#guerreculturali
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"Koselleck, che quest'anno avrebbe compiuto cent'anni come mio nonno se fossero ancora vivi, partendo da un'intuizione geniale dello Schmitt del saggio sul Leviatano del '38, nel suo Kritk und Krise aveva descritto un interessante fenomeno di ripoliticizzazione. Vado a memoria, l'ho letto anni fa: con l'assolutismo si mettono a tacere le guerre di religione, si impone l'obbedienza esteriore al Leviatano (si veda Hobbes) ma si lascia al suddito la libertà nel foro interiore della coscienza. In questo spazio interiore, che è morale, spirituale, religioso, progressivamente si politicizzano molti aspetti, nasce una sotterranea critica prima morale poi politica (quindi allo Stato assoluto) che sfocia nella riproposizione delle guerre di religione in forma ideologica, nell'età dell'Illuminismo e della Rivoluzione Francese. In sostanza l'impossibilità di fare delle proprie credenze una politica esplicita porta ad una politicizzazione indiretta delle stesse, che dall'interno della coscienza individuale riconquistano poi lo spazio pubblico della poltica.
Mi veniva in mente, leggendo "La correzione del mondo", che forse potremmo usare lo stesso schema interpretativo per leggere le guerre culturali. Raffaele Alberto Ventura aveva avanzato un parallelismo fra guerre di religione e "La guerra di tutti", proponendo riflessioni neo-hobbesiane. A mio avviso però sarebbe interessante, con Koselleck, provare a pensare invece un parallelismo fra le cultural wars e la ripoliticizzazione illuministica. Di fatto il neoliberismo è stato una forma di immunizzazione della sfera pubblica e delle sue istituzioni dal conflitto politico, dando come contropartita la possibilità di una almeno teorica espansione dello spazio di libertà interiore, individuale, morale, di costume, relativo all'identità personale ecc... Non si può più parlare di rivoluzione, di struttura economica, di politica ecc... ma siamo liberi di coltivare i nostri convincimenti in fatto di morale, di linguaggio, di costume ecc... con l'idea che questa sfera fosse sostanzialmente innocua per il potere politico-economico, che nelle sue metamorfosi (vedi neoliberismo progressista) sarebbe riuscito ad assorbire e neutralizzare qualche scossone emerso da questi ambiti. Un compromesso diverso, ma che ci ricorda un po' quello dell'assolutismo, con la differenza che ormai ciò che nelle guerre di religione era pubblico, è già immediatamente percepito come privato: la religione stessa è il terreno che lo prova. Bene, ora in questo mondo spoliticizzato il conflitto, che non può non esistere perché siamo esseri dinamici, non cattivi, ma dinamici sì, riemerge a partire dai contenuti spoliticizzati consegnati al foro interiore. Si creano le cultural wars non più come innocui problemi da terza pagina dei quotidiani, ma come conflitti che espongono la prima potenza militare mondiale ad una possibile guerra civile. La ripoliticizzazione non avviene, come speravamo, sui "problemi materiali", "quelli che contano", ma proprio a partire dagli unici argomenti su cui era rimasto lecito parlare. Lo scontento per le crisi economiche prende le forme della protesta conservatrice: viene così tradotta nello spazio pubblico perché non abbiamo più le parole per dirla in altro modo, perché ormai la sfera pubblica è interamente investita da questi temi. Dalla lotta per i costumi, per la morale ecc. si giunge di nuovo alla lotta di tutti contro tutti, ma in questo caso qualcosa non avviene, la ripoliticizzazione è solo parziale. Se infatti quel reazionario di Koselleck pensava che la Rivoluzione Francese si fosse limitata a politicizzare contenuti necessariamente confliggenti, perché generati da una sorta di "politeismo dei valori" ineliminabile, in realtà, poi, la Rivoluzione si era agganciata a processi profondi di trasformazione della realtà che potevano essere risolti in senso progressivo e razionale. Il conflitto aveva acquisito un senso (auto-fondato) nella storia. Con le guerre culturali del nuovo millennio questo non è successo, o meglio è successo l'inverso. Se il conflitto novecentesco aveva la pretersa di essere razionale, e l'assolutismo neoliberista lo ha neutralizzato, la ripoliticizzazione è avvenuta nella forma delle guerre di religione: indecidibili razionalmente, incapaci di sintesi e di produrre Storia. In sostanza sembra che il processo descritto da Koselleck sia il medesimo in termini di analogia formale, ma sia contenutisticamente opposto."
Un tizio su Fb
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