#migranti e costituzione
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Renato Balduzzi: Migranti in Albania – Una Questione Giuridica, Non Politica
La riflessione di Renato Balduzzi sulla distinzione tra politica e diritto nella gestione dei migranti nelle strutture italiane in Albania.
La riflessione di Renato Balduzzi sulla distinzione tra politica e diritto nella gestione dei migranti nelle strutture italiane in Albania. In un editoriale pubblicato su Avvenire, Renato Balduzzi, giurista e politico italiano, affronta una questione di grande attualità: la mancata convalida, da parte del Tribunale di Roma, dei provvedimenti di trattenimento dei migranti nelle strutture…
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vintagebiker43 · 2 months ago
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Un professore di Lettere e Filosofia del liceo Tasso, Giancarlo Burghi, ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Valditara che è un autentico manifesto PARTIGIANO di difesa altissima della cultura e della Costituzione.
È lunga, ma merita davvero di essere letta tutta, condivisa, applicata. Fino in fondo.
“Egregio ministro,
Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica. L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”.
Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet). Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale". Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti. Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)».
Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. (…) Mi consenta di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche».
I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione. Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!» Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo».
Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «Il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti. Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria. Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. È immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”.
Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”. Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli. Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.”
P. S. Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
Con cordialità, prof. Giancarlo Burghi.
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curiositasmundi · 24 days ago
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Salvami l'ano
Mentre le destre di Frodo&Frode rilanciano la vecchia, laida, berlusconiana giustizia di classe da Marchese del Grillo, servirebbe un’opposizione compatta su un’idea opposta di Giustizia: quella della Costituzione. Invece abbiamo il Pd. Il suo tesoriere campano, fedelissimo di De Luca (per la serie “via cacicchi e capibastone”), viene arrestato per aver riciclato i proventi di un’associazione a delinquere che dava falsi permessi di soggiorno a migranti irregolari: se non esistesse, la Meloni lo fabbricherebbe identico. Poi c’è Sala, sindaco-cementificatore della metropoli più inquinata d’Italia, che intima al Pd di votare anche in Senato (alla Camera l’ha già fatto con destre&renziani) il condono edilizio graziosamente detto Salva Milano (o Salvami l’ano) per sbloccare i cantieri abusivi sequestrati dai giudici: una legge ad personas che legalizzi ex post i grattacieli e i palazzi fuorilegge dell’èra Pisapia-Sala e un colpo di spugna per dirigenti e palazzinari inquisiti. Il marchese Sala non ne fa mistero: “Io non chiedo al Parlamento un salvacondotto, ma di dare un’interpretazione legislativa e dire se avevamo ragione noi”, sennò “sarebbe in discussione l’operato mio e di Pisapia”. Quindi è proprio un salvacondotto: il Parlamento vota le leggi urbanistiche, i giudici indagano chi le viola, ma Sala non può esser “messo in discussione”, ergo il Parlamento deve mettere ai voti i processi cambiando le regole in corso: se il marchese non vuole sottoporsi alle leggi, le leggi devono sottoporsi al marchese. Figurarsi con che faccia chi vota questa porcheria potrà dare lezioni ai marchesi&marchese di destra. Purtroppo l’idea eversiva che chi fa le leggi non sia tenuto a rispettarle ed esistano cittadini più uguali degli altri, come i maiali di Orwell, non è esclusiva della destra. Siamo reduci dal giubileo craxiano con epicedi trasversali, su su fino a Mattarella, a un ex premier corrotto pregiudicato latitante. E ora parte la “scuola di politica per under 35” fondata da Dario Nardella, eurodeputato Pd, che vanta nel Collegio docenti gli irrinunciabili Sala, Gentiloni e Elisabetta Belloni (che ormai si porta su tutto), ma anche i forzisti Tajani, Pichetto Fratin e Bertolaso (tutto vero). E nel Comitato scientifico un luminare del calibro di Gianni Letta, definito da Repubblica “padre nobile di Forza Italia”: forse perché negli anni 80, da direttore del Tempo, incassava fondi neri Iri; nei 90, da lobbista Fininvest, pagava mazzette al partito della legge Mammì (reo confesso e salvato dall’amnistia per 70 milioni al Psdi); e nei 2000, da sottosegretario di B., spalancava Palazzo Chigi al pregiudicato piduista Bisignani. Ora insegna la vera politica ai futuri dem: così il Pd di domani sarà persino peggio di quello di oggi.
Marco Travaglio - IlFattoQuotidiano
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bicheco · 4 months ago
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Il principio della dissuasione
Per come l'ho capito io, il ragionamento della Meloni e di Salvini rispetto alla questione migranti era ed è questo.
Tu, migrante, vivi in un paese povero, privo dei più elementari diritti, senza speranza, senza futuro e decidi quindi di affrontare una traversata anche a rischio della vita per arrivare in una terra di libertà e anche di ricchezza dove potresti, in teoria, farti o rifarti una vita.
La "genialata" della Meloni era, ma forse ancora è, questa: caro migrante, una volta arrivato qui, noi ti spediremo (in Italia non potremmo farlo perché siamo ancora uno Stato democratico che garantisce i diritti umani, mannaggia alla Costituzione mannaggia!) in una sorta di lager in cui verrai privato di tutto, probabilmente anche torturato e ti passerà proprio la voglia di vivere; in questo modo, quando la voce si sparge, anche gli altri potenziali migranti ci penseranno due volte prima di tentare la fortuna e se ne rimarranno così a casa loro.
In tutto ciò il paradosso è questo: noi saremmo l'occidente "civilizzato", il faro del mondo, i BUONI.
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toscanoirriverente · 3 months ago
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Il Consiglio superiore della magistratura ha espresso parere negativo alla norma che affida alle Corti di appello la competenza sui trattenimenti dei migranti, provvedimento che era già diventato legge dopo il voto del Senato. Ma compito del Csm non è valutare le leggi votate dal Parlamento
Con una tempistica a dir poco discutibile, per non dire inopportuna, il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha espresso ieri parere negativo all’emendamento al decreto flussi del governo che affida alle Corti di appello la competenza dei procedimenti di convalida o proroga del trattenimento dei migranti richiedenti asilo, provvedimento che qualche minuto prima era diventato definitivamente legge dopo il voto favorevole del Senato. In altre parole, il Csm ha espresso parere negativo nei confronti di una norma nel frattempo diventata legge. Come se la nostra Costituzione affidasse all’organo di governo autonomo delle toghe il compito di valutare le leggi votate dal Parlamento.
La singolare tempistica con cui il Csm è arrivato a esprimere il parere è con molta probabilità dovuta all’alto carico di lavoro che l’organo si è ritrovato a gestire nelle ultime settimane (si pensi al nuovo testo unico sulla dirigenza giudiziaria, approvata dal plenum martedì sera). Il documento era stato predisposto dalla sesta commissione del Csm nei giorni precedenti, quando la legge di conversione del decreto flussi era ancora sotto esame in Parlamento. Appare altrettanto ovvio, però, che una volta convertito in legge il decreto in questione, il buon senso istituzionale avrebbe dovuto suggerire al Csm di astenersi dall’esprimere un giudizio – per giunta negativo – fuori tempo massimo.
Anche perché, come evidenziato ieri nel plenum dalla laica Isabella Bertolini (che con gli altri tre membri in quota centrodestra ha votato “no” alla delibera), c’è da considerare che “il parere risulta ormai superato, visto che il decreto è stato cambiato in modo significativo. Mi chiedo e vi chiedo che senso ha votare un parere su norme che non ci sono più?”.
La norma sull’attribuzione alle Corti d’appello della competenza dei procedimenti di trattenimento dei migranti, tuttavia, alla fine è rimasta, e su questo il Csm esprime nel suo parere preoccupazioni anche condivisibili. Il Csm sottolinea in particolare che la riforma “imporrà una riorganizzazione degli uffici giudiziari di secondo grado, che si troveranno investiti di un numero di reclami “non irrilevante” e “in una materia che richiede di essere trattata non solo con celerità e priorità rispetto agli altri procedimenti, ma anche da magistrati che siano in possesso di specifiche competenze”. Dunque, “considerato che l’attribuzione delle illustrate nuove competenze non risulta, allo stato, accompagnata dalla previsione di un aumento di organico degli uffici giudiziari di secondo grado, va tenuto presente e valutato il rischio concreto di pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi fissati per il settore giustizia dal Pnrr”.
La presa di posizione del Csm è stata subito colta al balzo dai partiti di opposizione, in particolare il Pd, che ha fatto appello al ministro Nordio “affinché ascolti i rilievi” del Csm e fermi la riforma. Nessun accenno allo scivolone istituzionale del Csm.
E Mattarella MUTO.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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fermi tutti!
Guerra civile 2.0? Il Texas entra in conflitto con Washington ...
Il Texas dichiara “lo stato di guerra” per l’emergenza ...
Usa Trump si schiera col Texas Biden aiuta invasione migranti
Nuovo rischio di crisi costituzionale negli Usa. Il Texas ...
Sale la tensione tra Texas e governo federale - ilGiornale.it
USA il Texas ribelle è possibile una nuova guerra di ...
.......
C'era scritto anche nella Costituzione: "O bianchi o neri, il meticciato 'n ze sopporta"...
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alephsblog · 6 months ago
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Importante: i porti chiusi e le navi sequestrate furono opera collegiale del governo Conte I e di 5 ministri, compreso il presidente del consiglio.
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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In quasi 70 anni di attività politica, ci sono stati molti Giorgio Napolitano. C’è stato il Napolitano filo sovietico del 1956, c’è stato il Napolitano migliorista che ha anticipato la svolta socialdemocratica, c’è stato il Napolitano contro Berlinguer sulla questione morale, c’è stato il Napolitano che tesseva legami con Washington (e Kissinger lo chiamava il mio comunista preferito), c’è stato il Napolitano al Viminale che ha inventato i primi centri per migranti, c’è stato il Napolitano presidente della Repubblica che firmava tutte le leggi ad personam di Berlusconi, comprese quelle che poi la Consulta dichiarerà anticostituzionali. Ma l’impronta politica più forte sulla storia del Paese Napolitano l’ha lasciata nel 2011, quando caduto Berlusconi lui decise, dal Quirinale, di non sciogliere le Camere e di fare Mario Monti premier. Per l’italia, quello fu un bivio: se si fosse votato con ogni probabilità avrebbe vinto il Pd di Bersani , allora alleato con vendola e Di pietro, i sondaggi erano unanimi. Invece il Presidente scelse l’uomo della Troika, il Pd fece disgraziatamente sua quell’agenda d’austerità e in un anno e mezzo di Monti milioni di voti si spostarono dal centrosinistra ai Cinque Stelle, così nel 2013 alle urne ci fu il pareggio e poi le larghe intese. Non si sa come sarebbe andata la storia, se Napolitano avesse deciso diversamente. Si sa però che il Quirinale si fece da arbitro neutrale a giocatore in campo , decidendo anche il risultato della partita. E forse partì così quella deriva presidenzialista, che oggi la destra vuole formalizzare stravolgendo la costituzione. Alessandro Gilioli, Facebook
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ilfascinodelvago · 2 years ago
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Zanotelli: «Serve un unico, forte movimento per la pace e l’ambiente»
«Siamo sull’orlo di due abissi: l’inverno nucleare, basta un incidente e ci siamo, e l’estate incandescente per la crisi climatica. Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente»: così il missionario comboniano Alex Zanotelli fotografa l’attuale momento storico.
Festeggiamo la Repubblica, che vieta la guerra come mezzo di offesa ma anche di risoluzione delle controversie, con una parata militare.
È assurdo e l’ho sempre detto in questi anni. Ma cos’ha a che fare la parata militare con la festa della Repubblica italiana? Una repubblica che è bastata sull’articolo 11, che ripudia la guerra, mentre invece siamo in guerra da tutte le parti. Una contraddizione totale.
Il conflitto in Ucraina va avanti da più di un anno, si riaccende l’ex Jugoslavia. In Italia non c’è un vero dibattito.
C’è una narrativa in questo paese in cui incredibilmente la parola pace è scomparsa. La guerra in Ucraina ha riarmato l’Europa, quello che sta avvenendo fa paura. Secondo il rapporto Sipri, nel 2022 la spesa militare degli stati dell’Europa centrale e occidentale è stata di 345 miliardi di dollari, per la prima volta ha superato quella del 1989. A questo ha contribuito anche l’imposizione dettata dalla Nato di impiegare il 2% del Pil in armamenti. Il presidente Usa Biden ha detto «voglio che la guerra in Ucraina continui per indebolire la Russia per poi fronteggiare la Cina» e questo sta infiammando tutto l’Indopacifico. Gli Usa hanno dato i sottomarini atomici all’Australia e hanno chiesto alle Filippine di installare altre 5 basi militari. Si sta armando fino ai denti il Giappone, che ha una costituzione pacifista. Si sta armando anche la Germania, che pure ha una costituzione pacifista, mettendo sul piatto 100 miliardi. Una Germania che si arma è pericolosa per l’Europa. Giochiamo tutti col fuoco.
Il parlamento Ue ha approvato il progetto di legge Asap a sostegno della produzione di munizioni anche con i fondi del Pnrr.
Una cosa di una gravità estrema. Quei fondi dovevano servire per scuola, sanità, creare possibilità di vita. Invece si potranno dirottare verso l’industria bellica, ci sono già 500 milioni di euro preventivati, una bestemmia. Mi preoccupa come il Pd sta votando: il Partito democratico e la sinistra devono svoltare su questi temi. Non è concepibile barcamenarsi tra visioni opposte.
La giustificazione del provvedimento sono gli arsenali vuoti. Stiamo ristrutturando l’industria europea verso il settore militare?
Siamo dentro un’economia di guerra, del resto basta vedere quante porte girevoli ci sono nel governo verso Leonardo, uno dei maggiori player della sicurezza. Papa Francesco ha detto «siamo già dentro la Terza guerra mondiale». E Gutierrez, il segretario Onu, afferma che stiamo andando «a occhi aperti» verso una nuova guerra mondiale.
Nel 2024 ci sono le elezioni europee che potrebbero segnare un cambio radicale verso destra.
Nel mio libro Lettera alla tribù bianca racconto come il suprematismo sta invadendo il mondo: Bolsonaro, Trump, i paesi europei come Polonia e Ungheria. Se in Spagna vincesse Vox rischiamo che l’ultradestra travolga le stesse istituzioni Ue. Dobbiamo dire «gente, vogliamo davvero andare verso il disastro totale?». Non solo l’olocausto nucleare ma anche l’estate incandescente. Spese militari, guerre, voli di aerei da combattimento stanno pesando sull’ecosistema tanto quanto lo stile di vita del 10% più ricco del mondo. Il pianeta non sopporta più la presenza dell’homo sapiens, divenuto demens.
Industria di guerra, cambiamento climatico provocheranno nuovi movimenti migratori a cui l’Europa risponde chiudendo i confini.
I migranti superano già i 100 milioni, immaginiamo cosa succederà quando il calore crescerà nella zona saheliana. La gente scapperà e vale lo stesso per i conflitti. Fuggono da guerre che facciamo noi, da cambiamenti climatici che provochiamo noi nel nord del mondo. L’Africa nel prossimo secolo potrebbe raggiungere oltre 2 miliardi di persone ma chi ci potrà vivere se si va avanti in questo modo? Ai nostri politici interessa il profitto, se arriva dagli armamenti non importa. Questi sono gli ultimi dati di spesa in Italia: 4 miliardi e 200 milioni destinati all’esercito per 200 carrarmati; alla marina 12 miliardi per la terza portaerei e il raddoppio della flotta; all’aeronautica 8 miliardi e 700 milioni per F35 e Eurofighter Typhoon. È follia.
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Lettera del prof. Giancarlo Burghi, del liceo T.Tasso di Roma. 18 Dicembre 2024
Egregio Ministro, Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica.
L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”. Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet).
Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale “. Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti.
Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)». Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. E questo perché la rinuncia a questo concetto (l’angusto “io” paleo-liberale chiuso nella rivendicazione egoistica dei propri diritti) faceva parte del patto tra i social- comunisti e i cattolici democratici, che lo sostituiscono con la nozione di “persona” che indica «il singolo nelle formazioni sociali» in cui solo si può realizzare.
La questione della patria, che lei intende come appartenenza identitaria e suggerisce di mettere al centro dell’educazione civica, merita da sola una prossima lettera. Mi consenta però di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche» . I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione . Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri».
Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!»
Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti.
Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria.
Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. E’ immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”. Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”.
Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli.
Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.
P. S.
Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
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avvloscerbo · 3 months ago
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Protezione Complementare in Italia: Tra Normativa e Giurisprudenza
La protezione complementare rappresenta un pilastro fondamentale nel sistema italiano di tutela dei diritti dei migranti, affiancandosi alla protezione internazionale (status di rifugiato e protezione sussidiaria) per garantire salvaguardie a chi si trova in situazioni di vulnerabilità.
Quadro Normativo
La protezione complementare trova fondamento nell’art. 19, commi 1 e 1.1, del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione). Questa tutela mira a impedire il respingimento, l’espulsione o l’estradizione di uno straniero verso un Paese in cui potrebbe subire torture, trattamenti inumani o degradanti o dove vi sia una violazione del diritto alla vita privata e familiare.
Rispetto alla protezione internazionale, la protezione complementare si caratterizza per il suo focus sui diritti fondamentali, anche al di fuori di situazioni di conflitto armato o persecuzione politica. È una misura di tutela che si colloca nell’ambito del rispetto dei diritti umani sanciti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali.
L'Impatto del Decreto Legge 20/2023
L’introduzione del D.L. 20/2023 ha modificato in parte il quadro normativo, restringendo l’ambito di applicazione della protezione speciale, una forma correlata di protezione. Tuttavia, il principio di non respingimento (non-refoulement) continua a essere un elemento imprescindibile del sistema giuridico italiano, garantendo il rispetto degli obblighi internazionali.
Giurisprudenza di Merito
Le sentenze italiane hanno avuto un ruolo chiave nel chiarire l’ambito applicativo della protezione complementare. Tra le decisioni di rilievo, va citata una recente pronuncia del Tribunale Ordinario di Bologna (R.G. 15491/2023), in cui si è discusso del diritto di formalizzare una domanda di protezione complementare.
In questa decisione, il giudice ha ribadito che le modalità operative della pubblica amministrazione non possono essere oggetto di sindacato giudiziario se non incidono su diritti soggettivi tutelabili. Questo principio sottolinea l’importanza di distinguere tra il diritto a una protezione effettiva e le procedure amministrative.
Strumenti e Risorse per gli Operatori del Settore
Gli operatori giuridici possono trovare approfondimenti su queste tematiche attraverso risorse come:
Il libro "La Protezione Complementare: Parte Prima" di Fabio Loscerbo, che esplora il quadro normativo e le implicazioni pratiche.
"La Protezione Complementare - Parte Seconda: La Giurisprudenza di Merito Anno 2023", che analizza le principali sentenze italiane.
Podcast "Diritto dell'Immigrazione" a cura dell'avv. Fabio Loscerbo, una fonte di approfondimenti pratici e teorici.
Conclusioni
La protezione complementare rappresenta un equilibrio tra il rispetto dei diritti umani fondamentali e la gestione dell’immigrazione. Mentre il legislatore continua a intervenire con modifiche normative, il ruolo della giurisprudenza resta centrale per garantire una tutela effettiva a chi si trova in condizioni di vulnerabilità.
Per gli operatori del diritto e i migranti stessi, conoscere le tutele offerte dalla protezione complementare è essenziale per comprendere e far valere i propri diritti.
Fonti e approfondimenti:
Codice dell’Immigrazione e norme complementari.
"La Protezione Complementare" di Fabio Loscerbo.
Osservatorio Giuridico sull’Immigrazione: osservatoriogiuridicoimmigrazione.jimdosite.com.
Melting Pot: meltingpot.org.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Sergio Mattarella sul diritto d'asilo: un richiamo alla responsabilità internazionale
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene sui drammi migratori, evidenziando le derive sovraniste e l'importanza del rispetto delle convenzioni internazionali.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene sui drammi migratori, evidenziando le derive sovraniste e l’importanza del rispetto delle convenzioni internazionali. Sergio Mattarella, durante il suo intervento agli stati generali della diplomazia alla Farnesina, ha affrontato il delicato tema dei drammi migratori, sottolineando come questi siano spesso strumentalizzati da alcuni…
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forzaitaliatoscana · 4 months ago
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Bergamini: Migranti, Priorità in Agenda Europea
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Migranti, la vicesegretario nazionale di Forza Italia e responsabile esteri del partito azzurro Deborah Bergamini: "Grazie a Forza Italia e al Governo oggi il tema è priorità nell'agenda europea"  La questione dei migranti è oggi una priorità dell'agenda politica europea, grazie all'impegno di Forza Italia e del Governo Italiano. Così ha dichiarato Deborah Bergamini, deputata e vice segretaria nazionale di Forza Italia, durante il convegno "Migranti in Europa: legami tra religiosità e integrazione". Bergamini ha sottolineato l'importanza di non affrontare il tema dell'immigrazione in modo superficiale o con slogan, riconoscendo la complessità e la diversità tra gli Stati membri dell'UE. "Il tema dell'immigrazione non si può e non si deve affrontare superficialmente o a suon di slogan," ha affermato. "È evidente la complessità del fenomeno e la diversità che c'è fra i diversi Stati che compongono l'Unione europea." La deputata ha ricordato il lungo impegno di Forza Italia per portare il fenomeno migratorio tra le priorità dell'agenda europea. "Le tante differenze, le tante specificità ci impongono dei passaggi di condivisione molto articolati prima di arrivare a una politica comune Ue in termini di migrazione," ha spiegato. "Avete visto anche come si è giunti al famoso 'patto sulla migrazione e sull'asilo' Ue, attraverso il grande lavoro del governo italiano e in particolare di Forza Italia che si è battuta per anni e anni per spiegare come il fenomeno migratorio dovesse diventare uno dei temi più importanti e più urgenti dell'agenda politica europea." Inoltre, Bergamini ha richiamato l'attenzione sui valori fondamentali della Costituzione e di Forza Italia. "Oggi l'autorevolezza o l'autorità di uno Stato sono continuamente messi in dubbio. Proprio per questo la permeabilità al fenomeno migratorio nei suoi aspetti meno positivi diventa un fattore di cui il legislatore, lo Stato, devono tenere conto," ha dichiarato. "E allora ripartiamo dai valori fondamentali, la nostra Costituzione o molto più banalmente la carta dei valori di un movimento politico, il nostro, Forza Italia, che tra i suoi punti fondanti mette la libertà di culto assoluta." Bergamini ha concluso invitando a non perdere di vista i propri valori, per facilitare un'integrazione vera e rispettosa. "Se noi perdiamo i nostri valori, pensando di diluirli in un più grande magma valoriale, in cui ognuno mette il suo, senza ordine, senza regole, senza certezze, noi facciamo male a chi desidera integrarsi, perché non siamo noi in grado di integrarli." Questo impegno di Forza Italia e del Governo Italiano rappresenta un passo cruciale verso una gestione più strutturata e condivisa del fenomeno migratorio in Europa. Edoardo Fabbri Nitti Forza Italia - Coordinamento Regione Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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curiositasmundi · 3 months ago
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L’allarme nel 58esimo Rapporto annuale: «Rischio di frammentazioni nella spirale della costruzione di rigidi confini identitari». Profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce d’età. Il 15 per cento della popolazione crede che l’omosessualità sia una patologia con origini genetiche. Quasi un italiano su due si sente minacciato dai migranti. E molti pensano che per essere italiani «occorra esibire determinati tratti somatici»
Quasi il 40 per cento della popolazione italiana si sente minacciata da chi vuole facilitare l’ingresso in Italia dei migranti, mentre un cittadino ogni cinque avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione, hanno un’etnia diversa, un colore della pelle differente.
E ancora: il 30 per cento delle donne o degli uomini italiani considerano come proprio nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale, invece un italiano ogni dieci dimostra inimicizia nei confronti di chi ha un orientamento sessuale diverso.
I dati diffusi dal 58esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale da parte del Censis «rivelano il pericolo che il corpo sociale finisca per frammentarsi dentro la spirale attivata dalla costruzione di rigidi confini identitari, in cui le differenze si trasformano in fratture e potrebbero degenerare in un aperto conflitto».
A complicare il quadro è l’indebolimento del ceto medio, «che rende oggi il paese non più immune al rischio delle trappole identitarie».
La «fabbrica degli ignoranti»
È l’allarme lanciato dal più prestigioso istituto di ricerca economica e sociale del paese, fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita, Gino Levi Martinoli e Pietro Longo, ma non è l’unico. Anzi. Nella fotografia scattata dal Censis c’è grande spazio per quella che viene definita “La fabbrica degli ignoranti”.
Si tratta della descrizione di una società in cui una buona parte della popolazione che la compone pensa che per essere italiani «occorra poter esibire determinati tratti somatici, dove la cittadinanza è pensata come una identità cristallizzata e immutabile, con inconfondibili radici primigenie, che tra i suoi fattori costitutivi comprenderebbe la diretta discendenza da italiani e anche l’essere di fede cattolica», si legge nel rapporto.
Nello stesso documento, però, viene fuori che è anche quella stessa società che non riconosce più le proprie origini storiche e culturali: «Si palesano profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce di età anche in relazione a nozioni che si sarebbe tentati di dare per scontate».
E qui il titolo di studio o la condizione sociale non c’entra. Perlomeno non direttamente. Ma è un fatto che la metà della popolazione ignori che Benito Mussolini sia stato arrestato nel 1943 e che un italiano su quattro pensi che Giuseppe Mazzini sia stato un personaggio politico della prima Repubblica. D’altronde, uno su tre non conosce l’anno dell’Unità d’Italia, mentre il 28,8 per cento tra gli intervistati dal Censis ignora quando sia entrata in vigore la Costituzione.
Fotografia 
E poi il quadro impietoso tratteggiato dall’istituto di ricerca si aggrava, man mano che si considerano altre nozioni basilari, dalla letteratura italiana alla grande storia mondiale: la metà della popolazione italiana non conosce l’anno in cui è scoppiata la rivoluzione francese o quando l’uomo è sbarcato sulla Luna. E, per molti di loro, Richard Nixon è stato un grande calciatore inglese e Mao Zedong è conosciuto come l’uomo più anziano al mondo.
Si ignorano poi in percentuali altissime: Dante Alighieri, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli, Giuseppe Verdi, Giacomo Leopardi, Eugenio Montale (per il 35 per cento è stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50), il capoluogo della Basilicata, la capitale della Norvegia, le tabelline e la differenza tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Ma in quest’ultimo caso, forse, siamo oltre le conoscenze basilari necessarie, in considerazione del fatto che oltre la maggioranza degli aventi diritto non si reca più alle urne.
E, tuttavia, «sono dati che per molti italiani pongono il problema di una cittadinanza culturale ancora di là da venire che lasciano prevedere una condizione di ignoranza diffusa anche nel prossimo futuro, quando le attuali giovani generazioni entreranno nella vita adulta e dovranno occupare posizioni di rilievo e responsabilità», scrive il Censis. Citando ancora, tra le risposte fornite dagli intervistati, pregiudizi antiscientifici e stereotipi culturali di questo tipo: «Attraverso la finanza gli ebrei dominano il mondo»; «L’omosessualità è una patologia con origini genetiche»; «Islam e jihadismo sono la stessa cosa».
D’altronde, ordini di discorso che capita di ascoltare, talvolta, anche in alcuni salotti televisivi e talk show, e perfino, sempre più spesso, in alcune sedi istituzionali. 
L’altra indagine con Coldiretti
«Braccia rubate all’agricoltura», avrebbe recitato a tal proposito un vecchio adagio, se non fosse che, proprio da un’altra recente indagine condotta dal Censis insieme a Coldiretti, è emerso che in «un’epoca di crollo della fiducia nel sapere, nelle competenze, nelle capacità professionali e nell’operato degli attori dei vari settori economici, gli agricoltori sono riusciti a costruire un proprio specifico capitale di riconoscimento capovolgendo una pericolosa tendenza socioculturale che voleva imporgli un marchio di passatismo, di antico, di desueto».Dunque, se un tempo l’agricoltura veniva culturalmente tacciata di essere il passato, cioè un mondo destinato a sparire, oggi è sulla frontiera più avanzata dell’innovazione sociale. Peccato soltanto che la maggioranza degli italiani, invece, guardi indietro e, con essa, la gran parte della classe dirigente che detiene oggi il potere, politico ed economico. 
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guido-arci-camalli · 8 months ago
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CERCARE LA VITA?/daje no femmicidi
CERCARE LA VITA? bha bha il caldo la cerca per te...
e se non la trova? cerca sul web
detto ciò ... o ciò detto
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" cercare la vita ... o la satira ti annoia...? in un tempo ove se segni il merito è di altri... passi ore e ore a scusarti.. con te stesso... o col filo del sonno che perdi.. da due settimane... ronfi.. con la satira... leggi notizie come chi a sparato a trump... o il nome del aeroporto di berlusconi? linate hihi... poi cammini e cammini e trovi i senza tetto... di imperia... oppure i migranti di ventimiglia... una costituzione fatta a pezzi.. e la gente che bere nei bar di imperia... passi e passi giornate allegre... e tristi... e lotti coi cingiali di turno... che ti distruggono i canali... fà caldo mia cara costituzione... e di ter chi si occupa? chi non la legge articolo per articolo... e scopre che è moderna... hanno sparato a trump.. berlusconi.. eterno statista... fuori dalla lista... cambia il tuo umore sui sindaci noiosi... o alegri... rumore... rumore... e un solo odore... che passa la domenica o lunedi... menticando il tuo perdono... manifesti... contro ogni ingiustizia... con pippo ... pluto ... e topolino... cercare la vita.. in satir.. o in realtà... e dici forte... forte... no al femmicidio.... sulle donne.. picciate... altro se dovete... picciate la vostra inutile rabbia... di uomini...
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cercare di camminare lento... oppure veloce... tra gente che giudica solo il tuo colore della pelle... o le tue parole... è indiano quello di ineja.... cerchi.. il dialogo... tra le tue parole.. e quelle di altri... sangue e sangue... oppure indifferenza... tra minni e topolino... cerchi... la bolla da muratore... perchè il tuo muro.. è pieno di crepe... tu uomo urli troppo... con te stesso... e cerchi di capire ove tutto... pace... ove tutto è guerra..."
BY GUIDO ARCI CAMALLI, ARCI GUERNICA, ARCI BRIXTON, ARCI CAMPO FRAGOLE, ARCI SOLIDARIETà, ARCI REAL. ARCI TAMBURUNE, ARCI FUORI ORARIO, ARCI VENEZIA, ARCI PEPPINO IMPASTATO, ARCI PIKKIA , ARCI COMO, ARCI VAL SUSA, ARCI ceriana, arci ventimiglia, arci bergamo, arci genova, arci torino, arci locomotiva arci nazionale arci provinciale imperia
Tutti i dati del 2024 Di seguito riportiamo tutti i dati del 2024. Nella tabella è possibile scorrere in orizzontale per vedere tutte le colonne con le informazioni. La paginazione permette di navigare in tutte le righe della tabella. I grafici mostrano i dati e la nostra analisi.
Numero totale dei femminicidi lesbicidi trans*cidi nel 2024: 56 dati aggiornati all'8 luglio 2024
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archivio-disattivato · 1 year ago
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L'Albania sospende la ratifica dell'accordo Meloni-Rama
In Albania si ferma, almeno temporaneamente, il percorso per l'approvazione dell'intesa con l'Italia sui migranti. La ratifica dell'accordo sottoscritto da Giorgia Meloni ed Edi Rama, che era prevista per domani nel Parlamento di Tirana, è stata sospesa dalla Corte Costituzionale, che ha accettato di esaminare due ricorsi presentati dall'opposizione. Tutto è quindi rimandato alla sentenza di merito, che dovrà arrivare entro tre mesi. Palazzo Chigi ha registrato questo passaggio scegliendo di non commentare una decisione tecnico-giuridica di un Paese terzo (quindi non politica). E in ogni caso è emerso che non c'è alcuna preoccupazione su eventuali ritardi sulla messa in campo del memorandum.
Il protocollo siglato dai due capi di governo lo scorso novembre, che prevede tra le altre cose la creazione di due centri di accoglienza e rimpatrio sul suolo albanese, ma finanziati e gestiti dall'Italia, ha creato duri scontri tra maggioranza e opposizione sia a Roma (dove l'intesa deve ancora approdare in aula per la ratifica) che a Tirana. Nella capitale albanese il centrodestra, avversario dell'esecutivo socialista, si è spinto fino al più alto tribunale per denunciare un meccanismo di cooperazione che sarebbe in contrasto con la Costituzione e con le convenzioni internazionali alle quali il Paese aderisce. In particolare, nei due ricorsi presentati alla Corte - uno avanzato dal Partito democratico guidato dall'ex ministro dell'Interno ed ex sindaco di Tirana Lulzim Basha, l'altro da 28 deputati legati all'ex premier ed ex presidente Sali Berisha - è stato affermato che il protocollo con l'Italia porterebbe l'Albania a rinunciare alla sua sovranità, e in ogni caso per far passare questo accordo sarebbe necessaria l'autorizzazione del presidente della Repubblica. Su questi rilievi è arrivato un primo pronunciamento della Corte costituzionale. Non nel merito, ma sulla legittimità.
La presidente Holta Zaçaj, infatti, ha spiegato che "il collegio dei giudici ha considerato che i ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti, ed ha deciso di esaminarli in seduta plenaria". A questo punto, le procedure parlamentari per la ratifica dell'accordo vengono sospese fino a quando gli alti magistrati non si esprimeranno con una sentenza. Che secondo la legislazione nazionale deve arrivare entro tre mesi dalla data di presentazione del ricorso. In questo caso, entro il prossimo 6 marzo. La prima seduta è prevista il 18 gennaio. Fonti di Palazzo Chigi, interpellate sulla questione, hanno fatto sapere di non temere ritardi nell'attuazione del protocollo. L'esecutivo, tra l'altro, proprio oggi ha incassato un significativo appoggio da Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione, nella lettera inviata ai 27 sullo stato dei lavori sulla migrazione, come avviene di prassi prima dei vertici a Bruxelles, ha definito l'intesa Italia-Albania "un modello" a cui guardare. Un "esempio di pensiero fuori dagli schemi, basato su un'equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi in linea con gli obblighi previsti dal diritto dell'Ue e internazionale", ha sottolineato, secondo quanto è emerso da fonti europee. Di fatto lo stesso concetto espresso da Giorgia Meloni, che dopo la firma con Rama aveva parlato di un'Italia "pioniera", di un "accordo innovativo" e di un "esempio da replicare".
A Roma, invece, lo stop temporaneo arrivato da Tirana ha provocato una nuova levata di scudi dell'opposizione. "Questo governo vince qualunque premio in giro per l'Europa e a livello internazionale. Ma in incompetenza e inadeguatezza", ha detto il segretario Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. "Lo spot di Giorgia Meloni rischia di non andare in onda", gli ha fatto eco Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera. "Spero che questo segni l'inizio della fine di questo obbrobrio giuridico e umanitario", le parole del segretario di +Europa Riccardo Magi.
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