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Il reperto storico più antico ritrovato a Tortona: le origini dell’antica Dertona. Tracce liguri e romane rivelano le radici antiche della città
A Tortona, il reperto storico più antico risale al periodo preromano, con resti riconducibili all'epoca dei Liguri e successivamente alla fondazione della colonia romana di Dertona.
A Tortona, il reperto storico più antico risale al periodo preromano, con resti riconducibili all’epoca dei Liguri e successivamente alla fondazione della colonia romana di Dertona. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce tracce di insediamenti celto-liguri, localizzati principalmente nell’area collinare del Castello. I reperti rinvenuti includono frammenti ceramici e strutture…
#antichi Liguri.#archeologia piemontese#archeologia urbana#architettura romana#Castello di Tortona#centro romano Dertona#cinta muraria romana#civiltà ligure#colonizzazione romana#Dertona#dominazione romana Piemonte#epoca romana Tortona#età tardo-repubblicana#fortificazioni romane#insediamenti antichi#insediamenti celto-liguri#MA·DE#mosaici romani#Museo Archeologico Dertona#museo Palazzo Guidobono#patrimonio storico Tortona#reperti antichi Tortona#resti archeologici Piemonte#resti pre-romani#ricerche archeologiche Tortona#scavi archeologici Tortona#storia di Tortona#storia ligure#via Emilia#via Postumia
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July, Harvest Time
Our neighbor Luciano told us that wheat was once cultivated in Lemmen. He reported that the community square, where the small church now stands (originally a farmhouse ruin donated to the people of the village to make it their chapel), was once slightly concave precisely to allow for the threshing of wheat.
This supports the hypothesis that Lemmen was one of the primordial settlements in the area that later gave rise to the village of Riomaggiore. Some of its terraces, exceptionally wide compared to the average, allowed for the sowing of wheat for the community.
We wanted to conduct an experiment to commemorate ancient times and to add another small piece to the biodiversity and varied food production of Stella di Lemmen.
Wheat has always been the food of man. The collection of spontaneous species that constituted its origins - a natural hybridization between pseudocereals and grasses - began with Paleolithic man and stabilized in the Neolithic with the practice of agriculture. Today wheat is cultivated all over the world - it is the second most produced cereal after corn and hundreds of species are counted - but it was already placed in Egyptian tombs as "food to take to the afterlife", and described in the Gospel of John by Jesus as a symbol of resurrection, through the analogy of the grain that dies to give the ear, survival, eternal life.
We wanted to reintroduce the cultivation of wheat in our farm, as a symbol of rebirth linked to food, nutrition, and prosperity. We have sown an ancient Lucchese wheat that has grown healthy and strong. Now that we have harvested and threshed it, all that remains is to make bread. We hope it is a good omen of growth and transformation for all humanity.
Luglio, tempo di mietitura
È stato Luciano (Bonanni n.d.r.) a raccontarci che a Lemmen un tempo si coltivava il grano. Ci ha riferito che la piazzetta della comunità, dove si affaccia ora la piccola chiesa (in origine un rudere contadino donato alle genti del borgo perché ne facessero la loro cappella), un tempo era leggermente concava proprio per permettere la battitura del grano.
Questo avvalora l’ipotesi che Lemmen fosse uno degli insediamenti primordiali della zona che in seguito diedero origine al paese di Riomaggiore. Alcune delle sue fasce, eccezionalmente larghe rispetto alla media, consentivano di seminare il grano per la comunità.
Noi abbiamo voluto fare un esperimento che commemorasse i tempi antichi, per aggiungere un altro piccolo tassello alla biodiversità e alla variegata produzione alimentare di Stella di Lemmen.
Il grano è da sempre il cibo dell’uomo. La raccolta delle specie spontanee che costituirono le sue origini - una naturale ibridazione tra pseudocereali e graminacee - iniziò con l’uomo del Paleolitico e si stabilizzò nel Neolitico con la pratica dell’agricoltura.
Oggi il grano è coltivato in tutto il mondo - è il secondo cereale per produzione dopo il mais e se ne contano centinaia di specie - ma venne già riposto nelle tombe egizie in quanto “alimento da portare nell’aldilà”, e descritto nel Vangelo di Giovanni, da Gesù, come simbolo di resurrezione, attraverso l’analogia del chicco che muore per dare la spiga, la sopravvivenza, la vita eterna.
Ci tenevamo a riproporre la coltura del grano nella nostra azienda, come simbolo di rinascita legato al cibo, all’alimentazione, alla prosperità. Abbiamo seminato un grano antico lucchese che è cresciuto sano e forte. Ora che l’abbiamo mietuto e battuto, non resta che fare il pane. Speriamo sia buon auspicio di crescita e di trasformazione per l’intera umanità.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Alberto Brandi
TERRA ANCESTRALE
La memoria del sangue - Volume 1
Prefazione di Francesco Perizzolo
In un futuro prossimo, l’umanità ha ritrovato nello Stato delle Nazioni – un governo unitario alla guida dei diversi popoli – le proprie radici e lo slancio per uscire dalla sua epoca più buia. L’uomo ha conquistato il Sistema Solare e prospera, finalmente libero dai vincoli della scarsità di risorse e della sovrappopolazione. La Terra è tornata ad essere un gioiello naturale, Marte è una fortezza inespugnabile e una moltitudine di insediamenti e stazioni spaziali si staglia da Venere fino ai confini più remoti di Sol.
Ma antichi odi e conflitti ideologici covano come braci. Mentre una scoperta epocale spinge l’uomo a interrogarsi sul suo destino, le conflittualità interne si sovrappongono all’azione implacabile di un variegato quanto determinato gruppo di dissidenti, disposti a tutto pur di rovesciare lo Stato e ritornare a una condizione di libertà individuale assoluta.
In un montare di intrighi, complotti e vicende personali, questa umanità rinnovata sarà costretta a fare i conti con se stessa e a realizzare che il baratro e la rovina sono costanti apparentemente ineluttabili, anche in un’epoca di progresso e splendore. Se nell’uomo agiscono forze trascendenti apparentemente contrapposte, quale sarà l’elemento in grado di far pendere l’ago della bilancia da un lato o dall’altro?
La memoria del sangue è un romanzo a episodi che apre la saga di Terra Ancestrale, un’epopea di fantascienza che affronta i temi antichissimi delle origini e del destino dell’umanità da una prospettiva che coniuga tecnologia, spirito, visioni e radici. Una fantascienza che è possibile definire mitica.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Molto prima dei coffee shop di Amsterdam, c'erano i semi allucinogeni Un antico ritrovamento nei Paesi Bassi Il giusquiamo nero, rinvenuto in siti neolitici olandesi, solleva interrogativi sugli usi antichi. Crescendo spontaneamente vicino agli insediamenti, la sua funzione effettiva rimane incerta. Una scoperta eccezionale a Voorburg Nel 2008 a Voorburg, un bicchiere romano con terra accumulata conteneva un seme di giusquiamo nero. Gli studiosi ipotizzano un suo impiego intenzionale come medicinale o allucinogeno. Un seme non basta per trarre conclusioni L’archeobotanica Laura Kooistra sottolinea che la presenza di un singolo seme non è prova sufficiente per confermare l’uso umano del giusquiamo nero come sostanza psicoattiva. Un’importante scoperta archeologica Il ritrovamento deliberato
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Gli Shardana, il temibile popolo guerriero
Durante l’età del bronzo, circa 1600 anni prima di Cristo, una moltitudine di popoli imperversò nelle acque del mar mediterraneo, e tra questi i più feroci e temuti furono gli Shardana. Ma chi erano questi antichi navigatori del mare? E qual è la loro origine? Oriente o Occidente? Gli Shardana (o Sherdana) hanno una provenienza incerta: c’è chi ipotizza che provenissero dalla Siria o dall’Anatolia (l’antica Turchia) e c’è chi invece pensa che corrispondano agli antichi sardi dell’età nuragica, o che si sovrapponessero ad essi, dando il nome all’isola, ma forse non lo sapremo mai con certezza. Sicuramente facevano parte di quei gruppi di navigatori che solcavano il Mediterraneo in lungo e in largo, in cerca di insediamenti in cui creare nuove colonie o di comunità con cui intrattenere rapporti commerciali o con cui scontrarsi per poterli depredare. Raggiunsero infatti la loro massima espansione durante l’età del Bronzo Recente (tra il 1300 ed il 900 a.C.), quando la loro influenza si allargò non solo all’Asia minore e alla Sardegna, ma anche alla Corsica e alle isole Baleari, e a vaste zone costiere dell’Africa settentrionale, della Spagna, dell’Italia centrale, della Sicilia e della Puglia. Tutti i territori occupati diventavano poi basi da cui intraprendere nuove spedizioni di conquista. Era una popolazione che basava la propria economia sull’agricoltura e sull’allevamento, ma il loro punto di forza fu la navigazione e la lavorazione del bronzo: sono infatti famosi i loro “bronzetti nuragici” raffiguranti guerrieri e navi. Mamma mia arrivano gli Shardana I primi a citarli furono gli antichi egizi, nelle tavolette di Amarna, datate 1350 a.C. circa, in cui erano definiti pirati, e chiamati col nome Sherdana. Infatti l’Egitto subì varie ondate di attacchi e incursioni, culminate negli scontri avvenuti durante il regno del faraone Ramses II, intorno al 1278 a.C. nelle zone del delta del Nilo. Il maggior terrore agli occhi degli egiziani era costituito dalle grosse navi da guerra a disposizione degli Shardana, che avevano massicci mezzi capaci di solcare le acque marine, mentre le imbarcazioni egizie erano di tipo fluviale, adatte cioè alle acque basse e tranquille del Nilo, non certo alle onde alte del Mediterraneo. Questo era un motivo per cui riuscivano a vincere facilmente le battaglie navali. Inoltre erano militari finemente addestrati, pronti a scendere in campo armati di tutto punto: grossi elmi cornuti, grandi scudi rotondi e lunghe spade, forti della loro tecnica di lavorazione del rame e di altre leghe metalliche, che dava maggiore potenza alla loro natura di razziatori. Ma in una di queste incursioni però, Ramses II fu capace di non farsi cogliere impreparato, riuscì a sconfiggerli, e addirittura a catturarne qualche centinaio, e avendone colto la loro audacia e forza in battaglia, decise di arruolarli nella guardia reale. I guerrieri Shardana divennero quindi anche dei mercenari, e per molto tempo non solo rimasero le guardie personali dei faraoni, ma furono impiegati anche in guerra. Tra quelle a cui parteciparono, è interessante ricordare la battaglia di Qadesh, una delle più importanti dell’era antica, combattuta tra gli egiziani e l’impero ittita sulle sponde del fiume Oronte in Siria, nel 1274 a.C., in cui il contingente di 520 Shardana si distinse per essere l’unica fanteria pesante presente nell’esercito. È giusto sottolineare che le fonti egiziane parlano di vittoria egiziana, mentre le fonti ittite parlano di vittoria ittita, quindi in realtà chi ebbe la meglio non si sa (probabilmente nessuna delle due parti), tanto che fu siglato un trattato di pace tra le due nazioni, il primo a noi conosciuto, per porre fine alla serie di guerre che da lungo tempo si protraevano tra i due popoli. Ma poi, che fine hanno fatto? Fonti storiche rivelano che probabilmente un grosso tsunami o comunque diverse inondazioni travolsero gran parte della Sardegna, distruggendo così il loro territorio e i loro villaggi, che li costrinse ad abbandonare l’isola e i suoi insediamenti. Le comunità che si erano insediate in altri luoghi, o come mercenari in Egitto, si pensa che col tempo si mescolarono con le società con cui erano entrati in contatto, integrandosi nella loro cultura e perdendo pian piano la propria identità di popolo. Ma tante domande restano ancora senza risposte, su questa gloriosa stirpe che ha solcato il Mediterraneo, e di cui, forse, non sapremo mai la vera origine. Nel frattempo, il dibattito resta aperto. Read the full article
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Ras Al Khaimah, viaggio nell'Emirato della Natura
Con oltre 7.000 anni di storia, risalente già all’età del bronzo, a Ras Al Khaimah è possibile esplorare interessanti forti, antichi insediamenti e siti storici, di cui quattro – Julfar, Shimal, Al Jazeera Al Hamra e Dhayah – inseriti nella Tentative List del Patrimonio culturale dell’UNESCO. Al Jazeera Al Hamra è l’unico villaggio di pescatori di perle rimanente in tutta la regione del…
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere di San Giovanni
PARTE SECONDA PARTE PRIMA: Quartiere Santo Spirito PARTE SECONDA: Quartiere di Santa Croce PARTE TERZA: Quartiere di Santa Maria Novella Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. Quartiere di San Giovanni
Gonfalone Chiavi – Dalle mura cittadine presso la Porta alla Croce, il confine era delimitato dalle Vie dell’Agnolo e Via dei Pandolfini. Per Via del Proconsolo entrava in Borgo Albizzi, passava fra le case dietro Santa Maria in Campo, traversava Via dell’Oriuolo, e giungeva allo Spedale di Santa Maria Nuova e per Via della Pergola e Via di Pinti tornava alle mura. Le parrocchie alle quali appartenevano le case di questo territorio erano: Sant’Ambrogio, San Pier Maggiore, San Procolo, e Santa Maria in Campo;
Gonfalone Drago San Giovanni – Dalla Croce al Trebbio per Via del Giglio fino a Piazza Madonna degli Aldobrandini, Via della Forca, Via Cerretani, Piazza del Duomo, Via dei Martelli e Via Larga (Via Cavour), fino alle mura. Da lì per Via San Sebastiano, Via della Sapienza, Via del Cocomero (Via Ricasoli), di nuovo a Piazza del Duomo, da San Cristofano degli Adimari, il Ghetto Piazza degli Agli, e da lì attraverso le case e per Via del Trebbio fino alla Croce al Trebbio. Comprendeva le parrocchie di: Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, San Marco, San Cristofano degli Adimari, San Tommaso, San Leo, San Michele Berteldi;
Gonfalone Lion d’Oro - Da Piazza del Duomo per via de’ Martelli e Via Larga fino alle mura per arrivare al confine del Gonfalone Lion Bianco. Poi per via de’ Cenni, Via del Giglio, Via della Forca di Campo Corbolini e via de’ Cerretani tornava in Piazza del Duomo. Il territorio apparteneva alle parrocchie del Duomo, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Maria Maggiore;
Gonfalone Vaio – Da Orsanmichele, Piazza di Mercato Vecchio, Piazza di San Cristofano Adimari, Piazza del Duomo, fino a Via de’ Servi, le mura, Via della Pergola, Via Folco Portinari, dietro Santa Maria in Campo, Via del Proconsolo, Via Dante Alighieri fino a Orsanmichele. Parrocchie del territorio: San Michele in Orto, San Tommaso, San Cristofano Adimari, Duomo, San Pier Celorum, Santa Margherita, San Martino, San Michele Visdomini, SS Annunziata, Santa Maria in Campo, San Benedetto e Santa Maria Alberighi: Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di San Giovanni dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: D’azzurro al Battistero d’oro affiancato da due chiavi (una per parte) in palo legate con un cordone dello stesso colore. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
Alberto Chiarugi Read the full article
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Marche: al via dal 1° settembre la III Edizione di MArCHESTORIE, il festival dei borghi marchigiani
Regione Marche: al via dal 1° settembre la III Edizione di MArCHESTORIE, il festival dei borghi marchigiani. Dal 1 al 17 settembre 2023 tornano ad animarsi i borghi marchigiani, preziosi scrigni di tradizioni, racconti e leggende. Grazie a un bando predisposto dalla Regione Marche sono 52 i Comuni coinvolti in forma singola o in una strategica alleanza in rete nella terza edizione del Festival. L'iniziativa è sostenuta dalla Regione Marche, fortemente voluta dall'assessore regionale alla Cultura, Chiara Biondi, ed è gestita e promossa da Fondazione Marche Cultura e AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali. Inoltre vede i patrocini della Camera dei Deputati, del Ministero della Cultura e della Camera di Commercio delle Marche. Obiettivi principali sono il rilancio dell'immenso patrimonio costituito dai borghi in un'ottica di destagionalizzazione dell'offerta turistica con le conseguenti positive ricadute su tutto l'indotto, la valorizzazione dei borghi e del patrimonio costituito dalle storie e quindi dalla realtà immateriale dei luoghi che li riempiono di significato, per preservare la memoria e l'identità della Regione. L'intento del Festival, sotto la direzione artistica di Paolo Notari, è quello di far conoscere gli antichi borghi, le fortezze medievali, le splendide piazze e le numerose chiese, di far riscoprire l'immaginario collettivo marchigiano fatto di narrazioni e tradizioni, miti e leggende, aspetti devozionali e credenze popolari, ma anche di far assaporare i piatti tipici, seguendo le trame di una conoscenza che si fa spettacolo e divertimento. Dal 1 al 17 settembre - per tre weekend consecutivi dal venerdì alla domenica, tra le ore 18 e le 24 - turisti e visitatori potranno esplorare i piccoli centri marchigiani del cratere del sisma, della dorsale appenninica e della costa dove troveranno un'offerta continua di eventi, con almeno una rappresentazione al giorno per un totale di 3 spettacoli, a cui si affiancherà l'apertura dei luoghi della cultura delle Marche: chiese e palazzi storici, teatri, biblioteche, musei e collezioni ma anche negozi e ristoranti. Previste inoltre visite guidate, mostre, rievocazioni storiche in costume, dimostrazioni, degustazioni di prodotti tipici, appuntamenti enogastronomici e mercatini dell'artigianato. "La cultura e l'arte sono l'essenza intima dell'appartenenza ad un passato di creatività e fascino - afferma l'onorevole Giorgia Latini, vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera dei Deputati – La cultura è l'identità di un paese ed è per questo che va valorizzata in tutte le sue forme. L'idea al centro di MArCHESTORIE è quella di valorizzare i borghi e le aree interne. È la strategia giusta per la crescita culturale e turistica del territorio, volta a valorizzare le tante ricchezze. La grande partecipazione a MArCHESTORIE ci sta dando ragione: il Festival diventerà sempre di più una infrastruttura della cultura marchigiana, un veicolo per promuovere la regione". "Marchestorie - dichiara l'assessore regionale alla Cultura, Chiara Biondi – è un caleidoscopio che contiene le tante tradizioni dei nostri territori. I borghi, vero palcoscenico di questa iniziativa, esprimono inoltre una delle caratteristiche più peculiari della nostra regione. Abbiamo un'alta concentrazione di questi piccoli insediamenti e ognuno di essi ha una sua identità ben definita. Questa è un'enorme ricchezza culturale e storica ma deve divenire sempre di più anche una grande opportunità di crescita economica. Va aggiunto che il festival si arricchisce della collaborazione della Camera di Commercio e dunque di tante attività che sono il valore aggiunto di questa edizione. Abbiamo un calendario di eventi molto interessante che porterà un contributo all'offerta turistica e che inizia a guardare alla destagionalizzazione". "Anche noi siamo impegnati nel progetto MArCHESTORIE – dichiara Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche - per valorizzare su più fronti le Marche, comprese quelle attività imprenditoriali che vengono coinvolte nel Festival. Ai Comuni partecipanti noi daremo indicazioni sulla tipologia di aziende che potranno dare valore aggiunto alla manifestazione. Un'operazione che è partita grazie al protocollo d'intesa con la Regione e che può garantisce anche la valorizzazione dell'iniziativa nel suo complesso e dei singoli eventi presso le Associazioni di categoria. L'intento è quello di incentivare la diffusione della conoscenza e la partecipazione degli imprenditori interessati". "Saranno tre settimane ricche di appuntamenti – afferma Andrea Agostini, presidente Fondazione Marche Cultura - con l'obiettivo di lasciar immergere i visitatori nel fascino delle più suggestive località marchigiane. Questo festival non propone eventi calati dall'alto, replicabili in qualsiasi spazio. La peculiarità di Marche Storie è che ogni racconto o spettacolo è profondamente radicato nelle mura del borgo che lo ospita, ha senso in quel luogo ed in quel luogo soltanto. Questa è la sua unicità. Non è un dettaglio da poco il fatto che buona parte del programma interessi i piccoli centri feriti dal sisma di 7 anni fa, splendide realtà che tanto hanno bisogno di rilancio e che attraverso questa rassegna potranno mostrare la loro meraviglia". "Le Marche si raccontano attraverso una 'bellissima e corposa' rassegna di eventi nei nostri borghi in festa, quale è appunto, Ma(r)che Storie – dice Piero Celani, presidente AMAT - L'intento è quello di guidare, marchigiani e turisti, alla conoscenza del territorio, delle nostre tradizioni, e di quell'immenso patrimonio, storico-culturale e architettonico che caratterizza la nostra Regione, attraverso visite guidate, mostre, rievocazioni in costume, degustazioni e offerte di prodotti tipici che valorizzano aspetti peculiari della vita, e della storia, dei nostri incantevoli borghi. Ma(r)cheStorie, insieme a Marche Grandi Storie, pertanto, invitano il grande pubblico, non solo a (ri)scoprire le Marche ed i suoi tesori, attraverso il proficuo connubio di cultura e turismo, ma anche a convincersi definitivamente, che questa Regione, unica al plurale, è la sintesi del territorio Italiano". Tutto il programma è disponibile sul sito www.marchestorie.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Luci di Mezzomonte a Lauco
Il weekend del 10 e 11 giugno in Friuli ci sarà il grande evento di Luci di Mezzomonte. Percorso di design e produzione di sculture luminose, ideato da Vittorio Palumbo, artista e direttore creativo dell’eco-villaggio che accompagna il tour musicale di Elisa nelle principali città italiane, tra design, natura e illuminazione, nella sede di Terre d’incanti in Val di Lauco. Saranno due giorni per creare insieme, lavorare su idee e materiali e festeggiare con l’accensione notturna dell’installazione, tutto si ispira alle infinite contaminazioni creative e culturali del nostro tempo e racconta delle capacità diffusa di abitare poeticamente il mondo da parte delle tante comunità locali in giro per l’Italia che del mondo vogliono prendersi cura per tornare a costruire un futuro migliore, insieme, adesso. Sabato 10 dalle 10 alle 18 sarà possibile partecipare alla costruzione dell’installazione, con lavorazioni del legno dei sistemi luminosi e al restauro di una giostra, mentre con Hervé Tullet si scoprirà il tema della serata tra ombre, luci, riflessi. Alle 20 in Val di Lauco ci sarà una cena e poi si dovrà aspettare la notte per l’accensione dell’installazione luminosa, dove i bambini e le bambine sono invitati a partecipare e a indossare le ali luminose insieme a insegnanti e famiglie. Domenica 11 ci sarà una passeggiata in Val di Lauco per scoprire le installazioni luminose e partecipare al laboratorio Boschi immaginari condotto dal Centro Zaffiria dalle 11 alle 12.30 e alle 14.30, presso la Latteria di Vinaio, l’apertura della Galleria con l’installazione Playground di carta. I primi cenni storici su Lauco risalgono al 904 ma l’origine è certamente più antica, infatti furono scoperte alcune tombe preromane scavate nella roccia, a testimonianza della presenza dell’uomo sul territorio fin da tempi antichi. Inoltre vennero rinvenute tracce ben conservate di una strada antichissima che conduceva sino ad una radura sul ciglione dell’altopiano, dove la tradizione vuole sorgesse un castello. Possesso del Patriarcato di Aquileia, nel 1275 Lauco fu dato in feudo ai signori di Gemona seguendo poi le vicende della Carnia. Cuore della zona è il Santuario della Madonna di Trava, uno dei più piccoli e suggestivi santuari del Friuli, costruito alla metà del Seicento, e si credeva che l’immagine della Madonna custodita al suo interno avesse il potere di riportare in vita, per il breve tempo del battesimo, i bambini morti. Degne di nota sono le tombe scavate nella roccia, testimonianza della millenaria storia degli insediamenti nella zona, probabilmente risalenti al VI – VII secolo d.C. Poco distante dal centro abitato è possibile ammirare la Forra del Vinadia, un canyon profondo circa 200 m formatosi dall’erosione millenaria delle acque del torrente Vinadia, che è una meta ideale per escursionisti e rocciatori. La Forra del Vinadia è il frutto di tre grandi baratri in cui scorrono il rio Chiantone, il rio Pichions e lo stesso rio Vinadia, dove si trova anche l’imponente zoccolo di una torre di pietra di notevoli dimensioni, formatasi naturalmente, e crollata in tempi recenti. Il percorso, in parte attrezzato, è caratterizzato da cascate, laghetti e tratti fiancheggiati da pareti rocciose alte circa 200 m, habitat nel quale è possibile incontrare il merlo d’acqua. Read the full article
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Il reperto storico più antico ritrovato a Villa del Foro (Alessandria): tracce dell'età del ferro e della preistoria
Antiche testimonianze della città e del territorio circostante
Antiche testimonianze della città e del territorio circostante Il reperto storico più antico ritrovato nel territorio di Alessandria risale al VI millennio a.C., appartenente alla fase neolitica. Questi ritrovamenti testimoniano le prime forme di popolamento umano nella zona, e sono stati rinvenuti nell’area di Villa del Foro, a pochi chilometri dal centro della città. La frazione, conosciuta…
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22 Marzo
22 Marzo tappa n: 3 Vignaros Sagunto
126 km velocità media 22km/h ascesa totale 672m
Mentre a Roma si delibera Sagunto viene espugnata ( Seconda guerra punica, Tito Livio) e Sagunto è stata espugnata alle 14.05 dopo 125 km di indomita battaglia!!
Non è stata così indomita, ero preparato ad una giornata di pioggia e non ho preso neanche una goccia, anche il meteo spagnolo non ci prende.
Partenza alle 7.30, solita ricerca di un bar per fare colazione ( dopo 10 km) strada molto buona, oggettivamente monotona, due grandi insediamenti industriali per ceramica/piastrelle e gres e coltivazioni non estensive di agrumi ed olive. La strada che seguo passa un po' all'interno, vicini a paesini che appaiono poveri, ma in distanza sul mare c'è una sfilza infinita di edifici di almeno 10 piani che adesso appaiono totalmente deserti, mi ricordano un po' gli insediamenti turistici delle coste turche: forse anche qui vanno bene per i nordici. Sulla strada si vedono parecchi camper, maggioranza Germania. Passo una città grande ( Castellon de la Plana) con un porto commerciale importante ma utilizzo la circonvallazione e quindi no so dentro come sia. Gioco sempre a rimpiattino con la pioggia ma continuo a scansarla anche se ogni tanto la strada è zuppa d'acqua e quindi mi becco lo spray generato dai camion. Stop per il pranzo dopo oltre 90km e alle 14.00 arrivo. Buona tappa date le premesse.
Pomeriggio a visitare Sagunto vecchia: la chiesa di Santa Maria del 1300, un po' strana perché ha l' ingresso sul lato lungo della chiesa, il teatro Romano del I secolo, con restauri un po' moderni, specie il proscenio ed il Castillo, grande fortezza lunga oltre 1km sul filo di cresta di una ripida collina che sovrasta Sagunto, i cui resti più antichi risalgono ai greci ed il vecchio quartiere ebreo, la judia.
Adesso un po' di riposo e poi a cena, ma mi hanno sconsigliato la Paella, perché gli spagnoli la mangiano solamente a pranzo e a cena è per i turisti, magari surgelata con trattamento micronda finale: buono a sapersi.
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Populonia è un piccolo borgo medievale del ‘400, situato sulla collina che sovrasta il Golfo di Baratti 🌊 Il borgo è dominato dalla massiccia Rocca e si articola lungo quattro strette viuzze. 👉 Populonia deve la sua fama non tanto alla sua Rocca ma al fatto di essere l’Etrusca Pupluna o Fufluna, uno degli insediamenti umani più antichi e prestigiosi dell’intera Toscana. 📍 Luogo: Populonia (Livorno) 📸 Autore: @lisadir73 https://instagr.am/p/CORx5wDoZIO/
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I microbi che colpiscono i popoli isolati e poco numerosi devono essere per forza i più antichi. Potevamo ospitarli in noi nei milioni di anni della nostra storia evolutiva in cui eravamo pochi e sparsi qua e là; e sono inoltre comuni ai nostri parenti più prossimi, le scimmie antropomorfe. Le grandi malattie epidemiche, invece, si sono potute originare solo con l'arrivo delle società numerose e densamente popolate, società che iniziarono a formarsi 10 000 anni fa con la nascita dell'agricoltura e che subirono un'accelerazione con la nascita delle città qualche migliaio di anni dopo. Le prime presenze accertate di alcune malattie sono infatti assai recenti: il vaiolo (scoperto grazie alle cicatrici su una mummia egiziana) nel 1600 a. C., gli orecchioni nel 400 a. C., la lebbra nel 200 a. C., la poliomielite epidemica nel 1840 e l'AIDS nel 1959. Perché l'agricoltura è responsabile della nascita delle malattie infettive? Una ragione l'abbiamo appena vista: permette densità abitative assai superiori (da 10 a 100 volte) rispetto allo stile di vita dei cacciatori-raccoglitori. Inoltre questi ultimi sono nomadi, che abbandonano gli accampamenti e con essi i loro escrementi, potenziali ricettacoli di germi e parassiti. I contadini sedentari, invece, devono convivere con i loro rifiuti, il che fornisce ai microbi una comoda strada per diffondersi nelle acque utilizzate dalla comunità. Alcuni popoli rendono le cose ancora più facili ai batteri e vermi fecali raccogliendo le loro deiezioni e spargendole sui campi come concime. Le tecniche di irrigazione e di piscicoltura, poi, facilitano la vita ai molluschi vettori della schistosomiasi e alle fasciole, che possono infilarsi nella pelle di chi si avventura nelle acque contaminate. Inoltre, gli insediamenti agricoli attirano i roditori, che sono notori veicoli di malattie. Il disboscamento, infine, rende l'habitat ideale per il prosperare della zanzara anofele che porta la malaria. Se la nascita dell'agricoltura fu una festa per i nostri microbi, l'arrivo delle città fu addirittura la manna dal cielo: in città c'erano molti più ospiti potenziali, e in condizioni igieniche ancora peggiori. Bisogna aspettare l'inizio del nostro secolo per poter considerare le città europee autosufficienti dal punto di vista demografico; fino ad allora un flusso costante di immigranti dalle campagne era necessario per bilanciare l'altissimo tasso di mortalità dovuto alle malattie infettive. Un altro momento di gloria nella storia dei germi fu l'apertura delle rotte commerciali, che trasformarono i popoli di Europa, Asia e Nordafrica in un gigantesco banchetto per microbi. In questo modo, il vaiolo poté raggiungere Roma e uccidere milioni di cittadini dell'impero tra il 165 e il 180 d. C. La peste bubbonica arrivò allo stesso modo più tardi (nel 542-543, sotto Giustiniano), ma colpì con forza per la prima volta con la grande pestilenza del 1346. Responsabile di quest'ultima fu l'apertura di una nuova rotta terrestre con la Cina, attraverso la quale giungevano pellicce infestate dalle pulci che ospitavano il germe. Oggi, con gli aerei, i trasporti sono diventati più veloci del decorso delle malattie: nel 1991 un aereo argentino proveniente da Lima trasportò in poche ore a Los Angeles (a 4800 chilometri di distanza) decine di individui portatori del colera.
Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni, traduzione di Luigi Civalleri, collana "Super ET", Einaudi, 2005; pp. 157-58.
[ Edizione originale: Guns, Germs and Steel: The Fates of Human Societies, W. W. Norton & Company, New York - Londra, 1997 ]
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L'esoterismo. La natura dell'esoterismo
L'esoterismo
Prefazione
Entrare in contatto con la profondità del proprio io e riconoscerla compensa ogni vicissitudine umana. Può accadere, nella vita, di dormire all'aperto guardando le stelle. Può capitare di restare seduti immobili in un'attesa apparentemente priva di scopo. Può anche succedere che qualcosa, dentro di noi, cominci a muoversi ed esploda senza fragore: questo è il momento del risveglio interiore. Si dovrebbe vivere più serenamente, in sintonia con l'universo. L'assoluto è un cerchio che assorbe ogni cosa creata. Tutto esiste e tutto non esiste. <<Tutto scorre>>, come disse Eraclito. Il progredire dell'uomo attraverso la conoscenza non è che il progredire del divino attraverso la propria creazione. L'uomo genera la vita, ed il divino genera lo spirito. L'essere mortale si preoccupa costantemente della propria sopravvivenza terrena, senza dare eccessiva importanza alla parte più eletta di sé: l'Io superiore. Il superamento di tale atto si ottiene tramite la Rivelazione che porta alla coscienza più profonda. La vita è nata dal nulla: la materia, per sopravvivere, ha bisogno di lottare con gli stessi elementi che la compongono. L'evoluzione della creazione porta l'uomo alla coscienza del proprio essere spirituale, che è parte fondamentale della sua natura.
Dal buio alla luce
L'esoterismo nasce dall'assoluta conoscenza di chi ha osato per primo, affrontare il peso della sapienza trafugandola dagli antichi dei. All'alba della creazione, quando lo zero divenne il cerchio simboleggiante l'assoluto, l'uomo tradusse in conoscenze ciò che aveva captato dall'esterno. Tutto gli apparve improvvisamente, per trasmettersi dalla mente al cuore. Ogni percorso intrapreso portava l'uomo verso ricordi antecedenti: gli archetipi, solo apparentemente immobili, si manifestarono sotto forma di simboli tribali. Gli elementi avevano un'importanza fondamentale e la loro energia veniva impiegata quale legame con il tutto rappresentato dall'universo. L'esoterismo è scaturito dalla parte più profonda dell'essere umano, restituendogli quel mondo che non poteva ricordare. Così subito dopo le civilizzazioni preistoriche, si fece spazio la luce dell'interiorità. Ogni interrogativo trovò un riscontro con l'inizio dei culti sacrali e delle varie manifestazioni misteriche. In remoti insediamenti paleolitici sono stati rinvenuti santuari scavati nella roccia, oggetti di culto, pitture raffiguranti animali sacri, divinità tribali, simboli e figure umane (la cui postura evidenziava le varie fasi iniziatiche che l'adepto doveva affrontare). Solo chi dimostrava di essere degno di ricevere gli insegnamenti occulti veniva ammesso nella cerchia privilegiata i coloro che un giorno avrebbero guidato le tribù.
La natura dell'esoterismo
L'esoterismo nasce dall'assoluta conoscenza di chi ha osato per primo, affrontare il peso della sapienza trafugandola dagli antichi dei. All'alba della creazione, quando lo zero divenne il cerchio simboleggiante l'assoluto, l'uomo tradusse in conoscenze ciò che aveva captato dall'esterno. Tutto gli apparve improvvisamente, per trasmettersi dalla mente al cuore. Ogni percorso intrapreso portava l'uomo verso ricordi antecedenti: gli archetipi, solo apparentemente immobili, si manifestarono sotto forma di simboli tribali. Gli elementi avevano un'importanza fondamentale e la loro energia veniva impiegata quale legame con il tutto rappresentato dall'universo. L'esoterismo è scaturito dalla parte più profonda dell'essere umano, restituendogli quel mondo che non poteva ricordare. Così subito dopo le civilizzazioni preistoriche, si fece spazio la luce dell'interiorità. Ogni interrogativo trovò un riscontro con l'inizio dei culti sacrali e delle varie manifestazioni misteriche. In remoti insediamenti paleolitici sono stati rinvenuti santuari scavati nella roccia, oggetti di culto, pitture raffiguranti animali sacri, divinità tribali, simboli e figure umane (la cui postura evidenziava le varie fasi iniziatiche che l'adepto doveva affrontare). Solo chi dimostrava di essere degno di ricevere gli insegnamenti occulti veniva ammesso nella cerchia privilegiata i coloro che un giorno avrebbero guidato le tribù. La natura dell'esoterismo Nei momenti di particolare chiusura, in cui viene messa in discussione la credibilità sia delle religioni sia delle scienze, cresce il bisogno di approfondire il lato nascosto delle cose. L'esoterismo è sempre esistito, conoscendo andamenti diversi - sviluppi o restrizioni - a seconda dei momenti storici o politici. A fasi improntate alla tolleranza (ad esempio il Rinascimento) succedettero epoche di repressione, oscurantismo e fanatismo religioso (come il periodo della <<caccia alle streghe>>). Ashmole, presidente e fondatore della Royal Society e cultore di alchimia e massoneria; oppure a Fludd e Yeats, che si interessarono al Rosacrucianesimo. La stessa scienza è da considerarsi sotto alcuni aspetti una fonte esoterica, in quanto va al di là della comune conoscenza. Analogamente la <<filosofia dell'origine>> di Eraclito, Pitagora, Platone, Aristotele e Plotino formava gli adepti sulla base di conoscenze riservate ed esclusive, anche se non disdegnava talvolta di diffondere messaggi più elementari e comprensibili ad un vasto pubblico. Nel ridare vita a questi studi, e nel rileggittimarli secondo una dimensione più attuale fu determinante il contributo di Corbin, che divulgò il concetto di mundus imaginalis (un mondo intermedio che si colloca tra materia e spirito). Anche Jung, con la sua definizione degli archetipi. Grazie alla sua grande sensibilità interiore e al proprio intuito riuscì ad andare oltre l'aridità della visione scientifica. Riportò alla luce le antiche dottrine iniziatiche alchemiche ed esoteriche, studiandone le origini e restituendo la propria nobiltà a ciò che appariva inutile e superato, sepolto sotto la polvere del tempo, schiacciato dall'ignoranza e dal materialismo più gretti. Va citato l'apporto degli studiosi contemporanei che si batterono per riscattare l'esoterismo, come Antoine Faivre, René Guénon, Mircea Eliade ed Elémire Zolla. L'esoterismo è basato sull'assioma che il mondo sensibile non costituisce che una parte della realtà. Il compito delle dottrine esoteriche è di ottenere la conoscenza torica e pratica del mondo soprasensibile. Per raggiungere tale scopo, esse non si avvalgono di uno strumento razionale ma dell'<<intuizione intellettuale>>, che l'iniziato Dante Alighieri chiama <<luce intellettuale piena d'amore>>.Per compiere l'indagine esoterica è indispensabile conquistare la capacità di utilizzare la facoltà intuitiva. Alla radice di tutte le cose esiste un'energia, ripartita in vari ordini e livelli, la cui natura e sostanza devono essere comprese dall'uomo, in modo che possa impiegarla. La scienza esoterica deve mantenere il segreto, riservando agli iniziati gli insegnamenti basilari - trasmessi in genere solo oralmente - ed il possesso della chiave dei misteri. L'esoterismo che può essere considerato oggi una scienza, pur partendo da una base arcaica ha il compito di <<illuminare>> chi desidera rischiarare la propria interiorità. Le dottrine esoteriche facevano parte dei fenomeni culturali, quali l'alchimia, l'alta magia, la Kabbala, l'astrologia, la numerologia (o aritmomanzia), lo gnosticismo: la massoneria (che è forse una tra le poche correnti che abbia mantenuta viva ed intatta la tradizione), l'Ordine dei Rosacroce, I Templari ed i Cavalieri del Sacro Graal. Tutto dev'essere accomunato tramite il legame misterioso fisico e simbolistico. Esiste anche un filone esoterico individuale che interessa coloro che non sentono l'esigenza di seguire un Maestro. Si tratta soprattutto di artisti (che esprimono tramite un'iconografia pittorica densa di richiami simbolici), ma anche di scrittori, filosofia e musicisti. Le correnti esoteriche furono influenzate da diverse teorie, principalmente dalla tradizione greca e cabalistica. Tra il II ed il IV secolo nacquero l'ermetismo, il neoplatonismo, la gnosi e le scuole del cristianesimo primitivo. Ma tutto risale alle profonde conoscenze misteriche (in larga parte smarrite) dell'antico Egitto, al culto di Iside e Osiride, di cui Plutarco (I secolo d.C.) sviluppò i temi. La conoscenza esoterica corrispondeva al grado evolutivo degli adepti. Gli scritti che ci restano di Aristotele sono <<esoterici>>, cioè non destinati ad un pubblico profano ma ad un gruppo ristretto di allievi. Quando in principio tutto era tenebra e angoscia ed imperava sovrana la paura della morte, l'uomo si volse verso il pensiero superiore per mettersi in contatto con lo Spirito, quintessenza metafisica del suo essere. Quindi l'esoterismo non è che lo strumento della Ragione superiore, che si manifesta attraverso al ricerca della più completa evoluzione.
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Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. https://ift.tt/2VBWFf3 Musei di Bologna: i più belli da visitare Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. Bologna è una città bella ed accogliente dove coesistono bellezze architettoniche, storiche e gastronomiche oltre a numerosi musei da visitare.
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