#alessandro beati
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muatyland · 4 months ago
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Intervista all'Autore Alessandro Beati
View this post on Instagram A post shared by MuatyLand.com (@muatyland) Ben tornati a tutti lettori, oggi continuano le interviste del Calendario dell’Avvento in collaborazione con Be Strong edizioni e Il Blog di Eleonora Marsella. Può parlarci dei suoi libri pubblicati fin ora? “Fethanei, l’approdo perduto” è il mio primo romanzo. Mi sono avvicinato all’arte della scrittura da pochi anni,…
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gregor-samsung · 11 months ago
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" Il volto del colonialismo inglese si rivelò in tutta la sua brutalità in Sudafrica. I bianchi si erano impadroniti dell'88 per cento delle terre, mentre i neri, con la Legge sulla terra dei neri, il Natives Land Act, del 1913, avevano perso ogni diritto di proprietà. Fu l’inizio della politica razzista di segregazione dei neri in “riserve per gli indigeni”. Ma siccome questo processo non funzionò, nel 1948 fu introdotto il sistema dell'apartheid. Nel 1949 furono proibiti i matrimoni misti e nel 1950 la popolazione fu catalogata secondo quattro gruppi razziali: bianchi, indiani, gente di colore e neri, con questi ultimi relegati in bantustan. Almeno tre-quattro milioni di neri furono segregati con la forza in queste zone loro riservate. Mentre ai neri che rimanevano, per ragioni di lavoro, in zone “bianche”, era vietato accedere a scuole, locali pubblici, mezzi di trasporto, riservati ai soli bianchi. I leader del movimento anti-apartheid, tra i quali Nelson Mandela, furono condannati all'ergastolo. Ma la repressione del governo non riuscì a soffocare la ribellione degli africani. Sia i lavoratori sia gli studenti neri diedero vita a una serie di scioperi e di manifestazioni che lentamente fece entrare in crisi il sistema dell'apartheid. La svolta avvenne nel 1990 quando il primo ministro Frederik De Klerk annunciò in Parlamento la rimozione della messa al bando del Congresso nazionale africano e il rilascio dei prigionieri politici. Dopo ventisette anni di carcere, Nelson Mandela fu liberato. Nel 1994 si svolsero le prime elezioni su base non razziale e, il 10 maggio, Mandela divenne il presidente del Sudafrica. Anche qui le Chiese dei bianchi, tanto cattoliche quanto anglicane e protestanti, appoggiarono in larga maggioranza il sistema dell'apartheid. Ma un piccolo gruppo profetico, composto dall'arcivescovo cattolico di Durban, Denis Hurley, dal pastore della Chiesa riformata Beyers Naudé e dall'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, guidò la resistenza dei neri contro l’apartheid. "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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weirdesplinder · 1 year ago
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La mia top ten dei classici della letteratura italiana
Questa è stata senza dubbio la lista più difficile da scrivere, anche a causa del fatto che io sono un tantino esterofila e leggo più autori stranieri che non italiani, devo ammetterlo, perciò per questo elenco mi sono basata molto sulla mia formazione scolastica e ho dovuto inserire anche dei classici piuttosto moderni.
Inoltre ho scelto di non citare di nuovo qui i classici italiani che amo e che avevo già citato nella lista: La mia top ten dei classici della letteratura mondiale, che potete trovare qui: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/729284916889698304/la-mia-top-ten-dei-classici-della-letteratura
Ma passiamoa lla lista odierna:
1. I promessi sposi, di Alessandro Manzoni
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Trama: Ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo tra 1628 e il 1630, anno di massima diffusione della peste, narra la storia degli umili Renzo e Lucia. Il loro matrimonio è ormai prossimo ma don Rodrigo, signorotto dei dintorni che desidera Lucia per sé, intralcia la felicità dei due giovani impedendo il matrimonio con la forza. «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai», dice uno dei bravi di don Rodrigo allo spaventatissimo don Abbondio. Tutti i personaggi si muovono all’interno di un contesto sociale e politico in cui gli umili sono vittime dei potenti ma in cui la fede nella divina Provvidenza, intesa come la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, aiuta ad andare avanti permettendo di accettare le difficoltà.
2. La Divina Commedia, di Dante Alighieri
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Trama: Viaggio allegorico attraverso i mondi ultraterreni, rappresenta il percorso interiore del poeta verso la fede. L’opera è divisa in tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ad accompagnare Dante nella straordinaria discesa all’Inferno e nella salita al Purgatorio è il poeta latino Virgilio, che riveste il ruolo di guida spirituale. I personaggi che i due incontrano nei gironi infernali, appartengono non solo alla storia e alla mitologia, ma sono anche contemporanei dell’autore, che non esita a condannare i mali del tempo, e in particolare la corruzione di clero e papato. Per questo motivo La Divina Commedia è considerata anche un’opera politica. Nel Purgatorio, si trovano invece coloro che nel corso della vita compirono peccati più lievi; anche l’anima di Dante, nel corso della salita, si alleggerisce del peso delle sue colpe. Nel Paradiso Dante incontra l’amata Beatrice, che lo conduce attraverso i cieli, tra angeli, santi e beati, fino al cospetto di Dio, in un crescendo di luminosità e di purificazione
3. Il nome della rosa, di Umberto Eco
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Trama: Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
4. Piccolo mondo antico, di Antonio Fogazzaro
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Trama: Ambientato sul lago di Lugano: ora calmo, ora tempestoso, idilliaco e impassibilmente crudele, quasi un protagonista. Il lago è anche testimone del sorgere dell’amore fra Luisa e Franco, un amore presto avversato a causa delle differenze sociali che dividono i due innamorati. Attorno a questo centro narrativo si dispongono tutte le altre figure (dalla nonna marchesa, fiera oppositrice dell’unione fra i due, al professor Gilardoni, ai tanti personaggi di un mondo di provincia nell’Italia risorgimentale) e i molteplici temi del romanzo: la scoperta della irriducibile diversità fra Luisa e Franco, la crisi del loro rapporto che si altera in un dissidio di natura religiosa, soprattutto dopo la morte atroce della figlia, la contesa sul testamento. Le vicende di natura patriottica con fughe e inseguimenti contribuiscono a dare vita e movimento a un ambiente provinciale altrimenti inerte, «segregato dal mondo grande».
5. Le tigri di Mompracem, di Emilio Salgari
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Trama: Primo capitolo del ciclo indomalese di Emilio Salgari. E' qui che ci viene introdotta la splendida figura letteraria di Sandokan : giovane superstite allo sterminio della propria famiglia, sovrana nel Borneo, da parte degli invasori europei. Mosso da spirito di vendetta, accompagnato dai suoi fedeli tigrotti, vivrà rocambolesche e piratesche avventure per poi scoprire l'amore..
6. Uno, nessuno, centomila, di Pirandello
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Trama: La storia narra di Vitangelo Moscarda, un uomo ordinario che ha ereditato un cospicuo patrimonio dal padre e vive di rendita. Un giorno la moglie Dida gli fa notare un piccolo difetto fisico di cui non si era mai accorto: il naso leggermente storto. Questa semplice e apparentemente innocua osservazione gli fa capire quanto gli altri abbiano una percezione di lui completamente diversa da quella che egli ha di se stesso. Ciò lo scaglierà in un vortice di annullamento umoristico e folle del proprio io, fino a diventare Uno, nessuno e centomila.
7. Arlecchino servitore di due padroni, di Carlo Goldoni
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Trama:  La commedia si apre a Venezia in casa di Pantalone de’ Bisognosi, anziano mercante che sta assistendo alla promessa di matrimonio tra sua figlia, Clarice, e Silvio, figlio del Dottore Lombardi. I due sono innamorati ed è una fortuna che possano promettersi, dato che Federigo Rasponi, agiato torinese cui Clarice era destinata, è morto in una lite a causa della sorella di lui, Beatrice. Alla promessa assistono Smeraldina, giovane serva di Clarice a casa di Pantalone e Brighella, locandiere veneziano che fa da testimone. Inaspettatamente, nella scena irrompe Truffaldino, il giovane servo venuto per annunciare il suo padrone; si tratta proprio di Federigo Rasponi, venuto in Venezia per incontrare la sua futura sposa e per chiarire gli affari sulla dote della ragazza. In realtà, colui che si presenta in casa degli allibiti personaggi è Beatrice Rasponi, sorella del defunto in vesti da uomo, per poter andare in cerca di Florindo Aretusi, suo amante fuggito a Venezia in seguito al colpo mortale inferto di sua mano proprio a Federigo e che lei sta inseguendo.
8. Il castello dei destini incrociati, di Italo Calvino
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Trama: Alcuni viandanti, attraversando un bosco, raggiungono un castello dove si fermano a banchettare; qui si avvedono di aver perso l'uso della parola, e decidono quindi di raccontarsi le reciproche avventure facendo ricorso ad un mazzo di tarocchi che l'oste ha messo a loro disposizione. Poggiando sul tavolo le varie carte in sequenza si ottengono diverse narrazioni per diverse disposizioni. Tutti i racconti sono legati gli uni agli altri dalle stesse carte già posate sul tavolo e s'intrecciano narrando eventi, luoghi e storie completamente distinti. La particolarità è che, narrata una storia, e interpretata in modo del tutto individuale da ciascuno dei protagonisti; è possibile sviare da un percorso narrativo per seguire nuove strade e nuovi filoni. È possibile che una stessa sequenza di carte rappresenti storie diverse a seconda che la si legga dall'inizio oppure dalla fine.
9. Cuore, di Edmondo De Amicis
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Trama: Diario immaginario di un bambino di quarta elementare, Cuore narra gli episodi lieti e tristi di un intero anno scolastico, inframmezzati da nove racconti esemplari in forma di dettato, tra cui i celeberrimi Piccola vedetta lombarda, Tamburino sardo, Dagli Appennini alle Ande.
10. La lunga vita di Marianna Ucrìa, di Dacia Maraini
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Trama: Sicilia, prima metà del Settecento. Marianna Ucrìa è destinata dalla famiglia a sposare l'uomo che, da bambina, la violentò lasciandola muta e sorda per lo spavento. Ma la lettura aprirà uno spiraglio inatteso nella sua esistenza da reclusa, insegnandole a conoscere il mondo al di là dei confini ristretti della quotidianità.
Onorevoli menzioni:
Decamerone, di Giovanni Boccaccio
Pinocchio, di Collodi
I Beati Paoli, di Luigi Natoli
Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di lampedusa
Sicuramente non avrò citato autori di classici della lettaratura italiana che molti di voi amano, perciò non esitate a segnalarmi i vostri preferiti nei commenti.
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cristianesimocattolico · 6 years ago
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Maria Goretti, lo scandalo della santità autentica
Maria Goretti, lo scandalo della santità autentica
Oggi ricorre la memoria liturgica di santa Maria Goretti (1890-1902), una fanciulla che preferì la morte pur di custodire la propria verginità. Una virtù che nella nostra epoca sa di scandalo per l’ideologia dominante, che vede il sesso come fine a sé stesso anziché ordinato a un bene più grande. Che fu poi compreso dal suo carnefice, capace con l’aiuto del Cielo di una vera conversione.
(more…)
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jave-05-little-doll · 4 years ago
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Naomi ♡ Campbell
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“Alessandro Dell'Acqua” ad, 2002
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Il tuo bellissimo Abito, Stile ed Eleganza... Your beatiful Dress, Style and Elegance... - With "Love." L + V - Studio Fotografico Alessandro Biggi SARZANA (prov. #laspezia) FOLLOW US in @alebiggiweddingstudio Per info: [email protected] Disponibili a trasferte in ITALIA - EUROPA #dress #tellaro #sony #versilia #destinationwedding #wedding #kiss #weddingday #tuscanywedding #liguriawedding #weddingphotography #matrimonio #weddingitaly #weddingtuscany #instawedding #weddingparty #weddingideas #love #weddingphoto #weddingtime #igersliguria #engagement #portovenere #dreamwedding #weddings #weddingphotographer #cinqueterre #matrimonioliguria #sarzana (presso Sarzana) https://www.instagram.com/p/BnxsWgEBMCy/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=yk3gxnyw15ed
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spazioliberoblog · 4 years ago
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CIVITAVECCHIA CITTA’ APERTA
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦ Siamo  in Cielo. Non quello astronomico fatto di ossigeno ed elio. Siamo nell’Aldilà, padiglione beati, settore prelati  benpensanti. Padre Alberto ha ricevuto visita da Alessandro Cialdi proveniente da un settore del Purgatorio, padiglione buona condotta. I due amici parlano dell’esser stati. .   .   . PADRE ALBERTO “Giammai in vita paventai per me, considerando il…
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giancarlonicoli · 4 years ago
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25 mar 2021 19:50
“PALAMARA E SALLUSTI SONO FUORI DI TESTA O DICONO LA VERITÀ?” – VITTORIO FELTRI: “SE ‘IL SISTEMA’ FOSSE UNA RACCOLTA DI BALLE, SAREBBE AL CENTRO DI MILLE CAUSE. E INVECE LA CORPORAZIONE DEI GIUDICI NON HA APERTO BOCCA, NON SI È DIFESA, NON HA REPLICATO. E PENSARE CHE MOLTE PAGINE RACCONTANO SCANDALI CHE FANNO ACCAPPONARE LA PELLE” – “IL PARTICOLARE PIÙ STRANO, INCOMPRENSIBILE, È CHE NEMMENO SERGIO MATTARELLA HA BATTUTO CIGLIO, COME SE…”
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Vittorio Feltri per "Libero quotidiano"
Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, ha scritto un libro-intervista con Luca Palamara, il magistrato più famoso d' Italia per aver vuotato il sacco delle schifezze prodotte dall' Ordine giudiziario in vari momenti e circostanze.
Naturalmente noi poveri tapini non siamo in grado di appurare se tutto quanto è stato inserito nel volume risponda a verità.
Ma così, a fiuto, siamo propensi a credere che il testo, dalla prima all' ultima parola, sia un condensato di fenomeni accaduti sul serio.
Inoltre, ad avvalorare la nostra supposizione c' è il fatto acclarato che nessuno di coloro citati nel volume abbia sporto querela per diffamazione, nonostante esso sia in circolazione da un mesetto e in testa alle classifiche delle opere editoriali più vendute.
Se fosse una raccolta di balle, ovvio che invece sarebbe al centro di mille cause. Niente.
Le vicende narrate da Sallusti non sono state contestate da alcuno. La corporazione dei giudici non ha aperto bocca, non si è difesa, non ha replicato.
E pensare che le pagine, molte, raccontano scandali che fanno accapponare la pelle.
Io lettore, diciamo pure sgamato, sono rimasto basito e sarei ansioso di leggere qualche replica difensiva da parte dei protagonisti delle porcate.
A questo punto mi domando: se Palamara fosse stato un matto e Sallusti un dissennato, almeno un cane avrebbe abbaiato? Silenzio totale.
Nessuno si degna di smentire o almeno di protestare. Macché, tutti zitti e con la coda tra le zampe come se la confessione di Palamara fosse un libro giallo avulso dalla realtà.
Eppure sono curioso di sapere come certe denunce sono state accolte dalle toghe, molte delle quali tacciate quantomeno di complicità con i registi del sistema.
Però il particolare più strano, incomprensibile, è che nemmeno Sergio Mattarella ha battuto ciglio, come se la grave questione non lo riguardasse, mentre egli, in qualità di presidente della Repubblica, è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura. In altri termini è il capo delle toghe. Tuttavia non ha sentito l' esigenza di fare chiarezza mediante una indagine finalizzata a stabilire la verità. Non importa quale.
Magari i giudici sono tutti santi se non proprio beati, noi non intendiamo gettare la croce su alcuno, ma avremmo il diritto di scoprire se Palamara e Sallusti sono fuori di melone oppure si sono limitati a diffondere ragionevolmente le nefandezze commesse dalla casta giudiziaria. Alla prima carica dello Stato non mancano gli strumenti per capire cosa sia successo e magari provvedere a dare una ripulita in una casa che è pure sua.
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/05/25/tesori-e-inventari-della-cattedrale-di-nardo-sec-xv-xix/
Tesori e inventari della Cattedrale di Nardò (sec. XV-XIX)
Dalla prefazione di Maurizio Nocera
SUI LIBRI SACRI DEGLI INVENTARI
DELL’ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI NARDO’
  Giuliano Santantonio è un dotto uomo di chiesa, e di chiesa tratta in questo volume. Trattasi infatti del patrimonio storico e sacro-oggettuale della Cattedrale di Nardò. La sua ricerca, di difficile impegno (lui stesso lo afferma nella sua introduzione), ha seguito un percorso rintracciabile nelle Visite Pastorali di differenti Vescovi succedutisi sulla cattedra della Diocesi neritina. Il suo campo d’indagine è stato il deposito del ricco Archivio Storico Diocesano di Nardò (ASDN), da lui stesso indicato in un suo precedente saggio Ecclesia Mater[1] come il luogo in cui
«oltre agli atti delle visite pastorali, conserva una grande quantità di altre fonti documentarie, come per esempio i processi benificiali».
L’autore, ovviamente, scrive pure che in quell’archivio c’è molto altro ancora. Per cui la ricerca non finisce con questo suo nuovo saggio.
A premessa di quanto qui si leggerà, va detto che sarà utile sapere che Giuliano Santantonio si è già cimentato con queste stesse fonti in occasione appunto del libro Ecclesia Mater citato nel quale, con una prosa asciutta ed eloquente, ha fatto conoscere i differenti avvicendamenti architettonici e manutentivi della costruzione della fabbrica della Matrice neretina, costruita sul sito di una più antica chiesa (sec. XI) su pianta basilicale di origine normanna, attribuita       «all’iniziativa di Goffredo l’Inclito (1035-1100), conte di Conversano e di Nardò».
Qui, a differenza della precedente ricerca, l’autore riporta gli inventari (tutti scritti in latino, ad eccezione di uno, e da lui tradotti) degli oggetti sacri posseduti dalla cattedrale a iniziare da quelli indicati nelle tre Visite Pastorali di Mons. Ludovico De Pennis (16 giugno 1451 – gennaio 1483 deceduto), la prima effettuata nel 1452, con le aggiunte redatte in una sua seconda Visita (1460), ed ancora altre aggiunte rilevate in una terza Visita (1485), quest’ultima compiuta dal suo successore Mons. Ludovico De Justinis (31 gennaio 1483 – 1492 deceduto).
Leggendo e rileggendo gli Inventari di una così importante chiesa salentina, per me laico ma sempre attento agli eventi della Chiesa, mi sono chiesto cosa sottolineare della grande massa di oggetti e paramenti sacri elencati durante le diverse Visite Pastorali in un arco di tempo così lungo (1452-1763). Sicuramente, a causa di una mia sorta di “deformazione professionale”, la curiosità mi ha portato a puntare lo sguardo sui libri posseduti dalla diocesi. Grande è stato sempre il mio interesse per i libri liturgici e in genere religiosi, soprattutto per la loro straordinaria bellezza tipografica, e penso alla grande Bibbia delle 42 linee di Gutenberg del 1454[2]. Occorre dire che da sempre la Chiesa ha dato massima importanza ai libri. Ricchissima è l’iconografia cristiana che mostra immagini di apostoli, di santi e sante, di martiri e martirizzati, di beati e beate con tra le mani codici, cartigli o Exultet. Si pensi ad esempio a san Paolo, l’apostolo delle genti, che viene raffigurato con due immancabili attributi: la spada e il codice. La spada perché antico servitore (esattore) della Giudea e il codice, contenente i suoi scritti sulla base dei quali verrà poi edificata la Chiesa di Roma…
  Note
[1] Ecclesia Mater. La fabbrica della cattedrale di Nardò attraverso gli atti delle visite pastorali, Congedo, Galatina 2013.
[2] La biblioteca “Antonio Sanfelice” della diocesi di Nardò-Gallipoli vanta il possesso della rarissima edizione della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. In folio, fu stampata nel 1470 da Johannes Andreas, per i tipi di Conrad Sweynheim e Arnold Pannartz, prototipografi renani, allievi di Gutenberg, che, stabilendosi a Subiaco, e poi a Roma, introdussero l’arte tipografica in Italia. L’esemplare neritino, con coperta in pergamena rigida, è miniato con fregi floreali e geometrici; nelle prima pagina riporta un bellissimo stemma degli Avogadro. Oltre a numerosi capilettera miniati, contiene un’epistola a Joh. Andreae, Alariensis episcopi. Dell’esemplare sono note solo altre 14 copie, conservate in importanti biblioteche italiane ed in quella vaticana (Cfr. M. Gaballo, La biblioteca “Antonio Sanfelice” della diocesi di Nardò-Gallipoli. La restitutio ad integrum di una pregevole raccolta defraudata, in D. Levante (a cura di) Studia Humanitatis. Scritti in onore di Elio Dimitri, Barbieri Selvaggi, Mottola 2010, pp. 167-208). Sull’edizione neritina Alessandro Laporta ha scritto: “l’incunabolo posseduto dalla Biblioteca Vescovile di Nardò, esemplare che surclassa le due edizioni pliniane possedute dalla Biblioteca Innocenziana di Lecce (1483) e dalla Consorziale di Bari (1496). L’ex-libris della copia neritina recita esplicitamente Bibliothecae Episcopii Neritonensis addixit Antonius Sanfelicius Ep[iscop]us Nerit[inus], mentre in calce l’incunabolo reca l’impresa araldica degli Avogadro. Prima di passare al Sanfelice, il Plinio di Nardò appartiene verosimilmente ad uno sconosciuto discepolo di Esculapio che, al verso della carta 374, appunta alcune ricette, rendendo ancora più prezioso questo straordinario documento (A. Laporta, Il Plinio di Nardò. Un incunabolo da riscoprire, in http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/11/alessandro-laporta-il-plinio-di-nardo-un-incunabolo-da-riscoprire/ ).
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danielpiktori-blog · 6 years ago
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Flügellahmes Genie - Warum Leonardo seine Gemälde nicht vollendet haben will
Flügellahmes Genie – Warum Leonardo seine Gemälde nicht vollendet haben will
Von Daniel Thalheim
Anfang Mai 2019 wurde ein Artikel im „Journal of the Royal Society Of Medicine“ veröffentlicht, der die Fachwelt erstaunen lassen könnte. Mit dem Beitrag gelingt es Medizinern, einen Einblick in die letzte Schaffensperiode des Renaissance-Allrounders zu schaffen. Das Genie war in seinen letzten Lebensjahren „flügellahm“. 
  Über Gerüchte und Mutmaßungen zu Leonardos Krankheit
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gregor-samsung · 1 year ago
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" Il 14 gennaio 1990 lasciai il Centro giovanile, dove vivevo e, zaino in spalla, mi incamminai per Korogocho. Fu la mia “discesa agli inferi”! Era la domenica del Battesimo di Gesù e celebrai con i pochi cristiani l’Eucaristia. Spiegai loro con il mio povero kiswahili (lingua ufficiale in Kenya) che avevo scelto proprio quel giorno perché avevo bisogno di essere battezzato da loro. Mi sentivo un piccolo-borghese che aveva necessità del battesimo degli impoveriti. Scelsi di vivere come tutti loro: in una baracca, mangiare quello che loro mangiavano, andare a comprarmi l’acqua con una tanica, vivere la loro realtà quotidiana, spesso violenta e drammatica. Persi subito i venti chili in più che noi occidentali accumuliamo. Soprattutto, gli orrori umani che incontravo mi facevano impazzire. Quante volte fui preso da un profondo sconforto, dal desiderio di sbattere la testa contro i muri della baracca! In quell'immensa distesa di lamiere che è Korogocho si palesava tutta l’assurdità del nostro mondo. Dai buchi della mia baracca potevo vedere i grattacieli di Nairobi, mentre a soli quattro chilometri da Korogocho c’è Muthaiga, la zona residenziale più bella e lussuosa della metropoli, con ville da sogno. Nairobi è una città nella quale, in pochi chilometri, si passa dal paradiso all'inferno. O meglio agli inferi: ce ne sono tanti in quell'area! Il più terribile, forse, sorge a fianco della baraccopoli: l’enorme e spaventosa discarica di Dandora, dove arrivano i rifiuti dei ricchi della capitale, per l’esattezza i rifiuti dei rifiuti; vi lavorano migliaia di persone chiamate “scavengers” (i raccoglitori di rifiuti).
Un giorno, mentre camminavo fra le baracche, fui bloccato da un uomo della discarica, un “gigante” che mi guardò dall'alto in basso: «Muthungu» (bianco), mi disse, «sei il primo bianco che ha avuto il coraggio di vivere qui. Ma chi siamo noi che non ti degni neanche di venire a trovarci?». «È da poco che sono arrivato qui,» gli risposi, «ma hai ragione! Domani, sarò da voi!» Quella sera una delegazione di cristiani venne a trovarmi. Erano visibilmente preoccupati: «Padre, abbiamo saputo che domani vuoi andare in discarica. Non puoi andarci, quelli sono criminali. Ti ammazzano». Restai qualche istante in silenzio, riflettendo su quelle parole: «Io non sono venuto a Korogocho per i santi,» risposi, «ma per i criminali». L’indomani presi lo zaino e mi incamminai. Arrivato in cima alla collina, fui accolto da uno stormo di avvoltoi, davanti a me si spalancò uno spettacolo infernale: un’immensa spianata con montagne di immondizie, ovunque fuochi, centinaia di scavengers: uomini e donne di ogni età, anziani e bambini… Fui preso dal terrore, il primo istinto fu quello di scappare. Per fortuna vidi quel gigante che mi aveva sfidato ad andare in discarica, Jeremias. Gli corsi incontro, quasi per cercare protezione. Quando mi vide, mi guardò con un sorriso ironico: «Muthungu, non pensavo che voi bianchi manteneste le vostre promesse!». "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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pangeanews · 5 years ago
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Roberto Herlitzka, il re del teatro italiano, riparte da zero, sovverte i canoni della cultura italiana, mette in ridicolo i cliché della fama con la miracolosa nobiltà del rischio. Un incontro
Quando arriva, la ragazza mi sussurra, “Arriva il re”. La macchina atterra fino alla soglia del piccolo spazio scenico. Lui scende. Non ha lo scettro ma una stampella. Il viso è quello, indimenticabile. Spigoloso. Rapace. Come se dell’aria, del mondo, frugasse con delicata violenza il cuore. È un re, ha ragione.
*
Lo accompagna, prendendolo sotto braccio, mentre il re impartisce la sua rude benedizione a chi gli corre incontro, ‘Pino’ LePera, il figlio di Tommaso, il più grande fotografo di teatro in Italia. ‘Pino’, come sempre, è elegantissimo, educato, eccitabile. È nato a teatro, anima i musoni, è una roulette di aneddoti, se gli chiedi qualcosa, qualsiasi cosa – a patto che tu gli vada a genio –, te la procura in un lampo. Ha le dita tatuate. Mi sfotte, con garbo arcaico, chiamandomi ‘il Professore’: qualche settimana fa abbiamo fatto notte, in una osteria romana, perché di ogni attore mi dettagliava spettacolo di debutto, spettacolo più importante, gossip. L’archivio LePera, in effetti, è una miniera, una giostra per chi ama il teatro.
*
Ho il privilegio di vedere il re in scena. Sembra fragilissimo, eretto sul trono della propria voce. Ma quando parla… “Perché trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! — Eh! che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi!”. Scuote la stampella, qualcuno ha messo la corona al re, è Enrico IV.
*
Il caso mi porta dentro la macchina teatrale. Una ragazza suggerisce a Roberto Herlitzka le parole, lui le ripete, ogni volta in un tono diverso, come se dell’uomo conoscesse ogni recesso e dei sentimenti ogni sfumatura. È un miracolo. Alle parole di Herlitzka non credi: vi obbedisci. Poi scherza, questo titano, questo re del teatro italiano, per cui ogni premio, anche il maximo, sarebbe un’offesa, non ha nulla da aggiungere al genio, “dovrei cambiare mestiere, vedete, non so la parte”, dice.
*
Devo ripetere la geologia attoriale del re? Allievo di Orazio Costa, ha lavorato con tutti, da Luca Ronconi a Lavia, Missiroli, Squarzina. Al cinema ha assecondato Lina Wertmüller, Marco Bellocchio, Roberto Andò, Paolo Sorrentino, tra i tanti – in tivù, tra le tantissime cose, lo ricordo nella fiction tratta da Il nome della Rosa. L’anno scorso doveva essere a teatro con Franco Branciaroli, per Falstaff e il suo servo. Non è riuscito. Si è ripreso. Ha preteso di fare Enrico IV. Il re. Il re del teatro.
*
Di titani, in verità, ho il privilegio di vederne due. Me ne sto assiso in alto, al buio. Roberto Herlitzka ha movimenti minuti, regali – Enrico IV, in fondo, inscena il potere incantatorio del teatro e il suo tabù, la follia del credervi. Lo guida Antonio Calenda, prometeo della regia teatrale. Lui un Enrico IV lo ha già fatto: era il 1981, con un magnifico Giorgio Albertazzi. Il rapporto tra Calenda e Herlitzka dura da cinquant’anni. Nel 1969 Calenda realizza un Coriolano con lui, Gigi Proietti e Mario Sciacca; all’ombra di Shakespeare accade quell’altra produzione mirabile, il Re Lear del 2004, con Daniela Giovanetti – in scena anche per questo Enrico IV, elfica certezza –, Luca Lazzareschi e Alessandro Preziosi. Ancora un re. I due, insieme, non si limitano al classico canonico: nel 1971 lavorano a Il balcone di Jean Genet, con Sergio Tofano, Franca Valeri, Milena Vukotic, che vulcanica voglia di nuovo, che aristocrazia del rischio.
*
Il punto, però, è un altro. Lo chiamerei: la nobiltà della sfida. Anzi: il sovvertimento dei valori culturali. Roberto Herlitzka fa Enrico IV per la regia di Antonio Calenda. Dove sta il nuovo? Nel fatto che Herlitzka sceglie, senza sotterfugi, il sottosuolo. Non va su un grande palcoscenico, nell’alcova di un sontuoso teatro. Sceglie uno spazio off, austero, graniticamente rude – cioè: sacro – come il Teatro Basilica in San Giovanni in Laterano. Poco meno di cento posti, una sorta di tabernacolo in pietra sotto il santuario della Scala Santa. Uno spazio selvatico, scomodo, roccioso – perciò, lo ridico: sacro. Herlitzka replica al ridicolo della cultura italiana odierna partendo da zero, guadagnandosi una nuova giovinezza, rifiutando le luci della fama. L’Enrico IV – che sarà in scena dal 25 febbraio all’8 marzo prossimi – è costruito con Calenda insieme ai ragazzi del Gruppo della Creta, coordinati dal regista assistente Alessandro Di Murro. C’è una povertà miracolosa, l’autentico, lo sfolgorio del candore, qui. Quando Herlitzka, dopo quasi quattro ore di prove, se ne va, sorride a tutti, “onorato”, dice, chinando di poco la testa, il re.
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La sera, accade il miracolo numero due. Al Teatro Basilica vedo Back to Beckett, spettacolo costruito assemblando alcune parti dei romanzi del divo Samuel. La scelta di Marco Carniti – il regista – è perfetta: ribalta i ruoli (gli spettatori siedono nello spazio scenico), copre le seggiole con un velo, quasi una nebbia, il gioco di luci&suoni e la presenza muta, mutante di Dario Guidi, è ottima. Stupefacente, piuttosto, è Francesca Benedetti, attrice mitologica – classe 1935, ha lavorato con Costa, Proietti, Gazzolo, Ronconi, Strehler, Tiezzi, nel 1959, in Uomini e nobildonne, ha recitato con Vittorio De Sica, per dire – che urla, sbatte, sbraita, bercia di sesso, scoreggie, ano, defecazione beckettiana. Sputa, erutta incomprensioni, si sdraia, stravacca, scompare. Ha la faccia pitturata e un paio di pittoreschi occhiali. Non ha paura di nulla, Francesca. Questa diva, dico, non ha paura di eccedere, di sputtanarsi, si cede, totalmente, all’atto teatrale. Potrebbe apparire grottesca, invece è grande: sono gli spettatori, improvvisamente, al suo cospetto, a sentirsi inermi, ridicoli. Che lezione. (d.b.)
*In copertina: Roberto Herlitzka nelle vesti di “Enrico IV” per la messa in scena, sotto la direzione registica di Antonio Calenda, al Teatro Basilica in Roma; photo Tommaso LePera
L'articolo Roberto Herlitzka, il re del teatro italiano, riparte da zero, sovverte i canoni della cultura italiana, mette in ridicolo i cliché della fama con la miracolosa nobiltà del rischio. Un incontro proviene da Pangea.
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cristianesimocattolico · 8 years ago
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San Francesco di Sales, la sua missione in terra protestante
San Francesco di Sales, la sua missione in terra protestante
Oggi, nel giorno della traslazione della sua salma ad Annecy, ricorre la memoria liturgica di san Francesco di Sales (1567-1622). Il suo impegno a difesa dell’ortodossia cattolica accompagnò tutta la sua vita da consacrato, che dedicò a far ritornare alla Chiesa il maggior numero possibile di fratelli convertiti al calvinismo. (more…)
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sonyclasica · 6 years ago
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MUSICA FIATA Y CAPELLA DUCALE
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BODA REAL, MUNICH 1568
Los conjuntos Musica Fiata y Capella Ducale, bajo la dirección de Roland Wilson, han grabado un disco dedicado a la música que acompañó a la Boda Real celebrada en Munich el 22 de febrero de 1568, que fue dirigida por Orlando di Lasso y está considerada como uno de los eventos musicales más importantes del siglo XVI.
Lasso compuso varias piezas específicas para esta ocasión pero el disco también contiene obras de contemporáneos suyos, como Annibale Padovano y Alessandro Striggio, que también sonaron en la boda del príncipe Guillermo de Baviera y Renata de Lorena. El álbum contiene la Misa que se intérpreto en la boda, así como la música de banquete muy colorida que fue descrita de forma detallada por uno de los cantantes de la Cortte, Massimo Troiano.
La boda tuvo lugar en la Corte del Duque Albrecht V de Baviera y las celebraciones se prolongaron durante dos semanas y atrajeron a miembros de la aristocracia y embajadores de toda Europa. Bajo la dirección de Orlando di Lasso, la música fue interpretada por grandes conjuntos musicales como las Hofkapelle de Munich, Graz e Insbruck. Lasso compuso diversas obras para la ocasión pero también incluyó piezas como la Misa de Annivable Padovano o un Motete de Alessandro Striggio.  
Las misas diarias y los banquetes fueron los principales eventos musicales de las celebraciones. La grabación que ahora se presenta sólo puede mostrar una pequeña muestra de la música que se interpretó en aquella oportunidad, pero se sigue la descripción que realizó Troiano e incluso se han reconstruido instrumentos de la época como la dolzaina, la cornamusa y el trombón contrabajo.
Musica Fiata fue fundado en 1976 como un conjunto para la interpretación de la música de los siglos XVI y XVII en instrumentos de época auténticos. El extenso estudio de las fuentes originales sobre la interpretación, los instrumentos originales de este período y las técnicas para tocarlas llevaron al desarrollo de un estilo y un sonido característico.
El conjunto ha aparecido como invitado en festivales importantes como Brujas, Praga, Copenhague, Utrecht, Barcelona, ​​Venecia, Ravenna, Israel, Ansbach, Graz, Breslau y York. Además de realizar numerosas grabaciones para radio y televisión, Musica Fiata tiene una impresionante discografía de 30 CD en los sellos Sony Classical, Deutsche Harmonia Mundi, Pure Classics y CPO. Varios de ellos han ganado premios internacionales.
La Capella Ducale fue fundada en 1992 por Roland Wilson como un complemento de Musica Fiata para asegurar una unidad estilística en obras más grandes. El éxito del primer CD para Sony, con música de “Selva Morale” de Monteverdi, les llevó a recibir invitaciones para festivales de toda Europa. Otras grabaciones han consolidado la reputación de un conjunto que ha conseguido grandes éxitos junto a Musica Fiata.  
Roland Wilson estudió trompeta en el Royal College of Music de Londres. Debido a su interés por la música de los siglos XVI y XVII, aprendió a tocar el “cornetto” y continuó sus estudios en el Conservatorio Real de La Haya. Como fundador y líder de Musica Fiata, ha actuado en los principales festivales de toda Europa y, además, ha participado como invitado en otros conjuntos de renombre.
Su trabajo se enfoca ahora en Musica Fiata y La Capella Ducale, así como en la investigación sobre la práctica de la interpretación de la época y sus propias ediciones de obras no descubiertas anteriormente. Su notable conocimiento de la música del siglo XVII le ha permitido reconstruir versiones incompletas de obras de compositores como Biber, Scheidt, Valentini, Buxtehude y Gabrieli, siempre respetando el estilo original del compositor. Sus actuaciones están marcadas por la combinación de precisión histórica e inspiración artística.
CONTENIDO
MISSA FESTIVA
1.Orlando di Lasso (1532-1594)        Beati omnes qui timent Dominum à 5
2.Annibale Padovano (1527-1575)    Missa à 24: Kyrie
3.Annibale Padovano                         Missa à 24: Gloria
4.Orlando di Lasso                            Laudate Dominum, quoniam bonus à 7
5.Annibale Padovano                         Missa à 24: Credo
6.Orlando di Lasso                             Exsultate justi à 4
7.Annibale Padovano                         Missa à 24: Sanctus, Benedictus
8.Annibale Padovano                         Missa à 24: Agnus Dei
9.OrlandodiLasso                             Laudate Dominum omnes gentes à 12
BANQUET
10.Annibale Padovano                       Aria della Battaglia à 8
1.Course
11.OrlandodiLasso                          Laudate pueri Dominum à 7
2. Course
12.AlessandroStriggio(1536-1592)   Lasciat’hai, morte, senza sol il mondo à 6
3. Course
13.Cipriano de Rore (1516-1565)         Mirabar solito laetas à 6
4. Course
14. Andrea Gabrieli(1532-1585)           O passi sparsi à 12
5. Course
15. OrlandodiLasso                            Quid trepidas à 6  
6. Course
16.OrlandodiLasso                             Domine, quid multiplicati sunt à 12
7. Course                                                
17.OrlandodiLasso                             Decantabat populus à 7
Fruit                                                      
18.AlessandroStriggio                        Ecce beatam lucem à 40
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alessandroph · 7 years ago
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Portraits / book / Photoshop Alessandro Di Laurenzio #beatiful #cutecouple #love
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    Il mistero racchiuso nel mosaico
della cattedrale di Otranto,
Re Artù, i Merovingi, i Vangeli Gnostici
    Una vista del Mosaico di Otranto all’interno della Cattedrale
      Sulla punta del tacco dello stivale, l’Italia, si trova la “Porta d’Oriente” nel punto più orientale della penisola, Otranto, antico capoluogo della Terra d’Otranto, con Lecce, Brindisi e Taranto.
Riconosciuto come Patrimonio Culturale dell’UNESCO quale Sito Messaggero di Pace, ed è entrato a far parte del club I borghi più belli d’Italia.
Importante centro turistico del Salento, con le sue bianche spiagge, che non hanno nulla a che invidiare a quelle caraibiche, conserva un nucleo storico molto particolare, suggestivo e ricco di misteri, che si racchiudono all’interno della cattedrale.
Edificata sui resti di una domus romana, fu dedicata alla Vergine Annunziata, al suo interno vi sono conservati i teschi dei Beati Martiri di Otranto, cittadini decapitati dai Turchi sul Colle di Minerva il 14 agosto 1480, per non aver voluto rinnegare la fede cristiana.
La ferocia dei turchi, che demolirono la facciata della cattedrale, non riuscì però ad intaccare l’interno, che conserva il suo tesoro più prezioso, un immenso mosaico, il più grande d’Europa, che ricopre tutto il pavimento della chiesa.  
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  Il mistero racchiuso nel mosaico della cattedrale di Otranto
    Il Mosaico della Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto, ricopre il pavimento delle tre navate, realizzato tra il 1163 e il 1165, per opera del monaco basiliano Pantaleone, insieme ad un nutrito gruppo di artisti, è lungo 16 metri, parte dall’ingresso per arrivare alla parte terminale della chiesa dove trova posto l’abside.
Nel suo complesso, visivamente, appare come l’albero genealogico, è la rappresentazione dell’Albero della Vita, uno spaccato della cultura del medioevo molto originale, tanto da considerarlo un vero e proprio mistero di arte e di fede, denominato “l’enigma di Otranto”, ha come figura centrale l’Albero della vita, lungo il quale si svolgono le principali rappresentazioni ma, cosa non molto chiara, la narrazione, la cronologia, parte dall’apice dell’albero, per poi svilupparsi verso le radici e non al contrario, come è logico supporre, sembra quasi che la crescita dell’albero spinga verso l’alto i fatti svoltisi, dal momento della sua prima nascita e sviluppo.
Due tronchi minori percorrono le navate laterali, fra i rami di quello centrale, incontriamo storie della Bibbia, come la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, la costruzione dell’arca di Noè, Caino e Abele, la Torre di Babele, Salomone e la Regina di Saba.
In una serie di cerchi, sono rappresentati i dodici mesi dell’anno con i lavori relativi alle diverse stagioni, cioè la vita terrena e quotidiana.
La rappresentazione del Mosaico nell’abside
Inseriti nel mosaico, compaiono i protagonisti di leggende medievali, come Re Artù e Alessandro Magno e personaggi dei miti pagani, come Sansone, Diana e Atlante, oltre ad un intero bestiario medievale, ricco di ambigui significati simbolici.
Nell’abside, sono presenti gli “episodi” del Libro di Giona, ma anche una scena di caccia al cinghiale, vi è rappresentato Sansone che lotta contro un leone, un gigantesco drago alato che stritola fra le sue spire un cervo, due scimmie che mangiano frutta, un essere umano con testa d’asino, altre tre figure umane.  
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  Il Presbiterio nella cattedrale di Otranto
    Nell’area del presbiterio, subito davanti all’altare troviamo sedici medaglioni o ruote con all’interno rappresentazioni che indirizzano ad animali o figure umane mitiche, un Toro, un Behemot, un Leviatano che tiene tra le fauci una lepre e viene a sua volta assalito da un leone che ne addenta la coda, un Dromedario rampante, un Elefante con stella a cinque punte, una Lonza, probabilmente una lince, con volpe insanguinata, un’Antilope, un Centauro, un Cervo ferito, un Unicorno, la Regina di Saba, il Re Salomone, una Sirena che stringe nelle mani, le sue due code, un Leopardo e un Ariete, in basso centralmente con il vertice dell’albero i due medaglioni con Adamo ed Eva, tra i vari medaglioni vengono rappresentate varie figure animali, fra cui un asino che suona la lira.
  La sezione del Mosaico dedicata ai sedici medaglioni sotto l’altare
    il significato di alcune rappresentazioni
    Le varie raffigurazioni non hanno un significato molto chiaro, Adamo ed Eva, con i medaglioni intersecati dal serpente, rappresentano il peccato, “Eva prese il frutto dall’albero della scienza del bene e del male e ne mangiò…poi ne diede ad Adamo che era con lei, e anch’egli ne mangiò”, il Behemot rappresenta nel mosaico, il simbolo delle potenze malvagie che si oppongono a Dio.
Il Leviatano, che simboleggia le forze del male e del caos che si oppongono a Dio, qui rappresenta il dominio di Dio, su tutto ciò che questo mostro simboleggia, dominio che l’uomo non può esercitare e, qui rappresentato dalla volpe, animale indifeso che pone tutta la sua speranza in Dio.
Il Dromedario simbolo dell’umiltà, della docilità e della temperanza, qui invece rampante e quindi simbolo di superbia, l’Elefante con la stella a cinque punte, simbolo di intelligenza e memoria, se le sue ossa o pelle vengono bruciate, l’odore scaccia e mette in fuga i rettili nocivi e velenosi, quindi chi conserva dentro di sé le opere e i comandamenti di Dio non può essere attaccato dai malvagi, mentre la stella a cinque punte, simboleggia la relazione tra il numero cinque e i cinque sensi dell’uomo.
Le Sedici ruote del presbitero
La Regina di Saba, incoronata e che tende una mano a Re Salomone, indica l’allegoria del medioevo, a riconoscere nella Regina, la Chiesa, mentre Re Salomone conserva nella mano sinistra lo scettro, mentre la destra è sollevata e con le dita indice e medio sollevate e unite in segno di fedeltà a Dio e al Regno.  
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  L’Albero della Vita
    Al di sotto del presbiterio e alla raffigurazione dei sedici medaglioni viene rappresentato l’episodio di Adamo ed Eva,nella parte sinistra della navata, nell’Eden e poi, sulla destra, cacciati da un cherubino, fuori dal Paradiso Terrestre, la cui porta è sorvegliata da un uomo con un bastone e qui Adamo ed Eva, escono dal Paradiso Terrestre scortati da uno dei protagonisti del ciclo bretone e cioè Re Artù, a cavallo di un caprone.
Sul lato destro, a fianco di Adamo e Eva, è raffigurata la vicenda di Caino e Abele e subito sotto, sempre all’interno di medaglioni, questa volta 12, sono raffigurati i segni zodiacali e le varie attività che si svolgono nei dodici mesi corrispondenti, riguardanti i lavori dell’uomo, dall’arare la terra , la raccolta del grano, la caccia al cinghiale, la vendemmia ma anche scene di ozio, come un uomo nudo che si pulisce i piedi, oppure una donna molto elegante seduta su uno sgabello.
Posto sotto i medaglioni con lo zodiaco, la rappresentazione del Diluvio Universale, le gesta di Noè e sotto a sinistra la costruzione della Torre di Babele, altre figure fantastiche compaiono nel Mosaico della cattedrale di Otranto, un animale con quattro corpi e una testa umana, un drago, la dea Diana che uccide un cervo con la freccia, un centauro, una scena di combattimento fra due uomini dotati di mazze e scudi, con accanto un cavallo, altre figure zoomorfe e antropomorfe, un’immagine di particolare interesse, una scacchiera e Re Alessandro Magno che ascende al cielo sopra due grifoni, a rappresentare il “Volo di Alessandro“ e per finire due cavalieri nudi che suonano l’olifante, mentre alle radici dell’albero, sono raffigurati due grandi elefanti.
Nella navata di destra della Cattedrale, tra i rami di un altro Albero, si trovano delle figure zoomorfe, mitiche ed umane, tra cui un Atlante che sembra reggere un Sole policromo e un uomo indicato come Samuele.
In quella di sinistra un altro Albero ma questa volta si rappresenta il Giudizio Universale, diviso in due parti, a sinistra il Paradiso e dunque alla Redenzione, a destra l’Inferno e dunque la Dannazione.
Il Mosaico di Otranto presenta ancora moltissimi aspetti che ancora non trovano spiegazioni fra i suoi studiosi, dal punto di vista invece della simbologia, i rimandi sono ovviamente molteplici, dall’Albero della Vita posto nell’Eden, a quello rappresentato nella Cabala, o del settimo cielo, secondo la religione islamica.
Altro argomento è la totale assenza di raffigurazioni, di scene, come anche di personaggi, del Nuovo Testamento, spiegazione, che ha trovato forse nel divieto di far calpestare tali figure, da parte dei fedeli, come effettivamente si riconosce in altri mosaici pavimentali dell’epoca.  
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  L’interpretazione gnostica del Mosaico
    I personaggi del mosaico, danno luogo a molteplici tesi interpretative, ad esempio quella in chiave cabalistica o gnostica, quest’ultima, ricondurrebbe al mistero che forse più affascina l’umanità da secoli, il Santo Graal, la coppa contenente il sangue di Gesù Cristo, che fu utilizzata dal Salvatore nell’Ultima Cena, con straordinari poteri mistico-magici, tra i quali donare la vita eterna.
Per i Vangeli Gnostici, la coppa utilizzata, sarebbe una metafora a rappresentare in realtà il Sang Real, o la progenie reale, in quanto Cristo sposò Maria Maddalena ed ebbe da lei dei figli, di cui esisterebbero ancora i discendenti.
Lo gnosticismo, fu un’importante corrente del Cristianesimo antico, sviluppatasi nel II-III secolo, in contrasto con la “grande Chiesa”, quella che diverrà la Chiesa cattolica ed ortodossa universalmente riconosciuta.
Un movimento che in generale era contrario all’eredità ebraica del cristianesimo e riteneva che la salvezza dipendesse da una forma di conoscenza superiore e illuminata, “gnosi”, frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità, non dettata dai dogmi della fede, impedendogli di evolvere a Dio e alla Verità.
Gli gnostici identificavano il Dio del Vecchio Testamento con la potenza inferiore del malvagio Demiurgo,Satana, creatore di tutto il mondo materiale, in conflitto con il Dio del Nuovo Testamento, l’Eone, perfetto ed eterno.
Rifiutarono la resurrezione di Cristo, che dopo la sua morte, sarebbe tornato sulla terra solo nella sua forma divina, liberato dal corpo materiale.
Tutte queste convinzioni contrastavano fortemente con i dogmi del cristianesimo e quindi inevitabile che le dottrine gnostiche fossero considerate come eretiche.
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L’Unicorno con il frate di fronte a esso
Gli elefanti con i rami a formare una coppa
    I simboli gnostici del Mosaico di Otranto
    Uno dei simboli più rappresentativi dei Vangeli gnostici presenti nel mosaico e che il monaco Pantaleone conosceva bene, è quello di se stesso, il frate è rivolto verso l’Unicorno, si legge nel “Bestiario Divino”, che l’unicorno viene associato al Vangelo di Verità, un documento gnostico Valentiniano, il brano tratto dal testo è, “L’unicorno possiede un sol corno nel mezzo della fronte. Esso è il solo animale che può vincere l’attacco dell’elefante; L’unicorno rappresenta Gesù Cristo. Che acquista su di sé la sua natura nel grembo della vergine, che fu tradito dai giudei e consegnato nella mani di Ponzio Pilato. Il suo unico corno simboleggia il Vangelo di Verità”.
La figura della regina di Saba è un altro elemento che caratterizza le opere gnostiche, secondo quanto rinvenuto nei codici di Nag Hammadi, l’insieme di testi gnostici cristiani e pagani, Maria Maddalena sarebbe la discendente dell’antica casata, nata dall’unione del re Salomone, con la grande regina etiope di Saba, le pergamene narrano la sua vita, dalla nascita fino all’ascensione, di come incontrò Gesù, di cui era sposa, e dei suoi meravigliosi bambini.
Scendendo lungo l’albero scopriamo i due elefanti, che si trovano in fondo all’albero, sono raffigurati nell’atto dell’accoppiamento e fungono da base all’albero stesso, i suoi rami arcuati formano proprio una coppa, quindi l’unione dei due elefanti sembra quindi dar vita al Graal, che è il grembo in cui nascerà la stirpe regale legata allo stesso Gesù, il vangelo canonico, considerato il più gnostico di tutti, è quello di Giovanni e nel Mosaico di Otranto è rappresentata una strana analogia, Io sono la via, l’albero, il tronco, la via attraverso cui si arriva a Dio, la verità, l’asse che media tra gli estremi della cabala, la vita, l’albero della vita.
Molte altre immagini sono rappresentate nel Mosaico, che hanno una definizione gnostica ma la cosa diventerebbe molto lunga e laboriosa da spiegare, lo scopo è solo quello di creare la curiosità e fare in modo che possiate passare una giornata piacevole, ad ammirare questo capolavoro dell’arte italiana, magari guardandolo con un occhio diverso, ora che ne sapete di più.
    Otranto il mistero del mosaico pavimentale della cattedrale Il mistero racchiuso nel mosaico della cattedrale di Otranto, Re Artù, i Merovingi, i Vangeli Gnostici…
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