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Intervista all'Autore Alessandro Beati
View this post on Instagram A post shared by MuatyLand.com (@muatyland) Ben tornati a tutti lettori, oggi continuano le interviste del Calendario dell’Avvento in collaborazione con Be Strong edizioni e Il Blog di Eleonora Marsella. Può parlarci dei suoi libri pubblicati fin ora? “Fethanei, l’approdo perduto” è il mio primo romanzo. Mi sono avvicinato all’arte della scrittura da pochi anni,…
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" Il volto del colonialismo inglese si rivelò in tutta la sua brutalità in Sudafrica. I bianchi si erano impadroniti dell'88 per cento delle terre, mentre i neri, con la Legge sulla terra dei neri, il Natives Land Act, del 1913, avevano perso ogni diritto di proprietà. Fu l’inizio della politica razzista di segregazione dei neri in “riserve per gli indigeni”. Ma siccome questo processo non funzionò, nel 1948 fu introdotto il sistema dell'apartheid. Nel 1949 furono proibiti i matrimoni misti e nel 1950 la popolazione fu catalogata secondo quattro gruppi razziali: bianchi, indiani, gente di colore e neri, con questi ultimi relegati in bantustan. Almeno tre-quattro milioni di neri furono segregati con la forza in queste zone loro riservate. Mentre ai neri che rimanevano, per ragioni di lavoro, in zone “bianche”, era vietato accedere a scuole, locali pubblici, mezzi di trasporto, riservati ai soli bianchi. I leader del movimento anti-apartheid, tra i quali Nelson Mandela, furono condannati all'ergastolo. Ma la repressione del governo non riuscì a soffocare la ribellione degli africani. Sia i lavoratori sia gli studenti neri diedero vita a una serie di scioperi e di manifestazioni che lentamente fece entrare in crisi il sistema dell'apartheid. La svolta avvenne nel 1990 quando il primo ministro Frederik De Klerk annunciò in Parlamento la rimozione della messa al bando del Congresso nazionale africano e il rilascio dei prigionieri politici. Dopo ventisette anni di carcere, Nelson Mandela fu liberato. Nel 1994 si svolsero le prime elezioni su base non razziale e, il 10 maggio, Mandela divenne il presidente del Sudafrica. Anche qui le Chiese dei bianchi, tanto cattoliche quanto anglicane e protestanti, appoggiarono in larga maggioranza il sistema dell'apartheid. Ma un piccolo gruppo profetico, composto dall'arcivescovo cattolico di Durban, Denis Hurley, dal pastore della Chiesa riformata Beyers Naudé e dall'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, guidò la resistenza dei neri contro l’apartheid. "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
#Alex Zanotelli#letture#leggere#libri#citazioni#colonialismo inglese#Lettera alla tribù bianca#apartheid#Nelson Mandela#umanità#Frederik De Klerk#Padre Alessandro Zanotelli#Denis Hurley#Beyers Naudé#Desmond Tutu#missionari comboniani#bantustan#preti di strada#Africa#Beati i costruttori di pace#Natives Land Act#società africane#segregazione#Chiesa Cattolica#preti missionari#razzismo#umanitarismo#intellettuali italiani#Storia del XX secolo#'900
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Sassari, gli incontri con l'autore della biblioteca comunale
Sassari, gli incontri con l'autore della biblioteca comunale Riprendono a febbraio gli incontri con l'autore organizzati dal Comune di Sassari nella sala conferenze della biblioteca di Palazzo d'Usini, in piazza Tola. La partecipazione è gratuita e l'accesso è libero. Si parte giovedì 15 febbraio alle 18 con "I fornelli dei naviganti", opera prima di Maria Luisa Naitana. Un romanzo ambientato tra Stintino, Bosa e Sassari fra gli anni Quaranta e Sessanta del secolo scorso, in cui l'amore per il mare, il buon cibo e la propria terra sono le caratteristiche che accomunano e guidano le azioni dei personaggi. Il 22 febbraio, alle 17, Alessandro Matta, fondatore dell'associazione Memoriale Sardo della Shoah, presenterà "Gli ebrei della Sardegna durante le leggi antiebraiche e la Shoah". Un saggio scaturito da un'approfondita ricerca di fonti storiche e d'archivio sugli eventi che dal 1492 hanno segnato la presenza (e l'assenza) della comunità ebraica in Sardegna. L'incontro è organizzato in collaborazione con club Inner Wheel Sassari Centro. Il 27 febbraio alle 18, Alessandro Soddu, docente di storia medievale all'Università di Sassari, presenterà "Gonnario di Torres. Un re sardo del XII secolo", un saggio in cui sono ricostruite le singolari vicende di Gonnario, Re-giudice di Torres dal 1127 al 1154, che abbandonò il potere per abbracciare la vita monastica, finendo per essere annoverato, nel Seicento, tra i beati dell'ordine dei Cistercensi. Il 29 febbraio, sempre alle 18, l'appuntamento è con Mauro Cossiga e il suo "L'assassinio del messo esattoriale", un romanzo in cui la protagonista, Greta, trasforma la sua casa in un'osteria a seguito della morte del marito. Una scelta non facile nella società dei primi del Novecento: un periodo storico ricco di avvenimenti importanti e grandi sconvolgimenti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La mia top ten dei classici della letteratura italiana
Questa è stata senza dubbio la lista più difficile da scrivere, anche a causa del fatto che io sono un tantino esterofila e leggo più autori stranieri che non italiani, devo ammetterlo, perciò per questo elenco mi sono basata molto sulla mia formazione scolastica e ho dovuto inserire anche dei classici piuttosto moderni.
Inoltre ho scelto di non citare di nuovo qui i classici italiani che amo e che avevo già citato nella lista: La mia top ten dei classici della letteratura mondiale, che potete trovare qui: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/729284916889698304/la-mia-top-ten-dei-classici-della-letteratura
Ma passiamoa lla lista odierna:
1. I promessi sposi, di Alessandro Manzoni
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Trama: Ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo tra 1628 e il 1630, anno di massima diffusione della peste, narra la storia degli umili Renzo e Lucia. Il loro matrimonio è ormai prossimo ma don Rodrigo, signorotto dei dintorni che desidera Lucia per sé, intralcia la felicità dei due giovani impedendo il matrimonio con la forza. «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai», dice uno dei bravi di don Rodrigo allo spaventatissimo don Abbondio. Tutti i personaggi si muovono all’interno di un contesto sociale e politico in cui gli umili sono vittime dei potenti ma in cui la fede nella divina Provvidenza, intesa come la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, aiuta ad andare avanti permettendo di accettare le difficoltà.
2. La Divina Commedia, di Dante Alighieri
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Trama: Viaggio allegorico attraverso i mondi ultraterreni, rappresenta il percorso interiore del poeta verso la fede. L’opera è divisa in tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ad accompagnare Dante nella straordinaria discesa all’Inferno e nella salita al Purgatorio è il poeta latino Virgilio, che riveste il ruolo di guida spirituale. I personaggi che i due incontrano nei gironi infernali, appartengono non solo alla storia e alla mitologia, ma sono anche contemporanei dell’autore, che non esita a condannare i mali del tempo, e in particolare la corruzione di clero e papato. Per questo motivo La Divina Commedia è considerata anche un’opera politica. Nel Purgatorio, si trovano invece coloro che nel corso della vita compirono peccati più lievi; anche l’anima di Dante, nel corso della salita, si alleggerisce del peso delle sue colpe. Nel Paradiso Dante incontra l’amata Beatrice, che lo conduce attraverso i cieli, tra angeli, santi e beati, fino al cospetto di Dio, in un crescendo di luminosità e di purificazione
3. Il nome della rosa, di Umberto Eco
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Trama: Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
4. Piccolo mondo antico, di Antonio Fogazzaro
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Trama: Ambientato sul lago di Lugano: ora calmo, ora tempestoso, idilliaco e impassibilmente crudele, quasi un protagonista. Il lago è anche testimone del sorgere dell’amore fra Luisa e Franco, un amore presto avversato a causa delle differenze sociali che dividono i due innamorati. Attorno a questo centro narrativo si dispongono tutte le altre figure (dalla nonna marchesa, fiera oppositrice dell’unione fra i due, al professor Gilardoni, ai tanti personaggi di un mondo di provincia nell’Italia risorgimentale) e i molteplici temi del romanzo: la scoperta della irriducibile diversità fra Luisa e Franco, la crisi del loro rapporto che si altera in un dissidio di natura religiosa, soprattutto dopo la morte atroce della figlia, la contesa sul testamento. Le vicende di natura patriottica con fughe e inseguimenti contribuiscono a dare vita e movimento a un ambiente provinciale altrimenti inerte, «segregato dal mondo grande».
5. Le tigri di Mompracem, di Emilio Salgari
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Trama: Primo capitolo del ciclo indomalese di Emilio Salgari. E' qui che ci viene introdotta la splendida figura letteraria di Sandokan : giovane superstite allo sterminio della propria famiglia, sovrana nel Borneo, da parte degli invasori europei. Mosso da spirito di vendetta, accompagnato dai suoi fedeli tigrotti, vivrà rocambolesche e piratesche avventure per poi scoprire l'amore..
6. Uno, nessuno, centomila, di Pirandello
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Trama: La storia narra di Vitangelo Moscarda, un uomo ordinario che ha ereditato un cospicuo patrimonio dal padre e vive di rendita. Un giorno la moglie Dida gli fa notare un piccolo difetto fisico di cui non si era mai accorto: il naso leggermente storto. Questa semplice e apparentemente innocua osservazione gli fa capire quanto gli altri abbiano una percezione di lui completamente diversa da quella che egli ha di se stesso. Ciò lo scaglierà in un vortice di annullamento umoristico e folle del proprio io, fino a diventare Uno, nessuno e centomila.
7. Arlecchino servitore di due padroni, di Carlo Goldoni
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Trama: La commedia si apre a Venezia in casa di Pantalone de’ Bisognosi, anziano mercante che sta assistendo alla promessa di matrimonio tra sua figlia, Clarice, e Silvio, figlio del Dottore Lombardi. I due sono innamorati ed è una fortuna che possano promettersi, dato che Federigo Rasponi, agiato torinese cui Clarice era destinata, è morto in una lite a causa della sorella di lui, Beatrice. Alla promessa assistono Smeraldina, giovane serva di Clarice a casa di Pantalone e Brighella, locandiere veneziano che fa da testimone. Inaspettatamente, nella scena irrompe Truffaldino, il giovane servo venuto per annunciare il suo padrone; si tratta proprio di Federigo Rasponi, venuto in Venezia per incontrare la sua futura sposa e per chiarire gli affari sulla dote della ragazza. In realtà, colui che si presenta in casa degli allibiti personaggi è Beatrice Rasponi, sorella del defunto in vesti da uomo, per poter andare in cerca di Florindo Aretusi, suo amante fuggito a Venezia in seguito al colpo mortale inferto di sua mano proprio a Federigo e che lei sta inseguendo.
8. Il castello dei destini incrociati, di Italo Calvino
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Trama: Alcuni viandanti, attraversando un bosco, raggiungono un castello dove si fermano a banchettare; qui si avvedono di aver perso l'uso della parola, e decidono quindi di raccontarsi le reciproche avventure facendo ricorso ad un mazzo di tarocchi che l'oste ha messo a loro disposizione. Poggiando sul tavolo le varie carte in sequenza si ottengono diverse narrazioni per diverse disposizioni. Tutti i racconti sono legati gli uni agli altri dalle stesse carte già posate sul tavolo e s'intrecciano narrando eventi, luoghi e storie completamente distinti. La particolarità è che, narrata una storia, e interpretata in modo del tutto individuale da ciascuno dei protagonisti; è possibile sviare da un percorso narrativo per seguire nuove strade e nuovi filoni. È possibile che una stessa sequenza di carte rappresenti storie diverse a seconda che la si legga dall'inizio oppure dalla fine.
9. Cuore, di Edmondo De Amicis
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Trama: Diario immaginario di un bambino di quarta elementare, Cuore narra gli episodi lieti e tristi di un intero anno scolastico, inframmezzati da nove racconti esemplari in forma di dettato, tra cui i celeberrimi Piccola vedetta lombarda, Tamburino sardo, Dagli Appennini alle Ande.
10. La lunga vita di Marianna Ucrìa, di Dacia Maraini
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Trama: Sicilia, prima metà del Settecento. Marianna Ucrìa è destinata dalla famiglia a sposare l'uomo che, da bambina, la violentò lasciandola muta e sorda per lo spavento. Ma la lettura aprirà uno spiraglio inatteso nella sua esistenza da reclusa, insegnandole a conoscere il mondo al di là dei confini ristretti della quotidianità.
Onorevoli menzioni:
Decamerone, di Giovanni Boccaccio
Pinocchio, di Collodi
I Beati Paoli, di Luigi Natoli
Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di lampedusa
Sicuramente non avrò citato autori di classici della lettaratura italiana che molti di voi amano, perciò non esitate a segnalarmi i vostri preferiti nei commenti.
#youtube#deamicis#cuore#collodi#dantealighieri#classicidellaletteratura#salgari#italo calvino#carlo goldoni#antonio fogazzaro#manzoni
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Maria Goretti, lo scandalo della santità autentica
Maria Goretti, lo scandalo della santità autentica
Oggi ricorre la memoria liturgica di santa Maria Goretti (1890-1902), una fanciulla che preferì la morte pur di custodire la propria verginità. Una virtù che nella nostra epoca sa di scandalo per l’ideologia dominante, che vede il sesso come fine a sé stesso anziché ordinato a un bene più grande. Che fu poi compreso dal suo carnefice, capace con l’aiuto del Cielo di una vera conversione.
(more…)
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#Alessandro Serenelli#inferno#Maria Goretti#paradiso#peccato#pentimento#perdono#purezza#santa maria goretti#sante e beate#santi e beati#santità
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Naomi ♡ Campbell
“Alessandro Dell'Acqua” ad, 2002
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Il tuo bellissimo Abito, Stile ed Eleganza... Your beatiful Dress, Style and Elegance... - With "Love." L + V - Studio Fotografico Alessandro Biggi SARZANA (prov. #laspezia) FOLLOW US in @alebiggiweddingstudio Per info: [email protected] Disponibili a trasferte in ITALIA - EUROPA #dress #tellaro #sony #versilia #destinationwedding #wedding #kiss #weddingday #tuscanywedding #liguriawedding #weddingphotography #matrimonio #weddingitaly #weddingtuscany #instawedding #weddingparty #weddingideas #love #weddingphoto #weddingtime #igersliguria #engagement #portovenere #dreamwedding #weddings #weddingphotographer #cinqueterre #matrimonioliguria #sarzana (presso Sarzana) https://www.instagram.com/p/BnxsWgEBMCy/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=yk3gxnyw15ed
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CIVITAVECCHIA CITTA’ APERTA
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦ Siamo in Cielo. Non quello astronomico fatto di ossigeno ed elio. Siamo nell’Aldilà, padiglione beati, settore prelati benpensanti. Padre Alberto ha ricevuto visita da Alessandro Cialdi proveniente da un settore del Purgatorio, padiglione buona condotta. I due amici parlano dell’esser stati. . . . PADRE ALBERTO “Giammai in vita paventai per me, considerando il…
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25 mar 2021 19:50
“PALAMARA E SALLUSTI SONO FUORI DI TESTA O DICONO LA VERITÀ?” – VITTORIO FELTRI: “SE ‘IL SISTEMA’ FOSSE UNA RACCOLTA DI BALLE, SAREBBE AL CENTRO DI MILLE CAUSE. E INVECE LA CORPORAZIONE DEI GIUDICI NON HA APERTO BOCCA, NON SI È DIFESA, NON HA REPLICATO. E PENSARE CHE MOLTE PAGINE RACCONTANO SCANDALI CHE FANNO ACCAPPONARE LA PELLE” – “IL PARTICOLARE PIÙ STRANO, INCOMPRENSIBILE, È CHE NEMMENO SERGIO MATTARELLA HA BATTUTO CIGLIO, COME SE…”
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Vittorio Feltri per "Libero quotidiano"
Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, ha scritto un libro-intervista con Luca Palamara, il magistrato più famoso d' Italia per aver vuotato il sacco delle schifezze prodotte dall' Ordine giudiziario in vari momenti e circostanze.
Naturalmente noi poveri tapini non siamo in grado di appurare se tutto quanto è stato inserito nel volume risponda a verità.
Ma così, a fiuto, siamo propensi a credere che il testo, dalla prima all' ultima parola, sia un condensato di fenomeni accaduti sul serio.
Inoltre, ad avvalorare la nostra supposizione c' è il fatto acclarato che nessuno di coloro citati nel volume abbia sporto querela per diffamazione, nonostante esso sia in circolazione da un mesetto e in testa alle classifiche delle opere editoriali più vendute.
Se fosse una raccolta di balle, ovvio che invece sarebbe al centro di mille cause. Niente.
Le vicende narrate da Sallusti non sono state contestate da alcuno. La corporazione dei giudici non ha aperto bocca, non si è difesa, non ha replicato.
E pensare che le pagine, molte, raccontano scandali che fanno accapponare la pelle.
Io lettore, diciamo pure sgamato, sono rimasto basito e sarei ansioso di leggere qualche replica difensiva da parte dei protagonisti delle porcate.
A questo punto mi domando: se Palamara fosse stato un matto e Sallusti un dissennato, almeno un cane avrebbe abbaiato? Silenzio totale.
Nessuno si degna di smentire o almeno di protestare. Macché, tutti zitti e con la coda tra le zampe come se la confessione di Palamara fosse un libro giallo avulso dalla realtà.
Eppure sono curioso di sapere come certe denunce sono state accolte dalle toghe, molte delle quali tacciate quantomeno di complicità con i registi del sistema.
Però il particolare più strano, incomprensibile, è che nemmeno Sergio Mattarella ha battuto ciglio, come se la grave questione non lo riguardasse, mentre egli, in qualità di presidente della Repubblica, è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura. In altri termini è il capo delle toghe. Tuttavia non ha sentito l' esigenza di fare chiarezza mediante una indagine finalizzata a stabilire la verità. Non importa quale.
Magari i giudici sono tutti santi se non proprio beati, noi non intendiamo gettare la croce su alcuno, ma avremmo il diritto di scoprire se Palamara e Sallusti sono fuori di melone oppure si sono limitati a diffondere ragionevolmente le nefandezze commesse dalla casta giudiziaria. Alla prima carica dello Stato non mancano gli strumenti per capire cosa sia successo e magari provvedere a dare una ripulita in una casa che è pure sua.
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FEDERIGO DA VENEZIAS COMMENTARY ON THE APOCALYPSE: 1393/94
Domenico Campagnola and Zoan Andrea Campagnola
Apocalypsis Jhesu Christi. Flvctva bit sed non de Mergetur
(Venice)[S.l.] : [s.n.] 1516
in-fol. 32 leaves unsigned
Vulgate in two columns on the back of the of the fifteen full page woodcuts , by Domenico Campagnolaand Zoan Andrea Campagnola, who are copies after the wodcuts of the “Apocalypse” of Albrecht Dürer, Nuremberg, Anton I Koberger, 1498.
See In 1516, Alessandro de ‘Paganini exercises in Venice, cf. The Bibbia. Edizioni del XVI Secolo, Florence, 2000, No. 302. Wood
Bound with
Federigo, da Venezia.
Apocalypsis iesu christi. hoc ist reuelatione fatta a sancto giohanni euangelista /
Federigo, da Venezia. “Tuscanized”
Venetia : A. Paganino, 1515. A8,B6-P6
Bound in early full vellum.
$39,000
Libraries Worldwide: 1
PRINTED EDITIONS
Incunabulum [ROME? ca. 1470]. Falsely ascribed to Niccol? de Lyra. Probably printed in Rome, or perhaps Naples, possibly by Ulrich Han or Sixtus Riessinger. No title. [Red] “Incipitliber apocalypsis Sancti Iohannis apostoli et euangeliste cum glosis Nicolai de lira ordinis fratrum minorum. In dei nomine. Amen.”” Discussed in BMC, IV pp. 142 143. References to the surviving copies, withvariant incipits, in . Goff p. 346. According to Vaccari, op. cit., p. 415, the text is in a “dialetto centrale”; it is somewhat corrupt.
THIS EDITION VENICE, 1515. Title: “Apocalypsis iesu christi. hoc est reuelatione fatta a sancto giohanni euange lista. cum noua expositione . . .” Following a tabula and a prologue the text proper commences on fol. 2v: “Questro libro el quale si e nominato.”colophon: “Qui finisce la expositione del reuer endo theologo frate Federico v?neto nelle proph?tie: ouer revelatione de S. Giouanne ditte Apochalypsis nouamente deducte in luce per Alex andro Paganino in Venetia del .M.D.XV. Adi .VIL de Aprile.” Described in M. Sander, Lelivre ? figures italien depuis 1467 jusqu’? 1530, II(Milan, 1942), p. 633. According to Vaccari, op.cit., p. 414, the original language is “medio cremente toscanizzata.”
MILAN, 1520. Title: “Proph?tie seu apocalipsis Beati Ioannis apostoli et Euangeliste: Cum vul
gari expositione …” Incipit: “Questo libro elquale he chiamato Apochalypsis tra tutti li altri.” Con clusion: “Qui finisce la expositione del reuerendo
theologo frate Federico V?neto ne le proph?tie: ouer reuelatione de Sancto Giouanne ditte Apo calypsis nouamente deducte in luce per meser lo.
Angelo Scinzenzeler in Milano el .M.D.XX. Adi .xv. de Aprile.” Described in L. Balsamo, Gio vanr? Angelo Scinzenzeler, tip?grafo in Milano:
1500-1526 (Florence, 1959), pp. 180-181 (no.
162). According to Vaccari, op. cit., p. 416, the text is more “toscanizzata” than that of 1515.
Two Early Apocalypse Bound together. FEDERIGO DA VENEZIAS COMMENTARY ON THE APOCALYPSE: 1393/94 Domenico Campagnola and Zoan Andrea Campagnola Apocalypsis Jhesu Christi.
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/05/25/tesori-e-inventari-della-cattedrale-di-nardo-sec-xv-xix/
Tesori e inventari della Cattedrale di Nardò (sec. XV-XIX)
Dalla prefazione di Maurizio Nocera
SUI LIBRI SACRI DEGLI INVENTARI
DELL’ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI NARDO���
Giuliano Santantonio è un dotto uomo di chiesa, e di chiesa tratta in questo volume. Trattasi infatti del patrimonio storico e sacro-oggettuale della Cattedrale di Nardò. La sua ricerca, di difficile impegno (lui stesso lo afferma nella sua introduzione), ha seguito un percorso rintracciabile nelle Visite Pastorali di differenti Vescovi succedutisi sulla cattedra della Diocesi neritina. Il suo campo d’indagine è stato il deposito del ricco Archivio Storico Diocesano di Nardò (ASDN), da lui stesso indicato in un suo precedente saggio Ecclesia Mater[1] come il luogo in cui
«oltre agli atti delle visite pastorali, conserva una grande quantità di altre fonti documentarie, come per esempio i processi benificiali».
L’autore, ovviamente, scrive pure che in quell’archivio c’è molto altro ancora. Per cui la ricerca non finisce con questo suo nuovo saggio.
A premessa di quanto qui si leggerà, va detto che sarà utile sapere che Giuliano Santantonio si è già cimentato con queste stesse fonti in occasione appunto del libro Ecclesia Mater citato nel quale, con una prosa asciutta ed eloquente, ha fatto conoscere i differenti avvicendamenti architettonici e manutentivi della costruzione della fabbrica della Matrice neretina, costruita sul sito di una più antica chiesa (sec. XI) su pianta basilicale di origine normanna, attribuita «all’iniziativa di Goffredo l’Inclito (1035-1100), conte di Conversano e di Nardò».
Qui, a differenza della precedente ricerca, l’autore riporta gli inventari (tutti scritti in latino, ad eccezione di uno, e da lui tradotti) degli oggetti sacri posseduti dalla cattedrale a iniziare da quelli indicati nelle tre Visite Pastorali di Mons. Ludovico De Pennis (16 giugno 1451 – gennaio 1483 deceduto), la prima effettuata nel 1452, con le aggiunte redatte in una sua seconda Visita (1460), ed ancora altre aggiunte rilevate in una terza Visita (1485), quest’ultima compiuta dal suo successore Mons. Ludovico De Justinis (31 gennaio 1483 – 1492 deceduto).
Leggendo e rileggendo gli Inventari di una così importante chiesa salentina, per me laico ma sempre attento agli eventi della Chiesa, mi sono chiesto cosa sottolineare della grande massa di oggetti e paramenti sacri elencati durante le diverse Visite Pastorali in un arco di tempo così lungo (1452-1763). Sicuramente, a causa di una mia sorta di “deformazione professionale”, la curiosità mi ha portato a puntare lo sguardo sui libri posseduti dalla diocesi. Grande è stato sempre il mio interesse per i libri liturgici e in genere religiosi, soprattutto per la loro straordinaria bellezza tipografica, e penso alla grande Bibbia delle 42 linee di Gutenberg del 1454[2]. Occorre dire che da sempre la Chiesa ha dato massima importanza ai libri. Ricchissima è l’iconografia cristiana che mostra immagini di apostoli, di santi e sante, di martiri e martirizzati, di beati e beate con tra le mani codici, cartigli o Exultet. Si pensi ad esempio a san Paolo, l’apostolo delle genti, che viene raffigurato con due immancabili attributi: la spada e il codice. La spada perché antico servitore (esattore) della Giudea e il codice, contenente i suoi scritti sulla base dei quali verrà poi edificata la Chiesa di Roma…
Note
[1] Ecclesia Mater. La fabbrica della cattedrale di Nardò attraverso gli atti delle visite pastorali, Congedo, Galatina 2013.
[2] La biblioteca “Antonio Sanfelice” della diocesi di Nardò-Gallipoli vanta il possesso della rarissima edizione della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. In folio, fu stampata nel 1470 da Johannes Andreas, per i tipi di Conrad Sweynheim e Arnold Pannartz, prototipografi renani, allievi di Gutenberg, che, stabilendosi a Subiaco, e poi a Roma, introdussero l’arte tipografica in Italia. L’esemplare neritino, con coperta in pergamena rigida, è miniato con fregi floreali e geometrici; nelle prima pagina riporta un bellissimo stemma degli Avogadro. Oltre a numerosi capilettera miniati, contiene un’epistola a Joh. Andreae, Alariensis episcopi. Dell’esemplare sono note solo altre 14 copie, conservate in importanti biblioteche italiane ed in quella vaticana (Cfr. M. Gaballo, La biblioteca “Antonio Sanfelice” della diocesi di Nardò-Gallipoli. La restitutio ad integrum di una pregevole raccolta defraudata, in D. Levante (a cura di) Studia Humanitatis. Scritti in onore di Elio Dimitri, Barbieri Selvaggi, Mottola 2010, pp. 167-208). Sull’edizione neritina Alessandro Laporta ha scritto: “l’incunabolo posseduto dalla Biblioteca Vescovile di Nardò, esemplare che surclassa le due edizioni pliniane possedute dalla Biblioteca Innocenziana di Lecce (1483) e dalla Consorziale di Bari (1496). L’ex-libris della copia neritina recita esplicitamente Bibliothecae Episcopii Neritonensis addixit Antonius Sanfelicius Ep[iscop]us Nerit[inus], mentre in calce l’incunabolo reca l’impresa araldica degli Avogadro. Prima di passare al Sanfelice, il Plinio di Nardò appartiene verosimilmente ad uno sconosciuto discepolo di Esculapio che, al verso della carta 374, appunta alcune ricette, rendendo ancora più prezioso questo straordinario documento (A. Laporta, Il Plinio di Nardò. Un incunabolo da riscoprire, in http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/11/alessandro-laporta-il-plinio-di-nardo-un-incunabolo-da-riscoprire/ ).
#cattedrale di Nardò#Giuliano Santantonio#Maurizio Nocera#vescovi di Nardò#In Evidenza/News#Libri Di Puglia#Spigolature Salentine
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" Il 14 gennaio 1990 lasciai il Centro giovanile, dove vivevo e, zaino in spalla, mi incamminai per Korogocho. Fu la mia “discesa agli inferi”! Era la domenica del Battesimo di Gesù e celebrai con i pochi cristiani l’Eucaristia. Spiegai loro con il mio povero kiswahili (lingua ufficiale in Kenya) che avevo scelto proprio quel giorno perché avevo bisogno di essere battezzato da loro. Mi sentivo un piccolo-borghese che aveva necessità del battesimo degli impoveriti. Scelsi di vivere come tutti loro: in una baracca, mangiare quello che loro mangiavano, andare a comprarmi l’acqua con una tanica, vivere la loro realtà quotidiana, spesso violenta e drammatica. Persi subito i venti chili in più che noi occidentali accumuliamo. Soprattutto, gli orrori umani che incontravo mi facevano impazzire. Quante volte fui preso da un profondo sconforto, dal desiderio di sbattere la testa contro i muri della baracca! In quell'immensa distesa di lamiere che è Korogocho si palesava tutta l’assurdità del nostro mondo. Dai buchi della mia baracca potevo vedere i grattacieli di Nairobi, mentre a soli quattro chilometri da Korogocho c’è Muthaiga, la zona residenziale più bella e lussuosa della metropoli, con ville da sogno. Nairobi è una città nella quale, in pochi chilometri, si passa dal paradiso all'inferno. O meglio agli inferi: ce ne sono tanti in quell'area! Il più terribile, forse, sorge a fianco della baraccopoli: l’enorme e spaventosa discarica di Dandora, dove arrivano i rifiuti dei ricchi della capitale, per l’esattezza i rifiuti dei rifiuti; vi lavorano migliaia di persone chiamate “scavengers” (i raccoglitori di rifiuti).
Un giorno, mentre camminavo fra le baracche, fui bloccato da un uomo della discarica, un “gigante” che mi guardò dall'alto in basso: «Muthungu» (bianco), mi disse, «sei il primo bianco che ha avuto il coraggio di vivere qui. Ma chi siamo noi che non ti degni neanche di venire a trovarci?». «È da poco che sono arrivato qui,» gli risposi, «ma hai ragione! Domani, sarò da voi!» Quella sera una delegazione di cristiani venne a trovarmi. Erano visibilmente preoccupati: «Padre, abbiamo saputo che domani vuoi andare in discarica. Non puoi andarci, quelli sono criminali. Ti ammazzano». Restai qualche istante in silenzio, riflettendo su quelle parole: «Io non sono venuto a Korogocho per i santi,» risposi, «ma per i criminali». L’indomani presi lo zaino e mi incamminai. Arrivato in cima alla collina, fui accolto da uno stormo di avvoltoi, davanti a me si spalancò uno spettacolo infernale: un’immensa spianata con montagne di immondizie, ovunque fuochi, centinaia di scavengers: uomini e donne di ogni età, anziani e bambini… Fui preso dal terrore, il primo istinto fu quello di scappare. Per fortuna vidi quel gigante che mi aveva sfidato ad andare in discarica, Jeremias. Gli corsi incontro, quasi per cercare protezione. Quando mi vide, mi guardò con un sorriso ironico: «Muthungu, non pensavo che voi bianchi manteneste le vostre promesse!». "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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Sassari, Biblioteche comunali. Un dicembre ricco di eventi
Sassari, Biblioteche comunali. Un dicembre ricco di eventi Un calendario ricco di eventi per tutte le età e per tutti i gusti quello che l’Amministrazione ha organizzato nelle biblioteche comunali di Sassari. Tra il 5 e il 19 dicembre sono in programma nella sala conferenze di Palazzo d’Usini in piazza Tola quattro incontri con l’autore. Previsti anche tre laboratori per bambine e bambini nelle sedi di Caniga, Li punti e piazza Tola. La partecipazione agli incontri è gratuita e l’accesso è libero. Si parte il 5 dicembre alle 17:30 con lo scrittore e giornalista Stefano Liberti. Attraverso la lettura di alcuni brani del suo libro “Terra bruciata. Come la crisi ambientale sta cambiando l’Italia e la nostra vita” avvierà una riflessione sugli impatti del cambiamento climatico in Italia, dai ghiacciai in ritirata alle città sempre più calde, attraverso un dibattito critico sulla crisi ambientale. L’evento, dal titolo “Voci in emergenza. Dialoghi sulla crisi climatica” rientra all’interno delle attività di redazione del piano di adattamento ai cambiamenti climatici finanziato dal ministero dell’Ambiente e portato avanti dal settore Ambiente e Verde pubblico del Comune di Sassari. Il 12 dicembre alle 18, Paolo Pinna Parpaglia presenterà il suo ultimo libro: “La Morte si chiama Madame", nuovo avvincente caso dell’investigatore di Assemini Antony Depin. L’incontro è organizzato all’interno del Festival letterario MondoEco, dedicato alla Sostenibilità Ecologica, Sociale e Culturale. Martedì 14, sempre alle 18, è la volta di Paolo Cuccuru e della sua raccolta "E la sorte è il vento. Novelle di Sardegna", tredici racconti incentrati su altrettanti personaggi vissuti dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, in cui la Sardegna è la vera protagonista. Giovedì 19, alle 18, Alessandro Soddu, docente di storia medievale all’Università di Sassari, presenterà "Gonnario di Torres. Un re sardo del XII secolo", un saggio in cui vengono ricostruite le singolari vicende di Gonnario, Re-giudice di Torres dal 1.127 al 1.154, che abbandonò il potere per abbracciare la vita monastica, finendo per essere annoverato, nel Seicento, tra i beati dell’ordine dei Cistercensi. Rivolti ai frequentatori più giovani, tra gli 8 e i 10 anni, i laboratori "C'è un albero di Natale in biblioteca": letture di racconti a tema natalizio e laboratori di manualità durante i quali i bambini realizzeranno addobbi per decorare l'albero di Natale della biblioteca. Le attività, con inizio alle 17, si terranno martedì 12 dicembre nella biblioteca centrale di piazza Tola, mercoledì 13 dicembre nella biblioteca di Li Punti e giovedì 14 nella biblioteca di Caniga. La partecipazione ai laboratori è gratuita, ma è necessario prenotarsi via mail o telefonicamente: biblioteca centrale di piazza Tola, [email protected] 079279387; biblioteca di Caniga [email protected] 079279954; biblioteca di Li Punti [email protected] 079 279980.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Flügellahmes Genie - Warum Leonardo seine Gemälde nicht vollendet haben will
Flügellahmes Genie – Warum Leonardo seine Gemälde nicht vollendet haben will
Von Daniel Thalheim
Anfang Mai 2019 wurde ein Artikel im „Journal of the Royal Society Of Medicine“ veröffentlicht, der die Fachwelt erstaunen lassen könnte. Mit dem Beitrag gelingt es Medizinern, einen Einblick in die letzte Schaffensperiode des Renaissance-Allrounders zu schaffen. Das Genie war in seinen letzten Lebensjahren „flügellahm“.
Über Gerüchte und Mutmaßungen zu Leonardos Krankheit
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San Francesco di Sales, la sua missione in terra protestante
San Francesco di Sales, la sua missione in terra protestante
Oggi, nel giorno della traslazione della sua salma ad Annecy, ricorre la memoria liturgica di san Francesco di Sales (1567-1622). Il suo impegno a difesa dell’ortodossia cattolica accompagnò tutta la sua vita da consacrato, che dedicò a far ritornare alla Chiesa il maggior numero possibile di fratelli convertiti al calvinismo. (more…)
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Roberto Herlitzka, il re del teatro italiano, riparte da zero, sovverte i canoni della cultura italiana, mette in ridicolo i cliché della fama con la miracolosa nobiltà del rischio. Un incontro
Quando arriva, la ragazza mi sussurra, “Arriva il re”. La macchina atterra fino alla soglia del piccolo spazio scenico. Lui scende. Non ha lo scettro ma una stampella. Il viso è quello, indimenticabile. Spigoloso. Rapace. Come se dell’aria, del mondo, frugasse con delicata violenza il cuore. È un re, ha ragione.
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Lo accompagna, prendendolo sotto braccio, mentre il re impartisce la sua rude benedizione a chi gli corre incontro, ‘Pino’ LePera, il figlio di Tommaso, il più grande fotografo di teatro in Italia. ‘Pino’, come sempre, è elegantissimo, educato, eccitabile. È nato a teatro, anima i musoni, è una roulette di aneddoti, se gli chiedi qualcosa, qualsiasi cosa – a patto che tu gli vada a genio –, te la procura in un lampo. Ha le dita tatuate. Mi sfotte, con garbo arcaico, chiamandomi ‘il Professore’: qualche settimana fa abbiamo fatto notte, in una osteria romana, perché di ogni attore mi dettagliava spettacolo di debutto, spettacolo più importante, gossip. L’archivio LePera, in effetti, è una miniera, una giostra per chi ama il teatro.
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Ho il privilegio di vedere il re in scena. Sembra fragilissimo, eretto sul trono della propria voce. Ma quando parla… “Perché trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! — Eh! che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi!”. Scuote la stampella, qualcuno ha messo la corona al re, è Enrico IV.
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Il caso mi porta dentro la macchina teatrale. Una ragazza suggerisce a Roberto Herlitzka le parole, lui le ripete, ogni volta in un tono diverso, come se dell’uomo conoscesse ogni recesso e dei sentimenti ogni sfumatura. È un miracolo. Alle parole di Herlitzka non credi: vi obbedisci. Poi scherza, questo titano, questo re del teatro italiano, per cui ogni premio, anche il maximo, sarebbe un’offesa, non ha nulla da aggiungere al genio, “dovrei cambiare mestiere, vedete, non so la parte”, dice.
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Devo ripetere la geologia attoriale del re? Allievo di Orazio Costa, ha lavorato con tutti, da Luca Ronconi a Lavia, Missiroli, Squarzina. Al cinema ha assecondato Lina Wertmüller, Marco Bellocchio, Roberto Andò, Paolo Sorrentino, tra i tanti – in tivù, tra le tantissime cose, lo ricordo nella fiction tratta da Il nome della Rosa. L’anno scorso doveva essere a teatro con Franco Branciaroli, per Falstaff e il suo servo. Non è riuscito. Si è ripreso. Ha preteso di fare Enrico IV. Il re. Il re del teatro.
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Di titani, in verità, ho il privilegio di vederne due. Me ne sto assiso in alto, al buio. Roberto Herlitzka ha movimenti minuti, regali – Enrico IV, in fondo, inscena il potere incantatorio del teatro e il suo tabù, la follia del credervi. Lo guida Antonio Calenda, prometeo della regia teatrale. Lui un Enrico IV lo ha già fatto: era il 1981, con un magnifico Giorgio Albertazzi. Il rapporto tra Calenda e Herlitzka dura da cinquant’anni. Nel 1969 Calenda realizza un Coriolano con lui, Gigi Proietti e Mario Sciacca; all’ombra di Shakespeare accade quell’altra produzione mirabile, il Re Lear del 2004, con Daniela Giovanetti – in scena anche per questo Enrico IV, elfica certezza –, Luca Lazzareschi e Alessandro Preziosi. Ancora un re. I due, insieme, non si limitano al classico canonico: nel 1971 lavorano a Il balcone di Jean Genet, con Sergio Tofano, Franca Valeri, Milena Vukotic, che vulcanica voglia di nuovo, che aristocrazia del rischio.
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Il punto, però, è un altro. Lo chiamerei: la nobiltà della sfida. Anzi: il sovvertimento dei valori culturali. Roberto Herlitzka fa Enrico IV per la regia di Antonio Calenda. Dove sta il nuovo? Nel fatto che Herlitzka sceglie, senza sotterfugi, il sottosuolo. Non va su un grande palcoscenico, nell’alcova di un sontuoso teatro. Sceglie uno spazio off, austero, graniticamente rude – cioè: sacro – come il Teatro Basilica in San Giovanni in Laterano. Poco meno di cento posti, una sorta di tabernacolo in pietra sotto il santuario della Scala Santa. Uno spazio selvatico, scomodo, roccioso – perciò, lo ridico: sacro. Herlitzka replica al ridicolo della cultura italiana odierna partendo da zero, guadagnandosi una nuova giovinezza, rifiutando le luci della fama. L’Enrico IV – che sarà in scena dal 25 febbraio all’8 marzo prossimi – è costruito con Calenda insieme ai ragazzi del Gruppo della Creta, coordinati dal regista assistente Alessandro Di Murro. C’è una povertà miracolosa, l’autentico, lo sfolgorio del candore, qui. Quando Herlitzka, dopo quasi quattro ore di prove, se ne va, sorride a tutti, “onorato”, dice, chinando di poco la testa, il re.
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La sera, accade il miracolo numero due. Al Teatro Basilica vedo Back to Beckett, spettacolo costruito assemblando alcune parti dei romanzi del divo Samuel. La scelta di Marco Carniti – il regista – è perfetta: ribalta i ruoli (gli spettatori siedono nello spazio scenico), copre le seggiole con un velo, quasi una nebbia, il gioco di luci&suoni e la presenza muta, mutante di Dario Guidi, è ottima. Stupefacente, piuttosto, è Francesca Benedetti, attrice mitologica – classe 1935, ha lavorato con Costa, Proietti, Gazzolo, Ronconi, Strehler, Tiezzi, nel 1959, in Uomini e nobildonne, ha recitato con Vittorio De Sica, per dire – che urla, sbatte, sbraita, bercia di sesso, scoreggie, ano, defecazione beckettiana. Sputa, erutta incomprensioni, si sdraia, stravacca, scompare. Ha la faccia pitturata e un paio di pittoreschi occhiali. Non ha paura di nulla, Francesca. Questa diva, dico, non ha paura di eccedere, di sputtanarsi, si cede, totalmente, all’atto teatrale. Potrebbe apparire grottesca, invece è grande: sono gli spettatori, improvvisamente, al suo cospetto, a sentirsi inermi, ridicoli. Che lezione. (d.b.)
*In copertina: Roberto Herlitzka nelle vesti di “Enrico IV” per la messa in scena, sotto la direzione registica di Antonio Calenda, al Teatro Basilica in Roma; photo Tommaso LePera
L'articolo Roberto Herlitzka, il re del teatro italiano, riparte da zero, sovverte i canoni della cultura italiana, mette in ridicolo i cliché della fama con la miracolosa nobiltà del rischio. Un incontro proviene da Pangea.
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