#Principi elementari della propaganda di guerra
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gregor-samsung · 2 years ago
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"È sempre magnifico sentirsi vicini ad un piccolo popolo che soffre. In questo modo l'ingerenza «umanitaria» permette al forte di inserirsi nella politica dei deboli, con il migliore degli alibi morali possibili. Gli Stati Uniti hanno lanciato delle operazioni militari contro piccoli Stati dell'America Latina con il pretesto che davano appoggio a dei narcotrafficanti. Una di queste, contro Panama nel 1989, di rara brutalità, provocò almeno duemila morti e fu bellamente chiamata «Giusta Causa». Cosa di più bello, in effetti, che combattere per lo straziante problema della droga, se i nostri nemici possono essere rappresentati come chi, in qualche modo, ne è all'origine?¹ Nella guerra della NATO contro la Jugoslavia si trova lo stesso sfasamento tra gli scopi ufficiali e quelli inconfessati del conflitto. Ufficialmente la NATO interviene per preservare il carattere multietnico del Kosovo, per impedire che le minoranze siano maltrattate, per imporre la democrazia e farla finita col dittatore. Si tratta di difendere la causa sacra dei diritti dell'uomo. Alla fine della guerra, non solo ciascuno può constatare che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto, che la società multietnica è ancor più lontana e che le violenze contro le minoranze - Serbi e Rom, questa volta - sono quotidiane, ma anche che gli obiettivi economici e geopolitici della guerra, di cui non si è mai parlato, sono stati - quelli sì - raggiunti. Così, senza che sia stato mai ufficialmente rivendicato, la sfera d'influenza della NATO s'è notevolmente allargata nell'Europa del Sud-Est. L'organizzazione atlantica s'è installata in Albania, Macedonia e Kosovo, regioni che fino ad allora s'erano mostrate recalcitranti a tale spiegamento.
Dal punto di vista economico, inoltre, la Jugoslavia (ove funzionava ancora, per larga parte, un mercato pubblico), «riluttante» all'istituzione di un'economia di mercato pura e semplice², si vide «proporre» a Rambouillet che l'economia del Kosovo funzionasse «secondo i principi del libero mercato e fosse aperta alla libera circolazione dei [...] capitali, compresi quelli di origine internazionale». Innocentemente ci si potrebbe chiedere che rapporto ci può essere tra la difesa delle minoranze oppresse e la libera circolazione dei capitali, ma il primo tipo di discorso nasconde evidentemente fini economici meno confessabili. Così dodici grandi società americane³, tra cui Ford, General Motors e Honeywell, sponsorizzarono il summit del cinquantesimo anniversario della NATO, tenuto a Washington nella primavera del 1999. In modo totalmente disinteressato, pensano alcuni, mentre altri pensano che sia stato un do ut des e che i bombardamenti contro la Jugoslavia per distruggere l'economia socialista abbiano fatto piazza pulita per le multinazionali che, da molto, sognavano di aprire in quei luoghi un grande cantiere e di fare buoni affari. Lo stesso portavoce della NATO, Jamie Shea, peraltro, aveva annunciato che il costo dell'operazione militare contro la Jugoslavia sarebbe stato largamente compensato dai benefici che, a più lungo termine, i mercati avrebbero potuto apportare⁴.”
¹ Se, invece, i trafficanti d'eroina sono politicamente nostri alleati, come fu nel caso di gruppi dell'UCK albanese, si perdona loro facilmente queste mancanze veniali (leggere l'articolo di Erich Inciyan «Le réseaux albanaise de l'héroine, la propagande de Belgrade contre l'UCK et la réalité», Le Monde, 4 e 5 aprile 1999). ² La sua economia era largamente mista ed aperta ai privati da moltissimo tempo. ³ Washington Post, 13 aprile 1999, citato da Michel Collon, Monopoly. L'Otan à la conquéte du monde, EPO, 1999, p. 92 . ⁴ Dichiarazione al tempo dell'emissione «Argent public», France 2, domenica 2 maggio 1999, citato da Serge Halimi, L'Opinion ça se travaille. Les médias, l'OTAN et la guerre du Kosovo, Agone Editeur, Marseille, 2000, p. 68.
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Anne Morelli, Principi elementari della propaganda di guerra - Utilizzabili in caso di guerra fredda, calda o tiepida..., prefazione di Giulietto Chiesa, traduzione di Silvio Calzavarini, Casa editrice Ediesse (collana Saggi), 2005¹; pp. 59-60. [Note dell’Autrice]
[Edizione originale: Principes élémentaires de propagande de guerre (utilisables en cas de guerre froide, chaude ou tiède ... ), Éditions Labor, Bruxelles, primavera 2001]
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