#curiosità portogallo
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lillyslifestyle · 2 years ago
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7 cibi strani da mangiare in Portogallo
Portogallo a tavola: 7 piatti "strani" della gastronomia lusitana
Precisiamo che il termine “strani” che ho utilizzato è da riferirsi a “per noi italiani” o almeno per una parte della popolazione italica. Conclusa la precisazione, direi di passare alla mia personale selezione di pietanze strane, ma non per questo non deliziose, che ho visto sulle tavole portoghesi in questi 20 anni di vita lusofona. Senza tergiversare troppo sulla gastronomia portoghese,…
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federicodeleonardis · 2 months ago
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Questioni di architettura
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S.Maria della Consolazione (Bramante)
Mi è successo di incontrare un’architettura. Da molto tempo non mi capitava; ha risvegliato in me ricordi vivissimi, ma soprattutto ha suscitato un pensiero che ritengo utile esternare, perché frutto dei tempi mutati rispetto a quelli della prima esperienza del genere (avevo esattamente 18 anni e mi trovavo sotto la volta in moto del S. Carlino alle Quattro Fontane, a Roma). Si tratta del tempio costruito a Todi dal grande Bramante: la dimensione, la cura dei particolari, l’audacia del progetto, il rigore nell’esecuzione di un’idea precisa, il successo nell’averla realizzata esattamente nelle forme in cui l’aveva concepita erano evidenti: dentro si svolgeva una cerimonia antica e sentita: la gente che assisteva al matrimonio era vestita a festa, gli oratori (erano tre) la officiavano con convinzione. Mi sono illuso di star vivendo altri tempi, quelli in cui città non designava un’entità caotica fortemente disomogenea, ma era frutto di una civiltà cosciente della propria cultura visiva e della propria missione, in cui tutti erano chiamati a contribuire alla sua costruzione. I tempi in cui fra le varie comunità della penisola si svolgeva un po’ dovunque una gara a produrre le opere migliori: in Italia e non solo nella Toscana di Firenze, Pisa e Siena la rivalità è stata per secoli altamente feconda.
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Todi, Piazza del popolo
Ma veniamo a noi. Subito dopo la guerra sono stato testimone della svendita ai geometri, ad opera del regime democristiano, del suo incomparabile patrimonio paesistico, quello che aveva retto addirittura sotto quello totalitario precedente. Vado veloce, non sto qui a discutere le circostanze storiche per cui questo è avvenuto, so solo che i sogni del Movimento Moderno si sono infranti in pochi anni e le “Città nuove” inglesi sono state l’ultima illusione a disposizione dei giovani architetti dell’epoca aspiranti urbanisti. Ma ho avuto anche l’avventura di assistere a un fenomeno ancora più grave innestatosi sul precedente: il turismo di massa. La sana curiosità verso altre culture, con buona pace degli ultimi pionieri attivi in un’arte di matrice soprattutto anglosassone (i vari Fulton, Tremlet e Long), ha mostrato chiaramente i suoi limiti.  L’attrazione verso l’ignoto, di romantica memoria, rinfocolata dai vari Conrad e Verne alla ricerca di Passaggi a Nord Ovest, a mio avviso è stata ridicolizzata dalla foga all’evasione purchessia e ha riempito di masse becere col naso in aria dietro imbonitori culturali tutti i luoghi più famosi. La politica, cieca anche sul piano che più le compete, quello dell’economia, è stata costretta all’ultimo minuto a salvare almeno i centri storici, ma i buoi erano ormai scappati. Il turismo di massa la fa da padrone dovunque e comunque, il degrado conseguente è stato velocissimo, inarrestabile. Le prime città a cadere sotto i colpi della “pazza folla” naturalmente sono state le più famose (in Italia prima che altrove; basta pensare a cosa sono diventate Venezia, Firenze, Roma, Palermo ecc), ma a ruota sono seguite un po’ tutte. Per quanto riguarda il patrimonio culturale e paesistico, l’erosione è cominciata dalle coste per penetrare inesorabilmente all’interno, travolgendo un po’ tutto. Il disastro è sotto gli occhi di chiunque non abbia subìto una trasformazione antropologica, è incontestabile.
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Capela do Monte di Alvaro Siza (foto di João Morgado)
Ma finiamola con queste lamentele da vecchio nostalgico e occupiamoci, se possibile ancora una volta, di architettura partendo dal monumento citato. Ero reduce da un viaggio di lavoro nel nord del Portogallo (a Cerveira, ai confini con la Spagna) e sotto l’impressione positiva di trovarmi in un paese in cui si poteva ancora parlare di quel mestiere perché praticato un po’ dovunque, con correttezza oltre che in qualche punto con autentica passione. Accenno almeno all’impressione positiva che ho avuto da spostamenti in macchina, ma anche a piedi, nel tessuto urbano di alcuni piccoli centri e di una grande città: assenza o per lo meno misura nell’uso dei cartelli pubblicitari, quasi nessun abuso visivo vistoso, pochissimi gli stupri graffitari, cura dei particolari urbani, che so per esempio nei box di attesa degli autobus, nella cantieristica stradale mai caotica o ingombrante, nella distribuzione dei cassonetti della spazzatura, nella mancanza di sporcizia per le strade  (non ho visto cicche di sigarette o quanto meno cartacce in giro, ecc).
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La giostra di Cerveira, tutta di legno e azionata a pedali (Foto M. Teles)
La visita al grande Museo di Porto (il Serralves), con la sezione dedicata all’opera di Alvaro Siza, ha aperto le mie speranze: allora è ancora possibile, allora non tutto è perduto, l’architettura non è morta. Il flusso turistico cantabrico dal ponte che unisce Cerveira con la Spagna invade questo piccolo centro rimasto intatto, con la sua fiera affollatissima in cui puoi trovare ancora una giostra per bambini costruita tutta in legno e mossa dalle robuste gambe d’un volonteroso pedalatore, ma senza sconvolgerlo, senza stuprarlo, come invece è avvenuto da noi dovunque.
 L’amarezza per il confronto sfavorevole col mio paese ha fatto posto a una constatazione evidente: l’esempio di due grandi architetti che vivono e operano un po’ in tutto il territorio nazionale (oltre a quello nominato anche Eduardo Souto de Moura) evidentemente ha dato i suoi frutti, almeno in quella parte in cui ho fatto la mia esperienza recente (circa vent’anni fa ero stato a Lisbona e avevo avuto la medesima impressione). Evidentemente la politica post rivoluzionaria in quel paese è stata lungimirante, perché ha investito positivamente risorse nel bene comune: il territorio. Ho tirato un sospiro di sollievo, ma torniamo a Todi.
Un salto nel passato reso significativo dalla precedente esperienza: la città, al contrario di quelle più famose della stessa regione, è ancora intatta dal turismo di massa, è ancora “paese”, e il tempio del Bramante non è isolato dal contesto territoriale. Ho pensato a Città di Castello, feudo del grande Burri, a Montepulciano, dove un altro esempio purissimo rende evidente che l’utopia del Rinascimento non era un fenomeno isolato. Il Cupolone brunelleschiano, l’audacia del quale supera tutti gli esempi, può essere pure invaso oggi dai giapponesi, ma tutto non è perduto: c’è un’altra Italia che resiste alle ultime invasioni barbariche. Naturalmente la mia esperienza, comunque di lavoro, non è completa, ma facendo tesoro di escursioni avvenute in tempi precedenti in altri luoghi del Centro toscano, umbro, marchigiano e laziale, ha rinfocolato le mie speranze.
La parola resistenza non è astratta e deriva, forse un po’ utopisticamente, anche da un’esperienza altamente positiva fatta a contatto con chi come me crede alla possibilità di salvare qualcosa. Si tratta dell’opera intelligente del figlio d’un famoso artista dell’arte povera che, scegliendo di vivere il territorio scelto dal padre in tempi più felici, continua l’opera del genitore sfruttando la ricchezza agricola e culturale del territorio. Si tratta solo di un esempio, ma non isolato: una certa tendenza al “ritorno” si constata un po’ dovunque, soprattutto nelle zone interne, ma quello di Matteo Boetti è particolarmente significativo  (sposa l’attività di gallerista poeta con quella di agricoltore a tempo pieno). Per inciso, in contraddizione con la sua denuncia dell’abbandono dell’Appennino Centro Meridionale (evidente in opere come Nevica, ne ho le prove, ma soprattutto Terracarne) anche l'opera letteraria di Franco Arminio fa sperare che quel triste fenomeno non sia irreversibile. In conclusione: voglio essere ottimista.
Ma è possibile una conclusione per un argomento così vasto, un tema che per essere affrontato adeguatamente avrebbe bisogno di uno spazio ben più vasto di quanto è consentito in un foglio di rivista on line come questo? Sarò sintetico al massimo, sperando che la malignità, merce corrente fra gli intellettuali, lasci da parte i suoi soliti trucchetti e che una certa benevolenza per l’insufficenza necessaria al foglio dia una mano a comprendere la sintesi.
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Padiglione del Portogallo all'Expo del 1998 (Lisbona, Alvaro Siza)
L’architettura non è solo il prodotto di archistar più o meno valide (che so, Siza piuttosto che Ghery, Souto de Moura piuttosto che Pergolesi), ma lo è anche. Certi mastodontici studi professionali (quello di Piano ne è un esempio) sono composti da gente con le palle, perfettamente cosciente che, per esempio, l’immensa copertura del padiglione portoghese dell’expo ’98 di Lisbona, realizzato dal primo dei nominati in un paese fortemente a rischio terremoto, sono frutto, più che della fantasia del capo (pochi privilegiati si sono conquistati il diritto allo schizzo geniale), del lavoro di una troupe di ingegneri che ha fatto la sua parte per mesi, forse per anni: la parola sinergia non è astratta.
La funzione dell’archistar non è solo quella di produrre edifici o manufatti edili, ma nella società in cui opera di dare l’esempio di rigore costruttivo. Solo così produrrà i suoi frutti capillari, nel senso che facciano da guida per altri.
L’archistar non può niente senza un tessuto politico che accolga favorevolmente il suo pensiero, il pensiero del gruppo che dirige e quello che ho cercato di riassumere nella parola “città”: il tempio bramantesco non è nulla senza il palazzo del popolo, senza una piazza in cui inserirsi, senza il tessuto occupato dai vari Matteo, magari venuti d’oltralpe.
L’architettura è prima di tutto l’arte della disposizione degli spazi occupati dalle varie funzioni: il mestiere più difficile e più importante, perché cura la vita nei suoi aspetti essenziali, mangiare, dormire al coperto; in una parola proteggere la stanzialità. Oggi (lo dico con cognizione di causa e con l’amarezza di aver perduto per sempre una bottega) c’è molto più bisogno di architetti interessati alla vita quotidiana della gente comune che di archistar di grandi strutture.
Ma soprattutto poi l’architettura è cura del particolare. Una progettazione, nel senso più vasto del termine, che coinvolga chi la abita quotidianamente, che so, nella scelta (operata da Paola, Isetta o chi per lei) della pianta grassa sul tavolo da pranzo, nell’accettazione, anzi nella selezione cosciente della ruggine della seggiola da giardino che mi trovo sotto il culo, nel rispetto dell’enorme gelso che minaccia con le sue radici addirittura la casa, nel caos ordinato di un gusto che rispetta l’antico come il tappeto nuovo, magari venuto dall’Afganistan, nel gradino memoria.
Infatti l’architettura è sostanzialmente memoria e mi vengono in mente le parole di un mio maestro di sessant’anni fa (Ludovico Quaroni): la città non può vivere senza.
FDL
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cinquecolonnemagazine · 7 months ago
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Tommaso Starace: tra Maradona e caffé
Il nuovo episodio della serie di video interviste che Betsson Sport ha dedicato ai protagonisti del SSC Napoli presenta una figura storica per gli azzurri: Tommaso Starace, capo magazziniere del Napoli e socio onorario del club.  Starace è un punto di riferimento per generazioni di calciatori che hanno indossato e indossano oggi la maglia azzurra, avendo iniziato a lavorare per la società nelle foresterie della sede di via Crispi e del centro Paradiso a Soccavo, per poi spostarsi presso il Konami Training Center di Castel Volturno.  https://www.youtube.com/watch?v=ENT42LiVFVU&feature=youtu.be Intervista a Tommaso Starace Ed è proprio qui che Betsson Sport ha avuto l'onore di intervistarlo, facendosi raccontare aneddoti e curiosità che Tommaso ha accumulato durante gli anni passati insieme alla squadra del cuore. Il capo magazziniere inizia rispondendo alle domande riguardo il suo inizio al Training Center e le sue mansioni giornaliere, per poi passare a illustrare uno dei punti salienti dell'intervista: il racconto del suo rapporto con Diego Armando Maradona. "Solo chi l’ha conosciuto può capire chi fosse davvero Maradona, una persona affabile e amabile," ha descritto Tommaso. "Per me, da napoletano e tifoso del Napoli, era una persona eccezionale." Riflettendo sullo scudetto vinto l'anno scorso, il capo magazziniere ha poi raccontato con emozione che per lui è stata "Un'annata stupenda e indimenticabile! Il Presidente ci ha fatto vivere un’annata storica." Famoso per i suoi caffè, Tommaso passa poi a descrivere una delle sue attività preferite: preparare e bere la calda bevanda in compagnia dei giocatori della squadra, tra i quali il capitano Di Lorenzo.  Tre aneddoti Oltre ai riferimenti ai coffee break, il socio onorario del Club ha condiviso con Betsson Sport tre aneddoti speciali che riguardano tre calciatori altrettanto speciali. Prima descrive il suo rapporto con Maradona, al quale portava la borsa dalla camera al bus, e la grande fiducia che si era instaurata tra i due. Poi, parlando di Giuseppe Taglialatela racconta: "Si faceva aggiustare la maglietta da me.” spiega con orgoglio. “E, se la squadra vinceva, non cambiava i guanti." dice mentre sorride, parlando del comportamento scaramantico del giocatore, che sostituiva i propri guanti solo a seguito di una sconfitta.  Il terzo aneddoto? Protagonista Dries Mertens, che una volta “Ci ha invitato a vedere la partita Belgio - Portogallo in Belgio; alla fine della partita e della serata insieme a lui, alla moglie e ad altri due calciatori del Belgio siamo rimasti a giocare a pallone” spiega Tommaso, “Amo i campioni, e lui è un campione di vita”. Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Sassari, prorogata la mostra "La Grande Meraviglia"
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Sassari, prorogata la mostra "La Grande Meraviglia" Visto il successo con oltre 1300 visite in pochi giorni, è prorogata fino al 10 febbraio la mostra di fotografia naturalistica "La Grande Meraviglia" di Giuseppe Cuneo, nella sala Duce di Palazzo Ducale. È possibile visitarla, con ingresso libero, il venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 13. Le scolaresche interessate possono prenotarsi scrivendo una mail a [email protected]. L'esposizione, patrocinata dal Comune di Sassari, è un invito a celebrare e preservare la Grande Meraviglia della Natura. Rappresenta un viaggio alla scoperta e alla conoscenza delle grandi meraviglie incontrate, vissute e immortalate negli scatti del fotografo durante i suoi viaggi naturalistici nel mondo, compiuti negli ultimi dieci anni. Le immagini sono state scattate in Italia, Norvegia, Scozia, Portogallo, Giappone, Texas, Lousiana, Madagascar, Kenya, Botswana ed Etiopia. Dalla Sardegna alla Norvegia, al Giappone al Texas per poi raggiungere l'Africa, si incontrano specie animali affascinanti, paesaggi mozzafiato e particolari di natura astratta, in un percorso immersivo che accompagna il visitatore in luoghi remoti e incontaminati con l'esortazione del fotografo «a una riflessione su quello che rischiamo di perdere a causa del nostro dissennato comportamento. Cerchiamo di emozionarci e di apprezzare la bellezza perché solo così potremo proteggerla!». Giuseppe Cuneo è sempre stato affascinato dalla bellezza e complessità della natura e dagli animali di cui ama osservare i comportamenti con curiosità e meraviglia, sentimenti sempre presenti nella sua vita. Socio dell'Associazione Fotografi Naturalisti Italiani, ama fotografare gli animali in ambienti difficili e incontaminati, cercando di trasmettere la bellezza e la delicatezza della natura con immagini di intento non documentaristico ma emozionale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 2 years ago
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Joyce Lussu, una vita per la libertà
Una donna che per tutto il Novecento cercò di vedere il mondo con occhi nuovi… Joyce Lussu nacque come Gioconda Salvadori a Firenze, l’8 maggio 1912, da Giacinta Galletti de Cadilhac figlia e nipote di garibaldini, e Guglielmo Salvadori, docente universitario e primo traduttore del filosofo Herbert Spencer, più volte minacciato dalle camicie nere, poi costretto all’esilio con la famiglia in Svizzera, nel 1924. La giovane Joyce passò l’adolescenza all’estero, in collegi e ambienti cosmopoliti, maturando un forte interesse per la cultura, l’impegno politico e la propensione alla curiosità, al dialogo, ai rapporti sociali. A Heidelberg, mentre seguiva le lezioni del filosofo Karl Jaspers, vide, con allarmata e critica vigilanza, i primi sintomi del nazismo poi visse in Francia e in Portogallo e si laureò in Lettere alla Sorbonne di Parigi e in Filologia a Lisbona. Tra il 1933 e il 1938 si recò più volte in Africa e  l’interesse per la natura e per lo sfruttamento colonialistico di genti e paesi furono, da allora, fortemente legati alla sua scrittura e alla sua vita. A Ginevra Joyce conobbe Emilio Lussu, eroe della Prima Guerra Mondiale, famoso per la fuga dal confino a Lipari insieme a Carlo Rosselli, padre della poetessa Amelia Rosselli. Nel 1934 Joyce sposò un ricco possidente fascista e nell’estate dello stesso anno si trasferì con lui in Kenya dove il fratello Max ha avviato una fattoria, ma l’impresa, come il matrimonio, terminò poco dopo. La Lussu non lasciò l’Africa e visse a Tanganica fino al 1938, viaggiando in diverse parti del paese e  scoprendo da vicino la realtà del colonialismo. Al ritorno dall’Africa fu attiva nel movimento Giustizia e Libertà insieme al fratello e li conobbe nuovamente Emilio, instancabile organizzatore della resistenza degli esiliati. I due non si lasciarono più, vissero in Francia dove si concentra lo sforzo antifascista italiano e si sposarono con una cerimonia civile di fronte a pochi amici. Joyce scrisse poi nel 1939 Liriche, curato da Benedetto Croce, che fu affascinato dalla sua storia. Nel 1940, quando Parigi fu occupata, la coppia fuggì  a Marsiglia da dove organizzarono  partenze clandestine verso gli Stati Uniti e se Emilio si occupava della logistica, Joyce falsificava  documenti. I Lussu poi passarono i Pirenei e raggiunsero Lisbona dove entrarono in contatto con i gruppi di resistenza statunitensi e con la Mazzini Society. In Inghilterra Joyce frequentò un campo di addestramento, dove imparò a usare le armi e le tattiche di guerriglia, poi tornò in Italia subito dopo la caduta di Mussolini e entrò nella lotta partigiana, con il nome di Simonetta. Per la sua militanza raggiunse il grado di Capitana e fu decorata con la medaglia d’argento al valor militare. A liberazione avvenuta, Joyce visse da protagonista i primi passi della Repubblica Italiana e il percorso del Partito D’Azione, fino al suo scioglimento, per poi occuparsi di attività culturali e politiche autonome, insofferente ai vincoli. Con la famiglia andò in Sardegna per visitare il piccolo villaggio di Armungia dove il marito è nato, viaggiò poi a cavallo per ascoltare le storie dei pastori, dei contadini e soprattutto delle donne. Organizzò la partecipazione politica delle donne sarde nel 1951 e nel 1953 contribuì  alla fondazione dell’Unione Donne Italiane. Dal 1958 al 1960, continuando a battersi nel segno del rinnovamento dei valori libertari dell’antifascismo, Joyce spostò il suo orizzonte di riferimento nella direzione delle lotte contro l’imperialismo. La Lussu tra il 1958 e il 1960 si impegnò nella traduzione di poeti albanesi, curdi, eschimesi, come l’angolano Agostinho Nieto, il Diario dal carcere di Ho Chi Mihn e gli afroamericani del black power. Nel 1968 si avvicinò all’ecologismo e prende parte alla lotta delle donne degli anni Settanta,   senza risparmiare le critiche, si interessò alla storia locale, alla questione agraria, alle tradizioni popolari, al sapere femminile. Joyce dedicò una parte fondamentale della sua vita al rapporto con i giovani e le giovani, andando in scuole di ogni ordine e grado, per incontri che incrociavano percorsi di storia, poesia, autobiografia, progettualità sociale fino alla scomparsa, avvenuta a Roma il 4 novembre 1998. Read the full article
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wonewsit · 4 years ago
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Quinta da Regaleira, l'eccentrico palazzo portoghese pieno di grotte, fontane e tunnel
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mezzopieno-news · 4 years ago
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LA LIBRERIA PIÙ BELLA DEL MONDO: Il SANTUARIO DI PORTO
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Per molti una delle più belle librerie al mondo, un vera e propria cattedrale dei libri. Si trova a Porto, in Portogallo. Nel cuore del centro storico della città il negozio di libri di Lello e Irmão è un gioiello che per tante persone rappresenta molto di più di un semplice negozio di libri, quasi un santuario.
Progettata da un ingegnere con la passione per la letteratura, è stata costruita nel 1906 in uno stile eclettico tra il Neogotico ed il Liberty per “creare qualcosa di mai visto prima al mondo”, spiega il pronipote del primo fondatore José Manuel Lello. Da quando è stata aperta è rimasta intatta e invariata per 115 anni. La sua scala labirintica di legno ha ispirato la scrittrice J.K. Rowling per il suo libro Harry Potter; lei che in questa città ha vissuto per molto tempo.
La libreria profuma ancora di legno di noce e tra migliaia di libri negli scaffali e  scale a chiocciola, si intrecciano la conoscenza e il sapere. Nonostante il calo del mercato dei libri a discapito degli acquisti on-line, questa libreria riceve ogni anno circa un milione di appassionati e le sue vendite continuano ad aumentare costantemente ogni anno.
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Fonte: Tripadvisor - 13 febbraio 2021
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✔ VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact-checking delle notizie di Mezzopieno
✖  BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO. Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali https://www.change.org/p/per-avere-un-informazione-positiva-e-veritiera-in-giornali-e-telegiornali-e-portare-la-comunicazione-gentile-nelle-scuole
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barbarapicci · 8 years ago
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(via CurKillTheBlog - Casa de Penedo, in Portogallo la casa nella roccia) info & gallery: https://barbarapicci.com/2017/05/17/casa-de-penedo/
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formulauno · 4 years ago
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Formula 1, Portogallo: scopri le curiosità sulla pista-novità del campionato https://diggita.com/v.php?id=1659245
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sarapercheviaggio · 4 years ago
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Porto è una città dal fascino difficile da descrivere a parole. Una città che ti commuove al solo suono di una tromba per le vie.. Un luogo che ti emoziona mentre ascolti il verso di un gabbiano dal Ponte Dom Luís I, osservando la città in tutta la sua bellezza. Una città in cui il vento ti spettina i capelli e ti scuote l’anima.
👉 Scopri cosa fare e vedere a Porto (Portogallo) in 2 giorni: una mini guida sul meteo, cosa mangiare e alcune curiosità 🇵🇹
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lillyslifestyle · 2 years ago
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Portogallo a tavola: Bacalhau à Zé do Pipo
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robertchi-blog1 · 7 years ago
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(Scroll down for the English version)
Riassunto dell’itinerario in breve: 5 giorni
Volo: Milano Orio al Serio / Porto
Porto – Fatima – Lisbona (giorno 1)
Lisbona: MATTINA:  Giardini Amalia Rodríguez – Parco Edoardo VII – Av. de Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa –  Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; POMERIGGIO  Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Chiesa di Santa Engracia –  SERA: Bairro Alto   (giorno 2)
Lisbona:  MATTINA: Ponte del 25 Aprile, Monumento alle Scoperte, Torre di Belem;  POMERIGGIO: Parco delle Nazioni, Acquario Oceanografico di Lisbona –  SERA: Barrio Alto  (giorno 3)
Lisbona – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (giorno 4)
Porto: giro in sightseen bus per il poco tempo a disposizione e rientro a Bergamo (giorno 5)
Nella primavera dell’anno scorso, prima di iniziare a scrivere questo blog, ho fatto un viaggio molto bello, ormai reso classico dai voli Ryanair; la destinazione di cui molti amici mi hanno parlato bene è infatti Porto; Non ero mai stato in Portogallo, ma, prima di prenotare ho deciso di non fermarmi solo in questa città come meta ma di girare un po’.
eccovi quindi il mio itinerario Porto – Lisbona – Porto di  5 giorni.
Eh si, se avete qualche giorno perché limitarsi ad una città piccola come Oporto quando potete con 10 euro al giorno noleggiare un Auto e muovervi un pochino lungo il Portogallo?
Atterriamo al mattino a Porto, ma la nostra destinazione principale per i primi giorni è Lisbona, quindi dopo aver sbrigato tutte le pratiche del noleggio auto imbocchiamo l’autostrada E1 verso sud; in realtà l’obiettivo è di arrivare a Lisbona entro le 18:00 facendo una tappa lungo il percorso, visto che l’autostrada passa per Fatima; facciamo quindi la prima tappa per visitare il Santuario costruito sul luogo dove nel 1917 i pastorelli portoghesi Lucia, Jacinta e Francisco iniziarono a vedere la Madonna.
Siamo fortunati, la giornata è bella e il santuario non è preso d’assalto, c’è molta gente ma è vivibile, facciamo un giro nella chiesa, e nella grande piazza e accendiamo un cero; questo luogo così mistico, va visitato di sicuro se siete in zona e rimarrete colpiti dall’aura di misticismo e fede di cui è intriso.
Ci rimettiamo in strada direzione Lisbona che raggiungiamo anche prima del previsto . Calcolate che la distanza Porto – Lisbona è di 320 km più o meno quindi non vi ci vuole molto. A Lisbona, ho trovato un appartamento molto carino in un quartiere tranquillo appena fuori dal centro, con garage, dove poter lasciare l’auto per un paio di notti; a Lisbona non vi serve, dato che la rete metropolitana e di trasporti pubblici è molto efficiente.
L’appartamento è stata un ottima soluzione – economico, bello, ben arredato e in ottima posizione: qui il link dell’appartemento su booking.com http://www.booking.com/Share-i5KfqN 
Usciamo a fare un giro per il centro dirigendoci nella zona di Baixa per cenare e fare due passi e rientriamo prima di mezzanotte in metrò.
GIORNO 2:
All’indomani facciamo colazione in appartamento avendo fatto un po’ di spesa in un supermercato sotto casa e ci incamminiamo verso il centro passando per i Giardini di Amalia Rodríguez con il suo punto panoramico (dovete tenere conto che Lisbona è una citta che si trova su varie colline ed è quindi tutto un saliscendi anche molto ripido, ma è anche ricca appunto di miradori, delle terrazze panoramiche, da cui godere di una vista della città circostante dall’alto).
Continuiamo la camminata attraverso Parco Edoardo VII e Avenida de Liberdade (la via dello shopping e delle boutique di lusso), ci incantiamo a guardare alcuni tram caratteristici di questa città che si inerpicano su per le ripide salite della città, passiamo per alcune piazze fino all’Elevador de Santa Justa che altro non è che un ascensore in ferro del 1900 con terrazza panoramica che serviva ad unire la parte bassa a quella alta del Bairro Alto. Giriamo su e giù per queste caratteristiche viuzze del centro senza una meta ben precisa, e attenzione, non perché non sappiamo dove andare, ma, proprio perché Lisbona per certi versi va proprio visitata così, perdendosi e girando a casa tra le sue vie. Riscendiamo dalle viuzze del Bairro dove abbiamo già deciso di passare la serata in quanto è in queste vie che si svolge l’animata vita notturna di questa città, e ci ritroviamo nella grande Praça do Commercio. Qui in zona mangiamo un panino prima di dirigerci in Praça do Martin Moniz perché da qui c’è la partenza del tram 🚋 storico 28 che si inerpica su per i colli della città antica . Arrivati alla partenza però ho due problemi, il primo è che c’è una folla di turisti allucinante e quindi già immagino che sul tram si starà come le sardine e difficilmente si potrà godere di una bella vista; il secondo problema è invece la mia caviglia che inizia a dolorare (mi hanno levato il gesso in seguito ad una frattura circa due settimane prima, e quindi dopo i km di questa mattina zoppico) . Trovo subito però la soluzione a me più congeniale, sul marciapiede opposto una ragazza di fianco al suo tuc tuc mi guarda e mi sorride come avesse già capito cosa stavo pensando. Mi fa segno di raggiungerla e dopo una breve contrattazione ci offre un giro di 2 ore e mezza con lei come guida del tuc tuc e guida turistica e con un itinerario di diverse tappe su per i colli della città antica, seguendo in parte lo stesso percorso del tram 28. Inoltre ci avvisa che nel percorso farà diverse tappe dove possiamo smontare a fare delle foto o visitare il luogo. Sarebbero 70 euro a gruppo, noi siamo in due e riusciamo a scendere il prezzo a 50 euro. Vista la bella giornata calda, e la mia caviglia dolorante devo dire con il senno di poi che questi sono stati i 25 euro (la mia quota) meglio spesi della mia vita; montiamo e viaaaa si parte. Gabriela è una ragazza molto spigliata alla guida e con un ottima conoscenza della storia e delle curiosità della città e quindi ci allieta nel percorso con cenni storici e aneddoti. Nel giro saliamo verso il Castelo de Sao Jorge e facciamo una tappa al Miraduro de Nossa Senhora do Monte punto più alto della città (devo dire che Senza tuc tuc visto quanto è ripida la salita, non ci saremmo mai arrivati). Gabriela, ci offre una limonata fresca prima di ripartire passando per la Chiesa di Santa Engracia (che i portoghesi chiamano la loro S.Pietro, vista la somiglianza con la chiesa vaticana) e scendendo verso il quartiere di Alfama . Facciamo qualche altra tappa prima di ritornare al punto di partenza. Alla fine ci abbiamo messo tre ore, ma abbiamo visto un sacco di cose, col minimo sforzo (la mia caviglia ringrazia😜) e alla fine lasciamo pure una mancia a Gabriela.
Rientriamo per una doccia e un riposino in appartamento e usciamo sul tardi per cenare e vivere un po’ di vita notturna di questa città. Andiamo quindi nelle stradine del Barrio Alto, piene di pub, bar, birrerie e piene di gente che si diverte. Ceniamo in un piccolo ristorante di tapas e ci beviamo un paio di birre in alcuni rumorosissimi locali. Devo dire che la vita notturna di Lisbona, è molto movimentata e divertente.
GIORNO 3: 
Ci svegliamo l’indomani con calma, e con il metrò scendiamo verso piazza del commercio da dove prenderemo un trenino verso la zona di Belem.
Scesi dal trenino, camminiamo lungo il Tago, da qui si gode di una vista stupenda sul Ponte del 25 Abril uno dei luoghi più famosi di Lisbona ed è un ponte che ricorda il Golden Gate Bridge di San Francisco. Continuando la passeggiata verso la famosa Torre de Belem passando per il monumento alle Scoperte . Pranziamo in uno dei tanti ristorantini con tavoli all’aperto, con il tempo per essere aprile siamo fortunatissimi, sole e caldo.
il pomeriggio dovremo spostarci a qc km da qua dall’altra parte della città al Parco delle Nazioni, zona dell’Expo  Universale del 1998, e definita la zona più futuristica della città. Qui facciamo visita al famoso Oceanario, davvero molto bello.
siamo soddisfatti, abbiamo visto la città in lungo e in largo, e devo dire che Lisbona è una di quelle mete che non mi sono mai venute in mente prima, ma che da oggi è per me una delle capitali più belle d’Europa.  Quindi quando pensate a cosa visitare e vi viene in mente Parigi, Londra, Berlino, pensateci meglio perchè Lisbona è molto molto meglio (per quanto anche le altre città siano belle) ed è anche molto più economica.
GIORNO 4:
La mattina salutiamo il padrone di casa a cui abbiamo riconsegnato le chiavi, e risaliamo sulla nostro Fiat Punto a noleggio; guardando la cartina ho deciso che per oggi invece di rientrare lungo l’autostrada fatta all’andata, di fare una variante lungo oceano e di fare due tappe, la prima a Cabo Da Roca e la seconda  a Nazarè prima di arrivare a Porto meta del nostro ultimo giorno prima di rientrare a casa.
Cabo da Roca: è il punto più occidentale del continente Europeo, ed altro non è che una stupenda scogliera a picco sull’Oceano Atlantico, che nulla ha da invidiare alle Cliffs of Mohar irlandesi.  Mentre sto facendo alcune foto, sento qualcuno che mi chiama, e non posso fare a meno che pensare che il mondo è proprio piccolo: incontro infatti qui per caso alcuni miei compaesani; quattro chiacchiere e poi via di nuovo verso Nazarèdove abbiamo letto se il mare è mosso si possono vedere le onde più alte del Mondo. Facciamo tappa alla praja do Northe, la giornata è stupenda, la spiaggia bellissima, ma mai visto il mare così calmo in vita mia, quindi niente onde, ma comunque un panino in spiaggia per pranzo ci stà.
ci rimettiamo in marcia e raggiungiamo il nostro hotel a Porto verso le 17:00. Lasciamo le nostre cose e facciamo subito un giro in centro.
Porto è una città piccolina, famosa soprattutto per le sue cantine di vino e con un centro storico davvero affascinante: il quartiere Ribeira è appunto la zona centrale ricca di antiche case, strette vie acciotolate e numerosissimi ristoranti e bar.
Le numerose cantine di Vino, dall’altra parte del fiume, dove si produce il Porto appunto.
Mangiamo in un ristorante lungo il fiume, e assaggiamo alcuni vini locali tra cui il Porto che tra un bicchiere e l’altro si fa notte. L’indomani, non abbiamo molte ore, nel pomeriggio dobbiamo tornare in aeroporto, quindi anche a causa della mia solita caviglia, decido per la prima volta in vita mia di prendere uno di quegli autobus turistici aperti sopra che fanno tutto il giro della città. Riusciamo così a vedere Porto stando comodi, prima di rientrare, e devo dire che sono sempre più convinto di aver scelto il giro giusto, Lisbona da visitare con calma e bellissima, e Porto per quanto molto carina non merita più di un paio di giorni al massimo.
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Questo il mio primo approcio con il Portogallo, ma devo dire che mi ha piacevolmente stupito, per la sua bellezza, per la gente, per la vita, tanto che ho deciso di tornarci quest’estate per fare un po’ di mare nella zona Sud, in Algarve.
e voi ? siete mai stati in Portogallo? che ne pensate?
Summary of the itinerary in brief: 5 days
Flight: Milan Orio al Serio / Porto Port – Fatima – Lisbon (day 1)
Lisbon: MORNING: Amalia Rodríguez Gardens – Eduardo VII Park – Av. De Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa – Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; AFTERNOON Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Church of Santa Engracia – EVENING: Bairro Alto (day 2)
Lisbon: MORNING: 25th April Bridge, Monument to the Discoveries, Belem Tower; AFTERNOON: Nations Park, Oceanographic Aquarium of Lisbon – EVENING: Barrio Alto (day 3)
Lisbon – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (day 4)
Porto: tour in sightseen bus for the short time available and return to Bergamo (day 5)
In the spring of last year, before starting to write this blog, I had a very nice trip,  in fact, the destination of which many friends have spoken to me very well is Porto; I had never been to Portugal, but, before booking, I’ve decided not to stop only in this city as a destination but to go around a little bit.
so here is my itinerary Porto – Lisbon – Port of 5 days.
Oh yes, if you have a few days why limit yourself to a small city like Porto when you can rent a car with 10 Euro /day and move a little along Portugal?
We land in the morning in Porto, but our main destination for the first days is Lisbon, so after hurrying all the car rental practices we take the E1 highwayto the south; in reality the goal is to arrive in Lisbon by 18:00, making a stop along the way, as the highway passes through Fatima; there we make the first stop to visit the Sanctuary built on the place where in 1917 the Portuguese shepherds Lucia, Jacinta and Francisco began to see the Madonna.
We are lucky, the day is beautiful and the sanctuary is not crowded, we walk around the church, and in the large square and light a candle; this place so mystical, should be visited for sure if you are in the area and you will be struck by the aura of mysticism and faith that is soaked.
We get back on the road towards Lisbon that we reach even earlier than expected.
The apartment was a great solution – cheap, nice, well furnished and in a great location: here the link of the apartment on booking.com  http://www.booking.com/Share-i5KfqN
We go out for a walk around the center heading into the Baixa area for dinner and take a walk and return before midnight in the subway.
DAY 2:
The next day we have breakfast in the apartment having done a little ‘shopping in a supermarket under the house and we walk towards the center through the Amalia Rodríguez’s garden with its vantage point (you have to keep in mind that Lisbon is a city that is on various hills and is therefore all a steep up and down, but it is also rich of the so called  miradori, the panoramic terraces, from which to enjoy a view of the surrounding city from above).
We continue the walk through  Edoardo VII Park and Avenida de Liberdade (the shopping street and luxury boutiques), we are enchanted to watch some characteristic trams of this city that climb up the steep hills of the city, we pass through some squares until ‘Elevador de Santa Justa which is nothing more than a 1900 iron elevator with a panoramic terrace that served to connect the lower part to the high one of the Bairro Alto. We turn up and down these characteristic alleys of the center without a precise goal, and attention, not because we do not know where to go, but, just because Lisbon in some ways goes so well visited, getting lost and wandering through its streets. We descend from the alleys of Bairro where we have already decided to spend the evening as it is in these streets that takes place the animated nightlife of this city, and we find ourselves in the great Praça do Commercio. Here in the area we eat a sandwich before heading to Praça do Martin Moniz because from here there is the departure of the historic tram 28 which climbs up the hills of the ancient city. Arrived at the start but I have two problems, the first is that there is a crowd of tourists waiting to climb in the tram, and so I already imagine that on the tram will be like the sardines and you can hardly enjoy a nice view; the second problem is instead my ankle that starts to ache (I have removed the plaster after a fracture about two weeks before). But now I find the solution most congenial to me, on the sidewalk opposite a girl next to her motorcycle tuc tuc looks at me and smiles as she already understood what I was thinking. She beckons me to join her and after a short bargaining she offers us a two and a half hour tour with her as a guide to the tuc tuc and tour guide and with an itinerary of different stages on the hills of the ancient city, following in part the same path of the tram 28. It also warns us that in the path will make several stops where we can take off photos or visit the place. It would be 70 euros per group, we are two and we can get down to 50 euros. Given the beautiful hot day, and my ankle ache I must say with hindsight that these were the 25 euros (my share) better spent my life;
Gabriela is a very sensible girl  with an excellent knowledge of the history and the curiosities of the city and therefore she gladdens us on the path with historical notes and anecdotes. In the ride we climb to the Castelo de Sao Jorge and make a stop at the Miraduro de Nossa Senhora do Monte highest point of the city (I have to say that Without tuc tuc, seen how steep the climb, we would never have arrived there). Gabriela, offers us a fresh lemonade before leaving again through the Church of Santa Engracia (which the Portuguese call their St. Peter, given the similarity with the Vatican church) and descending towards the Alfama district . We make a few more stops before returning to the starting point. In the end it took us three hours, but we saw a lot of things, with the least effort (my ankle thanks) and at the end we leave a tip to Gabriela
We return for a shower and a nap in the apartment and go out late to have dinner and live a bit ‘of nightlife in this city. So we go in the streets of the Barrio Alto, full of pubs, bars, pubs and full of people having fun. We have dinner in a small tapas restaurant and drink a couple of beers in some very noisy places. I must say that Lisbon’s nightlife is very lively and fun.
DAY 3:
The day after we reach with the subway the Commecio square from where we will take a train to the Belem.
Once out of the train, we walk along the Tagus, from here you can enjoy a wonderful view of the 25th April Bridge one of the most famous places in Lisbon and is a bridge that recalls the Golden Gate Bridge in San Francisco. Continuing the walk to the famous Belem’s Tower passing  the Monument to the Discoveries. Lunch in one of the many restaurants with outdoor tables, with the time to be April we are lucky, sun and heat.
In the afternoon we will have to move  from here on the other side of the city to the Park of Nations, area of ​​the Universal Expo of 1998, and defined the most futuristic area of ​​the city. Here we visit the famous Oceanarium, very beautiful, worht a visit.
We are satisfied, we have seen the city far and wide, and I must say that Lisbon is one of those destinations that I have never thought of before, but that today is one of the most beautiful capitals in Europe for me. So when you think about what to visit and you can think of Paris, London, Berlin, think better because Lisbon is much much better (although the other cities are beautiful) and it is also much cheaper ..
  DAY 4:
In the morning we say goodbye to the landlord to whom we have handed the keys back, and we go back to our rented Fiat Punto; looking at the map I decided that for today instead of returning along the same highway of the first day, to make a long ocean variant and to make two stops, the first in Cabo Da Roca and the second in Nazarè before arriving in Porto our last day before returning home.
Cabo da Roca is the westernmost point of the European continent, and is nothing more than a beautiful cliff overlooking the Atlantic Ocean, which has nothing to envy to the Irish Cliffs of Mohar. While I’m taking some pictures, I hear someone calling me, and I can not help but think that the world is really small: in fact I meet some of my fellow citizens here; a chat and then off again to Nazarè where we read if the sea is rough we can see the highest waves in the world. We stop at the praja do Northe, the day is beautiful, the beautiful beach, but never seen the sea so calm in my life, so no waves.
we get going again and we reach our hotel in Porto around 17:00. We leave our belongings and immediately take a ride downtown.
Porto is a small town, famous above all for its wine cellars and with a really fascinating historical center: the Ribeira district is precisely the central area full of ancient houses, narrow cobbled streets and numerous restaurants and bars.
  The numerous wine cellars, on the other side of the river, where the Port is produced.
We eat in a restaurant along the river, and taste some local wines including the Port that night falls between one glass and another. The next day, we do not have many hours, in the afternoon we have to go back to the airport, so also because of my usual ankle ache, I decide for the first time in my life to take one of those tourist sightseen buses all the way around the city. So we can see Porto being comfortable, before returning, and I must say that I am more and more convinced that I have chosen the right round, Lisbon to visit calmly and beautiful, and Porto, however pretty, does not deserve more than a couple of days maximum.
This is my first approach to Portugal, but I must say that I was pleasantly surprised, for its beauty, for people, for life, so much so that I decided to come back this summer to do a little ‘sea in the South , in the Algarve.
and you ? have you ever been to Portugal? what do you think?
Porto – Lisbona, 5 days for a small Spring’s adventure (Scroll down for the English version) Riassunto dell'itinerario in breve: 5 giorni Volo: Milano Orio al Serio / Porto…
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after3streamingitafilm · 3 years ago
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After 3 Film streaming completo italiano
Guardare Film - https://bit.ly/38BSNjA
L'incontro con l'attraente ribelle Hardin ha diviso la vita di Tessa in "prima" e "dopo". I loro destini sembrano indissolubilmente legati, ma Tessa si trova di fronte a una scelta difficile: intraprendere un lavoro da sogno in una grande casa editrice o trasferirsi a Londra con Hardin. Il loro amore appassionato sarà messo alla prova per forza: i segreti del passato, nuovi segreti e la risposta alla domanda su cosa significhino veramente l'uno per l'altro ...
After We Fell è un film drammatico romantico in uscita basato sul romanzo di successo After We Fell. After We Fell è il terzo film della serie di film After. In anteprima negli Stati Uniti nell'ottobre 2021. Il film è stato annunciato il 3 settembre 2020, con il ritorno delle star della serie Josephine Langford ed Hero Fiennes Tiffin. Il film è stato annunciato insieme al quarto capitolo, After Ever Happy. After We Fell segue la vita di Tessa mentre inizia a scollarsi. Niente è come pensava che fosse. Non i suoi amici. Non la sua famiglia. L'unica persona su cui dovrebbe poter fare affidamento, Hardin, è furioso quando scopre l'enorme segreto che sta nascondendo. E invece di essere comprensivo, si rivolge al sabotaggio. Il film è stato annunciato per entrare in pre-produzione il 3 settembre 2020. È stato annunciato insieme al quarto e presumibilmente ultimo film della serie, After Ever Happy. Le voci secondo cui After We Fell avrebbe iniziato la produzione nell'ottobre 2020 sono emerse quando Production Weekly ha pubblicato una panoramica del film che segnava ottobre come mese di inizio della produzione. Il 7 settembre 2020, il COO di Voltage Pictures Jonathan Deckter ha confermato che ci sono due film in programma per le riprese ad ottobre. Ciò ha sollevato preoccupazioni a causa della pandemia di COVID-19 in corso, che aveva ritardato le riprese negli Stati Uniti, in particolare quando Deckter ha dichiarato: "stiamo correndo un po' di rischio".
L'8 settembre 2020, la nuova regista Castille Landon ha annunciato di aver scelto più location per le riprese, confermando così che la produzione sarebbe ripartita nel 2020. La troupe degli effetti speciali e altri membri dell'equipaggio sono sbarcati in Bulgaria intorno al 13 agosto 2020. Le riprese sono ufficialmente ha avuto inizio il 4 ottobre 2020, in un campus in Bulgaria.
A causa del trasferimento della produzione in Bulgaria alla luce della pandemia di Coronavirus, diversi membri del cast hanno dovuto essere rifusi. I ruoli di Landon Gibson, Christian Vance e Kimberly sono stati riformulati.
Il 18 dicembre 2020, le riprese di After We Fell, After Ever Happy e della serie di film After sono state ufficialmente terminate. Modifiche al cast Shane Paul McGhie non riprenderà il ruolo di Landon Gibson per After We Fell o After Ever Happy. Il ruolo è stato rifuso a Chance Perdomo. Prima dell'annuncio, circolavano voci che si fosse unito al franchise quando è stato visto sul set mentre girava una scena con Josephine Langford. In seguito ha confermato il suo coinvolgimento in un video dietro le quinte che annunciava di essere stato scelto per il ruolo di Landon Gibson.
Stefan Rollins non riprenderà il ruolo di Richard Young per After We Fell o After Ever Happy. Non si sa chi lo sostituirà.
A causa di conflitti di programmazione con la sua serie televisiva CW, All American, Karimah Westbrook è stata costretta a lasciare il franchise e il suo ruolo di Karen Scott è stato rifuso con Frances Turner.
I ruoli di Charlie Weber (Christian Vance), Candice King (Kimberly) e Selma Blair (Carol Young) sono stati rifusi rispettivamente a Stephen Moyer, Arielle Kebbel e Mira Sorvino. Candice non è stata in grado di recarsi in Bulgaria per le riprese a causa della sua gravidanza e del COVID-19, mentre Selma non ha potuto viaggiare a causa della sua battaglia in corso con la SM. Si prega di notare che a causa della pandemia di COVID-19 il rilascio è soggetto a modifiche. Le date di uscita per Asia, Francia, America Latina, Paesi Bassi, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito devono essere annunciate. Le date di rilascio seguenti sono state annunciate il 22 aprile 2021. 1 settembre 2020 (Italia, Polonia, Svezia) 2 settembre 2021 (Bosnia, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Kazakistan, Macedonia, Montenegro, Portogallo, Russia/Cis, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina) 3 settembre 2021 (Finlandia, Norvegia, Romania, Sudafrica, Spagna) 9 settembre 2021 (Australia, Ungheria, Nuova Zelanda) 10 settembre 2021 (Bulgaria, Canada) 30 settembre 2021 (Stati Uniti) 13 ottobre 2021 (Corea del Sud) Note e curiosità L'8 settembre 2020 è stato annunciato da diverse testate giornalistiche che Castille Landon avrebbe diretto After We Fell e After Ever Happy. È preceduta da Jenny Gage (After) e Roger Kumble (After We Collided). Il suo annuncio ufficiale dagli account social di After è arrivato quattro mesi dopo, il 2 gennaio 2021. Secondo Castille Landon, ci saranno alcuni nuovi personaggi del libro nel film. L'8 settembre 2020, la troupe ha effettuato dei test con le telecamere per prepararsi alle riprese di ottobre. Un nuovo costumista è stato assunto per After We Fell. Il 10 settembre 2020, Castille Landon ha confermato che le sceneggiature di After We Fell e After Ever Happy erano complete. Le riprese di After We Fell e After Ever Happy sono iniziate il 4 ottobre 2020 in Bulgaria. Anna Todd non è stata vista sul set. Questo è il secondo film consecutivo a presentare cambi di cast. Iñigo Navarro lavora al film come scenografo e forse come comparsa. Il suo nome era visibile su un foglio di chiamata degli extra. Dopo 3 e 4 sono stati entrambi elencati nel curriculum di Inigo ma senza alcun contesto per il suo ruolo nei progetti.
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latinabiz · 3 years ago
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Parentesi musicale alla rassegna “Il Parco e la Commedia” a Sabaudia
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Persone presenti Persone presenti TYhe Scoop Jazz Band Gianni De Feo Locandina Il Parco e la Commedia Il Parco e la Commedia cambia ritmo e le sue notti di teatro si dipingono di blu. La decima edizione della rassegna promossa dalla Pro Loco di Sabaudia, curata dal direttore artistico Umberto Cappadocia e dal presidente dell’Associazione Gennaro Di Leva, con i patrocini di Regione Lazio, Provincia di Latina, Città di Sabaudia, Parco Nazionale del Circeo, UILT- Unione italiana libero teatro e Consorzio Pro Loco Circe torna ad accogliere “Musica in Blu, Quando il canto recita”. La “parentesi” in musica, nata nel 2013 in continuità con Il Parco e la Commedia ma allestita nelle precedenti edizioni in centro cittadino nelle “quinte” di Palazzo Mazzoni, riesce a coniugare due espressioni artistiche, la musica e la recitazione, che incontrandosi danno vita a quel recitar cantando tanto caro alla tradizione artistica italiana. A raccontare l’incontro tra musica e recitazione nell’arena del Centro visitatori del Parco nazionale del Circeo, lunedì 2 agosto come sempre alle 21, dei vecchi amici del Parco e la Commedia presenti nel palinsesto della rassegna già dalla seconda edizione. Dalle redazioni delle più importanti testate nazionali torna sul palco del Parco The Scoop Jazz Band, la formazione composta da professionisti dell’informazione, e non solo, che racconterà il suo personalissimo Louis & Fred, un omaggio a due grandi musicisti, due autentici pionieri divenuti icone del jazz: Fred Buscaglione e Louis Armstrong. Musica e parole per ripercorrere l’incontro, in un Sanremo del 1968, tra il padre del jazz moderno e uno dei musicisti più rappresentativi del panorama nazionale, in un avvincente racconto a più voci attraverso le tappe principali di due straordinarie carriere musicali e umane. Martedì 3 agosto invece, Il Parco e la Commedia esaudisce il desiderio di riavere nuovamente nel proprio palinsesto un interprete eccezionale: Gianni De Feo che trascinerà tutti i presenti nel suo Federico dei sogni. Lo spettacolo, scritto e diretto da Germano Rubbi, con Gianni De Feo e Daniele Mutino e musiche originali di Francesco Verdinelli, celebra in maniera unica e originale la personalità di Federico Fellini, il più geniale e onirico artista italiano del ‘900. Federico dei sogni non è solo uno spettacolo di teatro con musiche dal vivo, né una ricostruzione autobiografica del grande regista, né immagini dei suoi film. Federico dei sogni è un sogno stesso. Un sogno in cui di certo c’è solo la fisicità dell’attore che interpreta il protagonista dalle molteplici identità. I film di Fellini, gli aneddoti sconosciuti e le curiosità più bizzarre, le visioni riportate nei disegni del Maestro appaiono come tutto e il contrario di tutto. Quando sembra che il protagonista stia descrivendo la scena di un suo film, c’è sempre un cambio di traiettoria nei suoi pensieri che rimette in discussione le poche certezze che lo spettatore stava afferrando: è un racconto o un sogno? La risposta, forse, può essere svelata solo attraverso la capacità di sognare a occhi aperti. Ogni appuntamento è come sempre a ingresso gratuito (fino a esaurimento dei posti contingentati nel rispetto della normativa anti-contagio) grazie all’imprescindibile sostegno economico di attività produttive che rinnovano il loro contributo e all’apporto degli Enti che con il loro appoggio consentono di portare in scena serate di teatro, dialogo e collaborazione, in uno dei luoghi più rappresentativamente “nostro” di questo territorio. BIOGRAFIE: Gianni De Feo Formatosi a Parigi dove studia tecniche del movimento presso la scuola di Jacques Lecoq, tecniche vocali e canto presso la Schola Cantorum, parola e gesto nello spazio scenico di Peter Brook con la direzione di Jean Paul Denizon, vive e svolge principalmente la propria attività professionale a Roma. E’ diretto, tra gli altri, da Sylvano Bussotti, Mario Scaccia, Werner Schroeter, Roberto De Simone, Lindsay Kemp, Dacia Maraini, Maurizio Scaparro, Antonio Salines. Per alcuni anni collabora con il Teatro Bellini di Napoli, partecipando inoltre all’ allestimento dell’“Opera da tre soldi” di B. Brecht nel ruolo del Cantastorie a cura di Tato Russo. Al Globe Theatre di Roma è Oberon nel Sogno di una notte di mezz’estate di Shakespeare, diretto da Riccardo Cavallo. Tra i ruoli principali interpreta Giacomo Leopardi, Marcel Proust, il Marchese De Sade, Jean Cocteau, Amedeo Modigliani, Oscar wilde, Eleonora Pimentel Fonseca. Dopo aver realizzato una versione musicale della Salomè di Oscar Wilde, mette in scena, come regista e interprete, diversi spettacoli di teatro-canzone ispirati ad alcuni grandi personaggi della musica tra cui Edith Piaf, Sergio Endrigo, Jacques Brel, Charles Aznavour. Daniele Mutino Compositore, pianista, fisarmonicista, cantastorie e antropologo culturale.Come compositore, oltre alla musica per i propri progetti e spettacoli, ha composto e realizzato la colonna sonora originale di numerosi spettacoli teatrali in Italia e all’estero (Portogallo, San Francisco, New York), partecipando anche alla realizzazione di film, docufilm e documentari per il cinema, la televisione e il web; tra i numerosi registi con cui ha realizzato in questo senso segnaliamo: Davide Iodice, Paolo Castagna, Veronica Cruciani, Paolo Pasquini, Jurgen Fritz, Per Jason, Mario Martone, Christopher Fulling, Nuccio Siano, Lidia Biondi, Memè Perlini, Nino Racco, Valentina Padovan e Antonio Damasco per il teatro, Loredana Dordi, Wladimir Therkoff, Felice Farina, Pino Iannelli, Salvatore Samperi per la televisione, Mario Martone e Eugenio Cappuccio per il Cinema. La scrittrice e giornalista Maria Lanciotti, attraverso una lunga intervista, ha scritto su di lui un libro dal titolo “Storia di un cantastorie – Daniele Mutino una fisarmonica itinerante”, Edizioni Controluce (I edizione 2014, II edizione 2019), libro vincitore del “Premio Capit per l’editoria del III millennio”. Germano Rubbi Attore, autore e regista compie i primi passi come attore teatrale giovanissimo interpretando nel tempo ruoli in diverse produzioni, sia teatrali che televisive, lavorando per registi e gruppi quali Beppe Chierici, Paolo Baiocco, Mario Mearelli, Cathy Marchand (living theater), Raffaele Mertes, Carlo Emilio Lerici, Antonio Salines (teatro “Belli”). Compie i propri studi universitari presso “la sapienza” di Roma dipartimento Arti e Scienze dello Spettacolo in cinema e teatro, rivolgendo i propri studi specialistici verso la messinscena del teatro greco, della commedia dell’arte, del teatro contemporaneo e dell’analisi del linguaggio cinematografico, avendo l'occasione di frequentare i maggiori pedagoghi, italiani e non, di regia, drammaturgia e sceneggiatura quali: Eimuntas Nekrosius, Salvatore Maira, Josè Luis Sànchez Martin, Gabriele Lavia, Claudio de Maglio, Ferruccio Marotti, Clelia Falletti, Luciano Mariti. Firma numerose regie di spettacoli di teatro e cortometraggi in diversi teatri e manifestazioni nazionali ed internazionali.Collabora stabilmente con Enti locali, teatri e con scuole medie, superiori e college come referente di progetti riguardanti laboratori di produzione cortometraggi e laboratori teatrali sia in Italia che all’estero (USA; Canada; Francia). Dal 2017 è direttore artistico dell’associazione “Magazzini artistici”. Francesco Verdinelli Ha composto ed eseguito musica dal 1979 ad oggi per oltre 250 fra spettacoli teatrali, musicals, piéces, film, documentari, con le regie diTinto Brass, Roberto Lerici, Giancarlo Nanni, Antonio Salines, Rodolfo Rodriguez, Bob Marchese, Simone Carella, Peter Chatel, Andrea Buscemi, Mario Prosperi, Gianni Ippoliti, Carlo Emilio Lerici, Luca De Bei, Alessandro Machia, Saverio Deodato, Gaia Riposati, Alberto Bassetti, Salvatore Braca, Maria Rosaria Omaggio, Enrico Maria Lamanna, Germano Rubbi, Gianni de Feo, Isabel Russinova, Cinzia Monreale, Luciano Roman, Fabrizio Bancale, e molti altri. Inizia dal 1982 a comporre colonne sonore per televisione e per il cinema e parallelamente scrive musica per diversi musical, alcuni dei quali con record assoluto di repliche in Italia. A questi primi lavori seguono fino al 2014 oltre 160 documentari e film per i quali ha scritto la musica originale (Cuore Cattivo, di Umberto Marino con Kim Rossi Stewart e Valerio Mastrandrea; Angela come te con Barbara de Rossi e Antonella Ponziani, Diritto di sognare di Renzo Rossellini e molti altri) Nel 1996 compone le musiche ufficiali per il trentennale del WWF Italia, Con gli occhi del Panda. Nel 2007 è il compositore dell'inno ufficiale del WWF Russia. Nei primi anni di attività (fine anni ’70) parallelamente alla composizione ha suonato dal vivo e in studio di registrazione con diversi artisti fra i quali Lucio Dalla, Ron, Ivan Graziani, Jenny Sorrenti e numerosi altri. Read the full article
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wonewsit · 7 years ago
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mezzopieno-news · 5 years ago
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LA TORRE PIÙ PROFONDA DEL MONDO, NEL CUORE DELLA TERRA
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Non si tratta di un’illusione ottica ma del Poço Iniciático di Quinta da Regaleira (Pozzo Iniziatico in lingua portoghese), una costruzione eclettica costruita come una torre invertita di nove piani che scende in profondità fino a 30 metri nel cuore della città di Sintra. Il numero 9 richiama i cerchi del Paradiso, del Purgatorio e dell’Inferno della Divina Commedia e i nove cieli concentrici, al cui centro sta la Terra. Ognuno di questi cerchi simboleggia l’iniziazione che si compie, secondo antichi riti cavallereschi, attraverso la discesa e la risalita dalla scala a spirale, metafora di morte e rinascita.
Quinta de Regaleira è una tenuta (in portoghese: quinta) situata nel centro storico della città portoghese di Sintra (a nord-ovest di Lisbona) e costruita tra il 1904 ed il 1910 dall'architetto italiano Luigi Manini in onore della baronessa Regaleira, oggi diventata Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.
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Fonte: Tripadvisor - 14 dicembre 2019
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