#maternità
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Non posso non pensare al fatto che vorrei tanto essere mamma, lo voglio praticamente da quando ho 4 anni.
Negli anni mi son chiesta se è perché la società ecc ecc… ci ho pensato ma so che è perché lo voglio io.
Allo stesso tempo penso ai soldi e la casa e il lavoro… e il riscaldamento globale
E allo scorso ottobre, dopo un mese di ritardo e macchie strane. Non ne ho la certezza ma sento sia stato un aborto. E non potrei sopportarlo.
E poi ho trent’anni, mi sento come lo yogurt in frigo scaduto ieri. Per qualche giorno può ancora essere consumato. Ma solo qualche giorno…
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@tqngled
#tqngled#pregnant#pregnancy#mom#maternity#love#couple#dream#gravidanza#donna#famiglia#maternità#coppia#sogno
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" La voglia di avere figli, nonostante il mondo sia un casino, è qualcosa che tocca le corde più profonde delle persone. Dal punto di vista biologico, è l'istinto di sopravvivenza della specie, un meccanismo evolutivo che ci spinge a continuare la nostra esistenza, nonostante le difficoltà. , è un atto di sfida e speranza: sì, il mondo è pieno di problemi, ma c’è anche l'idea che portare nuove vite significhi avere ancora fede nella capacità di migliorarlo, o almeno di lasciare qualcosa di buono "
"Migliorare il mondo facendo figli": l'unica cosa che mi fa venire in mente questa idea sciocca di "speranza" è il triste destino di Hildegart Rodríguez, "La virgen roja".
Mettere al mondo figli non migliora la società e nessuna persona è mai diventata migliore di prima dopo aver avuto un figlio (donne comprese, non parlo solo di paternità).
L'attivismo migliora la società, fatto da adulti, qui, adesso, senza pannolini e notti insonni a distrarti e a darti La Scusa per non esserci.
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Ieri ho litigato con mamma perché ha visto su Facebook che la figlia di una sua amica, è diventata mamma da pochi giorni e mi dice "eh, ma tu alla tua età, non hai neanche mai vissuto un amore, guarda Giulia che si è sposata l'anno scorso e ha avuto un bambino. E tu? E tu, niente vero? Complimenti! Che figlia ho messo al mondo."
Questi sono discorsi in casa mia, da quando ho finito la scuola, più o meno.
@stayawaymuggles // stayawaymuggles (Lun 22.04.24 h09:59)
#stayawaymuggles#pensieri#mamma#facebook#maternità#amica#bambino#figlio#Amore#fidanzato#nascita#gravidanza#citazioni#frasi#ask#frasi mie
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" La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale: non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso, follia. La traccia di tutto ciò è sparita perché non era destinata a restare, ma la nostra forza è nel non avere nessuna mitizzazione dei fatti: agire non è una specializzazione di casta, ma lo diventa mediante il potere a cui l’agire viene indirizzato. L’umanità maschile si è impadronita di questo meccanismo la cui giustificazione è stata la cultura. Smentire la cultura significa smentire la valutazione dei fatti in base al potere.
La maternità è il momento in cui, ripercorrendo le tappe iniziali della vita in simbiosi emotiva col figlio, la donna si disaccultura. Essa vede il mondo come un prodotto estraneo alle esigenze primarie dell'esistenza che lei rivive. La maternità è il suo “viaggio”. La coscienza della donna si volge spontaneamente all'indietro, alle origini della vita e si interroga. Il pensiero maschile ha ratificato il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l’eroismo, la sfida tra le generazioni. L’inconscio maschile è un ricettacolo di sangue e di paura. Poiché riconosciamo che il mondo è percorso da questi fantasmi di morte e vediamo nella pietà un ruolo imposto alla donna, abbandoniamo l’uomo perché tocchi il fondo della sua solitudine. "
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.
(Libro elettronico; 1ª edizione: casa editrice "Rivolta Femminile", 1970)
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In Italia, negli anni migliaia di madri, nonne, zie hanno cresciuto uomini totalmente disadattati incapaci di avere una relazione sana con se stessi, con gli altri, con le donne in particolare: a pagare le conseguenze di questa realtà fatta da una grande presenza di maschi tossici sono le donne più intelligenti, non di certo le donne "che si accontentano" di rimanere prive di dignità al lazzo di uomo che le mantiene e le opprime nel contempo.
L'Irresponsabilità di alcune è l'inferno di altre.
Io non devo fare appello a supposizioni riguardo alla profonda responsabilità materna della massiccia presenza di maschi tossici nella società italiana: è qualcosa che vivo e vedo ogni giorno nelle vite delle donne molestate; so per certo che c'è un solo tipo di madre che riesce a crescere uomini sani: quella che ha voluto quel figlio "per amore" e non per uso e costume, non perché "tutti fanno figli allora li faccio anche io"; non perché l'album di famiglia è più bello se c'è anche un figlio.
" Maschio tossico " significa anche "famiglia di origine disfunzionale": la relazione non è casuale, ma diretta; pertanto quando scrivo qui o in altri contesti online, io non mi rivolgo solo alle donne che hanno bisogno di trovare conforto, comprensione e motivi validi per uscire, subito!, e non domani!, dalle relazioni sbagliate che le fanno soffrire, ma anche e soprattutto alle donne che hanno cresciuto e stanno crescendo uomini tossici: alle DIRETTE Responsabili di questo macello sociale.
Nel nostro Paese esiste una larga presenza di madri tossiche che crescono i figli maschi non come figli ma come compagni, come ulteriori mariti, instillando fin da piccoli la "responsabilità irrinunciabile" di doverle accudire una volta diventate anziane: è in questa dinamica femminile deviante che si sviluppano i maschi tossici - uomini che "non hanno il cordone ombelicale tagliato", come si usa dire nel linguaggio comune, che pretendono una simbiosi con le compagne sulla stessa linea malata.
A qualsiasi amica o sconosciuta che mi parli del suo rapporto con un "lui" senza ancora aver conosciuto i suoi genitori, chiedo sempre la stessa cosa: "E' legato alla madre? Ti parla spesso di lei?"; quando è un "si" non ho dubbi e replico: "Taglia la corda! Non andare oltre!"; quello che sembra un uomo gentile (tattica preferita illusoria) non lo è affatto: è un uomo tossico che non è abituato causa madre tossica al fatto che una donna gli dica "no" e non va atteso mai che ce lo dimostri.
Noi non viviamo in un "Paese per donne" e i principi azzurri non esistono in Italia; qui c'è solo una realtà patriarcale che si trascina da secoli in un connubio anomalo fra Chiesa Cattolica (istituzione fortemente misogina e maschilista) e Stato Italiano patriarcale nelle norme stesse costituzionali, pertanto il maggior lavoro di tutela per se stessa, di prevenzione da abusi di ogni sorta, lo deve fare ogni donna mettendo i giusti paletti nella sua vita senza alcun indugio anche per le figlie.
Nel nostro Paese, ogni tragedia si trasforma in business, pertanto anche il problema femminicidi ha attirato gli interessi di chi vuole guadagnarci economicamente (famiglie comprese colpite da femminicidi): se siete donne in difficoltà o anche solo persone generose, non prendete in considerazione in alcun modo Onlus o associazioni di altro genere che chiedano donazioni o si rivolgano allo Stato/Regioni per ottenere fondi, perché stanno solo lucrando sui diritti delle donne e nulla di più.
La Regione Veneto che "sponsorizza" il business sul problema femminicidi in Italia messo in piedi dalla famiglia Cecchettin è la stessa Regione che ha permesso all'ex assessore all'Istruzione Elena Donazzan di molestare pubblicamente e indurre al suicidio pubblicamente un insegnante (Cloe Bianco) senza muovere un dito!; nemmeno gli esponenti del PD in Regione Veneto mossero un dito a riguardo.
State alla larga da questa TRUFFA.
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Depenalizzazione del reato di sodomia
Anno primo dell'era anti-antifascista.
A seguito degli arresti del camerata Barbagli, ministro del Mincultrop, e del suo segretario Freghieri da parte della polizia morale, le camere hanno approvato con urgenza un emendamento alla legge sulle pratiche sessuali con finalità non riproduttiva, che si va ad aggiungere all'eccezione inclusa nei nuovi patti Lateranensi.
Qualora la pratica venga esercitata tra camerati a scopo celebrativo dei fasti dell'Impero o per goliardia essa non verrà più considerata punibile purchè rispetti l'ordine gerarchico.
I giornali delle cosiddette demoplutocrazie, nemiche dell'Italia hanno subito ridicolamente parlato di una legge ad perculum.
Ano i.
#sodomia#polizia morale#pillon#morisi#lega#fdi#fratelli d'italia#meloni#salvini#madre#maternità#figli alla patria#goliardia#celebrazioni#saluto romano
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Il secondo giorno di lavoro è tutto un tentare di rimediare alle cazzate del primo sembrando disinvolti come se fossero anni che svolgi quel ruolo (nel mio caso è il ruolo della cretina, ma la cretina disinvolta).
Sono così in agitazione che continuo a chiedere scusa per aver preso due giorni di maternità per la settimana prossima, malgrado questi giorni mi servano, malgrado lì abbia chiesto con due mesi di anticipo (quando ancora non sapevo che mi avessero proposto per una promozione), malgrado sia un mio cazzo di diritto: lotte decennali per il riconoscimento di una maternità più tutelata impattano contro il mio senso di inadeguatezza.
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In Italia la GpA è reato universale.
Ora anche Lei è una criminale universale, anzi di più perché ha pure lasciato il pianeta portandosi dietro il suo crimine.
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Irriconoscibile
Lo specchio mostrava forme ormai stremate
Gli occhi come due pozzi
neri, profondi
Le ciocche spettinate incorniciavano sul suo viso bianco latte
Quelle lune nere
Con una smorfia passa la mano sui fianchi larghi
Le fa scorrere fino al seno cadente
Fino al cuore
Accartocciato come un foglio macchiato
Non ha più ricordi
Non condivide più niente con quell'immagine sbiadita nello specchio.
Si lava il viso con acqua fredda e una saponetta al carbone
Magari un giorno quei brufoli spariranno
Torna di là dopo una sigaretta amara
Cerca quel sorriso che trasmette serenità
Mentre il suo cuore è accartocciato
Abbandona i pensieri nella borsetta tra gli scontrini e la carta d'identità
Segni particolari : Nessuno
Ogni tanto frugando in cerca di un accendino li ritrova ma li scaccia via
I suoi pensieri soffrono, non amano essere lasciati soli
E lei non ama la compagnia
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Non mi dire mai Non posso farlo. A me, che ho ballato Con due cuori. E ho respirato Con quattro polmoni. A me, che sono stata ghiaccio Fuoco e vento. Che ho portato Nella mia pancia Il peso di due mondi, E ho partorito La vita. Che ho abbracciato la tristezza senza paura. E ho pianto sorrisi. A me non dirlo Che non sono capace Di qualcosa. O di tutto.
Eva Lopez Martínez
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“La solitudine fa talmente compagnia che a un certo punto non ha più paura di niente. Quando è buio e tu urli e io non so più cosa fare per farti smettere. Quando sento e vedo il tuo soffrire e non riesco a trovare la cura. Cosa vuoi che sia, allora, una telefonata che non arriva. Un posto vuoto a tavola o nel letto. Posso sopportare tutto se sono capace di assistere al dolore della mia carne. Anche il morire, allora, mi sembra una possibilità.”
Ada d’Adamo, Come D’Aria
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qui per ricordare che i figli non dovete mica farli per forza eh, non avete mica un contratto con la vita che vi obbliga a farli. Prima di mettere al mondo qualcuno solo per farlo sentire fuori dal mondo per il resto della vita, pensateci bene. Non è un obbligo creare vite se poi non sapete insegnare loro a vivere, davvero e bene. ma perché ancora oggi nessuno la capisce.
zoe
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" Curiosità: ma come vi viene in mente di volere figli e far nascere altri esseri viventi in un mondo come questo? "
Non paga di leggere risposte irrazionali persino da "colleghe" che mi attenderei più caute sulla maternità (vivono in un Paese patriarcale cattolico e non "nel mondo dei diritti e della felicità"), condivido questa domanda saggia: la divulgo da donna che i figli non li vuole, perché le persone non sono gattini incoscienti, incapaci di rendersi conto del dolore che provano, del perché lo provano, senza capire nemmeno cosa sia la morte; ciò senza contare il caos sociale che ogni nato oggi eredita.
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ma mi sembra che ci sia, in un corpo che si è reso inospitale, un discorso da ricominciare, porte da bussare piano e aprire con una nuova, forse mai avuta, delicatezza.
194-19modi per dirlo
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“ Mia madre, la voce profonda che le sentivo nascere in gola. Le serate di festa in cui mi addormento sulle sue ginocchia, quella corrente d’aria, le porte sbattute, tutte le cose che intorno a lei vibrano, a volte persino esplodono, come quel giorno, magnifico e stupefacente, in cui un posacenere vola dalla finestra e si schianta in mille pezzi sul marciapiede, di fronte allo scioccato fornitore colpevole di non averle consegnato non so più quale merce. Il risultato di uno dei suoi scatti d’ira, di quelle sue rabbie semplici che si autoalimentavano fino a sbraitare che basta, questo mestiere è proprio una merda, ma poi di nuovo la quiete, e il barattolo delle violette di zucchero che mi lasciavano la lingua scarlatta, la grande scatola di biscotti assortiti dalla quale pescheremo entrambe per consolarci del suo caratteraccio. Lo so, lo sappiamo che urla giusto per sfogarsi e per il piacere di farlo, ma che in realtà non si stancherà mai di essere la padrona, di un negozietto, certo, ma pur sempre la padrona. Quando abbassa la guardia dice che in fin dei conti si è giocata proprio bene le sue carte. Il lavoro occupa tre quarti del suo tempo. È lei che riceve i rappresentanti, controlla le fatture e calcola le tasse da pagare. Sono giornate di mormorii corrucciati, che trascorre china sui fogli, facendo le addizioni a mezza bocca e leccandosi le dita per sfogliare le fatture, che nessuno la disturbi. L’eccezione di un’intera giornata di silenzio, di solito intorno a lei regnano il rumore e la vita, tintinnare di bottiglie, sbatacchiare dei piatti della bilancia, storie di malattie e di morti. L’unico momento tranquillo, quello in cui scarabocchia un conto sul retro dell’incarto del camembert o del pacco di zucchero, poi si ricomincia con le storie, chi si è fidanzata, chi ha trovato lavoro, chi si ributta in pista. La prima eco del mondo esterno mi è arrivata attraverso lei. Non ho esperienza delle stanze in cui il silenzio è rotto solo dal ticchettio della macchina da cucire, i fruscii discreti delle madri al cui passaggio nascono l’ordine e il pulito. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 19-20.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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