#bimbi e scuola
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Casale Monferrato: al via le iscrizioni ai nidi d’infanzia per l’anno scolastico 2025/2026
Dal 4 al 28 febbraio sarà possibile presentare domanda online. Prosegue l’iniziativa “Nidi Aperti” per visitare le strutture
Dal 4 al 28 febbraio sarà possibile presentare domanda online. Prosegue l’iniziativa “Nidi Aperti” per visitare le strutture Casale Monferrato, 3 febbraio 2025 – Si aprono le iscrizioni per i nidi d’infanzia comunali di Casale Monferrato per l’anno scolastico 2025/2026. Le domande potranno essere presentate dalle ore 8:30 di martedì 4 febbraio fino alle ore 13:00 di venerdì 28 febbraio…
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ A novembre hanno ricevuto una telefonata della direttrice. Voleva parlare con loro e no, sarebbe stato meglio farlo di persona, meglio non per telefono. Si sono presentati tutti e due. Era caduta una neve precoce; la luce livida, l’ambiente urbano repentinamente mutato li rendevano inquieti, come se non bastasse già il tono della telefonata, certo non minaccioso, ma ambiguo, guardingo. L’inquietudine è aumentata quando la direttrice ha cominciato con un discorso molto generale sulla missione (ha detto proprio cosí, mission) dell’insegnamento e sui compiti degli educatori. Si vedeva che rimandava il momento in cui avrebbe sputato il rospo, e i due stavano seduti sulla punta della sedia, sempre piú nervosi. Poi finalmente gliel’ha detto: i genitori degli altri bambini si erano lamentati. Le telefonavano per dirle che sempre piú spesso, a casa, i figli di quattro anni si rivolgevano a loro con parole mai sentite prima, che alla fine risultavano essere italiane. Si registravano già alcuni casi di gravi incomprensioni transgenerazionali, con conseguenze che solo per un pelo non erano state serie. Interpellate, la maestra Shirley e la maestra Carol avevano confermato; loro stesse si erano rassegnate ad apprendere il significato di espressioni quali pipí, popò, basta, prendi, vieni qua e vaffanculo, finendo per utilizzarle anche loro, in violazione dei principî educativi del Learning World, per non restare tagliate fuori. La direttrice, a cui evidentemente sfuggiva la differenza tra vaffanculo e vattene via, aveva aggiunto che però la contaminazione culturale, cosí si era espressa, procedeva anche in direzione opposta, tanto che il bambino aveva adottato il termine wedgie. Su richiesta dei genitori, aveva poi specificato che la parola, di cui non si conoscono equivalenti in altre lingue, designa la condizione in cui, adulti o minori, ma soprattutto questi ultimi, si è infastiditi dalle mutande insinuatesi nel solco fra l’una e l’altra natica. La direttrice non si era mai trovata alle prese con un problema del genere (adesso parlava del bambino, non piú della wedgie). Non sapeva esattamente cosa proporre. Contava però sul loro aiuto per trovare una soluzione, escogitare qualcosa che permettesse agli altri alunni di mantenere la madrelingua in presenza della formidabile spinta all’innovazione portata da quel bambino dal carattere cosí forte. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 126-127.
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killiandestroy · 1 year ago
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colloquio con la scuola in Portogallo fatto e ho deciso che andrò lì quindi per oggi posso dire ciao alla possibilità di mettermi seduta e studiare perché sono troppo agitata
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ilpianistasultetto · 11 months ago
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Quando avevo mia figlia Giulia alla scuola materna, ad ogni compleanno di qualche bambino si faceva sempre una festa con tutti quelli della classe. Io ero sempre l'unico padre presente, il resto erano tutte mamme. Come unico maschio, ero sempre delegato al ruolo di animatore. Cosi, per far divertire quel manipolo di bimbi esagitati, inventavo giochi e facevo tante faccette buffe per farli divertire. Sicuramente tante mamme avranno pensato: "ma guarda 'sto giuggiolone, a quell'eta' si mette a fare faccette come un clown". Non avrei mai immaginato che a distanza di anni avrei incrociato un emulo. Unica differenza che io facevo il clown davanti a una classe bambini, LEI, invece, lo fa davanti a milioni di adulti.
@ilpianistasultetto
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turuin · 14 days ago
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Oggi succede pure questo. Una maestra del piccolo Jo (seconda elementa- ah no, seconda primaria) ci manda una mail chiedendoci di partecipare a un colloquio con l'insegnante di religione (totale ore erogate a settimana: una) già fissato per martedì prossimo alle 18, rsvp. Lì per lì vengo avvisato mentre sono in ufficio, mia moglie conferma che ci saremo (per poi dirmi che ciò comporterà la perdita di uno degli appuntamenti dei bambini con le attività che fanno extra-scuola, che sono tutti di martedì) ma tralascia di dirmi una cosa fondamentale:
le maestre hanno scritto alla e-mail del bambino.
Si, perché i pargoletti hanno un account che l'istituto scolastico ci ha fatto creare durante i primi anni di scuola (si era in pandemia) e che, naturalmente, io non monitoro (e mia moglie monitora per puro caso perché le è rimasto tra i login della gmail).
Questo senza considerare che la scuola ha la mia mail, quella di mia moglie ed entrambi i nostri telefoni cellulari, e che ci vede - o me, o lei - tutti i santi giorni all'uscita e ci potrebbe (potrebbe!) anche dire "per piacere, avremmo necessità di un colloquio etc." o addirittura potrebbe (potrebbe!) anche mandarci una comunicazione su Axios, su i centomila gestionali informatici a cui ci hanno fatto iscrivere, a mezzo piccione viaggiatore o tramite la rappresentante di classe che è in costante contatto con le maestre, ma no.
Loro scrivono alla email del bambino.
Quindi, tornato a casa già sensibilmente incarognito per questa cosa, intanto ho rimesso subito le cose in chiaro scrivendo loro quali siano gli indirizzi e-mail corretti a cui rivolgersi, e poi pregandole di riprogrammare l'appuntamento (salvo motivazioni di grave urgenza) più avanti in modo che io possa prendermi un permesso per andarci.
Dice: ma tu non rispetti il lavo- fermi tutti.
L'insegnante di religione (totale ore dedicate alla classe: una, il lunedì) è l'unica insegnante non presente ai colloqui con le maestre, ma che pretende di essere "prenotata" su appuntamento, sempre e solo di martedì, a prescindere dalle date dei colloqui. Motivo per cui non ci va mai un cazzo di nessuno. Inoltre è l'unica che ha elevato lamentele per i comportamenti dei ragazzi nella classe, praticamente almeno una volta l'anno. E - ripeto - se fai UN'ORA a settimana e ogni santa settimana nella tua ora succedono dei casini, forse (forse!) c'è qualcosina da rivedere? Perché questi giovani teppisti non fanno cagnara durante le ore di italiano, matematica, inglese (lasciamo perdere la qualità dell'inglese) ricreazione, mensa, educazione fisica ma in quell'ora di religione c'è sempre qualcosa che va storto?
Quindi, capisco anche che tu mi voglia a colloquio perché i ragazzi si sono presi a legnate durante la tua ora; ma almeno abbi la decenza di dirmi "quando saresti disposto a venire a colloquio? sarebbe importante" e fallo scrivendo agli indirizzi giusti, quantomeno.
Invece questa tizia ha fatto scrivere la mail alla sua collega che fa matematica, la quale poveretta s'è presa la mia risposta e mi ha anche detto "Mi tocca fare da segretaria", e ha ragione: ma, sorella, qui il problema è la tua collega che fa religione. Una volta a settimana. Per un'ora. A una seconda primaria.
Poi l'erede, peraltro, ha rivelato che la cosa derivava da una zuffa (che lui chiama "combattimento") avvenuta lunedì scorso. E suppongo (spero) che anche gli altri progenitori dei partecipanti al mortal kombat siano stati convocati... spero con un po' più di grazia. Ma, tanto per farvi capire la portata della questione, parliamo di bimbi di sette / otto anni.
Questo non mi ha impedito affatto di spiegare al giovane boxeur che deve darsi una calmata, così come i suoi compagni di teppa (quando l'ho accompagnato ad un compleanno, di recente, ho visto delle pose degne di un film di Quentin Tarantino) pena la potenziale esclusione dall'ora di religione - che tanto già mi stavo chiedendo cosa cazzo gliela faccio fare a fare - o, peggio, il cambio di sezione.
Detto ciò, e perché sia chiaro a tutti come la penso: io non facevo religione alle elementari, la facevo alle medie e già allora era un'ora sana di prese per il culo (avevamo una tizia new age che ci faceva disegnare "lo sheol") e al liceo era anarchia pura e semplice, e l'unica rissa della mia vita, con quello stronzo del mio ex compagno di banco, l'ho fatta in terza liceo classico (quindi quinto anno) proprio durante l'ora di religione, ed ero partito bene con un banco in mano per sfasciarglielo addosso.
Quindi forse, ma dico forse, la domanda giusta è a che cazzo serve l'ora di religione.
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vaerjs · 3 months ago
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Quest'anno a scuola aspetto i pomeriggi con ansia per quei 10 minuti in cui mi siedo al riparo dietro alla cattedra a sorseggiare il caffè con Collega del Cuore mentre i bimbi si rilassano dopo il pranzo disegnando ai loro posti, con le luci abbassate e le testoline pigre sui banchi.
È l'unico momento in cui riusciamo davvero a scambiarci le consegne, aggiornarci sulle dinamiche di classe, sui bambini, sui genitori, su tutte le cose da attenzionare, sui progetti e su di noi.
Oggi, proprio in quel momento, Collega del Cuore mi ha affettuosamente sgridata perché non mi vendo abbastanza bene ai genitori del bambino autistico con cui lavoro 1 a 1 tutti i giorni. Le ho raccontato degli enormi progressi di questa settimana, di come stamattina il bambino si sia sentito all'altezza e in grado di scrivere tutte le lettere - anche quelle che non conosce - da solo, senza la traccia di puntini sotto, semplicemente guardandola su un modello; dell'uso che faccio della LIS per accompagnare i momenti orali per avere un aggancio visivo costante con lui; dell'agenda giornaliera; e delle storie sociali che introdurrò scattandogli fotografie per superare le giornate più frustranti o diverse; di come gestisco le crisi con esercizi di respirazione, con il sacchetto della rabbia, con una pausa per sciacquare il viso e avere il tempo per autoregolarsi.
Ho spiegato tutto questo anche all'educatore-che-non-capisco e, come sempre si è mostrato molto attento e disponibile, ma chissà se è solo una maschera oppure no. Ho cercato di entrare in relazione con lui, gli ho raccontato della mia esperienza in cooperativa per fargli capire che ho fatto anche il suo lavoro, conosco le sue fatiche, posso empatizzare in parte. Chissà se è servito davvero a qualcosa oppure domani dovrò scontrarmici di nuovo perché ha esasperato il bambino fino a farlo andare in crisi.
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unbiviosicuro · 4 months ago
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L. al telefono mi ha detto che a scuola fa sempre vedere le fotografie dove ci sono anche io ai bimbi, soprattutto ai più piccoli, e dice che mi indica e gli fa dire il mio nome affinché si ricordino di me e stavo per piangere in strada
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marcoleopa · 3 months ago
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Cronache dal profondo Sud
P.s. vi abito
Libro e moschetto, balilla perfetto.
Dalla propaganda, alla realtà, è un attimo.
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a-silent-bear · 5 months ago
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Buon primo giorno di scuola ai bimbi. E ai grandi.
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arancinetta · 4 days ago
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ci proverò a non cercare più i tuoi passi
ma tu eri casa ovunque mi trovassi
imparerò che è impossibile salvarsi
per chi passa una vita ad autosabotarsi
io, che vuoi che dica ora?
che immaginavo avremmo litigato per
portare i bimbi a scuola? ma dai
mi servirà un amaro
per far passare l'amaro in bocca
ma basta che mi pensi quando fuori piove
so che sei lontana
però non mi importa dove
arriverò per farti compagnia
Io porto il vino e un po' di nostalgia
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Quando una popolana napoletana non ha figli, essa non si addolora segretamente della sua sterilità, non fa una cura mirabile per guarirne, come le sposine aristocratiche, non alleva un cagnolino o una gattina o un pappagallo, come le sposette della borghesia. Una mattina di domenica ella, si avvia, con suo marito, all'Annunziata, dove sono riunite le trovatelle, e fra le bimbe e i bimbi, allora svezzati o grandicelli, ella ne sceglie uno con cui ha più simpatizzato, e, fatta la dichiarazione al governatore della pia opera, porta con sè, trionfante, la piccola figlia della Madonna. Questa creaturina, non sua, ella l'ama come se l'avesse messa al mondo; ella soffre di vederla soffrire, per malattia o per miseria, come se fossero viscere sue; nella piccola umanità infantile napoletana, i più battuti sono certamente i figli legittimi; di battere una figlia di Maria, ognuno ha un certo ritegno; una certa pietà gentilissima fa esclamare alla madre adottiva: puverella, non aggio core de la vattere, è figlia della Madonna. Se questa creatura fiorisce in salute e in bellezza, la madre ne va gloriosa come di opera sua, cerca di mandarla a scuola o almeno da una sarta per imparare a cucire, poiché certamente, per la sua bellezza, la bimba è figlia di un principe; in nessun caso di miseria o infermità, la madre adottiva riporta, come potrebbe, la figliuola all'Annunziata. E l'affezione, scambievole, è profonda, come se realmente fosse filiale; e a una certa età il ricordo dell'Annunziata scompare, e questa madre fittizia acquista realmente una figliuola. Ma vi è di più: una madre ha cinque figli. Il più piccolo ammala gravemente, ella si vota alla Madonna, perché suo figlio guarisca; ella adotterà una creatura trovatella. Il figlio muore; ma la pia madre, portando il fazzoletto nero che è tutto il suo lutto, compie il voto, lagrimando. Così, a poco a poco, la creatura viva e bella consola la madre della creatura morta, e vi resta in lei solo una dolcezza di ricordo e vi fiorisce una gratitudine grande per la figlia della Madonna. Talvolta, il figlio guarisce: il primo giorno in cui può uscire, la madre se lo toglie in collo e lo porta alla chiesa dell'Annunziata, gli fa baciare l'altare, poi vanno dentro a scegliere la sorellina o il fratellino. E fra i cinque o sei figli legittimi, la povera trovatella non sente mai di essere un'intrusa, non è mai minacciata di essere cacciata, mangia come gli altri mangiano, lavora come gli altri lavorano, i fratelli la sorvegliano perché non s'innamori di qualche scapestrato, ella si marita e piange dirottamente, quando parte dalla casa e vi ritorna sempre, come a rifugio e a conforto. “
Matilde Serao, Il ventre di Napoli. (Corsivi dell’autrice)
[Edizione originale: fratelli Treves, Milano, 1884]
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Siamo stati tutti ragazzi e tutti siamo andati a scuola. La storia e' sempre stata una materia ripetitiva. Partiva sempre da lontano, dagli uomini primitivi. Poi si perdeva nei rivoli del prima e dopo Cristo. Arrivava giugno e ti ritrovavi quasi sempre alle prese con mille camice rosse e con Garibaldi che "obbedisco" al re piemontese, incontrato a Teano. Qualche anno riuscivi a sentire il mormorio del Piave o vedevi un omaccione tozzo e pelato su un trattore intento a spigolar grano per rendere opulenta l'italica patria. Mai si andava oltre. La storia contemporanea si studiava dopo, finiti gli studi, da "autodidatta", tra politica, letture e filmografie neorealiste degli anni '60-70. Chi sapeva pero' spiegare bene la storia moderna erano i milioni di persone che quel periodo lo hanno vissuto sulla propria pelle. Ecco che oggi, invece, si alza la seconda carica dello Stato, il fascista Ignazio Benito La Russa e in 5 min spiega come e' andata negli anni prima del 25-aprile-1945. Niente occupazione nazista, niente fascismo, niente tirannia, niente sanguinari nazionalisti. L'italia era un Paese triste, povero, analfabeta e senza cultura, cosi Mussolini invito' l'amico Hitler a mandare in Italia le sue migliori bande musicali per allietare il popolo. Roma fu la piu' fortunata. Tutti i giorni era traversata da un battaglione di musici tirolesi che allietava bimbi, donne e anziani con la loro migliore canzone, Hupf mein Maden..
youtube
C'era divertimento, allegria, euforia al passaggio di chi era venuto nel nostro Paese per regalare divertimento e cultura. Fin quando non arrivo' un gruppo di facinorosi assassini partigiani comunisti e.. buuummm..fecero un attentato contro quei poveri suonatori innocenti prossimi alla pensione. @ilpianistasultetto
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lumioluna · 3 months ago
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il mio piccolo cane che zampetta seguendomi per tutta la casa. il sole che si riversa sul pavimento in salotto anche se ci sono 9 gradi. il cappuccino che stamattina ho quasi fatto cascare sul tappeto in cucina. i bimbi incappucciati che si inseguono per strada, contenti perchè oggi non c'è scuola. l'odore del sugo che sto preparando per pranzo, che ribolle lento lento. il bucato pulito e fresco che ho da poco appeso sullo stendino. il suono della musica che stanno riproducendo i miei vicini a volume giusto un po' troppo alto, adesso è...stevie wonder! il maglione appena un po' consumato che indosso sempre in casa, ormai intriso del mio profumo preferito. la nonna che mi chiama appena prima di pranzo, perchè sa che oggi sono da sola e vuole assicurarsi che io mangi bene e abbastanza. il libro che ho lasciato aperto sul divano e che riprenderò più tardi. buona domenica :)
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vaerjs · 9 months ago
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in questi giorni a scuola ho provato a stravolgere tutto e a lavorare per atelier, come facevo alla maternelle di Parigi. ho raggruppato i banchi, ho spiegato che tutti avrebbero dovuto passare in tutti gli atelier, e farmi controllare il lavoro svolto prima di cambiare, ma organizzarsi in modo autonomo. ho creato uno spazio lettura, uno spazio lavoretto di fine anno, uno spazio recupero e potenziamento. alcune bambine si sono proposte di restare di più nel tavolo potenziamento per aiutare i compagni e le compagne che avevano bisogno.
a caldo: è stato devastante, sono stanchissima, sono atta dietro ad attività completamente diverse tutte insieme e a bambini che si facevano ripetere le indicazioni 4000 volte anche quando i compagni stessi le spiegavano loro
a freddo: sono fierissima perché tutto sommato sono stati in gamba, è stato bellissimo quando le bimbe si sono offerte di fare le tutor e quando lo spazio lettura si è riempito di bimbi.
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aitan · 11 months ago
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Finalmente qualcuno che lo dice con chiarezza!
Ho provato a intervenire anch'io sulla questione, un paio di anni fa, con minore competenza.
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spettriedemoni · 2 years ago
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Sono tre anni
Si è chiuso un ciclo, me ne rendo conto solo adesso vedendo le foto e i video della serata di giovedì quando ci siamo ritrovati noi genitori della classe di Tigrotto assieme ai bambini.
La rappresentante, la cara Valeria che si è data tanto da fare in questi 3 anni, ha anche organizzato la consegna dei diplomi per i bimbi con tanto di cappello. Quello realizzato per Tigrotto è risultato un po’ piccolo e lei si è mortificata per questo nonostante le nostre rassicurazioni, in fondo va benissimo così come ricordo e ci piace lo stesso. E poi tra qualche anno non gli sarebbe entrato comunque.
Sono tre anni di chat con le mamme con qualche scazzo (pochi per fortuna) e tanta collaborazione e cordialità. Con alcuni genitori sicuramente resteremo amici e ci vedremo ancora anche nella scuola primaria.
Realizzo che dall’anno prossimo inizieranno i compiti, lo studio e chissà come sarà. Spero di riuscire ad essere paziente.
Si è emozionata la rappresentante per la pianta e per il regalo che le abbiamo fatto, mi ha ringraziato (lei a me) per il supporto che le ho dato e non mi sembra di aver fatto nulla se non aver mediato ogni tanto con qualche madre un po’ troppo sopra le righe, ma è successo poche volte, per fortuna.
“Tu sei il papà che non deve mai mancare nelle chat di mamme a tratti.. devastanti!! (voi però non lo siete state mai!! Vincenzo era solo unA di noi!!)”
Ha scritto così in chat e mi ha strappato un sorriso.
Si chiude questo percorso, rivedo i genitori e i bambini mentre prendo Tigrotto in braccio per portarlo a letto dopo che su è addormentato in macchina stremato dalla giornata di giochi.
C’è ancora un bel po’ di strada da fare e voglio farla insieme a lui. Il più a lungo possibile.
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