#cultura etrusca
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Il reperto storico più antico ritrovato a Villa del Foro (Alessandria): tracce dell'età del ferro e della preistoria
Antiche testimonianze della città e del territorio circostante
Antiche testimonianze della città e del territorio circostante Il reperto storico più antico ritrovato nel territorio di Alessandria risale al VI millennio a.C., appartenente alla fase neolitica. Questi ritrovamenti testimoniano le prime forme di popolamento umano nella zona, e sono stati rinvenuti nell’area di Villa del Foro, a pochi chilometri dal centro della città. La frazione, conosciuta…
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Etruschi: origini e lingua
di Giovanni Caselli Chi erano gli Etruschi? Philip Perkins dice che questo è stato a lungo un problema spinoso. Da Erodoto ad oggi il dibattito è stato intenso. Lasciando da parte il romantico “mistero etrusco” la questione è stata da tempo chiarita da Massimo Pallottino, quando egli convinse il mondo accademico del fatto che gli Etruschi erano autoctoni, che parlavano un lingua non indoeuropea…
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Etruschi del Novecento
Come la civiltà etrusca abbia influenzato la cultura visiva del Novecento: un incontro tra reperti archeologici e opere d’arte
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Imagen: Diosa etrusca del inframundo Vatika que custodiaba la necrópolis o ciudad de los muertos, en donde hoy se encuentra el Vaticano. (Altes Museum, Berlín)
Image: Etruscan goddess of the underworld Vatika who guarded the necropolis or city of the dead, where today is the Vatican. (Altes Museum, Berlin)
(Español / English)
EL ORIGEN PAGANO DE "VATICANO"
El origen de la palabra «Vaticano» no procede del latín ni del griego y tampoco tiene nada que ver con la Biblia. Su nombre, como muchas tradiciones cristianas, es de origen pagano. Siglos antes de la fundación de Roma por Rómulo y Remo, existió un pueblo conocido como «los etruscos». Gran parte de las tradiciones y cultura que Roma adquirió provienen de este pueblo.
Los etruscos solían enterrar a sus muertos en necrópolis fuera los muros de sus ciudades. Por ese motivo, se levantó una en una colina cercana a uno de sus poblados, el nombre de la diosa etrusca a la que se advocó la necrópolis se llamaba Vatika.
Otra cosa que recibió el nombre de Vatika, era una hierba alucinógena que también se recogía en aquella ladera. Los siglos pasaron y la palabra fue quedando en la lengua latina como sinónimo de «Alucinación» o «visión profética», asociado a esta hierba.
Siglos después, aquella ladera fue el lugar destinado para un circo romano y, según la leyenda, allí había sido ejecutado San Pedro y enterrado. Así, cuando el cristianismo fue legalizado, ese lugar se convirtió en un centro de peregrinación.
Por este motivo, el emperador Constantino fundará un santuario en aquella colina, a la que se llamaba «La Colina Vaticana».
Otros pocos siglos después, allí se construyó el palacio papal y así es como el Vaticano, palabra de origen etrusco y que correspondía a una diosa pagana, da nombre al corazón mismo de la Iglesia.
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THE PAGAN ORIGIN OF "VATICAN" The origin of the word "Vatican" does not come from Latin or Greek nor does it have anything to do with the Bible. His name, like many Christian traditions, is of pagan origin. Centuries before the founding of Rome by Romulus and Remus, there existed a people known as "the Etruscans". Much of the traditions and culture that Rome acquired come from this people.
The Etruscans used to bury their dead in necropolis outside the walls of their cities. For that reason, one rose on a hill near one of its towns the name of the Etruscan goddess to which the necropolis was foretold was called Vatika.
Another thing called Vatika was a hallucinogenic herb that was also collected on that hillside. Centuries passed and the word remained in the Latin language as synonymous with "Hallucination" or "prophetic vision", associated with this herb.
Centuries later, that hillside was the place destined for a Roman circus and, according to legend, Saint Peter had been executed there and buried. Thus, when Christianity was legalized, that place became a pilgrimage center. For this reason, the emperor Constantine will found a sanctuary on that hill, which was called "The Vatican Hill".
Another few centuries later, the papal palace was built there and this is how the Vatican, a word of Etruscan origin and corresponding to a pagan goddess, gives its name to the very heart of the Church.
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“Tempio domestico. Lari e Penati”
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri e smalti giapponesi su cartoncino bianco; successivamente elaborato con processi digitali.
Dimensioni: cm 24x34. Anno: marzo 2024.
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Nota:
I Lari sono divinità di origine etrusca, successivamente introdotti nella cultura romana. Nel culto privato presso il focolare domestico, dove convivono con Vesta e i Penati, i Lari tutelano i luoghi abitati dagli uomini, e gli uomini stessi; all’interno di una domus (casa privata urbana) proteggono tutti i membri della famiglia, compresi gli schiavi.
Nella cultura rurale romana, i Penati sono gli spiriti tutelari della riserva dei viveri della famiglia, ovvero di quell’ambiente della domus dove sono conservate le provviste. In seguito, quando la vita cittadina è prevalsa con il conseguente determinarsi delle relative ideazioni religiose, i Penati diventano le divinità protettrici degli antenati e della famiglia, i cui simulacri si conservano nella domus.
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Los arqueólogos han descubierto una nueva tumba etrusca perfectamente conservada en la Necrópolis de San Giuliano, justo al lado de la famosa Tumba de la Reina. Este notable hallazgo, escondido a plena vista, ofrece nuevos conocimientos sobre la rica cultura y la vida de clase media de los antiguos etruscos, anteriores al dominio romano.
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Ciao! sto cercando informazioni sulle pratiche magiche della Toscana (soprattutto nei dintorni di Firenze e Arezzo) e vorrei chiederti se conosci dei libri e degli articoli sull'argomento :-)
Ho letto il vangelo delle streghe di Leland, ma non so quanto sia attendibile.
Grazie !!
Hey ciao!
Cavolo, questa è un po' una sfida...sulla Toscana non si trova tantissimo materiale scritto. Prova con questo e sbircia la bibliografia per trovare altri spunti/direzioni
Matteo Cosimo Cresti "Draghi, streghe e fantasmi della Toscana. Creature immaginarie, spettri, diavoli e leggende di magia della tradizione toscana"
Poi in realtà ne ho un altro, ma devo essere sincera non mi ricordo più il cognome dell'autore 😅 l'ho letto una vita fa
"Gli streghi, le streghe" di...Oscar qualcosa 😅
Poi è una terra in cui la cultura etrusca è rimasta abbastanza viva nelle pratiche magiche, quindi magari cercherei qualcosa anche su quel versante e seguirei un po' lo strascico storico...
Spero ci sia qualcosa di utile qui in mezzo 😊 Buona fortuna ✨
#witchcraft#witchblr#stregoneria italiana#anon ask#italian witchcraft#italian folklore#italian folk magic
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Recuperan piezas etruscas de 2,500 años tras intento de venta ilegal en Italia
Autoridades italianas recuperaron artefactos etruscos del siglo III a.C., valuados en al menos 8 millones de euros, tras un intento fallido de venta ilegal por dos empresarios en Umbría. Los hallazgos incluyen urnas funerarias, sarcófagos y accesorios personales que arrojan luz sobre la cultura etrusca, una civilización central italiana de hace 2,500 años. Los objetos fueron descubiertos en Città…
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A Bolzano "ETRUSCHI. Artisti e artigiani" | Dal 24 ottobre
Il 24 ottobre si inaugura al Centro Trevi-TreviLab una mostra dedicata all’affascinante civiltà etrusca, famosa per la sua arte e la sua cultura. La mostra è promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, grazie alla collaborazione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, diretto da Luana Toniolo, museo che conserva la più importante raccolta di opere etrusche al mondo, ed è…
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Antefissa a testa nimbata di satiro V sec. a.C. Terracotta policroma, stampo. Altezza 34 cm., larghezza massima 32 cm., profondità 27 cm. © Courtesy of Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
(10-2024) Audioführer: Etrusker. Künstler und Handwerker / Audioguida: Etruschi. Artisti ed Artigiani
SprecherIn/Erzählerin - Speaker/narratrice: Benita von Engel, VPI Voice Professionals Italy, Roma
Tonaufnahmen/audio incisioni: @ StudioColosseo, Roma
Audioführer-Textbearbeitung u. Regie: Edwin Alexander Francis, VPI
In Zusammenarbeit mit dem Etruskermuseum der Villa Giulia in Rom ist die Ausstellung "Etrusker. Künstler und Handwerker" vom 24. Oktober bis zum 2. Februar 2025 in Bozen zu sehen.
Das Kulturzentrum Trevi in Bozen bietet ab Herbst allen Interessierten die Möglichkeit, sich der faszinierenden und in gewisser Weise immer noch geheimnisvollen Kultur der Etrusker zu nähern. Möglich ist dies durch einen Besuch der Ausstellung "Etrusker. Künstler und Handwerker", die von der Landesabteilung Italienische Kultur, in Zusammenarbeit mit dem Etruskermuseum der Villa Giulia in Rom unter der Leitung von Luana Toniolo organisiert wird. Die Ausstellung, die von Valentina Belfiore und Maria Paola Guidobaldi kuratiert wird, ist Teil der zweiten Etappe der Ausstellung "Kunstgeschichten mit großen Museen", einer mehrjährigen Reise zur Entdeckung der großen antiken und modernen Zivilisationen.
"Diese Ausstellung macht Kultur und das reiche künstlerische Erbe, das in den großen Museen Italiens aufbewahrt wird, auch lokal greifbar", sagt Landesrat Marco Galateo, zuständig unter anderem für den Bereich italienische Kultur.
Der Titel "Etrusker. Künstler und Handwerker" weist auf die Besonderheit der Bozner Ausstellung hin: Es handelt sich nicht um eine allgemeine Ausstellung über die Etrusker, sondern um den spezifischen Aspekt des Kunsthandwerks. Anhand der etruskischen Erzeugnisse kann man versuchen, ihre Vorbilder, ihre Inspirationsquellen, ihre Bildsprache, ihr Verhältnis zur Natur und zum Heiligen oder die Einflüsse, die sie auf andere Kulturen ausübten, zu verstehen. Die Ausstellung ist in acht Bereiche unterteilt. Der Rundgang beginnt mit den Werken, die am engsten mit dem Bestattungsritus verbunden sind, und setzt sich mit typisch etruskischem Kunsthandwerk fort. "Die Ausstellung soll einen knappen, aber eindrucksvollen Exkurs zu den Meisterwerken und den charakteristischsten Produktionen des Kunsthandwerks bieten. Gleichzeitig ist dies eine außergewöhnliche Gelegenheit, einige der in den Depots aufbewahrten Werke kennenzulernen, die nicht weniger als die normalerweise ausgestellten sind", erklärt die Direktorin des Etruskermuseums in Rom, Luana Toniolo.
(Foto: LPA/Landesabteilung italienische Kultur - ASP/Dipartimento Cultura italiana)
La nuova iniziativa culturale promossa dalla Provincia con la collaborazione del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma si terrà al "Trevi" di Bolzano dal 24 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025.
Il Centro Trevi di Bolzano offre l’opportunità di avvicinarsi all’affascinante, e per certi versi ancora misteriosa, cultura etrusca. Lo fa con la mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, grazie alla collaborazione del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, diretto da Luana Toniolo. La mostra, curata da Valentina Belfiore e Maria Paola Guidobaldi, rientra nella seconda tappa della rassegna “Storie dell’arte con i grandi musei”, un percorso pluriennale volto alla scoperta delle grandi civiltà antiche e moderne.
“Un’altra tappa fondamentale verso la conoscenza del nostro passato con l’obiettivo di mantenere sempre vivo l’interesse verso la cultura e il ricco patrimonio artistico conservato nei grandi musei italiani”, ha affermato il vicepresidente della Provincia Marco Galateo.
Il titolo “Etruschi. Artisti e artigiani” introduce al taglio peculiare dell’esposizione bolzanina: non è una mostra generica sugli Etruschi, ma è incentrata su un aspetto specifico della loro grande civiltà, quello della produzione artistica e artigianale.
Le manifestazioni dell’artigianato artistico rappresentano un mezzo privilegiato per accostarsi alla conoscenza e allo studio degli Etruschi, che furono interlocutori privilegiati per i Fenici, i Greci e i Romani, fra le popolazioni del Mediterraneo antico. Attraverso le produzioni etrusche si può infatti provare a comprenderne i modelli, le fonti di ispirazione, l’immaginario, il modo di rapportarsi con la natura e il sacro o gli influssi esercitati sulle altre culture”, hanno detto le curatrici Valentina Belfiore e Maria Paola Guidobaldi.
Otto le sezioni della mostra. Il percorso inizia dalle opere più strettamente collegate al rito funerario, per proseguire con le produzioni artigianali tipicamente etrusche.
“Nella necessaria selezione di oggetti significativi per l’argomento trattato la mostra intende offrire un excursus sintetico ma evocativo dei capolavori e delle più caratteristiche produzioni dell’artigianato, del pantheon etrusco e delle forme di devozione diffuse a vari livelli della società. Al tempo stesso, l’occasione si configura come una straordinaria possibilità di conoscere alcune opere conservate nei depositi, che non sono da meno rispetto a quelle abitualmente esposte”, ha chiarito la direttrice del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, Luana Toniolo.
Bronzeleber von Piacenza / Fegato di Piacenza
Audiogude-mitschnitt Deutsch/ estratto audioguida Tedesco ->
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[Reblog] - Etruschi. Demoni e custodi infernali di visionialdilà (Charun e Caronte)
Etruschi. Demoni e custodi infernali Ciao, nella mia ricerca periodica di informazioni sulla cultura etrusca mi sono imbattuto in questo post interessante sul pantheon etrusco di visionialdilà. Questo interessa riguada la figura di Charun che corrisponde alla figura di Caronte nella mitologia greco romana. Alla figura di Caronte sono molto legato visto che è associata ad una parte molto…
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🐟 LAGO DELL’ACCESA. MASSA MARITTIMA Il Lago dell’Accesa è un piccolo lago situato nella Toscana meridionale, in provincia di Grosseto, vicino alla località di Massa Marittima. Questo lago, di origine carsica, si trova in una conca naturale ed è alimentato da sorgenti sotterranee. - Caratteristiche - Dimensioni e profondità: Il lago ha una superficie di circa 14 ettari e una profondità massima di circa 50 metri. - Origine: È un lago di origine carsica, formatosi in una depressione naturale. - Ambiente: L'area intorno al lago è caratterizzata da una ricca biodiversità, con una vegetazione tipica della macchia mediterranea e un'abbondanza di fauna, tra cui diverse specie di uccelli acquatici. - Storia e cultura Il Lago dell’Accesa ha una storia antica, con tracce di insediamenti umani risalenti all'età del Bronzo. In epoca etrusca, la zona era abitata, come dimostrano i numerosi reperti archeologici trovati nei dintorni, tra cui tombe e resti di abitazioni. La vicinanza di Massa Marittima, con il suo patrimonio medievale, aggiunge un ulteriore interesse storico e culturale all'area. - Turismo e attività Il lago è una meta popolare per chi cerca relax e natura. Le sue acque cristalline lo rendono ideale per la balneazione, la pesca sportiva e altre attività ricreative come il trekking e il birdwatching. La presenza di sentieri ben segnalati permette di esplorare la zona circostante e ammirare il panorama. - Conservazione L’area del Lago dell’Accesa è protetta per preservarne l'ecosistema unico. Le autorità locali collaborano per mantenere l'equilibrio tra attività turistiche e conservazione ambientale, garantendo che il lago e la sua fauna e flora rimangano intatti per le generazioni future. Il Lago dell’Accesa è quindi un luogo di grande interesse naturale, storico e culturale, perfetto per una visita che combina relax, attività all'aria aperta e un tuffo nel passato. 🇬🇧 Lake Accesa is a small lake located in southern Tuscany, in the province of Grosseto, near the town of Massa Marittima. This karst lake lies in a natural basin and is fed by underground springs. - Characteristics - Size and Depth: The lake covers an area of about 14 hectares and has a maximum depth of about 50 meters. - Origin: It is a karst lake, formed in a natural depression. - Environment: The area around the lake is characterized by rich biodiversity, with typical Mediterranean scrub vegetation and an abundance of wildlife, including several species of water birds. - History and Culture Lake Accesa has an ancient history, with traces of human settlements dating back to the Bronze Age. During the Etruscan period, the area was inhabited, as evidenced by numerous archaeological finds, including tombs and remains of dwellings. The proximity of Massa Marittima, with its medieval heritage, adds further historical and cultural interest to the area. - Tourism and Activities The lake is a popular destination for those seeking relaxation and nature. Its clear waters make it ideal for swimming, sport fishing, and other recreational activities such as hiking and birdwatching. Well-marked trails allow for exploration of the surrounding area and admiring the scenery. - Conservation The area of Lake Accesa is protected to preserve its unique ecosystem. Local authorities collaborate to maintain a balance between tourism activities and environmental conservation, ensuring that the lake and its flora and fauna remain intact for future generations. Lake Accesa is thus a place of great natural, historical, and cultural interest, perfect for a visit that combines relaxation, outdoor activities, and a dive into the past.
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Imágenes del inconsciente colectivo. Olga Fröbe-Kapteyn y el Archivo Eranos
Por Frederika Tevebring
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
En la década de 1930, Olga Fröbe-Kapteyn, mística y fundadora del foro multidisciplinar Eranos, comenzó a recopilar un archivo visual diverso que permitiría a los soñadores cruzar sus visiones con la totalidad de la historia cultural humana. Frederika Tevebring explora esta grandiosa empresa y su efecto en la coleccionista, ya que las imágenes de su colección empezaron a confundirse con las de su psique.
“Máscaras funerarias dionisíacas" etruscas en Tarquinia, Italia, fotografiadas por la empresa de Domenico Anderson a principios del siglo XX. Fotografía de la autora procedente del Archivo Eranos del Instituto Warburg de Londres.
En la década de 1930, Olga Fröbe-Kapteyn (1881-1962), artista, mística y fundadora del foro multidisciplinar Eranos, comenzó a reunir un extenso archivo de imágenes (1). Su propósito era ofrecer un “respiro frente al pensamiento lógico organizado mediante palabras y conceptos” para confiar más bien en la “varita mágica de la analogía” (2). El proyecto de crear este archivo estaba basado en la idea de Carl Gustav Jung del inconsciente colectivo, el cual él consideraba una parte universal de la mente humana y el depósito de los recuerdos que habíamos heredado de nuestros antepasados. Es por ello que Fröbe veía las imágenes de su colección como arquetipos, recuerdos provenientes de nuestro profundo pasado religioso y simbólico que se manifestaba en distintas culturas y épocas. Las eclécticas categorías con las cuales organizaba este archivo incluían: la Trinidad, las Máscaras (con varias subcategorías: de dos caras, múltiples y suizas), Pintura en la arena navaja, Peces y Dioses de tres cabezas. Tales clasificaciones reflejaban la influencia de las teorías de Jung, las conversaciones de Fröbe con algunos de los académicos más radicales de su época y su viaje personal hacia la introspección psicológica.
El archivo creció paralelamente a la importancia que el proyecto Eranos tenía para Fröbe. A partir de 1933 organizó las conferencias anuales de Eranos en su casa de Ascona (Suiza), seleccionando a los ponentes – procedentes de campos como el psicoanálisis, la historia del arte, la religión comparada, los estudios orientales, la arqueología y la biología – y supervisando la publicación de los anuarios que acompañaban las ponencias. Los ponentes se centraban en los símbolos y la mitología para rastrear las formas cambiantes de la experiencia religiosa: “hacia atrás en la historia cultural y hacia delante con respecto a los problemas mentales que agobian a la humanidad actual”. La ambición de Fröbe era que el archivo de imágenes se convirtiera en una institución y en una herramienta de investigación e instrucción de acuerdo al espíritu de Eranos. Su proyecto inspiró a pensadores como el teórico de los mitos Joseph Campbell y el psicoanalista Erich Neumann, que basó su libro La Gran Madre (1955) en la colección de imágenes recopiladas por Fröbe.
Fotografía, acreditada al estudio Giraudon de 1935, de la Venus de Lespugue, recuperada de la cueva Grotte des Rideaux en Lespugue, Francia, ca. 25.000 a.C. Archivada por Olga Fröbe-Kapteyn en “La Gran Madre” - Fuente (cortesía del Instituto Warburg, no se permite su uso comercial).
La principal intención de Fröbe al hacer este archivo era descifrar los arquetipos que aparecen en los sueños. Cuando estuviera completo, este archivo iría más allá de las imágenes y supuestamente permitiría al soñador cruzar sus visiones con la totalidad de la cultura humana pasada y presente. Para interpretar los sueños, los visitantes podrían recurrir a distintas “secciones” clasificados por: imágenes (en su mayoría arqueológicas y etnográficas); textos (por ejemplo, de místicos cristianos, tratados de alquimia y sistemas orientales y occidentales de yoga y meditación); sueños de otras personas (tanto del pasado y como del presente, recopilados y organizados según su contenido arquetípico); extractos de las obras de Jung; y una biblioteca de referencia formada por los “trabajos sobre los primitivos, su cultura, religión y arte”, así como:
a. Las escrituras del mundo. (en inglés, francés y alemán),
b. Los mitos de todos los tiempos y pueblos,
c. Y el folklore, los cuentos de hadas de todas las épocas y razas [sic] (4).
En una carta a Ximena de Angulo, una amiga íntima interesada en difundir las ideas de Eranos en los Estados Unidos, Fröbe imaginaba cómo podría funcionar ese archivo para el soñador:
“Digamos que sueño con un barco, cuyo mástil es un árbol de Navidad, y un león y una serpiente están sentados a sus pies. (Este es un sueño imaginario). Primero buscaría en la carpeta de imágenes de barcos o en la del Árbol de la Vida. Allí encontraría material gráfico, con referencia Nos en la etiqueta de Textos y también en la etiqueta de Sueño, además de otros sueños de barcos y árboles, etc. Con este material de imágenes, textos y sueños podría entender mi propio sueño de forma muy completa” (5).
De haberse hecho realidad, esta máquina interpretativa de sueños habría sido la culminación de la obra de Fröbe. Cuando hubiera alcanzado todo su potencial, el archivo serviría de base para una “nueva historia del arte escrita desde el punto de vista de la representación arquetípica” (6). “Fue”, escribió Fröbe, “un bebé de Eranos nacido en la hora más oscura del caos europeo” (7).
Izquierda: fotografía de un vaso griego, datado en el siglo V a.C., con textura hobnail de la colección del Louvre. Derecha: fotografía de una urna canópica estrucana, de hacia el 700 a.C., conservada en el Museo Cívico de Chiusi (Italia). Ambas imágenes fueron archivadas por Olga Fröbe-Kapteyn bajo el título “La Gran Madre” - Fuente: izquierda, derecha (cortesía del Instituto Warburg, no se permite su uso comercial).
Cuando comenzó la Segunda Guerra Mundial, Fröbe sintió que su base de datos era más necesaria que nunca. En su correspondencia insistía en que la investigación cultural y la introspección intelectual era lo que más necesitaba un continente asolado por la guerra: Eranos era un refugio para estas investigaciones y, como instituto, marcaría la pauta para una nueva era de la humanidad una vez que se hubieran calmado los disturbios. En uno de sus frecuentes momentos de ambición grandilocuente, Fröbe describió su proyecto como la base de una “ciencia integral del alma” (8). Eranos sería capaz de abordar los “problemas de la humanidad actual” desde la perspectiva de la psique y no de las preocupaciones materiales. El mundo necesitaba conocer la teoría de los arquetipos de Jung y su imaginado archivo serviría de inductor. El archivo de imágenes de Eranos debía ilustrar las constantes de la psique humana a través del tiempo y el espacio. Sin embargo, la historia del archivo – su aparición durante la guerra, el vínculo íntimo entre la colección y la propia Fröbe – plantea cuestiones aún relevantes sobre la relación entre el mundo psicológico y el material, entre el individuo y el colectivo, y el lugar de la introspección en una época de violencia.
La montaña de la verdad
Olga Fröbe-Kapteyn nació en el seno de una familia holandesa de artistas y políticamente bastante activos que vivía en Londres. Estudió en la Universidad de las Artes de Zúrich y, aunque no se ganaba la vida como artista, pintaría cientos de cuadros abstractos bastante vívidos inspirados en los mándalas orientales y sus visiones esotéricas. Tras un periodo en Berlín, regresó a Suiza tras la prematura muerte de su marido y se instaló en las afueras de Ascona, municipio fronterizo con Italia a orillas del lago Mayor.
Mandalas serigrafiados de Olga Fröbe-Kapteyn, titulados “El aliento divino”, “Om Mani Padme Hum” y “La luz del alma”, ca. 1930 - Fuente (Art Institute of Chicago, William McCallin McKee Memorial y fondos de dotación del Sr. y la Sra. Henry C. Woods: con derechos de autor en la mayoría de los países).
Mandalas serigrafiados de Olga Fröbe-Kapteyn, titulados “El Grial”, “El Sol Espiritual Central” y “El Vía Crucis”, ca. 1930 - Fuente (Art Institute of Chicago, William McCallin McKee Memorial y fondos de dotación del Sr. y la Sra. Henry C. Woods: con derechos de autor en la mayoría de los países).
A finales del siglo XIX Ascona había empezado a atraer a quienes buscaban una alternativa a la vida moderna. En el Monte Verità, la “montaña de la verdad”, los anarquistas, nudistas y vegetarianos se reunían en común para experimentar formas alternativas de vida, el amor libre y la creación de una sociedad utópica. Durante décadas, Ascona acogió a los críticos acérrimos de la tecnología y el capitalismo, así como a muchos de los que dieron forma a la estética y la filosofía del modernismo. Entre los visitantes del lugar se encontraban artistas como Sophie Taeuber-Arp, Jean Arp y Paul Klee; anarquistas y socialistas como August Bebel, Peter Kropotkin (viejo amigo de la madre de Fröbe), Otto Braun, Lenin, Trotsky y Bakunin; los bailarines Isadora Duncan y Rudolf von Laban; y poetas, autores y filósofos como Hermann Hesse, Thomas Mann, Stefan George y Rudolf Steiner.
En 1905, el anarquista alemán Erich Mühsam soñaba con que Ascona sirviera de refugio para “los presos liberados o fugados, para los perseguidos que no tenían hogar” y para todos aquellos que no fueran aptos o no estuvieran dispuestos a convertirse en miembros productivos de la sociedad capitalista (9). A medida que el lugar se fue poniendo cada vez más de moda y se convertía en un imán para las pequeñas noblezas europeas con intereses esotéricos, una revista alemana identificaba Ascona como “el suburbio más alejado de Berlín”. “Cualquiera de los literatos alemanes que busque un lugar de vacaciones con la posibilidad de escribir un artículo de opinión y que tenga la garantía de ser aceptado por cualquier periódico debería dirigirse a Ascona”, afirmaba un periodista, prometiendo que aquí se podría descubrir “un lagarto..., una estrella de cine o una nueva religión” (10). Reforzada por la neutralidad suiza, Ascona evolucionó hasta convertirse en un lugar donde los aristócratas desposeídos se codeaban con los revolucionarios, al tiempo que mantenía estrechas conexiones con la escena artística vanguardista de Zúrich.
La puerta de entrada al Sanatorio Monte Verità, Ascona, Suiza, hacia 1907 - Fuente.
Fotografía de la compañía de danza de Rudolf von Laban a orillas del lago Mayor, cerca de Ascona, en 1914 - Fuente.
Fröbe se instaló en Ascona en la década de 1920, a cierta distancia de donde residían los visitantes más radicales que venían a la montaña (durante una conferencia sobre taoísmo de Martin Buber exigió una silla mientras el resto del público se sentaba en la hierba) (11). Allí pintó, practicó yoga y estudió las religiones orientales. En 1928, impulsada por una de sus frecuentes visiones, encargó la construcción de una sala de conferencias en la ladera de un antiguo viñedo próximo a su casa, aunque aún no sabía con certeza qué tipo de reuniones albergaría. En 1930 Fröbe y la teósofa Alice Bailey (que había acuñado el término “Nueva Era”) empezaron a utilizar la Casa Eranos para celebrar una serie de conferencias espirituales de verano (12). Bailey abandonó Ascona en 1932, después de que las relaciones entre ella y Fröbe se deterioraran. Las reuniones se habían vuelto demasiado académicas para el gusto de Bailey (“demasiados profesores alemanes”) y, para colmo de males, sus propias visiones místicas habían revelado que la zona era un centro maldito donde se habían celebrado Misas Negras (13). El hecho de que se marchara no molestó para nada a Fröbe que estaba cada vez más interesado en lo que decían estos profesores alemanes y desaprobaba que el marido de Bailey nadara desnudo en las instalaciones.
La Casa de Eranos recibió un nuevo propósito a partir de 1933, cuando Fröbe acogió la primera conferencia de Eranos sobre “Yoga y meditación en Oriente y Occidente” (las conferencias han continuado, con pocas interrupciones, hasta el día de hoy). Eranos se convirtió en la obra de su vida, abarcando temas como “El simbolismo del renacimiento en las imágenes religiosas a través del tiempo y el espacio” (1939), “Los misterios” (1944) y “El hombre y el tiempo” (1951). Los temas atrajeron a un amplio público, que incluía “mentes tranquilas, verdaderos eruditos, místicos, esnobs, entusiastas, reformadores de la humanidad, profetas, socialistas y muchos desconocidos interesados en la contemplación y la búsqueda de conocimientos”, como señala Jolande Jacobi (14). Fröbe buscó eruditos que compartieran su escepticismo hacia el pensamiento racional como forma privilegiada de conocimiento, abrazando en su lugar lo que ella y su cohorte consideraban formas de expresión arcaicas, intuitivas y simbólicas.
Izquierda: fotografía no acreditada de una máscara votiva de terracota hallada en el Santuario de Artemisa Orthia, en Esparta, que data de hacia el 600 a.C. Derecha: máscara de madera procedente de las proximidades del río Sepik, en Nueva Guinea, que aparece en Ernst Fuhrmann, Neu-Guinea (Hagen: Folkwang-Verlang, 1922). Fotografías de la autora procedentes del Archivo Eranos del Instituto Warburg de Londres.
El nombre de Eranos fue sugerido por el historiador religioso Rudolf Otto, ya que la palabra griega denotaba un comer juntos y pensar juntos. La propia Fröbe comparó Eranos con una danza en la que los bailarines cambiaban, pero el movimiento continuaba. Muchos “bailarines” volverían con devoción año tras año, como el indólogo Heinrich Zimmer, el filólogo clásico Karl Kerènyi, Gershom Scholem, quien fue el fundador del estudio académico moderno del misticismo judío, el historiador de la religión Mircea Eliade y, sobre todo, el psicoanalista Carl Gustav Jung.
En 1950, cuando Joseph Campbell examinaba las conferencias de Eranos con el propósito de reunir una selección para publicar en los Estados Unidos, observó que el compromiso de facilitar el entendimiento entre “Oriente y Occidente” se había ido abandonando gradualmente. Después de 1939, sólo dos ponencias eran de personas que vivían fuera de Europa y que se encontraban lejos del ámbito mediterráneo (una de ellas de forma despectiva) y sólo había habido una ponencia de un erudito no europeo, Swami Yatishwarananda (15). Fröbe se burló de tales comentarios, replicando que la “razón para concentrarnos en las culturas [mediterráneas] era que allí está la fuente de toda la cultura occidental y, como tal, ya era una tarea demasiado grande para nosotros. Así que tuvimos que dejar de lado Oriente. El título ‘Lugar de encuentro de Oriente y Occidente’ significaba simplemente, desde un punto de vista psicológico, ‘Lugar de encuentro de los opuestos’” (16). Fröbe había invitado a algunos de los principales expertos europeos en arte y religión asiáticos, como Heinrich Zimmer, mentor de Campbell, pero no cabe duda de que los temas orientales que más le interesaban, como el yoga, los mándalas y el I Ching se entendían a través de una lente claramente europea (es decir, junguiana). En otras palabras, el público de Eranos se sentía atraído por los fenómenos espirituales de “Oriente” como herramientas para sus viajes personales de individuación, es decir, la maduración mental que, según Jung, resultaba de la confrontación a fondo de un individuo con su inconsciente. Eranos se anticipó a los estudios religiosos y culturales comparativos de una forma que se adelantó a su tiempo, pero la comparación estaba hasta cierto punto predeterminada por la convicción de que todas las expresiones culturales reflejaban algo constante y omnipresente en la psique humana.
La teoría de Jung sobre el inconsciente colectivo proporcionó un marco que vinculó los extensos temas de las conferencias y la amplia experiencia de los ponentes. La conferencia de 1938 sobre “La Gran Madre”, por ejemplo, unificó el culto a la diosa celta (V. C. C. Collum), la Artemisa anatolia de Éfeso (Charles Picard) y la madre del mundo india (Heinrich Zimmer) en una búsqueda de la “unidad de la humanidad” (17). Este tipo de humanismo comparativo tenía un gran atractivo, ya que ofrecía un puente único entre disciplinas y épocas históricas. La comparación de manifestaciones culturales tan aparentemente inconexas también creaba, inevitablemente, equivalencias reductoras. El marco comparativo de Eranos se orientó desde el principio hacia las similitudes más que hacia las diferencias. En cuanto a la exposición de imágenes que acompañó a la conferencia sobre la Gran Madre, Fröbe escribió que mostraba cómo “la concepción de la deidad femenina se remontaba al hombre prehistórico... ofreciendo una serie histórica de las transformaciones de su imagen y de sus múltiples aspectos” (18). Tanto si trataban sus presentaciones o no, podía entenderse que cada conferenciante aportaba ejemplos concretos de una idea eterna de la feminidad tal y como la describía Jung. Para Fröbe, no se trataba de explorar las diferentes asociaciones que la maternidad ha podido tener a lo largo de la historia cultural, sino de mostrar cómo todas ellas “representan ideas primigenias eternamente existentes en el mundo psíquico, que han buscado su expresión en todas las épocas y en todas las culturas y que hoy están vivas y activas como en el principio de los tiempos” (19).
De izquierda a derecha: Fotografía de una réplica de una diosa serpiente de loza minoica, ca. 1700 a.C.; reproducción no identificada de una pintura de la Virgen de la Misericordia; fotografía de Isis en la tapa de un sarcófago de la tumba de Tutmosis IV en el Valle de los Reyes, Luxor, Egipto, ca. 1400 a.C. Todas las imágenes archivadas por Olga Fröbe-Kapteyn en La Gran Madre - Fuente: izquierda, centro, derecha (cortesía del Instituto Warburg, no está permitido su uso comercial).
De izquierda a derecha: fotografía de una escultura de María no identificada; reproducción de la imagen del Calcutta Art Studio de Kali con cuatro brazos, llevando la guirnalda mundamala de cabezas cortadas, de pie sobre el pecho de Shiva, ca. 1908; fotografía de la estatua de Aditi, la personificación védica del infinito, ca. 200 a.C. Todas las imágenes archivadas por Olga Fröbe-Kapteyn en La Gran Madre - Fuente: izquierda, centro, derecha (cortesía del Instituto Warburg, no está permitido su uso comercial).
Recopilación del inconsciente colectivo
Fröbe desarrolló su archivo de imágenes paralelamente a estas conferencias y, a principios de la década de 1930, comenzó a recopilar imágenes alquímicas para Jung. Viajó a bibliotecas de toda Europa y, finalmente, de Estados Unidos, fotografiando manuscritos, discutiendo con bibliotecarios y poniendo al día a sus corresponsales sobre la descortesía que encontró en París – donde los administradores de las bibliotecas se sientan “como demonios sobre los libros y manuscritos y se vuelven hostiles cuando uno les obliga a entregártelos” (20) – y el caos de Atenas: “Nada está organizado, nada está permitido” (21). Las fotografías del archivo proceden principalmente de libros; Fröbe rara vez fotografiaba objetos. Las publicaciones que buscaba, y podría decirse que componían su propio proyecto, reflejaban el sueño del “archivo universal”: una aspiración que se había reflejado en los proyectos enciclopédicos de la Ilustración y en los museos etnográficos del siglo XIX (22).
Fröbe, siempre aquejada de problemas económicos, quiso convertir el coleccionismo de imágenes en una profesión y se puso en contacto con el Instituto Warburg en 1936, sugiriéndole que la contratara para ampliar su propia e impresionante colección sobre temas adyacentes a la alquimia. El Instituto, que tenía problemas de liquidez, no pudo aceptar su oferta, pero Fröbe, con su típico descaro (“tal vez pensó que yo era una señora rica con mis propios fondos personales de investigación y que podía trabajar gratis para él”) no se desanimó (23). La ayuda llegó del extranjero. Animado por su esposa Mary, Paul Mellon, coheredero de la fortuna bancaria de la familia Mellon, se había interesado por la psicología junguiana, y la pareja conoció a Fröbe y Eranos durante un viaje a Suiza en 1938. Gracias a su financiación, Fröbe pudo seguir ampliando el archivo, aunque en la mayoría de los casos la ayuda no cumplió sus expectativas. Bajo la dirección de Mary, los Mellon crearon la Fundación Bollingen – que toma su nombre de la torre de retiro ascético de Jung –, que apoyaría a muchos estudiosos del círculo de Eranos (Mary la llamaba a veces “su Eranos”). William McGuire, en su extensa biografía de la Fundación, comparó la torre de Jung con un ombligo en el centro del mundo intelectual de los Mellon: “si un ser puede tener más de uno, [Eranos] era el otro omphalos de Bollingen” (24).
La “unión de lo irreconciliable”, el matrimonio del agua y el fuego, según una representación india. Las figuras tienen cuatro manos para “caracterizar sus múltiples capacidades”. Imagen de Carl Jung, Psychologie und Alchemie (Zúrich: Rascher, 1944), que tomó la ilustración de la lámina II de Niklas Müller, Glauben, Wissen und Kunst der alten Hindus (Maguncia, 1822). Fotografía de la autora procedente del Archivo Eranos del Instituto Warburg de Londres.
Animada por esta doble filantropía, Fröbe se planteó trasladar el archivo a Estados Unidos, para salvaguardarlo de una posible invasión alemana de Suiza durante la Segunda Guerra Mundial. Se enfadó, pero no se inmutó, cuando atrajo la atención del FBI al salir de los Estados Unidos con una maleta llena de imágenes extrañas (25). En 1941, Bollingen empezó a planear un volumen en inglés basado en los anuarios de Eranos. El proyecto se archivó pronto, en parte porque Fröbe no aceptó no publicar un ensayo del indólogo Jakob Wilhelm Hauer, que había tratado de crear una infame religión nazi que combinara el protestantismo con el hinduismo. “Me parece que el espíritu de Eranos quedaría terriblemente encajonado si se tuvieran en cuenta consideraciones como las que usted menciona”, escribió en respuesta a las reservas de los estadounidenses, “después de todo, la filosofía o la religión comparada son ámbitos ajenos a la política de en tiempos de guerra” (26). Poco después, Bollingen fue presionado para que cesara su colaboración con Suiza con el fin de aplacar a las autoridades estadounidenses.
Durante la guerra, las conferencias anuales de Eranos se limitaron a participantes suizos. Fue entonces cuando Fröbe imaginó que el archivo alcanzaría su forma definitiva. “Se trata de una obra enorme, [mucho] más grande de lo que sugiere lo anterior y es una creación sintética típica de esta nueva era” (27). Sin embargo, el archivo no fue un compañero fácil, especialmente para Fröbe. Excepcionalmente atenta a la transferencia metafísica, a menudo encontraba su propio viaje psicológico reflejado en los símbolos que tenía a mano. Viajando a Creta en busca de imágenes de la Gran Madre, la isla y su mitología empezaron a fundirse con su percepción de ella misma. Abrumada por las visiones, se identificó primero con la isla y más tarde llegó a la conclusión de que llevaba un reflejo del minotauro en su interior: “Estos arquetipos son una plaga”, escribió frustrada a su amiga (28). Guardaba las imágenes en su dormitorio y a veces sentía que interferían con su salud. “Duermo junto con la col[ección del Inc[onsciente]”, se quejaba, y como los arquetipos no requieren comida ni sueño, ella tampoco podía descansar ni alimentarse adecuadamente (29). La cohabitación con las imágenes le permitía a estas últimas volverse a colar en los sueños de Fröbe, desdibujando la línea entre la psique personal y la historia profunda de la humanidad. Después de la guerra, cuando Fröbe pudo volver a celebrar reuniones internacionales, organizó el traslado de las imágenes al Instituto Warburg de Londres, donde permanecen en la actualidad, una institución que, al igual que su archivo, se construyó sobre la base de una visión grandiosa de una nueva organización del conocimiento (30). Tras este traslado, Erich Neumann escribió para felicitar a Fröbe porque su habitación volvía a ser habitable (31).
Izquierda (arriba): grafito del laberinto hallado en Pompeya, hacia el año 70 d.C. Izquierda (abajo): minotauro y laberinto grabados en una gema antigua. Ambas imágenes reproducidas, en negativo, de W. H. Matthews, Mazes and Labyrinths (Londres: Longmans, Green and Co., 1922). Derecha: iluminación del Comentario al Apocalipsis de Beato de Liébana, que ilustra las líneas “He aquí que viene con las nubes y todo ojo lo verá” del Apocalipsis 1:7. A pesar de la referencia que figura en la etiqueta del archivo Eranos, la imagen procede del MS M.644 conservado en The Morgan Library, Nueva York. Fotografías de la autora procedentes del archivo Eranos del Warburg Institute de Londres.
Se suponía que el archivo Eranos debía extraer “lo suprapersonal que existía en lo personal y único” (32). Y, sin embargo, llegó a ser casi idéntico al viaje personal de Fröbe. Jung le advirtió en repetidas ocasiones que no se identificara demasiado con Eranos (33). Fröbe reconocía que el proceso de recopilación de imágenes formaba parte de su individuación, un proceso que la acercaba cada vez más a los arquetipos, como cuando se identificaba fácilmente como la madre de Eranos y sus interlocutores, que en general estaban encantados de seguirle la corriente. “Devuelvo las imágenes de la Gran Madre a la Gran Madre de Ascona”, le escribió Neumann (34).
Los críticos del legado de Fröbe han señalado su asociación con varios futuros simpatizantes del nazismo como Hauer, mientras que sus partidarios destacan sus numerosas colaboraciones con eruditos judíos. La relación entre el proyecto Eranos de Fröbe y el fascismo es más enmarañada y nebulosa que su apoyo a personas concretas. Eranos fue único, pero también fue un proyecto de su tiempo. La Primera Guerra Mundial y la inestabilidad política que le precedió y le siguió en la Europa de su época estaban cargadas de una desilusión con respecto a la sociedad moderna y el sueño del progreso. En las primeras décadas del siglo XX aumentó la fascinación por la mitología, lo oculto y lo arcaico. Para el crítico marxista Georg Lukacs, estas tendencias culturales “irracionales”, hasta los experimentos de estilos de vida de vuelta a la naturaleza promovidos por Monte Verità, encajaban perfectamente en una trayectoria que conducía directamente al fascismo (35). Algunos pensadores interesados y fascinados por lo oculto, lo eterno e inmutable unieron estas conversaciones a ideologías como el pacifismo o el feminismo; otros, al fascismo. Como escribe Hans Thomas Hakl, tanto los nacionalsocialistas como Jung “anhelaban experimentar un ‘tiempo sagrado’: los primeros buscaban una era mítica primigenia de los pueblos arios, mientras que Jung consideraba que este [tiempo sagrado] se había realizado en el inconsciente colectivo” (36).
Fröbe no simpatizaba con los nazis y, sobre todo, insistía en que Eranos era apolítico. Sin embargo, en plena guerra, eso equivalía a una posición política de hecho. "Es la única plataforma en la que los representantes de la intelectualidad europea pueden reunirse al margen de malentendidos y tensiones políticas”, le escribió a Jung en 1942 (37). Hoy en día, la elección del eufemismo “malentendidos y tensiones” parece una subestimación absurda, incluso miope. Para Fröbe, sin embargo, el camino hacia el interior no sólo era más importante que el mundo exterior, sino que era el único camino para sanar un mundo en caos (38). La prioridad que daba Fröbe a la espiritualidad personal por encima de la acción social plantea el dilema más difícil y quizá más acuciante de nuestro tiempo: ¿puede realmente el giro hacia el interior provocar un cambio en el mundo? ¿Reconocemos un inconsciente colectivo reflejado en nuestras vidas individuales o más bien proyectamos nuestras preocupaciones personales en el arte de culturas lejanas? ¿Cuándo la contemplación se refugia en la complicidad?
Frederika Tevebring es una historiadora e intelectual interesada en las formas en que la prehistoria y la antigüedad han inspirado a artistas y pensadores políticos. La investigación sobre Eranos forma parte de un proyecto más amplio sobre cómo la teoría de los antiguos matriarcados se convirtió en una idea central para socialistas, fascistas y feministas en las primeras décadas del siglo XX. Es profesora de Culturas Globales y Educación Interdisciplinar en el departamento de Artes Liberales del King's College de Londres y posee un doctorado en Literatura Comparada por la Northwestern University y un máster y una licenciatura en Estudios Religiosos por la Freie Universität de Berlín. Ha sido editora invitada de un número especial sobre "Freud's Archaeology" para American Imago.
Notas:
1. Me gustaría dar las gracias a Rembrandt Duits y Paul Taylor, del archivo de imágenes del Instituto Warburg, a Eckart Marchand, del archivo del Instituto Warburg, y al personal del archivo de la Wellcome Collection por su apoyo durante la investigación para este ensayo. Estoy en deuda con la Fondazione Eranos, de Ascona, por concederme permiso para consultar sus archivosy quisiera agradecer especialmente a Riccardo Bernardini su ayuda.
2. Hans Bänzinger, “Das Eranos-Archiv”, Du. Schweizerische Monatsschrift 4 (April 1955): 62.
3. Olga Fröbe-Kapteyn, “Prefatory Note” PP/CBA/A.1/3, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London. Todas las traducciones del alemán son de la autora, salvo que se indique lo contrario.
4. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Ximena de Angulo, 1941, PP/CBA/C.1/2, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
5. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Ximena de Angulo, September 21, 1941, PP/CBA/C.1/5, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
6. Olga Fröbe-Kapteyn, “The Eranos Archive”, PP/CBA/C.1/5, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London, 2.
7. Correspondencia de Ximena de Angulo con Olga Fröbe-Kapteyn, November 21, 1941, PP/CBA/C.1/5, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
8. Olga Fröbe-Kapteyn, “Prefatory Note”, PP/CBA/A.1/3, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
9. Erich Mühsam, Ascona: vereinigte Texte aus den Jahren 1905, 1930 und 1931 (Zürich: Sanssouci, 1979), 82.
10. Werner von der Schulenburg, “Ascona, der äußersten Vororts Berlins”, Westemanns Monatshefte 75 (Braumschweig/Berlin/Hamburg: February 1931): 568.
11. William McGuire, Bollingen: An Adventure in Collecting the Past (Princeton University Press, 2020), 21.
12. Bailey había escrito extensamente sobre psicología espiritual, mediación y el destino del mundo. La mayor parte de este trabajo se lo atribuyó a un “Maestro”, a menudo llamado “el Tibetano”, que la utilizaba como médium. Tras distanciarse de la Sociedad Teosófica, fundó y dirigió varios grupos que darían inicio a la “Era de Acuario” según las visiones dadas por su Maestro. Cf. Hans Thomas Hakl, Eranos: An Alternative Intellectual History of the Twentieth Century (Sheffield and Bristol, CT: Equinox Publishing, 2012), 27–30. Para la afirmación de que Bailey acuñó el término “new age” en su acepción espiritual, véase Steven Sutcliffe, “The Origins of ‘New Age’ Religion Between the Two World Wars”, en Handbook of New Age, ed. Daren Kemp and James R. Lewis (Leiden and Boston: Brill, 2007), 52.
13. Hakl, Eranos, 30.
14. Jolande Jacobi, “Eranos – Vom Zuhörer Aus Gesehen”, Du. Schweizerische Monatsschrift 4 (April 1955): 52.
15. Citado en la correspondencia de Vaun Gillmore con Ximena de Angulo, June 27, 1950, PP/CBA/A.1/3, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
16. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Joseph Campbell, April 24, 1950, PP/CBA/A.1/3, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
17. Adolf Portmann, “Eranos”, Du. Schweizerische Monatsschrift no. 4 (April 1955): 8.
18. Olga Fröbe-Kapteyn, “The Eranos Archive”, manuscrito sin públicar, PP/CBA/A.⅓, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
19. Fröbe-Kapteyn, “The Eranos Archive”.
20. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Fritz Saxl, March 20, 1936, The Warburg Archive, London.
21. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Cary Baynes, October/November 1938, PP/CBA/A.1/2, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
22. Estudios recientes han señalado que archivar, coleccionar y exponer rara vez es un proceso neutro que no afecta a las personas y culturas interrogadas. Cf. David Chidester, Empire of Religion: Imperialism and Comparative Religion (University of Chicago Press, 2014) y Matthew Vollgraff, “Faustian Bargains: The Legends and Legacies of German ‘Liberal Ethnology’”, History of Anthropology Review 44 (2020).
23. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Carl G. Jung, May 1937, The Eranos Archive, Ascona.
24. McGuire, Bollingen, xix.
25. Fue liberada de toda sospecha por un funcionario estadounidense que simpatizaba con ella y que estaba interesado en las teorías junguianas (McGuire, Bollingen, 51).
26. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Ximena de Angulo, September 7, 1941, PP/CBA/C.1/5, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
27. Correspondencia de Ximena de Angulo con Olga Fröbe-Kapteyn, November 21, 1941 PP/CBA/C.1/5, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
28. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Cary Baynes, October/November 1938, PP/CBA/C.1/1, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
29. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Carl G. Jung, August 28, 1942, Ef_Jung_0036, Eranos Archive. Cf. “Pero mientras te identifiques con los fondos arquetípicos, participarás naturalmente de su eterno movimiento y vigilia” (correspondencia de Carl G. Jung con Olga Fröbe-Kapteyn, September 20, 1937, Ef_JNG_0022, Eranos Archive, Ascona).
30. El Instituto de Londres fue heredero de la visión igualmente excéntrica de Aby Warburg de una nueva forma de recopilar y organizar el conocimiento. El plan original (que nunca llegó a realizarse del todo) era que su biblioteca se organizaría como una estructura de referencia tridimensional, de modo que los títulos de una planta se correspondieran con temas similares de un contexto cultural diferente situado debajo o encima de donde uno se encontrara.
31. Correspondencia de Erich Neumann con Olga Fröbe-Kapteyn, April 15, 1955, Ef_Nmn_0042, Eranos Archive, Ascona.
32. Portmann, “Eranos”, 9.
33. Correspondencia de Carl G. Jung con Olga Fröbe-Kapteyn, September 20, 1937, Ef_JNG_0022, Eranos Archive, Ascona.
34. Correspondencia de Erich Neumann con Olga Fröbe-Kapteyn, undated, Ef_Nmn_0028, F.1, Eranos Archive, Ascona.
35. Georg Lukacs, The Destruction of Reason (Atlantic Highlands, NJ: Humanities Press, 1981).
36. Hakl, Eranos, 88.
37. Correspondencia de Olga Fröbe-Kapteyn con Carl G. Jung, September 1, 1942, Ef_Jung_0036, Eranos Archive, Ascona.
38. Olga Fröbe-Kapteyn, “Draft of Preface to American Eranos Anthology”, July 1941, PP/CBA/C.1/2, Cary Baynes Archive, Wellcome Collection, London.
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Gli Etruschi: Un popolo affascinante e misterioso
Gli Etruschi, noti anche come Tusci dai Romani, sono stati un'antica civiltà che ha prosperato nell'Italia centrale tra il IX e il I secolo a.C. La loro regione, denominata Etruria, comprendeva approssimativamente le odierne Toscana, Umbria settentrionale e Lazio settentrionale, con insediamenti che si estendevano anche in Emilia-Romagna, Campania e Lombardia. Origini e misteri Le origini degli Etruschi rimangono ancora avvolte nel mistero. Diverse teorie sono state proposte, tra cui una migrazione dall'Asia Minore o una lenta evoluzione da popolazioni italiche preesistenti. La loro lingua, non indoeuropea, non ha ancora trovato una completa decifrazione, ostacolando una comprensione profonda della loro cultura e storia. Società e governo Gli Etruschi si organizzavano in città-stato indipendenti, ognuna governata da una monarchia o da una repubblica oligarchica. Le loro città erano centri di commercio e cultura, caratterizzati da un'architettura monumentale e da una ricca vita sociale. La religione etrusca era complessa e politeista, con divinità associate a vari aspetti della natura e della vita umana. Arte e cultura Gli Etruschi erano abili artigiani e artisti, producendo opere di grande raffinatezza in ceramica, bronzo, oro e avorio. La loro scultura, caratterizzata da un realismo espressivo e da una profonda attenzione al dettaglio, rappresentava divinità, eroi e scene della vita quotidiana. La pittura etrusca, decorava tombe e templi con affreschi che narravano miti, leggende e rituali. Influenza e declino Gli Etruschi ebbero un'influenza significativa sulla civiltà romana, trasmettendo conoscenze in vari campi come l'ingegneria, l'architettura, la religione e il diritto. Tuttavia, a partire dal IV secolo a.C., la loro potenza iniziò a declinare a causa dell'espansione romana e di conflitti interni. L'ultima città etrusca, Volsinii, cadde nel 264 a.C., segnando la fine di questa affascinante civiltà. Eredità Nonostante la loro scomparsa, gli Etruschi hanno lasciato un'eredità duratura. La loro arte, la loro cultura e le loro conoscenze hanno influenzato profondamente il mondo romano e continuano a ispirare studiosi e artisti ancora oggi. Le loro città sepolte, come Veio, Tarquinia e Cerveteri, conservano ancora tesori archeologici di inestimabile valore, offrendo una finestra su un mondo antico ricco di mistero e fascino. Etruschi, popolo e civiltà misteriosa Gli Etruschi, con la loro cultura elaborata, il loro talento artistico e la loro influenza sulla storia italiana, rappresentano un capitolo fondamentale della civiltà mediterranea. La loro storia, seppur frammentata e ricca di enigmi, continua ad affascinare e ad incuriosire, invitandoci a scoprire i segreti di un popolo che ha lasciato un'impronta indelebile sul nostro passato. Foto di Giampaolo Ciurli da Pixabay Read the full article
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Firenze, le Carte della cultura protagoniste a Fiera Didacta Italia
Firenze, le Carte della cultura protagoniste a Fiera Didacta Italia. Il Ministero della Cultura parteciperà a Fiera Didacta Italia, l’appuntamento dedicato al mondo della scuola in programma dal 20 al 22 marzo 2024 alla Fortezza da Basso di Firenze. Durante i tre giorni dell’evento, curati per il MiC dal “Servizio VI Eventi, mostre, manifestazioni” del Segretariato generale in collaborazione con la Direzione generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali (DGERIC), studenti, docenti e personale scolastico verranno accolti nello spazio istituzionale del Ministero, situato nel Padiglione Spadolini, suddiviso in un’area informativa e in un’altra dedicata alla didattica. Al desk i ragazzi potranno ottenere informazioni riguardanti la “Carta della cultura Giovani” e la “Carta del merito”, i nuovi strumenti elettronici predisposti dal Ministero in sostituzione del Bonus Cultura 18 App e finalizzati allo sviluppo e al potenziamento della diffusione della cultura tra i giovani, che saranno assistiti nella consultazione del sito www.cartegiovani.cultura.gov.it e avranno l’opportunità di scoprire maggiori dettagli su come richiedere le Carte, sui requisiti necessari per ottenere i voucher e sulle tempistiche e le modalità di come questi potranno essere spesi. Nello spazio attrezzato per la formazione, invece, si svolgeranno numerose attività didattiche interattive. In particolare, il 21 marzo, è in programma una “sfida” tra due istituti superiori toscani nel laboratorio “Progetta la tua Capitale italiana della Cultura”, promosso dal “Servizio VI Eventi, mostre, manifestazioni” che cura anche la procedura di selezione della Capitale da cui questo laboratorio prende spunto, per candidare idealmente una capitale dei giovani. Gli studenti potranno partecipare anche ad altri laboratori organizzati da numerosi istituti del MiC: indosseranno abiti medioevali con la Direzione regionale musei Abruzzo e realizzeranno scudi da difesa con l’Archivio di Stato di Vercelli. Previste anche esperienze multimediali con il Parco Archeologico di Sepino e la Direzione regionale musei Marche. Con le Gallerie degli Uffizi conosceranno da vicino Sandro Botticelli grazie al suo celebre capolavoro “la Primavera”. Con il Parco archeologico del Colosseo giocheranno con la storia e si avvicineranno agli antichi romani attraverso le loro abitudini quotidiane con il Museo Archeologico Nazionale e antica città di Cosa (Direzione regionale musei Toscana). Scriveranno, inoltre, con penne d’oca con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e in lingua etrusca guidati dal Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia. Realizzeranno una rilegatura giapponese watoji con il Museo d’arte orientale di Venezia e tecniche di legatoria con l’Archivio di Stato di Lucca. Riprodurranno gli avori dell’Area archeologica Comeana con la Direzione regionale musei Toscana e ascolteranno le storie dei personaggi i cui ritratti sono conservati nei Musei Nazionali di Genova e quelle dell’antico Egitto con il Museo Archeologico di Firenze. Per i liceali, invece, si segnala il workshop informativo dell’Opificio delle Pietre Dure sulle prove di accesso alla Scuola di Alta Formazione e di Studio con la simulazione di una prova pratica.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“Sacrario dei Lari”
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri e smalti giapponesi su cartoncino bianco; successivamente elaborato con processi digitali.
Dimensioni: cm 26x38. Anno: maggio 2022.
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Nota:
I Lari sono divinità di origine etrusca, successivamente introdotti nella cultura romana. Nel culto privato presso il focolare domestico, dove convivono con Vesta e i Penati, i Lari tutelano i luoghi abitati dagli uomini, e gli uomini stessi; all’interno di una domus (casa privata urbana) proteggono tutti i membri della famiglia, compresi gli schiavi.
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Quando una civiltà rinuncia a una parte della Realtà, segna inevitabilmente il proprio declino.
La civiltà dell’Occidente, dopo aver ucciso la dimensione metafisica - quella degli dèi, di Dio, del destino, della provvidenza, di Eros/Amore, delle virtù eterne e immutabili, della verità incontrovertibile -, non può fare altro che confidare unicamente nel mondo delle cose, indagato dalla scienza moderna per poter essere sottomesso e trasformato dalla tecnica.
Non resta che ascoltare il canto del cigno, aspettando che sopraggiunga l’era della tecnica, il cui unico scopo è l’incremento indefinito degli scopi, dove il bene dei popoli e degli uomini non è che uno degli infiniti scopi, e necessariamente non il prioritario.
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