracolosi
1) Il grido dal cielo – apparentemente gli hadìth riportano che, prima o durante la Manifestazione, un angelo dal cielo annuncerà alla gente la manifestazione dell’Imam (aj). Quest’angelo sarà Gabriele al-amin (l’affidabile) e il grido si sentirà in tutto il mondo, ognuno lo sentirà nella propria lingua o dialetto, però non si potrà capire da dove proviene. Contemporaneamente a questo annuncio, Satana griderà: “'Uthman l’oppresso è stato ucciso”, volendo così insinuare il dubbio nella gente.
2) L’uccisione e il martirio dell’anima pura – al-nafs al-zakiyyah è il soprannome di un giovane di elevato livello di origine hashimita. Egli si scontrerà con l’esercito di Sufiani e si rifugerà a Medina. Quando l’esercito arriverà a Medina, egli si dirigerà verso La Mecca e qua inviterà la gente all’Ahl al-Bayt (a). Tuttavia, senza aver commesso alcuna colpa, sarà ucciso tra il rukn e il maqam. Il suo martirio risveglierà le coscienze degli esseri umani tale che la gente sarà pronta per stringere il patto di alleanza con l’Imam (aj). Tra il suo martirio e l’inizio dell’insurrezione dell’Imam (aj) passeranno quindici giorni. Egli sarà il rappresentante e il messaggero dell’Imam (aj) tra la gente.
Oltre ai segni citati, ve ne sono altri, riportati negli hadìth[.
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kantkid · 4 years ago
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Ciao, spero di non scocciarti con questa domanda un po’ controversa, ti scrivo perché mi fido del tuo giudizio. Sto cercando di avvicinarmi un po’ alla volta al femminismo, prima attraverso attivisti sociali ma adesso vorrei discostarmene perché non mi piace l’aria di accanimento e poi mi sembra che ci siano visioni un po’ polarizzate, sono dalla loro parte ma ho capito che non è un ambiente che fa per me. Ora trovo questo account di questa ragazza dalle posizione completamente opposte arrivando a negare l’esistenza del patriarcato e del privilegio ecc. e non so come o cosa pensare perché tutto quello che ho imparato dai profili femministi sono tutte cose che ho vissuto direttamente o meno e ora c’è questa ragazza che dice che è tutto sbagliato. Ho visto che in un post ha parlato del principio della falsificabilità di Popper come per dire che le femministe hanno inventato il patriarcato/privilegio bianco come teoria non scientifica perché non falsificabile ecco perché sembra che abbiano sempre ragione, cioè il femminismo non è una scienza quindi non capisco il nesso tra di loro. Ma è questa la cosa che mi lascia perplessa- non capisco se è una persona che ha veramente qualcosa da dire o no, più suoi post leggo e più mi ispira dubbi però non so se è perché non riesco io nella comprensione del testo o è lei che boh spara cose senza senso. La cosa divertente è che lei mostra le sue analisi come verità assolute e quindi quando penso di chiudere con lei mi viene sempre la paura di perdermi un punto di vista importante. Vorrei solo capirci qualcosa, più a livello teorico perché posso supportare le donne in tanti modi senza incolpare qualcosa che (secondo lei) non esiste. Purtroppo non ho il dono della sintesi e mi sono sfogata sul tuo blog e ti ringrazio davvero se mi leggi 😭 non voglio una risposta elaborata ma vorrei sapere com’è che ti approcci a questi temi
Ciao, intanto grazie per avermi pensato e per chiedere la mia opinione.
Allora, intanto partiamo da Popper perché un uso così improprio e ignorante di una teoria a me cara mi fa proprio bollire il sangue. Se la ragazza in questione avesse letto anche solo un riassunto di Popper, capirebbe che quello che dice è pura follia. Prendendo il famoso esempio de “tutti i cigni sono bianchi” nel momento in cui si scopre un cigno nero, viene falsificata la proposizione universale affermativa che TUTTI i cigni sono bianchi. Ma “qualche cigno è bianco” rimane innegabile. Popper non nega la validità del dato empirico. Se per tutta la mia vita faccio esperienza di cigni bianchi, i cigni bianchi esistono. Questo Popper non lo mette in dubbio. Quello che mette in dubbio è il ragionamento induttivista che generalizza da un caso di esperienza singolare all’intera categoria. Ho visto un cigno bianco-> tutti i cigni sono bianchi per forza.
Ora, applicato al discorso del patriarcato, l’obiezione anti-induttivista avrebbe senso se qualcuno sostenesse “tutti gli uomini sono malvagi” perché ho fatto esperienza più volte di uomini malvagi. Ma IL FEMMINISMO NON SOSTIENE QUESTO. Il femminismo, quello vero, sensato, razionale, non ha mai sostenuto che tutti gli uomini siano malvagi. Rifiutare l’induttivismo però non significa negare l’esistenza delle singole esperienze di oppressione di molte donne. Il fatto che a molte bambine vengano mutilati i genitali senza anestesia in Africa è un fatto, e un fatto rimane. È, tra l’altro, un fatto assolutamente controllabile e falsificabile. Il giorno in cui sarà comprovato che questo fenomeno non sussiste, smetteremo di parlarne. Fino ad allora, esiste.
Il falsificazionismo sostiene che una teoria, per essere valida, deve poter essere falsificata secondo il modus tollens: se da A si deduce B e B è falso, allora anche A è falso. Se da “il patriarcato opprime le persone” si concludesse logicamente “tutti gli uomini sono malvagi”, sarebbe falso. Perché posso portare diversi esempi di uomini non malvagi o maschilisti. Il punto è che da “il patriarcato opprime le persone” non deriva logicamente la malvagità del maschio. Chi sostiene questo, del femminismo non ha capito niente (e neanche della logica). Quello che il femminismo sostiene è in realtà molto terra terra: il fatto che ALCUNI atti violenti contro le donne e altri atti violenti contro gli uomini (non poter piangere, non poter dimostrare vulnerabilità o depressione) vengano perpetrati ad oggi è indiscutibile. Perché vengono perpetrati? Il femminismo dice, a causa di una struttura socio-culturale che sistematizza questi atti come accettabili. Questo ragionamento non è induttivo, bensì deduttivo. Quindi la confutazione popperiana della tua amica pseudo filosofa non si applica.
Anche perché, secondo il suo ragionamento, attribuire atti di violenza contro gli ebrei nei campi di concentramento a un’ideologia antisemitica sarebbe ingiustificato. LA FORMA LOGICA È LA STESSA. Ne percepisci l’assurdità? Popper non c’entra niente.
Inoltre, posto che questa teoria regge il vaglio dell’anti-induttivismo popperiano, anche la teoria di Popper ha dei limiti. Si applica bene alle scienze naturali, meno bene alla sociologia e alla psicologia. L’esistenza di Dio non è falsificabile, vero. Dunque tutti quelli che studiano teologia sono idioti? A mio avviso no, perché non tutto il sapere umano è riconducibile alla logica formale a mio avviso. La logica è uno strumento potentissimo ma che, come ogni strumento, ha dei limiti di applicabilità. Non si applica, ad esempio, alla psicanalisi. Abbandoniamola per questo? Direi di no.
Detto questo, puoi approfondire da sola i limiti di Popper anche online su Wikipedia (o leggendo Feyerabend). Non è particolarmente interessante ai fini della discussione, dato che il femminismo non è un’istanza di teoria non falsificabile, a mio avviso. Non si può esperire Dio, o l’inconscio, dunque teologia e psicanalisi non sono falsificabili. Ma i referti medici delle donne stuprate e le cicatrici inflitte alle bambine mutilate in africa si possono esperire eccome. Lo hai detto anche tu, hai fatto esperienza tu stessa di esperienze di aggressione od oppressione. Dunque, sicuramente “alcune donne vengono oppresse”. Non credo ci sia altro da dire.
Cercare una spiegazione logica al fenomeno basandosi sulla deduzione non ha nulla di illogico. È lo stesso ragionamento che facciamo quando vediamo alcuni malati di polmonite e ci chiediamo perché soffrono di quel male, e ci chiediamo se c’è una correlazione con un virus. Se ti interessa lo studio della correlazione, cerca “predictive analytics” e “regression analysis”, sono strumenti comunemente utilizzati nelle scienze sociali da chi preferisce il ragionamento deduttivo a quello induttivo, e applicabilissimi alla domanda “esiste una correlazione tra atti violenti contro le donne e credenze di tipo maschilista?” Così come alla domanda: “esiste una correlazione tra atti violenti contro gli ebrei e credenze di tipo antisemita?”. La tua intuizione ti dice già che la correlazione c’è, ma se vuoi provarlo, puoi condurre una regression analysis e vedere se i due fenomeni sono correlati. Il femminismo è falsificabile.
P. S. Consiglio spassionato: di un intellettuale che pone le sue analisi come verità assoluta, non fidarti. È antiscientifico. Fidati di chi ti porta argomenti sensati ed è aperto al dialogo, sapendo di potersi sbagliare e riconoscendo i limiti degli strumenti di cui si serve. Non ti fidare neanche di chi si serve di Popper per negare l’esistenza di fatti reali, perché è esattamente l’opposto dell’obiettivo di Karl Popper.
Buona serata! 🌟 trai sempre le tue conclusioni e non trascurare ciò che hai esperito del mondo.
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ilquadernodelgiallo · 4 years ago
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...ho capito che il relativismo è la realtà perché non lascia nulla fuori di sé e che la verità (possederla, assumere di possederla, far credere che essa sia univoca) è uno dei tanti modi di controllo e oppressione o, a voler essere più cauti - ma perché? -, è una funzione di quel sistema complesso che è il mondo in cui viviamo. [...] Il relativismo non implica che tutti i punti di vista siano uguali, ma che esistano. ___________________ Il ragionamento deduttivo ci libera dalla necessità di conoscere ogni cosa per esperienza diretta e ci accomuna regalandoci una grammatica. L'astrazione ci permette di riconoscere regolarità e somiglianze in cose e questioni distanti. La proporzione consente di intuire e rappresentare la vastità del mondo, valutare i rischi, riprodurre la regolarità o le irregolarità. Ragionamento deduttivo, astrazione e proporzione sono matematica. [...] Sottintende [il ragionamento deduttivo] una logica comune, come la prospettiva, e gli scacchi, che, per esempio, insegnano come senza accordo sui principi non è possibile nemmeno combattere, figuriamoci vivere. [...] La magia del ragionamento deduttivo, e la sua fallacia, sta nell'evidenza che, se parti da qualcosa che chiami verità o assioma ma che è solo un punto di vista (che pur non essendo molto, è abbastanza per costruire un mondo), puoi giungere dovunque. Perciò attenzione alle premesse. Ex falso quodlibet si dice in latino. [...] In matematica, grazie al ragionamento deduttivo, non esistono principi di autorità, ciascuno può ritrovare o ricavare un risultato da solo. La conoscenza è un processo ed è accessibile a tutti, non è il privilegio di una casta di principi o di preti. ____________________ I dubbi riguardavano la natura del quinto postulato [di Euclide: "in un piano, data una retta e un punto esterno alla retta, per il punto passa una e una sola parallela alla retta data"] (verità, conseguenza o preferenza?). [...] Saccheri [anni trenta del Settecento] procede per assurdo, suppone che la parallela non sia unica e comincia a ricostruire la geometria immaginando di imbattersi in patenti contraddizioni. Non ne trova alcuna, e nonostante la geometria, da lui costruita ammettendo come ipotesi la negazione del quinto postulato, sia coerente, non riesce a sottrarre valore di verità al sistema di Euclide. Tra i suoi occhi, il suo intelletto e la correttezza della dimostrazione, Saccheri sceglie Euclide. La verità assoluta, come dicevamo qualche pagina fa, è deresponsabilizzante. [...] Il quinto postulato è un'ipotesi: ogni volta che lo cambi viene fuori una geometria diversa. Esattamente ciò che aveva scoperto Saccheri, senza accorgersene. ___________________ Se infatti lo spazio non è assoluto, allora, forse, non le è nemmeno il tempo. ___________________ La geometria euclidea è l'unica talmente umana, vale la pena ribadirlo, da accordarsi alla nostra esperienza. ___________________ Sia ai due Boylai che a Lobačevskij si deve la concezione della matematica contemporanea secondo cui essa non è specificata e definita dai numeri o dagli enti geometrici ma dalle relazioni tra essi. ___________________ Come reagiremo a una verità senza il resto dei sensi? La matematica è l'unico linguaggio che mi viene in mente, l'unico esercizio in cui la verità  prescinde dal corpo, in cui il punto di vista prescinde dal corpo anche se non dal soggetto. La matematica - disciplina estremamente economica e sui tutti possiamo accedere perché si insegna nelle scuole di ogni ordine e grado - si rivela, a osservarla come prassi, e non solo come teoria, una forma di meditazione, di etica e un esercizio sulla verità in un mondo in cui il corpo è sottoposto a inedite limitazioni. Presenza, soggetto senza corpo. ___________________ La questione tuttavia è che l'istruzione è un processo orizzontale e collettiva, mentre la cultura è verticale e singolare. La cultura è una scelta individuale. ___________________ La matematica non è la scienza degli oggetti ma della relazione tra gli oggetti così come la grammatica è la scienza delle relazioni tra le parole. Perciò è importante conoscere la grammatica: senza grammatica non si costruiscono frasi con un senso comune tra chi parla e ascolta, non si minimizza un fraintendimento, connesso, ineludibile (così come l'errore nei calcoli) alla comunicazione tra esseri umani. E non si costruiscono storie. La matematica è, tra le discipline di manutenzione, quella grazie alla quale si capisce che solo gli ortodossi fanno la rivoluzione. ___________________ Tuttavia (avverbio che coniuga sconcerto e ragionevolezza), se l'istruzione viene data a compartimenti stagni, la cultura (dunque la proiezione dell'esperienza e la pratica dell'immaginazione) non ha compartimenti stagni... ___________________ Il problema della bicicletta con le ruote quadrate è esemplare perché sempre più spesso un concetto, per poter essere accolto, deve essere accompagnato da un evento. Anche a scuola. Alla manutenzione l'Italia preferisce l'inaugurazione (voce fuori campo di Leo Longanesi). Ecco, la scuola dovrebbe manutenere la cultura, dovrebbe ribadire che [...] le cose distanti possono essere simili e che le persone che ci paiono estranee (e non abbiamo lasciato attraccare sulle nostre coste, per esempio) invece ci assomigliano. ___________________ La matematica mi ha rafforzato chiarendomi i concetti di verità, contesto e approssimazione che, a rifletterci, oltre a essere questioni matematiche, sono questioni democratiche. ___________________ In due insiemi, due verità opposte. Mi pare un esempio convincente sul perché la verità (la soluzione di una equazione) dipenda dal contesto. E aggiungo che le verità umane somigliano alle verità matematiche. Sono tutte assolute, e tutte transeunti, dipendono dall'insieme in cui vengono enunciate, dal contesto. [...] La matematica insegna che le verità sono partecipate, per questo è una disciplina che non ammette principi di autorità. [...] Politicamente, una concetto di verità che sia assoluta, transeunte e collettiva sarebbe rasserenante in un clima politico avvelenato da false notizie, dichiarazioni mai verificate, affermazioni di singoli individui che dovrebbero essere cariche dello Stato. [...] La matematica è una disciplina che favorisce la diffusione della democrazia. Prima di tutto, un matematico non risponde mai al chi ma sempre al cosa [...] È una disciplina che non ammette principio di autorità giacché nessuno possiede la verità da solo, le verità sono asserzioni verificabili da chiunque, o se non da chiunque (alcune volte è difficile) almeno da un certo numero di persone. Inoltre la matematica è un linguaggio, una grammatica. Per discutere di matematica bisogna accettarne le regole. ____________________ Perché la pubblica amministrazione agisca è sufficiente un pericolo probabile. I due principi [di prevenzione e di precauzione] stabiliscono il necessario per limitare o eliminare il pericolo. Abbiamo assunto, io per prima, la ragionevolezza di queste limitazioni pur sapendo che esse andavano a intaccare libertà e valori essenziali in democrazia. Ragionevolmente, queste misure avranno una durata, tuttavia il confine tra protezione e controllo, anche in me che pensavo di avere strumenti culturali per distinguerli, si è fatto più incerto. [...] La differenza che passa tra protezione e controllo è la stessa che discrimina democrazia e dittatura. [...] Percepisce la distanza tra accettare e subire. La precauzione, e con essa il principio, si traduce, talvolta inconsciamente, nell'esistenza di paure prive di fondamento. E la democrazia è l'esatto contrario della paura. [...] È difficile rispettare le regole quando si è cresciuti con altre regole, ed  difficile capire quando e se quelle regole, da strumento di protezione si trasformano in strumento di controllo, fuori di noi, ma soprattutto dentro di noi. La scienza non avanza per certezze, ma per ipotesi: è verificabile. Le verità della scienza evolvono. E pensare agli scienziati come ai sacerdoti della soluzione o della guarigione è un modo di delegare la responsabilità politica. Oltre che di istituzionalizzare come scienza qualcosa che è il contrario della scienza: la certezza fideistica. [...] La democrazia è matematica, si basa su un sistema condiviso di regole continuamente negoziabili e continuamente verificabili. La democrazia, come il linguaggio, e tra i linguaggi la matematica, non è naturale, non un fiore che sboccia, è una costruzione culturale e dunque, in quanto tale, va continuamente ridiscussa, la democrazia non rinverdisce a primavera come certi alberi, bisogne sceglierla, come si sceglie il linguaggio. Dunque, dal punto di vista costitutivo, la matematica è il contrario della torre d'avorio, del castello, del tabernacolo, la matematica esercita al contesto e quindi a essere cittadini e rappresentanti dei cittadini. ____________________ L'incertezza è ineludibile. E così il nostro incarnare l'errore. Dovrebbe essere complicato costruire, attraverso gli esseri umani, un sistema di regole, convenzioni anche, comuni e trasmissibili. E invece è più semplice di quanto sembri se, all'ineffabilità degli stati d'animo con i quali prendiamo le decisioni, si sostituisce un modello di individuo che supponiamo non avere incertezze. [...] Così come il modello logico di individuo che andiamo costruendo non è affetto dalle incertezze decisionali che caratterizzano tutti. E dalle miserie da cui nessuno è immune. Attraverso questo individuo idealizzato e i suoi percorsi razionali, le suo scommesse, è possibile costruire un sistema logico indipendente dal colore politico e pure dai soldi. La logica si rivela così, grazie a questo cittadino modello, non una proprietà delle leggi del mondo e dell'universo, ma un'estensione del dominio del ragionamento. [...] Tuttavia è successo che nella nostra Repubblica alcuni individui abbiano scelto di aderire, e abbiano in effetti aderito, a una sorta di cittadino modello in base al quale agire. Adesso questo non succede, o accade assai più raramente, io credo, per mancanza di immaginazione. [...] Non rispettare la Costituzione [...] è un comportamento che può essere corretto studiano matematica, cioè prendendo confidenza con i sistemi nei quali per agire, muoversi, giudica e soprattutto convivere e comunicare bisogna imparare a rispettare alcune regole. [...] Studiare matematica significa esercitarsi a intravedere, supporre, immaginare regole che non riguardino un individuo o un oggetto, ma più individui e più oggetti e soprattutto le relazioni tra essi. Studiare matematica significa introiettare l'idea che le regole esistono e che anche quando - giustamente talvolta- si infrangono, vengono sostituite da un altro sistema di regole (non avere regole, per esempio, è ancora una regola). La cosa interessante da chiedersi nel definire le regole è: che modo disegneranno? ____________________ Il linguaggio non è un virus solo quando si parla di maldicenze, è un virus anche quando si parla di diffusione di informazioni. Ho imparato nei giorni passati un nuovo termine. Infodemia. Dalla Treccani: "Sostantivo femminile. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili". È possibile ammettere [...] che la vera infodemia abbia riguardato le modalità della comunicazione della contenzione, del confino, del "lockdown" e portato a un regime di irragionevole paura che ha, credo, rivelato, una volta di più, la cagionevolezza della nostra democrazia. Ci ha soprattutto condotto - di certo ha condotto me - a valutare la vita come mero sostentamento biologico. [...] L'uomo non coincide in alcun modo con la nuda vita dell'uomo; né con la nuda vita in lui né con alcun altro dei suoi stati o proprietà, anzi nemmeno con l'unicità della sua persona fisica. La nuda vita è quella rispetto a cui tutti siamo eccedenti. [...] C'è una permanente eccedenza della persona rispetto all'insieme dei dati fisici e virtuali che la compongono. [...] Ecco, la vita singola e la vita collettiva godono di una superadditività che fa sì che nessuno di noi sia la mera somma dei propri dati biologici, giuridici, virtuali, ma sia qualcosa di più. La stessa democrazia è superadditiva, lo Stato è qualcosa di più rispetto all'azione congiunta di potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Questo qualcosa di più, per quanto riguarda i singoli esseri umani, penso sia la memoria e dunque la possibilità di fraintendimento e se non di fraintendimento, di interpretazione, di comprensione e dunque di perdono. Penso sia, in breve, il linguaggio. Il linguaggio ci rende non riducibili alle nostre caratteristiche e informazioni biologiche, genetiche e tecnologiche perché permette di raccontare. E raccontando di creare versioni. ___________________ Come tutti gli intransigenti, gli orgogliosi, i fortunati mi sono accorta d'improvviso della differenza tra il corpo esposto e rivendicato dalle donne come luogo di arte e di lotta e il corpo delle donne esposto come fosse vuoto. E per sempre giovane. [...] E così lo so, che la cosa più difficile è usare parole e modi che sono appartenuti storicamente e statisticamente agli uomini per contribuire a disegnare un modo che sia anche a forma e contenuto di donna. È difficile risemantizzare - verbo utilizzato a questo proposito e direi incarnato dalla scrittrice Michela Murgia -, risemantizzare parole e modi. [...]�� Una democrazia nella quale i rappresentanti eletti o i leader politici esibiscono il privato, la sfera sentimentale o emotiva mentre sono nel pieno delle loro funzioni (o lo fanno supporre) è una democrazia che trova possibile legiferare sulla vita privata e sulla sfera emotiva dei cittadini. [...] E mi coglie tristezza infinita perché capisco che queste comunicazioni non solo non contribuiscono al dibattito, ma lo impediscono. E so che io - come tutti - ho bisogno di risposte ai problemi, non di minacce, ho bisogno [...] di un po' di prospettiva. Perché la fiducia è l'unica vera resistenza al presente, la fiducia è creativa. E per averla bisogna avere idee e dismettere i miti di morte (fine della storia, fine del futuro, fine del mondo), e tentare approssimazioni. [...] Intrattenere prima che formare, Intrattenere. Altrimenti si annoiano. [...] Il lettore, come chi studia matematica e in generale chi studia, è capace di stare da solo. Chi sta da solo è politicamente complesso perché non deve essere intrattenuto. Chi sta da solo si intrattiene da solo, con i propri modi e i propri tempi, sfugge alla dittatura. La dittatura dell'intrattenimento è un'altra forma di negazione del tempo (come prigionia, tortura, persecuzione).  [...] ...non tutti i dubbi hanno la medesima natura: quelli che sorgono dalla poca conoscenza delle regole del sistema non sono quelli che nascono giocando con le regole del sistema. [...] Essere buoni o esercitare la democrazia è più complesso, è un percorso di interpretazioni, contrattazioni e indecisioni. La bontà, la matematica e la democrazia sono fenomeni che contengono in sé le relazioni e tutte le complicazioni a esse annesse. ___________________ Quando il tempo si accumula, non passa, perciò certe volte, durante il giorno e nonostante la luce, non so che ora è. Il tempo mi sovrasta, e tutto il futuro diventa presente. Una torre di presente. Motivo per cui credo che cambierà ciò che è già cambiato. Quando il futuro riprenderà, non so come, avremo da smaltire moltissimo presente. [...] E dunque, essendo cambiato l'insieme nel quale ci muoviamo, non possiamo avere le stesse soluzioni agli stessi problemi. [...] E pensare che il proprio modo di vita e di consumo non sia l'unico può essere un principio di soluzione. [...] La soluzione non esiste in sé, ma dipende dalle condizioni al contorno. Valutare le condizioni al contorno significa capire le caratteristiche dell'insieme, del mondo, in cui agiamo. In base a quelle caratteristiche una stessa equazione può ammettere o non ammettere soluzioni. [....] In Italia, stiamo chiedendo al nostro sistema sanitario ciò che abbiamo chiesto, a partire dalla fine degli anni Novanta, alla scuola pubblica: sopperire all'educazione sentimentale ottenuta grazie e nonostante la famiglia, ai pomeriggi organizzati dalla chiesa, dai partiti politici o dal sindacato. E non lo chiediamo all'istruzione che è acefala, ma ai medici (talvolta senza mascherina), come lo abbiamo chiesto ai professori. [...] La sovrapproduzione è una rivoluzione industriale e non esistono rivoluzioni industriali che non mietano vittime (voce fuori campo di Anna Nadotti, traduttrice). Godere della sovrapproduzione, disinteressarsi della stagionalità delle verdure, della provenienza di pesce e carne, pensare che la sete di conoscenza e l'aver studiato diano il diritto a viaggi low cost sottovalutando l'impatto ambientale è stato macchiarsi di una colpa che ha lasciato segni indelebili sulle mani? [...] Succederà domani, quello che è già successo oggi. Le cose accadono quando le accettiamo, e le accettiamo o non le accettiamo, quando ci riguardano. Accetteremo che le nostre libertà personali valgano quanto quelle della nostra comunità. Che a qualsiasi ordine di grandezza - singolo essere umano, condominio, quartiere, città, nazione, mondo - il valore delle libertà individuali sia pari a quello delle comunità. [...] Se l'insieme degli errori e dei sentimenti umani è frattale, può esserlo anche quello delle nostre libertà? E se lo è quello delle nostre libertà, può esserlo che quello delle economie?
Chiara Valerio, La matematica è politica
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goodbearblind · 5 years ago
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“SPEZZARE LE CATENE” LA FOTO SIMBOLO DELLA LOTTA CONTRO LA SCHIAVITÙ “Spezzare le catene” è una frase spesso usata metaforicamente nella storia per indicare l’atto di liberazione da una qualsivoglia forma di oppressione. Ma ci furono effettivamente situazioni in cui parole simboliche si trasformarono in realtà. Una è quella che raccontiamo oggi. Ottobre 1907, un gruppo di schiavi africani fugge dall’Oman a bordo di una piccola canoa. Sanno che ci sono navi inglesi che pattugliano il tratto di mare che dall’isola di Zanzibar arriva fino alla penisola arabica e cercano di raggiungerle. Il coraggio e un po’ di fortuna li aiutano nell’impresa. Uno dei sei schiavi ha ancora le catene alle caviglie e il capitano della nave il comandante Litchfield ordina ad un marinaio di toglierle. Il momento esatto in cui la sega sta per “spezzare le catene” viene immortalato in questa straordinaria foto da Able Chidwick, che all’epoca serviva nella marina inglese proprio su quella nave. Fu proprio durante la sua guardia notturna che gli schiavi raggiunsero la nave e vennero issati a bordo. Samuel, figlio di Able, che conservò e poi donò questa ed altre immagini, raccontò che il padre considerava la schiavitù un abominio ed era stato felicissimo di aver potuto aiutare quegli uomini. Dal 1808 l’Inghilterra aveva deciso di abolire la tratta degli schiavi. Nel corso dei cinquant’anni seguenti le navi britanniche in giro per i sette mari sequestrarono più di 1600 imbarcazioni schiaviste, ridando la libertà a circa 150.000 schiavi africani. Sebbene, infatti, a partire dal Congresso di Vienna tutti i principali paesi europei si fossero impegnati contro tale vergognosa pratica, in molti luoghi del mondo la schiavitù era ancora praticata e apertamente incoraggiata. Bisognerà arrivare fino al 1980 perché, almeno formalmente, tutti i paesi aboliscano definitivamente ogni forma di schiavismo. Purtroppo oggi assistiamo al riemergere di fenomeni coattivi molto simili alla schiavitù. Segno che nessuna conquista sociale può mai dirsi consolidata se non c'è vasto movimento culturale che continua nel tempo a supportarla. Cannibali e Re https://www.instagram.com/p/B31CZbSIlVm/?igshid=1infppgby368c
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carmenvicinanza · 2 months ago
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Kate Millett e la sorellanza
Scrittrice, insegnante, artista visiva e attivista femminista, autrice del libro La politica del sesso, il manifesto del femminismo radicale
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Quando un gruppo governa un altro, il rapporto tra i due è politico. Quando un tale accordo viene portato avanti per un lungo periodo di tempo, sviluppa un’ideologia (feudalesimo, razzismo, ecc.). Tutte le civilizzazioni storiche sono state dei patriarcati: l’ideologia su cui si basano è la supremazia maschile. L’oppressione sessuale è dominio politico. Un nuovo modo di leggere può generare un miglior modo di vivere.
Scrittrice, insegnante, artista visiva e attivista femminista, Kate Millett è stata una delle americane più influenti del ventesimo secolo. 
È l’autrice del libro La politica del sesso, del 1970, testo fondante del femminismo della seconda ondata.
È stata tra le prime scrittrici a teorizzare il patriarcato e concettualizzare l’oppressione in termini che richiedevano una rivoluzione del ruolo sessuale con cambiamenti radicali negli stili di vita personali e familiari.
La sua opera ha mostrato il modo in cui azione politica ed espressione culturale si compenetrano.
Per prima, ha usato il termine sisterhood (sorellanza) divenuto concetto fondamentale del femminismo contemporaneo che sintetizza l’unione, l’intimo legame delle donne al di là di ogni differenza sociale, religiosa o etnica. Sottintende la complicità di intenti, l’accordo morale, sociale e affettivo tra donne che, riconoscendo e condividendo le stesse esperienze e il vissuto comune, sono unite in un percorso di autostima e emancipazione.
Nata il 14 settembre 1934 a Saint Paul, Minnesota, suo padre era stato un uomo violento col vizio dell’alcol che aveva lasciato la famiglia quando lei aveva 14 anni.
Laureata in letteratura all’Università del Minnesota nel 1956, due anni dopo è stata la prima americana a conseguire una laurea con lode a Oxford.
Nel 1961 si è trasferita in Giappone dove ha studiato scultura e tenuto la sua prima mostra personale alla Minami Gallery di Tokyo, intanto insegnava inglese alla Waseda University. Due anni dopo è tornata a New York e iniziato a insegnare al Barnard College, continuando a dedicarsi all’arte, tra il 1963 e il 2009, ha tenuto diverse personali in giro per il mondo sperimentando tra installazioni, scultura, disegno, serigrafia e fotografia.
Nel 1968 ha scritto un rapporto pionieristico pubblicato da NOW, Token Learning: A Study of Women’s Higher Education in America, in cui ha sfidato i college a fornire alle donne opportunità educative pari a quelle fornite agli uomini. 
A causa del suo coinvolgimento in prima linea nelle proteste studentesche del 1968, era stata sollevata dall’incarico di insegnante alla Barnard.
In quegli anni si è unita al movimento per la pace e al Congress of Racial Equality (CORE) partecipando alle loro proteste.
Nel 1966 è entrata a far parte del comitato della National Organization for Women, successivamente ha creato il primo gruppo di sensibilizzazione lesbico-femminista e si è unita a diverse organizzazioni come New York Radical Women, Radical Lesbians e Downtown Radical Women.
Ha conseguito il dottorato alla Columbia University con una tesi dal titolo Sexual Politics, poi pubblicata, che prendeva spunto dal suo manifesto femminista esposto durante una riunione di un gruppo di liberazione delle donne.
Elaborata successivamente fino a diventare una filosofia, il costrutto logico ruota attorno alla premessa che i rapporti fra i sessi sono un fatto politico. Attingendo a Weber, Engels e Arendt, mostra come la relazione tra i sessi sia caratterizzata da predominio e subordinazione. Sostiene l’istituzionalizzazione di questo rapporto di potere, che iniziando dall’infanzia, porta a una forma di «colonizzazione interiore», un tipo di oppressione «più resistente di qualsiasi genere di segregazione e più rigido della stratificazione di classe». La sua articolata analisi letteraria tocca giganti della letteratura come D.H. Lawrence, Henry Miller e Norman Mailer, dimostrando il sessismo e la degradazione della figura femminile presente nei loro testi.
Il libro, considerato il manifesto del femminismo radicale, mette in discussione le origini del patriarcato sostenendo che l’oppressione basata sul sesso è politica e culturale, postulando che l’annullamento della famiglia tradizionale è la chiave per una vera rivoluzione sessuale.
L’opera le aveva portato un inaspettato successo, trasformandola in una delle più famose attiviste del femminismo internazionale. Invitata in talk show e conferenze in giro per il paese, è anche apparsa sulla copertina di Time che l’aveva appellata la Mao Tse-Tung dell’emancipazione femminile.
Nel 1971, coi proventi delle vendite del libro, ha acquistato una vasta area della città di Poughkeepsie (New York) dove ha fondato la Women’s Art Colony and Tree Farm, una comune di artiste femministe.
Due anni dopo è andata a insegnare all’Università di Berkeley, in California.
Grande successo internazionale ha avuto, nel 1974, il libro In volo. Amori e lotte: un’autobiografia, in cui, partendo dal suo matrimonio con lo scultore giapponese Fumio Yoshimura, ha raccontato del percorso che l’ha portata a fare coming out.
Con l’autobiografico Sita, datato 1977, ha descritto la sua relazione sentimentale con Sophie Keir, la sua compagna di vita.
Nel 1979 si è recata in Iran per conto del Committee for Artistic and Intellectual Freedom per lavorare sul sistema repressivo dell’ayatollah Khomeini nei confronti delle donne. Ha partecipato alla manifestazione di protesta dell’8 marzo all’Università di Teheran che ha visto migliaia di partecipanti picchiate, arrestate e minacciate con l’acido dalle guardie governative. Fermata e spedita fuori dal paese col divieto di rientrarci, ha scritto di questa terribile esperienza nel suo libro Going to Iran, del 1982.   Nel 1980, è stata tra le dieci artiste che hanno esposto al Great American Lesbian Art Show al Woman’s Building di Los Angeles.Negli anni si è impegnata in diverse campagne per i diritti umani, contro la tortura e per la riforma carceraria.Dopo un periodo di grande visibilità, è stata tenuta ai margini e ha vissuto in indigenza, questo ha acuito la sua psicosi maniaco-depressiva che, eviscerata nel libro Il trip della follia, del 1990, mostra una dura critica verso gli ospedali psichiatrici e le terapie farmacologiche.La sua ultima opera, Mother Millet del 2002, scritto mentre assisteva la madre malata, è uno spaccato sulla sua educazione in provincia e di come ha vissuto da emarginata come attivista politica e artista lesbica.Nel 2012, The Women’s Art Colony è diventata un’organizzazione non-profit che ha cambiato il suo nome in Millett Center for the Arts.Nel 2013 è stata inserita nella National Woman’s Hall of Fame.Grande protagonista della scena culturale statunitense, ha ricevuto numerosi premi, tra cui lo Yoko Ono Lennon Courage Awardfor the Arts e il New York Foundation for Contemporary Arts Award.Amata e anche molto criticata per il suo carattere e le posizioni di rottura dei suoi postulati, è una delle protagoniste del documentario sulla storia del femminismo statunitense che porta il titolo di She’s Beautiful When She’s Angry del 2014.
Si è spenta Parigi, il 6 settembre 2017 a causa di un infarto.
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ruesmoking · 5 years ago
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Femminismo
Con il termine femminismo si indica:
la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, ritenendo che le donne siano state e siano, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate;
la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona;
il movimento politico, culturale e sociale, nato storicamente durante l'Ottocento, che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che - in vari modi - si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.
Questo è quello che ci dice Wikipedia. Vuole farci credere che sia davvero questo il significati del movimento.
Ma cosa ne pensa l’Italia? Ve lo dico io: per l’Italia il FEMMINISMO è solo una fantasia, un movimento ancora agli albori, nonostante sia nato verso la fine del dicessimo secolo. Sapete cosa significa? Che il femminismo ha più di 200 anni di storia, e noi oggi in questo cazzo di 2019 abbiamo ancora uomini che non hanno rispetto che per la donna, e ancor più grave, DONNE CHE NON HANNO RISPETTO PER SE STESSE. Non mi basta sentir dire “io rispetto le donne” quando poi tra noi ci chiamiamo troie per una gonna troppo corta o una maglia troppo scollata; non mi basta sentire “io rispetto le donne” quando all’ennesimo caso di femminicidio o violenza sessuale  NOI DONNE diciamo “se l’è cercata, è stata colpa sua”
Perché sarebbe stata colpa sua? Per una gonna troppo corta? Per un atteggiamento di troppo? Per aver bevuto un pò troppo?
Nulla è mai troppo, tranne la figura che gli uomini di oggi hanno di noi: macchine sessuali, oggetti di divertimento.
E’ una realtà che ancora oggi fa rabbrividire, ma non è una realtà da accettare. Il mio modo di vestirsi non è mai TROPPO, il mio modo di camminare non è mai TROPPO, la mia idea di divertimento non è mai ESAGERATA. Ma le vostre idee maschiliste SI, lo sono. 
Sono una donna, sono un essere umano, e come tale sono LIBERA di fare quel cazzo che mi pare. 
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vadaviaaiciap · 6 years ago
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A sostenere il multiculturalismo sono rimasti il Partito democratico e una parte del mondo cattolico.
Tutti gli altri hanno capito che non funziona: divide e non integra. La città si frammenta in tante piccole patrie, spesso tra loro ostili. Manca un'idea di convivenza, un accordo su regole comuni. Lo Stato si ritira, prevalgono le leggi della tribù, «le ragioni del sangue», come le chiamava Tom Wolfe. Ogni minoranza chiede di essere riconosciuta come tale e avanza richieste legislative su misura. Il mancato riconoscimento è una forma di oppressione. Lo Stato deve quindi intervenire con politiche del riconoscimento a vantaggio delle minoranze. Le rivendicazioni di un numero crescente di minoranze (spesso astoriche e inventate di sana pianta) portano «a leggi diseguali caratterizzate da eccezioni», come ha spiegato (inutilmente) Giovanni Sartori. I diritti di cittadinanza dello Stato liberale sottraggono l'individuo all'arbitrio perché le leggi si applicano senza distinzioni. Al contrario, la moltiplicazione dei diritti, attribuiti in funzione dell'appartenenza a una minoranza culturale o etnica e protetti da leggi ad hoc, porta alla frammentazione e reintroduce l'arbitrio. Allo Stato è attribuito il dovere di intervenire e il potere di discriminare.
Il libro di Cinzia Sciuto Non c'è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo (Feltrinelli) si inserisce in questo dibattito con idee molto precise. La laicità dello Stato è intoccabile perché difende dai soprusi di qualunque religione. Abbiamo un problema con gli immigrati musulmani: affermarlo non significa essere razzisti. La islamofobia è una invenzione utile a tappare la bocca agli avversari. «La legge è uguale per tutti» è il principio fondamentale. Non è ammissibile che certe comunità si diano regole diverse e pretendano un ordinamento giuridico «flessibile» davanti alle loro richieste. Non c'è fede che tenga è una mosca bianca nella saggistica italiana, che ripete i soliti lacrimevoli luoghi comuni. La sua autrice è redattrice di Micromega, la rivista della sinistra «girotondina». Le idee di Sciuto sono ben diffuse all'interno della destra liberale che ha come riferimento, tra gli altri, il Sartori di Pluralismo, multiculturalismo e estranei (Bur). Le osservazioni sulle comunità musulmane sono calzanti e corrispondono, almeno in parte, a quanto ha scritto il sociologo Stefano Allievi, tra i massimi esperti della materia. Forse questo saggio potrebbe essere l'inizio di un dialogo tra mondi che si sono presi a mazzate per vent'anni. Un terreno d'incontro c'è. Non stupisce quindi il contenuto del libro. Stupisce che il Partito democratico non sia in grado di formulare una politica chiara sul tema dell'immigrazione, si limiti a un generico buonismo e si aggrappi a teorie economiche discutibili secondo le quali gli stranieri «ci pagheranno le pensioni». Stupisce anche la mancanza di prospettiva, che non sia la semplice accoglienza cristiana, delle cooperative e associazioni cattoliche. Salviamoli, certo. E poi?
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano, Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne: un manufatto per le donne iraniane
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Milano, Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne: un manufatto per le donne iraniane. In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Comune di Milano ha organizzato una serie di iniziative di sensibilizzazione. Per l'intero orario di apertura, in cinque sedi anagrafiche sono presenti dei Bibliopoint con una selezione di libri e audiovisivi dedicati alla sensibilizzazione del pubblico sul tema dei diritti delle donne e della violenza di genere, e presidi informativi animati dalla presenza di operatrici della Rete antiviolenza comunale e interpreti LIS. Questa mattina, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala si è recato all'Anagrafe di via Larga, dove alle ore 9 - dal salone centrale - ha introdotto un minuto di silenzio che è stato osservato nello stesso momento in tutti gli uffici comunali, in ricordo di tutte le vittime di violenza. A seguire, gli assessori Gaia Romani (Servizi Civici), Lamberto Bertolé (Welfare) e Tommaso Sacchi (Cultura) hanno letto i nomi delle donne uccise nel 2022 per mano di uomini violenti. «La violenza di genere è la punta dell'iceberg di un sistema di oppressione e squilibrio di potere fra i generi - afferma l'assessora ai Servizi civici e generali Gaia Romani -.  È ormai chiaro che non si possa più parlare di emergenza, perché i femminicidi sono la nostra quotidianità ed è proprio lì che si verificano. Quasi sempre, infatti, avvengono nel contesto domestico e per mano di un familiare. Questo ci dice che vanno combattuti partendo dalla lotta al paradigma culturale da cui scaturiscono. Ma le iniziative che facciamo, che pure sono tante ed encomiabili, al di là di quelle realizzate nelle scuole, arrivano a persone già sensibili al tema della parità e del rispetto nei confronti delle donne. Invece, in questa occasione, ci tenevamo a portare le informazioni e una sensibilizzazione a queste tematiche in un luogo in cui tutte le milanesi e i milanesi si recano al di là della loro consapevolezza. Perché l'obiettivo è valorizzare gli spazi comunali che erogano servizi come presidi civici, in cui portare sempre più una cultura che contrasti ogni forma di discriminazione e violenza». Su proposta del Consiglio comunale, la bandiera civica viene listata a mezz'asta in segno di lutto per le vittime di femminicidio e per esprimere solidarietà alle loro famiglie. A Palazzo Marino è stato anche esposto un manufatto dedicato alla memoria di Mahsa Amini, la giovane 22enne iraniana arrestata per non aver indossato correttamente il velo e morta in seguito alle percosse. L'Amministrazione intende così dimostrare vicinanza a tutte le donne iraniane che vivono in una situazione di continua violazione dei diritti. La foto di Mahsa Amini è stata esposta dalla finestra della sede del Comune, affiancata dalla scritta "Donne, vita, libertà. Solidarietà alle donne iraniane”. Il sostegno alle donne vittime di violenza da parte del Comune prosegue ogni giorno, grazie all'azione della Rete antiviolenza cittadina che mette a disposizione nove centri antiviolenza e altrettante case rifugio dove è possibile trovare ascolto, attraverso colloqui telefonici o in sede, assistenza sanitaria, legale, consulenza psicologica o psichiatrica. Sono 1.219 le donne che, nel primo semestre del 2022, si sono rivolte alle strutture convenzionate e sono state supportate. Di queste, 58 hanno concordato un percorso di accoglienza nelle case rifugio cittadine. La maggior parte delle persone assistite (il 52%) ha un'età compresa tra i 21 e i 44 anni, ma il numero è significativamente alto anche nella fascia tra i 45 e i 60 anni (circa il 26%). Le donne che subiscono violenza sono nel 61% dei casi italiane e solo nel 36% dei casi sono economicamente autonome.  Quasi sempre la violenza subita è di tipo psicologico (oltre 950 donne) o fisico (oltre 700), anche se non mancano i casi di violenza di tipo economico (oltre 200), sessuale (circa 300) e stalking (circa 200) e molto spesso si sovrappongono e coesistono diversi tipi di soprusi. Il 60% delle donne aiutate ha figli - spesso minori - che quindi, quasi sempre, hanno assistito alla violenza nei confronti della madre. Nell'80% dei casi le donne subiscono abusi da parte di un familiare (il 60% delle volte si tratta di mariti, conviventi, fidanzati o ex. «Milano – dichiara l'assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé - è ogni giorno in prima linea nel contrasto alla violenza di genere grazie alla straordinaria rete civica e alla collaborazione con le molte realtà del territorio. Lavoriamo quotidianamente sulla prevenzione e sulla costruzione di percorsi di fuoriuscita dalla violenza, che hanno alla base un lavoro di supporto psicologico, ma anche un accompagnamento verso l'autonomia economica. Con questo scopo abbiamo siglato con Inps un protocollo per favorire l'accesso delle nostre assistite alle misure di sostegno a cui hanno diritto. Quest'anno in particolare, Milano si schiera a fianco delle donne iraniane che da mesi stanno combattendo un'importante battaglia per l'affermazione dei loro diritti fondamentali. Il loro coraggio è di grande ispirazione per tutti noi».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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dominousworld · 2 years ago
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SULLA COMPLETA ABOLIZIONE DELLE TASSE
a cura di Francesco Alarico della Scala Legge approvata alla 3ª sessione della 5ª legislatura dell’Assemblea popolare suprema della Repubblica popolare democratica di Corea21 marzo 1974Liberare per sempre il popolo da ogni tipo di sfruttamento e di oppressione ed assicurargli una vita felice sia dal punto di vista materiale che culturale è uno dei nobili compiti rivoluzionari che incombono ai…
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