#delegittimazione
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Controcampo: Il Ruolo dei Media negli Attacchi alla Magistratura – Una Questione di Interesse?
Analisi critica delle motivazioni e degli obiettivi dietro le frequenti critiche alla magistratura da parte della stampa.
Analisi critica delle motivazioni e degli obiettivi dietro le frequenti critiche alla magistratura da parte della stampa. Alcuni giornali portano avanti un’opera di critica costante verso la magistratura, sollevando dubbi sulla legittimità delle inchieste e sulla politicizzazione delle azioni giudiziarie. Articoli recenti dipingono i magistrati come attori influenzati, suggerendo che le loro…
#articoli di cronaca#credibilità istituzioni#critiche#delegittimazione#difesa politica#Giornalismo#Giustizia#indipendenza giudiziaria#Informazione#Italia#Magistrati#Magistratura#manipolazione mediatica#Media#Opinione pubblica#polarizzazione#Politica#stampa e giustizia#teoremi magistratura
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Marco Tarchi ha affermato giustamente che il populismo ha un nucleo di caratteri ricorrenti, che lo fanno somigliare ad una ideologia
Si è scelto qui di seguire l’ottimo saggio di Matteo Truffelli per distinguere in questo mare di termini confusi i diversi concetti e cercare una definizione convincente di “antipolitica”. Essa va anzitutto distinta dal “qualunquismo”, termine che andrebbe usato esclusivamente per il movimento di Guglielmo Giannini, ma che proprio per confronto con quell’esperienza fu usato (e lo è ancora) per…
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#Alberto Libero Pirro#antipolitica#autorità#delegittimazione#Giorgio Galli#legittimazione#libertà#Marco Tarchi#Max Weber#populismo#qualunquismo#rifiuto
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Marco Tarchi ha affermato giustamente che il populismo ha un nucleo di caratteri ricorrenti, che lo fanno somigliare ad una ideologia
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Marco Tarchi ha affermato giustamente che il populismo ha un nucleo di caratteri ricorrenti, che lo fanno somigliare ad una ideologia
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Marco Tarchi ha affermato giustamente che il populismo ha un nucleo di caratteri ricorrenti, che lo fanno somigliare ad una ideologia
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IL SORPASSO.
Frequenza dell'uso dei termini "complottismo" e "dietrologia" - il nome che gli si dava nel secolo scorso - secondo Google Ngram Viewer, il servizio di Google che misura le occorrenze delle parole nei libri pubblicati in una data lingua sui libri digitalizzati fino al 2019.
Via https://www.ilpost.it/2024/02/08/sgobba-quando-il-complottismo-si-chiamava-dietrologia/
Della parola “complottismo”, prima degli anni Ottanta non ci sono occorrenze. “Complotto” è un francesismo che all’inizio era semplicemente sinonimo di “folla”, poi venne usato al posto di “congiura” o “cospirazione”, si diffuse negli anni Venti attraverso l’espressione “complotto giudaico”.
«(Dietrologia é) parola sconosciuta in altre lingue. (E') la convinzione che quel che si vede, si legge e si sente dire non è la verità, ma che essa sta dietro, sotto, sopra, accanto, al di là – comunque non esposta agli occhi dell’uomo della strada», scriveva nel 2001 lo storico della letteratura italiana Joseph Farrell. A quel tempo "dietrologia" era termine dismissivo usato da decenni dai conservatori - Indro Montanelli il principale - per descrivere la mentalità "vi stanno fregando di nascosto, non ci cascate" tipica della sinistra ruspante d'allora.
Complottismo supera e rimpiazza dietrologia per via internazionale. Siamo nel 2015, l’anno delle campagne elettorali Brexit e dell’elezione di Donald Trump. Dopo la "first reaction, choc" (cit. Renzi) del mainstream media a quei due accadimenti nefasti (per loro), parte la delegittimazione.
Ironia del destino cinico e baro: prima la "dietrologia" distingueva la sinistra, ora essa subisce il complottismo, senza rendersi conto che sono loro, elite e affluent, ad essersi spostati (dal popolazzo alla turris eburnea). Alcuni reagiscono: pur essendo ora elite non è il caso di togliersi un'arma così potente. I chierici dell'ortodossia del Wu Ming 1 propongono di distinguere tra ipotesi di complotto (specifiche, confutabili, limitate nel tempo) e fantasie di complotto (universali, inconfutabili, eterne). Molto logico sul piano teorico, solo che sul piano pratico si esercita mediante presidi "fact checking": carubbaneri al posto di blocco lungo la circolazione delle idee, patente e libretto.
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Generale dietro la collina
Per comprendere il pensiero del generale - apro metaforicamente una parentesi sull��etimologia pensiero/generale, che già di per sé fa ridere, perché è un ossimoro. Pensiero è l’atto con l’anima percepisce, riflette, immagina, giudica, ragiona. Generale, rango più alto delle ff.aa., proveniente da una selezione e formazione, avrebbe giurato fedelta’ alla e, sulla Carta Costituzionale.
Ne consegue che il pensiero dell’ufficiale in quota partito xenofobo, appare – con un prima e superficiale lettura, quantomeno in contrasto ai valori sui quali si è impegnato - con l’atto di giuramento, appena terminato il corso in quel di Modena. Ne consegue altresì che, personalmente, inizio a dubitare dell’impegno del giuramento, ormai ridotto a stanca e vuota liturgia tra fanfara, pennacchi e mostrine.
Il pensiero del militare, quindi, meglio a questo punto denominarlo con il sostantivo corretto di milite dell’esercito naz.le repubblicano, posto che egli vanta le lodi del proprio precursore nato a Predappio, non è una boutade elettorale con il solo intento di attrarre a se le simpatie/voti dei nostalgici.
Niente affatto, è molto più profondo, come meglio descrivono, con lungimirante intuito, Piero Calamandrei, negli anni successivi alla liberazione e, Primo Levi, con la celebre intervista RAI del 1970:
· “Non saranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo…il pericolo non è in loro, è negli altri, è in noi, in questa facilità di oblio, in questo rifiuto di trarre le conseguenze logiche dell’esperienza sofferta, in questo riattaccarsi con pigra nostalgia, alle comode e cieche viltà del passato. Oggi le persone benpensanti di questa classe intelligente – così sprovvista di intelligenza, cambiano discorso infastidite quando sentono parlare di antifascismo” (P. Calamandrei 1946 Il Ponte)
· Dove un fascismo, non è detto che sia identico a quello, un fascismo cioè un nuovo verbo, come quello che amano i nuovi fascisti d’Italia, cioè che non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo gli stessi diritti, alcuni hanno i diritti, altri no. Dove questo verbo attecchisce alla fine c’è il lager, questo io lo so con precisione” (Primo Levi 1970)
Ancora più incisivo è il libro di L.Falsini – La storia contesa, quando, citando E. Gentile, afferma che è in atto, da tempo e, per nulla sottotraccia, la defascistizzazione retroattiva, intesa come edulcorazione del fascismo e mancato riconoscimento della sua struttura totalitaria: “Assolvendo il fascismo abbiamo cercato di assolvere noi stessi per il consenso dato a un regime totalitario e oppressivo. Ma come dice Henry Rousso, la rimozione di un evento traumatico può produrre il “ritorno del rimosso” che può poi trasformarsi in “ossessione della memoria”.
Ma non basta l’oblio della classe intelligente - sprovvista di intelligenza, infatti si aggiunge anche l’oblio delle nuove generazioni verso il tema del fascismo, che si trasforma in “destoricizzazione della coscienza giovanile” e “delegittimazione del discorso storico” nell’attuale superficiale società contemporanea, dominata da una visione sostanzialmente aproblematica del mondo, dove tutto è lecito e consentito, in nome della libertà di espressione anche di un milite, a cui mancano le più elementari basi di vivere civile.
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Tutti in ginocchio
Anche nelle reti televisive non appartenenti a lui, il santino è pronto. Il Monumento, anche per le doti personali, per la simpatia (la politica è intrattenimento), anche per il lato umano (ci aspettiamo che i politici siano diavoli bavosi), è pronto a superare la grandezza del Duomo di Milano. Imminenti i paragoni con Aldo Moro e De Gasperi. Tutti in ginocchio in una messa cantata per dimenticare la storia. Una corsa ad esprimere cordoglio per un uomo che ha conquistato la televisione per poter conquistare le coscienze ed il senso della realtà. Mussolini si rese conto che avrebbe dovuto fare il Concordato con la Chiesa cattolica per consolidare il suo consenso; oggi, per lo stesso scopo, bisogna acquistare una società di calcio, spendere tantissimo e farla vincere. Se trionfi nel campo della vera religione di massa, il calcio, in politica tutto è in discesa. In un mondo semplificato dalla logica sportiva dei meritevoli e degli sfigati, dei vincenti e dei servi, non c’è piacere migliore del baciare i piedi di chi ha denaro, potere e forza mediatica. Il Padrone potrà anche aver dato un contributo decisivo alla crisi profondissima sul piano economico (esplosione del debito pubblico, crescita zero, natalità zero, aumento dell’emigrazione, salari più bassi d’Europa), sul piano culturale (falsificazione del liberalismo, volgarizzazione della televisione, pornografizzazione delle donne, delegittimazione della scuola e della cultura), sul piano morale (evasione fiscale, prostituzione a livello pubblico, corruzione, rapporti opachi con la mafia), sul piano della legalità (condanna definitiva per frode fiscale e cacciata dal Senato nel 2013, decenni passati a parlare dei suoi processi, risolti con fughe, leggi ad personam ed insulti ai magistrati, definiti “malati mentali), politico (attacco a tutti i poteri terzi in pieno malinteso della democrazia, l’amicizia con i dittatori, l’avallo della guerra in Iraq e della repressione di Genova 2001, alleanze con fascisti e razzisti) potrà aver fatto tutto questo, ma innanzitutto dobbiamo nascondere il servilismo e l’assenza di libertà critica dietro l’ovvia pietà per un anziano che muore. Anche questa indulgenza è il tripudio del berlusconismo, una sintesi di perdonismo immorale, plutocrazia anticristiana, cortigianeria e fascino per il potere, sempre lo stesso della tradizione della penisola, atavico, popolare, sempre concesso dal basso della plebe verso l’alto di vescovi e re, papi e sovrani, mafiosi e piazzisti mediatici.
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VIMINALE, ASTENSIONE E MATTARELLA
A parte i molto dubitabili dati forniti dal Ministero dell'Interno circa la percentuale di astensioni alle votazioni per il Parlamento europeo, indicata al 50,25 per cento (astensione che dal 75 per cento delle ore 19 di domenica 9 giugno, sarebbe improvvisamente e miracolosamente scesa nel giro di 4 ore al 50,25 per cento) dati che sono di fatto impossibili da verificare, c'è che furbescamente non si è tenuto conto del più di un milione e mezzo di schede bianche o annullate per volontà degli stessi votanti.
Dunque, l'astensione (in Italia) intesa come rifiuto dei burocrati e malfattori di questa Unione europea, e come delegittimazione della classe politica "dirigente" ritenuta indegna, sale a circa il 65-70 per cento; in linea con le percentuali di astensioni in altri Stati della UE, come per esempio l'Olanda e la Repubblica Ceca.
E qualcuno vorrebbe ancora dubitare del devastante significato politico di tale esplicito rifiuto di questo schifo di UE❓
Devastante significato politico anche all'interno degli Stati.
Vi è poi che, fuori da ogni ragionamento truffaldino, se l'astensione viene calcolata in rapporto al numero degli aventi diritto al voto, in rapporto agli aventi diritto al voto va calcolata la percentuale dei voti ottenuti dai partiti.
E così si scoprirebbe che "Cognati e Compari d'Italia" hanno conseguito il 14 per cento dei voti, il PD l'11 per cento, "Alleanza Verdi e Sinistra" non avrebbe superato la soglia di sbarramento del 4 per cento, e così pure i "5 Così". E così via.
È questa che si chiama onestà intellettuale e politica.
È così che va rispettato - e non ingannato - il Popolo.
Spiace per Mattarella (che ora non esterna più...), ma queste votazioni hanno consacrato la sovranità dello Stato italiano non della mefitica UE che causa guerra e povertà a beneficio di coloro che ci portarono la Coca Cola e ci rubarono l'anima, e che per merito dei loro bombardamenti terroristici, vengono chiamati "liberatori"❗️❗️
AUGUSTO SINAGRA
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quando la finiranno di strumentalizzare gli atleti poc italiani in questo paese sarà comunque troppo TROPPO TARDI. forse non si rendono conto di quanto sia disumanizzante questa retorica e degradante, come se la tua esistenza e i tuoi risultati sportivi e i tuoi sacrifici devono passare attraverso la delegittimazione della destra. "beccati questo vannacci" ma questi ragazzi possono esistere a prescindere senza essere per forza strumento di rivendicazione? possono esistere senza dover provare niente a nessuno? possiamo respirare in questo paese e fare del bene e rappresentare questa bandiera senza per forza dover essere utilizzati come strumento politico. pensate che privilegio poter postare collage di foto di ragazzi non bianchi e poter dire "è questa l'italia che vogliamo" amo ma guardati intorno questa non è l'italia che vuoi, questa è l'italia che è. Esiste già, non deve dimostrare niente e non deve fare un piacere a nessuno.
#sì capisco gli intenti ma ora basta#fa cagare a destra e a sinistra tutto questo per motivi diversi#fa cagare la tot*lo che twitta la foto della nazionale francese per parlare di sostituzione etnica#fanno cagare i kompagni che credono sia intelligente rispondere a tono con “ehehe intanto loro portano i risultati!!!!”#NON lo DEVI dire tu. non sono qui per portare i risultati. sono qui a rappresentare i loro paesi perché CI SONO NATI.
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Oggi ho letto su un giornale fasciotrash (non importa quale, fanno schifo uguale) un titolo sui figli adottivi in cerca dei "veri genitori". C'era da aspettarselo, che la crociata contro qualsiasi famiglia che non sia quella omologata (papà-mamma-figli biologici, meglio se tutti bianchi e cristiani) arrivasse a questo punto: alla delegittimazione dei genitori adottivi, considerati evidentemente "falsi" - se i "veri" sono quelli biologici. Sono sicuramente un po' sensibile sul tema, per motivi personali. Ma la distinzione tra "veri" e "falsi" genitori basata sulla biologia la trovo vomitevole. E trovo sconfortante, terribilmente sconfortante, leggere ancora, nel 2023, la dizione "veri genitori" in riferimento alla biologia e alla genetica, come se non fosse vero genitore chi quei figli ama, accudisce e cresce ogni giorno, condividendo ogni gioia, dolore, fatica, successo, insuccesso - e tutto il resto.
Alessandro Gilioli, Facebook
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Gita scolastica, tragico incidente: 'Delegittimazione docenti e social-network aumentano responsabilità docenti'
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Violento attacco informatico contro Rete L’Abuso
Ci sono temi, denunce, lotte, tabù per l’italiota media. Non se ne deve parlare, omertà assoluta pena lo scandalo, l’isolamento, la delegittimazione, i rutti dei branchi servili. Martin Luther King disse di temere il silenzio degli onesti più della violenza dei malvagi. Di onesti, soprattutto intellettualmente, ne vediamo sempre meno, rari più delle mosche bianche. Mentre i silenzi abbondano. Al…
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Santalucia: "Sono inutili e pericolosi". Casciaro: "Nessuna categoria ha controlli su equilibrio come la nostra" Sull'ipotesi di introdurre test psico attitudinali per i magistrati "l'unico effetto che gli annunci hanno avuto è stato quello del dileggio" dell'ordine giudiziario. Così il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, in un punto stampa a margine del comitato direttivo centrale in corso a Roma. "Vogliamo capire cosa ha in mente il governo, poi ci confronteremo". "Siamo di fronte a messaggi provocatori" rispetto ai quali "dobbiamo mantenere la razionalità e non cedere a risposte emotive", ha detto Santalucia in un passaggio della sua relazione al Cdc, ricordando che "in Francia i test c'erano e poi sono stati aboliti" e sottolineando la loro "inutilità e pericolosità". I magistrati, ha osservato il presidente Anm, "non sono scoperti, ci sono meccanismi di controllo" e "l'equilibrio è il primo parametro di controllo" poi "c'è il tirocinio di 12 mesi". Anche il segretario dell'Anm, Salvatore Casciaro, ha evidenziato che "l'effetto mediatico è stato quello del discredito della magistratura e la sua delegittimazione. Nessuna categoria ha controlli sull'equilibrio come la nostra". Reclutamento straordinario togheQuanto all'ipotesi di un reclutamento straordinario dei magistrati "è inaccettabile, non si può pensare di rendere il concorso un 'non concorso'" con uno "svilimento dei giovani" che aspirano a entrare in magistratura, ha detto Santalucia."In un documento abbiamo spiegato le ragioni della nostra contrarietà, perché non sia spacciata come chiusura di casta", ha ricordato Santalucia, nella sua relazione di apertura del Cdc, sottolineando che "la semplificazione delle prove ridicolizza il concorso, che diventa un finto concorso" e che rispetto a quanto previsto dalla Costituzione "il legislatore ordinario non può fare del concorso un simulacro di concorso"."Siamo contrari a concorso riservato per chiunque, ci siamo sempre battuti per un concorso per tutti", ha spiegato il presidente Anm, "la semplificazione delle prove ridicolizza il concorso, che diventa un finto concorso". Separazione carriere Santalucia ha poi ribadito che "la separazione delle carriere è per noi una cattiva riforma, abbiamo il dovere civico di dirlo". "Non è per difesa corporativa - ha chiarito - L'unico scopo per noi è ampliare gli argomenti di discussione: non vogliamo interdire nulla, siamo rispettosi della sovranità del Parlamento ma quando ci si accosta a una riforma costituzionale bisogna avere massima consapevolezza della posta in gioco. Noi mettiamo in campo argomenti, siamo fiduciosi in una democrazia che discute, noi vogliamo discutere, non vogliamo deliberare". {} #_intcss0{display: none;} #U1122464673449E { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11224646734AgG { font-weight: bold; font-style: normal; } Fonte
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Chiamarli CPR è una truffa, il loro nome è: galere - Osservatorio Repressione
Ufficialmente, il nostro ordinamento nega ogni assimilazione tra centri per migranti e carceri. Ma una bugia, anche se scritta in Gazzetta Ufficiale, resta sempre una bugia
di Andrea Pugiotto
1. Mentre gira la giostra di delegittimazione della giudice Apostolico, si perde sullo sfondo ciò che deve restare al centro della scena: le ragioni per cui la sua ordinanza (Trib. Catania, Sez. Immigrazione, 29 settembre 2023) non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini entrati irregolarmente in Italia. Se impugnata dal Governo, sarà la Cassazione a valutarne la correttezza giuridica. Ma non potrà certo contestarne la premessa generale, secondo cui “il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale e limitativa della libertà personale”. Una premessa ora ribadita dall’ordinanza emessa da altro giudice dello stesso tribunale (in data 8 ottobre 2023): cercasi video. Invece di partecipare al rodeo polemico in corso, di questo servirebbe ragionare: di una detenzione formalmente amministrativa che maschera una misura sostanzialmente penale, in assenza di colpa e di reato e che, quanto a durata, tocca oggi la vetta dolomitica dei 18 mesi.
2. Ufficialmente, il nostro ordinamento nega ogni assimilazione tra centri per migranti e circuito penitenziario. Ma una bugia, per quanto scritta in Gazzetta Ufficiale, resta sempre una bugia. Vale, innanzitutto, per gli acronimi con cui – nel tempo – la legge li ha battezzati: CPTA, CPT, CIE, CPR. Sono falsi nomi scelti per non usare quello corrente in Europa, “centri di detenzione amministrativa”, che ha il difetto di richiamare la condizione di un soggetto in vinculis, nella disponibilità fi sica dello Stato. La detenzione, infatti, era la misura restrittiva della libertà personale, alternativa alla reclusione, che il codice penale Zanardelli stabiliva per i reati meno gravi. Ne reca ancora traccia la lingua italiana, dove la parola è sinonimo di prigionia, carcerazione. Lo conferma l’art. 13 Cost., il cui 2° comma include la detenzione tra le forme restrittive della libertà personale. Evitando quel nome, si è tentato di accreditare la tesi minimalista di un trattenimento che inciderebbe solo sulla libertà di circolazione e di soggiorno (art. 16 Cost.), senza coartare la libertà personale del migrante, intendendo così sottrarre la misura alle garanzie proprie dell’habeas corpus. “Detenzione”, dunque, è un nome indicibile perché presenta l’inconveniente di indicare i centri per quello che sono: una “galera amministrativa”.
3. È stata la Corte costituzionale – in solido con la Corte EDU – a smentire queste falsificazioni semantiche. Sia il trattenimento nei centri (sent. n. 105/2001), sia il respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera (sent. n. 275/2017) determinano “quella mortificazione della dignità dell’uomo che si verifica in ogni evenienza di assoggettamento fisico all’altrui potere e che è indice sicuro dell’attinenza della misura alla sfera della libertà personale”. Non a caso, i garanti dei diritti dei detenuti esercitano le proprie funzioni anche all’interno dei CPR e il Garante nazionale in qualsiasi struttura analoga, finanche negli aerei usati per il rimpatrio. Del resto, la tetra architettura che sovrasta i dieci CPR attualmente esistenti in Italia (Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma, Palazzo San Gervaso, Macomer, Brindisi, Bari, Trapani, Caltanissetta) ricalca il modello tipico della prigione. Esemplare quello barese: ingressi militarizzati e blindati; celle chiuse dall’esterno sorvegliate da forze dell’ordine; spioncini alle porte metalliche; finestre con inferriate anti-evasione; illuminazione a comando esterno affidato ai vigilanti; moduli d’arredo fissi al pavimento; servizi igienici privi di riservatezza; recinti metallici videosorvegliati (cfr. l’Unità, 22 settembre). Lo confermano, infine, i rapporti all’esito dei sopralluoghi svolti da apposite Commissioni parlamentari, nelle passate legislature: i centri per stranieri sono, in tutto e per tutto, carceri extra ordinem.
4. Definirli così non è una provocazione, ma un dato giuridico. In violazione del principio nulla poena sine crimine, i loro “ospiti” non sono accusati di alcun reato e la loro condizione di irregolari destinati all’espulsione si forma – normalmente – fuori dal circuito penale. In violazione della riserva di legge, che secondo l’art. 13 Cost. deve stabilire “i modi” di ogni restrizione della libertà personale, l’organizzazione di questi centri è disciplinata da un decreto del Ministro dell’interno (20 ottobre 2014, n. 12700). Si tratta, infine, di una detenzione privatizzata, appaltata a enti interessati al minimo costo gestionale e al massimo profitto, correlato al più alto numero di migranti trattenuti. Misurati con il metro dello Stato di diritto, dunque, i CPR sono luoghi dove lo stato d’eccezione si fa regola, applicata a stranieri da considerare “fuorilegge” non perché la trasgrediscano, ma perché nessuna legge li riconosce e li protegge adeguatamente.
5. È per centri siffatti che è stata decretata la straordinaria necessità e urgenza di prolungare la detenzione fi no a un anno e mezzo, oltre a programmarne la realizzazione di ulteriori (artt. 20 e 21, decreto-legge n. 124 del 2023). Eppure, il Governo sa bene che non esiste alcuna relazione tra rimpatrio e durata del trattenimento. Dati alla mano, lo ha spiegato il Garante nazionale Mauro Palma, relazionando alle Camere il 15 giugno scorso: “la percentuale di rimpatri non ha mai raggiunto il 60% delle persone ristrette anche per lungo tempo in tali strutture”. I fattori in grado di sbloccare una procedura espulsiva inceppata sono altri: l’esistenza di accordi bilaterali con il paese d’origine; la collaborazione tra autorità consolari; l’efficacia investigativa di polizia nell’identificare il soggetto da espellere. A cosa serve, allora, elevare la galera (amministrativa) fi no a 18 mesi? Serve a costringere per sfinimento il migrante a collaborare all’espulsione, “perché se si ha la prospettiva di dover rimanere nei centri 1 mese si resiste, 2 mesi è già più difficile, mentre credo che nessuno possa pensare di non farsi riconoscere e resistere per 18 mesi”: così parlò il Ministro degli interni Maroni, il cui “pacchetto sicurezza” (decreto-legge n. 92 del 2008) già fissava la durata del trattenimento a un anno e mezzo. Quella dismisura – disse, inciampando in un lapsus rivelativo – evitava un “indulto permanente” a favore dei migranti trattenuti: evocando un atto di clemenza, confermava così il suo autentico pensiero secondo cui il centro è una galera, il trattenimento è una pena, lo straniero irregolare è un criminale. “Ce lo chiede l’Europa”, si sente dire, ma è un finto alibi. I termini per il trattenimento indicati dalla direttiva UE (6 mesi, prorogabili “per un periodo limitato non superiore ad altri 12 mesi”) sono limiti massimi che lasciano liberi gli Stati di fissare periodi (anche significativamente) più brevi. La scelta più severa possibile del Governo, allora, esprime la faccia feroce che assicura consenso, ma non accresce la sicurezza collettiva: affolla le presenze nei CPR che vuole anche moltiplicare di numero, benché si tratti di polveriere pronte a esplodere. Perché questo accade, prima o poi, quando si spegne il fuoco con il fuoco.
6. Si arriva così al punto fondamentale. Nascondere la natura intrinsecamente penale di una misura è una frode alle Carte dei diritti. Come la Corte EDU, così anche la Consulta privilegia la sostanza sull’apparenza normativa: se una misura incide significativamente sulla libertà personale, tanto basta a modificarne la natura giuridica (sent. n. 32/2020). Vale anche per il trattenimento nei centri, assimilabile per afflittività alla reclusione in carcere. La sua nuova durata, allora, opererà solo per il futuro perché è vietata la retroattività di norme punitive sfavorevoli (art. 25, 2° comma, Cost.): il limite massimo di 18 mesi, dunque, non potrà applicarsi ai migranti già rinchiusi in un CPR prima dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 124 del 2023. È così difficile da capire? Tocca ai giudici della convalida dei trattenimenti smascherare questa truffa delle etichette. Video permettendo.
da l’Unità
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