#libri sul Giappone
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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"Passione Giappone": l'appuntamento di marzo. Alla Biblioteca Civica “G. Canna”. Casale Monferrato
Alla Biblioteca Civica “G. Canna” con Rossella Marangoni “Sulle tracce delle yamanba. donne ribelli nell’immaginario giapponese” Sabato 22 marzo 2025 alle ore 11,00 si terrà il penultimo appuntamento della rassegna letteraria “Passione Giappone. Un viaggio tra libri e tè” con Rossella Marangoni che accompagnerà il pubblico “Sulle tracce delle yamanba. donne ribelli nell’immaginario…
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diceriadelluntore · 9 months ago
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Storia Di Musica #330 - Franti, Il Giardino Delle Quindici Pietre, 1986
Nel cartone della soffitta il disco di oggi è quello più emozionante. Lo è per la rarità, per la qualità, per la storia che lo accompagna. Quando ho detto a mio papà che avevo ritrovato questo disco, sebbene con piccole macchie di umidità sulla copertina, si è emozionato un po’. Fu un regalo di una persona che lavorava alla Lega Coop in Piemonte, che volle regalargli questo disco dato che conosceva la storia di questa formazione e li andava a sentire quando suonavano nei centri sociali. La storia di questa formazione è in un modo del tutto particolare, unica e irripetibile e ha segnato una parte non così piccola del rock italiano, nonostante siano oggi, ahimè, sconosciuti. Tutto comincia a Torino, seconda metà anni ’70. Un gruppo di compagni di scuola, Stefano Giaccone al sax, Massimo D'Ambrosio al basso, Marco Ciari alla batteria e Vanni Picciuolo alla chitarra, con le incursioni vocali di Lux, cantante dei Deafear, formano un gruppo, la Guerrilla’s Band, che dopo tanta gavetta si autoproduce due singoli su cassetta, No Future e Last Blues, nel 1981. Poco dopo convincono una cantante, Marinella Ollino, in arte Lalli, a diventare la cantante del gruppo. Che ne frattempo cambia nome in Franti, dal nome del personaggio del libro Cuore di Edmondo de Amicis, sinonimo di insubordinazione. Passano dal jazz rock con evidenti omaggi e riferimenti al rock progressivo della scena di Canterbury ad un eclettico mix di jazz, rock, punk, funk che non ha paragoni. Oltretutto, si autogestiscono in tutto, dall’organizzazione alla produzione (non si iscriveranno mai alla SIAE) e fonderanno una propria etichetta discografica, la Blu Bus, con cui produrranno i lavori dei valdostani Kina e di un famoso gruppo “hardcore punk” di Torino, i Contrazione. La formazione ruota intorno a Giaccone, Picciuolo e Lalli, ma in ogni occasione suonano amici, musicisti invitati, quelli della prima ora e band di compagni che condividono gli ideali dei nostri in una sorta di collettivo musicale, tra l’ensemble e una comunità artistica. Prima prova discografica sono le 500 copie di Luna Nera, uscita solo in cassetta e poi in vinile, nel 1985, quando pubblicano Schizzi Di Sangue, sempre su musicassetta e sempre stampata in pochissime centinaia di copie, opera questa che unisce poesia e canto, altra prerogativa della band. La scena alternativa italiana, politicizzata, antagonista, desiderosa più che mai di contribuire ad una descrizione della vita vera nelle canzoni, ha un colpo fortissimo quando i CCCP passano ad una etichetta “commerciale, la Virgin. Sembra il tradimento di ogni cosa. Ma nello stesso anno arriva il disco di oggi, che nonostante il successo molto relativo, rimane un esempio formidabile di quello spirito tradito.
L’idea del titolo nasce da una leggenda del Giappone medievale secondo la quale a Kyoto, voluto da un illuminato imperatore, esista un giardino con quindici pietre, ma da qualsiasi punto lo si osserva se ne scorgono sempre e solo quattordici. Il Giardino Delle Quindici Pietre esce nel 1986 in edizione limitata a 1550 copie (che è quella che stava nella scatola). In accompagnamento, un libretto che oltre che i testi raccoglie poesie, idee politiche, spunti per le discussioni dopo i concerti, pagine di libri mai scritti, poesie, disegni. Il disco fu registrato al Dynamo Sound Studio dal febbraio al maggio 1986 tranne una traccia registrata nel febbraio 1985 al Synergy Studio. È un disco universo, fatto di passioni musicali e politiche, dove i generi, anche di arti differenti (cinema, recitazione, arte figurative) si mescolano a frammenti di punk che esplodono dopo musiche jazz, un disco che ammalia e affascina. Si apre con un testo del cantante giamaicano Linton Kwesi Johnson, che diventa Il Battito Del Cuore, un brano reggae-dub dove Lalli recita e non canta il testo e Giaccone ricama di sax. Acqua Di Luna, che è del 1985, è ipnotica. L'Uomo Sul Balcone Di Beckett è un’amarissima analisi, quasi una ode dolente, alla natura metropolitana umana, che finisce così: Perché quei fantasmi che si siedono con me a fumare sul terrazzo, che girano la chiave della mia serratura nel cuore della notte, che mi tengono la mano quando ne ho bisogno, non potrebbero esistere in nessun altro luogo. Every Time, uno spettacolare afro blues, chiude la prima facciata. Ai Negazione che apre il lato b è un frammento molto accelerato di No Future, Hollywood Army esprime la loro idea politica con un capolavoro hardcore, ma è Big Black Mothers il brano musicalmente più stimolante, riprendendo l’idea primigenia di commistione tra jazz-rock e progressive ma che alla fine, nell’intreccio delle due voci, termina nuovamente hardcore. Micrò Micrò è un omaggio Demetrio Stratos, leggendario cantante degli Area, che è poi seguita da uno strumentale, Elena 5 e 9, meraviglioso e struggente. Nel Giorno Secolo ha come testo una poesia di Mario Boi, dalla raccolta poetica Piani Di Fuga. Chiude il disco il jazz elettrico dei Joel Orchestra, band bolognese di simile fattura e amica dei nostri, con À Suivre, tra il Nino Rota felliniano e sogni simili, dove spicca il piano elettrico di un grande collaboratore dei Franti, Paolo "Plinio" Regis.
Nel 1987, viste anche le mutate condizioni politiche e sociali, il gruppo di scioglie: nel 1988 pubblicano un cofanetto antologico, che diventerà leggendario, dal titolo eloquente di Non Classificato. Seguono progetti diversi: collaborazioni, decine di progetti, tra cui ricordo che i soli Giaccone e Lalli fondarono gli Orsi Lucille e gli Howth Castle. Ma soprattutto rimangono fedeli a quell’appunto di lotta e coerenza, sintetizzato dalla frase che accompagnava il loro cofanetto antologico Non Classificato: “…la fine di una spirale ne genera un'altra, se l'aquila ha abbastanza cielo per volare. A presto, FRANTI”
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gregor-samsung · 7 months ago
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“ Disteso sul pagliericcio del carcere, mi sentivo a casa mia, dissi a Chiellino, nel sogno ora stavo bene, ma lui mi svegliò veramente dal bel torpore dell’ultimo sonno con le parole “La campagna si fa lunga”. Il carcere era per lui, come quella della Libia e del fronte italiano, un’altra campagna. Caddi dalla branda. Volli prendere lo straccio, non so se mi spettava, e se pure mi spettava, Chiellino in mia vece era già accoccolato e così, piegato sulle ginocchia, indietreggiava man mano che con lo straccio puliva il pavimento e la striscia bagnata arrivava ai suoi piedi. «No, no, deve venire uno specchio, tu lo lisci, devi calcare; calca forte» mi diceva Chiellino. Calcavo forte e nello sventagliare lo straccio due opposti pensieri, a destra e a sinistra, mi salivano in capo: perché dobbiamo pulirci noi il pavimento? Ecco l’origine della schiavitù. Giappone, perciò, non si abbassa mai, è lì che fischietta e sorveglia, da padrone: lui, ed anch’io, faremmo crescere la polvere dei mesi e degli anni, lui per protestare e chiedere il colloquio e dire al procuratore di provvedere con uno spazzino o con una guardia, io per richiudermi nello sdegno e nell’isolamento, per non darla vinta ai boia, ai comandanti, ai giudici: essi non ci hanno soltanto messi in galera per scacciarci dalle strade, ma così ottengono che ci avvezziamo all’umile ordine interno e che ricreiamo tra noi la gerarchia dei servizi, la necessità di una legge. Loro ci volano sopra, sorridenti e beati come il generale passa a cavallo a dire col mento, col mento suo e con quello del cavallo: “Bravi, voi siete il mio ordine e la mia volontà, il mio regolamento. Fra poco morirete da cani in battaglia; anche questo è previsto”. Noi siamo le pecore e i buoi dei macellai e dei proprietari di bestiame. Così essi mantengono la loro ragione sugli operai, sui contadini, sui pezzenti e il sempre nuovo annuncio del vangelo, ogni giorno e ogni domenica, ripete la legge degli uomini e ognuno dice a se stesso: “Io sono la via, la verità, la vita” e subito corre a comandare alla moglie, ai figli, al fratello più piccolo, al più debole di sé. Il pavimento si bagnava, potevo vedermi la faccia dentro e mi arrestai nel vederla. “
Rocco Scotellaro, L' uva puttanella-Contadini del Sud, Laterza (collana Universale, n° 4; prefazione di Carlo Levi), 1977⁴, pp. 79-80.
[Prime Edizioni originali, postume: Laterza (collana Libri del tempo), 1956-1954]
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ambrenoir · 6 months ago
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I gatti hanno sempre avuto un posto speciale nel cuore dei giapponesi.
Ma il capostazione Tama, una gatta tricolore, è riuscita a catturare il cuore di un'intera città e contribuire con 1,1 miliardi di yen all'economia locale.
La stazione di Kishi a Kinokawa, nella prefettura di Wakayama, in Giappone, fa parte della linea ferroviaria elettrica di Wakayama.
Nel 2004, la stazione rischiava la chiusura e venne salvata solo dalla protesta della gente del posto.
Tuttavia, due anni dopo, la compagnia ferroviaria decise di togliere il personale a tutte le stazioni sulla linea Kishigawa per risparmiare sui costi.
A quel tempo, il direttore della stazione era Toshiko Koyama, un uomo che aveva iniziato a nutrire un gruppo di gatti randagi che vivevano vicino alla stazione.
Una gatta di razza calico di nome Tama era particolarmente apprezzata dai pendolari, essendo sia mite che amichevole.
La si trovava spesso a prendere il sole alla stazione, felice di essere accarezzata e coccolata dai passanti.
Quando giunse il momento per il signor Koyama di procedere, chiese che la linea ferroviaria continuasse a prendersi cura di Tama.
Il presidente dell'epoca, Mitsunobu Kojima, era così preso dal gatto che non solo ne fece ufficialmente il capostazione nel 2007, ma le fece anche fare un cappellino.
Lo stipendio del gatto era pari a un anno di cibo per gatti e le fu dato un cartellino d'oro con il suo nome e la sua posizione impressi su di esso.
In qualità di capostazione, il ruolo di Tama non era solo quello di salutare i passeggeri e il personale ferroviario, ma anche quello di promuovere la ferrovia.
In effetti, la pubblicità aumentò il numero di passeggeri in visita a Kishi del 17% solo in quel mese.
A marzo 2007, le statistiche indicavano che il 10% in più di persone viaggiava sui treni solo per vedere Tama.
Il capostazione Tama guadagnò rapidamente fans...
Nel marzo 2008, Tama fu promossa a "capostazione super", un titolo che le valse addirittura un "ufficio" - vale a dire una biglietteria convertita con una lettiera e un letto.
Tama dimostrò di essere così popolare che il negozio di articoli da regalo iniziò a creare dei souvenir di Tama, come badge, portachiavi e caramelle.
I riconoscimenti continuavano e nell'ottobre 2008 Tama fu nominata cavaliere.
Per questo, un vestitino blu con volant al collo di pizzo bianco venne realizzato appositamente per il gatto.
Quando giunse la stagione dei bonus, Tama ricevette uno speciale giocattolo per gatti e una fetta di polpa di granchio, che le servì lo stesso presidente della compagnia.
Un suo ritratto speciale fu commissionato per essere appeso nella stazione.
Nel 2009, il pluripremiato designer industriale Eiji Mitooka fu assunto per progettare un "treno Tama" con raffigurazioni a fumetti del famoso gatto.
La parte anteriore del treno venne dotata di baffi, e all'interno le carrozze avevano pavimenti in legno e scaffali di libri per bambini.
Le porte si aprivano al suono preregistrato del miagolio di Tama.
Anche l'edificio della stazione venne ristrutturato da Mitooka nel 2010.
Il nuovo design assomigliava alla faccia di un gatto, incorporando le orecchie sul tetto.
Ci sono persino finestre stilizzate che sporgono dal tetto di paglia che imitano gli occhi di un gatto, specialmente la sera in cui le luci all'interno le fanno brillare di giallo.
Nel suo quarto anno come capostazione nel 2011, Tama fu promossa a Managing Executive Officer, la terza posizione più alta, appena sotto il presidente della società e l'amministratore delegato.
A quel punto, aveva già due assistenti capostazione: sua sorella Chibi e sua madre Miiko.
Dopo aver ricoperto il suo ruolo per sei anni, fu elevata al grado di presidente onorario della Wakayama Electric Rail.
Tuttavia, a questo punto, Tama aveva 14 anni e venne deciso che invece di essere visibile in ufficio dal lunedì al sabato, Tama sarebbe stata lì solo dal martedì al venerdì.
La sua morte avvenne il 22 giugno 2015 in un ospedale veterinario. Alcuni giorni dopo la scomparsa fu celebrato un funerale shintoista e Tama fu dichiarata "Onorevole Capostazione per l'Eternità".
Viene oggi onorata in un tempio vicino come divinità.
(Annalisa Susini)
(assemblato da Simone Chiarelli pag FB il piacere della scoperta)
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errantepagina69 · 11 months ago
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Isabel Allende (Afrodita) Racconti, ricette ed altri afrodisiaci
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Nonostante la mole di libri di cucina pubblicati annualmente, c'è poco di scritto sul gusto, perché definire un sapore è difficile quasi quanto descrivere un odore. Entrambi sono spiriti dotati di vita propria che appaiono senza essere stati invocati per aprire una finestra nella memoria e portarci attraverso il tempo a un episodio dimenticato. Altre volte li invochiamo con ansia cercando un effetto erotico dal passato e loro invece ci mettono di fronte alla nostra nuda innocenza. Siamo onnivori, possiamo mangiare qualsiasi cosa, amiamo la varietà e passiamo la vita a sperimentare diversi sapori, quasi tutti acquisiti, perché nell'infanzia tolleriamo solamente quelli neutri o dolci. Nessun bambino apprezza la senape, anche se adora la Coca-Cola, e conosco molti adulti che non hanno imparato a mangiare il caviale. Meglio così, ne resta di più per noi. La scienza dice che possiamo differenziare solo quattro sapori: dolce, salato, amaro e acido; tutti gli altri sono una di questi con un'infinità di odori diversi. Mi attanaglia un dubbio... Come classificare allora il sapore metallico della paura, quello sabbioso dell'invidia o quello spumeggiante del primo bacio? Non importa, mi atterrò alle opinioni dei saggi visto che le mie mancano di riscontri autorevoli. Il piacere di un sapore si concentra nella lingua e nel palato, anche se spesso non nasce da lì, ma dal ricordo. E componenti essenziali di questo piacere risiedono negli altri sensi, la vista, l'olfatto, il tatto e persino l'udito. Nel cerimoniale del tè, in Giappone, il gusto della bevanda è la cosa meno importante - in realtà il tè è amaro - ; ma la serena intimità delle pareti nude, le linee semplici degli strumenti, l'eleganza del rituale, la profonda armonia dei gesti di chi lo offre, la quieta gratitudine di chi lo riceve, l'odore delicato di legno e di carbone, il suono del mestolo quando si versa l'acqua nel silenzio della stanza contribuiscono a costituire una festa per l'anima e per i sensi.
Prima uscita 31 Dicembre 1996 Editore Feltrinelli Traduttore Elena Liverani - Simona Geroldi Illustratore Robert Shekter Pagine 328
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pleaseanotherbook · 1 year ago
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Il 2023 di Please Another Book
Da quant'è che non aggiorno il blog? Mesi direi e che senso ha tornare con un post di recap dell'anno scorso? Me lo sono chiesto molto prima di impaginare e pubblicare questo post, ma poi mi sono risposta che questo recap serve più a me che a chi mi legge. Questo recap mi dà sempre la misura dell'anno trascorso ma soprattutto mi piace rileggerlo a distanza di tempo e ricordare cosa avevo fatto, cosa avevo scoperto (e poi si lo ammetto voglio rileggere di nuovo della Corea e crogiolarmi nel ricordo dei posti che ho visitato) e avere una memoria tangibile di quanto fatto, di quanto visto, di quanto realizzato. Un task facile su cui mettere una spunta anche se di solito realizzare questo post ha bisogno di tanto tempo, tempo che diventa sempre più difficile trovare, ma che voglio impegnarmi a salvaguardare. 
Chi mi legge da molto lo sa che periodicamente mi interrogo sul senso di questo posto e quanto valga ancora la pena impegnarmi per aggiornarlo, ma sono profondamente legata a questo angolo di web. Ci ho investito tanto, mi ha regalato moltissimo. Sembra passato il tempo della parola scritta, ormai si tende a tenere in considerazione molto più altre forme di comunicazione ma la parola è sempre quella che preferisco, quella che mi riesce meglio. Condividere in video mi sembra più complicato e penso sempre che mettersi in un angolo a scrivere sia più intimo, come quando ricevi una cartolina invece di una foto su whatsapp. Sì è vero la foto è immediata, ma quale gioia trovarsi un pezzo di cartoncino stampato con dietro delle parole per sapere che si è tornati in mente a qualcuno? Lo so, ho un animo antico, ma d'altronde essere una millennial significa anche tenere in grande considerazione cose che sono diventate un po' vintage ormai. 
Il 2023 è stato un anno ricchissimo, pieno, intenso che mi ha portato tantissimo, che resterà a lungo nel mio cuore. Non che sia sempre stato rose e fiori, ma le esperienze formative sono state sicuramente più di quelle che mi hanno fermato, la crescita personale è stata più degli stop. Il 2023 è sicuramente l'anno in cui ho imparato davvero che cosa è la costanza, che cosa significa impegnarsi seriamente nell'attività fisica. A gennaio ho iniziato ad allenarmi con i pesi e ora sono arrivata ad usare quello da 10kg e sono ancora sconvolta dalle capacità del mio corpo. Perdere peso, avere una taglia che non ho mai indossato, percepire il mio corpo come non l'ho mai fatto, guardarmi allo specchio e non riconoscermi sono cose che non avrei mai immaginato. Sto ancora scendendo a patti con me stessa.  Il 2023 però è stato anche l'anno della ripresa dei viaggi, delle scoperte, degli aerei presi e dei paesi visitati. 
All'inizio di  gennaio, sono stata a Venezia con la mia adorata Lorena di Petrichor in un viaggio in una delle mie città preferite. Ci ero già stata a fine 2022 ma ci torno sempre con una gioia senza fine, anche perché mi sono resa conto di riuscire ad arrivare alla Salute senza Google Maps che di fatto è un orgoglio senza fine per me. Sono anche stata a Milano per festeggiare il compleanno di una mia carissima amica e visitare la mostra "Fantasmi e spiriti del Giappone" al Tenoha con le opere di Benjamin Lacombe, ispirata ai suoi libri “Storie di Fantasmi del Giappone” e “Spiriti e Creature del Giappone”, pubblicati in Italia da L’ippocampo Edizioni. davvero molto interessante. A Torino invece abbiamo avuto modo di visitare a Palazzo Madama una mostra su Margherita di Savoia la prima regina d'Italia e invece a Palazzo Chiablese una mostra intitolata "Focus on future" in cui 14 fotografi hanno interpretato le disposizioni ONU per il 2030, un colpo d'occhio davvero molto potente. 
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A febbraio abbiamo inaugurato la grande stagione delle camminate AnnGiada, infatti abbiamo deciso che eravamo pronte per affrontare un percorso davvero impegnativo da Avigliana alla Sacra di San Michele e ritorno che ci ha distrutti fisicamente ma che ci ha dato la spinta emotiva per esplorare i percorsi della collina torinese e di sperimentare sempre di più nell'arco dell'anno. Camminare immersa nella natura è stata una scoperta che non mi immaginavo. Mi sono sempre considerata una persona pigra, che preferisce stare sdraiata sul divano a leggere invece che impegnarsi nell'attività fisica, e invece muovermi, allenarmi, camminare, andare è un qualcosa che mi ha fornito una valvola di sfogo senza fine. Abbiamo scoperto una app, Koomot che ci ha fornito lo strumento per non perderci, perché fornisce una serie di percorsi e tragitti che tornano sempre utili anche per cambiare strada. Questo però non ci impedisce di trovare ostacoli sul cammino (ruspe comprese) e deviazioni non previste, ma soprattutto tanto divertimento e soddisfazione, soprattutto quando arriviamo alla meta. Sono anche stata in quel di Ferrara finalmente a visitare la città, Palazzo Diamante, la Pinacoteca e il castello. Ho anche mangiato dei cappellacci alla zucca buonissimi che ancora me li sogno, perché ovviamente zucca >>>>> di qualsiasi cosa. 
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A marzo siamo state alla scoperta di una mostra bellissima alla GAM qui a Torino intitolata "Ottocento" che presentava settantuno opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture in marmo, delicati gessi e cere, di vari correnti pittoriche, davvero molto bella. Siamo anche riuscite ad andare a visitare una mostra a Palazzo Reale intitolata "Rembrandt incontra Rembrandt" con un paio di opere di Rembrandt che io amo molto ma che in realtà mi ha molto delusa perché dai cartelloni pubblicitari sembrava davvero molto più ricca. Ma mi sono anche avventurata in giornata a Firenze per visitare al Museo degli Innocenti una mostra su uno dei miei artisti preferiti: Escher. Insomma io lì con la sindrome di Stendhal davanti alle mie opere preferite con le lacrime agli occhi per la commozione e la consapevolezza che sì finalmente le vedevo dal vivo. Sono anche stata a visitare Bellagio in una giornata cristallina e una passeggiata nel bosco veramente molto bella. 
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Ad aprile è arrivata Pasqua e io mi sono cimentata per la prima volta con la pastiera e ho finalmente capito perché mia madre mi guarda costernata quando gliela chiedo: è una scuola di pazienza per quanto i passaggi sono lunghi. Però ne sono rimasta soddisfatta, è venuta molto buona. Per Pasquetta abbiamo organizzato un picnic e una visita a Cavour: rimproverate perché siamo passate dove non dovevamo abbiamo scoperto una delle sue residenze e un po' della sua storia. Siamo anche andate a visitare a palazzo Barolo la mostra "Da Monet a Picasso: Capolavori della Johannesburg Art Gallery" in cui c'erano delle opere bellissime. La JAG, Johannesburg Art Gallery, è stata fondata nei primi anni del 1900 dalla collezionista Dorothea Sarah Florence Alexandra Ortlepp Phillips, meglio nota come Lady Florence Phillips, con l’intento di trasformare un centro minerario, cresciuto intorno alla ricchezza dei suoi giacimenti, in una città improntata sui modelli delle capitali europee. Sono anche stata a Caserta con i miei parenti e con loro siamo stati a visitare la libreria/biblioteca che ha adottato tutta la collezione di libri di mio nonno e poi a casa finalmente per una settimana di relax. 
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A maggio, uno dei miei mesi preferiti anche perché è il mese del mio compleanno, siamo andate a Palazzo Chiablese per visitare la mostra dedicata a Ruth Orkin una fotoreporter di un occhio davvero molto interessante: tra i 156 scatti presenti in mostra erano compresi American Girl in Italy, uno dei suoi scatti più iconici della storia della fotografia, i ritratti di personalità quali Robert Capa, Albert Einstein, Marlon Brando, Orson Welles, Lauren Bacall, Vittorio De Sica, Woody Allen e altri. Siamo state anche al Mastio della Cittadella per la mostra  "Impressionisti tra sogno e colore" con delle opere impressioniste fuori dalle solite già viste e che non sempre vengono ammirate. La sera del 19 la mia adorata Am mi ha fatto un grandissimo regalo portandomi ad una festa che ha aperto alla grande i festeggiamenti per il mio compleanno. Il 20 maggio, proprio il giorno del mio compleanno, sono andata al Salone del Libro con una mia carissima amica che non vedevo da anni e ho incontrato la mia adorata Martina di Liber Arcanus. Devo dire che anche quest'anno è stato abbastanza traumatico. Credo di non essere più abituata alla gente, questa massa informe di persone che arriva con una sua presenza e che vuole fagocitarti. Ma la struttura del Lingotto resta lì a coccolarti lo stesso. Forse rispetto al 2022 ho notato che gli spazi erano più dilatati ma è anche vero che sono rimasta per molto meno tempo. Ma ne ho parlato più approfonditamente in questo post.  
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Tra fine maggio e inizio giugno sono riuscita finalmente a recuperare insieme ad Alaisse il viaggio a Lisbona che avevamo dovuto annullare a marzo 2020 con l'inizio della pandemia. Lisbona è una città spettacolare in cui siamo rimaste cinque giorni e di cui mi sono completamente innamorata. A parte la sindrome di Stendhal davanti agli azulejos dell'omonimo museo e il Monastero di San Jeronimos, ho fatto in tempo a perdermi completamente davanti alle sponde del Tago e sulle salite e discese mangiando pasteis de nata a gogo. Lisbona è una città che ti sorprende, un po’ rustica e un po’ cosmopolita, con i suoi alberi di jacaranda, le sue piastrelle colorate, i suoi tram che si arrampicano in collina e che ti tolgono il fiato. Alaisse è riuscita a portarmi a fare una esperienza sul Pillar 7: il pilastro numero 7 del ponte del 25 aprile sul Tago, che ricorda un po’ il Golden Bridge di San Francisco, e su cui puoi salire sia per vedere come sono stati costruiti i pilastri, sia per affacciarsi ad un passo dalle macchine che scorrono veloci sul ponte e per salire su un balconcino di vetro, trasparente sotto. Io avevo il batticuore ma la vista in effetti ne valeva la pena. Sono veramente contenta di essere riuscita ad andare in Portogallo, anche se la prossima volta vorrei andare a Porto. 
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A giugno nuovo giro e nuova mostra siamo andate alla Camera per la mostra dedicata a Eve Arnold, famosissima per i suoi scatti a Marilyn Monroe e ad altre straordinarie attrici e non. Eve Arnold è stata la prima donna, insieme a Inge Morath, a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos nel 1951. Abbiamo anche di nuovo partecipato all'Open House e siamo state a scoprire palazzi ed edifici che non sempre sono visitabili e non sempre sono conosciuti. Un appuntamento annuale a cui mi piace sempre partecipare. Oltre a tornare alla Villa della Regina e assistere al Gran Galà della Musica Coreana, sono stata anche a Milano per la mostra "Leandro Erlich" a Palazzo Reale una mostra di illusioni e ricorrenze che permetteva di immergersi negli spazi della mostra e replicare foto con le opere esposte. 
A luglio siamo state in Galleria d'Italia qui a Torino ad esplorare due mostre fotografiche: Déplacé-e-s di JR e Senza tempo di Mimmo Jodice, due mostre molto diverse ma entrambe molto interessanti. Sono poi tornata a Firenze con la mia adorata Lorena per assistere al tour negli stadi dei Pinguini Tattici Nucleari che se mi seguite da un po’ sul blog sapete sono tra i miei gruppi preferiti e devo dire che il concerto è stato davvero uno spettacolo bellissimo. Era da un po’ che non assistevo ad un gruppo dal vivo e mi sono molto emozionata. Da Bergamo a Hikikomori, passando per Coca Zero, ho urlato e ballato come non mai in mezzo ad altra gente mega entusiasta, nel parterre gold, con Zanotti e gli altri membri della band molto vicini e la sensazione di star vivendo una esperienza incredibile. Super super bello. Siamo anche salite fino al Faro della Vittoria, perché ovviamente con le camminate ci abbiamo preso gusto.
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Agosto 2023 rimarrà invece nel mio cuore per sempre perché sono riuscita finalmente a realizzare uno dei miei sogni nel cassetto da una vita: andare in Corea del Sud. Ancora non ci credo che dopo averlo solo sognato per mesi e mesi sono riuscita ad andare lì, sono riuscita a vedere dal vivo un paese che mi ha rubato il cuore e il sonno e mi ha dato solo nuove ossessioni. L'11 agosto alle 21:50 siamo decollate da Malpensa per atterrare 11 ore dopo in quel di Incheon, l'aeroporto fuori dalla capitale. Da lì abbiamo preso un treno per arrivare a Seoul Station e poi il KTX il treno dell'alta velocità che alle dieci e mezza di sera ci ha portate a Busan. Lì siamo rimaste un giorno per iniziare ad esplorare la città salendo sulla Busan Tower e visitando il museo del cinema e poi per due giorni, il 14 e il 15 siamo volate su Jeju-do. L'isola di Jeju è la meta turistica per le vacanze dei Coreani, nonché meta dei viaggi di nozze, ma io sognavo di andarci da quando l'ho sempre e solo vista nei drama che ho divorato negli ultimi sei anni. Jeju è affascinante, abbiamo preso un albergo che affacciava sull'oceano e finalmente siamo riuscite ad andarci con la speranza inossidabile di iniziare ad esplorarla. Dal 16 al 20 agosto siamo rimaste a visitare Busan, a guardarne le spiagge, i templi, il Gamcheon Village, a salire sulle sky capsule, ad attraversare il mare su una cable car e a incantarci al museo d'arte. A Busan abbiamo sconvolto i locali con il nostro essere straniere e abbiamo mangiato gli hotteok, abbiamo camminato come non mai e assaggiato il kimchi più buono del viaggio e abbiamo imparato che la mossa giusta è farsi amica la ajumma (le signore di una certa età) che trovi sul tuo cammino e che a volte basta un grazie in coreano per fare la differenza. Il 20 abbiamo preso un KTX che da Busan ci ha condotto a Seoul e lì siamo rimaste fino alla fine del viaggio il 27 agosto. Seoul, ah Seoul, penso di averci davvero lasciato un pezzo di anima e lei me ne ha lasciato un pezzettino della sua e sono qui che mi chiedo quando riuscirò a tornarci davvero. Come raccontare cosa mi rimane in testa di una città che ho solo immaginato per anni, componendo in testa il puzzle che la definisce e poi boom eccomi lì a camminare per le sue strade a riconoscere che è uno dei posti in cui mi sento a casa? Arrivare a Seoul è stato un po’ come trovare il mio spazio, sapendomi orientare, riconoscendo i quartieri, urlando “ma io quel posto lo conosco” mangiando i japchae, emozionandomi per il bulgogi, credendo che quegli spazi enormi, i palazzi reali, i grattacieli, la Lotte Tower, la Namsan Tower, le salite e le discese, i locali, la musica, i café, ogni spazio era una casella che ricomponeva la mappa che ho costruito su Naver ed era lì tangibile.
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A settembre con la depressione post Corea ancora in circolo siamo state a visitare la mostra su Lee Miller a Stupinigi una mostra davvero mega interessante su una fotoreporter che non si è lasciata fermare da nulla, che si è reinventata molte volte nella sua vita e che la guerra ha segnato profondamente. Perché ormai la fotografia ci appassiona profondamente, soprattutto se si parla di fotografe donne, siamo anche state alla Camera per Dorothea Lange che si è concentrata nel raccontare la fuga dal midwest americano verso la California in una povertà e durezza di condizioni che non conoscevo e che mi hanno molto colpita. Sono anche stata a Modena in gita che mi ha molto affascinata.
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E se ottobre è partito con un piccolo incidente di percorso che non avrei mai immaginato e che mi ha molto spaventato è anche stato contrassegnato da molte bellissime camminate alla scoperta della collina torinese. Ho anche mangiato un gelato in un periodo in cui non lo avrei mai creduto possibile. E mentre le giornate si accorciavano, sono stata a Giaveno alla sagra dei funghi in una giornata bellissima con una mia amica e poi a fine mese sono stata a Reggio Calabria per un matrimonio e ne approfittato per osservare dal vivo i Bronzi di Riace in una scoperta emozionantissima che mi ha lasciato senza parole. Reggio mi ha anche fatto chiedere ancora una volta ma perché non vivo al mare? Come mi rimette al mondo il mare nessuna cosa.  Veramente veramente molto bella. 
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Novembre è sempre quel mese che ti lascia con un po' di tristezza addosso, con la pioggia che arriva e il freddo che ti circonda, e noi abbiamo cercato di combatterlo andando a visitare la World Press Photo Torino a Palazzo Barolo, che come sempre sono un colpo al cuore per le storie che raccontano e tramutano in immagine. La World Press è una di quelle cose che restano nel segno, che non perdonano, che segnano il visitatore e restano piantate nel cuore. Siamo anche state di nuovo a Milano al Tenoha a visitare la mostra  Donne Samurai  con le opere di Benjamin Lacombe tratte dal suo ultimo libro. 
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A dicembre per l'immacolata sono stata a visitare per la prima volta ad Aosta che devo dire mi ha molto colpita, sarà che ero con le Merendine, sarà che c'era la neve, sarà che uscivamo da un periodo complicato ma Aosta mi ha portato tanto, abbiamo assaggiato la grolla questo caffè alcolico che ti scalda fino al midollo, abbiamo mangiato degli gnocchi buonissimi e ci siamo scaldate con i nostri abbracci, oltre ad aver scoperto l'area megalitica in un museo che ha riaperto da pochissimo e che è davvero ben  fatto, super consigliato. Esplorare una città diventa mega interessante. 
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Per il 2024 ho molti progetti e alcuni li abbiamo anche già portati a compimento (tornare a Bruxelles dopo 10 anni dal mio Erasmus, ma questa è una storia per un altro momento) e spero di riuscire a realizzarli. Vorrei fare un viaggio da sola in stile Barcellona del 2019, ma vediamo. Spero che il 2024 sia un anno buono, in cui riesco a realizzarmi e a compiere un passo importante per la mia età adulta. Compiere 35 anni mi spaventa, il tempo che avanza e lo spirito che resta lo stesso ma la consapevolezza che è giunto il momento di mettere radici. Mi sento spingere in direzioni contrastanti e mi dà molto da riflettere. E' già marzo, lo so, ora che leggerete questo recap, ma ho tante speranze e spero di tornare qui con nuove recensioni a breve. E se siete arrivati fino a qui raccontatemi qualcosa del vostro anno passato o una speranza per il futuro, vi leggo volentieri. 
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agrpress-blog · 1 year ago
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La grande scrittrice, autrice di libri quali L’età del malessere, Memorie di una ladra, Il treno per Helsinki, La lunga vita di Marianna Ucrìa, Dolce per sé, Il coraggio delle donne, Una rivoluzione gentile. Riflessioni su un Paese che cambia, Caro Pier Paolo, In nome di Ipazia: riflessioni sul destino femminile, e molti altri, spegne ottantasette candeline. Nata a Fiesole (FI) nel 1936, figlia dello scrittore ed etnologo toscano Fosco Maraini e della principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata, dal ’39 al ’46, trascorre la sua infanzia in Giappone e lì, fra il ’43 e il ‘45 affronta la prigionia in un campo di concentramento, dove finisce con i suoi genitori che si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò. Tornata in Italia vive fino a diciotto anni in Sicilia - a Bagheria -, presso i nonni materni. Racconterà questi anni in Sicilia nel suo romanzo Bagheria. Si trasferisce poi a Roma, dove pubblica il suo primo romanzo di successo, La vacanza (Lerici, 1962). È l’inizio di una lunga serie da L’età del malessere (Einaudi, 1963) con cui vince il Premio internazionale degli editori “Formentor”, da poco fondato (nel ’61) dall’editore spagnolo Carlos Barral con il sostegno di colleghi quali Giulio Einaudi, Claude Gallimard, Barney Rosset, Heinrich Rowohlt e George Weidenfeld;  A memoria (Bompiani, 1967), Memorie di una ladra (Bompiani, 1972), da cui l’anno seguente verrà tratto il film Teresa la ladra (1973) di Carlo Di Palma, pellicola di cui curerà anche la sceneggiatura con Age e Scarpelli;  Donna in guerra (Einaudi, 1975), Lettere a Marina (Bompiani, 1981), Il treno per Helsinki (Einaudi, 1984), Isolina. La donna tagliata a pezzi (A Mondadori, 1985), che vince il Premio Fregene, La lunga vita di Marianna Ucrìa (Rizzoli, 1990), con cui vince il Premio Campiello, che sarà Libro dell’Anno 1990, verrà tradotto in circa trenta lingue e verrà portato al cinema con il film del ’97 diretto da Roberto Faenza; il già citato Bagheria (Rizzoli, 1993), Voci (Rizzoli, 1994), Un clandestino a bordo (Rizzoli, 1996), Dolce per sé (Rizzoli, 1997), sui temi sociali e la vita delle donne, fino alla raccolta di racconti Buio (Rizzoli, 1999), sull’infanzia indifesa, con cui  vince il Premio Strega. Nel 1980 scrive, insieme a Piera Degli Esposti, Storia di Piera (Rizzoli), da cui tre anni dopo verrà tratto il film omonimo di Marco Ferreri, interpretato da Hanna Schygulla, Isabelle Huppert, e Marcello Mastroianni. Nel 2004, ancora con Piera Degli Esposti, scrive il libro Piera e gli assassini, un lungo dialogo fra due protagoniste della nostra cultura che si confrontano sui temi più importanti della vita, un insieme di racconti attraverso la lunga amicizia fra le due donne, su vicende di famiglia, aneddoti su colleghi, registi, attori. Seguiranno La nave per Kobe. Diari giapponesi di mia madre (Rizzoli Bur, 2001), tratto dai diari scritti dalla madre Topazia dal ’38 al ’41, donati a Dacia Maraini dal padre che li aveva casualmente ritrovati, ed in cui rievoca il viaggio verso il Giappone e l’esperienza della prigionia negli anni dell’infanzia, e Amata scrittura. Laboratorio di analisi letture proposte conversazioni. E ancora Colomba (Rizzoli, 2005) Il gioco dell’universo (Mondadori, 2007) con cui vince il Premio Cimitile nella sezione di narrativa. Nel 2008 pubblica Il treno dell’ultima notte (Rizzoli) e, due anni dopo, La seduzione dell’altrove (Rizzoli, 2010). Alla fine degli anni Cinquanta, a poco più di vent’anni fonda con alcuni amici la rivista «Tempo di letteratura» e collabora con «Il Mondo» e «Nuovi Argomenti», rivista culturale fondata nel ’53 da Alberto Carocci e Alberto Moravia, ai quali presto si affianca Pier Paolo Pasolini, e, dopo la sua morte, Attilio Bertolucci e Enzo Siciliano, che si annoverano fra i suoi amici, con Italo Calvino e Maria Callas. Nel ’73 fonda, con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito da sole donne. Per il teatro ha scritto oltre sessanta testi, portati in scena in teatri italiani ed esteri.
Ricordiamo Il ricatto a teatro a altre commedie (Einaudi, 1970) Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un suo cliente (Mastrogiacomo-Images 70, Padova 1978). Quasi tutte le sue opere teatrali sono raccolte in Fare teatro 1966-2000. Fra le sue poesie, pubblicate fin dall’inizio degli anni Sessanta, Botta e risposta… poetica o quasi, La donna perfetta (1974), Don Juan (1977), la raccolta Mangiami pure (1978), dedicata alle sofferenze nel campo di concentramento. Fra i saggi, Fare teatro. Materiali, testi, interviste (Bompiani, 1974), La bionda, la bruna e l’asino (Rizzoli, 1987), Cercando Emma (Rizzoli Bur, 1993), Un clandestino a bordo (Rizzoli, 1996), I giorni di Antigone – Quaderno di cinque anni, (Rizzoli Bur, 2006). Fra i film a cui ha lavorato come sceneggiatrice ricordiamo L’età del malessere (1968) di Giuliano Biagetti, La donna invisibile (1969) di Paolo Spinola, Cuore di mamma (1969) di Salvatore Samperi, Certo, certissimo, anzi… probabile (1969) di Marcello Fondato, Il già citato Teresa la ladra (1973) di Carlo Di Palma, Il fiore delle Mille e una notte (1974) di Pier Paolo Pasolini, e i documentari Abrami in Africa (1976) e Aborto: parlano le donne (1976). Fra i premi vinti, oltre ai già citati Cimitile, Campiello e Strega, anche il Premio Pinuccio Tatarella. Nel 2005, l’Università degli studi dell’Aquila le conferisce la Laurea Honoris Causa in Studi teatrali. Due anni dopo riceve il Premio leopardiano “La Ginestra”. Nel 2010, l’Università degli Studi di Foggia le conferisce la laurea magistrale honoris causa in Progettista e dirigente dei servizi educativi e formativi. Due anni dopo le viene assegnato il premio Alabarda d’Oro per la letteratura. Alla fine degli anni Ottanta, gira per la Rai Raccontare Palermo, andato in onda su RaiTre, in cui la scrittrice incontra, in giro per la città, vari rappresentanti della cultura siciliana quali Mimmo Cuticchio, regista e attore teatrale, erede della tradizione dell’Opera dei Pupi e dei cuntisti siciliani, e Giovanni de Simone. Nel novembre 2016, a Palazzo Sant’Elia a Palermo, ha inaugurato con le sorelle la Mostra Topazia Alliata. Una vita per l’arte, prima retrospettiva italiana sull’opera della madre Topazia Alliata, pittrice e gallerista, scomparsa nel 2015 all’età di centodue anni. In tale occasione ha dichiarato: «Questa per me è la vera festa, quella con i quadri dipinti da mia madre. Dei compleanni e delle date obbligate mi è sempre importato poco». Nello stesso anno le è stato consegnato il Premio Manzoni alla Carriera in una cerimonia che si è svolta al Teatro della Società di Lecco. «Una donna che ha fatto e scritto la storia, una testimone dei suoi tempi», l’ha definita Stefano Motta, romanziere, saggista e membro della giuria. Nell’ottobre 2017 Dacia Maraini è stata protagonista dell’evento Un milione di Marianna Ucrìa. Il grazie dei lettori a Dacia Maraini. Nel corso della serata, che si è svolta a Roma presso il Teatro Palladium gremito di pubblico, sono intervenuti Roberto Faenza, regista del già citato film del ’97, lo scrittore Diego De Silva e l’attrice Piera Degli Esposti. Nel 2018 è nominata Presidente del comitato scientifico di Palermo Capitale italiana della cultura. Nello stesso anno fonda la rassegna letteraria “Pescasseroli legge”, che si svolge ogni anno in agosto nella cittadina abruzzese nel cuore ddel parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. In epoche più recenti ha pubblicato il saggio Il coraggio delle donne (Il Mulino, 2020), scritto con la giornalista e saggista Chiara Valentini, il romanzo Trio. Storia di due amiche, un uomo e peste di Messina (Rizzoli, 2020), Writing like breathing. Sessant’anni di letteratura (Gruppo Albatros il Filo, 2021), il saggio La scuola ci salverà (Solferino, 2021), Una rivoluzione gentile. Riflessioni su un Paese che cambia (Rizzoli, 2021), Caro Pier Paolo (Neri Pozza, 2022), In nome di Ipazia: riflessioni sul destino femminile (Solferino, 2023).
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reading-marika · 2 years ago
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Aspettando l'Autunno Book Tag
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Ciao a tutti!! Questa settimana vi propongo un nuovo book tag trovato sul Book Tube. Oggi parliamo di autunno, in particolare vi mostro libri già letti e libri che vorrei leggere con vibes autunnali. Scrivetemi pure i vostri titoli autunnali!! Buona lettura!!
Pioggia: un libro che leggeresti volentieri cullato dal ticchettio della pioggia sul tetto.
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"Il Sospetto" di Friedrich Durrenmatt è un romanzo breve che lessi lo scorso anno, proprio nel periodo autunnale e ricordo di averlo apprezzato moltissimo anche per le vibes tetre che pone al lettore. Perfetto da leggere in una giornata piovosa.
Foliage: un libro dalle diverse sfaccettature.
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Passiamo, ora, alla letteratura americana del novecento con "Giovanni's Room", o "La Stanza di Giovanni", di James Baldwin. Questo romanzo narra di una relazione alquanto complicata tra due ragazzi a Parigi, ma questo è solo il punto di partenza che l'autore usa per poter parlare di ben altro: la società dell'epoca, la libertà personale, la solitudine.
Autunno, Dove Sei?: nomina quattro libri che non vedi l’ora di leggere quando arriverà la stagione.
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Sono molto curiosa di proseguire il mio percorso di lettura degli autori Thomas Hardy e Victor Hugo con, rispettivamente, "Estremi Rimedi" e "Notre-dame de Paris". Parlando sempre di classici, vorrei approcciarmi ad André Gide con la sua ultima opera "I Falsari". Infine, cambiando completamente genere, vorrei proseguire con la trilogia Farseer di Robin Hobb, leggendo il secondo volume "Royal Assassin".
Tè e Tisana: un libro che scalda il cuore.
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"I Dolori del Giovane Werther" di Goethe può sembrare un libro triste, e lo è, ma nella sua tristezza porta molto calore. Questo è un romanzo estremamente interiore, che parla di solitudine, di amore, di morte. Non ci si sente soli, ci si sente capiti e a propria volta si capisce.
Castagne: un libro che all’inizio ci sembrava un po’ spinoso, difficile ma che poi si è rivelato coinvolgente.
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"Assassin's Apprentice" di Robin Hobb è il primo volume della trilogia Farseer (che apre una saga infinita); per me questa è stata una lettura alquanto impegnativa, in particolar modo per l'inglese che non ho trovato così facile come mi aspettavo. Una volta, però, abituatami allo stile, la lettura è diventata molto più scorrevole. Per quanto riguarda la trama, invece, questa mi ha catturato sin da subito, un po' intricata, ma decisamente accattivante.
Candele Profumate: un libro dalla forte atmosfera autunnale.
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Nonostante "Eugenie Grandet" di Balzac sia ambientato in più anni e, quindi, in più stagioni, mi ha trasmesso molte vibes autunnali. Che dire di questo romanzo, si incentra sulla figura femminile di Eugenie Grandet, personaggio che non segue perfettamente i canoni di quell'epoca e, di conseguenza, molto interessante.
Zucca: un mattone da leggere in autunno.
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Qui, vi cito due libri, uno letto e uno da leggere. "L'Uomo che Ride" di Victor Hugo è un romanzo gotico estremamente drammatico, ma con un messaggio potentissimo e perfetto per l'autunno. Invece, questo autunno mi piacerebbe affrontare la sfida di "Guerra e Pace" di Tolstoj, ma vedremo in seguito come va...
Halloween: un libro che vuoi leggere quest’anno per halloween.
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Non ho mai letto romanzi horror, ma quest'anno mi voglio buttare, perciò mi sono già preparata in libreria "Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello" di Shirley Jackson, autrice ben conosciuta del novecento. Non so nulla di questo romanzo, come d'altronde di ogni romanzo che devo ancora leggere, e non so minimamente cosa aspettarmi.
Giacca: libro che hai da un po’ in libreria e che aspetti di leggere proprio in autunno.
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È da Natale 2022 che attendo il suo momento e, per me, il suo momento è l'autunno. Sto parlando di "Spiriti e Creature del Giappone" illustrato da Benjamin Lacombe. Una raccolta di racconti giapponesi su creature mistiche, cosa c'è di meglio per una lettura autunnale!!
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kneedeepincynade · 2 years ago
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We will never forget the memories of those who died for their land, both soldiers and the innocents.
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ 07/07/1937 - I FASCISTI GIAPPONESI INVADONO LA CINA | INIZIA LA GUERRA POPOLARE DI RESISTENZA CONTRO IL MILITARISMO GIAPPONESE ⚠️
😭 Oggi è una giornata dolorosa e importante per la Cina e il Popolo Cinese. Come scrive il Compagno Liu: «Il 07/07 è una data che tutti i Cinesi ricorderanno per sempre: il 07/07/1937, infatti, i fascisti giapponesi provocarono un'invasione della Cina, e i Cinesi si opposero risolutamente, dando inizio ad una Guerra di Resistenza su Larga Scala. Questo episodio è noto come "Incidente del Ponte di Marco Polo"»
🐉 Sebbene il 07/07 abbia dato inizio alla Grande Lotta Cinese, tale giornata è stata anche una vergogna nazionale per la Cina. Sei anni prima, il 18/09 del 1931, i fascisti giapponesi «avevano lanciato la loro invasione ufficiale della Cina, occupando oltre 800.000km² della Cina Nord-Orientale» 😡
😡 Tuttavia, il Governo di Chiang Kai-shek, uno dei più grandi codardi della Storia, «chiese ai difensori del Nord-Est di non opporre resistenza», e così - temporaneamente - la Cina perse il Nord-Est, nonostante una forza militare superiore 😭
🇹🇼 Il KMT è la vergogna della Cina, è il partito della sconfitta. Il KMT non riuscì a risolvere le problematiche di Yuan Shikai, non ha saputo realmente difendere la Cina, e - scappando come un codardo - Chiang Kai-shek si è ritirato a Taiwan dopo la vittoria del CPC. Il KMT è fin troppo fortunato a poter intrattenere un dialogo con il CPC oggi. A parte qualche figura onesta, come Cai Zhengyuan o Xia Liyan, il KMT presenta figure controverse e vergognose, che vogliono evitare la Riunificazione, come Zhu Lilun 🤔
😠 Rapporti tra USA, Giappone e il regime-fantoccio di Taiwan, cenni storici - I, II, III 😈
🤔 Anche Ma Ying-jeou, nonostante la sua retorica, e nonostante sia una figura accomodante, non ha mai realmente lavorato alla Riunificazione del Popolo Cinese, e nei suoi otto anni di Governo a Taiwan non ha rimosso le storture anti-Cinesi, separatiste e anti-CPC dai libri di Storia 😡
🤧 Gli sconfitti non dovrebbero poter parlare, ma anzi inginocchiarsi di fronte ai vincitori. L'apertura del CPC al Dialogo mostra ancora una volta la Saggezza (智慧) e la Benevolenza (仁爱) della dirigenza Comunista 🚩
🤔 Perché Chiang Kai-shek non volle opporre resistenza ai giapponesi in quel momento? Perché era più impegnato nella sua sanguinosa guerra civile contro il CPC, i veri patrioti Cinesi, che hanno guidato la Liberazione della Cina dai militaristi giapponesi e dai traditori del KMT, che avevano aperto campi di concentramento per i membri del CPC sotto il nome di "Istituto di Cooperazione Sino-Statunitense" 😡
⭐️ Nelle tre province del Nord-Est, solo l'Esercito a guida Comunista e i resti dell'Esercito del Nord-Est combattevano contro i fascisti giapponesi, insieme al Generale Kim Il-sung, della futura DPRK, che combatteva insieme al Popolo Cinese 💕
☀️ Sei anni dopo quell'evento, però, con la seconda invasione, il Governo della ROC diede finalmente inizio alla Guerra contro i militaristi giapponesi. Oggi, questi codardi traditori si trovano a Taiwan, e vogliono pontificare sul Principio dell'Unica Cina 🇨🇳
🚩 Il Partito Comunista Cinese ha sconfitto i militaristi Giapponesi, i codardi traditori del KMT e fondato la Repubblica Popolare Cinese. Ecco perché è l'ente dirigente della Nazione Cinese. Partiti come la Lega Democratica Cinese hanno riconosciuto fin da subito il mantenimento delle promesse del CPC verso il Popolo Cinese 😍
⭐️ Al 7° Congresso, il CPC elaborò la linea della mobilitazione delle Forze Popolari per sconfiggere gli aggressori giapponesi, liberare la Nazione ed edificare una Nuova Cina, e inserì il Pensiero di Mao Zedong nella Costituzione del Partito 🚩
💬 "Dopo aver sconfitto l'aggressione dei militaristi giapponesi e aver condotto la Guerra Popolare di Liberazione contro l'imperialismo, il feudalesimo e il capitalismo burocratico, il nostro Partito, il nostro Popolo, ha ottenuto una grande Vittoria: la Rivoluzione, l'Indipendenza Nazionale e la Liberazione" - Xi Jinping 🇨🇳
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⚠️ 07/07/1937 - JAPANESE FASCISTS INVADE CHINA | THE PEOPLE'S WAR OF RESISTANCE AGAINST JAPANESE MILITARISM BEGINS ⚠️
😭 Today is a painful and important day for China and the Chinese people. As Comrade Liu writes: «07/07 is a date that all Chinese will remember forever: 07/07/1937, in fact, the Japanese fascists provoked an invasion of China, and the Chinese resolutely opposed it, starting a large-scale war of resistance. This incident is known as the "Marco Polo Bridge Incident"»
🐉 Although 07/07 started the Great Chinese Struggle, it was also a national shame for China. Six years earlier, on 18/09/ 1931, the Japanese fascists «had launched their official invasion of China, occupying over 800,000km² of North-Eastern China» 😡
😡 However, the government of Chiang Kai-shek, one of the greatest cowards in history, "asked the defenders of the Northeast not to resist", and so - temporarily - China lost the Northeast, despite a superior military force 😭
🇹🇼 The KMT is China's shame. It is the party of defeat. The KMT failed to solve Yuan Shikai's problems, failed to really defend China, and - fleeing like a coward - Chiang Kai-shek retreated to Taiwan after the CPC's victory. The KMT is all too lucky to be able to hold a dialogue with the CPC today. Apart from some honest figures, like Cai Zhengyuan or Xia Liyan, the KMT has controversial and shameful figures who want to avoid reunification, like Zhu Lilun 🤔
😠 Relations between the USA, Japan and the puppet regime of Taiwan, historical notes - I, II, III
🤔 Even Ma Ying-jeou, despite his rhetoric, and despite being an accommodating figure, has never really worked on the Reunification of the Chinese People, and in his eight years of government in Taiwan he has not removed the anti-Chinese, separatist and anti-CPC from history books 😡
🤧 The defeated shouldn't be able to speak, but rather kneel in front of the winners. The CPC's openness to Dialogue once again shows the Wisdom (智慧) and Kindness (仁爱) of the Communist leadership 🚩
🤔 Why didn't Chiang Kai-shek want to resist the Japanese at that time? Because it was more engaged in its bloody civil war against the CPC, the true Chinese patriots, who led the Liberation of China from Japanese militarists and KMT traitors, who had opened concentration camps for CPC members under the name of " Sino-US Cooperation Institute" 😡
⭐️ In the three Northeast provinces, only the Communist-led Army and the remnants of the Northeast Army fought against the Japanese fascists, together with General Kim Il-sung, of the future DPRK, who fought together with the Chinese People 💕
☀️ Six years after that event, however, with the second invasion, the ROC Government finally started the War against the Japanese militarists. Today, these cowardly traitors are in Taiwan, and they want to pontificate on the One China Principle 🇨🇳
🚩 The Communist Party of China defeated the Japanese militarists, the cowardly traitors of the KMT and founded the People's Republic of China. That is why it is the leading body of the Chinese nation. Parties such as the Democratic League of China recognized early on that the CPC's promises to the Chinese people were kept 😍
⭐️ At the 7th Congress, the CPC elaborated the line of mobilizing the People's Forces to defeat the Japanese aggressors, liberate the nation and build a New China, and incorporate Mao Zedong Thought into the Party Constitution 🚩
💬 "After defeating the aggression of the Japanese militarists and conducting the People's War of Liberation against imperialism, feudalism and bureaucratic capitalism, our Party, our People, has achieved a great Victory: the Revolution, the National Independence and Liberation" - Xi Jinping 🇨🇳
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oltreilcieloeilmare · 2 years ago
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1.
12/05/2023
Provo a scrivere, vediamo se funziona. Scrivere è il mio lavoro, lo faccio 8 ore al giorno. Scrivo di dentiere, di motozappe, di intermediari assicurativi, di aperitivi e opere d'arte, scrivo continuamente cose di cui mi interessa più o meno nulla. Voglio dire, va a finire che mi prendo bene, ma se non dovessi farlo per guadagnarmi da vivere farei altro. Sì, molto probabilmente scriverei lo stesso, ma lo farei in luoghi lontani. Scriverei articoli o libri sulle minoranze etniche nel mondo, come la comunità Karen; un saggio sul significato della parola "casa"; la storia di un amore bellissimo, magari di due persone che ho incontrato per caso in viaggio per il Giappone. Scriverei un libro di racconti o di poesie, la sceneggiatura di un documentario sull'universo. Studierei psicologia, fisica e astronomia. Avrei il tempo per imparare a suonare il pianoforte, per seguire un corso di pittura e uno di fotografia, tornerei a danzare, farei yoga in India. Vivrei a Parigi per un po', che è il mio sogno da sempre e non ci sono mai stata perché non ho trovato la persona giusta con cui andarci, o quando c'era non avevo i soldi per il viaggio. E mentre penso a tutto ciò che farei se non avessi bisogno di lavorare, un pensiero resta in sottofondo, fisso e trasparente. I pensieri in superficie sono colorati, stanno in alto e sono piccoli, lasciano spazio agli altri. Ma questo copre tutta la linea orizzontale in basso, da destra a sinistra e oltre. É il pensiero di te. Più precisamente, di te che vivi queste esperienze con me. No, non ti immagino mentre fai yoga, dipingi quadri o studi fisica. Ti penso accanto a me, tu impegnato nei tuoi interessi e io nei miei. Immagino che ci incontriamo in pausa pranzo per raccontarci qualcosa, che la sera ci si ritrova a casa per condividere del tempo insieme, per guardare un film dello Studio Ghibli o una serie che ci tiene azzeccati. Abbiamo sempre avuto gli stessi gusti su tante cose. Penso a come mi guarderesti, a come mi accarezzeresti la testa. Penso alla tua voce che mi sussurra "sei stanca, sei tanto stanca" per farmi addormentare, mentre mi avvolgi la schiena con il petto. Immagino di ridere insieme e di affrontare il buio con la tua mano nella mia. Penso a quanto faremmo l'amore e quanto sarebbe bello dirci ti amo alla fine. Penso al sapore della tua bocca, ai tuoi baffi e al tuo naso dritto. All'anello che porti al dito (a quello vecchio con le frecce, mi dispiace un pochino che tu l'abbia cambiato), alle tue mani delicate, ai tuoi occhi scuri e luminosi. Penso alla tua giacca verde, a te che mi vieni incontro e mi dici "ho tagliato i capelli così ti piaccio di più". La verità è che se mi soffermo su questo di pensiero, quello onnipresente, in basso e trasparente, si colora e prende spazio nascondendo tutti gli altri. Un misto di ricordi e desideri che riguardano tutti te, con me. La verità ancora più profonda è che non mi importa dove sono, se devo sacrificare il mio tempo al lavoro, se possiamo andare a Parigi o meno, se ci fossi tu con me sarei profondamente felice.
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amicidomenicani · 2 years ago
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Quesito Caro Padre Angelo,  Stavo pensando ad alcune cose e ho alcune difficoltà; le volevo chiedere come mai nei libri dei maccabei ci sono delle contraddizioni? Ho letto che la morte di Antioco Epifane viene descritta in 3 maniere differenti... come è possibile se è parola di Dio? e quindi tutto dovrebbe essere veritiero? (…). ecco, il problema che le presento: è possibile che un credente cattolico e ovviamente praticante un giorno smetta di essere credente, perché gli viene la convinzione / sente dentro di sé, in buona fede quindi, che non è necessaria la fede cristiana per salvarsi, perché potrebbe arrivare a pensare che il cristianesimo sia come le altre religioni, magari la migliore e più bella di tutte, però ancora una religione come c'è ne sono altre, ma che l'importante sia la buona condotta e che solo l'amore conta, al di là della religione d'appartenenza, potrebbe pensare anche che la religione è molto legata al posto in cui uno nasce, se nasce in Italia diventerà cattolico, se nasce in Giappone buddista, e così via, ma tutte cercano di portarti a vivere bene e ad amarci gli uni gli altri. Ecco, il problema che si è creato nella mia testa è: se un fedele cattolico, sente in coscienza che le cose stanno così, non so come potrebbe essere colpevole, se la sua coscienza non lo condanna, ma anzi lo approva pure... Grazie in anticipo Padre Angelo e buona giornata. Risposta del sacerdote Carissimo,  1. per la descrizione della morte di Antioco Epifane le apparenti divergenze si spiegano in maniera molto semplice. La fine di Antioco Epifane viene narrata con dovizia di particolari nel secondo libro dei Maccabei al capitolo 9. Ecco la parte centrale: “Così diceva nella sua superbia: «Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto». Ma il Signore che tutto vede, il Dio d'Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali, ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di torture. Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi era pieno ancora di superbia, spirando fuoco d'ira contro i Giudei, e comandando di accelerare la corsa. Gli capitò perciò di cadere dal carro in corsa tumultuosa e di rovinarsi tutte le membra del corpo nella violenta caduta. Colui che poco prima, nella sua sovrumana arroganza, pensava di comandare ai flutti del mare, e credeva di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora, gettato a terra, doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio, a tal punto che nel corpo di quell'empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni, fra spasimi e dolori, cadevano a brandelli e l'esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui. Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l'intollerabile intensità del fetore” (2 Mac 9,4-10). “Quest'omicida e bestemmiatore, dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita con miserabile morte in terra straniera, sui monti” (2 Mac 9,28). 2. In nota la Bibbia di Gerusalemme scrive: il parallelo di 1 Mac 6,9 (ecco la seconda la narrazione) è molto più sobrio. Ecco che cosa vi si legge: “Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo quanto aveva desiderato. Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire. Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e l'animo è oppresso dai dispiaceri. Ho detto in cuor mio: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto, io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali ch
e ho commesso a Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento che vi si trovavano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali; ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero»” (1 Mac 6,8-13).  Come si vede non c’è contraddizione. Il primo testo è più ampolloso, mentre il secondo è più sobrio. 3. La terza narrazione invece è decisamente diversa. Tuttavia viene narrata all'interno di una lettera riportata nel testo. La Bibbia di Gerusalemme annota: “L'autore sacro, inserendo tale lettera prima della sua opera, non si fa garante del suo valore storico” (nota a 2 Mac 1,10). Tant’è vero che al capitolo nono descrive con esattezza come è avvenuta la morte. 4. Nella seconda parte della tua mail chiedi se sia possibile che un cattolico credente ad un certo momento smetta di credere e pensi, senza colpa alcuna, che la religione cristiana, pur essendo migliore delle altre, sia una fra le tante. Qui evidentemente c'è da dire che se ad un certo momento smette di credere può essere sostanzialmente per due motivi, ma che si riassumono in uno: non ha coltivato la fede. Può non averla coltivata anzitutto sotto l’aspetto dell’istruzione. Pur sollecitato da varie obiezioni, si è preferito concludere che una religione vale l’altra. Mentre Cristo sollecita ogni suo interlocutore a porsi la domanda sulla verità tra le varie religioni chiedendo: “Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?” (Gv 8,46). Ogni cristiano ha il dovere di rendere ragione della sua speranza (cfr 1 Pt 3,15). 5. La responsabilità più grave però ce l’ha sul piano pratico e operativo. Perché quando in maniera permanente si vive in peccato mortale Dio viene sentito sempre più lontano e non incide quasi per nulla nella propria vita personale. Allora è facile giungere alla conclusione da te riportata. Ma se si vive in grazia di Dio e, non solo, ma si coltiva questo germe divino deposto in noi (cfr 1 Gv 3,9), allora si fruisce della presenza di Dio all’interno del proprio cuore, “si gusta la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro” (Ebr 6,5). Quando “si gusta il dono celeste e si diventa diventa partecipi dello Spirito Santo" (cfr. Ebr 6,4) non si dice più che il cristianesimo è una religione tra le tante. Si comprende subito l’abissale differenza tra Gesù Cristo e gli altri fondatori delle varie religioni. Gesù non è solo un uomo, ma è Dio che ha assunto una natura umana per farsi vedere, per insegnare, per compiere la redenzione, per portare la vita divina nel cuore dell’uomo. Gli altri fondatori sono semplicemente uomini mortali. Nessun altro ha compiuto la redenzione, l’espiazione dei peccati. Nessun altro ci ha meritato l’apertura del paradiso e la comunione con Dio. Nessun altro può deporre un germe di vita divina nel cuore dell’uomo al di fuori di lui. Quando non si vive in grazia, è fatale non pensare più a tutto questo. 6. Infine va ricordato che il punto discriminante per la salvezza non è semplicemente la vita onesta, ma il vivere in grazia. Si può essere onesti davanti al mondo perché non si ruba e non si ammazza. Ma pur essendo onesti davanti al mondo, si potrebbe non essere in grazia di Dio perché non si osservano i suoi comandamenti. Penso in particolare al terzo (ricordati di santificare le feste") e al sesto ("non commettere atti impuri”). 7. È vero che essere nati in una nazione di tradizione cristiana agevola la fede in Cristo. Tuttavia in fin dei conti non crediamo in Cristo perché siamo nati in Italia, ma perché abbiamo creduto nella sua divinità e l’abbiamo accolta liberamente nella nostra vita. Il confronto con le altre religioni che oggi è inevitabile ci conferma sempre di più nelle parole pronunciate da San Paolo per ispirazione dello Spirito Santo: “So in chi ho creduto” (2 Tm 1,12). Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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sempredirebanzai · 4 years ago
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5 libri sul Giappone di scrittori giapponesi per scoprirne la vera cultura
5 #libri sul #Giappone di scrittori giapponesi per scoprirne la vera cultura
5 libri sul Giappone di scrittori giapponesi  Voglia di Giappone autentico ma per il momento non si può raggiungere? Cosa c’è di meglio di un libro per immergersi totalmente in qualcosa che non possiamo vedere ma solo sognare? Ci sono alcuni scrittori giapponesi che sono perfetti da leggere per immergersi nell’affascinante cultura nipponica. Così ricca di onore, drammi, figure tormentate e grandi…
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diceriadelluntore · 3 years ago
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In questi giorni di tensioni internazionali altissime, si richiama più volte la via diplomatica alla risoluzione delle tensioni al confine ucraino. Diplomazia deriva da diploma, un foglio di carta piegato a due (dal greco diploos, doppio) che attestava la legittimazione dell’ambasciatore al sovrano.
Mark Kurlansky è un giornalista e scrittore americano dell’International Herald Tribune. Ha scritto dei libri molto singolari sul sale (Sale. Una Biografia, Rizzoli 2003), sul 1968, sulla non violenza, e uno sul merluzzo (Il Merluzzo. Storia del pesce che ha cambiato il mondo, Mondadori 1999) bestseller internazionale tradotto in decine di lingue.
Quello che ho letto io si lega alla diplomazia, perchè racconta, con dovizia di particolari e in modo molto suggestivo, la storia della carta. Kurlansky parte da un concetto semplice: la tecnologia è un’applicazione pratica di una conoscenza, ma non è essa stessa che forma la società, è la società che sviluppa una tecnologia per affrontare dei cambiamenti, in risposta ad una esigenza. La carta nasce in Cina, non si sa bene quando, ma nel 2 secolo a.C. i cinesi erano già padroni di tecnologie e tecniche per produrne in grande quantità: ma la carta in Cina era usata per lo più per imballare le cose, un po’ per esigenze pratiche un po’ perchè la scrittura cinese mal si prestava all’uso di un supporto leggero, economico per scriverci i laboriosi ed affascinanti caratteri. Di lì è un susseguirsi di leggende: monaci buddhisti la portano in Giappone, i giapponesi ne diventeranno maestri, tanto che la tecnica della carta washi, fatta a mano con le stesse tecniche millenarie, è patrimonio dell’Umanità (sebbene ne siano sempre meno i capaci a produrla); dei mercanti arabi fanno prigionieri dei monaci, che tramandano le tecniche, gli arabi la esportano in tutto il Mediterraneo, e per centinaia di anni ne sono esclusivi padroni. Nel 1200, Ancona è sotto assedio dei saraceni, che si stabiliscono in accampamento a Fabriano: lì insegnano ai cittadini le tecniche per la preparazione della carta, dagli stracci di lino e cotone dei vestiti, e i fabrianesi ben presto inventeranno il maglio idraulico per rendere polpa le fibre, la filigrana sulla carta, usata ancora adesso, e la risma, che anche all’epoca era di 500 fogli. In un susseguirsi meraviglioso, la carta entra come protagonista nelle riforme filosofiche e politiche: la Riforma Luterana e la Controriforma Romana fu la prima battaglia ideologica giocata anche sulla diffusione della carta, gli Illuministi stampano l’Enciclopedia sulla carta istituzionalizzando la diffusione del sapere sul mezzo scritto rispetto all’oralità, la carta è uno dei settori trainanti della rivoluzione industriale, prima come utilizzatrice degli scarti tessili, dopo, con la nascita dell’Industria pesante, come industria dei giornali, dei libri, del divertimento. Senza contare che fino alla seconda guerra mondiale metà delle cartucce militari erano fatte di carta. E per la carta sono iniziate le battaglie sulla salvaguardia dell’ambiente (per l’uso del legname come fonte primaria e dei residui chimici delle lavorazioni sversate nei fiumi). Si scopre in questo saggio che praticamente quasi ogni cosa che conosciamo ha avuto a che fare con la carta, e nell’era ipertecnologica ci sono ancora settori inscalfibili per la carta: ancora oggi non c’è nessun sostituito alla carta per le fotocopie che faccia breccia sul mercato, e il tentativo a metà riuscito dell’e-book di sostituire il libro ha frenato molti all’introduzione di qualcosa che sostituisca la carta. Kurlansky percorre la storia della civiltà attraverso le tecniche, le abitudini, le innovazioni che sono legate a questo bianco amico della nostra vita, che ci accompagna nei momenti più svariati.
Leonardo da Vinci ha lasciato poche opere pittoriche, ma migliaia su fogli di carta. Tra l’altro la carta usata da Leonardo è ancora perfetta, in quanto essendo fatta da stracci non ha lignina, che nei fogli più moderni tende a rendere i fogli più scuri (ed è il motivo per cui la carta per centinaia di anni è candeggiata, sia per renderla bianca sia per eliminare la lignina). Il suo autoritratto più famoso è su carta. A ricordarci la grandiosità di un oggetto semplice, ma essenziale nella storia dell’umanità.
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beforeislipaway · 3 years ago
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quello che ho scoperto sul contesto storico di Hybrid Child perché ho voglia di rantare: (A Hybrid Child’s historical setting theory. eventually a brief summary in perhaps bad english will follow. just for fun)
siccome hybrid child occupa un posto specialissimo nel mio cuore e non so neanche bene perché, ogni tanto mi diverto a fare qualche ricerca per capire se l’ambientazione è completamente frutto di fantasia o, visto che soprattutto la vicenda degli ultimi due capitoli (leggi: oav) si svolge in un periodo storico ben preciso, se invece presenta più elementi storicamente verosimili. io non ho alcuna preparazione in merito (sigh vorrei), semplicemente mi intriga mega quel periodo di sommosse casini riforme prima della restaurazione di meiji; quindi, fonti: wikipedia e qualche blog. ho letto anche i capitoli di due libri di storia giapponese sull’argomento ma sono stati completamente inutili lmao.
cos’ho scoperto quindi? partiamo con ordine. le cose che si sanno esplicitamente dalla storia: si sa che quando l’idillio spensierato dei tre dell’ave maria crasha è perché lo shōgun se ne è scappato via, quindi il loro feudo è bollato come fazione ribelle. sappiamo anche che l’imperatore, ormai tornato sul pezzo, si era impadronito del castello di Edo e ora stava andando a fare il culo al loro clan. allego prove:
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il giappone in quel periodo era una militocrazia, dove il potere esecutivo era completamente nelle mani dei generali, gli shōgun. appunto per questo motivo il governo viene chiamato shōgunato o, in giapponese, bakufu (governo delle tenda. non mi ricordo perché). fatto sta che l’imperatore nel corso dei decenni aveva perso sempre di più il proprio potere effettivo, rivestendo poco più che una carica formale, dato che il governo era tutto in mano all’esercito. al di sotto dello shōgun c’erano i vari daimyō, ovvero i signori feudali di ogni rispettivo clan (han) che ricevevano le terre dallo shōgun e a loro volta le distribuivano ai samurai loro sottoposti. tra di essi, alcuni venivano scelti come ministri/vassalli e i più importanti erano i karō, che rispondevano direttamente al signore feudale; generalmente c’era un karō che stava a Edo dove c’era lo shōgun e un altro che rimaneva a fare la guardia al castello del feudo. da HC sappiamo che non siamo a Edo, ergo Tsukishima doveva essere il ministro che restava a casa e infatti era nei dintorni del castello (quando non era a casa di Kuroda o in giro a mangiarsi dolcetti *cough*).
quando cade il regime feudale aka lo shōgunato? quando guarda caso lo shōgun allora in carica, tale Tokugawa Yoshinobu, abdica! perché convinto/costretto dall’imperatore che si è fatto come alleati due dei clan grossi sostenitori del bakufu che non sopportano più la mollezza delle riforme shogunali e vogliono un Giappone fedele all’imperatore e pronto a espellere gli i barbari occidentali che premono per farlo uscire dal sakoku (chiusura blindata del Paese) that means: nessuno entra, nessuno esce e nessuno può essere cristiano o imparare una lingua straniera, tie’. solo nel tardo periodo Tokugawa si era giunti al compromesso di accettare solo gli olandesi e di permettere a qualunque giapponese, non solo agli interpreti diplomatici, di imparare l’olandese. perché questa precisazione? perché, fun fact, i documenti che si vedono nell’anime quando Kuroda smanetta con gli hybrid child sono in olandese! lol (allego prova di quando mi sono messa a decifrarlo solo in base ale mie conoscenze del tedesco)
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comunque, lo shōgun prima di arrendersi del tutto prova a scappare a Kyōto perché è incoraggiato dal clan Aizu ma durante lo scontro armato contro le truppe imperiali si accorge di essere troppo debole, lascia capra e cavoli (dove i cavoli sono del suo esercito) e fugge a Edo. viene raggiunto dall’imperatore, si arrende, chiede di essere risparmiato e messo in prigione e praticamente concede all’imperatore di appropriarsi del castello di Edo. direi che fin qui tutto combacia: siamo nel 1868, gli imperiali sono a Edo e si stanno dirigendo a sottomettere anche gli ultimi clan che, ora che non c’è più uno shōgun, sono automaticamente considerati dei riottosi nemici pubblici. è l’inizio del bakumatsu (fine del bakufu) e della restaurazione imperiale che procederà fino alla salita al trono dell’imperatore Mutsuhito (futuro Meiji) inaugurando così una nuova e complicatissima epoca della storia nipponica.
ma torniamo ai gays. il momento della convocazione effettiva alle armi coincide con quello in cui viene spiegata la strategia di attacco del nemico:
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Kazusa, Utsunomiya e Dewa erano tre province storicamente esistite che coprivano alcuni territori a nord di Edo. E la traiettoria ipotizzata dell’invasione combacia ancora una volta con il percorso che viene mostrato nell’anime. Se ne deduce quindi che, siccome il clan dei nostri eroi si caga sotto per l’avanzata dei lealisti all’imperatore, la sede del feudo sia per forza di cose a nord di Edo e vicino ai territori menzionati. Skippo la parte successiva sulla strategia di Tsukishima che assegna i comandanti alle città/zone, perché stranamente non credo siano toponimi storicamente accurati, non ho trovato nessuna conferma al riguardo.
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avevamo detto che Yoshinobu aveva ripreso a lottare contro l’imperatore perché incoraggiato dal dominio Aizu. Ecco, la mia ipotesi è proprio che il clan di cui si parla in HC sia (fortemente ispirato a) Aizu. Perché? 
1. era conosciuto per la qualità e il valore dei suoi samurai (speaks for itself)
2. era stato uno dei maggiori alleati dello shōgun e, in seguito al tradimento dei clan Satsuma e Chōshū che erano passati dalla parte dell’imperatore costringendo lo shōgun a fare altrettanto, è stato considerato da annientare in quanto ribelle.
3. è passato alla storia per una battaglia molto feroce e sentita che aveva come obiettivo quella di costringere il feudo alla resa o scioglierlo, in cui sparavano non stop al castello. e che ovviamente è stata persa e come conseguenza ha portato alla resa di Aizu-han e alla deportazione dei suoi samurai superstiti.
4. la posizione combacia con la possibile ubicazione della città di HC, ovvero: l’odierna Fukushima, appena più a nord di Utsunomiya e perfettamente circondata dalle altre province verso cui gli imperiali erano diretti.
5. il castello di Aizuwakamatsu, noto come castello di Tsuruga, looks like this:
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    ^ aizuwakamatsu’s castle                        ^ hybrid child’s castle
be’ direi.. no doubts about it. questo castello è stato gravemente danneggiato durante la battaglia di Aizu dell’ottobre 1868, ed è stato ricostruito solo nel Novecento inoltrato. Nello specifico, le cronache dicono che era stato danneggiato senza sosta da palle di cannone che venivano agevolmente sparate da un’altura montagnosa che sorge proprio di fronte al castello. 
again:
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c’è una montagnetta della stessa altezza del castello raffigurata sulla cartina che combacia proprio con la prospettiva in primo piano dell’immagine da cui presumibilmente venivano le cannonate.
QUINDI RIASSUMENDO SÌ I KUROSHIMA SONO DI AIZU POSSO MORIRE FELICE ORA CHE L’HO SCOPERTO -
english summary: my task on HC’s historical setting is that Tsukishima’s clan is very likely to be Aizu domain. Because Aizu clan was one of the most loyal shogunate supporter, and after the shōgun surrendered himself to the new-restored emperor and handed him Edo castle, this feud found itself abandoned and marked as rebellious. Thus the imperials started a fight in Aizu (october 1868), which is a land renown for its famous castle, and after a hard battle the Aizu people lost, the clan was dissolved and the castle burnt down. The toponymies mentioned in the HC story match the actually existed ancient provinces in late Edo Japan, and the location of them too fits the position on the map that Tsukishima displays. Aizu itself used to be in the now-called Fukushima prefecture, north of Tōkyō. And pls look at the castle it is THAT castle. undoubtedly.
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ilcovodelbikersgrunf · 4 years ago
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Ottant’anni. Strana età per una rockstar, se non addirittura incongrua rispetto allo stereotipo che vorrebbe eroi sempre giovani, freschi, esuberanti. Ma il signor Bob Dylan non è tipo da farsi condizionare da così banali dettagli anagrafici. I suoi ottant’anni li dimostra tutti, fino in fondo, con segni profondi e cicatrici dell’anima. Ha un volto autentico, da nobile superstite, da sopravvissuto impegnato in una sua particolare forma di resistenza umana. È scontroso, arcigno, irsuto, un nugolo di capelli sgraziati su quel naso adunco che da sei decenni simboleggia il suo spigoloso rapporto con il mondo. Che poi è il suo grande fascino, la sua irresistibile forza.
Poeta laureato, profeta in giaccone da motociclista. Napoleone vestito di stracci. Inafferrabile, come un sasso rotolante. È stato analizzato, classificato, crocifisso, sezionato, ispezionato e respinto, ma mai capito abbastanza.
Entrò nella mitologia nel 1961, con chitarra, armonica e berretto di velluto a coste, metà Woody Guthrie, metà Little Richard. Era il primo folksinger punk. Introdusse la canzone di protesta nel rock. Rese le parole più importanti della melodia e del ritmo. La sua voce, nasale e rauca, che suona «come sabbia e colla», come disse David Bowie, e il suo fraseggio sensuale sono unici. Può scrivere canzoni surreali con una logica interna – come un dipinto di James Rosenquist o come una poesia di Rimbaud – e semplici ballate che piovono dritte dal cuore con la stessa semplicità. Può tirar fuori le tenebre dalla notte e dipingere di nero il giorno.
Definirlo un eroe dei nostri tempi potrebbe essere riduttivo. Più passa il tempo, più la storia della musica popolare si ingarbuglia in miriadi di confusi intrecci, e più la sua figura rifulge, cresce d’importanza.
Oggi possiamo dire che l’opera di Bob Dylan sembra centrale, una sorta di straordinaria e irripetibile sintesi di valori poetici e musicali, di processi sociologici e artistici. Il menestrello di Duluth, infatti, non è stato soltanto il pifferaio della contestazione pacifista. È stato anche questo, non c’è dubbio, ma è stato molto di più. In quegli stessi anni, la stagione della protesta giovanile, in quel decennio infuocato in cui la sua figura e alcune sue canzoni (Blowin in the wind su tutte) si saldarono in modo inestricabile con le vicende sociali e politiche del tempo, Dylan riuscì anche a essere il cantore del lato oscuro del sogno americano. Più che cantare la speranza, e l’ottimismo adolescenziale, creò una galleria di eroi perdenti, amari, maciullati dall’“american way of life”. È una vera e propria galleria di antieroi, da Emmett Till a John Brown, da George Jackson fino al pugile Hurricane.
Più in generale si può dire che Dylan è stato il primo intellettuale della storia del rock. Prima di lui non si era abituati a conferire ai musicisti popolari, se non ai folksinger più impegnati, un rilevante valore intellettuale. Prima di lui Elvis Presley e gli altri eroi degli anni Cinquanta erano dei grandi talenti, dotati di intuito, di un selvaggio e contagioso istinto. Ma non c’era ancora la coscienza e la consapevolezza del proprio ruolo. Elementi che irrompono impetuosamente, invece, con l’avvento di Dylan, l’artista che ha portato la musica rock dall’innocenza primitiva delle origini alla profonda coscienza dei decenni successivi.
Robert Allen Zimmerman, che nel 1962 ha legalmente cambiato il suo nome in Bob Dylan, ha anche un altro enorme merito. Un po’ come a Louis Armstrong viene riconosciuto il grande pregio di aver in qualche modo portato a una prima compiuta definizione il linguaggio del jazz, che certamente non ha inventato, ma che ha rafforzato, evoluto, sintetizzato. Dylan ha compiuto qualcosa di analogo, prendendo il materiale folk ereditato dalla grande stagione degli hobo e lo ha velocemente condotto a maturazione, estendendo la portata, gli orizzonti e la potenza della canzone popolare tradizionale. Al di là delle apparenze, è lui il più grande innovatore, come dimostrò a più riprese con tutti i suoi capolavori elettrici degli anni Sessanta e Settanta.
Fin dai primi album, Dylan introduce un linguaggio complesso, preso in prestito dalla letteratura, dal cinema, dalla lingua quotidiana, da visioni sempre più surreali e audaci. Con lui la canzone diventa un prodotto artistico maturo, del tutto autonomo, capace anche di creare per la prima volta nella storia un alto livello di massa. Realtà che qualcuno comprese anche all’epoca, come John Lennon che nel 1965 dichiarò che a mostrare la strada era proprio Bob Dylan. Altri, come i membri dell’Accademia Reale Svedese, che gli assegneranno il Premio Nobel per la Letteratura, ci arriveranno molto più tardi, precisamente nel 2016.
Il mistero Dylan, grazie a una irripetibile coincidenza di valori artistici ed epocali, significò anche che, per la prima volta, musiche dichiaratamente non commerciali divennero incontenibili successi di vendita. Da quel momento l’industria discografica, costretta dagli eventi, aprì le porte al nuovo, senza più temere l’originalità e l’innovazione, consentendo l’afflusso di forze e di idee completamente nuove. Da allora la musica rock è cambiata, ma da allora è costantemente cambiato anche Bob Dylan, il primo nemico del suo stesso mito, deciso sempre a metterlo in discussione, ad osteggiarlo, a concedere poco alla platea.
Questo gli ha consentito di sopravvivere al suo tempo, di raggiungere il traguardo degli ottant’anni in modo vitale, inquieto, come un artista al quale la maturità non è servita da alibi per smettere di interrogarsi e provocare domande. Segno di una coscienza che il rock di oggi farebbe bene a recuperare. Per progredire e ritornare al passo con i tempi.
Intanto si preparano i festeggiamenti: Patti Smith, che nel 2016 andò a Stoccolma a ritirare il Nobel a suo nome – e si impappinò, commossa, mentre cantava A hard’s rain a-gonna fall – celebrerà Dylan il 22 maggio allo Spring Festival del Kaatsbaan Cultural Park nello stato di New York. Festa anche a Duluth, dove Dylan nacque il 24 maggio 1941, mentre nella vicina Hibbing, dove la famiglia si trasferì dopo che il padre Abram Zimmermann, colpito dalla polio, aveva perso il lavoro, i piani per un monumento nel cortile del liceo dove Bob (“Zimmy”) si diplomò nel 1959 sono tuttora “caduti nel vento”. Al centro delle celebrazioni anche la pubblicazione di tre nuovi libri e una riedizione: “You Lose Yourself You Reappear” di Morley, mentre il biografo Clinton Heylin tornerà a esaminare gli anni formativi in “The Double Life of Bob Dylan” e “Bob Dylan: No Direction Home” del 1986 del giornalista del New York Times e amico Robert Shelton (che nel frattempo è morto) verrà aggiornata e ripubblicata.
Elusivo come sempre, Dylan è bloccato nella casa di Point Dume a Malibu da quando un anno fa il Covid gli ha impedito di andare in Giappone per una nuova tappa del “Never ending tour”, ma non di fermarsi nel suo lavoro. Durante il lockdown ha composto un nuovo album e venduto per 300 milioni di dollari il suo catalogo musicale a Universal Music. Tra un anno poi l’apertura dell’archivio segreto affidato al miliardario del petrolio George Kaiser: il Bob Dylan Center sorgerà a Tulsa, Oklahoma, dove già, in un gemellaggio simbolico, sono custodite le carte del suo idolo Woody Guthrie. E, nel frattempo, il “grande vecchio” del rock prepara il suo ritorno sul palco nel 2022.
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sleeponarooftop · 3 years ago
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Quest’anno vorrei
Avere il corpo dei miei sogni
Una persona che amo alla follia e che a sua volta mi ami alla follia
Viaggiare (Giappone, Parigi, Seoul, Transiberiana, Georgia)
Leggere tanti libri
Mettere da parte la paura di fare qualcosa, pensare “Silenzio Bruno” e buttarmi
Tatuaggi
Imparare il russo (questa volta sul serio)
Continuare a cercare il mio talento e il lavoro che fa per me
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