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Per la seconda volta in due anni il 14 agosto 2024 è stata dichiarata un’"Emergenza di salute pubblica internazionale" (PHEIC) per l’mpox, nuova denominazione del virus del vaiolo delle scimmie. La causa è da riscontrarsi nell’impennata dei casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno (oltre 15.600 casi e 537 decessi) e nell’allargamento dell’epidemia a numero crescente di Paesi africani. Intanto un caso è stato scoperto in Svezia: è stata infettata durante un soggiorno nella parte dell'Africa dove c'è un importante focolaio di mpox clade I. In una nuova valutazione del rischio, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha affermato che è altamente probabile che l’Europa registri più casi importati di mpox causati dal virus del clade I attualmente in circolazione in Africa. Tuttavia, la probabilità di una trasmissione sostenuta in Europa è molto bassa, a condizione che i casi importati vengano diagnosticati rapidamente e vengano implementate misure di controllo. Mpox, spiegano gli esperti del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, è una malattia virale causata dal virus del vaiolo delle scimmie (mpxv), un orthopoxvirus della stessa famiglia del vaiolo (poxviridae). Esistono due gruppi geneticamente distinti: il clade I, a sua volta distinguibile nei due sub-clade Ia e Ib, e il clade II, distinguibile nei due sub-clade IIa e IIb. Il virus è presente nella fauna selvatica, in particolare primati e piccoli roditori, in diversi paesi dell’Africa centrale e occidentale. Il nome vaiolo delle scimmie, precedentemente attribuitogli, deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. Il virus è stato rilevato per la prima volta nell’uomo nel 1970, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Da allora, casi nell’uomo trasmessi prevalentemente attraverso il contatto con animali infetti, sono stati riportati in RDC e altri paesi africani. Nel 2022, la rapida diffusione del mpox clade IIb a livello globale, in paesi in precedenza non affetti, con trasmissione interumana, prevalentemente per via sessuale, fu dichiarata anche in quel caso un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, poi terminata nel maggio 2023,. Dalla fine del 2023 è in corso nella RDC un’altra importante epidemia di mpox, che recentemente si è allargata ad altri paesi africani. Desta una particolare preoccupazione l’attuale rapida diffusione del mpxv clade I e in particolare, di un nuovo ceppo sub-clade Ib, che sembra si stia diffondendo prevalentemente attraverso contatti sessuali. Il numero di casi riportato quest’anno nella RDC ha già superato il numero totale dello scorso anno, con più di 15600 casi e 537 decessi. L’emergere di un nuovo sottotipo di mpox, la sua rapida diffusione nella parte orientale della RDC e la segnalazione di casi in diversi paesi vicini sono stati valutati come molto preoccupanti, tanto da far ritenere all’Oms necessaria una risposta internazionale coordinata per fermare la diffusione del virus, con conseguente dichiarazione dell’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Dopo un periodo di incubazione che può variare da 5 a 21 giorni (in genere da 6 a 13 giorni), la malattia è generalmente caratterizzata da una fase prodromica, che dura tra 0 e 5 giorni, con febbre, intensa cefalea (generalizzata o frontale), linfoadenopatia (linfonodi ingrossati), mal di schiena, mialgia e intensa astenia (debolezza). La linfoadenopatia è una caratteristica distintiva del vaiolo delle scimmie rispetto ad altre malattie che inizialmente possono apparire simili (per esempio la varicella) e poi da un’eruzione cutanea che di solito si presenta entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre, tipicamente iniziando sul viso (coinvolto nel 95% dei casi) e poi diffondendosi ad altre parti del corpo, soprattutto alle estremità (inclusi i palmi delle mani e la pianta dei piedi nel 75% dei casi). Possono essere coinvolte anche le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30% dei casi) le congiuntive (20%). Il coinvolgimento oculare può portare a ulcere corneali e cecità. L’eruzione cutanea generalmente evolve in sequenza da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni solide leggermente rialzate), vescicole (lesioni piene di liquido trasparente), pustole (lesioni piene di liquido giallastro) e croste che si seccano e cadono. Il numero di lesioni varia da poche a diverse migliaia. A differenza della varicella, le lesioni sono generalmente delle stesse dimensioni e nello stesso stadio maturativo per sito anatomico. Nell’epidemia mondiale del 2022, sono state riscontrate alcune differenze nel periodo di incubazione che può variare da 7 a 8 giorni con periodi anche più brevi da 2 a 4 giorni. I sintomi prodromici che precedono l’eruzione cutanea non sempre si manifestano, e sono assenti in quasi il 50% dei casi. Le complicanze tipiche del vaiolo delle scimmie possono includere infezioni batteriche secondarie, broncopolmonite, sepsi, encefalite e infezione della cornea con conseguente perdita della vista. Sono state inoltre descritte complicanze genitali, perianali e orali, tra cui proctite e tonsillite. L’Mpox è solitamente una malattia autolimitante e in genere dura da 2 a 4 settimane. Alcune persone possono sviluppare una malattia più grave e necessitare di ricovero ospedaliero. Fino al 2022, le epidemie di mpox sono risultate legate a eventi di spillover dagli animali all’uomo, con scarsa trasmissibilità uomo-uomo, e con il Mmxv clade I presente in Africa centrale, mentre il clade II in Africa occidentale. Nel 2022, il MPXV sub-clade IIb ha causato un’epidemia a livello globale, sostenuta da contagio uomo-uomo quasi esclusivamente attraverso il contatto sessuale. La trasmissione umana può avvenire anche tramite il contatto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee o con oggetti contaminati (lenzuola, vestiti), oppure il contatto prolungato faccia a faccia (attraverso droplets respiratori). È possibile che le persone che sono state vaccinate contro il vaiolo siano a minor rischio di infezione con il virus del vaiolo delle scimmie per la similitudine di quest’ultimo con il virus del vaiolo umano. È attualmente disponibile un vaccino attenuato non replicativo (MVA-BN) ancora più sicuro rispetto a quello utilizzato durante la campagna di eradicazione del vaiolo umano, terminata tra la fine degli anni ‘70’ e l’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso, efficace anche contro il virus del vaiolo delle scimmie. Nell’attuale contesto epidemiologico non è raccomandata la vaccinazione per la popolazione generale. Al momento la vaccinazione è offerta ad alcune categorie di persone più a rischio. L'ECDC raccomanda ai viaggiatori in aree epidemiche di consultare il proprio medico o i centri di vaccinazioni internazionali/medicina dei viaggi in merito all'idoneità alla vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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UN VACCINO UNIVERSALE CONTRO L'INFLUENZA Una nuova ricerca condotta dall'Oregon Health & Science University rivela un approccio promettente per lo sviluppo di un vaccino antinfluenzale universale, un cosiddetto vaccino "one and done", che conferisce immunità a vita contro un virus in evoluzione. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha testato una piattaforma vaccinale sviluppata dall'OHSU contro il virus ritenuto più probabile causa della prossima pandemia. I ricercatori hanno riferito che il vaccino ha generato una robusta risposta immunitaria nei primati non umani esposti al virus dell'influenza aviaria H5N1. Ma il vaccino non era basato sul virus H5N1 contemporaneo; invece, i primati sono stati inoculati contro il virus dell'influenza del 1918 che ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo. I ricercatori hanno riferito che sei degli 11 primati non umani inoculati contro il virus che circolava un secolo fa, l'influenza del 1918, sono sopravvissuti all'esposizione a uno dei virus più letali al mondo oggi, l'H5N1. Al contrario, un gruppo di controllo di sei primati non vaccinati esposti al virus H5N1 è morto per la malattia. La piattaforma potrebbe essere "assolutamente" utile contro altri virus mutanti, tra cui SARS-CoV-2. BAMBINO GESÙ: 40 MINORI OGNI ANNO MUOIONO PER ANNEGAMENTO IN ITALIA Ogni anno in Italia, circa 400 persone perdono la vita per annegamento. Di queste, circa 40 (il 10%) sono minori. Presso i pronto soccorso del Bambino Gesù negli ultimi 10 anni sono arrivati circa 80 bambini e ragazzi vittime di incidenti di balneazione. In vista della giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento del 25 luglio, istituita dalle Nazioni Unite, gli esperti dell’Ospedale forniscono le indicazioni per ridurre al minimo i rischi legati a questo fenomeno. Secondo i dati sulle cause di mortalità pubblicati dall’ISTAT, in 10 anni in Italia sono morte 3.760 persone per annegamento. Di questi, 429 erano bambini e ragazzi (43 circa ogni anno). Nel Lazio la media di decessi per annegamento è stata di 16 l’anno. In tutto il centro Italia sono morti 55 minori tra il 2012 e il 2021. Secondo il rapporto pubblicato dall’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno in Italia si registrano 800 ospedalizzazioni per annegamento, circa 60.000 salvataggi (solo sulle spiagge) e più di 600.000 interventi di prevenzione da parte dei bagnini. RADIOTERAPIA, PRECISIONE NEL TRATTAMENTO PUO' INCIDERE SU EFFETTI COLLATERALI Quando si parla di radioterapia è frequente il riferimento alla tossicità e agli effetti collaterali, pur trattandosi di false credenze sulle quali l'Associazione Italiana di radioterapia Italiana (Airo) vuole fare chiarezza. I risultati emersi dall'indagine Airo-Astra Ricerche, mostrano che l'84,3% di chi conosce la radioterapia indica almeno un effetto collaterale: prima fra tutte la stanchezza (indicata dal 63,8%), seguita da reazioni cutanee (arrossamenti, irritazioni) (50,0%), da caduta di capelli, peli nelle zone trattate (37,5%) e da pelle secca (29,5%). Un aspetto relativo alla mitigazione degli effetti collaterali è stato oggetto dello studio premiato nel corso del 34°Congresso Nazionale Airo appena concluso, in cui è stata indagata la correlazione tra la dose di radiazioni e la tossicità cardiaca nei trattamenti di radioterapia per il carcinoma del polmone. Si intende la capacità della radioterapia di essere curativa e di interagire in modo sinergico con le terapie sistemiche nella loro evoluzione e con la chirurgia. “La radioterapia- spiega Pierluigi Bonomo, responsabile Commissione scientifica Airo- costituisce uno dei pilastri fondamentali nella cura del cancro, insieme alla chirurgia, alla chemioterapia e, da alcuni anni, all'immunoterapia. I risultati emersi dallo studio premiato potrebbero rivelarsi fondamentali per lo sviluppo di nuovi limiti di dose da utilizzare nella pianificazione dei trattamenti futuri. L'obiettivo è aumentare ulteriormente la precisione della radioterapia, minimizzando gli effetti collaterali e migliorando la qualità della vita dei pazienti". Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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PERCHE' I MEDICI FUGGONO DALL' ITALIA? RAPPORTO FNOMCEO-CENSIS Otto italiani su dieci ne sono convinti: se in questi anni il Servizio sanitario nazionale ha retto, lo si deve all'impegno straordinario dei medici, che lo hanno puntellato con sforzo individuale, in condizioni difficili e senza un ritorno economico adeguato. A fotografare la situazione, e a proporre soluzioni, è il nuovo Rapporto Fnomceo-Censis 'Il necessario cambio di paradigma nel Servizio sanitario: stop all'aziendalizzazione e ritorno del primato della salute', presentato a Roma. La necessità di intervenire rapidamente attraendo nuovi medici e trattenendo quelli in servizio è resa più stringente dal fatto che negli ultimi 24 mesi, direttamente o tramite familiari il 44,5% degli italiani ha sperimentato situazioni di sovra-affollamento in reparti ospedalieri o strutture sanitarie. Sono esperienze condivise dal 44,7% nel nord-ovest, dal 39% nel nord-est, dal 45,5% nel centro e dal 46,8% al sud-isole. Il moltiplicarsi di aggressioni ai medici non è altro che la trasformazione del medico stesso nel capro espiatorio di contesti difficili, e eventuali prestazioni non in linea con le aspettative. Intanto, le esigenze di personale sono state affrontate ricorrendo a contratti temporanei e addirittura a forme di forniture di servizi. La spesa totale per le retribuzioni dei medici permanenti nella Pubblica amministrazione tra il 2012 e il 2022 è rimasta sostanzialmente invariata. Addirittura, tra il 2015 e il 2022 le retribuzioni dei medici nella Pa sono diminuite, in termini reali, del 6,1%. Questi numeri, uniti alle condizioni di lavoro, sono una conferma ulteriore del mancato investimento sulla risorsa chiave della sanità: i medici. Del resto, posto pari a 100 il valore delle retribuzioni dei medici dipendenti italiani, nei Paesi Bassi è pari a 176, in Germania a 172,3 e Irlanda a 154,8: i medici italiani guadagnano molto meno dei colleghi di altri paesi omologhi. MIELOMA MULTIPLO, EMA RIVALUTERA’ LA TERAPIA DI PHARMAMAR La Commissione Europea (CE) ha revocato la decisione di bloccare la domanda per l’immissione in commercio di plitidepsina dell’azienda farmaceutica spagnola PharmaMar contro il Mieloma Multiplo, perché ha riconosciuto che nel gruppo scientifico consultivo era presente un esperto, che stava sviluppando un prodotto concorrente. Questa decisione eccezionale conferma ciò che PharmaMar ha sempre sostenuto, ovvero che esisteva un conflitto di interessi tra gli esperti dell'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), che hanno valutato la terapia. Dunque la CE chiede all’EMA di rivalutare la domanda di autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco. che nel 2018 un gruppo trasversale di politici spagnoli fece alcune interrogazioni parlamentari alla Commissione Europea, supportato dall’Associazione pazienti ‘Mieloma España”, per avere chiarimenti in merito. A suo tempo nella relazione preliminare di autorizzazione, affidata a due esperti, c’era stato un giudizio positivo, idem nel riesame successivo. Al momento della decisione finale però è arrivata la bocciatura, partendo proprio dalla metodologia statistica alla base dello studio di fase III (quindi l’ultimo passo prima della messa in commercio del farmaco). Da qui anni di ricorsi anche al Tribunale dell'Unione Europea. Ora però la Commissione Europea fa marcia indietro a conferma che PharmaMar non aveva avuto tutte le garanzie necessarie nel processo di valutazione del farmaco. Di conseguenza, per evitare qualsiasi dubbio sull'imparzialità oggettiva della valutazione della domanda, la Commissione ha deciso di revocare la decisione di rifiutare l'autorizzazione all'immissione in commercio. COVID, LE REINFEZIONI HANNO LA STESSA GRAVITÀ DI QUELLA INIZIALE Utilizzando i dati sanitari di quasi 213.000 americani che hanno subito reinfezioni, i ricercatori hanno scoperto che le infezioni gravi del virus che causa il COVID-19 tendono a prefigurare una gravità simile dell'infezione la volta successiva che una persona contrae la malattia. Inoltre, gli scienziati hanno scoperto che il long COVID aveva più probabilità di verificarsi dopo una prima infezione rispetto a una reinfezione. Lo studio, finanziato dal National Institutes of Health (NIH) Researching COVID to Enhance Recovery Initiative, è pubblicato su Communications Medicine. Le reinfezioni sono state definite come quelle avvenute almeno 2 mesi dopo una prima infezione. L'analisi ha utilizzato dati tratti da cartelle cliniche elettroniche di 3,1 milioni di americani. I ricercatori si sono concentrati su 212.984 persone che hanno segnalato una reinfezione, originariamente infettati tra il 1° marzo 2020 e il 31 dicembre 2022 e hanno avuto una seconda infezione entro marzo 2023. La maggior parte dei partecipanti (203.735) ha avuto il COVID-19 due volte. Circa il 27% di coloro che hanno avuto casi gravi, cioè che hanno ricevuto cure ospedaliere per un'infezione da coronavirus, hanno avuto anche cure ospedaliere per una reinfezione. Gli adulti con casi gravi avevano maggiori probabilità di avere condizioni di salute preesistenti e di avere 60 anni o più. Al contrario, in circa l'87% di coloro che hanno avuto casi lievi di COVID, quindi che non hanno richiesto cure ospedaliere, anche le reinfezioni sono state lievi. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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AVIARIA, TEST PER BOVINI E LATTE A seguito della diffusione del virus influenzale H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) negli allevamenti degli Stati Uniti, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali delle Venezie (IZSVe) e della Lombardia ed Emilia-Romagna, in accordo con il Ministero della Salute, si sono resi disponibili ad organizzare test sperimentali su bovini e latte crudo allo scopo di produrre dati scientifici utili ad una valutazione del rischio e per una precisa diagnosi, qualora dovessero presentarsi eventuali riscontri sul territorio nazionale di casi analoghi a quelli statunitensi. Questi studi mirano ad ampliare il quadro delle conoscenze scientifiche attualmente a disposizione e a fornire una risposta efficace e tempestiva in caso di rischio sanitario, attraverso metodi di laboratorio validati. Allo stato attuale non vi è alcuna evidenza di infezione, neanche pregressa, nella popolazione bovina in Europa. La circolazione del virus H5N1 nelle mucche da latte ad oggi è stata segnalata solo negli Stati Uniti. Ad oggi, sono stati esaminati oltre 3.200 bovini delle province di Verona, Vicenza e Padova, tutti con esito negativo. Nelle ultime settimane il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria dell’IZSVe ha messo a punto test virologici e sierologici per la corretta diagnosi di infezione da virus H5N1 HPAI nei bovini. LA NATURA “CORPOREA” DELLE EMOZIONI, MILANO-BICOCCA MAPPA LE AREE DEL CERVELLO Una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca ha dimostrato che nel cervello le aree corticali somatosensoriali e motorie (ovvero quelle aree della corteccia cerebrale che vengono tipicamente attivate dalla sensazione tattile o dal movimento di una parte del corpo) vengono attivate anche da emozioni soggettive. La natura delle emozioni si può quindi considerare fortemente “corporea”. Lo studio è sulla rivista iScience. «In passato diversi progetti di ricerca avevano dimostrato a livello comportamentale che le emozioni sono associate a specifiche parti del corpo. Tuttavia, rimaneva da capire quanto specifiche aree cerebrali, tipicamente coinvolte nell’elaborazione di sensazioni tattili e motorie partecipassero alla generazione di specifiche emozioni, quali la tristezza, la felicità, la paura. Noi lo abbiamo dimostrato per la prima volta a livello neurofisiologico», spiega Elena Nava, professoressa del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Con la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno registrato quale area del cervello venisse attivata da ogni stimolazione, motoria, tattile o emotiva, ricavando due mappe. Sovrapponendo la mappa delle aree corticali attivate durante la rievocazione delle emozioni alla mappa delle aree corticali attivate durante le stimolazioni tattili e motorie, i ricercatori di Milano-Bicocca hanno scoperto che alcune aree si attivano con entrambe le due tipologie di stimolazione. DIMINUISCE IL NUMERO DI FUMATORI IN SVIZZERA Nel 2022 il 24% della popolazione dai 15 anni in su fumava in Svizzera. Ciò significa che dall'ultimo sondaggio del 2017 la percentuale delle persone che fumano è diminuita di 3 punti percentuali, dopo essere rimasta stabile per molto tempo. Il calo più netto della quota di persone che fumano è stato osservato tra quelle con una formazione terziaria. Negli ultimi 30 anni la quota di fumatori accaniti (da 20 sigarette al giorno) si è più che dimezzata. I prodotti del tabacco di nuova generazione o le sigarette elettroniche sono diffusi soprattutto tra le persone giovani. Nel 2022 li hanno consumati il 17% di quelle dai 15 ai 24 anni. Questi sono alcuni dei risultati della recente pubblicazione dell'Ufficio federale di statistica in merito al consumo di tabacco. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di numerose malattie. I risultati dell'indagine sulla salute in Svizzera fungono da base per esaminare come si è sviluppato il consumo di tabacco nell'arco di 30 anni, dal 1992 al 2022. Il fumo comprende il consumo di prodotti a tabacco da combustione o riscaldato. Nel 2022 il consumo di sigarette elettroniche è stato registrato separatamente e non viene conteggiato come fumo. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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UN ITALIANO SU QUATTRO IN ECCESSO DI PESO. UNO SU DIECI OBESO Quattro italiani su 10 sono in eccesso ponderale, uno su dieci obeso. E non decolla il consumo delle cinque porzioni giornaliere di frutta e verdura raccomandate dalle linee guida per una corretta alimentazione. Se è vero infatti che pochi italiani adulti nella fascia 19-69 anni, il 3%, dichiarano di non inserirle nei propri pasti, meno di una persona su 2, il 45%, ne consuma almeno 3 porzioni al giorno. Tra coloro che le mangiano, il 7% ne consuma la quantità di raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione, cioè almeno 5 porzioni. Il 52% si ferma 1° 2 al giorno, il 38% a 3 o 4. L’abitudine al consumo dei cosiddetti ‘five a day’ è più comune nelle donne, nelle persone con minori problemi economici e cresce con l’avanzare dell’età per arrestarsi negli over 65, dove la quota di persone che mangiano almeno 3 porzioni al giorno o aderiscono al five a day ha raggiunto nel 2023 il valore più basso dal 2016. A fare il punto sono i dati della sorveglianza Passi e Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicati sul sito Epicentro e che fanno riferimento al biennio 2022-2023, che coinvolge almeno l’80% delle Asl con un campione pari a 275 persone per ciascuna. GITMO E AIL INSIEME PER ISTITUIRE LA GIORNATA NAZIONALE DEL PAZIENTE TRAPIANTATO L’alleanza virtuosa tra il GITMO – Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo, cellule staminali emopoietiche e terapia cellulare e l’AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma a sostegno dei pazienti ematologici e della ricerca scientifica si rinnova e rinforza trovando nuove aree di interesse comune. Da qui l’intenzione di istituire una Giornata Nazionale interamente dedicata al paziente trapiantato di cellule staminali emopoietiche a partire dal 2025; l’annuncio è stato dato durante l’incontro con la stampa, organizzato nell’ambito dell’annuale Riunione Nazionale GITMO di Napoli. GITMO è l’unica Società Scientifica che rappresenta il trapianto in Italia e fornisce i dati dell’attività trapiantologica all’autorità nazionale competente, il Centro Nazionale Trapianti. Ad oggi, 90 Centri trapianto sono accreditati GITMO e di questi, 60 fanno attività allogenica. Inoltre, circa un quarto dell’attività trapiantologica viene eseguita sui bambini presso i Centri pediatrici. Pochi giorni fa a Reggio Calabria si è celebrata la Prima Giornata GITMO-AIL dedicata al paziente che ha subito un trapianto di cellule staminali emopoietiche o terapie cellulari CAR-T; per l’occasione è stato organizzato dal Centro trapianti del Grande Ospedale Metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria un incontro dal titolo “Oltre ogni sfida”, rivolto a pazienti ed ex pazienti, che hanno effettuato un trapianto autologo o allogenico o la terapia cellulare con CAR-T, e alle loro famiglie. PREMIO INTERNAZIONALE FAIR PLAY MENARINI: I VINCITORI DELLA 28° EDIZIONE Nuove stelle dello sport brillano nel firmamento del Premio Internazionale Fair Play Menarini. La manifestazione che ogni anno promuove i valori di etica, lealtà e rispetto si è aperta ufficialmente nel Salone d’Onore del CONI con la conferenza stampa di presentazione della 28° edizione, in programma il 3 e 4 luglio a Firenze e Fiesole. La Fondazione Fair Play Menarini ha annunciato i nomi dei premiati che la notte del 4 luglio riceveranno il prestigioso riconoscimento sul palco del Teatro Romano di Fiesole. Anche quest’anno l’Albo d’Oro della kermesse si arricchisce di campioni e campionesse di livello internazionale che, nel corso della loro carriera, hanno dimostrato di incarnare lo spirito del gioco corretto. Per il mondo del calcio ci sarà il capitano della Nazionale campione del mondo del 2006 e Pallone d'Oro Fabio Cannavaro insieme ad Alessandro Costacurta, Ciro Ferrara, Giuseppe Dossena e l’allenatore Cesare Prandelli. Tra le leggende degli sport di squadra brillano le stelle di Marco Belinelli, primo e unico italiano a conquistare l’NBA, e di Gian Paolo Montali, ex commissario tecnico della Nazionale maschile di volley due volte campione d’Europa. A rappresentare gli sport invernali la star del ghiaccio Francesca Lollobrigida, oro europeo nel pattinaggio di velocità, mentre nell’atletica leggera trionfano la campionessa paralimpica e record del mondo dei 100 metri Ambra Sabatini, e il velocista Roberto Rigali, vice campione del mondo nella staffetta 4x100. Rombano i motori al nome di Cesare Fiorio, leggenda del rally, mentre si stringono intorno al premio i guantoni di Clemente Russo, idolo della boxe. Infine, il fair play del giornalismo sportivo ha il volto e la voce dell’impareggiabile narratore di emozioni Federico Buffa. Tra gli Ambasciatori del Fair Play Menarini, protagonisti delle precedenti edizioni e ospiti della due giorni di luglio, la madrina del festival, la “Divina” Federica Pellegrini, la fuoriclasse del fioretto Elisa Di Francisca, l’icona della Fiorentina Giancarlo Antognoni, e Giusy Versace, la prima italiana della storia a correre con amputazione bilaterale. E non finisce qui: accanto ai grandi campioni premiati ci sono anche Nicolò Vacchelli, Gioele Gallicchio e la squadra dell’Under 14 femminile dell’Asd Golfobasket, che hanno ricevuto, durante la conferenza stampa al CONI, il Premio Fair Play Menarini categoria “Giovani”. Confermato, infine, anche il Premio speciale Fiamme Gialle “Studio e Sport”, che sarà assegnato il prossimo 17 giugno a Firenze. 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INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN MEDICINA, PROMOSSA DA 6 ITALIANI SU 10 Poco più di 6 italiani su 10 sono favorevoli all'uso dell'Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, di questi l'88% la userebbe per semplificare il linguaggio dei referti, l'86% come supporto al medico per effettuare una diagnosi e l'80% come aiuto per stabilire una terapia farmacologica adeguata, mentre quasi 6 italiani su 10 la utilizzerebbero come strumento per un'autoanalisi. Un altro rischio, oltre al 'fai-da-te', è che per 7 italiani su 10 l'AI potrà causare una perdita della relazione e del contatto diretto con il medico. Sono questi i primi dati che emergono dall'indagine di EngageMinds Hub - Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Gli italiani sembrano dunque essere ben disposti verso questa tecnologia innovativa che sta cambiando il modo di diagnosticare, trattare e gestire le malattie. Stando a quanto rilevato dal Monitor continuativo del centro di ricerca, gli italiani a favore dell'uso dell'Intelligenza Artificiale provengono dal Sud e dalle isole (68%), si orientano politicamente al centro (67%), hanno fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale (74%) e nelle istituzioni (77%). Inoltre sono coloro che hanno consapevolezza del ruolo della scienza nella società (71%), quanti hanno una propensione alla ricerca delle informazioni (71%) e coloro che sono consapevoli dell'importanza della salute (67%). Mentre chi non vede di buon occhio l'utilizzo dell'AI proviene dal Nord-Est (57%) e non si schiera politicamente (49%). MANCANO 3MILA INFERMIERI IN ITALIA PER LE CURE PALLIATIVE Ogni anno circa 550.000 persone hanno bisogno di cure palliative e oltre 180.000 manifestano anche bisogni complessi con necessità di vere e proprie équipe multispecialistiche nei diversi luoghi di cura: dall'ospedale agli hospice, dalle strutture residenziali a domicilio. Lo rende noto la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi). In questa organizzazione gli infermieri sono essenziali, sottolineano nel comunicato: nell'assistenza domiciliare, su una media di 25 ore di assistenza per paziente terminale nel 2022, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute, 17 sono svolte dagli infermieri che sono anche quelli più presenti a fianco degli assistiti come numero di accessi per caso (quasi 20 contro una media di 6-7 degli altri operatori). Anche il Codice deontologico degli infermieri parla chiaro in questo senso. Nelle cure palliative: "L'infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce l'importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale”. ALCOL: ISS, CONSUMO A RISCHIO PER 1 ITALIANO SU 6 Quattro adulti italiani su 10 dichiarano di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (18%) ne fa un consumo definito a maggior rischio per la salute, per quantità o modalità di assunzione: il 9,6% degli adulti per binge drinking (consumi episodici eccessivi, corrispondenti a 5 o più unità alcoliche in una unica occasione per gli uomini e 4 o più per le donne), il 10% per consumo alcolico esclusivamente o prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato (3 o più unità alcoliche giornaliere per gli uomini e 2 o più per le donne). Tra gli over 65 coloro che dichiarano di non consumare alcol abitualmente sono 6 su 10, ma 2 su 10 riferiscono un consumo moderato e una percentuale lievemente inferiore, il 17%, a rischio. Sono questi alcuni dei principali dati pubblicati sul sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità che emergono dal nuovo dataset delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento, relative alla popolazione adulta (18-69 anni) e a quella anziana (over 65 anni). Nel biennio 2022-23 sono state intervistate rispettivamente 63mila e 30mila persone. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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IL SEGRETO DEL SORRISO PERFETTO Da Laetitia Casta a Julia Roberts, a Ronaldinho: tanti vip hanno il ‘sorriso cavallino’ o ‘gummy smile’, che scopre un po’ troppo le gengive. Ma se per loro è una caratteristica distintiva, per chi si ritrova il sorriso alterato dopo un impianto dentale può diventare un serio problema, creando disagio e imbarazzo quando si sorride. Oltre una persona su due ha infatti le gengive molto sottili e questo aumenta il rischio di risultati esteticamente sfavorevoli dopo un impianto, se questo non viene ben programmato ed eseguito, tanto che si stima che a 6 mesi da un intervento non preciso, il 60% dei pazienti possa ritrovarsi con un sorriso gengivale. Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) durante il corso di aggiornamento in Chirurgia plastica parodontale e peri-implantare, che si è tenuto a Firenze, sottolineando che un impianto posizionato male, per esempio, aumenta 14 volte la probabilità che il margine della gengiva si ritragga cambiando il sorriso. “Il sorriso gengivale, o cavallino, è una condizione di nascita per circa il 10-12% delle persone e si definisce tale quando sorridendo si scoprono oltre 3 millimetri di gengiva – osserva Francesco Cairo, presidente SIdP e Professore di Parodontologia dell’Università di Firenze –. Molti ci convivono senza farsene un cruccio, ma intercettando il problema durante la crescita lo si può efficacemente correggere, per esempio con semplici interventi poco invasivi di gengivectomia per rimuovere e riposizionare il tessuto gengivale in eccesso, se questa è la causa dell’inestetismo”. IN ITALIA IN SOVRAPPESO IL 19% DEI BIMBI DI 8-9 ANNI In Italia, il 19% dei bambini e delle bambine di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,8% è affetto da obesità, inclusi bambine e bambini con obesità grave, che rappresentano il 2,6%. È quanto emerge dai dati relativi al 2023 elaborati da 'OKkio alla Salute', il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell'Istituto superiore di sanità, che è parte dell'iniziativa della Regione Europea dell'Oms 'Childhood Obesity Surveillance Initiative-COSI', presentati oggi nel corso di un convegno nella sede dell'Iss. Dalla prima raccolta dati, avvenuta nel 2008-2009 ad oggi, il sovrappeso mostra un andamento significativo in diminuzione mentre l'obesità, dopo una prima fase di iniziale decremento, è risultata tendenzialmente stabile per qualche anno, con un leggero aumento nel 2023. Come negli anni precedenti, la sorveglianza Iss ha coinvolto tutte le regioni e province autonome e ha arruolato oltre 50mila bambine/i e altrettante famiglie. I genitori hanno riportato che quasi 2 bambini e bambine su 5 non fanno una colazione adeguata al mattino, più della metà consuma una merenda abbondante a metà mattina, 1 su 4 beve quotidianamente bevande zuccherate/gassate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno. Il 37% delle bambine e dei bambini consuma i legumi meno di una volta a settimana e più della metà di loro mangia snack dolci più di 3 giorni a settimana. TUMORE, UN PAZIENTE SU 4 PERCORRE 30 CHILOMETRI PER CURARSI Se accettare una diagnosi di cancro non fosse già abbastanza difficile, a complicare ulteriormente la vita di molti malati in Italia sono anche le distanze, sia quelle fisiche dai luoghi di cura che quelle emotive con la difficoltà di comunicazione con gli operatori sanitari coinvolti. Il 20% dei pazienti con un tumore, infatti, è costretto a percorrere oltre 30 chilometri per raggiungere il centro dove è in cura. Mentre circa il 50% dei malati avverte il bisogno di una maggiore attenzione di quella ricevuta da parte degli operatori sanitari e una migliore qualità della comunicazione medico-paziente. Questi sono alcuni dei dati emersi da una ricerca condotta da CIPOMO su quasi 1000 pazienti con il cancro, con età media di 65 anni, seguiti nelle strutture di oncologia distribuite nelle diverse realtà regionali del Paese. Dati che mostrano come il 96% dei pazienti abbia sperimentato diverse criticità lungo tutto il percorso di cura, dalla diagnosi ai controlli. La maggior parte dei pazienti ha dichiarato di raggiungere il centro oncologico di riferimento dopo un viaggio medio-lungo. La distanza media percorsa dal 32% dei pazienti si aggira tra i 10 e i 30 chilometri, ma per il 20% il luogo di cura è lontano oltre i 30 chilometri. Il 63% dei pazienti ha raggiunto il centro in auto insieme a un familiare o a un amico e il 23% ha dichiarato che, mediamente, il tempo di attesa per la visita supera i 60 minuti. E’ anche su tali temi e sulla raccolta di esperienze nel libro “I medici raccontano. Storie di vita e di malattia” che si sono confrontati i primari di oncologia in occasione del 28esimo congresso nazionale CIPOMO a Siracusa. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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Il Fentanyl è un oppioide sintetico con proprietà analgesico narcotiche ed è circa 100 volte più potente della morfina, ma anche circa 100 volte più tossico. I suoi analoghi, più di 150 sono quelli illeciti al momento nel mercato nero, arrivano ad essere fino a mille volte più potenti della morfina. Gli esempi più comuni sono il Sufentanyl o il Carfentanyl. In Italia il Fentanyl viene utilizzato per scopi consentiti e sotto controllo medico come anestetico generale nelle operazioni di chirurgia maggiore e nella terapia palliativa per il dolore terminale oncologico, spiega l’Istituto Superiore di Sanità. Nel mercato delle droghe, invece, può essere utilizzato come agente di taglio dell'eroina o anche al posto dell'eroina stessa. Il Fentanyl e i suoi analoghi possono essere prodotti nei cosiddetti kitchen laboratories, laboratori da cucina illegali e ciò, oltre a rendere la sostanza più potente, rende anche possibile la sua diffusione a un prezzo più basso. Occorre tenere presente che se è vero che si tratta di un prodotto cento volte più potente della morfina è altrettanto vero che è 100 volte più tossico poiché si lega in modo molto più potente ai recettori cerebrali degli oppioidi. Questo meccanismo rende tra le altre cose più difficile, quasi impossibile, invertire l'overdose da Fentanyl con il naloxone, che è il farmaco generalmente utilizzato per intervenire nelle overdosi da oppiacei. Né l'eroina tagliata col Fentanyl né il Fentanyl da solo sono la "droga degli zombie". Si definisce tale una preparazione di eroina o di Fentanyl tagliati con la xilazina, anestetico e miorilassante veterinario, al momento utilizzato pochissimo in Italia, ma impiegato invece dal mercato illecito per fare un taglio che dia più potenza alla preparazione ma costi di meno. La xilazina produce delle ulcere cutanee negli arti superiori ed inferiori, soprattutto dove avviene l'iniezione delle preparazioni di strada da eroina. Queste ulcerazioni profonde rendono i consumatori zombie: da qui il nome utilizzato per definire questa droga. L’allerta di terzo grado (alert di terzo grado) è una comunicazione di massima urgenza che viene mandata a tutti gli operatori che hanno a che fare con i consumatori di sostanze d'abuso. Nei destinatari di questa comunicazione ci sono: tossicologie forensi, forze di Polizia, il Ministero della Salute, l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), gli assessorati regionali alla Salute, i Pronto Soccorso, gli Ospedali. Gli alert sono coordinati dal Dipartimento delle politiche antidroga, il cui braccio operativo è il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell'Istituto Superiore di Sanità, si avverte che c'è un'allerta sanitaria per i consumatori di droga. L'allerta di grado 3 si riferisce a sostanze che possono provocare intossicazioni severe o morti, quale per esempio proprio il Fentanyl. Al momento, in Italia c'è un piano nazionale di allerta sul Fentanyl partito il 12 marzo scorso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A Perugia si è verificato il primo caso in Italia in cui è stata rilevata una preparazione da strada contenente questo oppioide sintetico e al momento tutte le Forze di polizia sono allertate, insieme alla Direzione Centrale Servizi Antidroga. Sono in corso delle indagini per vedere se il fenomeno è circoscritto o diffuso, conclude l’Istituto Superiore di Sanità. E’ allertata anche la magistratura, che deve dare l’autorizzazione all’analisi delle preparazioni da strada. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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NUMERO CHIUSO FACOLTÀ MEDICINA? NO DI ANAAO ASSOMED Lo stop al numero programmato a Medicina "dimostra ancora una volta che la cecità politica si sta ormai cronicizzando". Questo il commento di Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed all'adozione da parte della Commissione istruzione del Senato del testo base che elimina il numero programmato a medicina. "Abolire il numero programmato- prosegue Di Silverio-, è una soluzione miope e sintomo di assoluta mancanza di visione futura o peggio di una visione futura che porterà a una nuova pletora medica che favorirà manodopera privata a basso costo. Tutto questo in netto contrasto con le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e del ministro della Salute sulla difesa del Ssn". In Italia "esiste il numero programmato e invece di investire in programmazione si aprono le porte a 70.000 giovanissimi studenti, confondendo il diritto allo studio con il diritto all'iscrizione alla Facoltà. Ma non resteremo in silenzio. Chiameremo a raccolta tutti gli studenti e gli specializzandi, tutta la categoria, promuovendo raccolta firme e manifestazioni in tutta Italia”, annuncia Di Silverio. CAMPAGNA INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMISSIBILI, IL SAFER SEX CHECK DI LOVE LIFE IN SVIZZERA Entro il 2030 la Svizzera si prefigge di prevenire nuove trasmissioni dell’HIV e dei virus dell’epatite B e C nonché di ridurre l’incidenza delle altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST). Questo è l’obiettivo della nuova campagna LOVE LIFE «Tutto pronto!», che ha appena preso avvio. Quest’ultima fornisce raccomandazioni di protezione e di test per la popolazione, personalizzate e adattate al rischio. A tal fine propone un safer sex check che indica come agire a livello individuale. La Svizzera ha alle spalle un lavoro di prevenzione pluriennale svolto con successo nel campo dell’HIV e dei virus dell’epatite B e dell’epatite C. Oltre che nell’ambito della prevenzione, promossa per esempio con le campagne LOVE LIFE, sono stati compiuti grandi progressi anche nel trattamento di queste malattie virali. Grazie al crescente numero di test è possibile individuare più spesso, e quindi trattare, anche altre IST. Inizialmente il concetto di «safer sex» si riferiva alle misure di prevenzione dell’HIV e il preservativo giocava un ruolo essenziale. Oggi comprende anche la protezione da altre infezioni sessualmente trasmissibili. GLI ITALIANI VORREBBERO PIU' DI 2 FIGLI MA NE FANNO UNO Gli italiani desidererebbero avere una media di 2,62 figli, nella realtà la media è che se ne hanno 1,03 figli. Un gap che evidenzia la complessità delle dinamiche sociali, economiche e personali che influenzano e modellano le decisioni familiari riguardo alla procreazione. Ipoteticamente, se ogni persona in Italia avesse in media 2,6 figli anziché 1.20, ci sarebbero circa 851.667 nascite all'anno rispetto alle 393.333 rilevate dall'Istat nel 2022. Da questo dato emerge che se le famiglie fossero poste in condizioni economico-sociali idonee, probabilmente si avrebbero più figli. E' quanto emerge da uno studio di Unimamma. L'indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di 7.620 individui, di cui più del 99% donne. Il 76,22% del campione totale rientra nell'età tra i 31 e i 40 anni, mentre il 13.62% si colloca nella fascia tra i 19 e i 30 anni. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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UN LEGAME TRA LA SINDROME DELL’ INTESTINO IRRITABILE E IL SISTEMA CARDIOVASCOLARE Alcuni dei meccanismi biologici alla base della sindrome dell’intestino irritabile (IBS) potrebbero essere in comune con le malattie cardiovascolari. Lo rivela lo studio di un gruppo di ricerca internazionale, comprendente scienziati dell’Università LUM, CNR, CEINGE e Università di Napoli Federico II, Monash University (Australia), CIC bioGUNE (Spagna) e dell'Università di Groningen (Paesi Bassi). La sindrome del colon irritabile è uno dei disturbi gastrointestinali più comuni in tutto il mondo e colpisce fino al 10% delle persone (donne più degli uomini) con una complessa varietà di sintomi che includono dolore addominale, gonfiore, diarrea e stitichezza, riducendo così significativamente la qualità della vita dei pazienti. Le cause dell’IBS non sono ben note, la familiarità e la predisposizione genetica sono conosciute. I ricercatori hanno studiato dati provenienti da UK Biobank e Lifelines, due importanti biobanche del Regno Unito e dei Paesi Bassi, e hanno confrontato i profili di DNA di 24.735 persone con IBS e 77.149 individui sani. Hanno identificato 4 regioni del genoma, di cui 2 non segnalate in precedenza, dove alcune varianti del DNA sono più comuni nelle persone con IBS. I risultati, pubblicati sulla rivista “Cellular and Molecular Gastroenterology and Hepatology”, implicano complessivamente geni coinvolti in importanti processi fisiologici come il controllo della motilità gastrointestinale, l’integrità della mucosa intestinale e il ritmo circadiano. Il team ha anche analizzato le somiglianze tra la genetica che predispone all’IBS e quella di altre malattie comuni: oltre alla nota sovrapposizione con disturbi dell’umore e d’ansia come rivelato negli studi precedenti, hanno identificato un nuovo legame con varie condizioni e malattie del sistema cardiovascolare, inclusa l’ipertensione, cardiopatia ischemica e angina pectoris. SCENDE LA SPERANZA DI VITA IN BUONA SALUTE IN ITALIA L’Istat ha presentato l’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori statistici, integrata da approfondimenti tematici, il Rapporto offre una lettura approfondita dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze di benessere, che si possono osservare nei 12 domini in cui si articola il framework Bes. Nel 2023 la speranza di vita è pari a 83,1 anni e risulta in aumento rispetto al 2022 (82,3), recuperando quasi del tutto il livello del 2019 (83,2 anni). Gli uomini con 81,1 anni di vita media attesa tornano allo stesso livello del 2019, mentre per le donne (85,2 anni) mancano ancora 0,2 anni (85,4 nel 2019). La speranza di vita in buona salute nel 2023 è pari a 59,2 anni e si riduce rispetto ai 60,1 anni del 2022. Tale riduzione ha riportato l’indicatore quasi al livello del 2019 (58,6 anni), ridimensionando l’incremento anomalo verificatosi tra il 2020 e il 2022 dovuto alla componente soggettiva, per effetto della più diffusa percezione di condizioni di buona salute in tempi di pandemia. Infine è pari a 10,6 anni la vita media attesa senza limitazioni a 65 anni, in aumento rispetto ai 10 anni registrati sia nel 2022 sia nel 2019. IN 2 ANNI (2020-22) -32.500 POSTI LETTO, TROPPI I MEDICI IN FUGA. A RISCHIO LE CURE Il Servizio sanitario italiano deve continuare a essere definito universalistico. Liste d’attesa, mancanza di medici, di ospedali e di posti letto, concorsi deserti, specializzazioni senza iscritti, progressivo definanziamento mettono a rischio il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e dei principi fondanti del modello di cura italiano. In appena 2 anni, durante l’emergenza Covid, addirittura il numero dei posti letto è diminuito, e ne sono stati tagliati 32.508: nel 2020 erano 257.977, ridotti a 225.469 nel 2022. Si stima che, negli ospedali italiani, manchino almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva. L’età media dei medici è sempre più elevata, con ben il 56% che ha più di 55 anni rispetto al 14% della Gran Bretagna e percentuali anche più basse in altri Paesi. Entro il 2025, andranno in pensione 29.000 camici bianchi e 21mila infermieri senza un sufficiente inserimento di nuovi professionisti. Circa 11.000 clinici ospedalieri (non in età da pensione) hanno già scelto di lasciare le strutture pubbliche fra il 2019 e il 2022. E sempre più giovani, formati a spese dello Stato (circa 150mila euro ognuno), vanno all’estero, dove ricevono stipendi anche tre volte superiori rispetto all’Italia e con condizioni di lavoro nettamente migliori. Diminuisce anche il numero dei nosocomi: in 10 anni ne sono stati chiusi 95, il 9%. Nel 2012 erano 1.091, nel 2022 sono calati fino a 996, con una riduzione più consistente per quelli pubblici (67 in meno, da 578 a 511). Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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INFLUENZA AVIARIA. EFSA: L' EVOLUZIONE DEL VIRUS SI PREVIENE CON LA SORVEGLIANZA SANITARIA Il virus dell'Influenza aviaria continua a diffondersi nell'Unione Europea e altre aree, causando un'elevata mortalità degli uccelli selvatici, ricadute sui mammiferi selvatici e domestici e focolai nelle aziende agricole. Una relazione scientifica dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) valuta i fattori di rischio per una potenziale pandemia influenzale e le relative misure di mitigazione. Gli esperti hanno identificato alcune specie di animali da pelliccia d'allevamento (come visone o volpi), che sono altamente sensibili ai virus dell'influenza, come possibili fattori di diffusione. Sebbene la trasmissione da mammiferi a mammiferi non sia ancora stata confermata, i mammiferi selvatici potrebbero fungere da ospiti ponte tra uccelli selvatici, animali domestici e esseri umani. Anche gli animali da compagnia, come i gatti, che vivono in casa e con accesso all'esterno possono essere un potenziale veicolo per la trasmissione. L'agricoltura in zone ricche di uccelli acquatici con produzione all'aperto o scarsa biosicurezza può facilitare l'introduzione del virus nelle aziende agricole e la sua ulteriore diffusione. Gli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici svolgono un ruolo aggiuntivo nell'evoluzione della situazione perché possono influenzare l'ecologia e la demografia degli uccelli selvatici e quindi influenzare il modo in cui la malattia si sviluppa nel tempo. IL 45% DEGLI UNDER 20 EUROPEI PUNTA A UNA PROFESSIONE SANITARIA Il settore sanitario è il terzo più ambito dai giovani europei, dietro solo a lusso ed educazione. Tra le professioni del mondo della sanità, le più ricercate sono quelle relative alla salute mentale. Questi i principali risultati della ricerca commissionata a Ipsos da Fondazione Clariane che fa luce sull'attrattività delle professioni sanitarie tra i giovani di 7 Paesi europei. Condotta tramite questionario online tra ottobre e novembre 2023, ha coinvolto 2100 giovani di età compresa tra i 16 e i 20 anni. Sono trecento i giovani di 7 Paesi (Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna) che hanno così espresso la propria percezione riguardo al mondo delle professioni sanitarie, ma non solo. A livello aggregato, i giovani europei mostrano un alto livello di fiducia nell'abilità di trovare un lavoro dopo aver completato gli studi (75% si dichiara infatti fiducioso o molto fiducioso). Il dato si rivela alto anche in Italia (74%), uno dei Paesi analizzati con il tasso di disoccupazione giovanile più alto. Il bilanciamento tra vita privata e impiego è considerato il criterio più importante nella scelta del lavoro (60%); tra i fattori più citati, compaiono anche il fascino della professione (56%), l'atmosfera e le relazioni sul luogo di lavoro (50%) e il fatto che la carriera sia in linea con i propri valori (48%). Per quanto riguarda l'Italia, si evidenzia alta attenzione anche per i livelli salariali (58%) e l'opportunità di avanzamento di carriera (54%). Per i giovani dei 7 Paesi in cui è stata svolta l'analisi, il settore sanitario è il terzo settore più ambito dai giovani europei (45%), dietro a lusso (51%) e mondo dell'educazione (47%). PROBLEMI DI DEGLUTIZIONE, AL MEYER DI FIRENZE UN PERCORSO DEDICATO AI BAMBINI La popolazione pediatrica che presenta disordini della deglutizione e dell’alimentazione è molteplice e coinvolge numerosi bambini con disabilità dello sviluppo. All’interno della Struttura organizzata e complessa di Diagnostica per immagini dell’Azienda ospedaliera universitaria Meyer di Firenze si effettua da anni per i piccoli pazienti con disfunzioni deglutitorie un esame specifico e personalizzato. Quest’esame si chiama videofluoroscopia della deglutizione e viene eseguito in regime di ricovero, day hospital e ambulatoriale con approccio centrato sul paziente e sul caregiver. L’esame consente di studiare le varie fasi della deglutizione in maniera approfondita, per trovare le modalità alimentari più sicure che garantiscano una buona crescita e salute del bambino. Viene eseguito grazie alla collaborazione tra operatori e il caregiver e prevede una preparazione logopedica preliminare. L’esame viene eseguito da un team multidisciplinare formato da medici radiologi, tecnici di radiologia medica, logopedisti, infermieri e operatori socio sanitari. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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DISTURBO BIPOLARE, SIP: UNA VITA 'IN ALTALENA' PER 120MILA ITALIANI Prima un'inspiegabile tristezza, stanchezza e apatia. Poi segue una fase di apparente benessere, euforia, coraggio e spregiudicatezza. Giù e su, poi ancora su e giù: convivere con un disturbo bipolare è come rimanere per sempre su un'altalena. Ma scendere si può, a patto di seguire le giuste terapie, che troppo spesso vengono prescritte in grandissimo ritardo a causa di diagnosi mancate ed errate. Il disturbo bipolare, infatti, viene troppo spesso confuso con la depressione e la diagnosi corretta può arrivare con dieci anni di ritardo. Nel frattempo, la vita dei malati può cadere a pezzi, letteralmente. Per questo, in occasione della Giornata mondiale dedicata al disturbo bipolare, la Società Italiana di Psichiatria lancia un appello ai medici e agli specialisti affinché non cadano nel tranello di diagnosi frettolose e sbagliate. E lo fa direttamente la presidente SIP, Emi Bondi, sulla home page del sito della SIP, psichiatria.it. l disturbo bipolare è una patologia psichiatrica piuttosto diffusa. Si stima che a soffrirne sia tra 1% e il 2% della popolazione italiana, circa 120mila persone. In tutto il mondo si stima che ne soffrano ben 80 milioni di persone. "Anche se si tende a volte a ironizzare sulla 'bipolarità' delle persone, si tratta di una malattia seria, che rientra tra i disordini psichici, è caratterizzata da oscillazioni dell'umore che vanno da episodi depressivi a episodi ipomaniacali e maniacali- spiega Bondi- Questo significa che si alternano fasi di profonda depressione, angoscia e tristezza a fasi di estrema euforia ed esaltazione che, talora, può sfociare in comportamenti spregiudicati e pericolosi per sé stessi e gli altri". Questa altalena di emozioni, spesso, non viene individuata correttamente LE BATTERIE IMPIANTABILI POSSONO FUNZIONARE CON L'OSSIGENO DEL CORPO Dai pacemaker ai neurostimolatori, i dispositivi medici impiantabili si affidano alle batterie per mantenere il cuore in funzione e attenuare il dolore. Ma le batterie alla fine si scaricano e richiedono interventi chirurgici invasivi per essere sostituite. Per affrontare queste sfide, ricercatori cinesi hanno ideato una batteria impiantabile che funziona con l’ossigeno nel corpo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Chem , mostra nei ratti che il design proof-of-concept può fornire energia stabile ed è compatibile con il sistema biologico. “L'ossigeno è la fonte della nostra vita- afferma l'autore corrispondente Xizheng Liu, specializzato in materiali e dispositivi energetici presso l'Università di Tecnologia di Tianjin. -Se riusciamo a sfruttare la fornitura continua di ossigeno nel corpo, la durata della batteria non sarà limitata dai materiali limitati all’interno delle batterie convenzionali”. Per costruire una batteria sicura ed efficiente, i ricercatori hanno realizzato i suoi elettrodi con una lega a base di sodio e oro nanoporoso, hanno poi impiantato la batteria sotto la pelle sul dorso dei ratti e ne hanno misurato la produzione di elettricità. “Poiché le cellule tumorali sono sensibili ai livelli di ossigeno, l’impianto di questa batteria che consuma ossigeno attorno ad esse può aiutare a far morire di fame i tumori. È anche possibile convertire l’energia della batteria in calore per uccidere le cellule tumorali- afferma Liu- Da una nuova fonte di energia a potenziali bioterapie, le prospettive per questa batteria sono entusiasmanti”. ALCOL, LE COPPIE CON ABITUDINI DI CONSUMO SIMILI POSSONO VIVERE PIÙ A LUNGO La coppia che beve insieme potrebbe anche vivere più a lungo insieme, afferma una ricerca dell'Università del Michigan. In un recente studio pubblicato su The Gerontologist , Kira Birditt , professoressa presso il Survey Research Center dell'Institute for Social Resarch dell'UM, ha scoperto che le coppie che vanno d’accordo con il piacere di bere alcolici tendono a vivere più a lungo. L'ispirazione dietro lo studio è stata una teoria sull'alcol chiamata "la partnership del bere", secondo la quale le coppie che hanno modelli simili di consumo di alcol tendono ad avere risultati matrimoniali migliori come meno conflitti e matrimoni più lunghi. L’obiettivo dello studio non è la raccomandazione al bere ma quello “di esaminare il consumo di alcol nelle coppie nell'ambito dell'Health and Retirement Study e le implicazioni sulla mortalità - ha affermato l’esperta. -E abbiamo scoperto che le coppie in cui entrambi indicavano di bere alcolici negli ultimi 3 mesi vivevano più a lungo delle altre coppie che indicavano entrambi di non bere o avevano modelli di consumo discordanti in cui uno beveva e l'altro no”. La concordanza nel bere tra le coppie può essere un riflesso della compatibilità tra i partner nei loro stili di vita, intimità e soddisfazione relazionale. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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6 su 10 HANNO MENO FIDUCIA NELLA SANITA’PUBBLICA ITALIANA Scende la fiducia nella sanità pubblica destinata a offrire un servizio sempre meno di qualità e quella privata è ancora per pochi. Questo il messaggio principale di un sondaggio su campione non statistico lanciato da Adnkronos sul suo portale, che ha coinvolto 6.500 utenti dal 5 al 17 marzo. Le risposte sono nette: il 60% del campione, infatti, ha meno fiducia rispetto al passato nel servizio sanitario pubblico e del mal funzionamento si dà la responsabilità in primis allo Stato (60%) ma anche alle Regioni (49%). I cittadini interpellati considerano la sanità privata come un’alternativa per pochi (91%) e soltanto 1 su 3 ritiene che ancora nel corso del 2024 si potrà continuare a curare nel pubblico alle stesse condizioni di oggi. Si dicono molto preoccupati soprattutto per il problema delle lunghe liste d’attesa (52%) e per la carenza di personale medico (37%). Il 60% degli utenti non sarebbe disposto a sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, contro il 20% favorevole. Circa un quinto dei rispondenti ce l’ha già ma solo poco più della metà di questi la rinnoverebbe. La riduzione progressiva della spesa sanitaria, da un lato, e il tendenziale mutamento sociodemografico, dall’altro, stanno determinando infatti un generale incremento della domanda di salute che il sistema pubblico da solo non è più in grado di soddisfare. "Le liste d'attesa sono il peggior biglietto da visita del Servizio sanitario nazionale - ricorda il ministro della Salute Orazio Schillaci - oggi però non abbiamo dati precisi. Un anno e mezzo per un esame è inammissibile, ma non abbiamo un monitoraggio regione per regione delle prestazioni che mancano. Ma dobbiamo vedere dove ci sono e i tempi delle liste d'attesa. E' però inaccettabile che non ci sia un Cup unico per esami e visite nel pubblico e privato convenzionato". NEUROBLASTOMA INFANTILE, SPERANZA DALLA CAR-T Il neuroblastoma è una sfida complessa per la pediatria oncologica, il tasso di sopravvivenza a cinque anni per questo tumore si aggira intorno al 50% per i bambini con forme ad alto rischio. Tuttavia, i risultati di uno studio, condotto dal gruppo di ricerca guidato dal Prof. Roberto Chiarle del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino, e professore presso il Boston Children's Hospital e la Harvard Medical School, ha delineato una nuova strategia terapeutica che potrebbe migliorare l’efficacia delle cure per questo tipo di tumore. I ricercatori hanno in particolare dimostrato che l’utilizzo di cellule CAR-T contro il recettore ALK, in combinazione con inibitori di ALK stesso, può portare a risultati promettenti nella cura del neuroblastoma. Le cellule CAR-T sono cellule del paziente stesso, modificate in laboratorio in modo che in superficie abbiano un recettore chimerico in grado di riconoscere, in questo caso, il recettore ALK. I risultati dello studio, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Cell. A seguito di queste scoperte, il Dana-Farber/Boston Children's Hospital sta preparando la richiesta di autorizzazione alla Food and Drug Administration per avviare uno studio clinico su questa terapia combinata nei bambini affetti da neuroblastoma refrattario alle cure o da una recidiva della malattia. EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SUI BACINI IDRICI DEL TICINO La Svizzera è uno dei paesi europei più ricchi di acqua grazie ai suoi fiumi, laghi, ghiacciai, acque sotterranee e montagne innevate, e in particolare il Ticino rientra tra i cantoni con le maggiori precipitazioni. Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha alterato la distribuzione delle precipitazioni nell’arco dell’anno con conseguenti importanti differenze della disponibilità idrica da una stagione all’altra. Infatti, stiamo assistendo sempre più frequentemente a periodi di siccità prolungata, come nel 2022, quando si è registrata una riduzione del 50% delle precipitazioni nel Mendrisiotto e del meno 30% nel resto del Ticino rispetto alla media. Allo stesso tempo, cresce il rischio di inondazioni e dissesti idrogeologici associati a fenomeni temporaleschi intensi e si registrano meno nevicate in inverno. I cambiamenti determinati dal clima hanno effetti anche sulle temperature dell’acqua in fiumi, laghi e acque sotterranee, che sono già sensibilmente aumentate negli ultimi decenni. Questo innalzamento di temperatura è evidente nelle acque superficiali e si prevede che senza misure a favore della protezione del clima l’aumento sarà di + 3 - 4 gradi Centigradi entro la fine del secolo. Anche le profondità dei laghi si scaldano e negli ultimi tre decenni le acque profonde dei due maggiori laghi in Ticino hanno fatto registrare importanti aumenti. Nei fiumi, gli aumenti di temperatura si traducono in una diminuzione della diversità e dell’abbondanza per le specie acquatiche che prediligono acque fresche e ricche di ossigeno, le quali vengono rimpiazzate da altre specie più tolleranti o lasciano addirittura un vuoto nell’ambiente divenuto ormai inospitale
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MIELOMA MULTIPLO, CAMPAGNA ‘MMAREA’ CON LUCA ZINGARETTI Vivere con una malattia come il mieloma multiplo, che alterna periodi di remissione a comparsa di recidive con un andamento che ricorda il moto della marea, ha un impatto pesante su chi ne soffre, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Con un inevitabile coinvolgimento anche di familiari, amici e caregiver. Per fornire un sostegno concreto ai pazienti con mieloma multiplo e a coloro che se ne prendono cura, Pfizer Italia promuove, in collaborazione con AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, Linfoma e Mieloma, la campagna di comunicazione e informazione “MMAREA – Il Mieloma Multiplo. Onda dopo Onda” con l’obiettivo di informare, supportare e insegnare come gestire tutte le fasi della malattia, dal momento della diagnosi in poi. Il tono scelto per la campagna è, volutamente, all’insegna dell’immedesimazione e, soprattutto, dell’empatia, per aiutare i pazienti a non sentirsi mai soli e per infondere loro coraggio, esortandoli a non perdere mai la speranza. Cuore della campagna è un racconto illustrato, realizzato da Manuela Adreani, che narra la storia di un pescatore affronta giorno dopo giorno le maree e le sfide che queste portano, così come i pazienti con Mieloma Multiplo affrontano un giorno dopo l’altro le fasi e le difficoltà della malattia. La narrazione è divisa in 5 capitoli che descrivono metaforicamente 5 topic rilevanti: la diagnosi, le terapie, la ricaduta, la remissione e la consapevolezza. In ogni capitolo, vengono indagati i sentimenti che i pazienti provano nel percorso della malattia, raccontando la paura, la stanchezza, lo smarrimento; ma anche la forza, il coraggio e la resilienza che, proprio come il protagonista, riescono a trovare dentro di loro ogni giorno. Da questo storytelling illustrato è nata anche una serie di podcast, con la voce narrante di Luca Zingaretti, e un mini-sito informativo www.mmarea.it, realizzato in collaborazione con pool di specialisti in Ematologia, che si propone di diventare il punto di riferimento, qualificato e aggiornato, sulla patologia per pazienti e caregiver. COVID, LINFOCITI T PROTEGGONO ANCHE SENZA ANTICORPI I vaccini hanno svolto un ruolo cruciale nella riduzione della morbilità e mortalità causate da SARS-CoV-2. Tuttavia, l'emergere di nuove varianti del virus in grado di eludere la risposta anticorpale solleva interrogativi sull'efficacia a lungo termine di questa strategia. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Immunology, apre nuove prospettive sulla comprensione della risposta immunitaria contro il virus, mettendo in luce il ruolo fondamentale dei linfociti T come arma di difesa duratura presente nel nostro organismo, al di là della risposta mediata da anticorpi. Per investigare questa tematica, i ricercatori hanno impiegato diversi modelli murini, inclusi topi privi di anticorpi ma con funzionalità linfocitaria intatta e un innovativo modello che esprime un recettore ibrido ACE2 umano/topo. Lo studio è stato coordinato dall’Ospedale San Raffaele di Milano in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. La ricerca ha rivelato che i linfociti T, grazie alla loro memoria storica, sono in grado di fornire protezione contro il virus SARS-CoV-2 anche quando gli anticorpi non sono presenti. Questa forma di difesa, indipendente dagli anticorpi, sottolinea il significato cruciale della risposta cellulare mediata dai linfociti T nella lotta contro il virus. E’ DONNA IL 76% DEGLI ISCRITTI IN INFERMIERISTICA IN ITALIA L'infermieristica resta una professione a trazione femminile. E non solo in Italia, dove le infermiere rappresentano il 76% degli iscritti agli Ordini, ma anche a livello europeo. Nel terzo trimestre del 2023, nell'UE, secondo l'analisi Eurostat, la maggioranza degli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni erano uomini: 53,5% rispetto al 46,5% donne, ma per la professione di infermiere il discorso cambia. Osservando la classificazione ISCO (classificazione internazionale standard delle occupazioni, gestita dall'Organizzazione internazionale del lavoro) è al quarto posto tra le professioni scelte dalle donne (87,5% di presenze) dopo le professioni relative alla scuola e ad altre attività di supporto che, comunque, raggiungono al massimo il 90% della presenza femminile. Le infermiere iscritte agli Ordini in Italia sono 339.470 rispetto a 107.230 infermieri, mentre per l'infermieristica pediatrica, su 9.121 iscritti, 8.930, ovvero il 98% del totale, sono donne. A livello regionale la presenza femminile - che comunque è sempre superiore al 50-60% - è massima in Trentino Alto Adige (86%), Friuli Venezia Giulia (85%) e in Piemonte (84%), mentre le percentuali minori ma sempre in maggioranza sono in Sicilia (59 virgola 5%), Campania (64%) e Basilicata (69 virgola8%). Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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MEDICINA DI GENERE: IL RUOLO DEL CROMOSOMA Y Un progetto coordinato dall’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia ha aggiunto un nuovo tassello al settore della “medicina di genere”, che studia come le differenze biologiche possano influenzare l’insorgere di alcune malattie e la relativa risposta terapeutica. Il team di ricerca ha sviluppato in laboratorio una linea cellulare maschile umana privata del “cromosoma Y” -il cromosoma sessuale maschile- tramite metodi di gene editing, con l’obiettivo di indagare l’effetto del cromosoma maschile sull’espressione genica e nella risposta al danno al DNA. I risultati dello studio sono pubblicati su Cell & Bioscience. Studi precedenti suggeriscono che sia associato a malattie neurodegenerative e cardiovascolari, oltre che all’insorgenza dei tumori e all'invecchiamento. In particolare, l’obiettivo era analizzare l’impatto del cromosoma Y e le conseguenze della sua perdita sul resto del genoma umano. Sfruttando tecnologie di editing genetico e di sequenziamento dell’RNA, è stata generata una linea cellulare maschile umana senza cromosoma Y, confrontandola con la linea cellulare normale che possiede entrambi i cromosomi sessuali. La perdita del cromosoma maschile può influenzare il trascrittoma, ovvero tutte le informazioni trascritte dai geni, andando ad alterare processi biologici coinvolti nella formazione del cancro, come la regolazione della migrazione cellulare, la crescita cellulare, la risposta ai danni al DNA, l'angiogenesi e la risposta immunitaria. IN ITALIA BOOM BOTULINO, 161.000 TRATTAMENTI NEL 2022 I dati rilevati dall' International Society of Aesthetic Plastic Surgery -Isaps certificano che l'uso della medicina estetica non chirurgica, in particolare iniettabile, è in aumento in Italia. Sono stati 485.000 gli interventi non-chirurgici, quasi il doppio di quelli chirurgici, 262.000. Tra i più utilizzati l'acido ialuronico e la tossina botulinica, mentre per la chirurgia primo posto per l'aumento del seno e il trattamento della palpebra. Una tendenza fedele ai risultati garantiti dal botulino, che invoglia sempre più donne a trattare gli inestetismi in maniera non invasiva. La tossina botulinica si conferma un grande strumento per intervenire sulle imperfezioni, al primo posto nella classifica globale con 9 milioni di interventi e oltre 161.000 in Italia. Fa parte del gruppo degli iniettabili e rappresenta una soluzione sicura ed efficace per i pazienti che non vogliono ricorrere alla chirurgia. Il target si concentra principalmente sulle donne dai 35 ai 50 anni con 4 milioni di pazienti, ma è ugualmente diffuso tra le altre fasce d'età, con 2 milioni dai 18 ai 34 e altri 2 dai 51 ai 64. Le pratiche cosmetiche in Italia vertono sul ringiovanimento facciale, con peeling chimici (21.000 interventi) e rassodamenti della pelle (16.000). Ma anche su altre tipologie di intervento come l'epilazione, 20.000 registrate, e trattamenti anticellulite, 17.000. LE DONNE MEDICO IN ITALIA SONO IL 53,5%, IN PREVALENZA UNDER 45 L’Anaao Assomed rivolge un appello alla Presidente del Consiglio dei Ministri, alle Ministre e alle parlamentari affinché garantiscano un impegno concreto a sostegno di una parità nelle retribuzioni e nelle carriere realmente raggiungibile, di politiche a favore della conciliazione lavoro-famiglia, della flessibilità degli orari di lavoro, di nuovi modelli organizzativi in sanità. Il sorpasso delle donne medico in Italia è decretato dai numeri: la percentuale di dirigenti medici donna è cresciuta progressivamente negli ultimi anni, passando dal 38,4% del 2010 al 53,5% del 2024 con una prevalenza del genere femminile nelle classi di età under 45. Quando si parla di carriera, invece, i numeri scendono. Tra i direttori di struttura complessa, solo il 17,2% è di sesso femminile (vs 82.8% maschi), percentuale che sale al 34,7% (vs 63.3% maschi) per le struttura semplici. Nell'area universitaria delle scienze mediche, le donne ordinario nel 2020 ricoprono il 19,3% delle posizioni, le associate il 33% e le ricercatrici circa il 40-55%. Le specializzazioni più scelte dalle donne sono: neuropsichiatria infantile (75,9%), pediatria (71,0%), oncologia medica (62,0%), medicina fisica e riabilitazione (60,6%), genetica medica (60,2%), medicina di comunità e delle cure primarie (58,4%) anatomia patologica (57,8%), ematologia (57,8%), ginecologia ed ostetricia (56,8%). Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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MORBILLO. OMS: 21MILA OSPEDALIZZAZIONI E 5 MORTI IN EUROPA NEL 2023 Nel 2023 c’è stato un forte aumento in tutta Europa dei casi di morbillo, riportato dall’Oms, che ha registrato lo scorso anno nel continente europeo 21mila ospedalizzazioni e 5 morti. Anche in Italia il sistema di sorveglianza, coordinato dal Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, ha registrato nel 2023 43 casi di morbillo, in netta risalita rispetto ai 15 del 2022, mentre nel mese di gennaio del 2024 ne sono stati segnalati 29 e a febbraio 35, per il 30%-40% importati. Uno studio dell’università di Milano e dell’Iss ha trovato anche in Italia, dopo che era stata descritta in Svizzera, una variante del morbillo in cui si riscontrano alcune mutazioni che danno una leggera perdita di sensibilità ad uno dei test molecolari in uso, anche se diverso da quello utilizzato maggiormente in Italia. Questo risultato suggerisce di continuare a mantenere alta la nostra soglia di attenzione per verificare l’eventuale necessità di aggiornamento dei test molecolari. Inoltre, i test molecolari non sono gli unici tipi di test in uso per confermare una diagnosi di morbillo. I test principali per la conferma della diagnosi sono infatti i test sierologici, in particolare la misurazione delle IgM specifiche. Si può escludere che le mutazioni descritte possano influenzare l’efficacia del vaccino. Il virus del morbillo è un molto stabile e da oltre 60 anni la vaccinazione conferisce una protezione efficace contro tutti i genotipi circolanti. L’evoluzione naturale del virus in un ceppo che sfugga al vaccino è un evento altamente improbabile. LE INFIAMMAZIONI INTESTINALI HANNO RIPERCUSSIONI SUL CERVELLO Le infiammazioni dell'intestino possono compromettere l'area del cervello coinvolta nei processi cognitivi. È quanto emerge da una ricerca svolta nel Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche, che approfondisce, in particolare, gli effetti della colite cronica e acuta sulla formazione di nuovi neuroni (neurogenesi) nell'ippocampo. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Neural Regeneration Research. "Negli ultimi anni l'interazione tra intestino e cervello è diventata un tema di crescente interesse e diverse ricerche hanno evidenziato come le alterazioni del microbiota intestinale, cioè l'insieme di tutti i microrganismi che popolano l'intestino, possano causare obesità, diabete e patologie autoimmuni, ma anche essere associate a disturbi psichici e cognitivi come ansia, depressione, attacchi di panico e malattie neurodegenerative come il Parkinson e l'Alzheimer. I meccanismi di questa interazione restano ancora però in gran parte sconosciuti", spiega Simonetta Pazzaglia, responsabile del Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche e coautrice dello studio. I risultati ottenuti in laboratorio mostrano chiaramente che la colite si associa alla comparsa di neuroinfiammazione e di significative alterazioni nella produzione di nuovi neuroni da parte dell'ippocampo. Inoltre, la ricerca rivela che in presenza di infiammazione intestinale si genera un'alterazione chimica del metabolismo degli amminoacidi, dei lipidi e della vitamina B1 (tiamina), quest'ultima fondamentale per la vita delle cellule e per il normale funzionamento di cervello, nervi e cuore. "Queste alterazioni sono correlate a patologie come la sindrome dell'intestino irritabile, il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, il cancro del colon-retto e l'autismo a conferma che altri tipi di disturbi mentali potrebbero essere associati all'infiammazione intestinale e allo squilibrio metabolico", conclude Pazzaglia. 1,2 MILIONI DI ITALIANI VITTIME DI CYBERBULLISMO Circa 1,2 milioni di italiani hanno subìto un atto di revenge porn e 550.000 ragazzi con età compresa tra 18 e 24 anni sono stati vittima di cyberbullismo. I dati emergono dall'indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, che più in generale ha anche evidenziato come quasi un italiano su tre, vale a dire 13 milioni di persone, sia stato vittima, almeno una volta, di un crimine informatico. Sebbene il problema riguardi tutte le fasce della popolazione, l'indagine ha evidenziato come la percentuale di chi è stato colpito da un crimine informatico aumenti tra i più giovani, toccando il picco tra i 18-24enni, fascia nella quale la percentuale di vittime raggiunge il 35%. Se il reato informatico più diffuso è l'accesso non autorizzato a strumenti di pagamento personali (per oltre 6 milioni e mezzo di italiani), è dal secondo posto di questa classifica che si comincia a delineare l'immagine di un cybercrime sempre più pericoloso e organizzato, si spiega. Il secondo reato più comune è il furto di identità; quasi 2,5 milioni di italiani si sono visti rubare la propria identità, immagine o quella dei familiari, poi usata da terzi per atti illegali. Continuando a scorrere i dati, si legge che quasi 2,3 milioni di persone, hanno dichiarato di essere stati vittima di diffusione non autorizzata di materiale digitale proprio o dei figli. Cyberstalking, cyberbullismo e revenge porn sono fenomeni molto diffusi, ma che colpiscono in misura maggiore i più giovani. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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TUMORI, CON L’ IMMUNOTERAPIA 4.0 OPZIONI DI CURA PER L’ 80% DEI PAZIENTI Dopo gli inibitori dei checkpoint immunitari, che disattivano i “freni” al sistema immunitario, le CAR-T e la recente introduzione in via sperimentale dei vaccini a mRNA, stiamo per entrare nell’era dell’Immunoterapia 4.0. Terapie cellulari contro il melanoma metastatico, ‘avatar’ di tumori al polmone e nuove combinazioni di farmaci per i tumori gastrici renderanno possibile l’immunoterapia di precisione, aumentando la percentuale di pazienti che rispondono alle terapie dall’attuale 50% all’80%. A raccogliere la sfida sono gli specialisti della Società Campana di Immunoterapia Oncologica, in occasione del meeting annuale di Napoli. “Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla crescita esponenziale di ricerche innovative che hanno approfondito la comprensione dell’immuno-oncologia e permesso lo sviluppo di nuovi trattamenti in grado di sfruttare il sistema immunitario del paziente e prevenirne la fuga immunitaria – spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione “G. Pascale” di Napoli –. Abbiamo voluto dedicare questa giornata ad analizzare lo stato dell’arte e le prospettive future dell’immuno-oncologia, confrontandoci sui prossimi sviluppi e rinnovando la nostra alleanza con l'obiettivo di creare il primo Polo di Immunoncologia dell’area mediterranea”. FUOCO DI SANT' ANTONIO. INDAGINE, I PROMOSSI E I BOCCIATI DELLA SHINGLES AWARENESS WEEK Almeno 2 persone su dieci non sanno cosa sia il fuoco di Sant’Antonio e una su 2 dice di saperne poco. Eppure quasi 2 soggetti su 3 conoscono altri che ne hanno sofferto e il 12% l’ha addirittura avuto. L’eruzione cutanea dolorosa è il segno chiave per il 76% degli intervistati, per il 63% è anche pruriginosa. Il 38% parla genericamente di dolore ai nervi. Sulle età a rischio c’è confusione: il 41% colloca la comparsa del quadro soprattutto tra i 50 e i 70 anni, mentre il 40% pensa che lo Zoster possa insorgere ad ogni età. Il 7% pensa siano a rischio soprattutto gli over-70. Il vaccino viene considerato una valida modalità di prevenzione per il 62% degli intervistati, ma il 30% non ne conosce la disponibilità e per otto persone su cento il fuoco di sant’Antonio non è prevenibile. In ogni caso, con un’apparente dissonanza, il 76% degli intervistati pensa che vaccinarsi sia il modo migliore per prevenire il fuoco di Sant’Antonio. Sono alcune delle risposte alla ricerca online su 3500 adulti di età pari o superiore a 50 anni provenienti da 12 paesi, che ha valutato la comprensione degli intervistati sull’Herpes zoster, cosa può scatenarlo e il suo impatto sulla vita delle persone. Ciò che preoccupa è che nuovi dati suggeriscono che molti adulti a partire dai 50 anni fraintendono aspetti importanti della malattia, compreso il modo in cui può svilupparsi. GSK ha lanciato i risultati della nuova indagine, in occasione della Shingles Awareness Week, settimana internazionale di sensibilizzazione sull'Herpes zoster (26 febbraio 2024 - 3 marzo 2024), una campagna condotta in collaborazione con la Federazione Internazionale sull'Invecchiamento (IFA). L'obiettivo è di aumentare la consapevolezza e affrontare la mancanza di conoscenze sui rischi e sull'impatto dell'Herpes zoster. MILANESI STRESSATI, MA SOLO 1 SU 10 VA DALLO PSICOLOGO Stress, ansia e altre emozioni negative rappresentano la battaglia quotidiana di tanti milanesi, anche se spesso rinunciano a farsi aiutare da uno psicologo per via dei costi. Lo dice la nuova ricerca dell'Osservatorio sanità di UniSalute, che con la Nomisma ha interrogato i milanesi sulle questioni legate alla salute psicologica. Nell'anno appena trascorso, a Milano il 33% degli intervistati dichiara di aver faticato a mantenere il buon umore: uno su quattro (il 26%) dice di aver avuto molti alti e bassi e un altro 7% di essere stato prevalentemente giù di morale. Solo due su cinque affermano essere stati di buon umore la maggior parte del tempo (il 38%) o addirittura di umore eccellente (il 3%). Lo stress sembra essere lo stato d'animo negativo più diffuso, con il 36% dei milanesi interrogati che dice di sentirsi stressato "spesso" (il 30%), o addirittura "regolarmente, quasi ogni giorno" (il 6%). Altri sintomi comuni sono la sensazione di essere nervosi e tesi -percepita dal 31% dei milanesi- e uno stato di ansia eccessiva, che colpisce spesso o regolarmente il 25% del campione. Dal sondaggio emerge anche quali sono le cause di queste emozioni negative: lo stato di salute personale e dei propri cari risulta essere il principale motivo di preoccupazione (per il 27%), seguito dall'organizzazione familiare (per il 23%), dalla difficoltà a trovare un equilibrio tra vita privata e lavoro (per il 15%) e dalle incertezze legate alla propria situazione lavorativa (per il 13%). Per gestire i momenti difficili dal punto di vista emotivo e psicologico, le soluzioni "fai-da-te" -come i rimedi naturali o lo sport- sono le più utilizzate (24%), seguite dai consigli del farmacista (12%) e del medico di base (11%). Solo uno su dieci (10%) ha optato per il supporto di uno psicologo o psicoterapeuta, nonostante il 65% dei milanesi affermi che si rivolgerebbe a queste figure in caso di necessità, anche attraverso sedute da remoto e videoconsulti (il 22% preferirebbe questa modalità). UniSalute ha indagato le ragioni dietro a questo limitato ricorso a degli specialisti: molti intervistati pensano che il proprio caso non sia abbastanza serio (il 30%), o comunque preferiscono aspettare che il momento difficile passi da solo (il 28%). Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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