#vendicarsi
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Nel mio condominio, oltre a me, vive una ragazza sola: i miei vicini, sia donne che uomini, non la identificano per nome quando parlano di lei, ma le hanno dato un soprannome: La Lesbica, perché la vedono soltanto in compagnia di ragazze e mai di ragazzi. Con me, invece, non esiste questo "problema": il mio appartamento è un porto di mare dove si alternano uomini diversi; in tempi passati i vicini cattolici mi hanno causato fastidi, ma ho saputo farmi valere: io non resto a subire e li purgo.
Sui social, possiamo anche fare a meno di replicare a chi ci molesti, poiché non c'è possibilità che la Polizia Postale intervenga affinché riporti l'ordine; nella realtà, reagire ai soprusi "in quanto donne" è fondamentale, perché oltre a tutelare noi stesse, partecipiamo ad una società in cui è fondamentale costruire un rispetto per le donne, da parte di taluni uomini e anche talune donne (persone tossiche), che ancora manca.
Dobbiamo fare oggi il lavoro che nonne e madri non hanno fatto ieri.
#cattolici#pregiudizi#donne#condominio#ragazza#ragazza sola#single#uomini#identificare#La Lesbica#porto di mare#uomini diversi#vicini di casa#vicini cattolici#subire#vendicarsi#vendetta#social#social networks#utenti molesti#molestie#Realtà#reagire#reagire ai soprusi#società#rispetto#rispetto per le donne#persone tossiche#lavoro#oggi
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Francesco Guccini
“Quello di Meloni è un regime. Vogliono far sottostare tutti i poteri, a partire dalla magistratura, a quello esecutivo, cioè il governo.
Proveranno a limare la Costituzione: non dico modificarla, non ne sarebbero capaci, ma limarla sì.
Meloni neanche concede interviste, a meno che non sia da Vespa, dove fa delle figuracce come quella della calcolatrice. Sono illiberali e non accettano critiche, arrivando ad attaccare anche dei “canterini” come me o Vasco. Ci chiedono di “cantare e basta”, ma un cantautore vive proprio delle sue parole e dei suoi punti di vista.
Meloni mi adora? Non è colpa mia se delle mie canzoni non ha capito nulla. Una volta mi telefonò per invitarmi ad Atreju: ma figuriamoci se ci vado! Stanno provando a sostituire “l’egemonia culturale di sinistra” piazzando cinque sfigati alla cultura, ma non hanno niente. Lei che mi stima mi ricorda un fascista che mi fermò molti anni fa.
Avevo inciso da poco Radici. Mi fermò un tizio, mi disse: “Io non la penso come te Guccini, ma mi piaci”. E poi mi diede il ciclostilato fresco di stampa de La voce della fogna, un foglio satirico dell’estrema destra.
Ecco: questi qua sono usciti dalle fogne, dopo decenni vissuti ai margini, e adesso che sono al potere vogliono vendicarsi. In ogni modo”.
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[Lei s’innamorò come s’ innamorano sempre le donne intelligenti:
come un’ idiota]
La zia Daniela s’innamorò come s’innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota. Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno, e aveva pensato: «Quest’uomo si crede Dio». Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, si innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Góngora e di suor Juana Inés de la Cruz come chi risponde ad una filastrocca durante la ricreazione. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perché c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue ricchezze.
Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Il suo cervello lo guardò in tanti modi che in capo a dodici giorni credette di conoscere cento uomini.
Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, abbandonata con tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegare il suo amore.
Un giorno così com’era venuto, se ne andò senza neppure salutare. Non ci fu allora in tutta l’intelligenza della zia Daniela una sola scintilla in grado di spiegarle ciò che era successo.
Ipnotizzata da un dolore senza nome né destino, diventò la più stupide delle stupide. Perderlo fu un dolore lungo come l’insonnia, una vecchiaia di secoli, l’inferno.
Per pochi giorni di luce, per un indizio, per gli occhi d’acciaio e di supplica che le aveva prestato una notte, la zia Daniela sotterrò la voglia di vivere e cominciò a perdere lo splendore della pelle, la forza delle gambe, l’intensità della fronte e delle viscere.
Nel giro di tre mesi divenne quasi cieca, le crebbe una gobba sulla schiena e dovette succedere qualcosa anche al suo termostato interno, perché, nonostante indossasse anche in pieno sole calze e cappotto, batteva i denti dal freddo come se vivesse al centro stesso dell’inverno. La portavano fuori a prendere aria come un canarino. Le mettevano accanto frutta e biscotti da becchettare, ma sua madre si portava via il piatto intatto mentre Daniela rimaneva muta, nonostante gli sforzi che tutti facevano per distrarla.
All’inizio la invitavano in strada, per vedere se, guardando i colombi e osservando la gente che andava e veniva, qualcosa in lei cominciasse a dare segni di attaccamento alla vita. Provarono di tutto. Sua madre se la portò in Spagna e le fece girare tutti i locali sivigliani di flamenco senza ottenere da lei nulla più di una lacrima, una sera in cui il cantante era allegro. La mattina seguente inviò un telegramma a suo marito:«Comincia a migliorare, ha pianto un secondo». Era diventata come un arbusto secco, andava dove la portavano e appena poteva si lasciava cadere sul letto come se avesse lavorato ventiquattr’ore di seguito in una piantagione di cotone. Alla fine non ebbe più forze che per gettarsi su una sedia a dire a sua madre:«Ti prego, andiamocene a casa».
Quando tornarono, la zia Daniela camminava a stento, e da allora non volle più alzarsi dal letto. Non voleva neppure lavarsi, né pettinarsi, né fare pipì. Un mattino non riuscì neppure ad aprire gli occhi.
«E’ morta!», sentì esclamare intorno a sé, e non trovò la forza di negarlo.
Qualcuno suggerì a sua madre che un tale comportamento fosse un ricatto, un modo di vendicarsi degli altri, una posa da bambina viziata che, se di colpo avesse perso la tranquillità di una casa sua e la pappa pronta, si sarebbe data da fare per guarire da un giorno all’altro. Sua madre fece lo sforzo di crederci e seguì il consiglio di abbandonarla sul portone della cattedrale. La lasciarono lì una notte con la speranza di vederla tornare, affamata e furiosa, com’era stata un tempo. La terza notte la raccolsero dal portone e la portarono in ospedale tra le lacrime di tutta la famiglia.
All’ospedale andò a farle visita la sua amica Elidé, una giovane dalla pelle luminosa che parlava senza posa e che sosteneva di saper curare il mal d’amore. Chiese che le permettessero di prendersi cura dell’anima e dello stomaco di quella naufraga. Era una creatura allegra e attiva. Ascoltarono il suo parere. Secondo lei, l’errore nella cura della sua intelligente amica consisteva nel consiglio di dimenticare. Dimenticare era una cosa impossibile. Quel che bisognava fare era imbrigliare i suoi ricordi perché non la uccidessero, perché la obbligassero a continuare a vivere.
I genitori ascoltarono la ragazza con la stessa indifferenza che ormai suscitava in loro qualsiasi tentativo di curare la figlia. Davano per scontato che non sarebbe servito a nulla, ma autorizzarono il tentativo come se non avessero ancora perso la speranza, che ormai avevano perso.
Le misero a dormire nella stessa stanza. Passando davanti a quella porta, in qualsiasi momento, si udiva l’infaticabile voce di Elidé parlare dell’argomento con la stessa ostinazione con la quale un medico veglia un moribondo. Non stava zitta un minuto. Non le dava tregua. Un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra.
«Come hai detto che erano le sue mani?», chiedeva.
Se la zia Daniela non rispondeva, Elidé l’attaccava su un altro fronte.
«Aveva gli occhi verdi? Castani? Grandi?».
«Piccoli», rispose la zia Daniela, aprendo bocca per la prima volta dopo un mese.
«Piccoli e torbidi?», domandò Elidé.
«Piccoli e fieri», rispose la zia Daniela, e ricadde nel suo mutismo per un altro mese.
«Era sicuramente del Leone. Sono così, i Leoni», diceva la sua amica tirando fuori un libro sui segni zodiacali. Le leggeva tutte le nefandezze che un Leone può commettere. «E poi sono bugiardi. Ma tu non devi lasciarti andare, sei un Toro: sono forti le donne del Toro».
«Di bugie sì che ne ha dette», le rispose Daniela una sera.
«Quali? Non te ne scordare! Perché il mondo non è tanto grande da non incontrarlo mai più, e allora gli ricorderai le sue parole: una per una, quelle che ti ha detto e quelle che ha fatto dire a te».
«Non voglio umiliarmi».
«Sarai tu a umiliare lui. Sarebbe troppo facile, seminare parole e poi filarsela».
«Le sue parole mi hanno illuminata!», lo difese la zia Daniela.
«Si vede, come ti hanno illuminata!», diceva la sua amica, arrivate a questo punto.
Dopo tre mesi ininterrotti di parole la fece mangiare come Dio comanda. Non si rese neppure conto di come fosse successo. L’aveva portata a fare una passeggiata in giardino. Teneva sottobraccio una cesta con frutta, pane, burro, formaggio e tè. Stese una tovaglia sull’erba, tirò fuori la roba e continuò a parlare mettendosi a mangiare senza offrirle nulla.
«Gli piaceva l’uva», disse l’ammalata.
«Capisco che ti manchi».
«Sì» disse la zia Daniela, portandosi alla bocca un grappolo d’uva. «Baciava divinamente. E aveva la pelle morbida, sulla schiena e sulla pancia».
«E com’era… sai di che cosa parlo», disse l’amica, come se avesse sempre saputo che cosa la torturava.
«Non te lo dico», rispose Daniela ridendo per la prima volta dopo mesi. Mangiò poi pane e burro, formaggio e tè.
«Bello?», chiese Elidé.
«Sì», rispose l’ammalata, ricominciando a essere se stessa.
Una sera scesero a cena. La zia Daniela indossava un vestito nuovo e aveva i capelli lucidi e puliti, finalmente liberi dalla treccia polverosa che non si era pettinata per tanto tempo.
Venti giorni più tardi, le due ragazze avevano ripassato tutti i ricordi da cima a fondo, fino a renderli banali. Tutto ciò che la zia Daniela aveva cercato di dimenticare, sforzandosi di non pensarci, a furia di ripeterlo divenne per lei indegno di ricordo. Castigò il suo buon senso sentendosi raccontare una dopo l’altra le centoventimila sciocchezze che l’avevano resa felice e disgraziata.
«Ormai non desidero più neppure vendicarmi», disse un mattino a Elidé. «Sono stufa marcia di questa storia».
«Come? Non mi ridiventare intelligente, adesso», disse Elidé. «Questa è sempre stata una questione di ragione offuscata: non vorrai trasformarla in qualcosa di lucido? Non sprecarla, ci manca la parte migliore: dobbiamo ancora andare a cercare quell’uomo in Europa e in Africa, in Sudamerica e in India, dobbiamo trovarlo e fare un baccano tale da giustificare i nostri viaggi. Dobbiamo ancora visitare la Galleria Pitti, vedere Firenze, innamorarci a Venezia, gettare una moneta nella Fontana di Trevi. Non vogliamo inseguire quell’uomo che ti ha fatto innamorare come un’imbecille e poi se n’è andato?».
Avevamo progettato di girare il mondo in cerca del colpevole, e questa storia che la vendetta non fosse più imprescindibile nella cura della sua amica era stata un brutto colpo per Elidé. Dovevano perdersi per l’India e il Marocco, la Bolivia e il Congo, Vienna e soprattutto l’Italia. Non aveva mai pensato di trasformarla in un essere razionale dopo averla vista paralizzata e quasi pazza quattro mesi prima.
«Dobbiamo andare a cercarlo. Non mi diventare intelligente prima del tempo», le diceva.
«E’ arrivato ieri», le rispose la zia Daniela un giorno.
«Come lo sai?»
«L’ho visto. Ha bussato al mio balcone come una volta».
«E che cosa hai provato?»
«Niente».
«E che cosa ti ha detto?»
«Tutto».
«E che cosa gli hai risposto?»
«Ho chiuso la finestra».
«E adesso?», domandò la terapista.
«Gli assenti si sbagliano sempre».
Ángeles Mastretta
[racconto tratto dal libro “Donne dagli occhi grandi”]
*traduzione di Gina Maneri
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“Ma in questa notte estremamente fausta, permettimi dunque in luogo del più consueto nomignolo di accennare al carattere di questa ‘Dramatis Persona’.
Voilà! Alla Vista un umile Veterano del Vaudeville, chiamato a fare le Veci sia della Vittima che del Violento dalle Vicissitudini del fato. Questo Viso non è Vacuo Vessillo di Vanità, ma semplice Vestigia della Vox populi, ora Vuota, ora Vana. Tuttavia questa Visita alla Vessazione passata acquista Vigore ed è Votata alla Vittoria sui Vampiri Virulenti che aprono al Vizio, garanti della Violazione Vessatrice e Vorace della Volontà. L’unico Verdetto è Vendicarsi… Vendetta… E diventa un Voto non mai Vano poiché il suo Valore e la sua Veridicità Vendicheranno un giorno coloro che sono Vigili e Virtuosi. In Verità questa Vichyssoise Verbale Vira Verso il Verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V.“
#v for vendetta#v per vendetta#guy fawkes#dc comics#vertigo#joekirbycrackleart#joekirbycrackle#drawing
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" Una tribù odia la tribù vicina da cui si sente minacciata, e quindi razionalizza le sue paure rappresentandola come malvagia o inferiore, o in qualche modo assurda o spregevole. Eppure accade talvolta che questi stereotipi mutino con grande rapidità. Consideriamo il caso dell’Ottocento: nel 1840, più o meno, si pensa ai francesi come a sgargianti spacconi, immorali e bellicosi, uomini con i baffi arricciati pericolosi per le donne, che probabilmente invaderanno l’Inghilterra per vendicarsi di Waterloo, mentre i tedeschi sono bevitori di birra, provinciali un po’ ridicoli che amano la musica e le fumisterie metafisiche, innocui ma abbastanza assurdi. Ebbene, nel 1871 i tedeschi sono diventati gli ulani che irrompono in Francia incitati dal terribile Bismarck – spaventosi militaristi prussiani ebbri di orgoglio nazionale, ecc. ecc. La Francia è un povero, civile Paese annientato che ha bisogno della protezione di tutti gli uomini onesti per evitare che la sua arte e la sua letteratura vengano schiacciate dal tallone degli spaventevoli invasori.
Nell’Ottocento i russi sono stremati servi della gleba, + mistici slavi semireligiosi che rimuginano cose oscure e scrivono romanzi profondi, + una gigantesca orda di cosacchi fedeli allo zar che cantano meravigliosamente. Nella nostra epoca, tutto questo è radicalmente cambiato: c’è sempre la popolazione stremata, ma ci sono anche la tecnologia, i carri armati, il materialismo ateo, la crociata contro il capitalismo, ecc. ecc. Quanto agli inglesi, sono dapprima spietati imperialisti che tiranneggiano popoli negroidi e che al di sopra dei loro lunghi nasi guardano dall’alto in basso il resto del mondo, ma poi diventano brava gente impoverita che nutre convinzioni liberali, vive di assistenza statale e ha bisogno di alleati. E così via. Tutti questi stereotipi sono surrogati della conoscenza autentica, che non è mai, neppure lontanamente, così semplice o immutabile come una certa immagine generalizzata di un popolo straniero; non solo, ma stimolano l’auto-compiacimento nazionale e il disprezzo per le altre nazioni. Sono un puntello del nazionalismo. "
Isaiah Berlin, Appunti sul pregiudizio [1981], Traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Adelphiana, 28 gennaio 2002.
NOTA: Gli appunti provengono da una lettera indirizzata ad un amico che il giorno seguente avrebbe dovuto tenere una conferenza sul tema del pregiudizio.
#Isaiah Berlin#Appunti sul pregiudizio#citazioni#lettere#cultura#appunti#note#letture#Giovanni Ferrara degli Uberti#filosofi#filosofia#intellettuali del XX secolo#liberalismo#ideologie#'900#libertà#stereotipi#nazionalismi#militarismo#politica#Storia d'Europa#conoscenza#Inghilterra#Regno Unito#responsabilità#pluralismo#valori#auto-determinazione#società#Illuminismo
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é strano pensare che se ammazzo un ragno o una formica poi i loro simili potrebbero vendicarsi di me ?
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Qualche anno fa un cugino tradì la moglie. Per qualche tempo si separarono e nel frattempo lei per vendicarsi ha passato in rassegna tutto il suo (di lui) albero familiare. Noi cugini ci siamo finiti tutti sotto le sue grazie (nessuno ha mantenuto il segreto, tra di noi). Resta il dubbio se ci sia passato anche il fratello non sposato. Non è successo più di due o tre volte con ogniuno è il primo rapporto è sempre stato solo orale con la frasetta "questo è un anticipo sulla prossima volta". Onestamente un buon sesso. Sarà stata la rabbia e la voglia di vendetta di lei o il gusto del proibito per me rendeva la situazione eccitante.
Bella famiglia: non c'è molto dire.
Ah, ora stanno di nuovo insieme, dopo un anno di separazione.
sesso e vendetta
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Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos’era successo in realtà a Sabina? Niente. Aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l’aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l’insostenibile leggerezza dell’essere.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere
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⚡LUCCA COMICS 2024: GLI ANNUNCI DI J-POP MANGA
Senpai in an Otokonoko e Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian arrivano in Italia anche formato fumetto!
Dopo le novità targate Crunchyroll, ecco quelle di casa J-POP Manga arrivate fra sabato e domenica al Lucca Comics & Games 2024. Poche, ma buone dai.
Come sempre, applaudo quando ci si affetta a portare le versioni cartacee di opere appena animate e Senpai in an Otokonoko e Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian sono apprezzabili come scelte; hanno pure entrambe dei sequel già confermati. Approved!
LOVE IS AN ILLUSION! di Fargo
Dalla Corea arriva un altro grande successo di Lezhin dopo BJ Alex e Killing Stalking
Hye-sung ha trascorso tutta la sua vita credendo di essere un Alpha dominante, la migliore combinazione genetica che gli potesse capitare. Il suo mondo, però, si capovolge quando scopre di non essere un Alpha, bensì un umile Omega! A complicare le cose, un movimentato incontro con Dojin, Alpha che non sopporta gli Omega, farà crollare definitivamente ogni sua certezza. I due litigano in continuazione e sembra siano caratterialmente incompatibili ma… la loro chimica è incredibile. Sarà davvero solo colpa dei feromoni?
10 volumi - Serie conclusa
LA MIA SENPAI È UN RAGAZZO di Pomu
La serie finalista ai Next Manga Award 2021 con adattamento animato in streaming su Crunchyroll!
Sin da piccolo, Makoto Hanaoka ha sempre adorato cose considerate “da bambine”, nonostante la disapprovazione della madre. Ormai consapevole che la società si aspetta altro da un ragazzo, ora che frequenta il liceo si limita ad esprimere la sua vera indole a scuola, dove indossa una divisa femminile e una parrucca dai capelli lunghi. Un giorno riceve la confessione amorosa da parte di una compagna, Saki Aoi, che si è innamorata di lui avendolo scambiato per una donna. Anche dopo aver chiarito il malinteso, Saki non si rassegna e desidera comunque avvicinarsi al senpai. Ma Makoto è nel cuore anche di Ryuji Oga, suo amico d’infanzia, per il quale questa attrazione è però ancora un segreto da custodire. Traendo energie positive da questo insolito triangolo, Makoto troverà gli stimoli per accettare se stesso e sopportare il peso delle aspettative riposte su di lui.
9 volumi – Serie in corso
LA TOMBA DEL FARAONE di Keiko Takemiya
Per la prima volta in traduzione italiana un altro capolavoro dell’autrice de Il poema del vento e degli alberi e Verso la Terra!
Dopo quattromila anni di civiltà, l’antico Egitto entra in un periodo di guerra e caos. La regione di Esteria, viene invasa e distrutta dal Paese vicino, Urjna, e dal suo faraone, Sneferu. Il principe Sariokis giura di vendicarsi di Sneferu e di vendicare Esteria. La tomba del faraone è l'opera che ha portato Keiko Takemiya al successo nel 1974, due anni prima di pubblicare Il poema del vento e degli alberi.
4 volumi – Serie conclusa
FIREFLY WEDDING di Oreco Tachibana
Lo shojo del momento, candidato ai Kono Manga ga Sugoi!, Kodansha Manga Award, Next Manga Awards
Epoca Meiji. Satoko è nata baciata dalla fortuna: è bellissima, ricca di famiglia e il suo unico desiderio è quello di sposarsi con un buon partito. Tutto potrebbe andare per il verso giusto se non fosse che un giorno, all’improvviso, un uomo misterioso cerca di ucciderla. Per salvarsi, Satoko fa al suo assassino una proposta di matrimonio…
4 volumi – Serie in corso
ALYA SOMETIMES HIDES HER FEELINGS IN RUSSIAN di Sansan Sun, Tenamachi Saho
La serie romcom da cui è stato tratto l’anime di successo su Crunchyroll!
La fredda e affascinante Alya, di origini giapponesi e russe, è una delle ragazze più popolari della scuola. Il suo compagno di banco, Masachika Kuze, è invece un ragazzo nerd e appassionato di anime. Alya, innamorata di Kuze, di tanto in tanto gli mormora delle dolci frasi in russo, certa di non essere capita. Ma quello che Alya non sa è che il suo amato, grazie alla passione del nonno per la lingua russa, capisce perfettamente le sue parole e finge abilmente il contrario!
5 volumi – serie in corso
VEIL di Kotteri
“Lui”, un agente di polizia, è in servizio quando incontra per caso una ragazza per strada. “Lei”, che non vede, cammina reggendo un bastone ed è in fuga da una città lontana. Quando lei dice di essere in cerca di un lavoro, lui la assume come centralinista alla stazione di polizia… inizia così la loro vita insieme. Una storia carica di mistero ed eleganza, illustrata interamente a colori da Kotteri!
6 volumi – Serie in corso
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Autore: SilenziO))) Se usate Twitter, mi trovate lì!
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Fonte: [comunicato stampa]
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Sociologi propal con lauree 68ine da 18 politico dicono che la guerra a Gaza creerà una nuova generazione di terroristi palestinesi che un giorno vorranno vendicarsi.
Parzialmente potrebbe essere vero.
Per quanto mi riguarda il male ho lo estirpi tutto oppure il cancro ricresce.
Ma questi luminari non dicono tutto però.
Oltre 10 milioni di israeliani hanno assistito al massacro del 7 ottobre dove sono stati tagliati a metà neonati davanti le madri. Bene, questi 10 milioni di Israeliani scioccati sono diventati quasi tutti futuri cacciatori di nazisti mussulmani integralisti, non esiste nemmeno una famiglia ebraica che non conosce le persecuzioni naziste in europa ovviamente e non esisterà una sola generazione di Israeliani che scorderà gli eccidi degli islamisti barbetta e coltello...
Oggi non esiste nemmeno un ebreo che non conosce il pericolo nell'era in cui viviamo.
La caccia ai nazisti islamici, causata dal massacro del 7 ottobre, è un dato di fatto che i sociologi si dimenticano quando parlano della guerra a Gaza, dimenticando anche che la guerra a Gaza è in realtà iniziata dentro Israele.
Come dopo la #shoah, gli ebrei iniziarono a dare la caccia per scovare in ogni parte del mondo le #ss così gli ebrei andranno a caccia per sempre dei terroristi islamici. #sonocazziloro
#westandwithisrael
#israel🇮🇱 #islam #palestine #hamas #hezbullah #iran #medioriente #robertonicolettiballatibonaffini
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Ciao Squalo,
ti seguo (silenziosamente) da un pezzo e vista la tua competenza complementi meritati. (Ho scritto questo commento sul blog 199X ma ho pensato di scrivere anche qua, è più comodo).
Fino alla settimana scorsa avevo l'edizione precedente da edicola della Planet. Adesso è sparita casualmente per questa nuova. 🤣
Volevo sapere se fosse possibile fare degli altri confronti tra le due edizioni cioè le traduzioni, in futuro.
Poi una domanda: nel primo numero quando Ken arriva davanti a Shin pronuncia la parola "ossessione". Mi pare che nell'anime venga detto "ambizione".
Sicuramente è più aderente all'originale "ossessione", ma per un personaggio come Ken non è forse troppo forte come parola?
Grazie!
Scusa, ho visto solo ora questo messaggio.
Per la questione dei confronti sui dialoghi sto evitando per una questione di tempo, ma ti posso assicurare che quelli della Extreme sono migliori rispetto a tutte le precedenti edizioni. Occasionalmente pubblicherò qualche post in merito sul gruppo Facebook.
Il termine "Ossessione", per quanto forte e dalla connotazione anche negativa, in realtà è proprio identico al giapponese, perché Kenshiro ha vissuto fino a quel momento con l'ossessione di riprendersi Julia e vendicarsi su Shin. È stata quella fiamma a farlo andare avanti.
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Considerazioni di questa settimana
Doveva venirmi il ciclo, ma niente le mie ovaie voglio vendicarsi,allergia a non so cosa forse a me stessa boh. Umore tutto scombussolato perché non mo viene sto benedetto ciclo. Poi un ritardo causa stress che non so . E stata una bellissima settima ho iniziata il mio quadre piú grande di me. Ma almeno sono entusiasta. Ma le mie ovaie no!.
Detto ciò buona domenica
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È facile:
- Parlare di sé senza ascoltare gli altri.
- Reagire prontamente a un'offesa.
- Spaccare tutto in preda alla rabbia.
- Sputare veleno su chi ti fa del male.
- Vendicarsi per un torto subito.
- Chiudersi nel proprio mondo.
- Giudicare e spettegolare.
- Pensare solo al proprio orticello.
- Dare solo per «ricambiare».
- Esprimere il proprio fastidio.
- Piegarsi alla tristezza.
- Non rinunciare a nulla.
- Perdersi nelle distrazioni.
- Cedere al fuoco emotivo.
Ciò che è difficile è:
- Rinunciare al desiderio egoico di dire «io esisto!».
- Contenere e Amare le emozioni inferiori, senza esprimerle.
- Separare il Sottile dal grossolano.
- Resistere alla tentazione di giudicare.
- Evitare i pettegolezzi di gruppo.
- Restare eretti nel silenzio interiore, mentre il cuore sanguina.
- Rinunciare volontariamente al piacere.
- Deframmentare l'Attenzione reintegrandola al Centro.
- Dominare il fuoco emotivo.
Se vuoi RINASCERE al Sé Superiore, scegli ciò che è DIFFICILE.
ITA SIT 🔥
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❤️ @animasulsentiero
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Quanto è triste leggere questi estremisti di sinistra che sperano di fare vincere la destra per vendicarsi delle -a detta loro - mancanze del PD?
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la vendetta più bella è non vendicarsi perché tanto sai di essere una persona più matura
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Voilà. Alla Vista un umile Veterano del Vaudeville, chiamato a fare le Veci sia della Vittima che del Violento dalle Vicissitudini del fato. Questo Viso non è Vacuo Vessillo di Vanità, ma semplice Vestigia della Vox populi, ora Vuota, ora Vana. Tuttavia questa Visita alla Vessazione passata acquista Vigore ed è Votata alla Vittoria sui Vampiri Virulenti che aprono al Vizio, garanti della Violazione Vessatrice e Vorace della Volontà. L'unico Verdetto è Vendicarsi... Vendetta... E diventa un Voto non mai Vano poiché il suo Valore e la sua Veridicità Vendicheranno un giorno coloro che sono Vigili e Virtuosi. In Verità questa Vichyssoise Verbale Vira Verso il Verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V.
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