#pagina69
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Giacomo Leopardi (Lo zibaldone)
E in fine può anche derivare, e penso che almeno in parte derivi dallo stesso timore che abbiamo di quel pensiero, per la ragione che in tutte le cose fisiche e morali, il voler troppo intensamente e il timore di non conseguire, distorna le nostre azioni dal loro fine, e il mettersi ad un'operazione di mano p. e. chirurgica con troppa intenzion d'animo e timore di non riuscire, la manda a male, e nelle lettere, o belle arti, il cercar la semplicità con troppa cura, e paura di non trovarla, la fa perdere ec.
L'orrore e il timore della fatalità e del destino si trova più (anche oggidì che la superstizione è quasi bandita dal mondo) nelle anime forti e grandi, che nelle mediocri per cagione che i desideri e i fini di quelle sono fissi, e ch'elle li seguono con ardore, con costanza, e risoluzione invariabile. Così era più ordinariamente presso gli antichi, appo i quali la fermezza e la costanza e la forza e la magnanimità erano virtù molto più ordinarie che fra i moderni. E vedendo essi che spesse volte anzi frequentissimamente i casi della vita si oppongono ai desideri dell'uomo, erano compresi da terrore per la ragione della loro immobilità nel desiderare o nel diriggere
le loro azioni a quel tale scopo che forse e probabilmente non avrebbero potuto conseguire. Infatti nella infinita varietà dei casi è molto più improbabile che segua precisamente quello a cui tu miri invariabilmente, che gl'infiniti altri possibili. Ora accadendone piuttosto un altro non è effetto di destino fisso che ti perseguiti, ma di cieco accidente.¹ Essi tuttavia com'è naturale come per un'illusione ottica o meccanica confondevano (e gli animi forti ed ardenti tuttora confondono) l'immobilità loro propria con quella degli avvenimenti, e perchè non erano spiriti da secondarli e adattarvisi, immaginavano che l'immobilità stesse non in se ma nei medesimi avvenimenti già stabiliti dal destino. Laddove gli spiriti mediocri, senza fermezza nè certezza di mire, nella moltiplicità dei loro fini, e si abbattono più facilmente a uno o più di quelli che desiderano, e anche nel caso opposto cedono senza difficoltà all'andamento delle cose, e da questo si lasciano trasportare, piegare, regolare, andando a seconda degli avvenimenti. Così essi non avendo immobilità in loro, nè vedendo la somma difficoltà di concordare i loro disegni cogli avvenimenti hanno l'intelletto più libero, e non pensano che la fortuna opponga loro un'opposizione forte e stabile, (la qual forza e stabilità non è veramente se non nella resistenza che le anime grandi oppongono agl'instabilissimi e casuali avvenimenti) ma considerano tutto come effetto del caso, e delle combinazioni, siccom'è infatti: Aggiungi l'invariabilità non solo dei fini, ma anche dei mezzi nei primi, (cioè né magnanimi) che non permette loro di cambiar principii, nè di regolare le loro azioni a norma degli avvenimenti, ma li conserva sempre costanti nel loro proposito e nel modo di seguitarlo, mentre il contrario accade nei secondi. E anche senza nessun proposito nè scopo, si vedrà che la sola fermezza e immutabilità del carattere, fa illusione sulla forza del destino ch'essendo così vario pare immutabile a quelli che non vedono se non una sola via, una sola maniera di contenersi di pensare e operare, una sola sorta di avvenimenti, e come questi dovrebbero o pare a loro che dovrebbero accadere. E questo timore del destino si trova in conseguenza più o meno anche negli spiriti mediocri, o puramente ragionevoli e filosofici ec. quando provano qual-
che desiderio o mirano a qualche fine in modo che divengano immobili intorno a quel punto.
Prima uscita: 1898
Editore: Mondadori
Pagine: 2032
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#pagina69 luglio: buona partenza (e buona vita) con solo bagaglio a mano
A Naju, in Corea del Sud, si può assistere alla cerimonia della propria morte: è un modo "estremo" per rendersi conto di cosa resta di ognuno di noi dopo il grande passo. E le cose che restano sono cose che entrano comodamente in un “Solo Bagaglio a mano”.
Il prezioso saggio di Gabriele Romagnoli è il mio consiglio di lettura per luglio. Scoprite perché con #pagina69 su We Smile.
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le pagine 69 di Saetta: Libri e pensieri a quattro zampe
le pagine 69 di Saetta: Libri e pensieri a quattro zampe
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«Mi duole la schiena» aveva urlato tra le lacrime mentre supplicava sua madre di risparmiarla almeno per quel giorno. «Non avresti questo problema se tu non fossi una peccatrice!» le aveva urlato in faccia Euphemia inorridita da quanto accaduto la sera prima. «Sei una vergogna per me, una vera disgrazia, non posso lasciarti uscire un attimo che mi torni subito a casa con pensieri osceni nella mente, tu sei incapace di stare lontano dal peccato e questo tuo atteggiamento offende Nostro Signore!» continuò a rimproverarla.
http://peccati-di-penna.blogspot.it/2016/05/pagina69-53-i-figli-dellombra.html
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Isaiah Berlin (Il potere delle idee)
Se si obietta che tutto questo appare molto astratto e remoto dall'esperienza quotidiana, qualcosa che si preoccupa troppo poco degli interessi essenziali - la felicità e l'infelicità e il destino ultimo degli uomini comuni - la risposta è che si tratta di un'accusa infondata. Gli uomini non possono vivere senza descrivere e spiegare a se stessi l'universo. E i modelli che impiegano nel farlo non possono non influenzare profondamente le loro vite, anche e anzi specialmente quando ne sono inconsapevoli: buona parte dell'infelicità e della frustrazione degli uomini è dovuta all'applicazione meccanica e inconsapevole (oltre che deliberata) di modelli là dove non funzionano. Chi può dire quanta sofferenza sia stata causata dall'esuberante utilizzazione del modello organico in politica, o dalla concezione dello Stato come opera d'arte, o dalla rappresentazione, da parte dei teorici totalitari della nostra epoca, del dittatore come l'ispirato forgiatore della vita degli uomini? Chi dirà quanto male e quanto bene siano venuti, in epoche precedenti, dall'esagerata applicazione ai rapporti sociali di metafore e modelli costruiti ricalcando i paradigmi dell'autorità paterna (soprattutto nella sfera dei rapporti tra i reggitori dello Stato e i governati, o tra i preti e il laicato)? Se c'è una speranza di realizzare un ordine razionale sulla terra, o di arrivare a un giusto apprezzamento dei numerosi e svariati interessi che dividono i diversi gruppi di esseri umani - una conoscenza indispensabile a qualunque tentativo di valutare i loro effetti, e i modelli della loro interazione e delle sue conseguenze, mirando a trovare compromessi praticabili attraverso i quali gli uomini possano continuare a vivere e a soddisfare i loro desideri senza schiacciare ciò facendo gli altrettanto essenziali desideri e bisogni degli altri essa sta nel portare alla luce questi modelli sociali, morali e politici, e soprattutto i sottostanti paradigmi metafisici in cui sono radicati, mirando a esaminare se siano oppure no adeguati al loro compito. Il compito perenne dei filosofi è di esaminare qualunque cosa appaia refrattaria ai metodi delle scienze o dell'osservazione quotidiana: per esempio le categorie, i concetti, i modelli, i modi di pensare o di agire, e in particolare le maniere in cui si scontrano, puntando a costruire altre metafore, immagini, simboli e sistemi di categorie che siano meno internamente.
Prima uscita: 19 novembre 2023 Traduttore: G.Ferrara degli Uberti Editore: Adelphy Pagine: 352
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Woody Allen (effetti collaterali)
La dieta Un giorno, senza motivo apparente, F. ruppe la dieta. Era andato a pranzo in una tavola calda col suo supervisore, Schnabel, per discutere di certe questioni. Di quali "questioni" in particolare, Schnabel si era tenuto sul vago. Schnabel aveva telefonato a F. la sera prima, proponendogli un incontro a pranzo. "Ci sono varie questioni," gli disse al telefono. "Temi su cui bisogna decidere... Naturalmente non c'è fretta. Magari un'altra volta." Ma F. venne roso da una tale ansia circa la precisa natura e il tono dell'invito di Schnabel che insistette perché s'incontrassero immediatamente. "Ceniamo stasera," disse. "È quasi mezzanotte," gli disse Schnabel. "Va benissimo," disse F. "Naturalmente, dovremo scassinare il ristorante". "Sciocchezze. La cosa può attendere," ribatté Schnabel e riattaccò. F. aveva già il respiro affannato. Cos'ho fatto, pensava. Mi sono reso ridicolo di fronte a Schnabel. Lunedì si risaprà in tutta la ditta. È la seconda volta questo mese che mi copro di ridicolo.
Prima uscita: 4 aprile 2023 Curatore: Daniele Luttazzi Editore: La Nave di Teseo Pagine: 160
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AMA
un mese dopo, a fine febbraio, l'Italia intera si sarebbe trovata in un film distopico a tinte horror. Quello che abbiamo vissuto è stato terribile, sul piano individuale e collettivo. Il Covid spazzò via tutta la felicità e i complimenti di quell'edizione. Nessuno sapeva bene come agisse e ci toccava assistere al solito ping-pong tra chi era già in allarme e chi sottovalutava il virus. Chi aveva ragione?
Lasciai Sanremo e tornai a Milano, e lì il Covid era già un argomento di conversazione molto serio, ne parlavano tutti. Se invece chiamavo gli amici di Roma, loro mi rassicuravano: «Qui non c'è nulla» mi dicevano. Io cominciavo a non capirci più un granché, perché l'epicentro con il <<paziente zero» fu a Codogno, in provincia di Lodi, quindi vicinissimo a Milano e, onestamente, non sapevo cosa fare. Credo che da quel momento in poi il destino mi sia venuto incontro ancora una volta, sia nella vita reale sia in quella professionale. Poco prima del mio primo Sanremo ero andato a trovare Gigi D'Alessio in una zona di Roma un po' lontana dal centro, un'area residenziale immersa nel verde che si chiama Olgiata. Mi piacque da subito, le villette sono immerse nella natura e si vive nella tranquillità. Lì, Gigi, ha una casa molto bella e mi disse: «Ma perché stai a Roma, in città è nu casin', vieni qua, hai l'occasione... Ora che tuo figlio cresce trova una casettina qui, anche in affitto, poi vedi, se ti piace magari la compri». Per fortuna mi feci convincere. Mi affascinava l'idea di una casetta carina con il giardino: ne trovai una perfetta e progettai di trasferirmi con Giovanna e José subito dopo il Festival. È incredibile quanto quella nuova casa ci abbia salvato dal Covid.
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Joël Dicker (Un animale selvaggio)
Quando Sophie tornò alla Casa di vetro nel tardo pomeriggio, trovò Arpad e Greg in giardino. Stavano ispezionando la boscaglia, nel punto in cui al mattino aveva scorto quell'orribile sagoma. "Oh Greg, sono così felice di vederti qui!" "Pare che i miei colleghi non siano stati all'altezza della situa- zione," osservò rammaricato Greg. Sophie si strinse nelle spalle. "Per loro, non è nulla di particolarmente grave. "Non è una buona ragione," ribatté Greg. Teneva in mano una di quelle buste di plastica che la polizia usa per conservare i reperti. All'interno c'era un guinzaglio per cani.
"È il guinzaglio che era attaccato all'albero?" chiese Sophie. Greg annuì. Al suo arrivo, si era lasciato guidare fin dentro la foresta, comportandosi come se non ci fosse mai stato prima. E quando Arpad gli aveva indicato il guinzaglio legato al tronco di una quercia, Greg si era sparato tutte le cartucce: aveva indossato dei guanti di lattice e ispezionato a lungo la cinghia di cuoio. Acco- vacciato a terra, aveva recitato la parte dell'esperto della scienti- fica. Da sotto la camicia, si vedeva spuntare la fondina della pistola d'ordinanza. Una vera scena da film. Alla fine, quando gli era sem- brato che la commedia fosse durata abbastanza, aveva afferrato il guinzaglio e lo aveva infilato con precauzione nella busta di plastica.
"Pensi che questo guinzaglio abbia qualcosa a che fare con quell'uomo?" chiese Sophie. "Onestamente, ne dubito," rispose Greg. "Perché un guinza- glio? E perché lasciarsi dietro un simile indizio? Ma lo farò analizzare comunque. Non si sa mai. Non bisogna escludere nessuna pista." "Grazie," disse Sophie, riconoscente d'essere finalmente presa sul serio. "Secondo te, cosa ci faceva qui quel tizio?" lo interrogò a sua volta Arpad. "C'è una sola casa... Era qui per una ragione precisa, no?" "Sarà stato un ladro," suggerì Greg. "I poliziotti hanno detto che è improbabile che un ladro visiti una casa nel momento in cui gli occupanti stanno per svegliarsi." "Non se faceva un sopralluogo," osservò Greg. "Studiava le vostre abitudini. "Cosa dobbiamo fare?" domandò Arpad. Greg assaporava quel piccolo momento di superiorità: i Braun pendevano dalle sue labbra. film!" "Proprio niente," sancì. "Soprattutto, non iniziate a farvi dei "Hai ragione," approvò Arpad scuotendo la testa. "Vieni, andiamo a bere qualcosa. Tornarono tutti e tre in casa. Sophie si affaccendò in cucina. Versò delle noci in una coppetta e aprì una bottiglia di vino. Greg, dal bancone, la osservava con la coda dell'occhio. Guardava le sue mani che maneggiavano il cavatappi, il sopracciglio sinistro legger- mente aggrottato che tradiva la sua concentrazione. E quel labbro inferiore che si mordicchiava di continuo. Fermò Sophie prima che riempisse un terzo bicchiere. "Sono di turno tutta la settimana," affermò. "Dovrò acconten- tarmi di un po' d'acqua. "Posso proporti qualcosa di più simpatico dell'acqua?" disse lei. "Un succo di frutta? Una Coca?"
Prima uscita: 25 marzo 2024 Editore: La Nave di Teseo Pagine: 448
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Sveva Casati Modignani (Segreti e ipocrisie)
Quando tornò a riva, i due ragazzi, accucciati all'om- bra di una roccia, leggevano i giornalini a fumetti. Lei si sdraiò sotto l'ombrellone, avvolta nel telo di spugna, a smaltire il dispiacere per l'ira di sua madre, scatenata da un'osservazione a cui lei non attribuiva nessuna importanza. A un certo punto, dalla sommità della scalinata, arrivò la voce di Angelina: «Filippo, Alberto, Maria Sole, venite su. Tra poco vi aspettano a tavola». Tutti e tre ignorarono le parole di Angelina. «Se non salite di corsa, mando Paolo a stanarvi»>, gridò la donna. Paolo, il padre di Alberto, era un omone dallo sguardo severo che parlava pochissimo e, a volte, faceva soggezione perfino alla nonna, sebbene fosse la padrona. Alberto si alzò di scatto e disse: «Io salgo». Filippo era immerso in una delle tante avventure di Tex e voleva vedere come andava a finire. Maria Sole non aveva voglia di ritrovarsi seduta di fronte alla mamma. Tuttavia dovevano obbedire. Il fratello l'aveva presa per mano e le disse: «Dopo mangiato giochiamo a ping-pong. Ti va?» Era un tentativo per rincuorarla. "Mica tanto. Vinci sempre tu", rispose lei.
Prima uscita: 7 settembre 2021 Editore: Sperling & Kupfer Pagine: 227
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Marco Missiroli (Atti osceni in luogo privato)
Papà morì in autunno. Lo trovò la donna delle pulizie sulla poltrona di casa, la televisione accesa su Antenne 2 e un libriccino di Gianni Rodari ai suoi piedi. Io, mamma ed Emmanuel ci precipitammo all'ospedale che era cadavere da tre ore. Aveva avuto un infarto. Monsieur Marsell beveva poco, fumava meno, stava attento ai grassi saturi e faceva esercizio quattro volte alla settimana. Si era curato tutta la vita con fitoterapia e Fiori di Bach. Adesso non c'era più. Chiesi di vederlo, mamma provò a farmi desistere, insistetti. Quel giorno, prima della tragedia, stavo leggendo 1984 di Orwell perché mi era stato assegnato dal professor Clement come chiaro esempio di società senza diritto. Portai il libro con me all'ospedale, fissavo l'ultima pagina, l'ultima parola, l'ultima lettera che avevo letto prima della telefonata della donna del- le pulizie. Il prima e il dopo di un figlio. Varcai la porta dell'obitorio con Orwell nella tasca del loden ed Emmanuel accanto. Mio padre era steso su una barella di metallo, indossava lo stesso tipo di telo blu che avevo vestito per la circoncisione. Solo il viso era scoperto, disteso come prima di una partita di tennis. Gli avevano pettinato i capelli con un ciuffo abbassato. Glielo scompigliai e sentii che era freddo. Portava la catenina d'oro, e la fede che non aveva mai voluto sfilarsi. Credeva nel matrimonio, nei ritorni dopo gli addii, nell'amore intermittente. Rimasi a guardarlo per mezz'ora senza dire niente, il mio papà gelido e calmo. Poi gli dissi: Voilà, je suis seul. Tu seras avec moi. Glielo ripetei nella sua seconda lingua, sarai con me. E lo baciai sulla punta dell'orecchio , piano, come aveva fatto lui con il suo bambino.
Prima uscita: 11 febbraio 2015 Editore: Feltrinelli Pagine: 256
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Jackie Collins (Le signore di Hollywood)
Una ragazza era ferma di fianco a lui e lo guardava. Portava i capelli di un rosso arancio raccolti in piccoli riccioli in cima alla testa e indossava il bikini più piccolo che avesse mai visto. Riusciva a contenere a malapena i suoi seni abbondanti e le copriva sì e no la zona del pube. Continuò a nuotare. Lei si piazzò su un asciugamano e prese a spalmarsi di olio. Prima di Angel l'avrebbe abbordata. Subito. Sceglieva sempre le migliori e questa, anche se non era paragonabile ad Angel, a modo suo era degna di nota. "Mi chiamo Shelly," annunciò lei. "E tu?" Balzò fuori dalla piscina e cominciò a fare delle flessioni. "Buddy. Buddy Hudson." "Vivi qui da solo?" chiese lei con intenzione, mentre si slacciava il sopra del bikini e se lo toglieva. Non poté fare a meno di guardare i suoi seni sodi e abbondanti. "No. Con mia moglie. Lei scoppiò a ridere. "Sei sposato?" Che cosa ci trova di tanto buffo? "Sì. Sono sposato." Si concentrò con foga sui suoi esercizi. Ancora quattro slanci per gamba e poi di nuovo in piscina, a soffrire ancora un po'. Fece trenta vasche battendo il crawl prima di uscire fuori dinnuovo. Shelly era sdraiata sulla schiena, le gambe distese e accuratamente unte, le tette che puntavano verso il cielo come due melanzane lustre. Gli occhiali da sole le nascondevano gli occhi la radio a transistor era sintonizzata su KIIS F.M. Buddy raccolse l'asciugamano e rientrò. Mentre saliva le scale controllò la casella della posta. Tre bollette per Randy. Un opuscolo che invitava grandi e piccoli a "Unirsi a Gesù". E la pubblicità di un portentoso topicida: "Problemi di topi? Niente paura! Rivolgetevi a noi, vi daremo la cura!" Nell'appartamento di un solo locale Angel stava passando l'aspirapolvere. Lo spense quando lui entrò e gli sorrise. "L'ho chiesto in prestito alla vicina. Mi ha detto che posso usarlo tutte le volte che voglio. È stata gentile, no? "Certo." Angel era fanatica. Perché perdere tempo a passare l'aspirapolvere in quel merdaio? Si sfilò il costume bagnato e lo lasciò cadere sul pavimento prima di entrare nel gabinetto che chiamavano bagno. Qui tentò di usare la doccia a telefono, installata tra i due rubinetti. Un'impresa non da poco. Quando uscì, Angel gli stava preparando una spremuta dietro il bar che fungeva anche da cucina. L'intero appartamento avrebbe potuto stare tranquillamente in due valigie di media grandezza.
Prima uscita: 1991 Traduttore: M.G. GOMES Editore: Bompiani Pagine: 567
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George Orwell (La fattoria degli animali)
quando, anni fa, avevano cominciato a lavorare per abbattere il genere umano. Queste scene di terrore e di strage non erano ciò che avevano sperato di vedere la notte in cui il Vecchio Maggiore li aveva incitati alla ribellione. Se lei stessa avesse avuto una qualche visione del futuro, questa era l'immagine di una società di animali liberati dalla fame e dalla frusta, di animali tutti uguali, ognuno al lavoro secondo le proprie capacità, con i forti che proteggevano i deboli, come aveva protetto l'ultima covata di anatroccoli con la zampa anteriore la notte del discorso del Vecchio Maggiore. Invece (e lei non sapeva perché) eccoli giunti al punto che nessuno osava esprimere le proprie idee, che cani feroci vagavano ovunque ringhiando, che dovevi vedere i tuoi compagni fatti a pezzi dopo che avevano confessato crimini sconvolgenti. Non c'erano, nella sua mente, idee di ribellione o di disobbedienza. Sapeva che, se anche le cose erano arrivate a questo punto, essi stavano molto meglio di quanto fossero stati ai tempi di Jones, e che la cosa che era più necessaria tra tutte era impedire il ritorno degli esseri umani. Qualunque cosa succedesse, ella sarebbe rimasta fedele, avrebbe lavorato sodo, eseguito gli ordini che le erano impartiti, e avrebbe accettato che Napoleone fosse al comando. Nonostante tutto, però, non era questo che lei e gli altri animali avevano sperato, non era questo ciò per cui avevano faticato. Non era per questo che avevano costruito il mulino e affrontato le pallottole del fucile di Jones. Erano questi i suoi pensieri, sebbene le mancassero le parole per esprimerli. Alla fine, sentendo che questo poteva sostituire le parole d'Inghilterra". Gli altri animali, che sedevano attorno a lei, ripresero a loro volta la canzone e la cantarono per tre volte con voce intonata ma lenta e piena di dolore, in un modo in cui mai prima l'avevano cantata.
Prima uscita: 17 agosto 1945 Editore: Liberamente Pagine: 144
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Nicholas Sparks (Quando si aveva un desiderio)
La nostalgia di casa mi fece salire le lacrime agli occhi e me li asciugai con la mano, ma gli ormoni ci misero del loro insistendo che MI MANCAVA TAAAANTO SANDY! Senza pensarci, mi alzai dalla panca. Vidi la finta Sandy trotterellare verso un tizio seduto su una poltroncina pieghevole all'estremità del ponte, le gambe allungate davanti a sé. Indossava un giubbotto verde oliva e aveva accanto un treppiede con una macchina fotografica. Mi bloccai. Per quanto avessi voglia di vedere, e anche di accarezzare, il cane, non ero sicura di voler intavolare un'impacciata conversazione con il suo padrone, soprattutto visto che si sarebbe accorto che avevo pianto. Stavo per voltarmi, quando il tizio bisbigliò qualcosa all'animale. Vidi il cane girarsi e trotterellare fino a un cestino poco distante, dove si alzò sulle zampe posteriori e depositò con cura l'incarto di plastica. Sbattei le palpebre, pensando: Wow, stupefacente. Il cane tornò accanto al padrone, si accucciò e stava per chiudere gli occhi quando il tizio lasciò cadere a terra un bicchiere di carta vuoto. Il cane si alzò subito, afferrò il contenitore con i denti e lo gettò nel cestino. Quando poco dopo lo sconosciuto buttò a terra un altro bicchiere, non riuscii più a resistere. «Che cosa sta facendo?» domandai. Il tizio si voltò e solo allora mi resi conto del mio errore. Non era un uomo, ma un ragazzo, forse di un anno più grande di me, con i capelli color cioccolato e gli occhi scuri che lampeggiavano divertiti. Il giubbotto, di tela verde con intricati ricami, era stranamente raffinato, almeno per questa parte di mondo. Quando alzò un sopracciglio, provai la strana sensazione che mi stesse aspettando. Nel silenzio,
Prima uscita: 21 giugno 2022 Traduttore: Alessandra Petrelli Editore: Sperling & Kupfer Pagine: 406
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Roberto Volpi (Il sesso spuntato)
Che ritmi e stili di vita molto intensi, indaffarati, costellati se non di vere e proprie preoccupazioni almeno di obiettivi e traguardi da raggiungere pressoché giornalmente, o che tali sono anche semplicemente per la necessità di dover sbarcare il lunario, possano avere un certo peso nell'aumento della sterilità/infertilità della coppia, e in modo particolare in quella del soggetto maschile, non si può certo escludere, è anzi piuttosto probabile. Com'è probabile che livelli particolarmente accentuati di inquinamento ambientale, atmosferico in primo luogo, possano alla lunga riflettersi in una qualche contrazione biologica delle capacità procreative. Ma, tanto per fare un esempio, non è che a proposito di stili e ritmi di vita concitati e teoricamente stressanti, e pure di alti livelli di inquinamento, gli Stati Uniti abbiano molto da imparare, se così si può dire, dai Paesi europei, eppure i tassi di fecondità degli States continuano almeno a oscillare sopra, sia pure leggermente, la soglia di sostituzione: un livello che in Europa non ha l'eguale. Ora, un tale confronto, sia chiaro, in quanto influenzato da molti altri elementi di diversità è poco significativo come prova retta della scarsa influenza di questi fattori sui livelli di sterilità/infecondità. Ma almeno indirettamente ci suggerisce che fattori come stress e stili di vita particolarmente intensi, indaffarati, se hanno un'influenza sui livelli di sterilità/in fecondità, la qual cosa è pressoché certa, tuttavia non ne hanno una preponderante. Un più marcato fattore di diver- sità tra le due sponde dell'Atlantico lo si riscontra semmai nella stessa concezione dei figli, che è molto più sobria e naturale in America che non in Europa, ed è a sua volta più sobria e naturale in Europa che non in Italia, dov'è andata caricandosi, con l'andar del tempo, di molti aspetti di artificiosità, di sovrastruttura culturale, perfino cervellotica.
Prima uscita: 1 ottobre 2012 Editore: Lidau Pagine: 208
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Papa Francesco (Life) La mia storia nella storia
Dopo tante preoccupazioni dovute al conflitto mondiale e all'esplosione delle bombe atomiche, servivano attività che permettessero lo svago, a patto che fossero svolte nei limiti di un confronto sano: ci insegnavano a competere da cristiani. E quindi niente falli brutti e, soprattutto, tanta onestà in campo! La cosa più importante, però, credo sia il fatto che, in generale, il collegio creava, attraverso il risvegliarsi della coscienza nella verità delle cose, una cultura cattolica che non era bigotta o disorientata. Si viveva anche la pietà verso gli altri, ed era reale! Questo formava abitudini che, nel loro insieme, plasmavano un modo di essere, seguendo appunto gli insegnamenti cattolici. Lì, per esempio, ho imparato ad aprirmi agli altri, a privarmi di alcune cose per darle a persone più povere di me. Dopotutto, il sudario non ha le tasche, ricordate? Non a caso, fu qui dai salesiani, a dodici anni, che per la prima volta sentii la vocazione sacerdotale. Presi coraggio e ne parlai con padre Martínez, conosciuto da tutti perchè lo chiamavano el pescador, per il grande numero di vocazioni che aveva tirato fuori dai ragazzi girando per i collegi salesiani. Lo incontrai qualche volta, mi fece alcune domande, mi diede dei consigli, ma non approfondimmo mai il discorso. Dentro di me questo desiderio era ancora addormentato, finché non esplose definitivamente durante gli anni cinquanta.
Prima uscita: 19 marzo 2024 Editore: Harper Collins Pagine: 336
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Michel Schooyans (Evoluzioni demografiche)
Dopo Bismarck hanno visto la luce numerosi sistemi pensionistici. Questa questione è diventata uno dei temi abituali dei programmi elettorali. Il diritto alla pensione di anzianità sarebbe un diritto estensibile e che sfugge alle esigenze demografiche o ad altre esigenze. I sistemi pensionistici adottati nelle nostre società sono di due tipi. Il primo è il sistema che procede dalla ripartizione. Il secondo procede dalla capi- talizzazione. Notiamo anche che esistono diversi sistemi misti. Vediamo allora quale sia il sistema che non può sfuggire alla realtà demografica. Ec- co come Philippe Maystadt e Françoise MinetDermine presentano i due sistemi: «Il sistema di ripartizione [...] comporta che le quote contributive del personale attivo di oggi servono a finanziare le pensioni di chi è in pensione oggi. Le quote contributive che questi ultimi hanno versato quando erano attivi sono servite a pagare le pensioni dei pensionati di quegli anni precedenti. Al contrario, in un sistema di capitalizzazione, le quote contributive versate da un lavoratore attivo sono investite e il capitale gene rato da questi investimenti servirà a pagare più tardi la sua pensionel6>>.
Prima uscita: 20 giugno 2013 Traduttore: G.M. Carbone Editore: ESD Edizioni Studio Domenicano Pagine: 128
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