#archeologia urbana
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Il reperto storico più antico ritrovato a Tortona: le origini dell’antica Dertona. Tracce liguri e romane rivelano le radici antiche della città
A Tortona, il reperto storico più antico risale al periodo preromano, con resti riconducibili all'epoca dei Liguri e successivamente alla fondazione della colonia romana di Dertona.
A Tortona, il reperto storico più antico risale al periodo preromano, con resti riconducibili all’epoca dei Liguri e successivamente alla fondazione della colonia romana di Dertona. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce tracce di insediamenti celto-liguri, localizzati principalmente nell’area collinare del Castello. I reperti rinvenuti includono frammenti ceramici e strutture…
#antichi Liguri.#archeologia piemontese#archeologia urbana#architettura romana#Castello di Tortona#centro romano Dertona#cinta muraria romana#civiltà ligure#colonizzazione romana#Dertona#dominazione romana Piemonte#epoca romana Tortona#età tardo-repubblicana#fortificazioni romane#insediamenti antichi#insediamenti celto-liguri#MA·DE#mosaici romani#Museo Archeologico Dertona#museo Palazzo Guidobono#patrimonio storico Tortona#reperti antichi Tortona#resti archeologici Piemonte#resti pre-romani#ricerche archeologiche Tortona#scavi archeologici Tortona#storia di Tortona#storia ligure#via Emilia#via Postumia
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Ex Mira Lanza: al via alla collaborazione tra Roma Capitale e Università Roma Tre per riqualificazione ex stabilimento industriale
Ex Mira Lanza: al via alla collaborazione tra Roma Capitale e Università Roma Tre per riqualificazione ex stabilimento industriale. Roma Capitale e Università Roma Tre insieme per la riqualificazione dell'ex stabilimento Mira Lanza, nel Municipio Roma XI. Il Sindaco Roberto Gualtieri e il Rettore Massimiliano Fiorucci hanno firmato una lettera di intenti con la quale Roma Capitale e l'Università RomaTre si impegnano alla realizzazione di azioni congiunte volte a recuperare e riqualificare l'ex complesso industriale con il duplice intento di fornire servizi e spazi per la cittadinanza e di soddisfare il fabbisogno di residenze e strutture a disposizione degli utenti dell'Università. Con il documento siglato, che anticipa la sottoscrizione di un vero e proprio accordo di collaborazione, l'Amministrazione capitolina si impegna a rendere accessibile l'area ai tecnici o soggetti autorizzati dell'Università per consentire le opportune verifiche sullo stato di fatto dell'immobile nonché eventuali campagne di indagine o rilievi; a fornire tutti i documenti di carattere tecnico-amministrativo relativi al compendio immobiliare anche riguardo l'esistenza di eventuali vincoli, oneri o gravami relativi agli immobili e ad avviare tempestivamente l'iter autorizzativo necessario alla successiva concessione amministrativa dell'area all'Università. L'Università si impegna, invece, a effettuare le opportune verifiche preliminari riguardo la fattibilità tecnico-economica dell'intervento di recupero ipotizzato e per avviare tempestivamente l'iter autorizzativo necessario alla successiva acquisizione in concessione dell'area. La lettera di intenti siglata oggi da Gualtieri e Fiorucci nasce da una manifestazione di interesse per l'area avanzata da Roma Tre a seguito della partecipazione al bando Reinventing Cities 2022 che vedeva tra i siti candidati proprio l'ex stabilimento industriale situato nel quartiere Marconi e versante da anni in uno stato di abbandono e degrado. La candidatura al concorso internazionale, promosso dalla rete di città europee C40, aveva come obiettivo l'individuazione di un percorso di valorizzazione, senza vendita, del compendio della Ex Mira Lanza, prezioso complesso di archeologia industriale tutelato dal codice dei Beni Culturali. La proposta di Roma Tre, pur non rientrando formalmente nell'alveo del Bando Reinventing Cities, ne sposa a pieno le caratteristiche permettendo di modulare, con maggior flessibilità, le condizioni concessorie in un rapporto diretto tra soggetti pubblici in analogia con quanto si sta già facendo per l'ex Mattatoio di Testaccio e in coerenza con il lavoro di revisione dell'assetto urbanistico del quadrante Ostiense-Marconi portato avanti dal Dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica proprio in collaborazione con lo stesso Ateneo. Una collaborazione che, tra l'altro, coinvolgerà anche l'Eni proprietaria dell'area ex Italgas, situata proprio di fronte alla ex Mira Lanza, il Municipio Roma VIII e il Municipio Roma XI. "Inizia un percorso per risolvere una vicenda che la città si trascina da troppo tempo e realizzare spazi universitari e aree verdi al posto di un vecchio complesso industriale abbandonato da anni" ha sottolineato il Sindaco Roberto Gualtieri. "La rigenerazione urbana è stata da subito uno dei principali obiettivi di questa amministrazione per riconvertire gli spazi, sconfiggere il degrado e avvicinare servizi e luoghi di pregio alle romane e ai romani in tutti i quartieri: questa operazione con Roma Tre si colloca perfettamente in questo percorso di rivitalizzazione di aree urbane in disuso così come lo sono i tanti altri interventi che abbiamo messo in campo in tante zone della città. Inoltre, il tessuto universitario rappresenta per Roma una straordinaria potenzialità di crescita ed aumentare le residenze universitarie è uno degli strumenti principali che abbiamo in mano per sviluppare sempre di più la nostra capacità di essere protagonisti nel panorama scientifico nazionale ed internazionale". "La forte crescita di Roma Tre degli ultimi anni, in termini di immatricolazioni e di presenza sul territorio, richiede sempre di più l'attivazione di servizi che assicurino alti standard qualitativi per studentesse e studenti. La speranza, dunque, è di poter realizzare nel complesso servizi fondamentali, tra i quali una foresteria per visiting professors e uno studentato moderno e funzionale", dichiara il Rettore di Roma Tre, prof. Massimiliano Fiorucci. Il Direttore Generale dell'Ateneo, arch. Alberto Attanasio, conferma: "Con le attività nello stabilimento ex Mira Lanza vogliamo continuare e rafforzare il processo di rigenerazione urbana e di rivitalizzazione del tessuto sociale, economico e produttivo del quadrante Ostiense – Marconi. Per collocazione urbanistica e caratteristiche, il complesso è pienamente in linea di continuità con la storia e la tradizione dell'insediamento dell'Ateneo in questo quadrante cittadino". "L'idea di favorire nuove funzioni universitarie nel quadrante Marconi si coniuga con l'obiettivo di ampliare l'offerta di strutture universitarie anche nel Municipio XI, di recuperare l'ex complesso industriale della Mira Lanza, che attende da anni di essere riqualificato, e di realizzare il parco "Papareschi" per dotare il quadrante di uno spazio di verde attrezzato – ha commentato l'Assessore all'Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia – Questo comune impegno è dunque un passo importantissimo: dopo il parco fluviale, un'altra porzione del quadrante Marconi sarà riqualificata e prenderà forma grazie alla sinergia tra Istituzioni e al lavoro portato avanti dall'Amministrazione Gualtieri" conclude Veloccia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Mónica de Miranda
https://www.unadonnalgiorno.it/monica-de-miranda/
Mónica de Miranda è un’artista, filmmaker e ricercatrice portoghese di origini angolane che vive tra Lisbona e Luanda.
Lavora su temi di archeologia urbana e geografie affettive usando linguaggi come fotografia, disegno, installazioni e video che si pongono nel confine tra finzione e documentario.
Le sue storie sono principalmente legate alla diaspora africana e alle politiche post-coloniali.
Attraversa i confini, delineando un paesaggio di identità plurali, ispirato dalla sua itinerante esperienza culturale.
Ha esposto in biennali d’arte di mezzo mondo, in numerose personali e collettive, ed è presente nelle collezioni permanenti di diversi musei e gallerie internazionali.
Nata a Porto nel 1976, ha vissuto per diversi anni a Londra, dove ha collaborato col Goldsmiths College, l’Institute of International Visual Arts e la Tate Britain. Ha lavorato con adolescenti svantaggiati nelle scuole di periferia.
Laureata in Arti visive presso il Camberwell College of Arts di Londra, ha conseguito un dottorato di ricerca in Arti visive e Multimedia all’Università del Middlesex.
Attualmente è ricercatrice al Centro de Estudos Comparatistas dell’Università di Lisbona, impegnata in progetti che si occupano di aspetti socioculturali e politici dei movimenti migratori contemporanei legati all’Africa lusofona.
Co-fondatrice di Xerem, organizzazione che gestisce un programma di residenze artistiche e workshop internazionali, ha fondato e dirige il Progetto Hangar presso il Centro di Ricerca Artistica di Lisbona.
Il suo lavoro guarda alla convergenza di politica, genere, memoria e spazio.
Nel 2019, la sua mostra Geografia Dormente è stata nominata come la Migliore Opera Fotografica dalla Sociedade Portuguesa de Autores.
L’opera di Mónica De Miranda è stata spesso oggetto di studio accademico per i profondi riferimenti sociopolitici che si trovano nei suoi film, l’estetica della frammentazione, del movimento e del raddoppio nelle installazioni fotografiche e la sua enorme influenza sulla video arte portoghese contemporanea.
Fondendo realtà e finzione, intreccia racconti e storie personali, movimenti di liberazione africani, esperienze migratorie e percorsi d’identità, attraverso la sua lente di femminista nera.
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...una raccolta di articoli di viaggio ma non solo. Lo sguardo dell'Autore si spinge sempre oltre, alle radici storiche, sociali della realtà immediatamente percepibile. Oltre i singoli capitoli come istantanee di viaggio, bella e densa di significato la prefazione con i concetti di viaggio, sintonia e riconoscimento, spazio, tempo, frontiera, spaesamento, persuasione, il viaggio-scrittura che si fa “archeologia del paesaggio", l’irresponsabilità del viaggiatore-spettatore e tanto altro...Le pagine scorrono veloci e si susseguono immagini di luoghi che l'antropologia urbana ha modificato pesantemente, persone incontrate, storie vissute, frasi e citazioni che lasciano il segno...#ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #narrativa #claudiomagris (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/Co3409ioysb/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#ravenna#booklovers#instabook#igersravenna#instaravenna#ig_books#consiglidilettura#librerieaperte#narrativa#claudiomagris
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Bragança, città di storia e street art
#Bragança, città di storia e street art #portogallo
Nord del Portogallo, nel cuore della “Terra Fria” (terra fredda) di Trás-os-Montes, c’è Bragança una città affascinante e ricca di storia. Numerosi suoi illustri nomi sono saliti sul trono del Portogallo ma la città è anche affacciata sul presente con moltissima street art. Oggi vi porto con me alla scoperta di questa cittadina trasmontana.
Situata a 500 km da Lisbona e 200 km da Portoè una…
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#alla scoperta del portogallo#archeologia portogallo#arte urbana bragança portogallo#blogger italiana portogallo#bragança mobilità ridotta#castello bragança#cosa mangiare in portogallo#cosa visitare a bragança#cosa visitare nel nord del portogallo#cosa visitare portogallo#curiosità portogallo#dove mangiare a bragança#festival arte urbana bragança portogallo#fine settimana in portogallo#gite fuori porta lisbona#in portogallo con lilly#italiani in portogallo#itinerario portogallo#leggenda torre della principessa portogallo#leggende portogallo#libri romanzi portogallo#liliana navarra#mappa percorso accessibile bragança#monumenti bragança#musei bragança#Museu Ibérico da Máscara e do Traje#nord del portogallo#pillole di portogallo#Portogallo#portogallo imperdibile
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Episodio 9 - Maionchi il sogno e la grande ansia
Era una scena un po’ decadente, più che altro perché si svolgeva all’interno di un salotto classico, arredato con uno stile del 700 in un palazzo evidentemente appartenuto ad una famiglia nobile, poi magari passato ad una discendenza di mercanti, ma vai a sapere, deve essere sicuramente perché è qualche giorno che mi sono infognata con l’urbex, quei gruppi di esplorazione di archeologia urbana, qui in Lombardia è pieno di edifici abbandonati (mentre al sud sono più quelli incompiuti), che siano capannoni di aziende, case, ville nobiliari, cascine, stanze lasciate così com’erano al momento della morte dell’ultimo erede o al momento della fuga perché a volte quello che si vede quando si varca la soglia sono scenografie di vita quotidiana di tazzine del caffè lasciate ancora calde, di pentole ancora in cottura o coperte appena scostate e quindi ti chiedi se chi le abitava non fosse dovuto scappare da qualcosa ad un tratto e io parlo di questa mia nuova ossessione con tutti quelli che conosco, tipo che ci sono case di design con interni di design, tappeti di design, sculture ancora sui mobili, specchi appesi e abbandonate da anni e nessuno le vuole più e poi ci sono libri, montagne di libri, riviste, fumetti e allora i miei colleghi m mandano i video delle cascine piene di libri di proprietà di accumulatori seriali e quindi mi viene ancora di più la fregola di visitarle, ma io ho paura, io ho paura di tutto, credo nei fantasmi, credo nel paranormale, credo nell’ipocrisia, negli arcobaleni e le pentole d’oro e credo nella nebbia a fine novembre e nelle onde del mare e nel mostro sotto al letto e che i gatti vedano i morti, quindi l’urbex è per forza una di quelle cose che devo fare in compagnia mano nella mano con una persona sicura che mi dice che sono una cretina i morti non vagano sulla terra. Poi ho scoperto che non è vero che le case vengono lasciate così come appena usate, ma ci sono quelli che le sistemano, gli “arredatori”, apposta per le foto suggestive e ci sono rimasta male, ma se qualcuno ha mai sentito parlare del palazzo d’oro me lo dica pure dove si trova che qui questa gente gli indirizzi se li tiene per se, giustamente sennò gli sciacalli e i vandali e i barboni. In quel salotto dall’aria decadente era pieno di anziani, gente vecchia piena di piercing e tatuaggi su pelli cadenti e si lamentavano della difficoltà di utilizzare questi nuovi aggeggi tecnologici. Sicuramente la scena stava svolgendo tra trenta, cinquant’anni perché i vecchi eravamo noi, i nostri tatuaggi, i nostri piercing ancora al loro posto e la nostra pelle più flaccida e noi e i nuovi problemi con il progresso ormai inarrestabile, in questo momento siamo ai livelli di Ironman, niente schermi, niente tasti, ma comandi sospesi che chiaramente quei vecchi non capivano ed erano soli, senza figli che spiegassero il funzionamento, sconsolata una di loro prende un pacco di biscotti, gallette ricoperte di cioccolato, stantie, vecchie come i vecchi le offre con parsimonia che sono le ultime e da quando non esiste più il cibo è scomparsa anche la sensazione e la soddisfazione del masticare, sono le ultime, mangiatene poche, ma uno dei vecchi si lamenta che son muffe e quindi sarebbe anche ora di buttarle via ste gallette che facevano schifo prima figurarsi adesso. Si apre una grande porta e compare Mara Maionchi con in mano una cofana di rigatoni al ragù, che son pure quelli un bene che scarseggia e quindi ogni giorno si sorteggia il trio che potrà mangiare un pasto vintage, un sorteggio random per una cena alla cieca dice Mara, random perché si sorteggia, cieca perché i rigatoni si mangiano dopo essersi cavati gli occhi. Ebbene su questa scena mi sono svegliata e poi sto sogno l’ho raccontato al telefono a Fabio che alla comparsa di Mara Maionchi s’è strozzato, ma gli sta persin bene, che è la seconda volta che gli telefono e per strada passo davanti ad un cadavere di animale proprio mentre parliamo, è un segno mi dico, quanta probabilità c’è, è che poi a me ste cose fanno senso e mi manca il fiato, la prima volta che è successo ho visto un gatto che pareva dormisse e quando mi sono accorta fosse morto mi è mancato il respiro e mi si è fermato il cuore la stessa cosa poi è successa di sera che avevo bevuto e stavamo tutti un poco offuscati e Davide più di tutti tanto che ha saltato il bancone del bar con un volo ad unica gittata senza poggiare il culo e io senza fiato e col cuore a mille non so manco se l’ho visto davvero, ma shock. Davide è bellissimo e in quel gesto era un angelo e io in paradiso. Sto vedendo Please like me, è bella, è poetica, è cruda un poco surreale, ma la tematica è fragile e forte e ieri mi è successo di piangere in una scena con Hannah Gadsby che interpreta (interpreta?) una ragazza che soffre di depressione e raccontava che le vengono gli attacchi di panico nei supermercati perché non sa mai quale tonno scegliere, la scelta è troppa e i tonni sono ognuno diverso e boh e quindi piange davanti alla corsia del tonno e io pure. Quando avevo 19 anni un mio ex è dovuto venire a raccattarmi all’auchan perché non trovavo i pomodori secchi e mi si annebbiava la vista anche per la carta igienica e piangevo, mi mettevo a piangere pietrificata nelle corsie perché era difficile. Sono stata con un ragazzo che mi faceva fare la spesa da sola e io ci stavo male, malissimo, io trovo una difficoltà atroce dover scegliere tra i reparti in mezzo a tutte quelle cose uguali e assurde e vado con la lista e comunque torno sempre con robe inutili e inservibili e raramente vado da sola, anzi Luca ha timore quando mi manda da sola: ce la fai? Ti va? Vuoi che venga, prendi solo el cose che ti ho scritto, mi raccomando, non perderti. E l’anno scorso io ho avuto il covid a marzo e luca invece a natale e anche tutta la sua famiglia e allora io ho dovuto fare la spesa per tre famiglie (che anche i nonni non uscivano) per natale e capodanno e panico e ansia e sudore e ce l’ho fatta, non sono morta in nessun supermercato l’anno scorso e ancora oggi me la racconto come un’impresa per me assurda e quindi quando ieri la Gadsby parlava del suo problema a me m’è venuto da piangere perché è come se per la prima volta qualcuno mi rivelava una verità solo mia che per tanto tempo non sono riuscita ad accettare e ad affrontare e che ancora sta lì, sepolta tra le miriadi di ansie che mi ritrovo ancora a dover affrontare oltre alle miriadi a cui sono già sopravvissuta e quelle che ancora non conosco.
#cose mie#di nuova me#di vecchie cose#urbex#mara mlionchi#vecchi#arredo#ville#supermercato#please like me#hannah gadsby#animali morti#cadaveri#salotti#divani#tatuaggi#piergìcing#bar#paura#sogno#archeologia urbana#una mia foto#atarassia#episodio 9#episodio#la mia vita ad episodi#racconti#telefonate
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Archeologia urbana
Qui a casa possediamo il mitologico Manuale della barzelletta, che sarebbe poi questo.
Faceva parte di una collana comprendente i vari manuali delle Giovani Marmotte, quello del giovane detective, quello di Paperinik e altri ancora. Io li avevo quasi tutti e li leggevo avidamente. Ma questo non c’entra molto con l’argomento del post. Dentro il summenzionato manuale ho trovato questo.
Un vecchissimo biglietto dell’autobus. Non so a quando risalga perché l’obliterazione non prevedeva l’anno. In ogni caso era una corsa singola, mica a tempo come ci sono adesso. Nel senso che durava finché non scendevi dal mezzo. Se volevi prendere un altro autobus, dovevi comprare un altro biglietto. C’era anche l’abbonamento. Ma non mi ricordo com’era fatto.
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La centrale di produzione del vapore
La linea funicolare, chiamata in turco Tünel, é costituita da sole due stazioni (partenza e arrivo) che collegano Karaköy e Beyoğlu. Venne inaugurata il 17 gennaio del 1875 ed è la seconda più antica linea sotterranea urbana al mondo dopo la metropolitana di Londra.
Ma come funzionava? Semplice. Praticamente davanti all’ingresso della stazione di Beyoğlu c’era, e c’é ancora, la centrale di produzione del vapore che permetteva alle carrozze di muoversi. La centrale é stata in funzione dal dicembre del 1874 fino ad agosto del 1970. Quasi 100 anni di onorato servizio prima di essere sostituita da generatori elettrici. Svetta ancora, nel cielo di Beyoğlu, l’alta ciminiera dove un tempo usciva il fumo del vapore. Un vero e proprio reperto, a cielo aperto, di archeologia industriale.
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Museo di archeologia urbana Giuseppe Fiorelli, Lucera, Italy
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Napoli, I leoni della Fontana degli Incanti rinvenuti nelle segrete del Maschio Angioino: recuperati ed avviati al restauro.
Napoli, I leoni della Fontana degli Incanti rinvenuti nelle segrete del Maschio Angioino: recuperati ed avviati al restauro. La Fontana degli Incanti, in piazza Salvatore di Giacomo, riacquisterà il suo antico fascino grazie ad un intervento di restauro che prevede anche la ricollocazione dei leoni dei quali, per anni, si era persa memoria. Gli elementi decorativi sono stati rinvenuti, dopo quarant'anni, nelle segrete del Maschio Angioino. L'individuazione nei mesi scorsi, grazie al lavoro di squadra tra il Servizio Arredo urbano e mobilità sostenibile, il Servizio Arte e beni culturali e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli. Con i lavori di restauro della Fontana degli Incanti, infatti, è stata avviata anche un'opera di ricerca bibliografica e archivistica nell'ambito della quale sono stati effettuati dei sopralluoghi nei depositi comunali. Grazie al materiale documentale è stato quindi possibile affermare che i grandi frammenti ritrovati a Castel Nuovo, dei quali era incerta l'attribuzione, erano proprio parte degli antichi leoni. Ieri le statue sono state trasferite in laboratorio per il completo restauro e la sistemazione nella collocazione originaria. Nel frattempo, in piazza Salvatore di Giacomo sono già in corso i lavori a cura della ABC per la sistemazione dell'impiantistica della fontana. "Stiamo portando avanti da mesi il restauro delle fontane cittadine, non solo per l'aspetto funzionale e decorativo che rivestono – ha sottolineato il sindaco Gaetano Manfredi – Quasi sempre esse rappresentano testimonianze significative di storia urbana e crediamo che le fontane vadano recuperate, quando è possibile, per come erano un tempo. Nel caso della Fontana degli Incanti potremo presto tornare ad ammirarla come ormai la si poteva vedere solo in qualche foto di mezzo secolo fa". "Lungo la costa sono già state restaurate la Fontana del Gigante in via Partenope, la Fontana della Sirena in piazza Sannazzaro e la Fontana del Sebeto a largo Sermoneta – ha ricordato l'assessore alle Infrastrutture Edoardo Cosenza – Nel caso della Fontana degli Incanti il restauro si completa con il recupero dei leoni che sono stati per anni 'dimenticati'. Ringrazio l'architetto Valeria Palazzo, dirigente del Servizio Arredo Urbano, e quanti stanno lavorando a quest'intervento che ci consentirà di restituire alla fontana la sua integrità artistica". La fontana degli Incanti, disegnata da Giovanni da Nola per volere del viceré Pedro de Toledo nel XVI secolo, fu inizialmente posizionata in piazza dell'Olmo, poi divenuta piazza del Porto o del Mercato di Porto, sita a metà tra le attuali piazza Bovio e piazza Municipio, ovvero nella attuale Via Alcide de Gasperi. Durante i tumulti di Masaniello venne fortemente danneggiata, e riparata più volte nel corso del XVIII secolo, finché nel 1834, l'architetto Pietro Bianchi (l'autore della basilica di San Francesco di Paola) la ricostruì del tutto. La fontana, nel periodo del Risanamento, venne poi smontata dalla sua posizione originaria e ricollocata nella piazza Salvatore di Giacomo all'inizio del XX secolo. È chiamata "degli Incanti" perché una leggenda narra che una potente strega della città, usasse l'acqua di quella fonte per i suoi "incanti"; ma è anche detta della Cöccövàja perché nel XVI secolo, quando al vertice della fontana fu scolpito lo stemma del viceré, al popolo la sagoma parve identica a quella di una civetta che, in latino, si traduce appunto "cocovaja".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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GRAND TOUR_02/
\JAPAN_2014/CAMBODIA_2019
/Stefano Gio Semeraro
http://stefanogiosemeraro.it/works.html
-TOKYO-BEPPU_A SENTIMENTAL JOURNEY -
Nell’agosto del 2014 ho attraversato l’arcipelago giapponese da Nord a Sud, per andare a trovare mio fratello. Le presenti immagini fanno parte infatti del racconto (monogatari) fotografico del mio viaggio da Tokyo a Beppu, cittadina situata in un'ampia e profonda baia sulla costa dell'isola di Kyūshū che ha ospitato per tre anni mio fratello, studente internazionale presso l’università locale. Ispirato dall’approccio intimistico di molti fotografi giapponesi contemporanei (da Araki a Moriyama a Tomatsu), ho intrapreso questo viaggio solitario tentando di registrare attraverso i miei scatti le emozioni contrastanti che ho provato nell’addentrarmi, poco alla volta, in una cultura così diversa da quella occidentale, così stereotipata ai nostri occhi e a tratti di difficile comprensione. Un “viaggio sentimentale” che mi ha portato a riabbracciare mio fratello e a vivere di persona quei luoghi affascinanti da lui tanto raccontati.
Le immagini scelte per questa mostra si riferiscono solo alla città di Tokyo, una metropoli affascinante e alienante allo stesso tempo, dove antiche abitazioni fatiscenti convivono con i grattacieli più moderni, e in cui è possibile perdersi all’interno del mercato più grande al mondo (Tsukiji) o scoprire angoli sperduti e ricchi di contraddizioni nelle periferie di Asakusa e Ikebukuro, e la piccola cittadina di Beppu, in cui si respira ancora la tranquillità e autenticità delle tradizioni, e il tempo scorre lento nei piccoli ryokan tradizionali, negli izakaya nascosti, e in tutti quegli angoli di strada da cui si vedono “fumare” i tombini.
“Tsugi wa, Beppu” ( 次は別府 - “Prossima fermata, Beppu”) - “L’annuncio del capotreno mi ha destato dal sonno leggero, intuisco di essere arrivato a destinazione, finalmente a Beppu, la città in cui vive e studia mio fratello. Non è stato semplice viaggiare nel profondo sud del Giappone, quasi nessuno parla l’inglese, i treni cominciano ad essere più datati e meno tecnologici, ma al tempo stesso più avventurosi. Comunico a gesti sperando in una giusta interpretazione da parte degli autoctoni, ringrazio con un cenno della testa. Scendo dal treno, mi incammino fuori dalla stazione e dinanzi a me vedo alcune insegne luminose, silenzio, poche persone nelle strade. Sembra quasi un mondo a rallentatore se paragonato alle città di Tokyo e Osaka. L’umidità è davvero insopportabile, nonostante sia quasi mezzanotte. Comincio a guardarmi intorno e vedo fumi che si alzano nei vari vicoli della città, odori provenire da piccoli carretti ai lati delle strade, alcune persone in yukata e zoccoli di legno chiacchierare mentre rientrano in albergo. Da lontano, mio fratello mi fa un cenno con la mano, lo vedo arrivare a passo lento, anche lui esausto dai vapori caldi che questa città espira continuamente. Un abbraccio e ci dirigiamo verso casa.”
Parte di questo lavoro nel 2018 è stata proiettata nel Teatro comunale di Gonzaga per la IV edizione del Festival 10x10 dedicata all’Oriente.
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Stefano Gio Semeraro, 1984. Dopo aver frequentato i corsi di Fotografia Analogica e Digitale e Visual Storytelling al CFP Bauer di Milano ( dal 2013 al 2015 ), nel 2014 è tra i co-fondatori di CROP Collective, gruppo di fotografi indipendenti con i quali porta avanti una riflessione meta-fotografica sulla natura e il significato delle immagini fotografiche. Il suo lavoro è stato presentato al Photofestival Milano 2015 nell’ambito dell’evento HTTP_HyperText Transfer Photography, a Fabbrica del Vapore presso Ram Studios, a Palazzo Marino, presso Spazio Soderini nell’ambito dell’International Photo Project (2015), al Festival Spazivisivi a Sanremo e al Festival 10x10 di Gonzaga (2018).
Il suo interesse è rivolto principalmente al paesaggio in trasformazione, il rapporto tra natura e archeologia urbana, il viaggio attraverso il racconto fotografico. Attualmente lavora a progetti di ricerca personale e collabora a distanza in progetti internazionali tra Italia, Spagna e Giappone.
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archeologia urbana #ancona #marche #anfiteatro (presso Ancona, Italy) https://www.instagram.com/p/CLRjrcxANjHoZT64ba26vmABwingYIqqug-Rek0/?igshid=z6k4i4ptexfm
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Medieval Piedmontese cities and their cultural relevancy
*This thing’s fantastic. I’ve never seen the like. Especially in a website devoted to “future cities.”
L`aristocrazia militare del territorio di Asti: i signori di Gorzano, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LIX (1971), pp. 357-447; LXX (1972), pp. 489-543.
Un`attiva minoranza etnica: gli Alamanni del comitato di Asti, in "Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken", LIV (1974), pp. 1-57.
Una valle di transito nel gioco politico dell`età sveva. Le trasformazioni del potere e dell`insediamento nel comitato di Serralonga, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIII (1975), pp. 109-179.
Società e potere in Asti e nel suo comitato fino al declino dell`autorità regia, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIII (1975), pp. 357-349.
Per una`archeologia medievale in Piemonte: un insediamento bassomedievale a Piea (Asti), in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIII (1975), pp. 223-234.
Paesaggio, possesso e incastellamento nel territorio di Asti fra X e XI secolo, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIV (1976), pp. 457-525.
L`"erudito avvocato" De Canis e la sua opera innovatrice: un contributo del primo Ottocento al progresso degli studi sul medioevo astigiano, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIV (1976), pp. 239-309.
Lo storico G.S. De Canis e la sua "Descrizione statistica della provincia di Asti, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 1976.
Andar per castelli. Da Asti tutto intorno, Torino, Milvia, 1976.
La città e il suo "districtus" dall`egemonia vescovile alla formazione del comune di Asti, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXV (1977), pp. 535-625.
Proposta per una lettura della "Corografia astigiana" dell`avv. G.S.De Canis, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 1977.
Una metodologia per le storie locali, in Atti del I convegno sul Canavese, Ivrea, 1979, pp. 97-100.
La genesi della classe politica del comune di Asti, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXVII (1979), pp. 33-151.
Lo sviluppo delle relazioni personali nell`aristocrazia rurale del Regno Italico, in Structures féodales et féodalisme dans l`Occident mediterranéen (Xe-XIIe siécles). Atti del Colloquio intern. dell`Ecole Française di Roma (10-13 ottobre 1978), Roma, Ecole Française, 1980, pp. 241-249.
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Tema cittadino e "ritorno alla terra" nella storiografia comunale recente, in "Quaderni storici", XVIII (1982), 52, pp. 255-277.
Medioevo americano. Modelli iconografici e modelli mentali, in “Quaderni medievali”, 13 (1982), pp. 130-150.
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Il "famosissimo marchese Bonifacio". Spunti per una storia delle origini degli Aleramici detti del Vasto, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXXV (1983), pp. 587-602.
La società urbana nell`Italia comunale, Torino, Loescher, 1984 (ried. 1998)
Medioevo all`inglese. L`esperienza pre-raffaellita tra neogotico e art nouveau, in "Quaderni Medievali", 18 (1984), pp. 82-112.
"Già parrocchiale, ora campestre e minacciante rovina..." Tracce romaniche per una storia del popolamento dell`Astigiano medievale, ne Le chiese romaniche delle campagna astigiane. Un repertorio per la loro conoscenza, conservazione, Tutela, a cura di L. Pittarello, Asti , Provincia, 1984, pp. 7-11.
Un problema di memoria collettiva, ne "Il Platano", IX (1984), pp.228-233.
"Civitas nobilis et antiqua". Per una storia delle origini del movimento comunale in Piemonte, in Piemonte medievale, forme del potere e della società. Studi per Giovanni Tabacco, Torino, Einaudi, 1985, pp. 29-61.
La "convenientia" tra Novi, Genova e Pavia del 1135 alla luce dei più recenti orientamenti di storia comunale. Alcune considerazioni preliminari, in "In novitate", I (1985), pp. 2-6.
Medioevo illustrato. Carlo Nicco e il revival medievale torinese, in "Quaderni medievali, 20 (1985), pp. 150-190.
Nascita e sviluppo delle autonomie cittadine, ne La Storia, II, Il Medioevo, a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, Torino, UTET, 1986, pp. 427-460.
La riscoperta di una scoperta. Vent`anni di storiografia subalpina sul revival neomedievale ottocentesco, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXXIV (1986), pp. 559-568.
Storia urbana e città medievale: prospettive di ricerca, ne La storiografia contemporanea. Indirizzi e problemi, a cura di P. Rossi, Milano, Il Saggiatore, 1987, pp. 303-321.
I comuni italiani nella I Lega Lombarda: confronto di modelli istituzionali in un`esperienza politico-diplomatica, in Kommunale Bündnisse Oberitaliens und Oberdeutschlands im Vergleich (Atti dell`incontro di Reichenau, 11-14 ottobre 1983), Sigmaringen, Thorbecke, 1987, pp. 45-61.
Il controllo imperiale del castello di Gavi, ne Il Barbarossa e i suoi alleati liguri-piemontesi (Atti del convegno di Gavi, 8 dicembre 1985), Gavi 1987, pp.29-40 (rist. anche in Luoghi di strada nel medioevo fra il Po, il mare e le Alpi occidentali, a cura di G. Sergi, Torino 1996, pp.93-102).
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La società cittadina del Regno d`Italia. Formazione e sviluppo delle caratteristiche urbane nei secoli XI e XII, Torino, Deputazione sub. di storia patria, 1987.
L`aristocrazia: ricambi e convergenze ai vertici della scala sociale, ne La Storia, I, Il Medioevo, a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, Torino, UTET, 1987, pp. 145-175.
Introduzione, ne L`evoluzione delle città italiane nell`XI secolo (Atti della Sett. di studi di Trento, 8-12 settembre 1986), a cura di J.Jarnut e R.Bordone, Bologna, Il Mulino, 1988, pp. 15-24.
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Equilibri politici e interessi familiari nello sviluppo dei monasteri urbani del Piemonte, in Dal Piemonte all`Europa. Esperienze monastiche nelle società medievali (Atti del Congresso storico subalpino, Torino 27-29 maggio 1985), Torino, Dep. subalp. di stori patria, 1988, pp. 229-248.
Le élites cittadine nell`Italia comunale, in "Mélanges de l`Ecole française de Rome", 100 (1988), pp. 47-53.
Le città italiane e l`impero nell`XI secolo. Spunti per una riflessione, in Cultura e società nell`Italia medievale. Studi per Paolo Brezzi, Roma 1988, pp. 131-147.
Affermazione personale e sviluppi dinastici del gruppo parentale aleramico: il marchese Bonifacio "del Vasto", in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo (Atti del I convegno di Pisa: 10-11 maggio 1983), Roma 1988, pp. 29-44.
Il castello di Belotto: processi di trasformazione del territorio del comune di Asti nel basso medioevo, in "Rivista di storia arte archeologia per le prov. di Alessandria e Asti", XCVI-XCVII (1988), pp. 47-89.
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Medievismo romantico e neomedievismo nell`immaginario moderno e contemporaneo: il castello da Walpole a Hearst, ne Il medioevo: specchio ed alibi, a cura di E. Menestò, Ascoli Piceno 1989, pp. 81-104.
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Medioevo alla sabauda. Carlo Alberto e il sogno del Medioevo, in "Quaderni medievali", 33 (1992), pp. 78-96.
Castelli e pennoni nelle miniature del "Codex Astensis": alla ricerca di un sistema iconografico medievale, in Bianca Lancia d`Agliano fra il Piemonte e il Regno di Sicilia. Atti del convegno (Asti-Agliano, 28/29 aprile 1990), a cura di R. Bordone, Alessandria, Ed. dell`Orso, 1992, pp. 235-242.
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I poteri di tipo comitale dei vescovi nei secoli X-XII, in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo: marchesi conti e visconti nel Regno italico (secc. IX-XII), Atti del terzo convegno di Pisa: 18-20 marzo 1999, Roma 2003 (Nuovi studi storici, 56), pp. 103-122.
Medioevo ideale e medioevo reale nella cultura europea della prima metà del Novecento, in Medioevo ideale e medioevo reale nella cultura urbana. Antonio Avena e la Verona del primo Novecento, a cura di P. Marini, Verona 2003, pp. 53-61.
Il “Codex Astensis” e l`organizzazione del territorio, in "Libri iurium" e organizzazione del territorio in Piemonte (secoli XIII-XVI), a cura di P. Grillo e F. Panero = “Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo”, 123 (2003), pp. 79-92.
Origini e composizione sociale del comune di Acqui, ne Il tempo di San Guido vescovo e signore di Acqui, a cura di G. Sergi e G. Carità, Acqui 2003, pp. 79-92.
Lombardi come “usurai manifesti”: un mito storiografico?, in “Società e storia”, 26 (2003), 100-101, pp. 255-272.
Prime attestazioni della presenza degli Ordini Mendicanti nei comuni di Asti e di Vercelli, in “Bollettino storico bibliografico subalpino”, CI (2003), pp. 515-533.
Gli statuti di Asti fra sopravvivenza comunale e sottomissione principesca, in Signori, regimi signorili e statuti nel tardo Medioevo, VII Convegno del Comitato Italiano per gli studi e le edizioni delle fonti normative (Ferrara, 5-7 ottobre 2000), a cura di R. Dondarini, G.M. Varanini, M. Venticelli, Bologna, Pàtron, 2004, pp. 75-82.
Il castello di Pollenzo. Il sogno del Medioevo per un re romantico, in Romani e barbari. Incontro e scontro di culture, a cura di S. Giorcelli Bersani, Torino 2004, pp. 243-251.
"Sub imperio abbatisse". Il monastero di Sant`Anastasio fra dipendenza vescovile ed esercizio di poteri signorili (secoli XI e XII), in Sant’Anastasio dalla cripta al museo, Atti del Convegno di studi storici, archeologici e storico-artistici (Asti, 15-16 maggio 1999), a cura di D. Gnetti-G.P. Silicani, Asti, Gruppo Ricerche Astigiane/Comune di Asti, 2004, pp. 51-60.
(con G. CASTELNUOVO e G.M. VARANINI), Le aristocrazie dai signori rurali al patriziato, Roma-Bari, Laterza, 2004.
Spunti per una storia del paesaggio astigiano di antico regime con particolare riguardo al nord-ovest, in “Quaderni di Muscandia”, (2004), pp. 70-81.
Editoria tra `800 e `900. Fumetto, in Arti e storia nel Medioevo, a cura di E. Castelnuovo e G. Sergi, IV, Il Medioevo al passato e al presente, Torino, Einaudi, 2004, pp. 711-735.
Tra credito e usura: il caso dei “lombardi” e la loro collocazione nel panaroma economico dell’Europa medievale, in Politiche del credito. Investimento consumo solidarietà, Atti del Congresso Internazionale (Asti, 20-22 marzo 2003), a cura di G. Boschiero-B. Molina, Asti, Centro studi sui Lombardi, 2004, pp. 141-161.
Il riordino politico del territorio comunale di Asti: le villenove duecentesche, in “Bollettino storico bibliografico subalpino”, CII (2004), pp. 413-441.
I Lombardi in Europa nel medioevo, a cura di R. Bordone e F. Spinelli, Milano, Franco Angeli, 2005.
Spunti per una storia dell’alimentazione a Vercelli nel medieovo alla luce dei più recenti ritrovamenti archeologici, ne Il misero cibo. Vescovi e carità a Vercelli tra medioevo e rinascimento, a cura di G. Pantò, Torino, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, 2005, pp. 145-162.
Acque e mulini in Valtriversa tra medioevo ed eta’ moderna, in Acque e mulini nel Piemonte di antico regime, a cura di R. Bordone e R. Gendre, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2005, pp. 27-45.
Il romito del Cenisio, i Longobardi e Carlo Magno alla Chiusa: spunti romantici di un itinerario in Valle di Susa, ne I Longobardi e le Alpi, Atti della giornata di studio “Clusae Longobardorum, i Longobardi e le Alpi”, Chiusa di San Michele, 6 marzo 2004, Susa, Segusium, 2005, pp. 67-84.
Mangiare al castello. Fonti scritte e fonti archeologiche sull’alimentazione al castello di Moncalieri tra medioevo ed eta’ moderna. Prime considerazioni, ne Il sapere dei sapori. Cuochi e banchetti nel castello di Moncalieri, a cura di G. Pantò, Torino, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte 2005, pp. 41-67.
La fondazione di Villanova, in Villanova d’Asti. Città storica da conservare, a cura di C. Bartolozzi e F. Novelli, Torino, CELID, 2005, pp. 15-27.
Dalla carità al credito. Ricchezza e povertà ad Asti dal medioevo all’Ottocento, a cura di R. Bordone, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2005.
Gualino e la stagione neo-medievalistica, in “Annali del Centro Pannunzio”, XXXVI (2005/2006), pp. 327-335.
La provincia di Asti: possibile identità “astigiana”?, in Tra sviluppo e marginalità. L’Astigiano dall’Unità agli anni Ottanta del Novecento, a cura di R. Bordone, N. Fasano, M. Forno, D. Gnetti, M. Renosio, Asti, ISRAT, 2006, pp. 11-26.
Nuove prospettive di ricerca sulla storia urbana medievale, in Città e vita cittadina nei paesi dell`area mediterranea. Secoli XI-XV, a cura di B. Saitta, Roma, Viella, 2006, pp. 67-79.
Carlo Nicco “adornatore” delle Cronache dell’assedio di Torino, in A. VIRIGLIO, Cronache dell’assedio di Torino 1706, ripr. anast., Torino 2006, pp. xix-xxiv.
Il mito, in Carlo Magno e le Alpi. Viaggio al centro del Medioevo, a cura di F. Crivello e C. Segre Montel, Milano, Skira, 2006, pp. 35-39 e 161.
(con D. GNETTI), Cortesia, corti, cortigiani: Asti all’autunno del medioevo, in L’affermarsi della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna, a cura di P.Bianchi e L.C. Gentile, Torino, Zamorani, 2006, pp. 193-216.
Sopravvivenza medievale e innovazione nella cucina piemontese tradizionale, ne La cucina medievale tra lontananza e riproducibilità, a cura di B.Garofani e U. Gherner, Torino, Musei Civici, 2006, pp. 66-8.
Chiese di villaggio nel paesaggio medioevale astigiano, ne Il paesaggio del Romanico Astigiano, a cura di F. Garetto e M. Devecchi, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2006, pp. 12-18.
“Promiscuità territoriale” e delimitazione del confine in Piemonte. Il caso di Piovà Massaia e Cerreto d’Asti, in Distinguere, separare, condividere. Confini nelle campagne dell’Italia medievale, a cura di Paola Guglielmotti, "Reti Medievali - Rivista ", VII, 2006, 1
Un principato difficile: il marchesato di Monferrato tra comunità soggette e fedeltà personali, in Cartografia del Monferrato. Geografia, spazi interni e confini in un piccolo Stato italiano tra Medioevo e Ottocento, a cura di B.A. Raviola, Milano, Franco Angeli, 2007, pp. 75-88.
Olio e vino nell’alimentazione italiana dell’alto medioevo, in Olio e vino nell’Alto Medioevo, Spoleto, CISAM, 2007 (Settimane di Studio della Fondazione Centro Italiano di studi sull’Alto Medioevo, LIV), pp. 497-537.
Genesi e ragioni di un progetto, ne Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea, Atti del Convegno internazionale di studi (Alessandria, 2-27 novembre 2004), a cura di R. Bordone, P. Guglielmotti, S. Lombardini, A. Torre, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2007, pp. 399-402.
(Con P. GUGLIELMOTTI, S. LOMBARDINI e A. TORRE), Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea e Lo schedario storico-territoriale dei comuni piemontesi: problemi di metodo e lettura delle fonti, in Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea. Pratiche di ricerca, problemi di metodo, esperienze di gestione. Atti del convegno internazionale di studi, Alessandria 26-27 novembre 2004, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2007, pp. 9-47 e pp. 283-293.
Bianca Lancia di Agliano e i suoi parenti, in “Tabulae del Centro studi federiciani”, XIX (2007), pp. 87-119.
Moasca nel medioevo. Le singolari vicende di un castello di confine, in Moasca tra Medioevo e Ottocento, Moasca, Comune di Moasca, 2007, pp. 21-41.
Cavalleria e romanticismo, ne La civiltà cavalleresca e l’Europa. Ripensare la storia della cavalleria, a cura di F. Cardini e I. Gagliardi, Atti del I Convegno internazionale di studi, San Gimignano, 3-4 giugno 2006, Pisa/S. Gimignano, Pacini/Comune di S. Gimignano, 2007, pp. 243-256.
Carlo Magno dopo Carlo Magno. La fortuna alpina di un mito, in Carlo Magno e le Alpi, Atti del XVIII Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Susa-Novalesa, 19-21 ottobre 2006), Spoleto, CISAM, 2007, pp. 413-439.
Colline e castelli, campi e vigneti nell’iconografia dell’Astigiano fra il Basso Medioevo e la prima Età Moderna, ne Il paesaggio dipinto. Astigiano, Monferrato e Langhe, a cura di Osservatorio del Paesaggio-O. Coffano, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2007, pp. 59-71.
“Per lancia e spada a ogni sangue, su campo franco”. Tradizione e storicità nell’ Ettore Fieramosca di Blasetti, in Ettore Fieramosca. Segreti e passioni secondo Blasetti, a cura di F.Prono e E.Nicosia, Torino 2007 (I quaderni degli archivi, 4), pp. 37-42.
I confini della comunità. Incertezza territoriale e assetto insediativo tra medioevo ed età moderna in Piemonte, in Città e territori nell’Italia del Medioevo. Studi in onore di Gabriella Rossetti, a cura di G.Chittolini, G. Petti Balbi, G. Vitolo, Napoli, GISEM-Liguori, 2007, pp. 55-73.
Carlo Giambattista Cacherano Malabaila d’Osasco. Un aristocratico muratoriano alle origini della storiografia astigiana moderna, ne “Il Platano”, XXXII (2007), pp. 82-94.
Cinema e medioevo, in Lezioni sul Medioevo, a cura di D. Romagnoli, Guastalla, Comune di Guastalla, 2007, pp. 79-84.
Postfazione, in Neomedievalismi. Recuperi, evocazioni, invenzioni nelle città dell’Emilia-Romagna, a cura di M.G. Muzzarelli, Bologna, CLUEB, 2007, pp. 287-296.
Un`effimera ‘villanova’ duecentesca. Nascita e decadenza della prima Villafranca d`Asti nel riordino del territorio politico astigiano, in “Bollettino storico-bibliografico subalpino”, CV (2007), pp. 393-458.
Una Lobby finanziaria internazionale?, introduzione a Dal banco di pegno all’alta finanza. Lombardi e mercanti-banchieri fra Paesi Bassi e Inghilterra nel Trecento, a cura di R. Bordone, Asti, Centro studi sui Lombardi, sul credito e sulla banca, 2007 (= “Quaderni/Cahiers del Centro Studi sui Lombardi, sul credito e sulla banca”, II), pp. 9-25.
Rapport de synthèse: Les mémoires dwa villes, in Villes de Flandre et d’Italie (XIIIe-XVIe siècle). Les enseignements d’une comparaison, ed. E. Crouzet-Pavan/E. Lecuppre-Desjardin, Tournhout, Brepols, 2008, pp. 165-172.
La nobiltà e l’Impero nello sviluppo del pensiero dantesco, in Gerione - Incroci danteschi. Dante e la storia medievale, Milano, Unicopli, 2008, pp. 49-84.
“Asta facta est quasi nova”. Il rinnovamento edilizio di fine Duecento e i “benefattori” della nuova Cattedrale gotica, in Ricami di pietra. Una scultura medievale del museo lapidario di Asti, Asti, Rotary Club Asti, 2008, pp. 31-46.
“Hic me aportavit Bonefacius Rotarius civis Astensis”. Bonifacio Roero tra il Piemonte e le Fiandre, in Rocciamelone. Il gigante di pietra, a cura di A. Zonato, Susa, Centro Culturale Diocesano, 2008, pp. 37-60.
I Roero in Europa, in Piemonte e in valle di Susa, in Alpi da scoprire. Arte, paesaggio, architettura per progettare il futuro, a cura di A.De Rossi, G. Sergi, A. Zonato, Borgone Susa, Edizioni del Graffio, 2008, p. 49.
“Une tres noble jouste”, in TOMMASO III DI SALUZZO, Il Libro del Cavaliere Errante (BnF ms. fr. 12559), a cura di M. Piccat, Boves, Araba Fenice, 2008, pp. 27-35.
Un paesaggio da mangiare. Incidenza degli usi alimentari sulla formazione storica del pasaggio dell’ Astigiano, ne Il paesaggio astigiano. Identità, valori, prospettive, a cura di M. Devecchi e M. Volpiano, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2008, pp. 61-73.
Una “villanova” di frontiera fra Asti e il Monferrato, in Castell’Alfero. Otto secoli di arte e storia, Castell’Alfero, Comune, 2008, pp. 23-43.
«La forest de longue actente ». Maria di Clevès, duchessa d’Orléans e signora di Asti (1465-1482), ne “Il Platano”, XXXIII (2008), pp. 201-223.
La battaglia di Cossano (24 Marzo 1274), in Trasformazioni di una comunità di Langa. Cossano Belbo, a cura di R. Grimaldi, Canelli, Fabiano Editore, 2008, pp. 75-88.
La medievalizzazione del tempo festivo, ne Il Teatro della Vita. Le feste tradizionali in Piemonte , a cura di L. Nattino-P. Grimaldi, Torino, Omega Edizioni, 2008, pp. 97-106.
Il tempo e il denaro, in Tempus mundi umbra aevi. Tempo e cultura del tempo tra medioevo e età moderna, a cura di G. Archetti e A. Baronio, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2008, pp. 339-346.
Trasformazioni della geografia del potere tra Piemonte e Liguria nel basso medioevo, in "Bollettino storico-bibliografico subalpino", CVI (2008), pp. 445-463.
1500 anni di invasioni e dominazioni straniere. Dai territori costruiti dai comuni al 1861, ne La cultura italiana, diretta da L.L. Cavalli Sforza, I, Terra e popoli, a cura di L.L. Cavalli Sforza e A. Piazza, Torino, UTET, 2009, pp. 426-433.
(con G. SERGI), Dieci secoli di medioevo, Torino, Einaudi, 2009.
The Lady of Shalott. Di telai e di tele, di amore e di morte nel medioevo vittoriano, ne Dal mito alla contemporaneità. Tessere la vita. Telai e arte della tessitura a 360o. Per un percorso interattivo interdisciplinare, a cura di C. Gutermann, M.G. Imarisio, D. Surace, Moncalieri 2009, pp. 160-166.
L`attivita` tessile nel medioevo, ibidem,pp. 27-30.
Caratteristiche sociali e attività economiche del primo gruppo dirigente comunale, in Storia di Fossano e del suo territorio , I, Dalla preistoria al Trecento, a cura di R. Comba, R. Bordone, R. Rao, Fossano, Co.re Editrice, 2009, pp. 134-149.
"Ius primae noctis" alle origini di Fossano?, ibidem, pp. 175-178.
Commenda di Santa Maria del Salice, ibidem, pp. 214-217.
I cavalieri di San Giovanni dalle origini a Malta, in Cavalieri. Dai Templari a Napoleone. Storie di crociati, soldati, cortigiani, a cura di A. Barbero e A. Merlotti, Milano, Electa, 2009, pp. 91-103.
Le pretese di Bonifacio, in Bonifacio di Monferrato e il Comune di Asti. Scontri e confronti alla fine del secolo XII, a cura di E.C. Pia, Asti, Comune di Asti, 2009 (Atti della Tavola Rotonda, Asti, 6 ottobre 2007), pp. 35-51.
Attività e presenza territoriale dell`Ordine Gerosolimitano in Piemonte, in Cavalieri di San Giovanni in Liguria e nell`Italia settentrionale. Quadri regionali, uomini e documenti, a cura di J. Costa Restagno, Genova-Albenga, Istituto intern, di Studi Liguri, 2009 (Atti del Convegno, Genova, 30 settembre-2 ottobre 2004), pp.313-330.
La difficile attribuzione del santo Patrono: il caso di Villafranca d`Asti, ne “Il Platano”, XXXIV (2009), pp. 106-131.
The survival of medieval knighthood over the centuries: a journey through the culture and taste of the Occident in reverse, in"Imago Temporis Medium Aevum", 3 (2009), pp. 293-309.
Suggestioni neomedievali alla Mandria. Rosa Vercellana e il Castello dei Laghi, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", CVIII (2010), pp. 143-155.
Chieri nel medioevo: insediamento e organizzazione politica, in Archeologia a Chieri. Da Carreum Potentia al Comune bassomedievale, a cura di G. Pantò, Torino, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, 2010, pp. 33-37.
http://win.cittafutura.al.it/web/_pages/detail.aspx?GID=32&DOCID=5457
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Post 2 di 3 - Area Archeologica di Akrai (Palazzolo Acreide)🏛 Sin dalla fondazione della piccola Akrai, sub-colonia di Siracusa, nel secondo quarto del VII secolo a.C., la vita religiosa dei suoi abitanti si focalizzò nel rendere benevoli le anime dei morti 👻 e nell'esorcizzare le forze del male!👹 Nel bellissimo rilievo rupestre, che potrete ammirare lungo la parete settentrionale della latomia urbana dell'Intagliatella, è una scena di sacrificio, al centro della quale è una figura maschile con corazza che, recentemente, è stato proposto di identificare con l'eroe Eracle, il semidio greco famoso per le sue Dodici Fatiche💪🏻 Liberatore dai mali e dalla tirannide, fondatore di culti e città, nonché vincitore della morte, Eracle fu il prediletto per le preghiere dei Sicelioti😉 . . . . . . . . . . #viaggioasudest #archaeologist #archeologia #archeologie #archaeology #culturalheritage #culturaltrip #palazzoloacreide #culturaltourism #turismo #rai5 #artofinstagram #volgosicilia #sicilia #sicily #exploreitaly #whatitalyis #amepiaceilsud #autumnaesthetic #borghipiubelliditalia #borghitalia #charmingitaly #don_in_italy #diariodiviaggio #italyescapes #explorepage #instagramers #travelblogger #travelphotography #focusitalia (presso Sicilia, Italy) https://www.instagram.com/p/CFR0zVCsBT2/?igshid=17d2l42r9xt48
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Le 10 domande che sottoporrò in giornata ai colleghi che si sono candidati come consiglieri dell’Ordine degli Architetti sono in realtà più di 10. Ho invitato privatamente tutti i candidati a rispondere a non più di 5 quesiti ciascuno scegliendo le domande dalla seguente lista. Alcuni hanno risposto che lo faranno, altri che lo faranno se lo faranno tutti gli altri, altri ancora che lo faranno ma non sanno se faranno in tempo, altri ancora non hanno risposto e dubito che lo faranno. Ho pregato tutti di accompagnare le risposte con una loro foto (anche artistica) e una brevissima presentazione (sarò drastico nei tagli). Nel rispondere alle 5 domande scelte, ciascun candidato dovrà essere molto chiaro nel precisare se i contenuti espressi lo sono a titolo puramente personale, oppure lo sono come sintesi di un dibattito svolto, o in corso di svolgimento, all’interno di un gruppo di lavoro per definire un programma condiviso di azioni politiche della professione.
1. Qualità dello spazio – Penso alla vicenda della riqualificazione del lungomare di Porto San Giorgio (FM) e della sua futura pista ciclabile, con l’Amministrazione comunale che prima ha impegnato l’Ordine per organizzare un concorso di progettazione volto alla scelta della migliore proposta progettuale per un contesto specifico, e poi ha fatto marcia indietro optando per la scelta del progettista economicamente più vantaggioso. Quale strategia adottare per riuscire finalmente nell’impresa di organizzare concorsi di progettazione (non di idee) in Comuni di medie dimensioni?
2. Valorizzazione del patrimonio culturale – Seguo da tempo le iniziative che il Sindaco del Comune di Monte Rinaldo (FM) Gianmario Borroni sta portando avanti per valorizzare al massimo l’Area Archeologica La Cuma: dalla comunicazione dei risultati della terza campagna di scavo condotta nel 2019 (sostenendo sinergie tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche e l’Università di Bologna e la British School at Rome), al meraviglioso concerto in streaming del Maestro Dario Faini, in arte Dardust, avvenuto i primi di giugno. Quale può essere il contributo degli architetti a simili iniziative di valorizzazione integrata e di promozione condivisa del patrimonio culturale del territorio?
3. Ricostruzione post sisma – Dopo 11 anni, quando lungo l’A24 intravedo il centro storico di L’Aquila, scorgendo in lontananza tante gru provo un senso di profonda tristezza. La stessa tristezza che ho provato in seguito alla recente bocciatura del pacchetto di norme sul terremoto del Centro Italia del 2016 da parte della Commissione bilancio della Camera, che hanno poi indotto il Premier Conte a rassicurare il Commissario Straordinario Legnini. Una tristezza analoga a quella che mi ha causato la lettura di un post di Giovanni Marucci, architetto camerte da sempre impegnato per il suo territorio e per la qualità dell’architettura e del paesaggio in Italia. In un passaggio, il post di Marucci diceva che a Camerino, dopo quattro anni dal sisma, “nessun edificio pubblico è stato risanato, la città alta, cuore della vita sociale, culturale ed economica è rimasta colpevolmente ferma a quattro anni fa, senza nessun cenno di vergogna”. Mi domando, ma gli architetti, tutti gli architetti, non dovrebbero rappresentare con più forza e decisione almeno la sofferenza per il loro territorio? Come lottare il più possibile per lenirla e su quali temi concentrare gli sforzi, inclusi quelli comunicativi?
4. Rilancio territoriale – Il rapporto annuale dell’Istat pubblicato pochi giorni fa ha messo chiaramente in luce quello che mi pare il vero tema urbanistico, e conseguentemente architettonico, dovuto alla pandemia da Covid-19: l’acuirsi delle disuguaglianze sociali. Nell’ultimo libro del compianto Bernardo Secchi, “La città dei ricchi e la città dei poveri”, tale tema veniva individuato come la questione urbana che siamo chiamati ad affrontare come architetti del XXI secolo. Tra le manifestazioni di quei processi nazionali che aggravano la situazione, come lo smantellamento del welfare state e la dissipazione di quella che potremmo chiamare “la città pubblica” (per usare in senso molto ampio, e forse consapevolmente improprio, un’espressione coniata da Paola Di Biagi riferendosi all’edilizia sociale e alla riqualificazione urbana), mi viene in mente come esempio la drammatica situazione dei posti letto ospedalieri che in Italia si è ridotta dal 1995 al 2018 da 6.3 a 3.5 posti ogni 1000 abitanti. Tutte queste problematiche, legate alle difficoltà degli strumenti e metodi dell’urbanistica in una condizione di crisi economica e di fortissimo cambiamento tecnologico, mi sembrano un po’ lontane dal dibattito professionale e dalle politiche professionali, eppure dovrebbero essere centrali. Quali iniziative di categoria si potrebbero attuare sotto il profilo analitico e progettuale? Come riportare al centro delle politiche professionali le questioni degli investimenti pubblici locali e della loro realizzazione, manutenzione ed eventuale trasformazione? Come collaborare alla riorganizzazione territoriale dei servizi, particolarmente importante ai fini della gestione delle future emergenze epidemiologiche e dei loro effetti sociali?
5. Scuole innovative – L’articolo 7-ter del Decreto legge 8 aprile 2020 n. 22 (Decreto scuola) convertito dalla legge 6 giugno 2020 n. 41, per la realizzazione degli interventi di edilizia scolastica, prevede che tutti i Sindaci e i Presidenti di Provincia, fino al 31 dicembre 2020, possano operare con i poteri dei commissari straordinari, prevedendo specifiche deroghe al Codice dei contratti pubblici. Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha giudicato tale scorciatoia normativa “un atto di grave immaturità politica e di totale inconsapevolezza delle esigenze del Paese e delle modalità con cui affrontarle”. Alfonso Femia, con una lettera inviata al Presidente Cappochin e ai presidenti di alcuni ordini provinciali, ha rincarato la dose ribadendo che “non è segno di maturità politica affrontare il tema scuola post Covid solo attraverso gli strumenti dell’emergenza, né solo soddisfacendo gli aspetti tecnici e normativi per la sicurezza e l’adeguamento energetico”. Come incentivare una visione strategica che faccia partire la riqualificazione del territorio dalla scuola, affrontando per esempio temi come l’offerta di centri estivi, il rapporto con la digitalizzazione, l’attenzione alle famiglie più fragili, il riuso di altri luoghi per le attività didattiche?
6. Superbonus 110 per cento – Quali iniziative intraprendere per sostenere localmente le linee di intervento che beneficiano del cosiddetto super bonus, ossia il nuovo sgravio fiscale che consente di detrarre il 110 per cento delle spese sostenute per far fronte a interventi antisismici e di efficientamento energetico?
7. Burocrazia – Il 26 giugno Michele Ainis ha pubblicato su La Repubblica un articolo intitolato “Se la riforma diventa un vizio”. Tra gli altri dati a supporto della sua tesi, Ainis richiamava le 608 modifiche ricevute nel giro d’un anno dal codice degli appalti licenziato nel 2016; modifiche che sembrerebbero rendere necessaria la sua riforma. Necessità di tale riforma emersa anche in seguito alla ricostruzione del viadotto sul Polcevera di Genova, che è avvenuta in 22 mesi derogando ampiamente sull’applicazione delle norme vigenti del codice degli appalti stesso. Quale posizione assumere rispetto a questi problemi, l’ipertrofia burocratica e riformatrice italiana da un lato e dall’altro la possibilità di sorvolare tutte le procedure e le norme vigenti attuando il cosiddetto modello Genova?
8. Legge per l’architettura – Uno dei grandi temi della politica professionale è la necessità di una legge per l’architettura in Italia. Gran parte del Congresso Nazionale degli Architetti celebrato due anni fa a Roma, ruotava intorno a questo obiettivo, centrale per la qualità della vita dei cittadini, per il rilancio competitivo delle aziende e per il miglioramento delle prestazioni dei servizi pubblici nel territorio italiano. Quale sarebbero i principali contenuti della legge che si vorrebbero proporre all’attenzione della politica?
9. Ordinamento della professione – La bozza di proposta recante Riforma dell’ordinamento professionale diffusa dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori i primi giorni di marzo, ha avviato un dibattito durante l’emergenza epidemiologica che non si è necessariamente potuto sviluppare con l’ampiezza e l’approfondimento necessari. Il 23 e il 24 luglio si terrà una importante Conferenza Nazionale degli Ordini per discutere gli esiti della prima fase di coinvolgimento degli Ordini provinciali. Dopo la conferenza, il Gruppo Operativo “Ordinamento” invierà agli Ordini il quadro sinottico aggiornato con i contributi emersi in tale sede. Si avvierà conseguentemente l’ultima fase di dibattito prevista in occasione degli incontri che il Consiglio Nazionale terrà con le macro-aree territoriali. Si tratta indubbiamente di un percorso di condivisione con gli Ordini di cui va dato merito al Consiglio Nazionale. È inoltre evidente che occorrerà organizzare al meglio la condivisione locale dei princìpi e dei contenuti della riforma. Quali iniziative attivare per favorire la più ampia partecipazione dei “mondi che sono interessati alla disciplina della professione e che già hanno cominciato, negli scorsi giorni, ad esprimersi”? Come potrà avvenire nel nostro territorio il confronto con gli altri interlocutori, e con tutti gli attori interessati al processo, oltre che ovviamente con le Istituzioni politiche?
10. Cultura professionale – Durante il lockdown ho lamentato più volte una tendenza degli architetti a dimenticare alcune radici culturali della propria disciplina e a proporre come inediti dei processi in verità già avviati da lungo tempo. Manuel Orazi ha scritto un bellissimo articolo su il Foglio pubblicato il 03 maggio scorso, intitolato “Architettura da pandemia”, in cui tra le altre cose ha ricordato l’effettiva nascita su basi igieniste dell’urbanistica. A mio avviso, durante la quarantena gli architetti hanno perso la grande occasione di avvicinare nuovamente le persone alla loro cultura professionale, rendendola meno di nicchia e isolata e rispolverando il suo patrimonio di conoscenze ed esperienze progettuali. Indubbiamente, già esistono alcune iniziative di valore operate per favorire la diffusione di una cultura della domanda di architettura. Per esempio, già prima della pandemia, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha attivato la seconda edizione del progetto scolastico “Abitare il Paese – La cultura della domanda. Bambini e ragazzi per un progetto di futuro prossimo”. Probabilmente, nel momento in cui la scuola ha consentito inedite possibilità di didattica a distanza, gli obiettivi e le strategie di tale progetto si sarebbero dovute rilanciare. Quali ulteriori iniziative intraprendere per colmare la distanza rispetto alla società della cultura architettonica, paesaggistica e urbanistica?
11. Casa comune dell’architettura – Tre proposte per aprire agli iscritti, alle scuole e alla cittadinanza, le porte dell’Ordine, le porte dell’Archivio dell’architetto Sergio Danielli e le porte della biblioteca dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Fermo.
12. Trasparenza e politiche digitali – Pochi giorni fa, il Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Milano, ad integrazione della documentazione economico-finanziaria, ha pubblicato “Verso il Bilancio Sociale”, un primo esercizio di rendicontazione e trasparenza. Si tratta di “un documento e di una sezione online a disposizione di tutti, dove sono illustrati priorità e obiettivi, oltre a report sulle attività svolte e i risultati raggiunti nel 2019”. Le priorità di mandato, gli obiettivi futuri, le informazioni sulle attività svolte e sui risultati che verranno raggiunti dal prossimo Consiglio dell’Ordine, saranno condivisi e comunicati in modo innovativo e trasparente agli iscritti e a tutti i portatori di interesse? Come avverranno il monitoraggio e la valutazione del lavoro svolto?
13. Aree interne e aree esterne – L’esperienza più significativa di osservazione ed analisi del territorio che ho avuto modo di compiere è avvenuta all’interno di un progetto di ricerca intitolato “Territorio casa comune”, svolto dal Gruppo di Ricerca ‘Morfologie e dinamiche territoriali’ del Centro de Estudos de Arquitectura e Urbanismo della Facoltà di Architettura di Porto, in Portogallo. Gli studi e le ricerche effettuati si sono sostanziati in una mostra aperta alla cittadinanza che si è tenuta nella ‘Casa del Territorio’ del Comune portoghese oggetto di indagine: Vila Nova de Famalição. Lo studio territoriale aveva un obiettivo molto preciso: costruire una idea collettiva del territorio che si producesse moltiplicando i punti di vista sullo stesso per avere letture, rappresentazioni, discussioni e dibattiti su quel qualcosa che si conosce e riconosce in comune al suo interno e che dà senso alla realtà territoriale. La presentazione della mostra recitava: “Mostrare è una condizione per rendere pubblico, per organizzare una visione del mondo ed esporla al giudizio degli altri. Senza di questo la società è invisibile e il territorio, una astrazione. Se desideriamo che il territorio che abitiamo sia inteso e vissuto come casa comune – come spazio di vita e relazione di un gruppo sociale che lì si inscrive – ebbene questa casa dovrà essere il risultato della costruzione collettiva di un immaginario e di progetti comuni su ciò che siamo come società e su cose e luoghi che possiamo e dobbiamo condividere. Una casa in costruzione”. Mi pare vada in qualche modo verso questa direzione la proposta contenuta nella bozza di Riforma dell’ordinamento professionale degli architetti, per istituire un Osservatorio permanente sulla tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della Nazione e una rete di Osservatori territoriali organizzati ed animati dagli ordini provinciali. Nelle intenzioni, gli Osservatori dovrebbero essere lo strumento operativo per rafforzare la capacità di interlocuzione della categoria con le istituzioni politiche e con i vari livelli di governo del territorio. Mi chiedo, e chiedo, se tali Osservatori potrebbero anche svolgere il ruolo di supportare i professionisti nel ricollocare le questioni della qualità del progetto all’interno di quadri conoscitivi molto più aderenti alle specificità contemporanee dei contesti territoriali di intervento. Si ritengono necessarie rappresentazioni e analisi del territorio che siano molto attente alla vita contemporanea e alle attuali dinamiche dell’abitare? Si ritengono utili letture ed interpretazioni del territorio meno schematiche e stereotipate di quelle su cui si fondano le politiche urbane e territoriali dell’Unione Europea basate su dualismi arcaici città-campagna, urbano-rurale, centro-periferia, interno-esterno? Se il contrario di interno è esterno, nella Strategia nazionale per le aree interne, credo che la costa adriatica e tirrenica debbano essere incluse tra le aree esterne.
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Torino ha un fascino discreto, un’eleganza composta e una sottile energia che non potranno mancare di sedurre un visitatore attento. Per lungo tempo capitale d’Italia e sede della famiglia reale, Torino lascia che la sua grandezza parli ancora attraverso l’ampiezza sfarzosa dei viali e la magnificenza dei palazzi, mentre il suo volto moderno è lasciato invece alla silenziosa operosità dei suoi abitanti, alla rinomata fama delle sue fabbriche, che hanno consacrato Torino come uno dei centri economici del Paese, lasciandone però intatti gli aspetti più sfuggenti e profondi. Accanto all’interesse culturale dei numerosi musei esiste infatti una Torino esoterica, la cui energia sembra ben percepibile dietro all’ordine sabaudo. Storia, cultura, arte e persino magia si intrecciano sulle rive del Po e all’ombra della Mole Antonelliana, simbolo di Torino. Tutto questo non fa che rendere più interessante l’esperienza di una visita di questa città, tanto ariosa e semplice da apprezzare quanto sfaccettata e ricca di sottintesi da cogliere. Scopri ora cosa vedere! Cosa vedere nella città di Torino La struttura urbana cartesianamente ordinata di Torino permette di muoversi abilmente per la città in completa autonomia oppure come alternativa può essere interessante organizzare un tour guidato per un’autentica e completa immersione nell’affascinante Torino, e scoprirne così i luoghi più interessanti e misteriosi della città: ecco quali sono. Il Duomo di Torino e la Sacra Sindone Il sobrio edificio in marmo bianco di Bussoleno della cattedrale metropolitana dedicata a San Giovanni Battista (1491), sorta sulle fondamenta di tre antichi templi paleocristiani, è l’unica chiesa del periodo rinascimentale ancora presente in città. All’interno, la protagonista indiscussa è senza dubbio la cappella dei Guarini, costruita nella seconda metà del Seicento per custodire, ancora oggi, la Sacra Sindone, il lenzuolo di lino che pare abbia avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro in seguito alla sua crocifissione. Questo straordinario e antichissimo oggetto, sul quale è impressa ancora l’immagine di un uomo recante le stesse ferite del Cristo, è forse la più importante reliquia del mondo cattolico, meta ogni anno di milioni di persone in pellegrinaggio davanti a essa. Sono tuttavia da segnalare anche il gruppo statuario realizzato in terracotta da Stefano Maria Clemente tra il (1460-1470) raffigurante la Madonna con il Bambino, Sant’Anna e San Gioacchino, i diciotto quadretti che adornano l’altare dedicato ai Santi Crispino e Crispiniano realizzati da Defendente Ferrari, la grande tela di Bartolomeo Caravoglia, allievo del Guercino, con la Beata Vergine i Santi, i reperti rinascimentali custoditi nel mausoleo di Giovanna d’Orlier e infine una delle migliori copie autentiche della celebre Ultima Cena di Leonardo Da Vinci opera di Luigi Cagna. Il museo Egizio di Torino Non è possibile andarsene da Torino senza aver visitato il museo Egizio, il più antico museo al mondo dedicato alla cultura egizia e secondo per importanza soltanto a quello del Cairo. Le sale, suddivise in cinque livelli, permettono di ammirare alcuni tra i reperti archeologici più importanti mai ritrovati come il libro dei Morti di Luefankh (332-320 a.C.), la mummia risalente al periodo Predinastico (3500 a.C.), la coeva e rarissima pittura su lino ritrovata a Gebelein, la tomba degli Ignoti, il pregevole ostrakon (frammento di ceramica) della Ballerina, le pitture a tempera ritrovate nella cappella di Maia, le statue della galleria dei Re, quella di Uahka (1760 a.C.) e infine la tomba di Kha e Merit, risalente a 3400 anni fa. Al fine di godersi al meglio la visita, potrebbe essere una buona idea acquistare un accesso prioritario o meglio ancora prenotare un tour guidato. Piazza Castello, palazzo Reale e palazzo Madama A fianco del Duomo si apre piazza Castello, una delle più importanti di Torino, circondata su tre lati da un elegante sistema di portici. Qui si affacciano il meraviglioso palazzo Reale, inserito nel patrimonio dell’Umanità Unesco insieme alle altre Residenze Sabaude di Torino, alle spalle del quale si aprono i suoi preziosi giardini, l’antichissimo e imponente palazzo Madama (1637) oggi sede del museo Civico di arte Antica e la Real Chiesa di San Lorenzo con la sua scenografica cupola disegnata dal Guarini. Il palazzo e i giardini Reali rientrano nel circuito dei musei Reali insieme all’armeria Reale, la galleria Sabauda e il museo di Archeologia. Da non perdere all’interno di palazzo Reale la sfarzosità tutta intagli, stucchi, dorature e affreschi della sala da Ballo e quella del Trono, il salone degli Svizzeri e la splendida scala delle Forbici. Palazzo Madama, invece, fonde storicamente e architettonicamente duemila anni di storia di Torino. Tra il XIII e il XV sul sito fu costruita un’originaria cassaforte in stile gotico inglobando e ampliando l’antica porta Decumana di epoca romana, completata poi nel Settecento dalla facciata progettata dall’architetto Filippo Juvarra. Per un breve periodo fu la residenza dei duchi di Savoia quando la capitale del regno venne definitivamente trasferiva da Chambéry a Torino, prima che palazzo Reale divenne per i successivi tre secoli il cuore del potere della famiglia Sabauda. Da non perdere all’interno la suggestiva torre Panoramica, lo scalone d’Onore e la corte Medievale, come le oltre 70 mila opere d’arte conservate nel museo di arte Antica, tra cui il tesoro di Desana, uno scrigno in legno di noce di Limoges del 1220, il Ritratto d’uomo di Antonello Da Messina e le Trés belles Heure, l’unico manoscritto al mondo miniato dal pittore fiammingo Jan Van Eyck. Tra le residenze Reali di Torino, come non citare la stupefacente reggia di Venaria Reale, sita a circa una decina di km dalla città e facilmente raggiungibile anche in treno. Piazza San Carlo, il salotto buono di Torino Ridisegnata nel 2006 in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, piazza San Carlo è un perfetto esempio di come in questa città l’aspirazione al miglioramento e alla modernità si fondi armoniosamente con la preservazione del passato e della tradizione. Completamente riqualificata e trasformata in isola pedonale, conserva di certo il suo storico fascino, quello di salotto buono della città. Sotto i suoi portici, completamente restaurati nelle loro forme originali si affacciano alcuni dei caffè più famosi di Torino e le due chiese gemelle dedicate rispettivamente a San Carlo Borromeo e a Santa Cristina. Costruite entrambe in stile barocco a distanza di una ventina d’anni l’una dall’altra tra il 1619 e il 1639, la facciata della chiesa di Santa Cristina (1715-1718), conosciuta nell’Ottocento come la chiesa delle Serve in quanto frequentata dalle donne di servizio delle ricche famiglie torinesi del quartiere, è opera di Filippo Juvarra ed è inoltre arricchita dalle statue dei Santi e delle Virtù realizzate da Antonio Tantardini e dal Caresana. La chiesa di San Carlo Borromeo invece presenta una facciata ben più recente (XIX secolo) opera di Ferdinando Caronesi, mentre all’interno spiccano gli arredi sui colori del rosa, del rosso e dell’oro, come per la sua gemella, tipici del barocco torinese. La mole Antonelliana, palazzo Carignano, il GAM e il MAO Altri edifici chiave della città di Torino ospitano oggi numerosi musei che meritano una visita. Il primo è senza dubbio il museo del Cinema ospitato dal 1996 all’interno dell’inconfondibile e bizzarro edificio della mole Antonelliana. Con i suoi 167,5 metri di altezza, è uno degli edifici più alti d’Italia, nonché la costruzione in muratura più alta d’Europa. L’ascensore panoramico installato al suo interno nel 1961 permette di raggiungere il tempietto dal quale si gode di un’impareggiabile vista sulla città di Torino. Il museo è uno dei più visitati d’Italia e raccoglie numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). La facciata curvilinea di palazzo Carignano, capolavoro dell’arte barocca italiana, ospita invece il museo Nazionale del Risorgimento. Affacciato sulla piazza omonima, l’edificio è stato progettato dal celebre architetto modenese Guarino Guarini e costruito tra il 1679 e il 1685. Nel 1848 il palazzo ha ospitato la camera dei deputati del parlamento Subalpino, oggi parte del museo, e insieme a palazzo Reale e palazzo Madama è compreso oggi nelle residenze Sabaude patrimonio Unesco. La galleria Civica di arte Moderna e Contemporanea di Torino, altrimenti nota come GAM, conserva invece oltre 45 mila opere tra dipinti, sculture, installazioni, fotografie, nonché una preziosa collezione di video d’artista, considerata tra le più importanti d’Europa. Tra gli autori esposti si ricordano Pellizza da Volpedo, De Pisis, Paul Klee, Max Ernst, Picabia, Boetti e Paolini. Merita infine una visita anche il MAO, il museo d’arte Orientale di Torino. Il teatro Romano di Torino e il parco del Valentino A fianco del Duomo di Torino e del palazzo Reale si sviluppa anche un’interessante area archeologica, detta di via XX Settembre, che comprende al suo interno l’imponente porta Palatina (I secolo a.C.) e i resti del teatro Romano risalente al 13 a.C. e attivo almeno fino alla fine del III secolo d.C. La porta, una delle porte urbiche d’epoca romana meglio conservate al mondo, e il teatro rappresentano le uniche strutture ancora oggi esistenti a Torino di quell’epoca. Oltre ai Giardini Reali la città vanta inoltre di un altro splendido polmone verde, questa volta adagiato romanticamente sulle rive del Po, il fiume al quale la storia di Torino è indissolubilmente legata. Il parco del Valentino, che insieme alla mole Antonelliana è ormai diventato un simbolo cittadino, è il parco pubblico più antico e famoso d’Italia, una stupenda area verde che vanta un prezioso patrimonio arboreo e una ricca avifauna. Numerosi sono i luoghi di interesse all’interno del parco tra cui il castello del Valentino, anch’esso tra le residenze Reali dei Savoia tutelate dall’Unesco e inoltre sede della facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, la fontana delle Stagioni e dei Mesi, l’orto Botanico universitario, il giardino Roccioso e infine il borgo Medievale al Valentino, perfettamente restaurato, che circonda il castello: un vero e proprio museo a cielo aperto che permette ai visitatori di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo. Torino spirituale: la Gran Madre di Dio e Superga Appena si supera il Po, sul versante orientale la natura si rimpossessa degli spazi e davanti agli occhi si erge la collina di Torino. Qui sorgono due luoghi simbolo della spiritualità cittadina. Appena oltrepassato il ponte Vittorio Emanuele I per prima si raggiunge la chiesa neoclassica della Gran Madre di Dio, eretta tra il 1818 e il 1831 per celebrare il ritorno del re sabaudo dopo la sconfitta di Napoleone. L’interno, a pianta circolare come il Pantheon di Roma su disegno di Ferdinando Bonsignore, è custodito l’ossario dei Caduti della Grande Guerra, i quattro bassorilievi con episodi tratti dalla Vita della Vergine e un pregevole parco statuario tra cui una Vergine con il Bambino di Andrea Galassi, il Crocifisso e il Sacro Cuore di Gesù di Edoardo Rubino, e infine le statue della Fede e della Religione, in mezzo alle quali una leggenda vuole sia sepolto il Santo Graal. Una suggestiva tranvia, o in alternativa un percorso pedonale panoramico, permettono infine di raggiungere la celebre basilica tardo barocca di Superga (1731) disegnata sempre dal celebre architetto Filippo Juvarra e situata sulla sommità della collina di Torino. La cupola dell’edificio, insieme alla mole Antonelliana, è la protagonista indiscussa dello skyline torinese, riccamente decorata eppure sobria, sontuosa eppure straordinariamente elegante nella sua armonia neoclassica. La basilica di Superga è anche tristemente nota per la tragedia che colpì la squadra del Torino nel 1949. Contro il suo muraglione infatti si schiantò l’aereo della Grande Torino. Torino esoterica: i luoghi magici della città Un curioso tour permette anche di scoprire un lato ancora poco conosciuto di Torino, quello magico ed esoterico. Pare infatti che la città sia uno dei vertici di due contrapposti triangoli: quello della magia nera insieme a Londra e San Francisco, e quello della magia bianca insieme a Lione e Praga. A riprova di questo esistono 5 luoghi sparsi in città legati alla magia nera e altrettanti legati alla magia bianca. I primi sono rappresentati da piazza Statuto, considerata il cuore nero di Torino, il palazzo e il portone del Diavolo, il museo Egizio, un palazzo con gli occhi del Diavolo sito in via Lascaris e il rondò della Forca, dove fino al 1863 si trovava il patibolo sul quale venivano uccisi i condannati a morte. I 5 luoghi legati invece alla magia bianca, e che quindi irradierebbero energia positiva, sono la chiesa della Gran Madre di Dio, la fontana dei Tritoni di palazzo Reale in piazza Castello, sempre il museo Egizio, la fontana angelica di piazza Solferino e, infine, la mole Antonelliana. https://ift.tt/3fFDms8 Tour della città di Torino: cosa vedere Torino ha un fascino discreto, un’eleganza composta e una sottile energia che non potranno mancare di sedurre un visitatore attento. Per lungo tempo capitale d’Italia e sede della famiglia reale, Torino lascia che la sua grandezza parli ancora attraverso l’ampiezza sfarzosa dei viali e la magnificenza dei palazzi, mentre il suo volto moderno è lasciato invece alla silenziosa operosità dei suoi abitanti, alla rinomata fama delle sue fabbriche, che hanno consacrato Torino come uno dei centri economici del Paese, lasciandone però intatti gli aspetti più sfuggenti e profondi. Accanto all’interesse culturale dei numerosi musei esiste infatti una Torino esoterica, la cui energia sembra ben percepibile dietro all’ordine sabaudo. Storia, cultura, arte e persino magia si intrecciano sulle rive del Po e all’ombra della Mole Antonelliana, simbolo di Torino. Tutto questo non fa che rendere più interessante l’esperienza di una visita di questa città, tanto ariosa e semplice da apprezzare quanto sfaccettata e ricca di sottintesi da cogliere. Scopri ora cosa vedere! Cosa vedere nella città di Torino La struttura urbana cartesianamente ordinata di Torino permette di muoversi abilmente per la città in completa autonomia oppure come alternativa può essere interessante organizzare un tour guidato per un’autentica e completa immersione nell’affascinante Torino, e scoprirne così i luoghi più interessanti e misteriosi della città: ecco quali sono. Il Duomo di Torino e la Sacra Sindone Il sobrio edificio in marmo bianco di Bussoleno della cattedrale metropolitana dedicata a San Giovanni Battista (1491), sorta sulle fondamenta di tre antichi templi paleocristiani, è l’unica chiesa del periodo rinascimentale ancora presente in città. All’interno, la protagonista indiscussa è senza dubbio la cappella dei Guarini, costruita nella seconda metà del Seicento per custodire, ancora oggi, la Sacra Sindone, il lenzuolo di lino che pare abbia avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro in seguito alla sua crocifissione. Questo straordinario e antichissimo oggetto, sul quale è impressa ancora l’immagine di un uomo recante le stesse ferite del Cristo, è forse la più importante reliquia del mondo cattolico, meta ogni anno di milioni di persone in pellegrinaggio davanti a essa. Sono tuttavia da segnalare anche il gruppo statuario realizzato in terracotta da Stefano Maria Clemente tra il (1460-1470) raffigurante la Madonna con il Bambino, Sant’Anna e San Gioacchino, i diciotto quadretti che adornano l’altare dedicato ai Santi Crispino e Crispiniano realizzati da Defendente Ferrari, la grande tela di Bartolomeo Caravoglia, allievo del Guercino, con la Beata Vergine i Santi, i reperti rinascimentali custoditi nel mausoleo di Giovanna d’Orlier e infine una delle migliori copie autentiche della celebre Ultima Cena di Leonardo Da Vinci opera di Luigi Cagna. Il museo Egizio di Torino Non è possibile andarsene da Torino senza aver visitato il museo Egizio, il più antico museo al mondo dedicato alla cultura egizia e secondo per importanza soltanto a quello del Cairo. Le sale, suddivise in cinque livelli, permettono di ammirare alcuni tra i reperti archeologici più importanti mai ritrovati come il libro dei Morti di Luefankh (332-320 a.C.), la mummia risalente al periodo Predinastico (3500 a.C.), la coeva e rarissima pittura su lino ritrovata a Gebelein, la tomba degli Ignoti, il pregevole ostrakon (frammento di ceramica) della Ballerina, le pitture a tempera ritrovate nella cappella di Maia, le statue della galleria dei Re, quella di Uahka (1760 a.C.) e infine la tomba di Kha e Merit, risalente a 3400 anni fa. Al fine di godersi al meglio la visita, potrebbe essere una buona idea acquistare un accesso prioritario o meglio ancora prenotare un tour guidato. Piazza Castello, palazzo Reale e palazzo Madama A fianco del Duomo si apre piazza Castello, una delle più importanti di Torino, circondata su tre lati da un elegante sistema di portici. Qui si affacciano il meraviglioso palazzo Reale, inserito nel patrimonio dell’Umanità Unesco insieme alle altre Residenze Sabaude di Torino, alle spalle del quale si aprono i suoi preziosi giardini, l’antichissimo e imponente palazzo Madama (1637) oggi sede del museo Civico di arte Antica e la Real Chiesa di San Lorenzo con la sua scenografica cupola disegnata dal Guarini. Il palazzo e i giardini Reali rientrano nel circuito dei musei Reali insieme all’armeria Reale, la galleria Sabauda e il museo di Archeologia. Da non perdere all’interno di palazzo Reale la sfarzosità tutta intagli, stucchi, dorature e affreschi della sala da Ballo e quella del Trono, il salone degli Svizzeri e la splendida scala delle Forbici. Palazzo Madama, invece, fonde storicamente e architettonicamente duemila anni di storia di Torino. Tra il XIII e il XV sul sito fu costruita un’originaria cassaforte in stile gotico inglobando e ampliando l’antica porta Decumana di epoca romana, completata poi nel Settecento dalla facciata progettata dall’architetto Filippo Juvarra. Per un breve periodo fu la residenza dei duchi di Savoia quando la capitale del regno venne definitivamente trasferiva da Chambéry a Torino, prima che palazzo Reale divenne per i successivi tre secoli il cuore del potere della famiglia Sabauda. Da non perdere all’interno la suggestiva torre Panoramica, lo scalone d’Onore e la corte Medievale, come le oltre 70 mila opere d’arte conservate nel museo di arte Antica, tra cui il tesoro di Desana, uno scrigno in legno di noce di Limoges del 1220, il Ritratto d’uomo di Antonello Da Messina e le Trés belles Heure, l’unico manoscritto al mondo miniato dal pittore fiammingo Jan Van Eyck. Tra le residenze Reali di Torino, come non citare la stupefacente reggia di Venaria Reale, sita a circa una decina di km dalla città e facilmente raggiungibile anche in treno. Piazza San Carlo, il salotto buono di Torino Ridisegnata nel 2006 in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, piazza San Carlo è un perfetto esempio di come in questa città l’aspirazione al miglioramento e alla modernità si fondi armoniosamente con la preservazione del passato e della tradizione. Completamente riqualificata e trasformata in isola pedonale, conserva di certo il suo storico fascino, quello di salotto buono della città. Sotto i suoi portici, completamente restaurati nelle loro forme originali si affacciano alcuni dei caffè più famosi di Torino e le due chiese gemelle dedicate rispettivamente a San Carlo Borromeo e a Santa Cristina. Costruite entrambe in stile barocco a distanza di una ventina d’anni l’una dall’altra tra il 1619 e il 1639, la facciata della chiesa di Santa Cristina (1715-1718), conosciuta nell’Ottocento come la chiesa delle Serve in quanto frequentata dalle donne di servizio delle ricche famiglie torinesi del quartiere, è opera di Filippo Juvarra ed è inoltre arricchita dalle statue dei Santi e delle Virtù realizzate da Antonio Tantardini e dal Caresana. La chiesa di San Carlo Borromeo invece presenta una facciata ben più recente (XIX secolo) opera di Ferdinando Caronesi, mentre all’interno spiccano gli arredi sui colori del rosa, del rosso e dell’oro, come per la sua gemella, tipici del barocco torinese. La mole Antonelliana, palazzo Carignano, il GAM e il MAO Altri edifici chiave della città di Torino ospitano oggi numerosi musei che meritano una visita. Il primo è senza dubbio il museo del Cinema ospitato dal 1996 all’interno dell’inconfondibile e bizzarro edificio della mole Antonelliana. Con i suoi 167,5 metri di altezza, è uno degli edifici più alti d’Italia, nonché la costruzione in muratura più alta d’Europa. L’ascensore panoramico installato al suo interno nel 1961 permette di raggiungere il tempietto dal quale si gode di un’impareggiabile vista sulla città di Torino. Il museo è uno dei più visitati d’Italia e raccoglie numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). La facciata curvilinea di palazzo Carignano, capolavoro dell’arte barocca italiana, ospita invece il museo Nazionale del Risorgimento. Affacciato sulla piazza omonima, l’edificio è stato progettato dal celebre architetto modenese Guarino Guarini e costruito tra il 1679 e il 1685. Nel 1848 il palazzo ha ospitato la camera dei deputati del parlamento Subalpino, oggi parte del museo, e insieme a palazzo Reale e palazzo Madama è compreso oggi nelle residenze Sabaude patrimonio Unesco. La galleria Civica di arte Moderna e Contemporanea di Torino, altrimenti nota come GAM, conserva invece oltre 45 mila opere tra dipinti, sculture, installazioni, fotografie, nonché una preziosa collezione di video d’artista, considerata tra le più importanti d’Europa. Tra gli autori esposti si ricordano Pellizza da Volpedo, De Pisis, Paul Klee, Max Ernst, Picabia, Boetti e Paolini. Merita infine una visita anche il MAO, il museo d’arte Orientale di Torino. Il teatro Romano di Torino e il parco del Valentino A fianco del Duomo di Torino e del palazzo Reale si sviluppa anche un’interessante area archeologica, detta di via XX Settembre, che comprende al suo interno l’imponente porta Palatina (I secolo a.C.) e i resti del teatro Romano risalente al 13 a.C. e attivo almeno fino alla fine del III secolo d.C. La porta, una delle porte urbiche d’epoca romana meglio conservate al mondo, e il teatro rappresentano le uniche strutture ancora oggi esistenti a Torino di quell’epoca. Oltre ai Giardini Reali la città vanta inoltre di un altro splendido polmone verde, questa volta adagiato romanticamente sulle rive del Po, il fiume al quale la storia di Torino è indissolubilmente legata. Il parco del Valentino, che insieme alla mole Antonelliana è ormai diventato un simbolo cittadino, è il parco pubblico più antico e famoso d’Italia, una stupenda area verde che vanta un prezioso patrimonio arboreo e una ricca avifauna. Numerosi sono i luoghi di interesse all’interno del parco tra cui il castello del Valentino, anch’esso tra le residenze Reali dei Savoia tutelate dall’Unesco e inoltre sede della facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, la fontana delle Stagioni e dei Mesi, l’orto Botanico universitario, il giardino Roccioso e infine il borgo Medievale al Valentino, perfettamente restaurato, che circonda il castello: un vero e proprio museo a cielo aperto che permette ai visitatori di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo. Torino spirituale: la Gran Madre di Dio e Superga Appena si supera il Po, sul versante orientale la natura si rimpossessa degli spazi e davanti agli occhi si erge la collina di Torino. Qui sorgono due luoghi simbolo della spiritualità cittadina. Appena oltrepassato il ponte Vittorio Emanuele I per prima si raggiunge la chiesa neoclassica della Gran Madre di Dio, eretta tra il 1818 e il 1831 per celebrare il ritorno del re sabaudo dopo la sconfitta di Napoleone. L’interno, a pianta circolare come il Pantheon di Roma su disegno di Ferdinando Bonsignore, è custodito l’ossario dei Caduti della Grande Guerra, i quattro bassorilievi con episodi tratti dalla Vita della Vergine e un pregevole parco statuario tra cui una Vergine con il Bambino di Andrea Galassi, il Crocifisso e il Sacro Cuore di Gesù di Edoardo Rubino, e infine le statue della Fede e della Religione, in mezzo alle quali una leggenda vuole sia sepolto il Santo Graal. Una suggestiva tranvia, o in alternativa un percorso pedonale panoramico, permettono infine di raggiungere la celebre basilica tardo barocca di Superga (1731) disegnata sempre dal celebre architetto Filippo Juvarra e situata sulla sommità della collina di Torino. La cupola dell’edificio, insieme alla mole Antonelliana, è la protagonista indiscussa dello skyline torinese, riccamente decorata eppure sobria, sontuosa eppure straordinariamente elegante nella sua armonia neoclassica. La basilica di Superga è anche tristemente nota per la tragedia che colpì la squadra del Torino nel 1949. Contro il suo muraglione infatti si schiantò l’aereo della Grande Torino. Torino esoterica: i luoghi magici della città Un curioso tour permette anche di scoprire un lato ancora poco conosciuto di Torino, quello magico ed esoterico. Pare infatti che la città sia uno dei vertici di due contrapposti triangoli: quello della magia nera insieme a Londra e San Francisco, e quello della magia bianca insieme a Lione e Praga. A riprova di questo esistono 5 luoghi sparsi in città legati alla magia nera e altrettanti legati alla magia bianca. I primi sono rappresentati da piazza Statuto, considerata il cuore nero di Torino, il palazzo e il portone del Diavolo, il museo Egizio, un palazzo con gli occhi del Diavolo sito in via Lascaris e il rondò della Forca, dove fino al 1863 si trovava il patibolo sul quale venivano uccisi i condannati a morte. I 5 luoghi legati invece alla magia bianca, e che quindi irradierebbero energia positiva, sono la chiesa della Gran Madre di Dio, la fontana dei Tritoni di palazzo Reale in piazza Castello, sempre il museo Egizio, la fontana angelica di piazza Solferino e, infine, la mole Antonelliana. Scopri cosa vedere nella bellissima e affascinante città di Torino: dalla Mole Antonelliana ai tanti musei, fino ai luoghi più esoterici.
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