#primo giorno di scuola
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Bambini in guerra che a scuola non tornano | il manifesto
Una bambina legge nella scuola dell’Unrwa usata come rifugio dai palestinesi - foto Ansa
Il primo giorno. Il primo giorno in classe è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza: buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere
Pubblicato 21 ore fa
Edizione del 12 settembre 2024
Valeria Parrella
Il primo giorno di scuola è importantissimo, è la notizia, perché la scuola salva la vita, come il servizio sanitario nazionale, né più né meno. E certo tra le istituzioni su cui si incardinano le democrazie ci sono entrambi.
E certo un pronto soccorso ti salva la vita sull’urgenza e la scuola pubblica te la salva sulla lunga percorrenza: sul resto dell’esistenza. E certo per noi sono i pilastri, il fondamento, il motivo per cui siamo sicuri che pagare le tasse non è solo un dovere ma anche un diritto, e questa cosa riesce ancora a essere vera, nonostante da anni i governi che si avvicendano non diano importanza né all’uno né all’altra, smantellandoli nel senso e nelle risorse.
Ma, come meritoriamente Cartabellotta ha lanciato l’appello Salviamo il Servizio sanitario nazionale, così ugualmente dobbiamo fare con la scuola pubblica, salvarla dalla fatiscenza delle strutture, dalla privazione delle risorse, dall’ingaggio truffaldino dei docenti, dalle graduatorie umilianti, dall’emigrazione colpevole, dal reclutamento sine ratione dei docenti di sostegno.
Dobbiamo salvare la nostra scuola dall’indebolimento dell’idea stessa di Scuola, costretta a viversi come un’azienda, con i presidi che si devono chiamare dirigenti. Come se fosse una cosa privata, in cui va meglio chi produce, e di cui però non si sanno valutare i meriti.
E nessuna prova invalsi ha mai provato nulla.
E nessuna corsa alle iscrizioni ha mai provato nulla.
E nessuna graduatoria di «quanti cento alla maturità» ha mai provato nulla.
Da sud a nord la prova di una buona scuola è che ci sono ragazzi che vengono dalle situazioni famigliari più disparate, dalle condizioni economiche e psicofisiche più diverse, e si ritrovano negli stessi banchi, ad ascoltare le stesse parole, a studiare dagli stessi testi, a confrontarsi con le stesse paure, a criticare o amare gli stessi professori.
Entrano insieme ed escono insieme e riescono a dividere tutto. È questa la buona scuola.
Un posto dove sappiamo che i nostri figli sono al sicuro, dove si sentono liberi, dove possono fare domande, ricevere risposte, e anche sconfessarci.
Lì si crea il cittadino, in quel momento lì.
E noi questa cosa la sappiamo, la sappiamo da sempre perché è stato lo strumento con cui si sono emancipate le nostre madri, la sappiamo perché, assieme al voto, è il vero lascito di cui parla Cortellesi nel suo bel film. La sappiamo perché c’è un’ondata di populismo che parte da Trump e arriva a palazzo Chigi in cui si dice il contrario, ci si permettono ignoranze, e grammaticali, e istituzionali, e di contenuti. Si avallano le stesse come se questo garantisse una maggiore aderenza alla realtà. Quando l’unica cosa che garantisce è maggior servaggio. Chi è ignorante può essere condotto, chi studia è libero.
Noi lo sappiamo da sempre, è per questo che mentre ci arrivano nelle chat foto di primi giorni di scuola, di ragazzine con i trolley rosa e giovani genitori alle prese con l’inserimento, il nostro pensiero va a quelle ragazzine a cui è negata l’istruzione, a chi un primo giorno di scuola non ce l’ha perché dei governi oscurantisti vogliono le donne come schiave, e sanno che la prima catena nasce dall’analfabetismo.
Mentre ci arrivano le foto delle nostre bambine che incerte sui passetti vanno a conoscere il mondo il nostro pensiero va a quelle bambine costrette in casa, nei campi, come nei racconti di Carlo Levi: non era molto tempo fa, che una bambina o un asino per portar la gerla erano la stessa cosa, picchiate uguale, asservite uguale, ammogliate senza scelta.
E ma appunto, noi lo guardiamo appena girandoci di 50 anni dietro, ma qui e ora, proprio nello stesso smartphone sul quale ci arrivano le speranze e le emozioni e i saluti delle mamme dei liceali, lì dove ci diciamo «buon primo giorno!» in quello stesso smartphone ci arrivano le immagini senza volto delle stesse bambine, nate qualche meridiano più in là.
Proprio perché sappiamo che il primo giorno di scuola è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza, buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere. Abominio sotto gli occhi di tutti, luogo perduto- vicino, lontano- dove si scavano a mani nude corpi di altri bambini che la scuola l’avrebbero amata come l’amiamo noi.
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Promemoria per i docenti di ogni ordine e grado!
Massimo Recalcati, L’ora di lezione
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Buon primo giorno di scuola ai bimbi. E ai grandi.
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Il grande giorno
Stamattina Tigrotto inizia una nuova avventura.
Inizia la scuola!
Le nonne sono già qui e siamo agitati tutti.
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L’estate è quasi finita e Garmann ha paura
L’estate di Garmann, Stian Hole- 2011 Donzelli Mi è capitato che mi si chiedesse il perché del mio interesse (della mia passione direi meglio) per i libri per bambini. Molto spesso mi sono limitata a rispondere che nei libri per bambini ritrovo quello che c’è nei grandi classici della letteratura e offerto con raffinatezza. In realtà c’è anche più di questo; non per ultimo c’è la capacità rara di…
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i was randomly hit with the reminder that i was going to be named nikita or venusia before my actual name came up, like. everyone would've made sooo much fun of me in school
#rena.txt#i think nikita is a pretty name but you don't hear it here while venusia is simply crazy akfhsdkskdk#rena nikita (redacted) i would swing like that.#ofc both were ideas of my father. and then my mother went ABSOLUTELY NOT.#kids in middle school already made fun of my name bc it was heard in a stupid commercial about nylons back then 💀 i don't want to imagine#what could've happened if my name was venusia#>primo giorno di scuola >mi presento come venusia >non conosco pace per il resto della mia vita
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Ciao papà, è da tanto che non ti scrivo e ti chiedo scusa, nell'ultimo periodo ho dovuto affrontare moltissime cose, ma sappi che dai miei pensieri non esci mai. Ho provato ad indossare i tuoi vestiti ma mi stanno ancora troppo larghi, forse sarà sempre così, forse semplicemente non sono i tuoi vestiti che dovrei indossare ma i miei; qualcuno ha provato a farmelo capire, ma sono testarda, sai come sono fatta. Ebbene, ho continuato a fare le cose come penso le avresti fatte tu, ho continuato a mettere un piede davanti all'altro cercando di farlo nel migliore dei modi e ad ogni passo pensavo "mi vedi papà? Sei fiero di me?", non ricevo mai risposta ma in cuor mio spero sia così. Mi sono persa per un periodo, so che di questo non ne saresti stato contento. Mi ricordo il primo anno di superiori, avevo visto il mio "ex fidanzatino" da pochi giorni baciare una mia amica e rimasi a letto per giorni senza andare a scuola. Una sera ti sedesti sul mio letto e mi dicesti "non so cosa è successo, ma non è questo il modo di affrontare le cose; se tu non hai fatto nulla di sbagliato cammina a testa alta, se hai sbagliato, affronta la cosa di petto e chiedi scusa. Ma restare qui, non è una soluzione." Mi ricordo che piansi, però il giorno dopo tornai a scuola a testa alta. Ecco, io ogni giorno negli ultimi mesi ho sperato di sentire una parola di conforto da parte tua, ma il silenzio mi avvolgeva il cuore e quindi mi sono persa. Non sono guarita, però il mio cuore ha ripreso a battere ad un ritmo più lento, in pace. Ho commesso l'errore di mettere le mie fragilità in mani sbagliate; di nuovo? si, di nuovo. Cammino a testa alta, come hai detto tu, perché non sono stata io a sbagliare. Mi manchi tanto, mi chiedo come sarebbe se tu fossi ancora qui, se le cose fossero diverse oppure sempre così però con te presente. Ogni volta che mi siedo alla scrivania per studiare guardo la tua foto appesa al muro. "Lui vorrebbe davvero questo per te? Vorrebbe che tu avessi questa rabbia e questa voglia di giustizia? O vorrebbe che tu inseguissi solo i tuoi sogni?", me lo ha detto un amico quando ha capito che ero totalmente persa. Cosa voglio io? Volevo davvero tutto questo? Me lo chiedo da giorni, cercando di distinguere il tuo sogno dal mio; ma si sono fusi così tanto che non c'è più una linea di confine. Piango. Piango perché ho confidato questo dolore a persone che mi hanno lacerata, senza rimorsi. Piango perché nessuno ha mai compreso quanto sia profonda e intima questa ferita. Piango perché ho perso di vista chi sono e chi voglio diventare. Piango perché manca qualcosa, manchi tu. E mi mancano i piatti buoni che mi cucinavi, mi manca la tua risata per cose che io non trovavo divertenti, mi manca la tua colazione addobbata la mattina di Natale perché sapevi quanto mi rendesse felice, mi manca quando mi vedevi dormire e mi arrotolavi nelle coperte per non farmi sentire freddo, mi manca sentirmi al sicuro. Sembra una vita passata ed irrecuperabile. Sembra (perché ho paura di dire che lo è) una vita fa. Ti chiedo scusa se ti ho deluso, ti chiedo scusa se hai dovuto fare guerre per farmi capire le cose, ti chiedo scusa se non sono stata proprio quel tipo di figlia calma e silenziosa, ma se ho sempre sempre indossato armature e urlato. Le stesse armature che ora devo indossare per affrontare questo mondo. Ma grazie, per avermi insegnato che il perdono è fondamentale per allontanarsi da persone e situazioni che ci portano via ciò che siamo. Avrei voluto togliermi i polmoni e donarli a te per farti restare un po' di più, tu invece ti sei tolto il cuore per darlo a me ed io imparerò ad averne più cura. Grazie papà, perché sei stato e sei il mio papà.
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Amadeus sembra un genitore orgoglioso dei figli al primo giorno di scuola 🥹
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Primo giorno di scuola: ho riabbracciato tutte le mie colleghe, sono felicissima!
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Oggi stacco dai social perché vedo solo foto di “primo giorno di scuola” dei figli degli altri che per me è come fossero nati ieri e invece sono passati anni, anno in cui io non ho combinato nulla.
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Miles Morales è un personaggio dei fumetti statunitensi pubblicati da Marvel Comics. Ideato da Brian Bendis e disegnato da Sara Pichelli,il personaggio è stato introdotto nell’universo Ultimate in sostituzione di Peter Parker che era rimasto ucciso nella saga La morte di Spider-Man ed è il quinto personaggio - dopo Peter Parker, Miguel O’Hara, Ben Reilly e Gerald Drew - ad assumere l’identità di Spider-Man. Morales è stato il primo afro-americano a indossare il costume del supereroe e il secondo dalle origini ispaniche dopo Miguel O’Hara, protagonista della serie Uomo Ragno 2099.
Biografia
Miles è un adolescente afroamericano di origini portoricane, che abita insieme alla sua famiglia nella New York ricostruita dopo l’onda Ultimatum; è un ragazzo timido ma molto intelligente che si ritrova catapultato in un mondo completamente fuori dalla norma, ovvero quello della comunità metaumana, a causa del morso di un ragno. Dopo la morte di Peter Parker decide di agire diventando poco alla volta una persona più coscienziosa e sicura di sé intraprendendo la carriera di supereroe erede di Spider-Man.[ I suoi genitori, Rio Morales e Jefferson Davis, nella speranza che possa ricevere una istruzione avanzata, lo iscrivono a una scuola prestigiosa ma durante la visita a casa di suo zio Aaron Davis, viene punto da un ragno che gli conferisce alcune capacità, come la mimetizzazione, una spiccata agilità e la capacità di paralizzare gli avversari con le mani. Poi scopre che queste capacità sono simili a quelli in possesso di alcuni tipi di ragni.
Spaventato da questa situazione, sostiene di voler solo una vita normale e non vuole fare l’eroe come Spider-Man. Ma, a seguito della morte di questi, Miles, che era uscito di nascosto dal suo studentato e si era diretto proprio nei pressi della battaglia per cercare di capire cosa stesse accadendo, assiste agli ultimi istanti di vita dell’eroe. Miles è oppresso dal senso di colpa perché avrebbe potuto aiutarlo se avesse deciso di usare i suoi poteri piuttosto che farsi soggiogare dalla paura. In seguito Miles decide di intraprendere in qualche modo la carriera di vigilante e nella sua prima uscita affronta e sconfigge il criminale Kangaroo ma in maniera goffa e la stampa inizia a bersagliarlo per il pessimo gusto non tanto delle sue azioni quanto della scelta del costume così simile a quello dell’originale, essendo passato molto poco dalla sua sepoltura. Una sera, mentre compie il suo giro di ronda incontra Spider-Woman
La donna è piuttosto alterata per il comportamento del ragazzo e dopo un breve scambio di colpi, in cui lo smaschera e lo cattura tramite la ragnatela che secerne dalle dita, lo porta al Triskelion dove viene interrogato da Fury e dagli Ultimates, tutti alquanto scioccati dalla situazione. Parlando con Nick Fury, Miles spiega le sue ragioni e in contemporanea scopre che la fedina penale di suo zio è più sporca di quello che credeva, dato che è sulla lista dei ricercati della F.B.I. Nel frattempo Electro, detenuto nella stessa struttura dopo la notte in cui Goblin uccise Spider-Man, si risveglia dal coma indotto chimicamente e cerca di fuggire aggredendo il personale. A causa del suo tentativo di fuga, tutte le luci si spengono e Miles e Fury si uniscono al resto degli agenti S.H.I.E.L.D. per fermare il supercriminale. Lo scontro termina proprio grazie al giovane che approfittando di un momento favorevole, paralizza Electro con il suo tocco velenoso, permettendo così la sua incarcerazione. Il giorno dopo Jessica Drew, in borghese e non proprio a suo agio, raggiunge la scuola di Miles e gli consegna una valigetta con la benedizione di Fury e l’avvertimento che non ci saranno altre occasioni per lui e la scelta di vita che ha deciso di seguire. Miles l’apre e dentro vi trova un nuovo costume, una variante nera con ricami rossi di quello che un tempo veniva indossato da Peter: ora può ritenersi il vero erede di Spider-Man.
Poteri e abilità
Morso da un ragno geneticamente modificato noto come esemplare 42, che è leggermente diverso da quello che ha conferito a Peter Parker poteri sovrumani, Miles Morales possiede abilità simili a quelle dell’originale Spider-Man, tra cui forza, agilità e riflessi notevolmente potenziati, la capacità di aderire alle pareti e ai soffitti con le mani e i piedi,e un "senso di ragno" che lo avverte del pericolo con una sensazione di ronzio nella testa. Sebbene la sua forza e agilità siano simili a quelle dell’originale Spider-Man più giovane, il suo senso di ragno pare funzionare in maniera diversa a quello del suo predecessore, in quanto lo avverte solo del pericolo immediato.
Ha due abilità che l’originale Spider-Man non ha: la capacità di mimetizzarsi, estendendola anche agli indumenti che indossa, per adattarsi a ciò che lo circonda, rendendolo effettivamente invisibile, e un "Venom Strike" che può paralizzare temporaneamente quasi chiunque con un solo tocco.
Il Venom Strike non utilizza un vero veleno, ma è un tipo di bioenergia elettrica che può essere caricata nel corpo di Morales, e può essere usata contro un avversario a distanza conducendola attraverso un materiale in cui entrambi Miles e il suo avversario sono in contatto, come la ragnatela dell’Uomo Ragno della Terra-616.
Ovviamente l’efficacia varia da nemico a nemico, in quanto alcuni col tempo hanno imparato a resistere a questa scossa, mentre altri ne sono sempre stati refrattari. Miles può effettuare una versione più potente dell’attacco, il "Mega Venom Blast",che ha effetti devastanti su chiunque, Miles compreso, dato che il suo utilizzo tende a scaricare completamente la bioenergia corporea con conseguente sfinimento o addirittura svenimento del ragazzo.
Il corpo di Miles possiede anche una significativa resistenza alle lesioni. Durante un alterco con il mercenario Roxxon Taskmaster, Miles viene sbalzato attraverso un muro di mattoni senza alcuna apparente ferita grave, anche se l’esperienza fu dolorosa per lui.
Miles indossa un costume che gli è stato regalato dallo S.H.I.E.L.D.,e inizialmente usò i lancia-ragnatele di Peter Parker, che gli sono stati dati da May Parker. Alla fine riceve anche una nuova serie di lancia-ragnatele dallo S.H.I.E.L.D.
Luogo di residenza
Brooklyn,New York
Data di nascita
25 novembre 1991
Relazione
Sposato con Amal Haniyeh
Figli
Marcus Morales e Stuart Morales
Amici:
Will Spencer,Ismail Haniyeh,Moath Haniyeh,Yasser Arafat,Archos Midas,Alex Gonzalez Jr e Will Spencer
Prestavolto
-Nadji Jeter
-Zac Siewert
-Marques Houston
-Lamon Archey
-Rome Flynn (pv attuale)
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Non ho mai smesso di stringere la mano che mi accompagnò a scuola, quello fu il primo giorno di ansie e rumori. Non ho mai smesso di aver paura, tu lo sai, mamma. Avrò sempre bisogno di te per ritornare a casa.
Luigi Mancini
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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non so se vi ricordate le sentinelle in piedi, ma ho passato il giovedì mattina a cercare informazioni e loro dichiarazioni (per iniziare a scrivere il primo capitolo, tranquilli, non sono impazzito). penso che nonostante siano passati dieci anni stiamo ancora così, o forse anche peggio, ed è tristissimo. nel 2015 avevo 17 anni e andai a contro-manifestare a una loro "veglia" assieme ad altre persone, tra le loro file vidi anche un ragazzo che veniva a scuola con me e sentii un senso di delusione profondissima: ricordo proprio nitidamente di essermi chiesto come avrei fatto il giorno dopo ad incontrarlo a scuola facendo finta di niente. alla fine della sceneggiata una sentinella, quando cercammo di avere un confronto, mi disse: "Vabbè si sa, voi avete i cromosomi al contrario, lo dice anche la scienza". con il passare di tutti questi anni ormai io i cromosomi ce li avrò direttamente frullati, lui invece chissà che sta a fà.
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Impellenze di una moglie
Non ne poteva più. Maria era sul punto di fare una vera pazzia e tradirlo, a rischio di combinare un macello. La frequentazione della sua amica Lorella, conosciuta da poco, pian piano l'aveva cambiata. Radicalmente. Quella ragazza, più giovane e molto ma mooolto più disinvolta di lei, le raccontava delle sue avventure piccanti con altri uomini all'insaputa del coniuge, di ben quindici anni più anziano di lei. Comunque fosse, Maria non voleva tradire Alfio: era più che altro una questione di carne che bolle. Aveva degli scrupoli morali. Anche se ci pensava sempre più spesso. E si macerava, si struggeva dalla voglia tutto il giorno; non pensava ad altro, ormai.
Si vestiva, truccava e profumava in modo forse esagerato, per le semplici faccende quotidiane. E facendo la spesa al supermercato, cercava in modo sfacciato gli sguardi e i complimenti degli altri uomini. Di questo tormento Alfio non si rendeva conto. Ma una sera tornando dal lavoro la trovò sul letto nuda, culo alzato e ben aperto. Pronta a ricevere il maschio. E passarono una notte sorprendente: egli si dedicò con scrupolo a fotterla senza posa e a scoprire una donna completamente nuova, assai diversa da quella che aveva sposato. Iniziò quindi con lei un periodo di sesso sfrenato. Meravigliose ore.
Maria però bramava con tutta l'anima essere conquistata e posseduta da un maschio che non fosse suo marito; possibilmente con foga. E voleva finalmente anche lei godere delle gioie del sesso segreto. Quello scorrettissimo, quello che inizia di contrabbando e che ti dà il brivido del rischio. Con tutto il suo essere, lei desiderava proprio tradire suo marito, farlo cornuto e se possibile fargli del male, farlo soffrire, sperimentare. Facendosi scopare da qualcun altro. Spesso, preferibilmente. Ogni volta che fosse stato possibile. Così, inevitabilmente ci fu il primo frettoloso tradimento, grazie anche alla perseveranza paziente e complice di Lorella.
In centro infatti aveva casualmente incontrato un suo amico d'infanzia. Entrarono in un bar elegante, per un caffè e due chiacchiere. Dopo alcuni rapidi convenevoli, Maria andò in bagno e si consultò per telefono con l'amica, che la spinse a darsi una mossa. Perché le occasioni vanno colte al volo. Eccheccazzo: forza, datti da fare, puttana! Seppur inizialmente titubante, finì comunque per fargli soltanto una sega, ben nascosti nel separé più nascosto al secondo piano del locale. L'uomo viveva in un'altra città e si trovava nel quartiere nativo soltanto per le passate feste natalizie. Sarebbe ripartito la sera stessa. Quindi lei, rassicurata da queste cose, elettrizzata e felice di provare il brivido dello scorretto, gli regalò così un bellissimo e appassionato arrivederci.
Nascosti opportunamente alla vista degli unici altri due tavoli occupati nel piano, vicinissima a lui alzò appena la gonna, lo masturbò e quando egli stava per venire, piegandogli il cazzo in maniera opportuna lo fece sborrare sulle sue calze. Poi, sempre fissandolo negli occhi, pian piano raccolse la sborra con le dita e se la gustò tutta, ingoiandola con voluttà. Infine, chinandosi rapida, gli prese il glande in bocca e lo ripulì con due colpi di lingua, sempre guardandolo fisso negli occhi. In pratica, gli fece un mezzo pompino rapido. Inghiottì golosa le ultime gocce di sborra residue nel cazzo dell'uomo. Lui intanto, completamente instupidito da quella femmina, se la guardava rapito. Era in completa ed estatica trance erotica.
Maneggiare il cazzo di un altro uomo, sentirlo totalmente in suo potere e infine vedere il suo amato compagno di scuola sborrarle sulle calze però le aprì la mente e gli orizzonti. Realizzò che dopo l'episodio, a cui ripensava di continuo durante le sue giornate, malgrado i suoi complessi di colpa interiori non successe assolutamente nulla di spiacevole! Perché nessuno si lamentò, non scoppiò alcuno scandalo. Il sole sorgeva ancora tutte le mattine. Soprattutto, molto importante, suo marito continuava a scoparsela felice ogni sera, con gran gusto e ignaro di tutto. Maria cominciò allora la caccia alla prossima trasgressione. Quanto lo desiderava fare!
Nella sua mente passava in rassegna tutti i possibili candidati, soppesandone qualità fisiche e gradevolezza generale. Voleva trovare la prima preda non appena se ne presentasse l'occasione. E poi nel tempo a seguire un'altra e un'altra ancora. Avvalendosi degli smaliziati ed esperti consigli di Lorella, ovviamente. Con lei comunque, se non avevano nessun maschio tra le cosce o nel mirino, dopo la spesa mattutina o comunque quando in mattinata erano sole per qualche ora, in casa dell'una o dell'altra avevano preso l'abitudine di accarezzarsi vicendevolmente in maniera ardita. Molto. Avanzavano ogni volta di più verso l'inevitabile intimità totale tra loro.
Arrivò per lei quindi molto presto il culmine della trasgressione: iniziò perciò e senza ulteriori remore, a far l'amore dapprima con la stessa Lorella: fu bellissimo, eccitante e gustarono entrambe il frutto più proibito e immorale. Da quel momento, Maria perse ogni freno inibitore. Poi spinsero il pedale dell'acceleratore e in una stessa sessione lesbica introdussero un giovane stallone. Che spomparono letteralmente. Ripeterono la cosa altre volte insieme. Maria per conto suo però iniziò a fare pompini ai ragazzi e agli uomini che riusciva ad acchiappare in giro. Non le era difficile, vivendo in una grande città e usando i siti e le app di annunci erotici.
Le piaceva moltissimo lavorare il cazzo e ingoiare la sborra: quando la vedeva schizzare fuori, sentiva in sé una specie di ebbrezza erotica che la gratificava moltissimo. Infine, senza più scrupoli, iniziò a fare l'amore con due uomini contemporaneamente. Le sensazioni che provava prendendo due cazzi in corpo nello stesso momento erano qualcosa di mai provato prima e totalmente appagante. Suo marito non lo seppe mai. Era molto accorta, nel gestire i suoi affari privatissimi. Anche perché aveva organizzato le cose in modo da scopare regolarmente proprio con i due amici più stretti di Alfio: due gemelli omozigoti, entrambi scapoli e non sposati!
Li aveva circuiti con pazienza e scaltra malizia. Loro avevano qualche anno in meno di Alfio ed erano abituati da sempre a scambiarsi o condividere le cose. Dapprima scopò con uno; poi si decisero e si amarono in tre. Alfio a ogni modo era tranquillo, nel menage familiare, anche perché lei non gli faceva assolutamente mai mancare il lungo e appassionato pompino mattutino al risveglio e la torrida scopata serale prima di dormire. Spesso poi, di notte lo svegliava e si faceva inculare sedendoglisi sopra, a cavallo: con le pance e i bacini a contatto, come la dominatrice e padrona che era meritava. E lui allora quanto le sborrava dentro!
Maria provava e perfezionava con Alfio ciò che avrebbe replicato in settimana con i suoi due amanti fissi segreti. Con ognuno di loro o entrambi, molto discretamente e nelle occasionali assenze protratta del marito per lavoro, amava fare l'amore proprio nel talamo coniugale. Per sentirsi femmina desiderata dal genere maschile ma traditrice e sporca al massimo. Godeva doppio, così. C'è da dire che i due coniugi in ogni caso ebbero tra loro un rapporto sereno, lungo e felice. Unione che fu benedetta dopo qualche anno dal matrimonio dalla nascita di ben tre figli. Lorella ovviamente fu la testimone di battesimo per la femmina, così come a turno per i fratellini vennero scelti i gemelli amici di Alfio.
Che erano ormai già profondi conoscitori dell'anatomia di sua moglie, ognuno più generoso dell'altro, con lei. La amavano. Maria quindi continuò per tutto il tempo in cui fu sposata con Alfio a godere della dolce, adorata fregna di Lorella. E dei cazzi arrapati e prepotenti dei suoi amanti. Dei due gemelli amici di famiglia prima di tutto e poi, quando più raramente le capitava, anche di qualcun altro. Alcuni rapporti erano soltanto occasionali e certamente non avrebbe mai più rivisto l'amante del momento, altri invece se li organizzava più o meno regolarmente: aveva infatti in parallelo coi gemelli anche una mezza storia di passione proibita col suo capo.
Un uomo di sessant'anni ben portati che comunque la soddisfaceva molto. La sfondava di dritto e di rovescio. Lui la adorava, perché con Maria ritrovava la sua gioventù, il vigore dei trent'anni. E poi lei aveva l'enorme attrattiva sessuale di una giovane donna, cosa che sua moglie ovviamente non poteva più offrirgli. Ma ciò che lei provava con i due gemelli amici di suo marito ovviamente era senza eguali. Loro man mano che la scopavano la conoscevano sempre meglio e le facevano raggiungere posti lontanissimi, pieni di genuini e soddisfacenti orgasmi. Mentre la riempivano di sborra: da soli o in coppia.
Quella donna adorava mettere le corna al coniuge. Soprattutto con i suoi stessi amici intimi. Perché, pensava, con gli altri ormai lei godeva si, ma solo a metà. Però anche per il suo capo aveva una particolare affezione: soprattutto di carattere sentimentale. Con lui infatti non era solo sesso: si sentiva protetta, adorata e amata con vera passione. E di contro anche lei gli si era attaccata. Scopavano con vero e proprio amore. Comunque, tra le altre cose scoprì subito di riuscire con relativa facilità a prenderlo in culo anche a secco, con un'infilata rapida, poi a spompinare ingerendo il cazzo fino alla radice e infine a prendere due uccelli in figa contemporaneamente.
E un po' per sentimento, un po' per le sue specialità da vera troia, veniva cercata spesso, dal suo capo. Ma l'ultima raffinatezza era una cosa che ovviamente riservava solo ai suoi due fedelissimi. Successe quasi per sbaglio: uno dei due, volendo entrare in lei in preda alla foga, non si rese conto di star puntando anche lui allo stesso orifizio in cui già era suo fratello, che era partito come un treno nella scopata. E quando lei urlò di dolore ormai era troppo tardi: aveva due uomini dentro la fregna. Era andata. Continuarono così tutti e tre, fino a un orgasmo sorprendente: caratterizzato da una cospicua eiaculazione maschile e una dolcissima, lunga, soddisfacente estasi d'amore per la donna.
Quindi, ai primi e un po' esitanti tentativi di doppia penetrazione in figa ne seguirono prestissimo molti altri. Ovviamente, seguì la doppia penetrazione anale. Che, seppur con cautela, avvenne con successo e poi ripetutamente. Adorava sentirsi una vera puttana. E usare attrezzi sadomaso, per incrementare la sua sensazione di totalmente sottomessa alle urgenze del maschio. Sperimentarono fino al perfezionamento di tutte le possibili posizioni dell'amplesso a tre. Il sesso le si era piazzato in testa e non poteva far altro che arrendersi ogni volta alla passione urgente. Che era insieme proibita e bellissima. E gli eventuali scrupoli morali venivano coperti agevolmente ormai dal callo dell'intenso godimento provato. Il sesso forte e scorretto, fuori dal matrimonio era divenuto ormai la sua vera, unica e adorata dipendenza. Dolcissima. Irrinunciabile.
RDA
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Oggi è il 7 Marzo, ed in questo giorno, nel 1908, a Roma nasceva la grande attrice Anna Magnani. Fin da dopo poco la nascita, fu data subito in affido alla nonna, quindi Anna fu subito abbandonata dalla madre e non conobbe mai il padre naturale. La nonna si assume tutte le responsabilità per la sua crescita ed il suo studio e la Magnani dopo un primo approccio alla musica, con lo studio del pianoforte, trovò nella recitazione la sua passione e la sua strada, frequentando la Scuola di Arte Drammatica di Roma. Iniziò a lavorare in teatro e nella rivista ed ebbe presto opportunità di collaborazione con Paolo Stoppa e Totò. I suoi inizi cinematografici partono dal 1928. Riuscì presto ad imporsi all'attenzione del pubblico e della critica per le sue spiccate doti d'interprete drammatica, sanguigna e passionale e nel 1945 raggiunse la fama mondiale con la sua straordinaria partecipazione al film “Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini. Nella sua carriera vinse l'Oscar come migliore interprete, due David di Donatello, cinque Nastri d'Argento, un Globo d'Oro, un Golden Globe, un Orso d'Argento a Berlino e molti altri premi internazionali. Viene considerata tra le maggiori interpreti della storia del Cinema. Morì a Roma nel 1973, a 65 anni.
Bruno Pollacci
“Assicurate de avè le mani pulite bene prima de toccà er core de na persona.”
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