#critica politicizzazione
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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Renato Balduzzi: Migranti in Albania – Una Questione Giuridica, Non Politica
La riflessione di Renato Balduzzi sulla distinzione tra politica e diritto nella gestione dei migranti nelle strutture italiane in Albania.
La riflessione di Renato Balduzzi sulla distinzione tra politica e diritto nella gestione dei migranti nelle strutture italiane in Albania. In un editoriale pubblicato su Avvenire, Renato Balduzzi, giurista e politico italiano, affronta una questione di grande attualità: la mancata convalida, da parte del Tribunale di Roma, dei provvedimenti di trattenimento dei migranti nelle strutture…
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rideretremando · 1 year ago
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"Koselleck, che quest'anno avrebbe compiuto cent'anni come mio nonno se fossero ancora vivi, partendo da un'intuizione geniale dello Schmitt del saggio sul Leviatano del '38, nel suo Kritk und Krise aveva descritto un interessante fenomeno di ripoliticizzazione. Vado a memoria, l'ho letto anni fa: con l'assolutismo si mettono a tacere le guerre di religione, si impone l'obbedienza esteriore al Leviatano (si veda Hobbes) ma si lascia al suddito la libertà nel foro interiore della coscienza. In questo spazio interiore, che è morale, spirituale, religioso, progressivamente si politicizzano molti aspetti, nasce una sotterranea critica prima morale poi politica (quindi allo Stato assoluto) che sfocia nella riproposizione delle guerre di religione in forma ideologica, nell'età dell'Illuminismo e della Rivoluzione Francese. In sostanza l'impossibilità di fare delle proprie credenze una politica esplicita porta ad una politicizzazione indiretta delle stesse, che dall'interno della coscienza individuale riconquistano poi lo spazio pubblico della poltica.
Mi veniva in mente, leggendo "La correzione del mondo", che forse potremmo usare lo stesso schema interpretativo per leggere le guerre culturali. Raffaele Alberto Ventura aveva avanzato un parallelismo fra guerre di religione e "La guerra di tutti", proponendo riflessioni neo-hobbesiane. A mio avviso però sarebbe interessante, con Koselleck, provare a pensare invece un parallelismo fra le cultural wars e la ripoliticizzazione illuministica. Di fatto il neoliberismo è stato una forma di immunizzazione della sfera pubblica e delle sue istituzioni dal conflitto politico, dando come contropartita la possibilità di una almeno teorica espansione dello spazio di libertà interiore, individuale, morale, di costume, relativo all'identità personale ecc... Non si può più parlare di rivoluzione, di struttura economica, di politica ecc... ma siamo liberi di coltivare i nostri convincimenti in fatto di morale, di linguaggio, di costume ecc... con l'idea che questa sfera fosse sostanzialmente innocua per il potere politico-economico, che nelle sue metamorfosi (vedi neoliberismo progressista) sarebbe riuscito ad assorbire e neutralizzare qualche scossone emerso da questi ambiti. Un compromesso diverso, ma che ci ricorda un po' quello dell'assolutismo, con la differenza che ormai ciò che nelle guerre di religione era pubblico, è già immediatamente percepito come privato: la religione stessa è il terreno che lo prova. Bene, ora in questo mondo spoliticizzato il conflitto, che non può non esistere perché siamo esseri dinamici, non cattivi, ma dinamici sì, riemerge a partire dai contenuti spoliticizzati consegnati al foro interiore. Si creano le cultural wars non più come innocui problemi da terza pagina dei quotidiani, ma come conflitti che espongono la prima potenza militare mondiale ad una possibile guerra civile. La ripoliticizzazione non avviene, come speravamo, sui "problemi materiali", "quelli che contano", ma proprio a partire dagli unici argomenti su cui era rimasto lecito parlare. Lo scontento per le crisi economiche prende le forme della protesta conservatrice: viene così tradotta nello spazio pubblico perché non abbiamo più le parole per dirla in altro modo, perché ormai la sfera pubblica è interamente investita da questi temi. Dalla lotta per i costumi, per la morale ecc. si giunge di nuovo alla lotta di tutti contro tutti, ma in questo caso qualcosa non avviene, la ripoliticizzazione è solo parziale. Se infatti quel reazionario di Koselleck pensava che la Rivoluzione Francese si fosse limitata a politicizzare contenuti necessariamente confliggenti, perché generati da una sorta di "politeismo dei valori" ineliminabile, in realtà, poi, la Rivoluzione si era agganciata a processi profondi di trasformazione della realtà che potevano essere risolti in senso progressivo e razionale. Il conflitto aveva acquisito un senso (auto-fondato) nella storia. Con le guerre culturali del nuovo millennio questo non è successo, o meglio è successo l'inverso. Se il conflitto novecentesco aveva la pretersa di essere razionale, e l'assolutismo neoliberista lo ha neutralizzato, la ripoliticizzazione è avvenuta nella forma delle guerre di religione: indecidibili razionalmente, incapaci di sintesi e di produrre Storia. In sostanza sembra che il processo descritto da Koselleck sia il medesimo in termini di analogia formale, ma sia contenutisticamente opposto."
Un tizio su Fb
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kneedeepincynade · 1 year ago
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The eu is forced into a state of servitude to its Washington masters and it's therefore unable to have an independent political or economical policy
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合作共赢 | COOPERAZIONE A MUTUO VANTAGGIO E RISPETTO RECIPROCO DOVREBBERO ESSERE I PRINCIPI-GUIDA DELLE RELAZIONI SINO-EUROPEE, NON LA POLITICIZZAZIONE COMMERCIALE 👍
🐲 Guidate dalla Saggezza (智慧), le Relazioni tra Cina ed Europa dovrebbero approfondire la Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢), riconoscendo che le reciproche differenze non possono rappresentare un ostacolo al Dialogo e agli scambi, ha dichiarato il Compagno Li Qiang - Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese, durante un incontro con Charles Michel - Presidente del Consiglio Europeo, a margine del Vertice G20 🇪🇺
🇨🇳 Il Compagno Li Qiang ha dichiarato che la Modernizzazione Cinese è un'opportunità per il Mondo, non un rischio. Tramite la cooperazione, ogni Paese può beneficiare dei frutti dello sviluppo della Cina, e i petali rosa della 中国春天 possono diffondersi ovunque 🌸
🇪🇺 L'UE dovrebbe evitare la politicizzazione delle Relazioni Commerciali con la Cina, e i due Paesi dovrebbero rappresentare - l'uno per l'altro - partner affidabili e sinceri 👍
😠 Tuttavia, anche questa volta, le dichiarazioni di un politico Occidentale suonano - come quelle di Giorgia Meloni e Gina Raimondo - come una presa in giro, quanto le azioni - solitamente - vanno nella direzione opposta 😡
🇪🇺 Charles Michel ha dichiarato che l'UE intende essere un partner sincero e affidabile della Cina, e che non ha intenzione di contenere lo sviluppo della Cina, così come sostiene il Principio dell'Unica Cina 🤔
🇨🇳 In Cina si dice «事实胜于雄辩», ovvero: «I fatti contano più delle parole», le azioni concrete battono l'eloquenza. Le parole di Charles Michel sono accettabili, ma in che modo - esattamente - l'UE intende essere un «partner sincero e affidabile»? In che modo, l'UE sostiene il Principio dell'Unica Cina? ❔
🤔 È bene ricordare che:
一 L'UE, tramite Josep Borrell, ha continuato ad interferire negli Affari Interni della Cina, principalmente nella Questione di Taiwan, la più cara al Popolo Cinese, chiedendo alla Marina Militare di ogni Paese Europeo di «pattugliare lo Stretto di Taiwan, per dimostrare l'impegno dell'Europa per la libertà di navigazione in quest'aerea critica» | Questo significa essere «affidabili» e sostenere il Principio dell'Unica Cina? 🤔
二 L'UE, dal 25/07 al 27/07 del 2023, ha inviato una delegazione della Commissione per gli Affari Esteri presso il regime-fantoccio di Taiwan, per dialogare con i vendipatria e molestatori sessuali del DPP, i separatisti pro-US 😡
三 Ursula Von Der Leyen, quando si è recata in Cina, si è comportata in maniera arrogante con il Presidente Xi Jinping, interferendo pesantemente nella Questione di Taiwan, che le ha risposto:
«La Cina non permetterà mai a nessuno di falsificare il Principio dell'Unica Cina. Aspettarsi compromessi su Taiwan significa indugiare in sogni irrealizzabili e desideri controproducenti» ⭐️
四 Sempre Ursula Von Der Leyen, ad aprile, poco prima della sua Visita in Cina, aveva dichiarato che l'UE era preoccupata per il «ritorno della Cina sulla scena globale» 😡
😡 L'arroganza Occidentale, che vorrebbe vedere nuovamente una Cina debole e colonizzata, non riesce ad accettare l'Ascesa Cinese, che è 中国和平崛起, un'Ascesa Pacifica 🕊
😡 Il desiderio dell'Occidente di una Cina nuovamente vittima del colonialismo europeo, come durante il secondo periodo della Dinastia Qing, con le violente Guerre dell'Oppio, gli attacchi della Francia e i Trattati Ineguali che la Cina ha dovuto firmare con l'Impero Zarista, perdendo più di 600.000km² di territorio, è irrealizzabile ⭐️
🤔 Si può guardare al Mondo con la prospettiva dell'Occidente: «democrazia contro autocrazia», che porterà solo più divisione, competizione e conflitto, o con quella Cina e degli altri Paesi in Via di Sviluppo, secondo il Progetto della Comunità dal Futuro Condiviso (人类命运共同体), riconoscendo che l'Umanità (人类, rénlèi) ha un Destino Comune (命运共同, mìngyùn gòngtóng), e che la Cooperazione è il corretto percorso per il raggiungimento della Prosperità Comune (共同富裕) ❤️❤️
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合作共赢 | MUTUAL BENEFIT COOPERATION AND MUTUAL RESPECT SHOULD BE THE GUIDING PRINCIPLES OF SINO-EUROPEAN RELATIONS, NOT TRADE POLITICIZATION 👍
🐲 Guided by Wisdom (智慧), China-Europe Relations should deepen Mutual Benefit Cooperation (合作共赢), recognizing that mutual differences cannot be an obstacle to dialogue and exchanges, said Comrade Li Qiang - Prime Minister of the People's Republic of China, during a meeting with Charles Michel - President of the European Council, on the sidelines of the G20 Summit 🇪🇺
🇨🇳 Comrade Li Qiang declared that Chinese Modernization is an opportunity for the World, not a risk. Through cooperation, every country can benefit from the fruits of China's development, and the pink petals of 中国春天 can spread everywhere 🌸
🇪🇺 The EU should avoid the politicization of trade relations with China, and the two countries should represent - for each other - reliable and sincere partners 👍
😠 However, this time too, the statements of a Western politician sound - like those of Giorgia Meloni and Gina Raimondo - like a mockery, as actions - usually - go in the opposite direction 😡
🇪🇺 Charles Michel stated that the EU intends to be a sincere and reliable partner of China and that it has no intention of containing China's development and supports the One China Principle 🤔
🇨🇳 In China they say «事实胜于雄辩», that is: «Deeds count more than words», concrete actions beat eloquence. Charles Michel's words are acceptable, but how - exactly - does the EU intend to be a "sincere and reliable partner"? How does the EU support the One China Principle? ❔
🤔 It is good to remember that:
一 The EU, through Josep Borrell, continued to interfere in China's internal affairs, mainly in the Taiwan issue, the issue dearest to the Chinese people, asking the Navy of each European country to «patrol the Taiwan Strait, to demonstrate Europe's commitment to freedom of navigation in this critical area" | Does this mean being "trustworthy" and supporting the One China Principle? 🤔
二 The EU, from 25/07 to 27/07 2023, sent a delegation of the Committee on Foreign Affairs to the puppet regime of Taiwan, to dialogue with the traitors and sexual harassers of the DPP, the pro-U.S. separatists 😡
三 Ursula Von Der Leyen, when she went to China, behaved arrogantly towards President Xi Jinping, interfering heavily in the Taiwan issue, who replied to her:
«China will never allow anyone to falsify the One China Principle. To expect compromises on Taiwan is to indulge in unattainable dreams and counterproductive desires" ⭐️
四 Ursula Von Der Leyen, in April, shortly before her visit to China, declared that the EU was worried about the «return of China on the global scene» 😡
😡 Western arrogance, which would like to see a weak and colonized China again, is unable to accept the Chinese Rise, which is 中国和平崛起, a Peaceful Rise 🕊
😡 The West's desire for China to be once again a victim of European colonialism, as during the second period of the Qing Dynasty, with the violent Opium Wars, the attacks of France and the Unequal Treaties that China had to sign with the Tsarist Empire , losing more than 600,000km² of territory, is unachievable ⭐️
🤔 You can look at the world with the perspective of the West: "democracy versus autocracy", which will only bring more division, competition and conflict, or with China and other developing countries, according to the Project of the Community of the Shared Future (人类命运共同体), recognizing that Humanity (人类, rénlèi) has a Common Destiny (命运共同, mìngyùn gòngtóng), and that Cooperation is the correct path to achieving Common Prosperity (共同富裕) ❤️❤ ️
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paoloxl · 6 years ago
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Le strade di tutta Italia si sono riempite oggi di centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze nel primo sciopero per il clima. Qualche impressione a caldo.
The final countdown: in tutto Italia lo sciopero mondiale per il clima
La composizione della piazza ha già da dirci molto. Generazionalmente omogenea, con pochissime persone sopra i vent’anni, con una creatività e una voglia di esserci che si leggeva nei cartelli, nei visi colorati, nei balbettamenti di cori ancora tutti da inventare. Il rifiuto di partiti e associazioni rimarca la voglia di contare, di costruire qualcosa di vero e di pulito lontano dalla sporca politica degli adulti. Giornali progressisti e altre compagini hanno fiutato l’affare un po’ in ritardo e hanno goffamente provato a metterci il cappello (“Le piazze d'Italia rispondono all'appello Instagram di Repubblica” è lo sguaiato titolo che campeggia sulla homepage del quotidiano). D’altronde la palese ipocrisia di un foglio che ogni giorno si fa cantore di tav, tap, trivelle e cemento nel nome dello Sviluppo e del Progresso ma che per due giorni si tinge di verde non avrà fatto sorridere solo noi.
In realtà chi ha messo un po’ il naso nella mobilitazione ha subito sentito che si preparava qualcosa di grosso anche se non stava passando per i consueti canali degli ambienti militanti (e che proprio per questo meriterebbero di essere indagati…). Appelli che giravano nelle chat delle classi, professori pronti a prendere posizione, scuole intere chiuse. In fondo il tema unisce e proprio per questo vive di un’ambivalenza che ne ha gonfiato la partecipazione. Disegna una società liscia, certo. Tutti insieme per il clima. Il simbolo però è Greta. Perché è forte, perché è coraggiosa, perché nelle foto non sorride mai come i politici per imbonirti. Dice le cose come stanno: siamo nella merda.
Lasciando da parte le paranoie complottarde di chi vuole sempre chiedersi il CHI per la pigrizia di non voler indagare il COSA c’è dietro fenomeni sociali ampi che interrogano le attuali forme della politica (comprese le nostre!), nei discorsi della sedicenne svedese si trova già un apprezzabile scarto rispetto a tante sicumere "ecologiste". C’è la richiesta alla politica tutta di fare qualcosa (di “tirare il freno a mano”) senza rimandare solo ai singoli comportamenti individuali la responsabilità di fermare il cambiamento climatico. È un discorso non morale ma politico in cui il problema non sono le persone ma il modello di sviluppo. C’è, insomma, una critica di sistema. Un’ipotesi anticapitalista? Certo il fatto di partire dai livelli alti delle contraddizioni è anch’esso portatore di una sua ambivalenza. Ha una radicalità intrinseca, in fondo ormai ineliminabile quando si parla seriamente di ecologia, ma rischia anche di galleggiare nel mondo delle idee. Oggi si è aperto un enorme spazio di politicizzazione. A chi ha ipotesi più radicali la capacità di fare da cerniera tra i livelli. Non dal basso verso l’alto, come nel ciclo dei movimenti contro le grandi opere, in cui la conquista collettiva è stato risalire insieme le gerarchie del dominio dal singolo progetto al sistema che ne faceva garante. Ma dall’alto verso il basso, nominando nomi, cognomi, responsabilità, imprese di chi sta cambiando il clima in nome dei propri interessi.
Verso la stessa politica, d’altronde, tra chi ha promosso in Italia FridayForFuture abbiamo visto solo diffidenza. Basta con le parole, vogliamo i fatti. I commenti dei singoli esponenti politici in favore del movimento sono apprezzati (“sono loro che decidono”) ma senza ingenuità. Il fatto che non ci fossero bandiere o simboli è stata una precondizione per tutti, non si delega, si verifica: sono tutti già colpevoli e il movimento non è un facile purgatorio.
Nelle strade d’Italia abbiamo visto qualcosa di nuovo. Ancora presto per sapere se si tratta di un nuovo tornante dei movimenti ecologisti ma il tentativo di unire le istanze contro il cambiamento climatico a quelle contro le grandi opere inutili ci sembra oggi ancora di più una scommessa che vale la pena di giocarsi fino in fondo. Appuntamento al 23 marzo a Roma allora!
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metaforum-it · 7 years ago
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Il grande risveglio e i suoi rischi
Le denunce di massa delle donne hanno avviato un cambiamento epocale. Ma stabilire delle nuove regole condivise sulla sessualità non sarà facile
Slavoj Žižek - Internazionale 1232, pag 49 - 24/30 novembre 2017
Il 7 novembre la filosofa e teorica degli studi di genere Judith Butler ha collaborato all’organizzazione di un convegno sulla democrazia a São Paulo, in Brasile. Il convegno non aveva nulla a che fare con il tema dei transgender, ma una folla di manifestanti di destra si è radunata davanti al luogo dell’iniziativa e ha bruciato un ritratto di Butler gridando “Queimem a bruxa!”, bruciamo la strega. Questo strano incidente è l’ultimo di una lunga serie che dimostra come la differenza sessuale oggi sia politicizzata in due modi complementari: la “fluidificazione” transgender delle identità di genere e la conseguente reazione neoconservatrice.
La famosa descrizione della dinamica capitalistica nel Manifesto comunista di Marx ed Engels dovrebbe essere integrata dall’osservazione che, con il capitalismo globale, anche nella sfera sessuale “l’unilateralità e la limitatezza diventano sempre più impossibili”, che anche nel campo delle pratiche sessuali “tutto ciò che è solido svanisce nell’aria, ogni cosa sacra viene profanata”. Il capitalismo tende a sostituire l’eterosessualità normativa standard con una proliferazione di identità e orientamenti mutevoli e instabili.
L’attuale celebrazione delle “minoranze” e degli “emarginati” è la posizione dominante della maggioranza: perfino i sostenitori del suprematismo bianco statunitense che denunciano il terrorismo del politicamente corretto progressista si presentano come protettori di una minoranza a rischio di estinzione. O pensate a quei critici del patriarcato che lo attaccano come se fosse ancora una posizione egemonica, ignorando quello che Marx ed Engels hanno scritto più di centocinquant’anni fa, nel primo capitolo del Manifesto comunista: “La borghesia, dovunque ha avuto la meglio, ha posto fine a tutte le relazioni feudali, patriarcali, idilliache”. Quest’affermazione è ancora ignorata da quei teorici di sinistra che concentrano la loro critica sull’ideologia e la prassi patriarcale.
Ma cosa dovremmo fare rispetto a questa tensione tra fluidificazione e difesa dell’egemonia? Dobbiamo limitarci a sostenere la fluidificazione transgender delle identità e allo stesso tempo continuare a criticarne i limiti? Oggi sta esplodendo un terzo modo di contestare la forma tradizionale delle identità di genere: le donne che denunciano in massa la violenza sessuale maschile. È in corso un cambiamento epocale, un grande risveglio, un nuovo capitolo nella storia dell’uguaglianza. Il modo in cui le relazioni tra i sessi sono state regolate e organizzate per migliaia di anni viene messo in discussione e contestato. E ora la parte che protesta non è una minoranza lgbt+, ma una maggioranza, le donne. Ciò che sta venendo a galla non è niente di nuovo, è qualcosa che noi (almeno vagamente) abbiamo sempre saputo e che semplicemente non eravamo capaci di (o disposti e pronti a) affrontare apertamente: centinaia di modi di sfruttare le donne sessualmente. Le donne oggi cominciano a far emergere il lato oscuro delle nostre affermazioni ufficiali di uguaglianza e rispetto reciproco, e ciò che stiamo scoprendo è, tra l’altro, quanto fossero (e siano) ipocrite e unilaterali le nostre critiche sull’oppressione delle donne nei paesi musulmani: dobbiamo fare i conti con la nostra realtà di abuso e sfruttamento.
Come in ogni rivolgimento rivoluzionario, ci saranno molte “ingiustizie” e paradossi: per esempio, dubito che le azioni del comico statunitense Louis C.K., per quanto deplorevoli e oscene, possano essere messe sullo stesso piano di una vera e propria violenza sessuale. Ma, ancora una volta, tutto questo non deve distrarci; dobbiamo invece concentrarci sui problemi che ci aspettano. Anche se alcuni paesi si stanno già avvicinando a una nuova cultura sessuale postpatriarcale (per esempio l’Islanda, dove due terzi dei bambini nascono fuori dal vincolo matrimoniale e dove le donne occupano più cariche istituzionali degli uomini), uno dei compiti cruciali è, in primo luogo, quello di riflettere su cosa stiamo guadagnando e cosa stiamo perdendo in questo rivolgimento delle procedure di corteggiamento che abbiamo ereditato: bisognerà stabilire nuove regole in modo da evitare una sterile cultura di paura e in- certezza. Alcune femministe intelligenti hanno osservato parecchio tempo fa che se cerchiamo di immaginare un corteggiamento in tutto e per tutto politicamente corretto, arriviamo curiosamente vicini a un formale contratto commerciale. Il problema è che sessualità, potere e violenza sono intrecciati molto più intimamente di quanto potremmo aspettarci, tanto che perfino elementi di ciò che è considerato brutale possono essere sessualizzati, vale a dire caricati di libidine: dopotutto il sadismo e il masochismo sono forme di attività sessuale. La sessualità depurata da violenza e giochi di potere può ritrovarsi desessualizzata.
Il secondo compito è fare in modo che l’esplosione in corso non resti limitata alla vita pubblica dei ricchi e famosi ma si diffonda e penetri nella vita quotidiana di milioni di comuni individui “invisibili”. E l’ultimo punto (ma non il meno importante) è riflettere su come collegare questo risveglio alle lotte politiche ed economiche di oggi, cioè come impedire che l’ideologia (e la prassi) liberale occidentale se ne appropri facendone l’ennesimo modo di riaffermare la sua superiorità. Bisogna adoperarsi perché questo risveglio non si trasformi in un nuovo caso in cui la legittimazione politica si basa sullo status di vittima del soggetto.
La caratteristica fondamentale della soggettività di oggi è proprio la bizzarra combinazione del soggetto libero che si ritiene il responsabile ultimo del suo destino e del soggetto che fonda l’autorità del suo discorso sul proprio status di vittima di circostanze fuori del suo controllo. Ogni contatto con un altro essere umano viene vissuto come una potenziale minaccia: se l’altro fuma, se mi lancia uno sguardo carico di desiderio, mi sta già facendo del male. Questa logica della vittimizzazione oggi è universalizzata, e si estende ben oltre i classici casi di molestie sessuali o razziste. Pensate alla crescente industria del risarcimento danni, dalle vicende dell’industria del tabacco negli Stati Uniti, alle richieste economiche delle vittime dell’olocausto e dei lavoratori coatti nella Germania nazista fino all’idea che gli Stati Uniti dovrebbero pagare agli afroamericani centinaia di miliardi di dollari per tutto quello di cui sono stati privati a causa della schiavitù. Questa idea del soggetto come vittima irresponsabile implica l’estrema prospettiva narcisistica da cui ogni incontro con l’Altro appare come una minaccia potenziale al precario equilibrio immaginario del soggetto. In quanto tale, non è il contrario, ma piuttosto l’intrinseca integrazione del libero soggetto progressista: nella forma di individualità oggi dominante, l’affermazione egocentrica del soggetto psicologico paradossalmente si sovrappone alla percezione di sé come vittima delle circostanze.
In un albergo di Skopje qualche tempo fa la mia compagna ha chiesto se nella nostra stanza era permesso fumare. La risposta che ha ricevuto dall’addetto alla reception è stata straordinaria: “Naturalmente no, è proibito dalla legge. Però nella stanza ci sono dei portacenere, quindi non è un problema”. Ma le nostre sorprese non sono finite qui: entrando nella stanza abbiamo effettivamente visto sul tavolo un posacenere di vetro con un’immagine dipinta sul fondo, una sigaretta sulla quale c’era un grosso cerchio attraversato da una linea diagonale, un segnale di divieto. Perciò non era il solito gioco che fanno negli alberghi tolleranti dove ti bisbigliano con discrezione che, anche se ufficialmente è proibito, puoi farlo con cautela, davanti alla finestra aperta o qualcosa del genere. La contraddizione (tra divieto e permesso) era apertamente assunta e quindi cancellata, trattata come inesistente. Il messaggio, cioè, era: “È proibito, ed ecco come si fa”. Tornando al risveglio in corso, il pericolo è che, allo stesso modo, l’ideologia della libertà personale possa fondersi senza sforzo con la logica del vittimismo (con la libertà che viene silenziosamente ridotta alla libertà di affermare la propria posizione di vittima), rendendo quindi superflua una radicale politicizzazione emancipatrice di questo risveglio, e trasformando la battaglia delle donne in una delle tante lotte, contro il capitalismo globale, il razzismo o la minaccia ambientale. gc
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pier-carlo-universe · 15 days ago
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Controcampo: Il Ruolo dei Media negli Attacchi alla Magistratura – Una Questione di Interesse?
Analisi critica delle motivazioni e degli obiettivi dietro le frequenti critiche alla magistratura da parte della stampa.
Analisi critica delle motivazioni e degli obiettivi dietro le frequenti critiche alla magistratura da parte della stampa. Alcuni giornali portano avanti un’opera di critica costante verso la magistratura, sollevando dubbi sulla legittimità delle inchieste e sulla politicizzazione delle azioni giudiziarie. Articoli recenti dipingono i magistrati come attori influenzati, suggerendo che le loro…
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pangeanews · 6 years ago
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“Non esiste nessun libro di poesia come i Cantos”: per capire Ezra Pound dobbiamo volare in Argentina
Ezra Pound è la misura della miseria culturale italiana, delle sue velleità, dei suoi problemi a fare i conti con la Storia. Il poeta più influente del secolo scorso, il poeta decisivo, ha scritto i Cantos riferendosi a Dante, è nato alla poesia nel 1908, a Venezia, stampandosi il primo libro in versi, A lume spento, e lì, biografia in forma di sfera, è sepolto, nel Cimitero di San Michele. All’Italia è legata la vita più proficua e più tragica di Pound, che in Italia tornò, nel 1958, dopo l’infamia dell’arresto e della prigione nel manicomio criminale americano; in Italia, presso Merano, vive la figlia di Pound, Mary, custode di memorie, opere, cimeli. Eppure, da anni, si spera nella pubblicazione ragionata e consapevole delle sue opere, finora parziali (i volumi nei ‘Meridiani’ Mondadori), lasciate alla casualità editoriale, alla buona volontà di studiosi e di piccoli editori. Il progetto, per altro, sarebbe lecito almeno sulla scia del successo del libro-intervista di Alessandro Rivali, Ho cercato di scrivere Paradiso, edito da Mondadori lo scorso anno. L’idea di far ritradurre i Cantos per voce di diversi poeti italiani – costruita per gioco, anni fa, insieme all’editore Raffaelli – resta tra le nuvole, come una Gerusalemme celeste del si può fare, si farà, chissà. Al contrario, con una energia che pare inesauribile, è il mondo spagnolo, in specie argentino, ad aver riscoperto il genio di Pound. La rivista “Buenos Aires Poetry”, capitanata da Juan Arabia, da anni si occupa di Pound, traducendo testi altrimenti ignoti – Exultations, Lustra, in previsione A lume spento – studi – cito quello di Jorge Fondebrider, eccelso traduttore e ottimo poeta su El credo político de Ezra Pound – e svariati materiali – lettere di Pound, oppure articoli e reportage che lo riguardano. L’evento straordinario, poi, è accaduto l’anno scorso: il poeta e accademico di Buenos Aires Jan de Jager ha realizzato la traduzione completa dei Cantos per la casa editrice di Madrid, Editorial Sexto Piso, e la prefazione di Giorgio Agamben. Intorno a questa impresa culturale straordinaria, il 24 e il 25 aprile prossimo, presso la Biblioteca Nacional di Buenos Aires, mitica ‘casa’ di Jorge Luis Borges. Al convegno su “Ezra Pound en la Argentina” parteciperanno, tra gli altri, Juan Arabia e Jorge Fondebrider, che ho immediatamente invitato al dialogo. (d.b.)
Che influenza ha avuto Ezra Pound per la letteratura argentina?
Jorge Fondebrider: I modi e le forme con cui uno scrittore di un’altra lingua influisce in una certa lingua sono molteplici e difficili da descrivere. Sono propenso a credere che Pound ha avuto un impatto speciale su tutta l’America latina perché l’impronta da lui lasciata si può leggere dal Messico all’Argentina. L’importanza di alcuni poeti sui quali ha influito come, per esempio, Ernesto Cardenal, José Coronel Urtecho, Mirko Lauer, Juan Gelman, tra gli altri, è stata determinante soprattutto perché ha contribuito a creare una poesia di immagini che mise fine al modello di Neruda basato su semplici metafore. Poi, prese ancora più consapevolezza della lingua in quei paesi in cui la lingua, grazie a Borges, era già ultraconsapevole.
Juan Arabia: Mi sembra molto interessante quanto detto da Fondebrider in merito all’introduzione delle immagini al posto delle semplici metafore, predominanti nell’opera di Neruda. Come sappiamo attraverso le sue lettere, a Pound non piaceva il Premio Nobel cileno né la sua opera. Borges d’altro canto, era pienamente consapevole dei progressi compiuti da Pound (chiunque può verificare questo nel suo libro Borges Profesor, corso di letteratura inglese all’Università di Buenos Aires) ma non applicò mai nessuno alla sua opera o alla sua propria formazione intellettuale. Gelman potrebbe essere un caso più fortunato, almeno in merito all’introduzione del monologo drammatico (che Pound eredita da Browning e Rossetti) ma è chiaro che Pound è ed è stato letto a partire da un processo di “mediatizzazione politica”. Gelman è soltanto il risultato di una forma di politicizzazione e mediatizzazione. Voglio dire che, almeno per quanto riguarda la letteratura argentina, troviamo difficilmente feconda la scia formativa poundiana. Si conoscono maggiormente le sue sfumature mediatiche, politiche. Nessun poeta fu attraversato, almeno esteticamente parlando, dalla scia di Pound. Nessun poeta alzò la voce in merito a temi come il trobar clus (ermetico, chiuso) di Arnaut Daniel o Marcabrú. Nemmeno di Villon. Nessun poeta, attualmente, studia le forme della sestina o inverte i versi come Raimbaut d’Aurenga. Questa parte di Pound è stata sotterrata e lui – involontariamente – fu colpevole di questo processo. La poesia non è contingenza, è eternità.
Come può essere tradotta in spagnolo la poesia ‘enciclopedica’ di Pound?
JF: La poesia enciclopedica di Pound può essere tradotta in qualsiasi lingua che sia disposta a seguire questo progetto enciclopedico. Senza considerare che esistono studi molto approfonditi che consentono di situare il contesto di molte poesie e risolvere i problemi legati a riferimenti oscuri.
JA: Credo che Pound abbia trascinato con sé molte tradizioni e tutta la sua opera ne è testimone. Solamente un rapporto di tipo dialogico tra i suoi lavori (A Lume Spento, Exultations, Canzoni, Ripostes, Lustra, Cathay... The Cantos) può gettare miglior luce sui testi. La questione è meramente metaletteraria, oltre che idiomatica. Sono convinto che Pound, sostanzialmente, si percepisse come un ‘trovatore’. Quando rende tributo a Mussolini (“the boss”) lo fa nella stessa forma in cui un trovatore dedicava un planh a un giovane re.
Che cosa di Pound è stato tradotto in Argentina, e che cosa manca?
JF: La prima antologia di Pound fu tradotta in Argentina alla fine del 1950. Fu realizzata da Carlos Viola Soto per la casa editrice Fabrial. Poi, si sono succedute molte traduzioni episodiche e frammentarie, soprattutto delle poesie precedenti ai Cantos. Diverse riviste, tra cui Diario de Poesía che ha un posto privilegiato, si sono occupate negli anni Ottanta di offrire recensioni e nuove versioni. Buona parte di questo materiale è stata raccolta da Jorge Aulicino in Argentarium, un volume pubblicato da Ediciones en Danza nella seconda metà degli anni 2000 e che offriva una panoramica piuttosto completa del “Pound argentino”. Attualmente Juan Arabia e Buenos Aires Poetry, sua casa editrice e rivista, stanno pubblicando per la prima volta i primi volumi completi sotto forma di libri autonomi. L’ultimo grande sforzo argentino è costituito dalla traduzione dei Cantos realizzata da Jan De Jager e pubblicata in Spagna dalla casa editrice messicana Sexto Piso.
JA: Sì, mancherebbero infatti i primi volumi completi. Nel 2016 uscì la mia traduzione di Lustra per i tipi di Buenos Aires Poetry. Nello scorso anno ho preparato Exultations. L’idea è poi continuare con A Lume Spento, Canzoni, Ripostes…
Qual è complessivamente, a suo avviso, il valore dell’opera di Pound?
JF: A mio avviso Pound è uno dei poeti più grandi del XX secolo. Tuttavia i suoi insegnamenti vanno oltre la poesia in sé e includono la letteratura in generale, considerata quest’ultima un continuum tra il passato e il presente, con una proiezione verso il futuro. Grazie a Pound non solo ho imparato a comporre (in un senso sia musicale che strutturale) ma sono anche riuscito a leggere il passato con occhi diversi.
JA: Non esiste nessun altro libro di poesia come i Cantos di Ezra Pound. Diversamente da quanto è stato scritto, questo libro racchiude il meglio di ogni singola tradizione e nella propria rispettiva lingua: dalla poesia greca e orientale, ai trovadores provenzali, il dolce stilnovo di Guido e Dante fino alla rinascita di Villon e l’epoca vittoriana guidata da Robert Browning. “Soltanto Pound”, disse Eliot, “è capace di vederli come esseri viventi”.
La biografia ‘politica’ di Pound, che ha in parte influenzato il suo lavoro, è causa di dibattito e di polemica in Argentina?
JF: Buona parte delle avanguardie dell’emisfero nord, per quanto possa dispiacerci, è stata più vicina alla destra che alla sinistra. Siccome ci risulta molto difficile tollerare questa idea, abbiamo cercato di capovolgere questa visione ma né Thomas S. Eliot, né Wallace Stevens, né E. E. Cummings, né William Carlos Williams, né molti altri artisti importanti sono stati vicini alla sinistra. Per non parlare poi dei russi, dei tedeschi e, probabilmente, anche dei francesi. Suppongo che soltanto un’operazione assai perversa farebbe di Ungaretti, Montale o Saba degli scrittori di sinistra, non è così? Portando il discorso oltre, Louis-Ferdinand Céline, il romanziere francese più importante della prima metà del XX secolo era indubitabilmente nazista. E tuttavia scrisse un libro straordinario che sopravvive alle idee politiche del suo autore. Credo con Pound succede la stessa cosa, solo che le circostanze della sua detenzione a Pisa, il processo e la reclusione furono così spettacolari da magnificare l’importanza delle sue idee oltre l’importanza dei suoi testi. È curioso che molti poeti di sinistra come Juan Gelman o Cardenal in primis riconoscono Pound tra i poeti più importanti della storia e ritengono il suo canto sull’usura una delle poesie più anticapitaliste che siano mai state scritte.
JA: Credo che questo dibattito sia molto più sentito in Italia che in Argentina o in casi come la negligente critica statunitense (penso ad esempio ad Harold Bloom). Bloom esclude dal suo “canone” accademicista Pound, Allen Ginsberg. Fondamentalmente viene lasciato fuori come critico. Pensiamo a Ginsberg, per esempio, che lottò radicalmente per i diritti (etici, sessuali, ecologici) dell’umanità e ammirava e difendeva Ezra: “È un gruppo di scolastici neo-fascisti ad attaccare Pound, i trafficanti neo-reazionari della CIA attaccano Ezra Pound. Irving Kristol che attacca Ezra Pound, Irving Kristol che fu uno degli editori della rivista Encounter quando era finanziata dalla CIA, un gran avvocato della legge e dell’ordine accademico che scrisse a Harper e Row dicendo che il libro dove si rivelava la complicità della CIA nel traffico dell’oppio in Indocina doveva essere mostrato all’agenzia affinchè lo censurasse (il che portò alla censura del libro ancor prima della sua pubblicazione). I… K… che ebbe la faccia tosta di scrivere a The New York Times sostenendo che Pound non meritava un premio perché era una persona moralmente corrotta. I… K… che aveva appena firmato un articolo dove diceva che avrebbe votato per l’assassino Nixon! Questo è un vero sparo del Karma”.
*Traduzione dallo spagnolo della professoressa Mercedes Ariza
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What influence did Pound have in Argentine literature?
JF: Las formas que tiene un escritor de otra lengua de influir sobre una lengua dada son múltiples y difíciles de describir. Me inclino a pensar que Pound tuvo un impacto especial en toda Latinoamérica porque su huella puede leerse desde México a la Argentina. La importancia de algunos de los poetas en los que influyó, como, por caso, Ernesto Cardenal, José Coronel Urtecho, Mirko Lauer, Juan Gelman, etc., pudo haber sido determinante, sobre todo porque ayudó a crear una poesía de imágenes que rompiera con el modelo de Neruda, que es uno de simples metáforas. Luego, sumó todavía más conciencia de la lengua en países donde la lengua, Borges mediante, ya era ultraconsciente.
JA: Me parece muy interesante lo que plantea Fondebrider respecto a la introducción de las imágenes en reemplazo de las simples metáforas, predominantes en la obra de Neruda. Como sabemos, y por medio de cartas, Pound no gustaba de la obra ni del personaje del premio nobel chileno.
Borges, por otro lado, era plenamente consciente de los avances de Pound (cualquiera puede comprobar esto en su libro Borges Profesor, clases de literatura inglesa en la Universidad de Buenos Aires) pero nunca aplicó ninguno de estos en su obra o en su propia formación intelectual.
Gelman podría ser un caso más afortunado, al menos en lo que respecta a la introducción del monólogo dramático (que Pound hereda de Browning y Rossetti), pero lo cierto es que Pound es y fue leído a partir de un un proceso de “mediatización política”. Gelman es sólo el resultado de una forma de politización y mediatización.
Quiero decir, al menos en lo que respecta en literatura argentina, difícilmente encontramos la estela formativa poundiana. Se aproximan más sus matices mediáticos, políticos.
Ningún poeta fue atravesado, al menos estéticamente hablando, por la estela de Pound. Ningún poeta levantó la voz respecto a temas como el trobar clus (hermético, cerrado), de Arnaut Daniel o Marcabrú. Tampoco de Villon. Ningún poeta, actualmente, estudia las formas de la sextina, o invierte versos como Raimbaut d’Aurenga. Esa parte de Pound fue enterrada, y él -involuntariamente- fue culpable de este proceso.
La poesía no es contingencia, es eternidad.
How can Pound’s encyclopedic poetry be translated into Spanish?
JF: La poesía enciclopédica de Pound puede traducirse a cualquier lengua dispuesta a seguir ese trayecto enciclopédico. Sin contar que existen estudios muy detallados que permiten ubicar el contexto de muchos de los poemas y allanar los problemas de referencias oscuras.
JA: Creo que Pound arrastró consigo muchas tradiciones, y toda su obra es testigo. Sólo y a partir de una relación dialógica entre sus trabajos (A Lume Spento,Exultations, Canzoni, Ripostes, Lustra, Cathay… The Cantos), puede arrojar mejor luz sobre los textos. El asunto es propiamente metaliterario, además de idiomático.
Estoy convencido que Pound, finalmente, se sentía un trovador. Si le rendía tributo a Mussolini (“the boss”) lo hacía de la misma forma que un trovador le dedicaba unplanh a un joven rey inglés.
What should be translated of Pound in Argentina, what is missing?
JF: La primera antología de Pound en la Argentina se tradujo a fines de la década de 1950. La hizo Carlos Viola Soto, para la editorial Fabrial. Luego, hubo muchas traducciones episódicas y fragmentarias, sobre todo de los poemas previos a los Cantos. Varias revistas, entre las cuales Diario de Poesía ocupa un lugar destacado, se ocuparon en los años ochenta de ofrecer informes y nuevas versiones. Buena parte de ese material fue reunida por Jorge Aulicino en Argentarium, un volumen publicado por Ediciones en Danza a mediados de la segunda década de los años 2000, que ofrecía un panorama bastante completo del “Pound argentino”. En la actualidad, Juan Arabia y su editorial y revista Buenos Aires Poetry están publicando por primera vez los volúmenes tempranos completos, como libros autónomos. El último gran esfuerzo argentino lo constituye la traducción de los Cantos completos, realizada por Jan De Jager y publicada en España por la editorial mexicana Sexto Piso.
JA: Sí, lo que estaría faltando son los volúmenes tempranos completos. En 2016 salió por Buenos Aires Poetry mi traducción de Lustra. Para este mismo año, además, preparo Exultations. La idea es seguir con A Lume Spento, Canzoni, Ripostes…
What is the overall value of Pound’s poetry, in your opinion?
JF: Pound es, para mí, uno de los poetas más grandes que produjo el siglo XX. Pero sus enseñanzas van más allá de la poesía en sí misma y abarcan la literatura en general, considerada ésta como un continuo entre el pasado y el presente, con proyección hacia el futuro. Con Pound, además de haber aprendido a componer (en un sentido tanto musical como estructural) también me permitió leer el pasado con ojos nuevos.
JA: No existe libro de poesía en la historia como The Cantos de Ezra Pound. Porque a diferencia de todo lo escrito este libro reúne lo mejor de cada una de las tradiciones y en sus propias lenguas: desde la poesía griega y oriental, pasando además por los trovadores provenzales, el dolce stil nuovo de Guido y Dante, hasta el renacimiento de Villon y la época victoriana, con Robert Browning a la cabeza. “Sólo Pound”, dijo Eliot, “es capaz de verlos como seres vivos”.
Is the political, biographical life of Pound, which has partly influenced his work, a cause for debate in Argentina?
JF: Buena parte de las vanguardias del hemisferio norte, aunque nos pese, han estado más cerca de la derecha que de la izquierda. Como nos resulta muy difícil tolerar esa idea, hemos intentado dar vuelta la cosa, pero ni Eliot, ni Wallace Stevens, ni e.e. cummings, ni William Carlos Williams, ni muchos otros vanguardistas importantes han estado cerca de la izquierda. Para no hablar de los rusos, de los alemanes y, probablemente, de los franceses. Supongo que sólo una operación muy perversa haría de Ungaretti, Montale o Saba escritores de izquierda, ¿no? Llevando las cosas más lejos, Louis-Ferdinand Celine, el novelista francés más importante de la primera mitad del siglo XX era lisa y llanamente nazi. Y sin embargo escribió un libro extraordinario que sobrevive a las ideas políticas de su autor. Con Pound, creo, pasa un poco lo mismo, sólo que las circunstancias de su detención en Pisa, su juicio y reclusión fueron tan espectaculares que magnifican la importancia de sus ideas más allá de la importancia de sus textos. Curiosamente, muchos poetas de izquierda, con Juan Gelman o Cardenal a la cabeza, reconocen en Pound a uno de los más importantes poetas de la historia y creen que su canto sobre la usura es uno de los más importantes poemas anticipatalistas que se hayan escrito.
JA: Creo que ese debate se da mucho más fuerte en Italia que en Argentina, o en casos como la negligente crítica norteamericana (casos como el de Harold Bloom). Bloom, por ejemplo, excluye de su “canon” academicista a Pound, así como a Allen Ginsberg. Básicamente, y con esto, se deja fuera a él mismo como crítico.
Pensemos en Ginsberg, por ejemplo, que luchó radicalmente por los derechos (éticos, sexuales, ecológicos) de la humanidad, y admiraba y defendía a Ezra: “Es un grupo de escolásticos neo-fascistas que atacaban a Pound, los traficantes neo-reaccionarios de la CIA atacando a Ezra Pound. Irving Kristol atacando a Ezra Pound; Irving Kristol, quien fue uno de los editores de la revista Encounter cuando era financiada por la CIA, un gran abogado de la ley y el orden académico, que escribió a Harper and Row diciendo que el libro donde se revela la complicidad de la CIA con el tráfico de opio en Indochina debían mostrárselo antes a la agencia para una censura previa (lo que condujo a que el libro fuera censurado antes de ser publicado). I… K… quien tuvo el descaro de escribir a The New York Times afirmando que Pound no merecía un premio porque era una persona moralmente corrompida. ¡I… K… que acababa de firmar un remitido donde decía que iba a votar por el asesino Nixon! Esto es como un disparo Karma”.
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