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Renato Balduzzi: Migranti in Albania – Una Questione Giuridica, Non Politica
La riflessione di Renato Balduzzi sulla distinzione tra politica e diritto nella gestione dei migranti nelle strutture italiane in Albania.
La riflessione di Renato Balduzzi sulla distinzione tra politica e diritto nella gestione dei migranti nelle strutture italiane in Albania. In un editoriale pubblicato su Avvenire, Renato Balduzzi, giurista e politico italiano, affronta una questione di grande attualità: la mancata convalida, da parte del Tribunale di Roma, dei provvedimenti di trattenimento dei migranti nelle strutture…
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Analfabeti funzionali
Tratto da Repubblica.it del 10 12 24
Gli analfabeti funzionali
Nella literacy il 35% degli adulti italiani (media Ocse 26%) ha ottenuto un punteggio pari o inferiore al livello 1 e rientra quindi nella categoria degli analfabeti funzionali. Nel senso che sanno leggere e scrivere, ma hanno difficoltà grandi (o addirittura insuperabili) nel comprendere, assimilare o utilizzare le informazioni che leggono. Nella definizione Ocse, al livello 1 (25% del campione in Italia) riescono a capire testi brevi ed elenchi organizzati quando le informazioni sono chiaramente indicate. Al di sotto del livello 1 (10%) possono al massimo capire frasi brevi e semplici. All'estremità opposta dello spettro (livelli 4-5), il 5% degli adulti italiani (contro il 12% medio Ocse) ha ottenuto i risultati più elevati, in quanto possono comprendere e valutare testi densi su più pagine, cogliere significati complessi o nascosti e portare a termine compiti.
Messaggio Presidente della Repubblica del 31 12 24
“la pace come obiettivo irrinunziabile”
“importanza della libera informazione”. “Attesa di rivedere Cecilia Sala al più presto in Italia”
“sproporzione sconfortante” tra corsa agli armamenti e cambiamento climatico"
“precarietà e incertezza” sono “una causa della crisi delle nascite”
“creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione”
“È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità”
"Patriottismo è quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose"
“i giovani sono la grande risorsa del nostro Paese”
“la speranza siamo noi”. Nel 2025 “gli ottanta anni della Liberazione”
Etc.
Cosa hanno capito al Governo e in Parlamento:
Patriottismo
Repetita iuvant:
il 35% degli adulti italiani (media Ocse 26%) ha ottenuto un punteggio pari o inferiore al livello 1 e rientra quindi nella categoria degli analfabeti funzionali.
Gioco, partita, incontro
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, adesso, voi immaginate una compagine politica, ma di più, un coacervo di pensiero, una alleanza di intenti, una comunione di anime, che non riesca a uscire da una sterile opposizione senza programma politico di sorta a fronte di una maggioranza composta da gente che abbaia, grugnisce, ruba, froda, evade, esalta il fascismo, caca sui principi costituzionali, spreca miliardi di soldi pubblici per restare in sella e prendere mazzette, usa servizi segreti, stampa e televisioni per i suoi personalissimi tornaconti, non chiarisce nulla di quello che fa non solo agli oppositori ma anche a chi li ha votati, percula, mente, si sputtana completamente sulla scena internazionale, su quella nazionale non concorre proprio per la categoria "papabili", vara leggi, regolamenti e disposizioni completamente a cazzo in totale spregio della giurisprudenza, del diritto, della logica e del buonsenso, si appella a complotti immaginari per nascondere la propria completa inanità, è ignorante di tutte le materie che è chiamata a trattare e tutto questo lo fa anche con una tale tracotanza da far venire il sangue agli occhi ad un santo stilita. Una opposizione che con avversari così non riesca proprio a farsi votare per cancellarli per sempre dalla storia che stanno riscrivendo per giustificare le proprie magagne e l'amarissima verità che, sebbene siano rimasti presso tutte le leve del comando e del potere, sebbene abbiano di fatto governato con continuità in quasi tutte le istituzioni private e pubbliche dagli anni '20 del Novecento ad oggi, non sappiano che pesci pigliare di fronte alle cose più banali e indispensabili, figuriamoci quelle complesse dello scenario attuale.
Riuscite a immaginare una opposizione così?
Io, no.
Non ne ho bisogno; la vedo.
- via fb.
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Il piano della P2 negli anni '90 prevedeva:
- Un progetto di controllo o di lobbismo sui mass media. Il piano prevedeva il controllo - tramite acquisizione di quote e fondazione di nuove testate - di quotidiani e la liberalizzazione delle emittenti televisive (all'epoca permesse solo a livello regionale); nonché l'abolizione del monopolio della RAI e la sua privatizzazione. - -- L'abolizione del monopolio RAI era avvenuto prima della scoperta della loggia, con la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1974 che liberalizzava le trasmissioni televisive via cavo.
- Superamento del bicameralismo perfetto attraverso una "ripartizione di fatto di competenze fra le due Camere (funzione politica alla Camera dei deputati e funzione economica al Senato della Repubblica)". - Riforma della magistratura: separazione delle carriere di P.M. e magistrato giudicante, responsabilità del CSM nei confronti del parlamento, da operare mediante leggi costituzionali. - la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; - la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari). - Riduzione del numero dei parlamentari[11]. - Abolizione delle province[11]. - Abolizione del valore legale del titolo di studio[11]. - Non rieleggibilità del Presidente della Repubblica Italiana
Ci vedete qualche affinità con il governo della Benita?
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ADDIO A SCIARRA SILVANA
Tra pochi giorni la Signora Sciarra Silvana lascerà la Presidenza della Corte costituzionale e finalmente andrà in pensione. Sicuramente nella mente della nota giurista fioriscono aspettative di nuovi e più alti destini. Per il bene della Nazione speriamo che non abbia altri incarichi.
È stato un soggetto chiaramente non del tutto adatto a presiedere la Corte costituzionale, che richiede ben diversa saggezza e competenza, oltre che equilibrio nel dirigere l’udienza.
Il suo nome resterà legato ad uno dei periodi più tristi della Corte costituzionale. Sarà ricordata come colei che unitamente ad altri giudici costituzionali, ha dichiarato la costituzionalità di leggi illogiche, contraddittorie e palesemente negatrici di diritti fondamentali della persona garantiti dalla Costituzione. A cominciare dal noto art. 32 relativo alla materia sanitaria.
La Corte costituzionale da lei presieduta ha “ucciso” per la seconda volta il grande Presidente Aldo Moro che fu il Deputato costituente che volle il secondo comma dell’art. 32 Cost. in base al quale sono in ogni caso banditi trattamenti sanitari violativi della dignità umana.
In una intervista incautamente rilasciata dalla Sciarra Silvana al “Corriere della Sera” il 2 dicembre 2022 il soggetto in questione, a proposito della pretesa costituzionalità delle leggi liberticide in tema di Covid, ebbe a dichiarare (anticipando illegittimamente la motivazione delle sentenze), che la Corte aveva “seguito la scienza”.
A parte il fatto che la scienza medica non esiste in termini di acquisizioni definitive, essendo essa attività di continua ricerca scientifica, è di pochi giorni la notizia che la European Medical Agency e la Commissione europea hanno riconosciuto quel che non si poteva e non si può più nascondere; e cioè il fatto che i sieri magici inoculati nel corpo dei cittadini in forza di una legge estorsiva e ricattatoria, hanno provocato e ancora provocano in misura crescente, migliaia e migliaia di morti.
Non so quale sia il peso di quanto è accaduto sulla coscienza della Sciarra Silvana e dei suoi Colleghi della Corte costituzionale. Non so se la sua sensibilità personale è tale da comprendere che con quelle infauste sentenze, si è resa corresponsabile morale del decesso di migliaia di persone.
Non m’interessa saperlo.
AUGUSTO SINAGRA
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Nitti: Il caso Esposito, Giustizia e integrità politica
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Il Responsabile Comunicazione di Forza Italia Arezzo Edoardo Fabbri Nitti: "Il caso Esposito: un'analisi critica della giustizia italiana" Oggi vorrei discutere di un caso che ha fatto discutere non solo la nostra comunità azzurra ma l'intero tessuto politico-sociale italiano. Parlo del proscioglimento dopo ben sette anni di accuse pesanti per l'ex senatore del Pd Stefano Esposito. Questo episodio non è solo una vicenda personale di un politico, ma rispecchia un problema più ampio che merita la nostra attenzione critica. Il fatto che si tratti di un'avversario politico non deve minimamente influenzare il nostro metro di giudizio, soprattutto in un momento storico in cui il doppiopesismo sembra essere diventato un costante. L'ex senatore Esposito, dopo aver affrontato un "calvario giudiziario" durato sette anni, è stato finalmente prosciolto dalle accuse di corruzione, turbativa d'asta e traffico di influenze. Il caso, aperto dalla Procura di Torino, ha visto intercettazioni telefoniche illegittime, successivamente dichiarate inutilizzabili dalla Corte Costituzionale, sollevando seri interrogativi sulla conduzione delle indagini e sul rispetto delle garanzie costituzionali. Esposito ha vissuto quello che lui stesso ha definito un periodo di "sofferenze", combattendo contro accuse costruite su basi che i magistrati romani hanno definito "irragionevoli" e basate su mere "congetture". La richiesta di archiviazione da parte del Gip di Roma è stata un sollievo, ma non cancella il tempo perso e le difficoltà affrontate. È importante sottolineare qui che, mentre critichiamo la gestione di questo specifico caso, la maggior parte dei giudici italiani svolge il proprio lavoro con onestà e correttezza, come evidenziato da numerosi esempi di integrità nel nostro sistema giudiziario. Tuttavia, quando si verificano errori giudiziari di questa portata, è nostro dovere come rappresentanti politici, e come cittadini, riflettere sulle falle del sistema. La domanda che Esposito pone è legittima: "Chi sbaglia deve pagare?". Questo non è solo un appello alla giustizia per lui, ma un richiamo alla necessità di riforme che garantiscano un'equa responsabilità per chi opera nel sistema giudiziario. Come ha notato l'ex senatore, la solidarietà politica, in particolare dai suoi compagni del Partito Democratico, è venuta a mancare, lasciandolo in una quasi totale solitudine. Questo ci porta a riflettere sul ruolo della politica e sul supporto che dovrebbe offrire ai suoi membri in momenti critici. La politica, al di là delle divisioni partigiane, dovrebbe essere un bastione di supporto e trasparenza, non un luogo dove si abbandona chi viene ingiustamente accusato. Chiudiamo con una citazione di Winston Churchill: "La giustizia è verità in azione". In questo contesto, la verità ha finalmente prevalso per Esposito, ma il percorso verso una giustizia efficiente e giusta per tutti è ancora lungo. È nostro compito non solo come Forza Italia ma come società civile, lavorare per una riforma che garantisca che la giustizia non sia più un calvario, ma un diritto accessibile e rispettoso delle leggi che tutti noi abbiamo giurato di difendere. Edoardo Fabbri Nitti Forza Italia - Coordinamento Regione Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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I Giudici e la Sovranità: Una Riflessione sul Ruolo della Magistratura
I Giudici e la Sovranità: Una Riflessione sul Ruolo della Magistratura
Nell’articolo di Alfredo Mantovano pubblicato da Libero Quotidiano, intitolato "I nostri giudici e la sovranità messa a rischio" (https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/40951693/i-nostri-giudici-e-la-sovranita-messa-a-rischio-l-intervento-di-alfredo-mantovano.html), si affronta un tema di grande rilevanza: il rapporto tra le decisioni della magistratura e la sovranità dello Stato. La riflessione parte da una serie di episodi giudiziari che, secondo l’autore, mettono in discussione il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato, evidenziando come alcune pronunce possano condizionare politiche nazionali di cruciale importanza.
Il contributo della magistratura nel contesto democratico In un sistema democratico, la magistratura gioca un ruolo fondamentale nel garantire l’applicazione delle leggi e il rispetto dei diritti costituzionali. Tuttavia, quando le decisioni giudiziarie iniziano a incidere direttamente su temi di politica nazionale o a rimettere in discussione decisioni legislative, si apre un dibattito complesso. Questo equilibrio deve essere mantenuto con attenzione per non compromettere né l'indipendenza del potere giudiziario né la sovranità del legislatore.
Sovranità e diritti: un binomio indissolubile La sovranità statale non può mai essere interpretata come un principio che si oppone al rispetto dei diritti fondamentali. Al contrario, è proprio attraverso un’efficace tutela dei diritti che uno Stato sovrano può mantenere la propria legittimità. Quando le corti intervengono su questioni sensibili, come l'immigrazione o la gestione dei confini, è necessario che queste decisioni siano pienamente radicate nei principi costituzionali e nella protezione dei diritti umani.
Un confronto costruttivo tra istituzioni Le osservazioni di Mantovano sollevano una domanda importante: come può essere rafforzato il dialogo tra i poteri dello Stato? Una risposta possibile è il potenziamento degli strumenti di confronto istituzionale, promuovendo una maggiore armonia tra legislazione e giurisprudenza. In questo modo, si può evitare che le decisioni giudiziarie siano percepite come una minaccia alla sovranità nazionale e, al contempo, garantire che i diritti fondamentali non vengano sacrificati.
Avv. Fabio Loscerbo
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Blog e risorse giuridiche
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Altri profili e directory
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Il centrosinistra, in effetti, critica oggi l’esito di una riforma di cui aveva messo le basi. Fu infatti Massimo D’Alema, leader dei Democratici di Sinistra, a introdurre i principi del federalismo nel titolo V della seconda parte della Costituzione, quello che disciplina il funzionamento degli enti locali. Prima da presidente della Commissione Bicamerale, istituita nel 1997 per formulare riforme costituzionali condivisa da centrodestra e centrosinistra, e poi soprattutto da presidente del Consiglio, D’Alema fu promotore della riforma di quella parte di Costituzione insieme al ministro per le Riforme istituzionali Giuliano Amato. Il disegno di legge fu presentato dal governo alla Camera il 18 marzo del 1999, e seguì poi il lungo percorso previsto per le riforme costituzionali. Venne approvato in via definita dalla Camera l’8 marzo del 2001.
La riforma del titolo V assegnò tra l’altro una certa autonomia finanziaria e legislativa e nuovi poteri alle regioni, riconoscendo loro la facoltà di legiferare in via esclusiva su alcune materie e di farlo in concorrenza con lo Stato centrale su altre materie. Stabilì inoltre il percorso istituzionale che avrebbero dovuto seguire eventuali nuove leggi per aumentare l’autonomia delle regioni, prevedendo che questi provvedimenti avrebbero dovuto essere approvati a maggioranza assoluta degli eletti delle due camere.
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La nascita di due partiti: "l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altra sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali e democratici della Destra Nazionale)."
Un progetto di controllo o di lobbismo sui mass media. Il piano prevedeva il controllo - tramite acquisizione di quote e fondazione di nuove testate - di quotidiani e la liberalizzazione delle emittenti televisive (all'epoca permesse solo a livello regionale); nonché l'abolizione del monopolio della RAI e la sua privatizzazione. L'abolizione del monopolio RAI era avvenuto prima della scoperta della loggia, con la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1974 che liberalizzava le trasmissioni televisive via cavo.
Superamento del bicameralismo perfetto attraverso una "ripartizione di fatto di competenze fra le due Camere (funzione politica alla Camera dei deputati e funzione economica al Senato della Repubblica)".
Riforma della magistratura: separazione delle carriere di P.M. e magistrato giudicante, responsabilità del CSM nei confronti del parlamento, da operare mediante leggi costituzionali (punto I, IV e V degli obiettivi a medio e lungo termine - vedi infra).
Riduzione del numero dei parlamentari[11].
Abolizione delle province[11].
Abolizione del valore legale del titolo di studio[11].
Non rieleggibilità del Presidente della Repubblica Italiana
Immagine dal Quotidiano Nazionale.
Testo da wikipedia alla voce: Piano di rinascita democratica.
Dicono che il Governo Meloni non stia facendo niente, a me pare che sia persino troppo avanti col programma.
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STUDIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Con i prossimi articoli terminiamo la parte dedicata al "Titolo III - Rapporti economici".
Art. 46.
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
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Art. 47.
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
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Prima di passare al "Titolo IV - Rapporti politici", nel prossimo articolo analizzeremo le consuete situazioni che potrebbero farci "mettere mano" agli articoli costituzionali oggi presi in esame.
Nel frattempo vi ricordiamo di studiare attentamente la nostra carta costituzionale.
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La Riforma costituzionale targata Meloni. La madre di tutte le riforme
La Costituzione della Repubblica Italiana è stata promulgata il 27 dicembre 1947 ed è entrata in vigore il 1° gennaio 1948. È una costituzione flessibile, che può essere modificata solo con una legge di revisione costituzionale o riforma costituzionale. Come si fa una riforma costituzionale? L'iter di una riforma costituzionale è soprattutto disciplinato dall'articolo 138 della Costituzione. La proposta di legge di revisione costituzionale è presentata da almeno un quinto dei membri di una Camera o da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali. La proposta di legge viene poi esaminata dalle Camere, che la approvano con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi. Nella seconda votazione, la legge deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera. Se la legge viene approvata dalle Camere, è sottoposta a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Se il referendum non viene indetto, la legge di revisione costituzionale entra in vigore. Le riforme costituzionali approvate Dal 1948 ad oggi, sono state approvate 15 leggi di revisione costituzionale. Le più importanti sono soprattutto le seguenti: - Legge costituzionale n. 1 del 1953, che ha introdotto l'elezione a suffragio universale e diretto del Presidente della Repubblica. - Legge costituzionale n. 2 del 1963, che ha stabilito un numero fisso di deputati e senatori, l'istituzione della regione Molise e la ridefinizione della Corte costituzionale. - Legge costituzionale n. 1 del 1993, che ha introdotto il bicameralismo perfetto, con l'uguale potere di entrambe le Camere. - Legge costituzionale n. 2 del 1999, che ha riformato il sistema elettorale, introducendo il maggioritario con premio di maggioranza. - Legge costituzionale n. 1 del 2001, che ha introdotto la parità di genere tra candidati e vincitrici in tutte le elezioni. - Legge costituzionale n. 1 del 2020, che ha ridotto il numero di parlamentari da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Le prospettive future Le riforme costituzionali sono soprattutto un tema ricorrente nel dibattito politico italiano. In futuro, è possibile che vengano approvate anche ulteriori riforme, volte a migliorare il funzionamento delle istituzioni e a rendere la Costituzione più adatta alle esigenze del XXI secolo. Ascolta anche gli altri podcast Foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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Un sistema giudiziario a due velocità: il rischio dell'ineguaglianza nell'azione penale.
Giuseppe Bellelli esprime preoccupazione per il futuro della giustizia in Italia.
Giuseppe Bellelli procuratore della Repubblica di Pescara esprime preoccupazione per il futuro della giustizia in Italia, avverte sul rischio di una giustizia differenziata che minaccia l’uguaglianza dell’azione penale. Giuseppe Bellelli è una figura di spicco nel panorama giudiziario italiano. Con un’esperienza consolidata nel campo del diritto penale, Bellelli è noto per il suo impegno nella…
#Alessandria today#avvocatura#azione giudiziaria#azione penale#Cittadini#Costituzione Italiana#Democrazia#Diritti#Giuseppe Bellelli#Giustizia#giustizia differenziata#giustizia selettiva#giustizia sociale#Google News#Ingiustizia#Italia#italianewsmedia.com#Legalità#legalità e democrazia#leggi italiane#lotta alle disuguaglianze#Magistratura#Pescara#Pier Carlo Lava#Politica#principi costituzionali#Pubblico Ministero#Riforma della giustizia#riforme#riforme giudiziarie
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La gerarchia delle fonti del diritto
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Nell'ambito del diritto, la gerarchia delle fonti rappresenta un sistema di classificazione che stabilisce l'importanza e l'autorità delle diverse fonti normative. Questo sistema è essenziale per garantire l'ordine e la coerenza nell'applicazione del diritto. In questo articolo, esploreremo la gerarchia delle fonti del diritto e il loro ruolo nell'ordinamento giuridico. La gerarchia delle fonti del diritto può variare da paese a paese, ma in generale, possiamo identificare una gerarchia comune che si applica in molti ordinamenti giuridici. Questa gerarchia prevede l'esistenza di fonti primarie e fonti secondarie. Le fonti primarie sono quelle considerate di maggiore rilevanza e autorità. Nella maggior parte dei sistemi giuridici, le costituzioni occupano la posizione più alta nella gerarchia delle fonti. La costituzione di uno Stato definisce i principi fondamentali, i diritti e gli obblighi dei cittadini, nonché l'organizzazione dello Stato stesso. Le disposizioni costituzionali hanno una supremazia rispetto alle altre fonti normative e possono essere modificate solo attraverso procedure specifiche e rigorose. Dopo le costituzioni, le leggi occupano una posizione di rilievo nella gerarchia delle fonti. Le leggi possono essere emanate dal parlamento o da altre istituzioni competenti e sono generalmente vincolanti per tutti i soggetti a cui si applicano. Le leggi coprono una vasta gamma di materie e sono adottate per disciplinare specifici ambiti del diritto, come il diritto civile, il diritto penale, il diritto commerciale, e così via. Le fonti secondarie del diritto sono quelle che derivano dalle fonti primarie e forniscono dettagli, interpretazioni o chiarimenti su di esse. Queste fonti possono includere decreti governativi, regolamenti amministrativi, decisioni delle corti e trattati internazionali. Anche se le fonti secondarie non hanno la stessa autorità delle fonti primarie, possono comunque avere un ruolo significativo nell'applicazione e nell'interpretazione del diritto. Oltre alla gerarchia tra fonti primarie e fonti secondarie, esiste anche una gerarchia interna all'interno di ciascuna categoria. Ad esempio, all'interno delle leggi, possiamo trovare leggi costituzionali, leggi ordinarie e leggi regionali o locali, ognuna con un livello di autorità diverso. Allo stesso modo, anche all'interno delle fonti secondarie, possono esistere gerarchie, come ad esempio il grado di autorità delle decisioni delle corti. La gerarchia delle fonti del diritto è fondamentale per garantire la coerenza, la certezza e l'efficienza del sistema giuridico. Essa permette di risolvere eventuali conflitti tra le norme e stabilisce i criteri per interpretare e applicare il diritto in modo uniforme. In caso di conflitto tra diverse fonti, le fonti superiori hanno la precedenza su quelle inferiori. È importante sottolineare che la gerarchia delle fonti può variare a seconda del sistema giuridico di riferimento. Ad esempio, in alcuni ordinamenti giuridici, i trattati internazionali possono avere una posizione superiore rispetto alle leggi nazionali. Inoltre, l'evoluzione del diritto e le nuove sfide sociali possono portare a una ridefinizione della gerarchia delle fonti. In conclusione, la gerarchia delle fonti del diritto costituisce il fondamento dell'ordinamento giuridico di un paese. Essa stabilisce l'autorità delle diverse fonti normative e fornisce un quadro per l'applicazione coerente e uniforme del diritto. La conoscenza e la comprensione della gerarchia delle fonti sono essenziali per giuristi, avvocati, giudici e tutti coloro che lavorano nel campo del diritto. Fonti: - "Gerarchia delle fonti del diritto", Treccani - https://www.treccani.it/enciclopedia/gerarchia-delle-fonti-del-diritto/ - "Gerarchia delle fonti del diritto: diritto interno e diritto internazionale", Diritto.it - https://www.diritto.it/gerarchia-delle-fonti-del-diritto-diritto-interno-e-diritto-internazionale/ - "La gerarchia delle fonti nel diritto italiano", Altalex - https://www.altalex.com/documents/news/2014/07/08/la-gerarchia-delle-fonti-nel-diritto-italiano - "Gerarchia delle fonti", Ius in Action - http://www.iusinaction.com/gerarchia-delle-fonti/ - "Sources of Law and Hierarchy of Norms in Legal Systems", European e-Justice Portal - https://e-justice.europa.eu/content_sources_of_law-20-it-en.do Read the full article
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Lo stato punisce per l'art 4 comma 1 d.l. 19/2020
Lo stato punisce per l’art 4 comma 1 d.l. 19/2020
In questi giorni, riceviamo infiniti messaggi sulla ricezione di verbali del tutto illeggittimi per molti dei casi, a parte tutti gli articoli che vengono violati da marzo ad oggi con l’impugnatura di decreti altamente discutibili, cerchiamo adesso di chiedere giustizia per il verbale fatto in questi giorni a Palermo, e che sta facendo il giro d’Italia.
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Quello sopra è stato l’articolo violato…
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quindi, dall'alto della mia ignoranza: se vince la destra (si, so che vincerà la meloni merdona mi sono rassegnata) siamo fottuti, ma anche se non vince (impossibile) la destra siamo fottuti perché in parlamento avrebbero comunque la maggioranza e andrebbero contro ogni buona idea/proposta, caproni come sono
e altra cosa che peggiora ulteriormente la situa è la gente che non sa chi votare e che quindi non va a votare perché si è già rassegnata regalando la vittoria ai fascistoni
o sbaglio? dimmi che sbaglio 🥹🥹
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immagino sia sempre la stessa persona ma ad ogni modo: a crucci simili risposta combinata
ALLORA FERMI TUTTI
ttate bboni un attimo
quello che sappiamo, grazie all’incredibile dono del realismo, è che la coalizione di destra, in quanto molto più compatta (sono sempre stati più bravi a fare fronte unito nonostante le differenze interne) otterrà una maggioranza ampia abbastanza per governare (anche tirando su qualche altro piccolo partito, nel caso. lì si dovrà vedere quale maggioranza si verrà a formare) e ottenere la fiducia in parlamento, passaggio fondamentale. visto l’andazzo, sappiamo anche che probabilmente meloni sarà presidente del consiglio - anche se prima ci sarà tutta la faccenda della formazione del governo, e bisognerà vedere anche la reazione di mattarella rispetto alle proposte di ministri da nominare (v. caso savona nel 2018).
quello che non sappiamo è ovviamente tantissimo. tra le varie, non sappiamo che tipo di maggioranza otterrà la destra. cerco di farla facile, anche semplificando un po’, perché qui purtroppo bisogna considerare non solo le norme, ma anche le dinamiche della politica, che sono molto volubili. MA
un conto è “avere il sostengo della maggioranza parlamentare” che ti permette di governare (salvo altre eccezioni). un altro è la maggioranza numerica richiesta per far passare una legge, una revisione costituzionale etc etc. chiaramente se hai una maggioranza che ti sostiene puoi contare su un numero consistente di voti nella direzione che vuoi tu, cosa che ti permetterà di far avanzare il tuo programma politico, MA non è scontato che questi due aspetti della “maggioranza” coincidano sempre, perché, come vediamo spesso, non solo le alleanze tra partiti, ma anche i partiti stessi si sfaldano quando si tratta di approvare determinate leggi - per visioni discordanti, ma anche per fare il proprio gioco politico. QUINDI maggioranza =/= faccio tutto ma proprio tutto quello che voglio [certo poi, vista la compattezza della destra, avranno maggiore facilità a portare avanti il loro programma, differentemente da un governo sostenuto da partiti molto diversi tra loro]. IN SOLDONI eh. manuale alla mano ovviamente la situazione si fa più complessa. ma giusto per arginare un attimo il panico
la cosa EFFETTIVAMENTE preoccupante è il rischio che, per numero di voti ottenuti e per effetto dell’attuale legge elettorale (che ha una quota proporzionale e una maggioritaria) la destra riesca addirittura a ottenere una maggioranza dei 2/3 (che in questo caso si chiama qualificata), in una o entrambe le camere. l’inquietudine deriva dal fatto che con quella maggioranza è possibile modificare la costituzione senza passare per il referendum (le camere votano due volte, se la seconda volta raggiungono la maggioranza dei 2/3, non è possible richiedere la consultazione popolare -> art 138 cost). questo è quanto mi preoccupa di più, perché con una maggioranza così ampia sì che si rischia di passare da un cattivo governo a un governo da temere molto di più (non direi in termini apocalittici da anni ‘20, ma non ci tengo nemmeno a trovarmi in un’ungheria più calda, ché non ci sarebbe nemmeno da cambiare la bandiera più di tanto, lol)
e comunque HEY ricordiamoci che abbiamo delle garanzie costituzionali, re: gli spiegoni sul presidente della repubblica e la corte costituzionale, che comunque hanno il compito di assicurare la tenuta della costituzione, che è rigida e, appunto, garantita […]
qui invece facciamo finta che abbia fatto lo spiegone sull’opportunità o meno di fare troppe cazzate anche a livello internazionale ed europeo
QUINDI disgusto: sì hai voglia, paura: abbastanza, terrore: non mi sbilancerei al momento, speranze: poche, voglio: spararmi
so bene che molti purtroppo non voteranno (o non potranno votare, come molti fuorisede) ma chi ne ha modo LO FACCIA MI RACCOMANDO VOTATE
#[…] perché se attacco con le garanzie costituzionali non la finiamo più amici perché la rigidità costituzionale è tra i miei temi. quindi#spero di essere stata chiara. ho semplificato alcuni passaggi e concetti perché a) si è fatta una certa e b) prima è importante capire la#logica alla base
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Basta con le ideologie !!! Di Fidenzio De Carolis de la ++StampaVera eSincera.it"++
Perché no, assolutamente no allo ius scholae ??? La cittadinanza italiana non si regala con facilità ma con un percorso educativo e scolastico da verificare e che consenta davvero ai nuovi italiani di sentirsi italiani con conoscenza e condivisione di fatti storici, sociali, valori culturali, morali e religiosi che accomunano tutti gli italiani, come l'amore patrio e il sentimento di sentirsi italiani difronte ai milioni di Italiani morti per fare l'Italia!!! Non possono essere soltanto cinque anni di un percorso scolastico primario, senza neanche verificarne la comprensione ( magari dopo un ciclo di studi di 10 anni da completare con esami che verifichino davvero che ci si sente italiani) a dare la patente di italianità, senza conoscerne e condividerne la storia, la cultura, le tradizioni, il sentimento popolare e l'amore per una patria per la quale si è pronti a morire per difenderla e perché la si sente nel cuore ❤️!!! I ragazzi 17 enni e 18 enni italiani del 1899, che combatterono e morirono nella prima guerra mondiale per l'Italia, non non capirebbero e né approverebbero vedere concessa la cittadinanza italiana dopo solo cinque anni di scuola primaria, nei quali 5 anni non certo si formerà una coscienza civile, morale, culturale e di amore per la propria nazione, ma semplicemente enclaves di nuovi italiani con il cuore, le tradizioni, i valori e l'amore per la nazione di origine o provenienza!!!
Tra le varie tesi portate a favore del “no” allo ius scholae, questi partiti sostengono, per esempio, che al momento un cambiamento nelle leggi sulla cittadinanza non è la priorità per il governo italiano, che dovrebbe invece pensare alla guerra in Ucraina e studiare misure per sostenere le famiglie messe in difficoltà dall’aumento dei prezzi della benzina o dalle bollette. L’11 marzo, per esempio, Giorgia Meloni ha scritto su Twitter che «famiglie e imprese italiane arrancano» a causa della pandemia e della guerra, mentre il Pd continua «a parlare di cittadinanza agli immigrati». Questa argomentazione è stata sostenuta anche dal senatore Maurizio Gasparri, di Forza Italia, partito che comunque ha votato a favore del testo in Commissione Affari costituzionali alla Camera.
Chi si oppone allo ius scholae ripete spesso che la riforma introdurrebbe criteri troppo generosi per la concessione della cittadinanza, arrivando di fatto a “regalarla”. In una diretta Facebook del 9 marzo, per esempio, la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli ha detto che la proposta andrebbe bocciata perché permetterebbe a chiunque abbia frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia di ottenere la cittadinanza, pur senza aver necessariamente concluso il ciclo di studi e «senza verificare l’apprendimento della lingua italiana».
Effettivamente il testo unificato approvato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera non fa riferimento al superamento o alla conclusione di un ciclo di studi, e pone come requisito l’aver «frequentato regolarmente» una scuola per almeno cinque anni. Diversi emendamenti presentati sono concentrati proprio su questo punto, cercando di inserire requisiti più stringenti legati al rendimento scolastico.
Il deputato leghista Rossano Sasso ha invece criticato la proposta affermando che già oggi nel nostro Paese i minori stranieri godono delle stesse tutele di quelli italiani, pur senza essere formalmente cittadini. È sostanzialmente vero, anche se ricordiamo che per alcune questioni specifiche possono esserci alcune disparità di trattamento tra minori italiani e stranieri.
In passato alcuni esponenti del centrodestra, tra cui Salvini, hanno inoltre più volte ripetuto che già oggi l’Italia è tra i Paesi europei che concedono più cittadinanze, sostenendo che quindi non c’è bisogno di modificare le norme. È vero che tra il 2015 e il 2017 l’Italia è stato il Paese europeo ad avere concesso il maggior numero di cittadinanze, scendendo poi al terzo posto negli anni successivi e ritornando prima nel 2020, ma questa tendenza non è dovuta tanto alla “generosità” del sistema vigente, quanto al fatto che negli ultimi anni molte persone arrivate a partire dagli anni Novanta hanno effettivamente maturato i requisiti necessari per ottenere la cittadinanza italiana.
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