#Giappone e cultura
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Haiku - "Danza di primavera". Primavera giapponese: un omaggio alla bellezza della rinascita
La primavera in Giappone, un viaggio tra fiori e tradizioni
“Danza di primavera” Petali danzan,vento porta profumi,Fuji si desta. La primavera in Giappone, un viaggio tra fiori e tradizioni La primavera giapponese è uno spettacolo senza eguali. Con l’arrivo della stagione dei fiori di ciliegio, il Giappone si trasforma in una tavolozza di colori, unendo bellezza naturale e profonda spiritualità. L’immagine della pagoda circondata dai sakura e del Monte…
#Alessandria today#armonia e natura#Arte e Natura#bellezza del Giappone.#bellezza della primavera#Bellezza effimera#contemplazione della natura#cultura giapponese#filosofia giapponese#fiori di ciliegio#Giappone#Giappone e cultura#Google News#Haiku#hanami#immagini di primavera#Introspezione poetica#italianewsmedia.com#Monte Fuji#natura e poesia#natura orientale#pagode#Pier Carlo Lava#poesia breve#poesia giapponese#poesia moderna#poesia sulla bellezza#poesia sulla natura#poesia sulla vita#Primavera
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Dato che oggi è l'ultimo giorno, oggi ho mandato una mail accorata di ringraziamento a tutto il mio team dicendo:"Grazie mille perché mi avete spiegato sempre tutto con estrema gentilezza nonostante io con la mia bassa capacità in giapponese abbia causato un sacco di problemi" oppure "grazie perché anche nelle giornate più stressanti, avete sempre fatto battute e mi avete fatto ridere. Sono contenta di aver potuto lavorare in un contesto come questo" etc.
Le risposte dei miei colleghi giapponesi alla mia mail:
👍
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#LA FREDDEZZA#niente raga non ce la fanno...#però va bene così mi sentivo di mandarla e l'ho fatto#il fatto è pure che loro ste cose le fanno sempre soprattutto per etichetta e quindi sono abituati#talmente abituati che alla fine vengono sentiti come cose poco sentite e fatte solo per convenzione#e quindi le reazioni non sono espressive#lo stesso discorso vale per i loro mille grazie e scusa#talmente tanti e dovuti per etichetta che hanno perso completamente valore#per questo io dico sempre che questi sono tutt'altro che gentili#e invece gli stranieri si sbalordiscono di tutti i grazie e i scusa giappi solo perché nella loro cultura non sono abituati#ma nella realtà sono fintissimi e senza alcun valore#my life in tokyo#giappone#lavoro#visa team#visa#HTB-BCD
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明治の出版
- “Why?” [the merchant] asked. “I’ve got it [the yesterday newspaper] - what more do I want?” - “Yes, you have one day’s issue, and it comes out every day.” - “So I understand,” he replied, “but having it already, why should I take it everyday?” And all the clerks laughed, thinking it an excellent stroke of wit, no doubt.
La nascita dell’editoria moderna in Giappone 1853–1890
L’evoluzione dell'editoria moderna e stampa giornalistica in Giappone tra il 1853 e il 1890 attraverso un'indagine approfondita degli sviluppi tecnologici, sociali e politici dell'epoca.
di Simon Pilati 19,20€ - 154 pagg. a colori ISBN 9781446129609 © Giugno 2024, Italia
INFO E ANTEPRIMA
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#editoria giapponese#nascita editoria moderna#libro#evoluzione stampa giapponese#Fukuzawa Yukichi#bunmei kaika#kisha club#editoria#ricerche storiche#storia giapponese#zasshi#oranda fūsetsugaki#Giappone#cultura#Meiji#tipografia#shinbun#Fukuchi Genichirō#Edoardo Chiossone#Ōshinbun#Ukiyo-e#Bakumatsu#Letteratura giapponese#Critica letteraria#Stampa#Meirokusha#Politica editoriale#Giornalismo#Libertà di stampa#Letteratura
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Storia dell'arte manga giapponese: Osamu Tezuka, Naoki Urasawa e Takehiko Inoue, i Maestri Mangaka
In questo articolo, esploreremo la storia dell’arte manga giapponese con un breve viaggio attraverso le opere di maestri del calibro di Osamu Tezuka, Naoki Urasawa e Takehiko Inoue, e analizzando come gli artisti trasformano ogni pagina in un’esperienza visiva avvincente. Attraverso l’analisi di un opera, ci immergeremo nell’arte che si cela dietro, esplorando lo stile artistico. Continue…
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#Approfondimento Manga#Arte Manga#Arte Visiva#Artisti Manga#Astro Boy#Bianco e Nero Manga#Capitoli Manga#Capolavoro Manga#Cultura Manga#Dettagli Manga#Edizione VIZBIG#Esperienza Manga#Espressione Manga#Evoluzione del Manga#Fumetti Giapponesi#Giappone Feudale#Innovazione Manga#Intensità Manga#Kibyōshi#Manga nel Mondo#Manga Vagabond#Miyamoto Musashi#Mondo dei Mangaka#Namakura Gatana#Naoki Urasawa#Narrazione Manga#Osamu Tezuka#Osservatore Manga#Pannelli Manga Come Arte#Precisione Artistica Manga
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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Nella penisola di Kii in Giappone, gli antichi sentieri del Kumano Kodo si intrecciano attraverso montagne boscose e attraversano antichi villaggi. Milioni di persone hanno viaggiato in questo sacro pellegrinaggio nel corso dei secoli, usando gli stessi sentieri coperti di muschio presi dai guerrieri samurai e dagli imperatori giapponesi. La leggenda narra che gli alberi, le cascate e le montagne siano le dimore di spiriti, rendendo il Kumano Kodo un viaggio in movimento di morte e rinascita. Nel periodo Heian (794 – 1185) il pellegrinaggio era in gran parte riservato all’élite religiosa e politica. La famiglia e la corte imperiale fecero un arduo viaggio dall'antica capitale di Kyoto a questa remota area, alla ricerca del cielo sulla terra. Storicamente, le montagne in Giappone erano considerate sia la dimora degli dei che uno spazio di ritrovo per gli spiriti dei morti. Per questo motivo, la regione montuosa di Kumano era sempre venerata dai seguaci dei sistemi di credenze politeiste del Giappone (che dovevano diventare collettivamente conosciuti come Shintoismo). Inoltre, il Kodo era uno sbocco ideale per le pratiche ascetiche, così come per la purificazione della mente, del corpo e dell'anima.
I siti sacri noti come Kumano Sanzan sono:
Kumano Hayatama Taisha
Kumano Nachi Taisha e il vicino Tempio Nachisan Seiganto-ji
Kumano Hongu Taisha .
Tutte le vie di pellegrinaggio Kumano Kodo conducono a Oyunohara , il Torii più grande del mondo, Questa struttura monolitica simboleggia la divisione tra il mondo secolare e quello spirituale; è l’ingresso ad un’area sacra.
Il simbolo di Kumano Kodo è il corvo sacro a tre zampe, Yata-garasu. Le tre zampe rappresentano il cielo, la terra e l’umanita’.
Kumano Sanzan ha combinato le fedi shintoiste e buddiste in una sola, conosciuta come Shinbutsu-shugo (letteralmente la convergenza del buddismo e dello shintoismo). L’idea che le divinità (kami) siano presenti in tutte le cose sulla Terra è profondamente radicata nella cultura giapponese dai tempi antichi. Il White paper ripiegato sotto forma di fulmini e appeso ai santuari delinea le aree in cui si ritiene che i kami presiedano. Dopo che il buddismo arrivò in Giappone nel VI secolo, i kami shintoisti diventarono, essenzialmente, manifestazioni di entita’ buddiste.
Shide, le stelle filanti di carta piegate a forma di bullone, spesso attaccate a Shimenawa (corda di paglia di riso), sono utilizzate per la purificazione nei rituali shintoisti e sono appese alle aree sacre. Lo shimenawa sulle cascate di Nachi indica la presenza di un kami (deità).
Gli Oji sono santuari sussidiari che fiancheggiano il Kumano Kodo e fungono da luoghi sia di culto che di riposo. La formazione di questi santuari è stata attribuita agli asceti di montagna Yamabushi, che storicamente servivano come guide di pellegrinaggio.
Più di 1.200 anni di storia shintoista e buddista sono documentati in queste montagne, motivo per cui il Kumano Kodo è stato insignito dello status di Patrimonio Mondiale dall'UNESCO.
“Questa è l’unica area sacra del mondo in cui due religioni coesistono in perfetta armonia”
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“ Cos'era la bomba lanciata su Hiroshima? Il tentativo di ammazzare duecentomila giapponesi quando già il Giappone era sull'orlo della resa? Certamente no. Era un fatto che contava per la notizia che diventava: messaggio degli Stati Uniti al loro prossimo avversario, l'Unione Sovietica. E cos'è oggi il deposito di bombe nucleari coltivato da ambo le potenze in lotta (per trascurare detentori minori)? Queste bombe saranno tanto più efficaci in quanto non scoppieranno, ma resteranno lì a dire agli altri "io potrei scoppiare". Si producono bombe nucleari perché l'avversario sappia che ci sono, guai a tenerle segrete, la funzione dei servizi segreti è quella di fare sapere al nemico quel che si vuole che sappia.
Nasce quasi il dubbio che l'intera organizzazione dell'universo oggi non sia altro che una conferenza stampa, così come un tempo il vescovo Berkeley asseriva che l'intera organizzazione del mondo, di per sé non esistente materialmente, altro non fosse che un insieme di segni che Dio trasmetteva all'uomo. La produzione di notizie per mezzo di notizie ha prodotto una situazione di idealismo oggettivo. È compito di partiti che si dicono materialisti sapere riconoscere questo nuovo statuto dei rapporti materiali. Ci può essere un limite oltre il quale la fiducia che esistano solo cose che si toccano costituisce l'estremo della perversione idealistica. “
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Brano tratto dalla relazione tenuta da U. Eco il 15 aprile 1978 ad un convegno milanese organizzato dalla Casa della Cultura e dall'Istituto Gramsci su Realtà e ideologie dell'informazione, testo raccolto in:
Umberto Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-1983, Bompiani, 1983. [Libro elettronico]
#Umberto Eco#semiologia#leggere#letture#citazioni#libri#Sette anni di desiderio#anni '70#Istituto Gramsci#ideologie#intellettuali italiani del XX secolo#'900#Urss#Usa#Giappone#seconda guerra mondiale#servizi segreti#saggistica#saggi#Stati Uniti d'America#segni#mondo#partiti#politica#vita#Unione Sovietica#guerra fredda#dibattito culturale#linguaggio#società umane
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LA GIORNATA DELLA MONTAGNA
Perché l’ambiente montano è così importante per il popolo giapponese?
Le montagne giapponesi sono parte integrante della cultura, della spiritualità e della storia del paese, e la loro presenza ha influenzato profondamente la vita e la società giapponese.
Infatti, Circa il 70% del territorio giapponese è montuoso, ricoperto prevalentemente da foreste e vegetazione densa.
Per chi è appassionato del mondo folkloristico giapponese, saprà sicuramente che buona parte delle leggende e dei racconti sul Giappone hanno come protagonisti l’ambiente montano in tutta la sua bellezza e spiritualità.
La montagna sacra per eccellenza del Giappone, il Monte Fuji, appare infinite volte nei racconti e nei dipinti giapponesi e ogni anno migliaia di turisti si recano a visitarla rimanendo incantati dalla sua maestosità.
Il popolo giapponese è talmente legato all’ambiente montano che dal 2016 è stata istituita la festa nazionale della montagna, con pari valore di importanza rispetto a tutte le altre importanti feste nazionali.
In effetti, le montagne hanno sempre avuto un profondo significato spirituale per i giapponesi e sono considerate luoghi sacri e di culto. Questo legame speciale con la natura è dovuto alla pratica del Shintō (神道), una religione indigena del Giappone, ancora oggi molto diffusa che attribuisce grande importanza agli spiriti della natura e agli dei che risiedono in luoghi naturali.
USANZE
Come dicevamo, questa festa è stata istituita da poco, per cui è un po’ difficile poter parlare delle usanze che il popolo giapponese pratica durante questa giornata. Senza ombra di dubbio, possiamo dire che molte persone organizzano con i propri amici o la propria famiglia, gite e pellegrinaggi verso le montagne più famose del Giappone e si recano a visitarne i templi e i santuari situati lungo le sue pendici.
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8-9-11-12
🐚. Serie tv che stai seguendo?
Attualmente ho appena finito Veronica Mars, una serie direi gialla/investigativa che mi è piaciuta abbastanza, seppure non a livelli estremi.
Dovrei finire the good doctor, ma le ultime stagioni ahimè su Amazon Prime sono a pagamento, sto intanto proseguendo con il rewatch di Supernatural, una delle mie serie comfort giusto per vedere qualcosa.
🐚. Guardi anime? Quali stai guardando?
Sì ne guardo anche se attualmente sono in una situazione di stallo un qualche modo.
Sto aspettando, doveva uscire secondo le miei informazioni nell'estate 2024, la terza stagione di Komi can't communicate, ma per ora nessuna notizia in merito e sto proseguendo anche se a rilento nella visione di Sailor Moon.
🐚. Descrivi la tua vacanza da sogno.
Se potessi fare la vacanza della vita avrebbe prima di tutto diverse tappe.
Prima fra tutte Vienna, per ho un debole per l'Austria e Vienna in particolare. Visiterei il luogo dove nasce la vera Sacher Torte e ne ordinerei una bella fetta da gustare, cercherei di scoprire ogni viuzza, noleggerei una di quelle carrozze con i cavalli per fare il giro del centro storico, visiterei quanti più musei possibili e sicuramente la casa di Freud; farei passeggiate in ogni parco e castello che fosse aperto per le visite al pubblico e poi mi sposterei da Vienna per visitare anche il museo di Sissi, infine vorrei vedere ed imparare il vero Valzer viennese.
Come seconda tappa della vacanza non potrei che scegliere il Giappone, e visiterei ogni piccola e grande città, cercando di immergermi nella cultura, nei profumi e sapori locali, provando pietanze nuove, magari anche chiedendo se posso imparare i segreti dei loro piatti. Anche in questo caso visiterei quanti più musei possibili, da quello su Snoopy, a quello di Doraemon, ai tempi, mi piacerebbe vedere il monte fuji e la fioritura dei ciliegi. L'isola dei gatti sicuramente e almeno un melo caffè. Acquistare un abito tradizionale oppure un kimono.
Mi porterei poi a Londra per visitare i Warner Bros studios per immergermi nel mondo di Harry Potter e sentirmi anche se solo per qualche ora una strega tra i negozi di Diagon Alley e l'emozione della scelta della bacchetta e dello smistamento. Visiterei il Big bang, i London bridge, il palazzo ed ogni altro museo. Proverei il fish and chips e mi piacerebbe ripercorrere le orme di Sherlock Holmes e William Shakespeare.
Infine, ma non per importanza, andrei a Parigi per coronare il mio sogno da bambina e vedere Disneyland e tornare bimba. Poi ovviamente Louvre, Versailles, la Tour Eiffel, i vari parchi e musei. Assaggiare il vero pain su Chocolat, la Baguette, I macaron e respirare anche alcuni dei posti preferiti della mia attrice preferita di sempre ovvero Audrey Hepburn.
🐚. Sei mai stato/a a teatro?
Sì, ultimamente purtroppo non più, ma in passato sì.
Ho visitato il Regio di Torino e ho potuto ammirare il dietro le quinte del teatro, i costumi di scena ecc come gita scolastica di seconda media.
Ho visto poi diversi spettacoli dalle elementari in poi tra cui la bisbetica domata di William Shakespeare con Nenci Brilli (unica persona di spicco che abbaia visto recitare dal vivo a teatro) poi vidi opere in francese e in inglese con i miei professori del tempo e qualcosa anche appartenente alla letteratura italiana come la rivisitazione di Rosso Malpelo e dei 7 personaggi in cerca d'autore.
Infine il mio liceo per il periodo natalizio affittava ogni anno un teatro per fare uno spettacolo natalizio con noi studenti.
Grazie per le domande.
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Ryan McGinness
#metadata
Damiani, Bologna 2018, 168 pagine,100 ill., 22,8x28,5cm, ISBN 978-88-6208-572-4, Hardcover, 1500 copies
euro 35,00
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#metadata' presenta i nuovi dipinti, le sculture e le intallazioni dell'artista Ryan McGinness. Nei dipinti sono raffigurate scene del suo studio, inclusi oggetti, disegni preparatori, barattoli di vernici e tutta quella moltitudine di oggetti tipici dello studio di un artista. Le sculture reinterpretano la funzione degli attrezzi da lavoro e degli scarti della produzione artistica. Le installazioni decontestualizzano i dipinti e danno vita a un ambiente del tutto site-specific. In '#metadata' sono documentate anche alcune mostre di McGinness come quelle tenutesi al Deitch Projects di New York, alla Kohn Gallery di Los Angeles, alla Quint Gallery di San Diego, a La Casa Encendida di Madrid, alla Ron Mandos Gallery di Amsterdam, al Virginia Museum of Fine Arts e al Cranbrook Art Museum nel Michigan.
Ryan McGinness è un artista americano che vive e lavora a New York. Cresce tra la cultura surf e skate di Virginia Beach, in Virginia, e poi studia alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, come borsista Andrew Carnegie. Durante il college fa praticantato all’Andy Warhol Museum come assistente curatoriale. Noto per il suo esteso vocabolario di originali disegni grafici che utilizzano il linguaggio visivo di insegne pubbliche, loghi aziendali e simbologia contemporanea, si riconosce a McGinness il credito di aver elevato lo status dell’icona ad arte grazie alla creazione dei suoi dipinti, sculture, installazioni e libri. Il New York Times scrive: “Nell’ultimo decennio, McGinness è diventato una stella dell’arte, grazie al suo mix warholiano di iconografia pop e serigrafia”. Vogue ha dichiarato: “Ryan McGinness è un eminente pioniere della nuova semiotica”. Le sue opere appaiono nelle collezioni pubbliche di istituzioni come Museum of Modern Art, The Metropolitan Museum of Art, Virginia Museum of Fine Arts, Museum of Contemporary Art San Diego, Cincinnati Art Museum, MUSAC in Spagna e Taguchi Art Collection in Giappone
20/10/24
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Favorire la fortuna a Capodanno. Cosa fare (e non fare) secondo le tradizioni di tutto il mondo
Dal vischio sotto il cuscino al salto dal divano, ecco le tradizioni globali per attirare la buona sorte e augurarsi un 2025 fortunato.
Dal vischio sotto il cuscino al salto dal divano, ecco le tradizioni globali per attirare la buona sorte e augurarsi un 2025 fortunato. Ogni cultura ha sviluppato i propri riti e usanze per salutare l’anno vecchio e accogliere quello nuovo con speranza, prosperità e fortuna. Dal mangiare lenticchie in Italia a rompere piatti in Danimarca, le tradizioni di Capodanno sono un caleidoscopio di…
#Alessandria notizie.#Alessandria today#Anno nuovo#auguri Capodanno#Capodanno brasiliano#Capodanno filippino#Capodanno in Danimarca#Capodanno in Giappone#Capodanno in Italia#Capodanno internazionale#chicchi d’uva#cultura globale#Cultura Popolare#economia e fortuna#festeggiamenti globali#forme rotonde#fortuna 2025#fortuna a Capodanno#fuochi d’artificio#Google News#italianewsmedia.com#Lenticchie#nuove speranze#Pier Carlo Lava#pulire casa Cina#riti Capodanno#riti propiziatori#rompere piatti#saltare dal divano#sfortuna
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Bella la vita in Giappone dicevano...
Bella la cultura e la cucina giapponese dicevano...
#dicevano sul strunzat#ecco cosa dicevano#my life in tokyo#giappone#random#frutta#verdura#perché sono qui perché
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io vorrei solo che in giappone ci fosse l'all you can eat piemontese e ci vanno tutti questi tizi che sono tipo otaku, ma con la cultura piemontese, e vorrebbero vedere un fumetto in cui gianni agnelli si fa il bagno nudo nel po e si mangia dell'aglio
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Guardi "Perfect days", bellissimo film onirico di Wim Wenders (e chi se no), la storia di un addetto alle pulizie dei cessi pubblici di Tokio, moderni e funzionali, che trova più puliti di tanti bagni privati nostrani e che pulisce scrupolosamente lo stesso; e comprendi perché in Giappone migranti no grazie.
Voi chiamatelo pure rasismo, per me è autotutela della diversity, da chi anche senza volerlo destabilizzerebbe degradandolo un prezioso equilibrio raggiunto dopo millenni di cultura identitaria. Spiaze.
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Questa retorica del viaggiare, ormai tutti viaggiano, amano viaggiare, roba necessaria, linfa vitale, a me ha frantumato i coglioni. Solitamente chi porta avanti questa retorica viaggia male, e per viaggiare male intendo che va due giorni da qualche parte, fa la fotina a se stesso davanti al quadro famoso, una generica foto del panorama trito e ritrito e si sente Darwin. Viaggiare è sopravvalutato ed è un lusso. Ti fai una settimana in capo al mondo durante le ferie dove ti stressi solo per riuscire a incastrare le cose “da vedere” e per dire di aver fatto o visto quello e quest’altro e ritorni più depresso di come sei partito. Per me il viaggio è darsi il tempo. Stare un mese o più in un posto. Conoscere la cultura. Vedere le periferie di una città. Stringere amicizie locali. Conoscere le cose “nascoste” e meno turistiche del posto in cui si va. Per far questo ci vogliono i soldi, naturalmente, e il tempo, due cose che scarseggiano sempre di più. Ma i viaggetti di cinque giorni instagrammabili io non li reputo viaggi, è esattamente come trovarsi sul divano di casa propria e fare un tour digitale della città in cui si è andati, sborsando lo stipendio di un mese però. E soprattutto quello che non mi piace di questa retorica è il voler scoprire nuovi posti quando il vostro sguardo rimane praticamente lo stesso, e credete che vedere la Gioconda dal vivo vi apra gli occhi e vi trasformi. Se siete imbecilli lo siete a Roma a New York e in Thailandia. Il viaggio di per sé non cambia niente nella tua persona, se per viaggio poi si intende sostare in un albergo a quattro stelle e visitare un museo per sbaglio. Io ho sempre pensato di amare viaggiare, posso dire di aver viaggiato abbastanza, eppure nell’ultimo anno ho capito che probabilmente m’ha rotto le palle. Mi causa stress e ansia, non mi godo un cazzo. I viaggi più belli che ho fatto son stati quelli totalmente inutili, in cui mi son ritrovata in città che avevo già visto turisticamente e mi son potuta dare il tempo di girare nelle periferie e vedere cose che altrimenti non avrei mai visto. In cui mi son sentita parte di quel luogo, non solo una turista. In questo senso, viaggiare può aprirti gli occhi ed essere bello. Ma se sei depresso in culo lo sei in ogni parte del globo. Detesto andare da qualche parte e dover andare proprio in quel museo a vedere proprio quel quadro con una fila chilometrica davanti come se quello stesso quadro non lo stampassero in tutte le salse, pure sui calzini del mercato. Detesto dover mangiare cibo che mi fa cagare per fare la parte di quella aperta culturalmente. Detesto imporre la mia presenza occidentale in luoghi in cui è deleteria, fonte di sfruttamento, e un insulto alla cultura locale. Detesto le esperienze standardizzate, le foto che devi fare per forza, la corsa al tempo per vedere, vedere e poi i tuoi occhi rimangono gli stessi. Preferisco il divano, il condizionatore e un buon libro. Viaggio lo stesso, a costo zero e senza sbatti. Ma non posso mica dirlo ad alta voce, per carità. Altrimenti quelli “aperti di mente” che fino all’altro ieri credevano che la Cina si trovasse in Giappone mi mangerebbero viva.
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Da diverso tempo seguo un gruppo su Facebook dedicato al cinema, uno di quei gruppi di snob che dicono di avere visionato delle pellicole invece di vedere un film e che condannerebbero alla pena capitale i poveri cristi che vanno al cinema e masticano una caramella, mangiano pop corn, respirano o semplicemente danno cenni della loro esistenza in qualsiasi modo.
Ecco, in un post ho letto cose bruttissime sul film "Lost in Traslation", che io non avevo mai visto. Tralasciando le polemiche generali sul fisico della protagonista, che trovo scialbe e prive di senso dal momento che se si scegliesse solo attrici rientranti nel canone estetico dominante avremmo solo film con Margot Robbie, l'altra polemica che mi ha incuriosita era sul modo statunitense di interpretare le altre culture e ridicolizzarle.
Premetto che non ho una particolare passione per il cinema statunitense, però è innegabile la sua influenza nella cultura cinematografica Europea e internazionale e non mi piace scartare un film solo per qualche pregiudizio sullo stile, quindi dei giudizi così incisivi mi hanno incuriosita e ho visto il film.
Il mio pensiero soggettivo sul film è molto positivo, meno quello su chi ha criticato così duramente il lavoro.
È un film che ha voluto aumentare a dismisura lo straniamento dei protagonisti rispetto a un ambiente sconosciuto, che doveva risultare il più alienante possibile. Poteva anche parlare di due tizi Francesi a Las Vegas, avrebbe ottenuto lo stesso effetto di scollamento delirante, accresciuto anche dallo stato di perenne insonnia.
Io l'ho trovato un film dolce e delicato, malinconico e permeato dal senso di solitudine; penso che chi ha scritto una valanga di commenti negativi non ha capito che non è un documentario sulle attrazioni del Giappone pertanto o ha le cannucce nel cervello o ha la segatura al posto del cuore.
Concludendo, chi invece di vedere il film è stato disturbato dal fisico "tracagnotto" dell'attrice o dai suoi polpacci corti o qualsiasi altra amenità, dovrebbe riflettere sul fatto che le cose non succedono solo ai bellissimi e perfetti, il cinema dovrebbe raccontare storie, tracciare ritratti dell'interiorità e persino intrattenere, ma non è una perenne campagna pubblicitaria di D&G.
Passo e chiudo.
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