#Razzismo
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"Alcuni bianchi odiano i neri e alcuni bianchi amano i neri; alcuni neri odiano i bianchi e alcuni neri amano i bianchi. Quindi, vedi, non è una questione di bianco o nero è una questione di chi ama e chi odia."
- eden ahbez
(George Alexander Aberle, 15 aprile 1908 – 4 marzo 1995)
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Lui è George McLaurin, il primo uomo di colore ammesso all'Università dell'Oklahoma nel 1948, fu costretto a sedersi in un angolo lontano dai suoi compagni bianchi.
Ma il suo nome rimane sulla lista d'onore come uno dei tre migliori studenti del college.
Queste le sue parole:
''Alcuni colleghi mi guardavano come se fossi un animale, nessuno mi parlava, per i professori nemmeno esistevo, raramente rispondevano alle mie domande. Mi sono dedicato così tanto a me stesso, che in seguito i miei compagni hanno iniziato a cercarmi e gli insegnanti hanno iniziato a prendermi in considerazione. Ho smesso di essere invisibile per loro."
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l'ECRI ci chiama fascisti senza dirci che siamo fascisti.
le code di paglia, senza nessuna sorpresa, si sono subito alzate tutte (signor Presidente, che fa?)
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" «Tu, vieni con me!», intimò una guardia di sicurezza in borghese a mia madre. «Perché?». «Lo sai benissimo perché!». La trascinò per il braccio facendola sfilare lungo la coda infinita delle casse, i pantaloni di tre taglie più grandi, su cui inciampava a ripetizione per tenere il passo dell'uomo. Ci spintonò dentro a quello che sembrava più uno sgabuzzino che un ufficio. Il capo della sicurezza era già lì a darci il benvenuto, le sue lenti da vista appoggiate pigramente sulla testa grassa e pelata. «Mia mamma non ha fatto nulla. Perché ci avete portato qui?». La guardia che ci aveva trascinato nel cubicolo strappò la borsa dalle mani di mia madre. Lei oppose resistenza, ma lui la lanciò immediatamente al capo. Senza mai toglierci lo sguardo di dosso, il ciccione ne estrasse un tubetto di fondotinta già parzialmente rimosso dalla confezione di plastica. Ce lo sventolò sotto gli occhi con fare derisorio e schioccò la lingua per esprimere disapprovazione. La donna che mi aveva predicato l’onestà fino a vomitare, a quanto pare era una ladra. Peggio, aveva scelto di rubare il fondotinta più economico del negozio, neanche lontanamente vicino al suo colore, perché in Italia cosmetici per neri non esistevano. Ma i veri ladri erano loro.
Il nuovo centro commerciale aveva già risucchiato la vita delle maggiori attività indipendenti della valle. Ci erano riusciti esibendo la crème de la crème della cucina italiana: risotti scotti e patate troppo unte, verdure bagnate di sale e spruzzate di pesticidi insieme a banane più verdi delle lattughe. La rete di consegna del pane caldo fatto a mano collassò quasi subito. Per risparmiare pochi spiccioli, papà fu uno dei primi traditori a surgelare lotti di pane dal centro commerciale, per poi scongelarli giorno per giorno. Prima ci avventuravamo fino a Celadina per comprare la carne direttamente dal macellaio di fiducia, col grembiule sempre macchiato di sangue. Adesso caricavamo nel carrello polpette ibride e bistecche impanate precotte. Fu poi il turno della pizza. Quella calda e filante sfornata dal forno a legna del nostro pizzaiolo fu sostituita da quella congelata e smunta di una nota marca. E quel poco che avevamo risparmiato nell'affare del diabolico centro commerciale, lo perdevamo ogni volta che c’impilavamo mozzarella e prosciutto, nel tentativo di imbellire la pizza precotta e di renderla mangiabile. Il colosso aziendale aveva fatto piazza pulita, distruggendo quei piccoli riti quotidiani che tessevano la rete di un’intera comunità. Famiglie che facevano giornalmente avanti e indietro dalla lattaia, dal panettiere, in merceria, dal sarto, dal ciabattino. Scambiando due chiacchiere con Giulio, mentre suo figlio ci metteva una vita a tagliarti una fetta di salame. O facendo gossip con Marino, il sarto che non osava sollevare un ago prima di metterti un bel bricco di caffè sul fornello. Adesso se n’erano andati tutti, un’intera generazione di disoccupati. Le strade del centro divennero un deserto. Al loro posto, estranei monitoravano il nuovo centro commerciale attraverso telecamere di sicurezza. "
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020. [ Libro elettronico ]
#Negretta. Baci razzisti#letture#immigrati#umiltà#razzismo#Marilena Umuhoza Delli#letteratura italiana contemporanea#discriminazione#Lombardia#narrativa#Bergamo#Italia#maleducazione#disprezzo#bambini#educazione#stranieri#citazioni letterarie#traumi#stigma#proletariato#ricordi d'infanzia#proletari#Rwanda#centro commerciale#intolleranza#anni '80#piccolo commercio#vita di provincia#madre e figlia
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CONCETTO A CUI TENGO
Su Facebook ho bloccato un commento che era palesemente razzista verso gli ebrei. E ho bloccato anche il commentatore.
Sono una persona che da sempre si oppone all'occupazione e ai crimini perpetrati dallo stato di Israele, dall'esercito israeliano e dai coloni nel West Bank. Sono al fianco del popolo palestinese nella lotta contro il genocidio che sta subendo.
Ma mi è ben chiara una cosa: la responsabilità di questi crimini contro l'umanità è di uno stato, di un esercito, delle persone che appoggiano e mettono in atto le loro politiche. Non consento a nessuno di addossare la colpa di questi crimini "agli ebrei" per fomentare odio verso i popoli. Perché questo è razzismo. Altrimenti dovremmo dire che la colpa è anche degli italiani, visto che lo stato italiano sostiene la politica dello stato di Israele, lo supporta e gli fornisce armi (tra l'altro fornisce armi alle dittature di mezzo mondo). Chi alimenta odio verso i popoli, invece di combattere il dominio che li mette gli uni contro gli altri, fa il gioco degli oppressori e dei guerrafondai.
[L'Ideota]
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"La battuta faceva così: il razzismo sarà finito quando si potrà dire che un negro è uno stronzo. Possiamo dunque dire che la frociaggine (cit. papale) è finita quando anche i busoni hanno cominciato a piazzare i congiunti, realizzando la profezia di Checco Zalone: sono tali e quali a noi, noi normali."
Guia Soncini
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Quanti coglioni.
#L'Italia è un paese di merda#Paraolimpiade#Paraolimpiadi#Rigivan Ganeshamoorthy#Medaglia d'oro#Razzismo#Razzisti#Quanti idioti#Instagram#Zibaldone di pensieri
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Estratto leggendario dal film francese "La crisi!" del 1992.
Già trent'anni fa le contraddizioni del modello multiculturale e della retorica dell'accoglienza erano chiarissime... A chiunque volesse vederle.
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Tutti quelli che hanno fischiato a Geolier si devono vergognare per la loro maleducazione e mancanza di rispetto verso un ragazzo di 23 anni che ha voluto rappresentare la sua città. Il napoletano si parla in Italia a Napoli, non capisco tutto questo odio, questo è razzismo, sono stufo di questa antipatia/odio verso i napoletani.
Intanto lui ha vinto la serata delle cover meritatamente.
LupoSolitario00🐺
#napoli#il ragazzo di napoli#napoletano#luposolitario00🐺#rabbia#Sanremo#sanremo2024#razzismo#nord e sud
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Oggi al lavoro ho avuto il primo primo:
"Mi scusi, posso parlare con un giapponese? Devo chiedere una cosa veloce..."
#sempre gentilissimi loro#persone molto educate e rispettose#Salvini fa così solo perchè non sa come ci si sente#my life in tokyo#lavoro#razzismo#ammetto che non sono brava con le chiamate però sono sempre riuscita a dire quello che dovevo dire
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Imane Khelif ha vinto l'oro olimpico e ha rinfacciato tutto l'odio dei fascisti, misogini, bulli e omofobi.
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Il calcio è tifo, unione, gioia, divertimento, interesse e fedeltà. L'odio, il razzismo, i cori umilianti e l'analfabetismo di certa gentaglia non ha nulla a che fare con il calcio e la passione sportiva. Quello che è successo ieri a Mike Maignan è gravissimo, oltre che vergognoso e inumano, l'ennesima dimostrazione di come l'ignoranza deve restare fuori dagli stadi, anzi, fuori da ogni luogo perché per essa non deve mai esserci spazio.
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Perché siamo (biologicamente) uguali?
Che le razze umane non esistano è un fatto ormai scientificamente assodato. Anche se questa invenzione è sempre stata usata per giustificare il razzismo culturale.
Ognuno di noi è ovviamente una versione diversa di Homo sapiens: la riproduzione sessuale fa un gran bel lavoro di rimescolamento con il materiale genetico che ha a disposizione. Ma siamo lo stesso così simili gli uni con gli altri che è possibile trovare qualcuno dall'altra parte del mondo che casualmente ha un genoma più simile al proprio di chiunque abiti nel nostro stesso quartiere (a meno che non si viva con il proprio fratello gemello, ovviamente).
Certo, nel corso dell'evoluzione il nostro cervello ha sviluppato la capacità di riconoscere e amplificare la percezione delle differenze estetiche e la nostra cultura ne ha fatto un totem di appartenenza etnica. Ma i classici tratti somatici che usiamo per discriminare (colore della pelle, dei capelli e degli occhi, statura, forma del viso, eccetera) sono determinati solamente da una manciata di geni, su un totale che si aggira sui 20mila.
Ovvio che se un aborigeno australiano avesse migliaia di geni identici ai miei ma che codificano solo proteine che influenzano il funzionamento del cuore, del cervello, la composizione del sangue e la struttura ossea, non me ne potrei mai accorgere a colpo d'occhio.
La genetica di Homo sapiens è così poco varia che siamo la specie di primate con meno diversità genetica di tutte. È questo che ci rende così simili gli uni con gli altri. E, tra l'altro, ci espone ad un numero maggiore di malattie genetiche. Potremmo dire che siamo tutti consanguinei.
Secondo l'attuale conoscenza scientifica, il motivo è duplice.
Da un lato, circa 73mila anni fa si è verificata una drastica diminuzione della popolazione. Dall'altro, siamo sempre stati una specie fortemente migratoria.
La diminuzione della popolazione probabilmente è stata causata dalla catastrofe di Toba: l'esplosione di un supervulcano che ha lasciato un cratere di 100 km sull'isola di Sumatra e ha disperso polveri che oscurarono il Sole, rendendo ancor più freddo un pianeta che già stava attraversando una glaciazione.
Questo mise a dura prova gli ecosistemi e provocò una repentina diminuzione degli esemplari di varie specie. Provocando, dal punto di vista genetico, un cosiddetto collo di bottiglia: solo chi sopravvisse potè trasmettere il proprio corredo genetico ai discendenti, e questo ha lasciato una traccia nel genoma delle generazioni successive. I genetisti sono riusciti a datare vari colli di bottiglia di ghepardi, tigri e di molti primati, più o meno nello stesso periodo della catastrofe di Toba.
Per quanto riguarda Homo sapiens, si stima che circa 70mila anni fa fummo vicini all'estinzione: rimasero solo 20-25mila esemplari. O più precisamente, tutti gli 8 miliardi di persone che oggi abitano la Terra derivano da un ristretto gruppo di 20-25mila che vissero in Africa 70mila anni fa. Avrebbero potuto essere di più ma o non si sono riprodotti, o le loro stirpi si sono estinte.
Questo collo di bottiglia ha quindi distrutto gran parte della variabilità genetica esistita precedentemente: ad un certo punto sopravvissero e si riprodussero molti meno esemplari e quindi molte meno versioni diverse di Homo sapiens.
Un fenomeno geneticamente simile ma con cause totalmente diverse è il cosiddetto effetto del fondatore in serie, causato dalle migrazioni che Homo sapiens ha più volte intrapreso nel corso dei millenni. Si tratta di spostamenti di pochi km per ogni generazione, ma abbastanza per partire dall'Africa e raggiungere, in relativamente poco tempo, la Patagonia.
L'effetto del fondatore provoca un fenomeno di deriva genetica che porta ad una ulteriore diminuzione di una già bassa variabilità genetica. Infatti, se un sottogruppo della popolazione si stacca e non si mescola più con la popolazione iniziale, si porta dietro solo un piccolo pezzettino di variabilità genetica e quindi avrà una variabilità genetica diminuita. Il motivo è quindi simile: un sottogruppo ha meno esemplari, quindi meno versioni di Homo Sapiens, e quindi meno diversità genetica.
Certo, la variabilità può ricominciare ad aumentare col tempo e la globalizzazione può rimescolare un po' il genoma del genere umano, ma è un processo molto più lento (o molto più recente) delle migrazioni. Tanto è vero che ancora oggi si vede come la variabilità genetica sia massima (seppur bassa) in Africa e sempre minore mano mano che ci si allontana dalla culla di Homo sapiens, seguendo le antiche rotte migratorie.
Se quindi alla nascita siamo tutti così biologicamente simili, allora la quasi totalità delle differenze fra esseri umani è di origine culturale e ambientale, dovuta alla storia e alle esperienze personali. Sono queste che giocano un ruolo significativo nella distinzione fra esseri umani, che definiscono chi siamo e come ci comportiamo. E non è nulla che si possa trasmettere geneticamente.
Con buona pace dei razzisti e di taluni psicologi riduzionisti.
(L'immagine di apertura è stata creata con l'intelligenza artificiale generativa Adobe Firefly)
#homo sapiens#razzismo#razze#deriva genetica#effetto del fondatore#collo di bottiglia#catastrofe di toba#migrazioni#africa
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" Il volto del colonialismo inglese si rivelò in tutta la sua brutalità in Sudafrica. I bianchi si erano impadroniti dell'88 per cento delle terre, mentre i neri, con la Legge sulla terra dei neri, il Natives Land Act, del 1913, avevano perso ogni diritto di proprietà. Fu l’inizio della politica razzista di segregazione dei neri in “riserve per gli indigeni”. Ma siccome questo processo non funzionò, nel 1948 fu introdotto il sistema dell'apartheid. Nel 1949 furono proibiti i matrimoni misti e nel 1950 la popolazione fu catalogata secondo quattro gruppi razziali: bianchi, indiani, gente di colore e neri, con questi ultimi relegati in bantustan. Almeno tre-quattro milioni di neri furono segregati con la forza in queste zone loro riservate. Mentre ai neri che rimanevano, per ragioni di lavoro, in zone “bianche”, era vietato accedere a scuole, locali pubblici, mezzi di trasporto, riservati ai soli bianchi. I leader del movimento anti-apartheid, tra i quali Nelson Mandela, furono condannati all'ergastolo. Ma la repressione del governo non riuscì a soffocare la ribellione degli africani. Sia i lavoratori sia gli studenti neri diedero vita a una serie di scioperi e di manifestazioni che lentamente fece entrare in crisi il sistema dell'apartheid. La svolta avvenne nel 1990 quando il primo ministro Frederik De Klerk annunciò in Parlamento la rimozione della messa al bando del Congresso nazionale africano e il rilascio dei prigionieri politici. Dopo ventisette anni di carcere, Nelson Mandela fu liberato. Nel 1994 si svolsero le prime elezioni su base non razziale e, il 10 maggio, Mandela divenne il presidente del Sudafrica. Anche qui le Chiese dei bianchi, tanto cattoliche quanto anglicane e protestanti, appoggiarono in larga maggioranza il sistema dell'apartheid. Ma un piccolo gruppo profetico, composto dall'arcivescovo cattolico di Durban, Denis Hurley, dal pastore della Chiesa riformata Beyers Naudé e dall'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, guidò la resistenza dei neri contro l’apartheid. "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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Lettera aperta a Rigivan Ganeshamoorthy
Bella li Rigivan, da due giorni sei diventato l'eroe di tutti noi e ne sono felicissimo. Ci hai stupito per le tue prestazioni e per la tua simpatia debordante. Ti meriti tutta la popolarità e l'attenzione che hai, anche dai tanti politici che ti hanno invitato un po' ovunque al tuo rientro.
"Da un grande potere derivano grandi responsabilità" (cit.)
Ecco caro Rigivan, non ti conosco di persona e questo mi spiace, ti chiedo comunque di prenderti una responsabilità: dopo aver preso i loro premi ed i loro applausi sbattigli in faccia la realtà, nel modo più crudo possibile.
Ricorda a loro i messaggi razzisti che ti sono arrivati dopo la medaglia d'oro. Perché se ci sono "persone" che ti insultano anche dopo che hai vinto un'oro con la maglia dell'Italia, se ne devono rendere conto.
Ricorda a loro gli ostacoli che sicuramente devi superare nella tua vita quotidiana, perché sono le stesse che incontreranno tante altre persone
Ricorda a loro anche tutte le difficoltà che da atleta sicuramente avrai incontrato nel fare sport, qualsiasi esso sia.
Perché queste Paralimpiadi ed Olimpiadi hanno mandato un messaggio chiaro: è l'ora della svolta, è il momento di cambiare.
Parlo per me, sono stanco di vedere Presidenti, Sindaci, Ministri vari fanno i fenomeni sui social e poi girano non curano le persone nella quotidianità.
Con affetto Giammarco
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Come è noto, il ministro Francesco Lollobrigida ha detto: «Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana, è un falso problema quello di immaginare un concetto di questa natura. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, che la Treccani definisce raggruppamento linguistico-culturale, che in questo convegno si tende a tutelare». Una torma di lacché mediatici si è lanciata a giurare che questa volta non si tratterebbe di razzismo, o xenofobia. Basta, però, un briciolo di buona fede per dimostrare l’esatto contrario: quelle parole sono un goffo tentativo di travestire da legittima opinione il cardine stesso di una ideologia criminale, perché profondamente razzista e xenofoba, tipica delle estreme destre neofasciste occidentali di oggi. Per questo è invece importante e urgente che siano viste per quello che sono, senza infingimenti o edulcorazioni.
Razzismo: il ministro Lollobrigida ci ricasca
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